Comboni, in questo giorno

Durante viaggio di animazione missionario (1871), celebra nella cattedrale di Dresda
Al Mitterrutzner, 1877
La mia confidenza è nella giustizia dell’eterna Roma ed in quel Cuore divino che palpitò anche per la Nigrizia

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691
Opera S. Infanzia
0
Roma
3.

ALL'OPERA DELLA SANTA INFANZIA

AOSIP, Afrique Centrale



Nº. 1

Roma, 3 maggio 1877

PICCOLO RAPPORTO

sulla AZIONE APOSTOLICA DEL VICARIATO

DELL'AFRICA CENTRALE

1877

diretto

ALLA PIA OPERA DELLA SANTA INFANZIA di PARIGI



Monsignore, Signore,

[4512]
Secondando l'esimia bontà del vostro cuore, ed il grazioso invito espressomi nella vostra ossequiata lettera 28 luglio 1874 di darvi notizie sul Vicariato dell'Africa Centrale, coll'animo di venire in soccorso di questa vasta ed interessante Missione, io m'affretto oggi a scrivervi qualche cosa della Azione Apostolica del mio Vicariato, dalla quale sono certo che avrete una idea chiara, esatta, e verace, e che quindi scorgendovi il campo fecondissimo per organizzarvi l'Opera della Santa Infanzia secondo lo spirito e lo scopo di questa sublime Istituzione, veniate finalmente nella provvidenziale determinazione di accordare abbondanti elemosine a codesta colossale Missione dalla cassa della vostra santa Opera.


[4513]
Questa volta non discenderò a darvi dettagli del nostro arduo e laborioso apostolato; sebbene trovo necessario di darvi un'idea generale delle Opere del Vicariato pella conversione della Nigrizia, farvi conoscere l'intreccio e la concatenazione di queste, e toccare in succinto nel suo esercizio; nei suoi ostacoli, e nelle sue speranze l'Azione Apostolica dell'Africa Centrale.


[4514]
Il Vicariato Ap.lico dell'Africa Centrale fu eretto dalla Santa Memoria del Sommo Pontefice Gregorio XVI col Breve 3 aprile 1846. I suoi confini sono:

Al Nord il Vicariato Vicariato Ap.lico dell'Egitto, e la Prefettura Ap.lica di Tripoli.

All'Est le Coste Nubiane del Mar Rosso, ed i Vicariati Ap.lici dell'Abissinia e dei Gallas.


[4515]
Al Sud le così dette Montagne della Luna, che secondo i moderni Geografi son situate al di là dell'Equatore e delle Sorgenti del Nilo fra il 10º. e il 12º. gr. Lat. Australe.

All'Ovest il Vicariato Ap.lico delle Guinee, e la Prefettura Ap.lica del Sahara.


[4516]
L'estensione del Vicariato Ap.lico supera la grandezza di tutta l'Europa. Abbraccia tutti i possedimenti che si trovano sotto la Corona del Khedive di Egitto nel Sudan, che si stendono sopra una superficie di territorio cinque volte più vasta di tutta la Francia.


[4517]
Di più comprende alcuni regni, imperi, e tribù arabe nomadi dominati da Sovrani o Schekhi settatori più o meno della legge di Maometto; e finalmente (ciò che forma una parte estesissima e popolata del Vicariato) racchiude innumerabili tribù feticce, e parecchi stati primitivi e indipendenti, avversari od ignoranti affatto dell'Alcorano, ed ignari completamente d'ogni idea di Cristianesimo, e dominati da speciali credenze e stravagantissime superstizioni d'ogni genere, che costituiscono la cosiddetta loro Religione.


[4518]
La sua popolazione stimata circa novanta milioni (90.000.000) di anime dall'illustre ed erudito mio predecessore Monsig.r Knoblecher, secondo il mio subordinato parere, basato su profondi studi, e giusta i calcoli che risultano dalla Statistica di Washington, raggiunge l'enorme cifra di cento milioni (100.000.000) d'infedeli. Dal che apparisce chiaramente che il Vicariato Ap.lico dell'Africa Centrale è il più vasto e popolato dell'intero universo.


[4519]
Ora questa grande Opera della Redenzione della Nigrizia, o dell'Apostolato dell'Africa Centrale ha eretto e fondato i seguenti stabilimenti diretti gli uni a preparare e coltivare le vocazioni d'ambo i sessi pell'Apostolato della Nigrizia, gli altri ad acclimatizzarli e perfezionarli nella santa e sublime vocazione, e gli ultimi ad esercitarvi sì divina Vocazione sul campo di sì ardua e laboriosa vigna del Signore. L'Opera adunque possiede:


[4520]
1º. Due stabilimenti a Verona, che ricevono, preparano, e coltivano i candidati all'Apostolato dell'Africa Centrale; cioè, l'Istituto delle Missioni per la Nigrizia, che allevano Sacerdoti, catechisti e fratelli artigiani per recare la Fede e la civiltà nell'Africa Centrale; e l'Istituto pelle Pie Madri della Nigrizia, che educano e preparano all'apostolato della donna cattolica le candidate missionarie per introdurre tutte le opere cattoliche femminili nelle infuocate regioni dell'Africa Interna.


[4521]
2º. Due stabilimenti preparatorii di acclimatizzazione al gran Cairo che ha la temperatura media proporzionale fra il clima europeo e le ardenti contrade dell'Africa centrale. L'uno maschile pei missionari provenienti dall'Istituto africano di Verona, per acclimatizzarli, provarli sempre più nella vocazione e renderli atti a cimentarsi all'arduo e laborioso Apostolato dell'Africa centrale; l'altro femminile, che è comune per le Suore provenienti dalle due Congregazioni destinate in aiuto del Vicariato, cioè, le Suore di San Giuseppe dell'Apparizione di Marsiglia e le Pie Madri della Nigrizia.


[4522]
3º. Uno stabilimento a Scellal nella Nubia Inferiore presso al Tropico del Cancro in faccia all'Isola di File, fondato dall'illustre mio predecessore Mgr. Kirchner.


[4523]
4º. Uno stabilimento a Berber città situata nella Nubia Superiore sulle sponde del Nilo, in capo al gran Deserto dell'Atmur al punto di concentrazione delle carovane provenienti dall'Egitto, da Khartum e da Suakim sul Mar Rosso. Fu da me fondato nel novembre del 1874; ed è al presente occupato dai missionari del mio Istituto di Verona; ma spero che in quest'anno al mio ritorno nel Vicariato potrò aprire uno stabilimento di Suore per l'educazione e conversione della classe femminile e pel battesimo degl'infanti negli Harem dei musulmani.


[4524]
5º. Due vasti stabilimenti a Khartum capitale dei possedimenti Egiziani nel Sudan, situata nella Nubia Superiore sulle sponde del Fiume Azzurro fra il 15º. ed il 16º. Latitudine Nord. Il grandioso stabilimento maschile con ampio giardino fu fondato dall'illustre mio predecessore Monsignore Knoblecher colle elemosine larghissime raccolte dal comitato della Società Maria; ed il grandioso stabilimento pari in estensione al maschile, lungo 112 metri ed occupato dalle Suore di San Giuseppe dell'Apparizione, eretto da me nel 1874 e contenente le scuole femminili, l'orfanotrofio, il rifugio delle schiave e l'ospedale.


[4525]
6º. Alla distanza di quindici giorni da Khartum, ho fondato pure due grandi stabilimenti nel Cordofan e precisamente nella sua capitale El Obeid: quello dei Missionari dell'Istituto di Verona ed il secondo delle Suore di San Giuseppe dell'Apparizione. Questi due stabilimenti hanno prodotto e sono in grado di produrre sempre più i maggiori risultati a favore dell'Apostolato della Nigrizia, guadagnando molte anime a Cristo.


[4526]
Ma vi è bisogno di molto denaro per cambiar le case attuali composte di fango o loto di sabbia in costruzioni più solide di mattoni (briques) o pietre; perché le case di fango son solide durante i nove mesi dell'anno in cui non cade mai pioggia; ma quando nel luglio cominciano le piogge, allora le case si squagliano come la neve al sole. Bisognerebbe che almeno la chiesa e la abitazione dei missionari europei e delle Suore europee fossero fatte di briques; ma questa operazione, che difficilissima in quel regno, per la picciola quantità che vi è di calce, che bisogna trasportare sul dorso del cammello da tre giorni di distanza, è ancora dispendiosa due o tre volte più che a Parigi.


[4527]
7º. Due colonie o stabilimenti a Malbes a due giornate di distanza da El-Obeid, il cui scopo è di radunarvi le famiglie dei negri convertiti dagli stabilimenti di El-Obeid. Ho fatto l'esperienza in tutti gli stabilimenti dell'Africa Centrale e nell'Egitto, che i negri convertiti a forza di sudori dai missionari e dalle Suore, non perseverano nella fede se sono al servigio delle famiglie musulmane, le quali vogliono per forza che i loro servi sieno musulmani, e corrono quindi i neofiti grave pericolo di perdere la fede.


[4528]
Per allontanare adunque codesti neo convertiti dalla peste e dalla corruzione musulmana, abbiamo escogitato di sobbarcarci al gravissimo sacrificio di fare acquisto di vasti terreni nella pianura di Malbes che è fornita sufficientemente di acqua, e di fabbricarvi delle case e capanne e d'installarvi tutti quei moretti che furono convertiti nell'Istituto maschile del Cordofan, e che poscia si unirono in matrimoni cristiani colle morette educate nell'Istituto delle Suore.


[4529]
A ciascuna famiglia abbiamo assegnato un pezzo di terra da coltivare, abbiamo distribuito buona quantità di grano da seminarvi, e così possano vivere indipendentemente e lontano dalla peste e corruzione musulmana sotto la sorveglianza della missione cattolica e col frutto dei loro sudori e col sussidio di quelle arti e mestieri che hanno appreso nella missione. Queste famiglie cattoliche formeranno a poco a poco un villaggio cattolico, una borgata cattolica, e col crescere degli anni diventerà una città tutta cattolica, la quale sarà di esempio alle altre popolazioni. Questo sistema prudentissimo sarà da noi seguito in vicinanza alle missioni cattoliche che sono fondate e si fonderanno nei paesi dominati dai seguaci dell'Alcorano.


[4530]
Ma come ognun vede, sono necessarie delle rilevanti risorse pecuniarie che noi speriamo dall'infinita protezione dei Sacri Cuori, e dalla squisita carità della Francia e dai Cattolici d'Europa.


[4531]
In tal guisa non ci sarà difficile di organizzarvi le opere della Santa Infanzia per salvare un gran numero di bambini. Ma è necessario denaro per costruire locali, mantenervi le Suore, e provvedere a tutto. Stiamo ancora iniziando una simile Istituzione per la missione Cattolica di Khartum nel villaggio di Geref sul Fiume Azzurro.


[4532]
8. Finalmente nel 1875 abbiamo aperta l'importantissima Missione di Gebel Nuba a sei giornate al Sud-Ovest di El-Obeid, nella borgata di Delen residenza principale del gran capo spirituale e temporale, che è ad un tempo pontefice e re. Questi Nubani detestano a morte l'islamismo, che ne ha decimata la popolazione, menando schiavi e facendo soldati moltissimi di loro, e mostrano invece le migliori disposizioni per abbracciare il Cristianesimo. In questa tribù, ove condussi e Missionari e Suore di S. Giuseppe, gli abitanti d'ambo i sessi sono vestiti colla pelle dei nostri primi Padri Adamo ed Eva, mentr'erano ancora nello stato d'innocenza: ma sono di ottimi costumi, menano vita patriarcale, non sono nomadi ma hanno stanza fissa; posseggono buon senso, sodo criterio, ed apprezzano il bene. Ma sulla fondazione di questa importante missione, e sulla solidità delle sue speranze farò un Rapporto speciale alla S. Infanzia, perché anche questa novella missione può interessare vivamente la carità di questa Santa Opera.


[4533]
Ora in tutti questi stabilimenti da Scellal fino a Gebel Nuba abbiamo fatti non pochi acquisti di fanciulli e bambini morti col Santo battesimo, e redenti per essere istituiti ed educati nella fede e nella morale cattolica. Abbiamo bisogno di molte risorse per consolidare quest'Opera, creando gli stabilimenti esclusivamente necessari per installarvi le madri ed i bambini acquistati o comprati; ed è qui specialmente, dove io spero un valido soccorso annuale dall'Opera della S. Infanzia di Parigi, che mi metta in grado di consolidare e dilatare queste opere per la salvezza dell'infelice Nigrizia.


[4534]
Le due Missioni principali di Khartum e di Cordofan, sono i due veri centri di comunicazione, i punti di appoggio; e la base di operazione per recare la luce del Vangelo mano mano in tutte le vaste e popolose tribù, stati, regni ed imperi che sono compresi entro i confini del Vicariato. La Missione di Khartum è il centro di comunicazione, il punto d'appoggio, e la base di operazione per dilatare a poco a poco e stabilire la Fede e la vera civiltà cristiana su tutti i punti della parte Orientale ed Australe del Vicariato dal Tropico del Cancro fino al di là dell'Equatore e delle sorgenti del Nilo.


[4535]
La Missione del Cordofan è il centro di comunicazione, il punto di appoggio, e la base di operazione per dilatare mano mano e stabilire la fede e la civiltà cristiana nella parte Centrale ed Occidentale del Vicariato. Nella Missione di Khartum v'è l'I. R. Console di Sua Maestà Apostolica l'Imperatore d'Austria e Ungheria Protettore Augusto del Vicariato, ed altri Consoli di Potenze Europee; nella Missione del Cordofan non si tarderà molto ad avere un Rappresentante di Sua Maestà Ap.lica.


[4536]
Quindi si può dire che queste missioni vivono sotto un governo in qualche modo regolare, grazia alla sapienza del grande Mahhammed Aly Vicerè d'Egitto, che ha proclamato la libertà dei Culti, principio, che è seguito anche dal magnanimo Kedive suo successore. Ora poi che il governo generale di tutti i possedimenti egiziani nel Sudan venne confidato da Sua Altezza il Khedive all'illustre Generale Gordon inglese, avremo una maggiore libertà, poiché questo eminente personaggio ha concepito un'alta stima dell'Opera nostra, e divide perfettamente con noi le idee civilizzatrici contro la schiavitù e la tratta dei neri. Durante il suo Governo del Fiume Bianco e dell'Equatore egli diede un colpo mortale a questa piaga sanguinosa che ha decimato le popolazioni dal Fiume Bianco, talmenteché lui conscio non si videro più tanti orrori della tratta degli schiavi nelle parti dipendenti dalla sua giurisdizione.


[4537]
Ma per distruggere a poco a poco questo immane flagello dell'umanità possiede tutto il segreto la divina Religione di Colui che ha proclamato nel Vangelo l'eguaglianza di tutti i figliuoli di Dio: quindi la sola Missione, il solo apostolato cattolico potrà produrre a poco a poco l'abolizione della tratta degli schiavi predicando la Fede in quelle parti, e piantando la religione Cattolica nell'Africa Centrale. Ma per riuscire a così santa e laboriosa impresa, sono necessari molti mezzi pecuniari, ed il concorso efficace dell'Opera mirabile della S. Infanzia.

Premesse queste nozioni, passo ora ad accennare brevemente e come di volo nel suo esercizio, nelle sue difficoltà, e nelle sue speranze l'Azione Ap.lica del Vicariato dell'Africa Centrale.



AZIONE AP.LICA DEL VICARIATO


[4538]
Il Missionario che sperimentato negl'Istituti di Verona e completamente abilitato ed acclimatizzato in quelli di Cairo muove alla volta di Khartum per adoperarsi poi a vantaggio della infelice Nigrizia nella Stazione e nell'uffizio che gli verrà assegnato, incontrò sempre incontra e incontrerà all'esercizio dell'ap.lico ministero ostacoli e difficoltà ben gravi.


[4539]
E se tra queste dovessi accennare le diverse Religioni colle quali trovasi a fronte il Missionario dell'Africa Centrale, dovrei descrivere gli orrori dello scisma copto e dell'islamismo, che, dominante nelle due Nubie nei regni ed imperi di Cordofan e di Darfur di Waday e di Baghermi di Bornu e in tutte le tribù nomadi arabe vaganti sopra una vastissima superficie, trovasi sparso in altre parti del nostro Vicariato non tutte di tal peste andando esenti pur le regioni centrali, dove il paganesimo e il feticismo regnano principalmente. Ma per non riuscire soverchiamente noioso in ridire ciò che tante volte si lesse a questo proposito in relazioni pur lunghe, benché sempre insufficienti a rappresentare in tutta la loro orribile verità quelle misere condizioni, mi contenterò di solamente accennarle.


[4540]
Arte sì fina adoperò Maometto per soggiogare a sé le menti e i cuori degli Orientali, che umano potere non vi ha il quale basti a rimuovere gli errori suoi cotanto diffusi. L'Oriente, che del solo apparato esterno si bea e che più vivo sente il contrasto delle passioni fu subito guadagnato da Maometto, il quale senza imporre credenze nuove offriva di volgari comuni credenze un mostruoso ammasso e tutta la sua religione facea consistere in un culto puramente esteriore incoraggiando in pari tempo e autorizzando la piena soddisfazione pure delle passioni più brutali.


[4541]
Egli è il Corano che legittima la dissolutezza e non considera la donna come figlia della religione, ma solamente come un arnese di casa, come uno strumento di immoralità. Pel Corano gli Harem dove il sentimento umano imbestialisce, e l'idea la virtù dell'uomo si debilita, si snerva, si perverte; dove l'intelletto si ottenebra e rende l'uomo incapace non pur di apprendere di sentire o di apprezzare la nobiltà della Religione Cattolica, ma eziandio della civiltà cristiana. Egli è difatti alquanto tempo che l'islamismo si trova in contatto colla civiltà europea: eppure quali acquisti, quali progressi potè far questa in mezzo ai maomettani?


[4542]
Egli è più facile che per l'immediato contatto si perverta la civiltà di quello che il maomettano esca dal suo stato d'inoperosità e rinunci a' suoi principii animaleschi e antisociali violando così il Corano che tali principii legittima e tale stato comanda. Troppo avrebbe conseguito la civiltà quando avesse ottenuto che il maomettano abbatta le sue capanne od abbandoni la siepe dietro la quale dorme la notte per eleggere abitazioni migliori; ma non pretenda di ritrovarvi poi l'uomo: ciò non conseguirà giammai: sempre vi troverà un animale che né pensa da uomo, né ragiona da uomo, né sente, né vive, né agisce da uomo. Potrà risvegliarvi lo spirito d'interesse, ma non mai lo potrà dirigere, non potrà mai ridurre ad equità le pretensioni, a giustizia l'uso dei mezzi.


[4543]
L'amore e il rispetto pei simili non potrà mai collegare la società maomettana; in una parola troppo avrà ottenuto la civiltà quando sulle contrade maomettane sarà giunta a destare la vita senza pure introdurvi principii nuovi, pei quali a vero progresso, a società vera, a vera civilizzazione passino i maomettani nel rifiuto del Corano che proibisce ogni novità e l'istruzione stessa, legittima la piena soddisfazione di ogni vizio e di ogni passione pur brutale e crudele, ed accorda ai suoi seguaci i diritti supremi contro coloro che a diversa religione appartengono; ond'è che Società vera e Corano, vero progresso e Corano, vera civiltà e Corano non possono insieme esistere; l'uno distrugge l'altro.


[4544]
Eppure forza puramente umana non potrebbe far contro il Corano se non quegli acquisti che vi fece il protestantesimo che venuto ad ingaggiarli guerra sulle rive del Nilo, senz'aver potuto fare che due proseliti in Esne, e dietro lo sborso di una somma, dovette abbandonare quelle regioni. Rigidi osservatori del Corano, adoratori fanatici di Maometto reputano colpa il discutere di religione; santo chi si lascia calpestare dal cavallo bianco del gran Sacerdote in quello che costui all'epoca dei pellegrinaggi alla Mecca muove alla volta della moschea; santo chi per isforzi di continuate invocazioni a Maometto cadesse malato od impazzisse; tutti in tal caso concorrono al mantenimento dell'eroe; è costui consultato e venerato da tutti, e morto gli s'innalza una tomba. Orbene: proibita l'educazione e con questa ogni discussione religiosa, ogni novità, come vi potranno radicare usi nuovi, nuove credenze? Pretendere che al Corano si rinunci senza una precedente causa del rifiuto, senza ragione, è pretendere l'impossibile, e n'è prova il rigore e il fanatismo col quale l'osservano. Che se fosse possibile accettare una educazione nuova senza rinunciare al Corano, chi oserebbe impartirla se il Governo medesimo proibisce il proselitismo? chi l'accetterebbe se per ciò viene da tutti biasimato, qualora non venga pur dai genitori medesimi sacrificato?


[4545]
Una luce sovrana, una forza taumaturga riconosceva necessaria Platone per diradare le tenebre del paganesimo e rialzare l'umanità decaduta. Una forza taumaturga, una luce sovrana, il concorso della grazia divina è assolutamente necessario per rialzare le menti e i cuori avviliti dall'islamismo. I soli mezzi umani non bastano; alla sola Religione Cattolica sarebbe riserbato quel trionfo; e il Signore che colla sua voce spezza i cedri del Libano e fa tremare le colonne del firmamento, a favore della sua religione potrebbe stenebrare quegl'intelletti.


[4546]
Egli che altra volta, abbattuti i delubri, convertì i boschetti dell'idolatria in sedi della sua religione, sulle rovine delle moschee potrebbe ora innalzare la sua Croce; e come per mezzo di questa sola furon rimessi sul sentiero di salute i gentili e nelle loro contrade fiorì la civiltà, così per mezzo di questa sola ai Maomettani stessi simili vantaggi verrebbero compartiti.


[4547]
Sennonché il Signore negl'imperscrutabili suoi consigli dispose di valersi pur nelle opere sue dei mezzi umani: e chi è che nelle succitate prescrizioni del Corano e nel suesposto fanatismo non riconosca ostacoli gravissimi all'efficace esercizio di questi? e tanto più trattandosi di sostituire alla maomettana non una religione sconosciuta, ma una religione abbominata, quale è pei maomettani la Cattolica in guisa che nel nome cristiano riconoscono essi la maggior delle offese, il maggiore degl'insulti? ad un religione comodissima una Religione che impone la più rigida continenza, l'abnegazione di se stessi, la mortificazione, il sacrifizio?


[4548]
Solamente il far apprezzare e sentire la sublimità della Cattolica Religione, la santità delle sue pratiche a quelle menti e a quei cuori a ciò resi inetti dalla sfrenata licenza e dalla depravazione legalmente sancita, presenta difficoltà, umanamente parlando, insormontabili. Tuttavolta fidato nella Divina Misericordia vola il Missionario al campo delle battaglie e spera; già monta la nave; il vento soffia propizio; già parte.


[4549]
Oh! gli spettacoli sempre nuovi, le sempre nuove meraviglie, a cui lo conduce il Nilo! Addentrati sulla destra riva scorge i monti del Mochatan nel deserto della Nubia, e a sinistra i monti Libici che corrono lungo il fiume lasciando tra sé il medesimo una pianura quando deserta e sabbiosa, quando coltivata. Sempre belli i panorami che gli si spiegano innanzi! Qua un'isola sul cui verde pascolo guardate da un giovinetto moro erra un branco di capre poco lungi dalla piccola capanna che scorgesi appena in mezzo ai datteri ond'è cinta; là una selva di acacie manda soavissimo profumo; dove un bosco di datteri e di don fa pompa de' suoi frutti; adesso le rive si ravvicinano quasi per mostrare al viaggiatore ciascuna le proprie bellezze; quindi si ritirano a straordinaria lontananza lasciando il pellegrino come in mezzo ad un lago; mentre poi lo chiuderanno fra l'orrore di rocce nude e di aridi monti, in mezzo a cui ristretto e flagellato dai venti s'agita il fiume, che chiuderà gli spettacoli sempre nuovi e deliziosi del giorno mostrando nel suo lontano apparente confine le crespe ove acque fiammeggianti dei varii vivissimi colori del sole che al tramonto pare si tuffi, cinto da un mare di splendore, in quelle.


[4550]
Ma i bei sentimenti destati dai soavi incanti cui là presenta la natura, ben sovente da sinistre incidenze e da riflessi amari vengono avvelenati. Quando all'imbrunir della sera ode dall'alto del minareto la voce roca del Fachì che invita alla preghiera i seguaci di Maometto, raccolto allora in pensieri di tristezza il Missionario deplora la infelicità di tante anime; e nel silenzio che vasto e profondo pesa su quelle spiagge sparse qua e là di capanne, ricorda il silenzio foriero della procella, il lutto che involgerà quegl'infelici che dormono d'un sonno di ferro per non risvegliarsi che al fulmine delle divine vendette. Tace intorno ogni cosa, e spirando favorevole il vento dormono i barcaiuoli sotto l'albero della vela.


[4551]
E intanto che la luna di mesta luce spargendo le circostanti pianure quando a quando interrotte da orride montagne pare compianga il Cristianesimo che vi fioriva un giorno e di cui ora non può illuminare se non qualche rovina che lo ricordi, prega solingo il Missionario; e in mezzo a quelle solitudini parendogli sentire la voce del Celeste Pastore uscito in cerca della smarrita pecorella nera, levasi a fiducia che, o tutti gli ostacoli a Maometto frapposti alla conversione de' suoi adepti cadranno, o male si guarda il demonio il possesso della Nigrizia, ove, benché non sempre immuni dalla peste musulmana, numerosissime moltitudini d'infedeli offrono al Missionario campi di migliori speranze.


[4552]
Ne vietino pure il varco le cateratte, su pei cui scogli rotto nel suo corso si gonfia il Nilo per rovesciarsi impetuoso in correnti che contrarie in altri scogli infrangendo si suddividono precipitose e spumanti aumentando nel corso tortuoso e di continuo contrastato l'impeto ed il fragore. Da quei neri macigni, ond'è là seminato il Nilo ed irte le sponde, morte pure minacci; e negli alberi di navi affondate che spuntano sulle acque al decrescere di queste, mostri pure i suoi trionfi: altra via non manca. Spaventi pure il deserto colla sua immensità e co' suoi disagi: memore il Missionario che 12 pescatori usciti da un angolo spregevole della Giudea, dato uno sguardo alle cime del Golgota, si divisero il mondo; e che confortati dalla fede nel Divin Redentore e dalla certezza del trionfo, esultavano nelle tribolazioni e nei dolori; non indietreggerà per questo.


[4553]
Ardua, sì, laboriosa e di disagi piena è la vita del Missionario Ap.lico dell'Africa Centrale; ma coll'uso dei pochi riguardi e colla pratica dei mezzi suggeriti ed approvati già dall'esperienza può egli adoprarsi a lungo e non infruttuosamente a vantaggio dei cento milioni di anime, al cui danno tresca da tanti secoli baldanzoso il demonio.


[4554]
Del resto, considerate le enormi distanze, la infermità dei mezzi di trasporto che colà ponnosi usare, l'incostanza del vento favorevole per chi viaggia sul fiume, l'indolenza dei barcaiuoli, i viaggi in quei paesi riescono oltremodo lunghi e disastrosi. Abbandonato il Missionario dal vento propizio sopra una spiaggia deserta, in quella solitudine, ove a gran ventura qualche albero spinoso proteggerebbe i suoi sonni la notte; forz'è che passi i lunghi giorni e le settimane; disposto a tollerar poscia per giorni e mesi fermo sulla foce dei deserti la infingardaggine dei cammellieri.


[4555]
E quando salito sul cammello si accinge a passare le sterminate pianure del deserto e a valicar le montagne di nudo granito e le interminabili foreste del centro, convien si prepari ai non comuni esercizii che incontrerà, pur se non venga da fiere assalito quando specialmente lo sorprende la notte in qualche selva e se malattia nol colga, e se sbalzato di dosso dal cammello non ritragga dalla caduta alcuna ferita; in ogni caso fra i dolori da nessun ristoro leniti deve compiere il viaggio costretto altrimenti a perire di sete, ciò che dai cammellieri, responsabili della sua vita, non gli verrebbe consentito.


[4556]
Già si dileguò il Missionario nei seni interminabili del deserto, dove libero e cocente lo flagella il sole, dove lo stanca e lo affatica il cammello, sul cui dorso da mane a sera si dilomba; e caduti già i crepuscoli non composto a riposo ma solitario errar lo si vedrebbe cercando su quelle tacite lande dalle piante o dagli aridi cespugli le legna necessarie per apprestare la frugalissima cena qualora per mancanza d'altro non sia costretto saziarsi di solo pane e cipolle con accanto un otre d'acqua, la quale, come ch'é sempre calda e sucida e talvolta pur corrotta, è tuttavia l'unico ristoro del pellegrino che valica il deserto. Contento riposa egli sulla sabbia e il felicissimo si crede se dal vento della notte lo ripari il fianco di una rupe. La gravità di simili disagi non è da lui sentita, il quale sa che condizioni non sempre migliori godrà pur nelle stazioni ove, quand'anche non lo tormentino le malattie, logoro dalle fatiche proverà talvolta nelle medesime l'amarezza del disinganno e il cruccio delle difficoltà.


[4557]
Fra gli ostacoli che all'esercizio dell'Azione Ap.lica incontra sul suolo africano il Missionario, dovrei annoverare qual principale la schiavitù. Ancora alle montagne interne si ripetono da truppe d'uomini armati sì sanguinosi assalti; e chiunque degli assaliti alla difesa di sé e della famiglia si adopera forz'è che nel proprio sangue muoia straziato dalla ferocia di belve umane che invendicata ancora trascorre sui campi pacifici della infelice Nigrizia. Ancora fra i disagi d'un cammino lungo e disastroso sotto un sole cocente su quelle sabbie immense ed ardenti s'incontrano quasi affatto digiune e curve sotto la sceva (trave le cui estremità munite d'un triangolo di legno stringono ciascuna il collo di un schiavo) lunghe file di poveri Camiti guardati e cacciati innanzi dai barbari giallaba. Quante terre lontane e sconosciute trapassano quegl'infelici segnando non di raro i proprii passi del sangue ch'esce loro dai piedi rigonfi pel lungo errare angoscioso sugl'infocati deserti! Eppure nessuna pietà sente di que' cari sventurati il giallaba! Se nella catastrofe che distrusse la intera famiglia unica una figliolina scampò colla madre, non ha diritto la madre di soccorrere la cara sua creatura, che unica erede restò delle sue cure e degli affetti suoi materni?


[4558]
Eppure rallenti essa per cura della stanca figlietta il passo: il barbaro giallaba gliela strappa di mano, gliela trafigge innanzi e con barbara freddezza gliela butta là sulla sabbia: e la madre, che, poveretta, sentendosi del dolore insanguinar l'anima e schiantare il cuore vorrebbe morir con essa, vi morrebbe trafitta se ai colpi furiosi di korbac e di bastone non proseguisse, e silenziosa, il cammino. Ancora a centinaia a migliaia si veggono tradotti sui mercati poveri schiavi affranti dalle lunghe fatiche e dalle sofferenze patite sui deserti e nelle barche, pur dentro le quali ammucchiati viaggiarono tra gli scherni e il digiuno giorni di mille ore.


[4559]
Sui mercati conviene che vada chiunque ama di conoscere quanto disdicevole all'umanità sia la schiavitù, che da taluno vorrebbesi approvare siccome mezzo di civilizzazione. Ma perché allora tanto oltraggio ai diritti più sacri della natura? perché tanta indiscretezza, tanta barbarie da commuovere pure un cuor di selce? Che baratta coll'oro il sangue umano è puramente il crudo interesse; e chiunque se ne può convincere che vegga il trattamento, cui men duro in mezzo al paganesimo e barbaro in mezzo all'Islamismo, ricevono gli schiavi quando dal mercato passano alla casa del padrone dal quale furono comprati.


[4560]
Senza diritto al sufficiente mantenimento dovendo quegl'infelici servire al padrone despota della vita e della morte loro debbono versare in mano sua pur quel poco che possono guadagnare; costretti, come si trovano presso taluni, di rubare ai mucchi dell'altrui grano che a qualche distanza della casa dei padroni è guardato da schiavi col pericolo d'imporporare del proprio sangue la verga o del derubato qualora vengano da questi scoperti o dal padrone proprio qualora non venga loro dato di portare al medesimo la sera la quantità di grano prescritta. Il minimo soccorso è negato allo schiavo: non una mano lo aiuta morente; non una lagrima lo conforta spirato; termina egli la sua vita tutta di abiezione e di dolore lasciando là sulla sabbia, ove morì abbandonato, il corpo che dissepolto sarà fatto pascolo dei cani e delle fiere.


[4561]
Che se ciò nonostante la schiavitù approvasi quale mezzo di civilizzazione, perché (pochi essendo i bisogni che colà si sentano e ai quali si possa quivi provvedere) permettesi che gli schiavi se non tutti passino molti le intere giornate oziando, e vietasi loro di accostarsi al Missionario, dal quale colla Religione Cattolica apprendere pure le arti necessarie?


[4562]
Eppure così è: anzi se taluno riesce a fuggire, perché maltrattato dal padrone e ricoverarsi nella Missione, come talvolta avviene, non è a credere quant'astuzia dal padrone si usi per sorprenderlo solo, quanti mezzi adoperi per riaverlo, disposto pure ad adoperar nella violenza, se la violenza nelle case della Missione si potesse usare; e tutto ciò perché istruito lo schiavo nella casa della Missione non può essere più rivenduto sui mercati, ricevendo egli al termine della sua educazione cattolica dalla Missione e firmata dal Console Protettore, la carta di libertà. Il barbaro interesse adunque, unica ragione per la quale esista la schiavitù, è uno dei gravi ostacoli che incontra il ministero Ap.lico nell'Africa Centrale.


[4563]
In mezzo poi ai maomettani non è solamente questa la cagione per la quale torni difficile l'esercizio dell'Ap.lico ministero. In mezzo di questi, ove si trovano piantate le Stazioni di Berber, Khartum e Obeid, l'azione ap.lica è difficile eziandio perché si dovettero le predette stazioni fondare alquanto lontane l'una dall'altra di 12 a 15 giorni di cammino; giacché di tanto distanti l'una dall'altra le popolazioni si trovano colà riunite in numerose moltitudini, benché di soli alcuni giorni distante dalle città o moltitudini si trovino qua e là sparsi dei villaggetti e qualche famiglia solitaria pure sulle ignude montagne del deserto, e perché oltre la naturale indolenza incontrasi qui e l'ignoranza prescritta e la corruzione incoraggiata dall'islamismo, ad abbattere il quale non vi ha potere che basti.


[4564]
Ciò tuttavolta non deve punto scoraggiare il Sacerdote, il laico cattolico il quale sentasi commosso dai gemiti di una immensa popolazione dal demonio e dagli uomini schernita: la Croce è il contrassegno di tutte le opere redentrici di Dio, ché tutte nascono e crescono appiè della Croce. Quindi sì pur difficile la redenzione della Nigrizia; sarà più gloriosa. Purché non sia, come non è, impossibile, le difficoltà sole lungi dal recare sgomento devono anzi più e più interessare la carità dei redenti.


[4565]
Impossibile non è: aiutato dalla pratica dei mezzi necessarii per poter penetrare nelle famiglie e cattivarsene l'amore e il rispetto, neppur colà vede il Missionario sterile affatto l'esercizio dell'ap.lico ministero. Che se coi musulmani torna infruttuosa l'azione dell'operaio evangelico, il quale perciò si studia principalmente di non renderseli nemici, non così inefficace torna l'opera sua riguardo agli europei che in Berber, Khartum e Obeid e nelle province soggette trovansi riuniti in famiglie, e che probabilmente aumenteranno perché sempre più vanno crescendo i lavori e ravvivandosi il commercio. Egli è pure in mezzo di questi che si aggira il Missionario per togliervi o impedirvi tutto il male possibile e per promuovervi tutto il possibile bene, al quale scopo nulla risparmia egli di quanto gli suggerisce la carità: visite, esortazioni, minacce, cura zelante per tutti, gratuito ricovero nelle apposite sale della Missione a quel bisognoso che cadesse malato.


[4566]
In tal maniera si riuscì a togliere da alcune famiglie il concubinato e comporvi matrimoni legittimi impartendo col mezzo delle Suore educazione cattolica alle concubine nere od abissinesi; e introdurvi in altre l'osservanza dei precetti ecclesiastici; ed oh! qual conforto non è il vedere tanti infelici tratti dall'interesse lungi dalle natie terre cattoliche, grati corrispondere alle amorose violenze della Cattolica Religione che l'inseguì e li raggiunse pur nelle lande remote dell'Africa Centrale; fatti fratelli per identità di Religione ai neri convertiti assistere con questi alle sacre funzioni; dissetarsi con questi ai fonti di salute che là pure schiude loro il Celeste Pastore!


[4567]
Sennonché non è il bene della popolazione europea l'unico termine dell'azione ap.lica esercitata sulle terre musulmane, dove né scismatici greci né copti scismatici vi mancano. Che se non si colse frutto tra i copti e sola esiste la speranza di acquisti futuri vivendo essi nella generalità, specialmente dove non sono governati da sacerdoti, in buona fede, ed amando perciò e rispettando il Missionario cattolico; alcuni acquisti fece tuttavia la Croce tra lo scarso scisma greco.


[4568]
Ma il campo cui trova il Missionario di più belle speranze seminato, egli è tra gli schiavi. Quest'infelici addetti al servizio specialmente di famiglie musulmane superano in numero di gran lunga tutto il restante della popolazione; e provenienti dal Paganesimo delle tribù centrali più facilmente che i musulmani e gli scismatici s'inducono ad abbandonare l'islamismo, ad abbracciare il quale sono costretti specialmente dalla loro condizione. Egli è ben vero che adulti sono alquanto instabili e che trovando poi al contatto di padroni musulmani, abbandonerebbero facilmente la Religione Cattolica.


[4569]
Vero è ben quindi che il Missionario devesi guardare dall'ammetterli alla Cattolica Religione se non a condizione che o permangono in Missione o servano una famiglia cattolica o piuttosto si uniscano in matrimonio con una delle more già convertite ed educate mantenendosi poi coll'esercizio di quell'arte cui durante il Catecumenato devono apprendere in Missione per non esporsi al pericolo di apostatare servendo a padroni musulmani; ma vi sono parecchi giovinetti e giovanette che avuti altri per compera della Missione, altri per dono altrui, altri perché fuggiti dai loro padroni, crescono accolti nelle case della Missione, dalle quale come figli adottivi vengono di tutto mantenuti. A questi il cui numero ogni dì aumenta viene impartita coll'educazione morale, la materiale ancora limitandola al leggere e allo scrivere e a qualche arte più opportuna al luogo senza moltiplicare intanto in mezzo di loro i bisogni; ma lasciandoli invece, per quanto lo comporta la virtù e la Religione, nei loro usi.

Son questi giovani specialmente che di frutti e di speranze consolano le fatiche e le cure sollecite del Missionario, che va gradatamente educando alla Religione Cattolica alla sua fede alle sue pratiche la vergine lor mente e il loro tenero cuore, finché battezzati e maturi pel matrimonio si uniscano cattolicamente con alcune delle more che nella Religione Cattolica e nelle arti femminili vengono contemporaneamente educate dalle Suore. Son questi che specialmente popolano i nostri Istituti e che più suscettibili di soda educazione moltiplicheranno il gregge cattolico intorno alle case nostre e sui terreni che in situazione opportuna a qualche distanza dalle città e quindi dalla peste maomettana furono dalla Missione comperati.


[4570]
Da ciò si può chiaramente dedurre che gravi oltremodo sono le spese pel mantenimento dell'opera, ciò che forma una non lieve difficoltà per l'esercizio dell'azione ap.lica in quelle terre. Gravi sono le spese a) pel sistema di Missione che unico fu trovato possibile e fruttuoso in quelle regioni. Non trovandosi colà edifizi, conviene e converrà costruire stabilimenti e case dove ricoverare coi Missionari e Suore i neri e le nere, ed impartirvi loro l'istruzione artistica e religiosa lungi dal commercio pernicioso coi maomettani; anzi per ciò durante la loro educazione convenendo interamente mantenerli di vitto e di vestito, come si usò fino ad oggi per poi aquartierarli fuori delle città in terreni pur compri dalla Missione; ciascun vede che non inconsiderevole è tale spesa, e che aumenterà a misura che cresceranno le conversioni e gli acquisti.

Gravi oltremodo sono le spese altresì; b) per la natura dei luoghi. Non sufficientemente coltivati questi anzi in massima parte deserti e incoltivabili colpa il difetto d'acqua e scarsissimo essendo il commercio in quelle poche città, ove pur esiste, convien fornire ogni casa ed ogni soggetto di tutto il necessario mediante copiose provviste fatte in Europa o in Cairo e di là spedite in Sudan.


[4571]
c) Taccio le spese pel mantenimento degl'Istituti di Verona e di Cairo, per le spedizioni nuove, pei viaggi, pei trasporti; taccio le conseguenti perdite pei ritardi, per le enormi distanze, per la irregolarità del commercial valore delle monete nei diversi giorni e nei diversi paesi. Tralascio tutto ciò rallegrandomi nella persuasione che non impossibile è pur sulle terre musulmane del Vicariato dell'Africa Centrale il fruttuoso esercizio del ministero ap.lico, come apparisce a chi rifletta che il Missionario Cattolico senz'essere colà favorito in tutto, pur non in tutto viene osteggiato, e che a coloro i quali si acclimatizzano anzitutto e che usano poi di quei pochi riguardi, cui l'esperienza insegnò non torna più sì pernicioso il clima.

Anzi, a chi considera che non pure due grandi stabilimenti furono fondati in Verona pel Noviziato e due pur grandi in Cairo per l'acclimatizzazione, oltre la Casa in Scellal, fondò la Missione un sufficientemente ampio stabilimento in Berber e due vasti in Khartum e due in Obeid e in Malbes e due iniziati in Gebel Nuba con proprio terreno ovunque; ben tosto appare che stabilmente siasi pur provveduto per la necessaria abitazione dei Missionari e delle Suore e per la istituzione religiosa ed artistica dei poveri Camiti.


[4572]
Che se infine oltre alla cura che usar devesi per rintracciare e battezzare i bambini moribondi dei musulmani e per promuovere il bene e impedire il male in mezzo agli europei cattolici e per ottenere qualche conversione in mezzo agli scismatici, anche agli schiavi possono i Missionari e le Suore rivolgere (come specialmente rivolgono) la loro operosa carità per istruirli non solo ma conservarli eziandio nel Cattolicesimo, egli è da credere non già che infruttuosa sia sulle terre musulmane l'azione ap.lica; ma che pure in mezzo a queste trova campi la Croce, sui quali, benché lentamente, trionfare.

Del resto egli è in mezzo alle tribù libere e pagane del centro dove di maggior frutti feconda torna la pazienza del Missionario. Tentammo già nel 1875 l'ingresso; e dopo 6 giorni di cammino, dal vertice di Delen (prima collina della tribù nubana) prospettammo l'ampia vigna, cui doveano fecondare i nostri sudori; e mossi dalla cortese accoglienza e dalle fervide istanze di quei poveri Nubani che tanto festeggiarono il nostro arrivo, ristemmo colà. Ma dopo d'avervi costruite le abitazioni necessarie e d'avervi pure iniziato l'azione ap.lica, circostanze funeste ci costrinsero al momentaneo ritorno in Obeid, consegnando tutto al Cogiur (capo religioso e politico della tribù nubana) il quale con questa divideva il dispiacere per la nostra pur temporanea partenza.


[4573]
Le truppe del Governo Cordofanese, che marciavano ostili su Gebel Nuba; la tribù nomade dei Baggara nemici ai Nubani e che, fanatici musulmani, avrebbero potuto e per ispirazione propria o per altrui consiglio approfittare della guerra imminente per vendicare sulla Missione i torti del nome cristiano a Maometto; le malattie che in quel clima pur salubre ci colsero tutti per essere stati sorpresi necessariamente dalle piogge affranti già dalle fatiche e dalle privazioni; l'impossibilità di essere riforniti da Cordofan di mezzi onde vivere e curarci colpa la intercettazione dei passi per la guerra già inoltrata; il complesso di queste circostanze offriva alla prudenza di tutti ragioni sufficienti per conchiudere che la presenza nostra in Gebel Nuba sarebbe stata a noi e alla Missione di grave danno, ed ai Nubani stessi, se non nociva, inutile affatto.

Tuttavia solamente il pensiero d'un prossimo ritorno temperavaci l'amarezza del necessario allontanamento da quella terra, a cui per tanto tempo si sospirò. E già nel p.p. anno 76 si faceano gli apparecchi pel ritorno; quando un ordine del Governo egiziano ci trattenne in Obeid vietandone il passo a Gebel Nuba. Oh! quei campi, sui quali a più facili e più vasti trionfi schiuderebbesi le vie la Cattolica Religione, son quei campi medesimi cui più gelosamente guarda l'interesse contro il Cattolicesimo che tentasse piantarvi le sue tende di salute e di libertà.


[4574]
Ma giova sperare e nessun mezzo si lascerà intentato per ottenere che le ree mire del crudo interesse il quale sì vergognosamente oltraggia l'umanità, vengano finalmente rintuzzate e spente; per cui lasciato libero il varco, la propagazione della fede in mezzo alla tribù dei Nuba abbia felici successi. E già la Provvidenza Divina avendo disposto che a Governatore Generale del Sudan venisse eletto l'illustre Colonnello Gordon, il quale circa la schiavitù ha comuni con noi i sentimenti e le opinioni, pare abbia voluto facilitarci l'accesso a quella tribù.

Ostacolo universale, ostacolo cioè cui la Religione Cattolica incontra in ogni parte dell'Africa, oltre la pratica antica di certi usi immorali è, specialmente nella Nigrizia interna, la naturale infingardaggine e l'indolenza in mezzo alla quale nascono e crescono i figli suoi pel clima caldo e per la inesperienza di comodi e di bisogni. Avvezzi in massima parte al pochissimo, cui piccolo tratto di terren seminato pochi dì prima delle piogge quasi senza ulteriore governo loro arreca dopo tre mesi, e che aggiunto al provento dei greggi alimentati ai pascoli spontanei e verdi nella stagione piovosa e poscia ai cespugli e al seccume del deserto fornisce loro tutto il necessario per un anno; nulla più desiderano, e quindi poco si curano di apprendere l'arte dell'agricoltura. Abituati a vivere all'aperto oppure in capanne di terra o di paglia, non provano la necessità d'imparare l'arte del muratore; epperò le opere del Missionario ad altro non valgono che a destare in loro una sterile ammirazione.


[4575]
Soliti a non vedere nelle loro capanne, oltre il vaso ove si cuoce il grano intero e una piastra di ferro per cuocerlo triturato, altri mobili od arnesi che un grande recipiente di terra per riporvi il grano e un altro per conservarvi l'acqua; non sentono il bisogno di quelle arti che tali comodi apprestano: in quella guisa che non sperimentano la necessità dell'arte del sarto, avvezzi come sono in certi luoghi a vivere sol mezzo vestiti, e in altri, come nel centro, affatto ignudi.

Questi popoli, che nulla possedendo nulla pure desiderano, sotto questo riguardo sono anche naturalmente i più ricchi e i più felici; ma la inesperienza dei vantaggi delle arti che rende indifferenti alle medesime quegli abitanti, come la impossibilità di esercitarle in principio per altri a profitto proprio che li tiene affatto inoperosi, costituisce la maggiore delle difficoltà che incontri il ministero ap.lico in quei paesi. E invero: per esercitare con facilità e con frutto l'azione ap.lica specialmente in mezzo a popoli primitivi* ed incolti chiunque riconosce necessario anzitutto l'avvicinarli a sé e il guadagnarsene il rispetto e l'amore.


[4576]
Ma nessuno vi ha che a ciò conseguire specialmente in mezzo a popoli materiali, presso i quali solo il linguaggio dell'interesse sarebbe eloquente ed efficace, non riconosca essere un mezzo validissimo la scuola e l'esercizio delle arti. Quindi la naturale indolenza dei neri cagionata dalla inesperienza dei bisogni che alle arti li rende indifferenti, da tutti devesi riguardare come una delle difficoltà gravi che incontra in quelle parti l'esercizio dell'ap.lico ministero.

Tuttavolta non è a credere che affatto inutili cadano gli sforzi del Missionario per isvegliarvi l'operosità e destarvi l'amore alla industria, ciò che torna difficile sol nel principio; come non è a credere che colpa la naturale ritrosia di quelle genti all'applicazione e alla fatica torni sterile affatto l'azione del Missionario che senza moltiplicare massime nel principio i bisogni di quei popoli, ma lasciandoli, per quanto lo comporta la virtù, nei loro usi, si studi specialmente di moralizzarli nei loro rapporti e di educarli alla Cattolica Religione.


[4577]
Per ciò conseguire non inutile torna l'esercizio e la gratuita scuola delle arti medesime, giacché se non a guadagnar delle popolazioni l'amore, gli giova questa a guadagnarne il rispetto; mentre per cattivarsene l'amore non mancano altri mezzi come l'esercizio zelante e gratuito della medicina, le visite, le conversazioni, i regali, le soavi maniere e qualche parte d'utile istruzione. E intanto che così apparecchia il terreno va il Missionario visibilmente praticando quelle massime religiose, cui poscia prudentemente cercherà di diffondere pur colla parola; le quali esser debbono la semente evangelica che gettata su terreno opportunamente disposto ed alimentato dalla rugiada della grazia celeste, si svilupperà rigogliosa.

Alla distruzione del paganesimo in mezzo alla tribù Nubana, alla conversione di questa al Cattolicesimo giova oltremodo la stessa sua posizione materiale giacché trovandosi divisa in varii gruppi sufficientemente numerosi su pei 20 monticelli che chiudono intorno una pianura lunga un giorno di cammino offre maggior facilità d'azione potendovisi fondare dipendenti da una principale frequenti stazioncelle. Giova la dipendenza che tutti i membri della tribù professano al capo in guisa che a lui si conformano tutti; per cui le difficoltà di tutti i particolari sono concentrate in uno, e la distruzione delle medesime in questo la facilita negli altri. Per tutto ciò e pel buon carattere e pel buon criterio onde vanno forniti i figli della tribù nubana e per le preghiere dei morti bambini che trovati dai Missionari in pericolo estremo di vita furono battezzati, per le preghiere anche di questi, che primaticci fiori dell'Apostolato in Gebel Nuba brillano in Paradiso, speriamo che quella popolazione schernita dal demonio e dagli uomini sotto il grande albero della Religione Cattolica sciolga l'inno di redenzione e di salute.


[4578]
Dio lo vuole; per cui fedeli al nostro programma: o Nigrizia o Morte; non indietreggeremo noi di fronte alle spese enormi, alle difficoltà e ai sacrifizi. N'abbia gloria il Signore e premio eterno i generosi Benefattori, che non potendo contribuire coll'opera al trionfo della Religione Cattolica sulle terre infelici dell'Africa Centrale, vi avranno cooperato colle larghe elemosine e colle preghiere ferventi.

Ecco un rapidissimo cenno, che è per me sufficiente per dare una languida idea dell'Apostolato dell'Africa Centrale, e della parte importante che piglierà l'Opera sublime della S. Infanzia. L'angelo tutelare della Nigrizia accompagni l'umile preghiera, che io porgo all'inclito Comitato di quest'Opera santissima, che ha popolato il cielo di tanti adoratori dell'Infante divino.



Daniele Comboni

Pro-Vicario Ap.lico dell'Africa Centrale






692
Mgr. Joseph De Girardin
0
Roma
3. 5.1877
A Mgr. JOSEPH GIRARDIN

AOSIP, Afrique Centrale



J.M.J. Nº. 1

Roma, 3 maggio 1877

Via Margana 40, A, 1º. p.o

Monsignore,
[4579]
La speranza è l'ultima che l'uomo abbandona. Per quanto fino al presente le mie preghiere a questa Opera ammirabile per avere dei soccorsi sono sempre state esaudite, tutte le volte il buon Dio, il Cuore divino di Gesù Cristo, il mio Economo S. Giuseppe, gli Apostoli SS. Pietro e Paolo, S. Giuda Taddeo, S. Francesco Saverio e la Beata Margherita Alacoque m'hanno messo nel cuore una tale confidenza che la mia preghiera questa volta sarà esaudita per la carità del suo grande cuore, Monsignore, e dalla bontà ben conosciuta dei venerabili membri del Consiglio Centrale della S. Infanzia, che io mi sento già sicuro che la carità di questa santa Opera si spanderà sull'Africa centrale, che è il Vicariato più colossale, più vasto e più popolato dell'universo intero.


[4580]
La storia di questo Vicariato può considerarsi in tre periodi o epoche differenti, cioè: 1º La Missione sotto il governo di P. Ryllo S.J., di Mons. Knoblecher e di Mons. Kirchner che abbraccia 15 anni. In questo periodo ben 40 Missionari, dei quali facevo parte io stesso, hanno lavorato nel Vicariato e quasi tutti sono morti, vittime di enormi lavori, del clima mortifero e di carità ed io solo (per quanto mi sia trovato più volte in punto di morte) sono restato sul campo di battaglia.

Nel 2º periodo hanno lavorato nell'Africa Centrale più di 50 Francescani per dieci anni: 22 sono morti vittime di carità e del clima micidiale e tutti gli altri sono ritornati in Egitto o nell'Europa senza alcuna speranza di riuscire.


[4581]
Il 3º periodo è dopo 5 anni, quando il Vicariato è stato affidato a una Congregazione speciale che ho fondato io stesso sotto gli auspici della bella anima di S. E. il card. di Canossa, Vescovo di Verona, cognato della sorella della Signora Durazzo Teresa che è Dama del S. Cuore a Parigi, che ha procurato la fortuna e l'onore di conoscere S. Signoria e la poesia dell'Opera della S. Infanzia.

Allora il Vicariato è stato diretto secondo il mio Piano per la Rigenerazione dell'Africa, che ho concepito il giorno in cui ho assistito alla Beatificazione solenne di Margherita Alacoque in Vaticano e in questo periodo nessun Missionario europeo, che sia prete, è morto, ma tutti hanno conservato una perfetta sanità tra fatiche inaudite e privazione e calore di cui non si ha per niente idea nelle altre Missioni del mondo.


[4582]
Per ciò e per la conservazione nei Missionari e nelle Suore dello spirito di sacrificio e del vero apostolato, le Missioni dell'Africa Centrale hanno acquisito il carattere di stabilità e di perpetuità, in modo che la S. C. della Propaganda sta dando alla Missione dell'Africa Centrale una sistemazione formale, che possiedono le altre vecchie Missioni, le più solide.

Ci occorre molto denaro per gli immensi e pericolosi viaggi di cinque o sei mesi. Ci occorre molto denaro per creare tutto in queste immense regioni. Là noi non troviamo che un cielo bruciante e della sabbia e ben poca acqua. Bisogna economizzare l'acqua per lavarsi e non abbiamo quasi mai del vino e beviamo sempre dell'acqua nera.


[4583]
Questo, è inteso, nelle contrade fuori dalle rive del Nilo e del Fiume Bianco e Azzurro. Per avere il vino per dire la Messa, dobbiamo spendere molto. Una bottiglia di vino per la Messa la comperiamo al Cairo per 10 soldi, ma quando la bottiglia è arrivata al Cordofan o a Gebel Nuba, la bottiglia ci costa dai sette ai dieci franchi e il vino è quasi guastato. Una pezza di tela che al Cairo comperiamo per 10 franchi, quando è arrivata al Cordofan, a Darfur o a Gebel Nuba ci costa dai 50 agli 80 franchi.


[4584]
Là non ci sono degli utensili per costruire delle case, per l'agricoltura etc., bisogna portare tutto dall'Europa e occorre che tutto passi sui dorsi dei cammelli. Non posso descrivere tutti i dettagli del nostro apostolato. Tutto ciò che noi troviamo nell'Africa Centrale sono delle anime, le più abbandonate; delle donne e degli uomini completamente nudi che bisogna vestire prima di ricevere il battesimo; delle persone ignoranti che bisogna istruire e 100 milioni di infedeli che bisogna guadagnare a Gesù Cristo.


[4585]
E' per questo, dunque, Monsignore, che le domando con le braccia aperte e le lacrime agli occhi, dei grandi aiuti per il mio Vicariato che è degno della sua carità e dei potenti soccorsi della S. Infanzia. Da parte mia, anche se tutti mi abbandonassero, fino a che dura la parola immortale di Pio IX, che nel mese della Beatificazione di Margherita Alacoque nel 1864, m'ha detto al Vaticano: "Lavora come un buon milite di Cristo per l'Africa".

Io non ho paura dell'universo intero e io morirò sul campo di battaglia seguendo il mio grido di guerra, che è stato accettato dai miei ferventi cooperatori: "O Nigrizia o Morte!".


[4586]
Dopo averla pregata insistentemente di concedermi degli aiuti considerevoli, le domando un'altra grazia e si tratta di stampare sugli Annali della S. Infanzia, la preghiera che le invio in questa lettera: "Orazione per la conversione dei Camiti dell'Africa Centrale alla Chiesa cattolica", sia in latino, sia in francese. Le anime che hanno la fortuna di far parte della S. Infanzia sono delle anime superiori, delle anime elette, delle anime che sono tanto potenti presso Dio e così esse contribuiranno a ottenere dal Bimbo Gesù e dalla S. Famiglia la conversione dei miei 100 milioni di infedeli e i mezzi necessari per ottenere questo scopo, tra i quali vi è una rilevante assegnazione annuale dell'Opera della S. Infanzia per l'Africa centrale.

Nella più viva speranza che la mia umile preghiera sarà esaudita dalla sua eminente carità, le porgo anticipati ringraziamenti i più ferventi, mentre ho l'onore di dirmi



Suo dev.mo e riconoscente servo

Daniele Comboni

Provicario Ap.lico dell'Africa centrale



Traduzione dal francese.






693
Can. Giovanni C. Mitterrutzner
0
Roma
6. 5.1877
AL CAN. GIOVANNI C. MITTERRUTZNER

ACR, A, c. 15/71



Roma, 6 maggio 1877

Dulcissime rerum,
[4587]
Domani è il gran giorno della Congregazione G.le degli E.mi al Vaticano per decidere sul vero bene e splendore, o fumo africano, tendente ad aumentare il vero bene spirituale dell'Africa Centrale. Nei lunedì precedenti, e susseguenti si sono occupati gli E.mi degli affari dei Riti Orientali, ed a stabilire le norme che deono i Vescovi e Vicari Ap.lici seguire nel governo delle loro missioni di fronte alla formidabilissima guerra Russo-Turca. Appena ne saprò il risultato, che non sarà prima del 14, poiché il 13 deve sulla mia nomina decidere il Santo Padre, o per telegrafo o per lettera, ve lo farò sapere. Solo vi prego, dopo ricevuto il mio dispaccio, se è affermativo, d'informarne l'Eccelso Comitato di Vienna. Io poi scriverò con comodo all'Arcivescovo di Vienna, e a Steiner.


[4588]
I Camilliani sono tutti tornati a Verona e Roma; qui vi è ancora il P. Carcereri Gio. Batta fratello del protagonista ed il P. Alfonso Chiarelli. Il solo P. Stanislao è ancora al Cairo, e pare che debba esser partito per l'Europa lo scorso martedì.


[4589]
Ora vi domando un sommo piacerone a gloria del Papa e dell'Africa. Ai 27 corrente il Collegio Urbano di Prop.da Fide porge un piccolo saggio in Vaticano in moltissime lingue. Io fui caldamente pregato da quel degnissimo Rettore e Comitato, fra cui v'entra Mgr. Seg.rio Agnozzi, di fare piccole composizioni che durino non meno di un minuto, e non più di due minuti in dinka, in Bari, in Abissinese e in Gallas. Dove potrei rispondere un pochino sarebbe in Denka: ma non ho libri, esercizio, ed ho immensamente da lavorare, colla testa rotta etc.


[4590]
Pel Gallas ed Abissinese mi obbligai con Propaganda di scrivere al mio amico Antonio d'Abbadie Membro dell'Istituto di Francia; pel Bari e pel Dinka m'obbligai a scrivere al futuro Consultore di Propaganda, a Voi, dulcissime rerum, come l'unico capace di soddisfare ai romani desideri. Fac mihi gratum; qui accludo gli argomenti datimi: tirate fuori due composizioni: non vi saranno critiche filologiche, nessuno potrà proferir sillaba, se è sbagliato verbo o nome o plurale. Si tratta di circa tre o quattro minuti di composizione denka bari; fac quam primum et Roman ad me mitte.


[4591]
Ho spedito già a D. Squaranti Nº. 42 fogli pieni di Rapporto Generale sull'Africa e situazione attuale del Vicariato. Gli ordinai, che dopo che ha cavato fuori un sunto pegli Annali del Buon Pastore, mandi i 42 fogli (che corrispondono ad 84 di questi, in cui scrivo questa lettera, a Voi pel Jahresbericht di Vienna, ed anche pei giornali cattolici del Tirolo e Vienna. L'altro giorno in un meeting a Londra fu stabilito di mandare a Monsig. Comboni dei Missionari pella civilizzazione dell'Africa. Il meeting era presieduto dal Duca di Norfolk.

Ora son dietro a scrivere una Operetta di 150 pagine, che ha per titolo:



Cenno Storico e Situazione attuale

del Vicariato Ap.lico dell'Africa C.le e sue Opere




[4592]
Presso a poco è quella che costituisce il Rapporto di 42 fogli che riceverete da Squaranti, e la figura di Mitterrutzner vi è tratteggiata ben chiaramente, non potendosi separare la storia dell'Africa Centrale senza l'amplissimo e poderoso vostro concorso. Mi pare di aver data la vera idea della Missione, e dell'intreccio e concatenazione di tutta l'Opera, perché il nostro apostolato è poco conosciuto a Roma, in Italia, in Francia, in Inghilterra e in America. Meglio in Austria e Germania. Voi poi, spero, farete quelle correzioni e mende etc., perché sapete più voi a stare a Brixen, che noi in Africa. Oh! se invece di missionari e fratelli laici e coadiutori inglesi, potessi avere dei buoni tirolesi tedeschi e italiani, come un Gostner, un Lanz, un Überbacher ed altri, l'Africa sarebbe convertita. Gordon è Governatore G.le del Sudan. I bolli da lettere capiteranno. Ave, salve, Angelo Brixinensis Ecclesiae mea,



Tuissimus

Daniel

Stupendo plebiscito nei Pellegrinaggi Mondiali di Roma. Celebrità Cattoliche tedesche etc.






694
Propagaz.della Fede, Lione
1
Roma
20. 5.1877
ALLA PROPAGAZIONE DELLA FEDE

DI LIONE

"Les Missions Catholiques" 417 (1877), p. 263



Roma, 20/5/1877



Breve nota.



695
Can. Giovanni C. Mitterrutzner
0
Roma
21. 5.1877
AL CAN. GIOVANNI C. MITTERRUTZNER

ACR, A, c. 15/72



J.M.J.

Roma, 21 maggio 1877

Dulcissime rerum,
[4593]
Ricevetti il telegrafo con sommo piacere. E' un monumento della vostra bontà e del sommo interesse che prendete per la mia meschinità. Ricevetti già le due belle, succose, e cattolicissime composizioni Bari e Denka, e già sono bene imparate a mente dai miei due alunni di Propaganda Antonio Dubale, e Giovanni Farag. Mille grazie. Ho invitato D. Beltrame (che è qui a Roma per assistere alle sedute della Società Geografica........ Italiana... m..) a farmi la composizione nella lingua dei due Acca di Verona (nella quale la Società Geografica pubblicò una piccola Grammatica e Dizionarietto). Ma pare che mi dica di no, per non aver qui libri.


[4594]
La mia carovana composta di Policarpo, un altro missionario, tre Suore, e due ottimi laici, deve essere a quest'ora arrivata a Berber per Suakin sul Mar Rosso.


[4595]
In questo punto ricevo le composizioni in Abissinese e Gallas di M.r d'Abbadie cattolicissimo Membre de l'Institut a Parigi. La Ponenza non è stata ancora tenuta, causa gli affari d'Oriente, cioè, su più di 200 proposizioni ne sono state esaminate 96. Non so quando si terrà: manca il gran zelo in alcuni pella salute dell'anime, come fu detto da santi personaggi. Ieri a S. Pietro in Vincolis gran festa. L'Abate ricevette la crème della Germania. Appena sarà tenuta la Ponenza, un pronto telegrafo a voi. Ho qui preparate molte corone prese da un Gerosolimitano e benedette ieri da S. S. Tutti i Camilliani sono a Verona, eccetto il grande Oriente P. Stanislao, che è qui, e minaccia fiamme e fuoco; ma non riuscirà in nulla.


[4596]
La mia confidenza è nella giustizia dell'eterna Roma, ed in quel Cuore divino che palpitò anche pella Nigrizia. Aspetto l'Angelo di Brixen, a cui consegnerò tutto. Uno dei vostri sguardi gettati sul mio Rapporto basterà all'oculatissima vostra mente il scegliere quello che sarà utile pel Jahresbericht di Vienna.


[4597]
Fui e sono occupatissimo. D. Martini Gennaro terminò la sua esplorazione fino ai confini dell'Abissinia. Gordon Pascià depose dal suo impiego presso di lui (3O Ghinee inglesi al mese) il Bismark di Khartoum M.r Rossel Vice Console prussiano, con cui era molto legato il Carcereri.

Grazie, vale, fave



Tuissimo Daniele






696
Mons. Luigi di Canossa
0
Roma
10. 6.1877
AL CARD. LUIGI DI CANOSSA

ACR, A, c. 19/18



Roma, 10 giugno 1877
[4598]
Questa Carta rilasciatami dal P. Franceschini di pieno accordo col P. Alfonso Chiarelli che può essere sentito in Verona, ove si trova, io la accettai pro bono pacis dopo aver condonato molte migliaia di Franchi che ha notato a mio conto ingiustamente. Con questa carta io soddisfai l'assegno del primo anno dei Camilliani a Berber, promettendo, come è notato, di anticipare 2000 franchi pel secondo anno. Ma pagati i 2000 franchi, il Carcereri con insigne ingiustizia non riconobbe il fatto dal Procuratore Franceschini, e notò i due mila franchi come acconto del primo anno; e ne volle altri centinaia, e così mi rubò violentemente circa 2500 franchi.


[4599]
Poi mi strappò con grande ingiustizia, o meglio, mi rubò ancora su ciascun annuo assegno di 5000 franchi, la somma di 316 franchi sulla moneta, cioè, sulla sola moneta dal 1º marzo 1875 al 1877, mi sottrasse 616 franchi etc. come posso dimostrare dalla Nota del Console Austriaco etc. Poi spese (io sospetto che non ha speso neanche la metà, perché in Vicariato non portò nulla, eccetto il cronometro e qualche altra piccola cosa), spese in Italia più di 7000 (settemila lire) e a me notò 7000 franchi in oro. Poi comprò uno straccio di asino per lui in Cordofan per 115 (centoquindici talleri, la basta 36 talleri, e la cavezza 76 piastre, che io fui obbligato a pagare. Poi comprò qui a Roma (ho la ricevuta) un cronometro per 500 lire (non costa neanche la metà) e a me notò 500 franchi in oro. Poi si sbagliò a mio danno nella somma di 120 franchi, e si rifiutò di pagarmeli; poi mi notò 1943 franchi in oro pel viaggio di 8 missionari da Verona a Cairo; viaggio che non pagò lui, ma pagò D. Squaranti etc. etc. etc. Poi levò dalla mia cassa di Madama Lafargue in Berber più di mille franchi di più (computando le merci date indietro etc.) di quel che dovea levare per pagarsi l'assegno.... etc. etc. etc.


[4600]
Dopo tutto questo, ed altri conti che posso io in coscienza pagare quanto pretende il Carcereri?... Ho ragione di invocare dalla bontà dell'E.mo nostro Padre il giudizio di una commissione piccola da lui scelta di D. Peloso, Aldrighetti, Bacilieri etc..... Carcereri è un uomo violento, ingiusto, e peggio; gli perdono; ma bramo che la verità sia conosciuta da chi deve conoscerla. Il Cuor di Gesù farà giustizia. In lui confidiamo. D. Paolo è testimonio del come e perché fui costretto a rilasciare al Carcereri la ricevuta di alcuni conti finiti. Proveranno anche gli altri cosa è trattare con quell'uomo, a cui Dio, come prego, perdoni.



Daniele Comboni

Prov. Ap.co






697
Can. Giovanni C. Mitterrutzner
0
Roma
11. 6.1877
AL CAN. GIOVANNI C. MITTERRUTZNER

ACR, A, c. 15/73



J.M.J.

Roma, 11 giugno 1877

Dulcissime rerum,
[4601]
Vi mando le bozze di un brano di Rapporto generale, che è lo schizzo o l'abrégé di un'opera che pubblicherò fra qualche tempo, per far conoscere un'idea dell'Opera. Questo brano di sei piccoli foglietti è il meno interessante. Il più è quel che viene e che non fu mai pubblicato da nessuno Jahresbericht né italiano, né tedesco, né francese, né inglese. Se voi ci trovate qualche improprietà o difetto, o esagerazione od altro, vi supplico a rendermene avvisato, che io ne fo subito la correzione, perché voi la sapete più lunga di me. Quando tornerà domani il mio segretario, vi farò copiare il resto, che è presso a poco lungo come questi sei fogli. Alla vostra sintesi non è difficile in qualche giorno farne l'abrégé per Vienna.


[4602]
Il primo Rapporto l'avea cominciato per Vienna: ma siccome D. Squaranti mi tempestava per Verona, che da oltre 18 mesi non pubblica il Buon Pastore, perché volli attendere il risultato degli affari di Roma, lo spedii prima colà, credendo che D. Squaranti facesse in un batter d'occhio a servirsene per un abrégé, e poi spedirlo a Brixen. Ma ebbe incagli e molto da fare, e andò in Emmaus il poverino, come io ebbi molto da fare in Roma (ove ebbi la consolazione di vedere due volte l'Angelo di Brixen): quindi è che in quattro o cinque giorni riceverete da me il resto; e il più importante è l'Azione Apostolica del Vicariato in fine.


[4603]
Scusatemi, dolcissimo amico mio; il mio cuore è stracciato dalla fatica e dal vedere in Roma sì poco zelo per la salute dell'anime in qualche Eminentissimo, come osservò bene l'E.mo di Canossa, il quale diede una meritata lavata agli E.mi Orelia di S. Stefano e Sacconi, che sono la causa del ritardo dei miei affari, mentre l'E.mi Franchi, Bilio, Bartolini, de Pietro e tutti gli altri vorrebbero la mia nomina subito.


[4604]
Ma pazienza. Dio vuole così. Se entro questo mese non sono finiti i miei affari, vado in Propaganda, e dichiaro che io non posso più aspettare, essendo il dover mio di andare in missione ove sono aspettato colle braccia aperte. Sono 17 mesi che sto in Roma. E' vero che fu definito l'affar sostanziale, e che Roma ha fatto all'Africa il massimo bene coll'espellere e liberarmi dal Carcereri e Camilliani, cima di ribalderia, senza spirito, senza coscienza, e superbo al pari di Bismark, come ben constatossi in Propaganda: ma manca ancora qualche cosa.


[4605]
Se debbo credere al detto dell'E.mo Franchi, riproporrà la mia nomina lunedì 18 corr.te alla S. C. Il Ponente Card. Bartolini mi mandò a dire netto per Mgr. Caprara Assessore dei Riti: "Dite a Comboni che io lo amo, e che lo difenderò sempre a spada tratta, e che sarà consolato".


[4606]
Aspettiamo: e sarò sempre felice di fare la volontà di Dio. Ave, et fave; lunedì prossimo un memento.



Tuissimo Daniel


[4607]
Sono andato molte volte dal Cardinale e Seg.rio di Propaganda pei francobolli esteri: mi promisero sempre: ma quando vi andai il dì della partenza dell'Alt. Vesc. mi disse averli dati ad altri; e mi disse tornare più tardi che me ne darà anche pell'E.mo Vescovo di Verona e per noi.


[4608]
Dimenticava le ultime consolanti notizie del Vicariato.

1º. La città di Suakin sul Mar Rosso, donde D. Policarpo partì per Berber ai 14 maggio colle Suore, mi mandò un indirizzo di piantar Chiesa Cattolica e scuole.


[4609]
2º. Gordon Pascià rifiutò in Khartum i protestanti inglesi, perché vi siamo noi.


[4610]
3º. Disse di regolarsi sempre colla Missione, secondo il senno del Provicario; e caso di divergenza, consulterà sempre il Papa e il Card. Seg.rio di Stato.


[4611]
4º. Favorirà sempre la Missione e le darà gli schiavi liberati etc. Vi accennerò tutto questo pel Jahresbericht prossimo.






698
Mgr. Joseph De Girardin
0
Roma
25. 6.1877
A Mgr. JOSEPH DE GIRARDIN

AOSIP, Afrique Centrale



J.M.J.

Roma, 25 giugno 1877

Monsignore,
[4612]
E' con la più grande emozione che io le scrivo queste due righe per ringraziarla infinitamente della grazia che lei, Monsignore, e questo venerabile Consiglio Centrale dell'Opera ammirabile della S. Infanzia vi siete degnati di concedermi, inviandomi un assegno di 5.000 franchi che la bontà del Rev.mo Padre Generale dei Trinitari, Martin y Bieues, m'ha dato per mezzo del mio banchiere Brown e Figlio a Roma.


[4613]
La ringrazio ancora, Monsignore, di avermi inviato il foglio che istruisce sui punti da toccare nel prossimo Rapporto, ciò che mi illumina anche per organizzare le opere che possono essere soccorse dalla S. Infanzia.


[4614]
Mille grazie, Monsignore, della sua eminente carità. Spero che con la grazia di Dio risponderò al grande fuoco che brucia il cuore dei membri e degli Associati dell'Opera della S. Infanzia.

Si degni, Monsignore, di gradire gli omaggi e i sentimenti di riconoscenza e di rispetto con i quali io sarò sempre nei Sacri Cuori di Gesù e di Maria



di V. E. um.mo e devoto

Daniele Comboni

Provicario Ap.lico dell'A. C.



Traduzione dal francese.






699
Mons. Giovanni Agnozzi
0
Roma
29. 6.1877
A MONS. GIOVANNI AGNOZZI

AP SC Afr. C., v. 8, ff. 491-494



J.M.J.

Roma, 29 giugno 1877

Eccellenza Rev.ma,
[4615]
Ho letto con ponderazione l'ossequiato foglio dell'E.mo Sig.r Card. Seg.rio di Stato sopra il duplice schietto ricorso alla S. Sede dell'illustre Generale Gordon, Governatore G.le di tutti i possedimenti egiziani nel Sudan, che nel mio Vicariato abbracciano un territorio quattro o cinque volte più vasto della Francia.


[4616]
Non posso che lodare altamente il senno e la lealtà di questo commendevole personaggio, che, quantunque anglicano, nei suoi rapporti colle Missioni Cattoliche, tratta e consulta anche la suprema Autorità della Chiesa; dal che ne ponno derivare dei veri e reali vantaggi agl'interessi cattolici nell'Africa Centrale.


[4617]
Quanto al primo punto, il terreno della Missione di Khartum non fu già elargito dal Khedive; ma fu acquistato nel 1849 dall'illustre mio Predecessore D.r Knoblecher col denaro assegnatogli dalla S. C. di Propaganda. La domanda del Divano di Khartum perché la Missione cedesse al Governo un pezzo del proprio terreno per allargare la spiaggia del Fiume Azzurro fu fatta a me nel 1874, da S. E. Ismail Ayoub Pascià, allora Governatore G.le della Nubia e Cordofan, col quale ho pienamente convenuto di cedere alla domanda, a condizione che a spese del Governo venisse costruita di mattoni cotti la muraglia che deve cingere la parte orientale del nostro giardino.


[4618]
Ma il Pascià essendo poi partito pella conquista del Darfur, e poi dal Khedive richiamato in Egitto per essere membro del Consiglio de' suoi Ministri, la suddetta mia convenzione non ebbe effetto: ed il Pascià successore avendo rifiutato di accordare lo stabilito compenso, il mio Rappresentante negò di cedere il terreno, ed il Generale Gordon asciugò l'affare col dare alla Missione cento sterline.


[4619]
Quanto al secondo punto del ricorso del Generale Gordon, che è di maggiore importanza, è d'uopo premettere le seguenti nozioni:

Tanto nell'Egitto, come in Aden, e in molti punti delle coste orientali dell'Africa, ove esistono Consolati europei e Missioni Cattoliche, uno schiavo che fugge dal suo padrone musulmano viene mandato, o dal Consolato o dalla Missione, alla Zaptia (Questura o Polizia), ove alla domanda del soggetto gli viene rilasciata una Carta che lo dichiara libero.


[4620]
Moltissimi schiavi d'ambo i sessi ho veduto in tal modo ottenere la libertà, in forza della quale i padroni non hanno più diritto sullo schiavo.


[4621]
Ma nella Nubia, benché sieno state applicate le stesse leggi di Egitto, l'affare degli schiavi subì diverse fasi e modificazioni, attesoché, si può dire, la popolazione è composta di un terzo di musulmani e due terzi di schiavi, che sono proprietà assoluta delle famiglie musulmane.


[4622]
Sul principio quando nel 1851, fu stabilito il Consolato Austriaco a Khartum per proteggere la Missione Cattolica, tanto il Consolato come la Missione godevano di fatto il diritto di asilo; ma in seguito ai continui reclami dei padroni degli schiavi rifugiati, i Governatori si rifiutavano di concedere al Consolato e alla Missione un tale diritto (che fruttava il guadagno di non poche anime alla fede): ne nacquero poi contese tra il Governo e il Consolato, e ricorsi al Vicerè di Egitto e a Vienna, finché il Khedive mandò un ordine ai Governatori del Sudan, che gli schiavi rifugiati ai Consolati e alla Missione fossero restituiti ai padroni musulmani, e ciò anche colla forza.


[4623]
I Consolati si adagiarono al volere sovrano; ma non sempre eseguì un tale ordine la Missione, spesse volte commossa dallo stato deplorabile e sanguinolento degli schiavi, e dal fondato timore che i padroni, come talvolta avvenne, per punire gli schiavi della loro fuga, li mettessero a morte, o li maltrattassero crudelmente.


[4624]
In seguito a che, il Console stesso ricorse al Ministero di Vienna, e questi a Roma. Laonde l'E.mo Card. Barnabò di b.m. verso il 1864, o 1865, scrisse a Mgr. Vuicic Vic.o Ap.co dell'Egitto, e incaricato interinalmente dell'Africa Centrale, di ordinare al Superiore di Khartum di consegnare ciascuno schiavo rifugiato al Console Austriaco, perché trattasse col Governo sui suoi destini. Un tal ordine esiste nell'Archivio di Khartum.


[4625]
Quand'io fui assunto al Governo del Vicariato, ad onta del divieto del Khedive, essendo io in buoni rapporti col Governatore, ed avendo altresì la Superiora molta influenza col medesimo, riuscimmo a salvar moltissimi schiavi. Ma però vi furono sempre dei guai e dei contrasti fra la Missione il Governo e i padroni, ed anche coll'I. R. Console Austro-Ungarico, perché ho constatato che quanti schiavi si rimettevano al Console, altrettanti veniano da lui consegnati al Governo, e da questo veniano restituiti ai padroni, senza alcuna speranza che la Missione potesse mai più in avvenire far loro del bene.


[4626]
Dopo moltissime prove di contrasti e di ricorsi, veggendo la causa dei padroni protetta dai Governatori, e dal Khedive, e dal Console, pel bene e tranquillità della Missione ho emanato nel 1875 le seguenti disposizioni spedite ai Superiori delle Missioni del Vicariato:


[4627]
1º. Allorché uno schiavo od una schiava si presenta alla Missione di Khartum ove esiste il Consolato Protettore, il Superiore nello spazio di 24 ore denunzierà in iscritto all'I. R. Console la presenza dello schiavo nella Missione, accennando tutti i titoli di difesa per proteggere la libertà del medesimo; e se in seguito riceverà l'invito di presentarlo al Consolato o al Divano, il Superiore stesso se lo schiavo è un maschio, e la Superiora stessa se è una femmina, accompagneranno, o non potendolo in persona, faranno accompagnare da un Missionario o da due Suore il soggetto, per difenderne i diritti davanti all'Autorità locale; e se le ragioni non sono ascoltate si rilascerà alla medesima il soggetto, non cessando di tanto in tanto con cortesi maniere e con forti motivi di reclamarlo.


[4628]
2º. Nelle Missioni del Cordofan e di Berber e negli altri punti, ove non è il Consolato europeo, si facciano le stesse pratiche al Governo locale da me prescritte pel Consolato.


[4629]
3º. Nella Missione di Gebel Nuba, e nei paesi indipendenti non soggetti al Governo egiziano, nel trattare il negozio degli affari degli schiavi rifugiati, si ponga ogni studio per conquistare, e crearsi di fatto il diritto di asilo, avendo sempre in massima che la Missione Cattolica in quelle tribù è legislatrice e si applichino nella pratica le regole e lo spirito del Vangelo e della Chiesa, di proteggere, cioè, e di difendere a tutta possa, al cospetto dei sovrani e dei capi, la libertà e gl'interessi spirituali degli schiavi per ammetterli poi nell'ovile di Cristo.


[4630]
Benché in massima i Superiori siensi in seguito diportati conforme alle suaccennate mie istruzioni, pure talvolta, o per compassione dello stato deplorabile dei rifugiati laceri e grondanti sangue, o nella certezza che restituiti ai padroni sarebbero stati barbaramente trattati; o per timore di vedere la Missione avvilita per non poter proteggere e difendere gl'infelici, o per altri motivi, i Superiori delle Missioni, specialmente durante i 20 ultimi mesi della mia assenza dal Vicariato non osservarono le mie prescrizioni.


[4631]
Ne nacquero lamenti dal Governo, reclami dai capifamiglia musulmani, e ricorsi violentissimi, che giunsero fino al trono del Khedive di Egitto, e che oggi è adiratissimo contro la Missione, come assicurò lo stesso Generale Gordon al mio Rappresentante ed alla Superiora Provinciale.


[4632]
Il perché venuto in cognizione di simili inconvenienti ho scritto al Generale Gordon per rinfrancare la sua protezione, e nel maggio p.p. mandai da Roma ordini severissimi al Can.co Fiore mio Rappresentante nel Vicariato, di osservare scrupolosamente le mie disposizioni emanate, sugli schiavi rifugiati, nel 1875, le quali avranno pieno vigore finché avrò potuto consultare e ricevere le venerate istruzioni della S. Congr.ne che, spero, si degnerà all'uopo di comunicarmi.


[4633]
Ora che lo stesso Governatore G.le Gordon reclama dall'E.mo Sig.r Card. Seg.rio di Stato che si dieno alla Missione le istruzioni opportune (ciò che mostra la lealtà e le ottime disposizioni dell'illustre personaggio verso la Missione), spero che la stessa S. Cong.ne si affretterà di darmi norme precise, che saranno perfettamente in avvenire osservate da me, e da tutti i Missionari dell'Africa Centrale.


[4634]
A maggiore schiarimento dei diversi punti di questo importantissimo affare, credo mio dovere di sottomettere subordinatamente all'Ecc. V. le seguenti osservazioni:

1º. Secondo le informazioni avute dal mio Rappresentante il Can.co Fiore e da altri, il Generale Gordon ha formalmente dichiarato di voler fare ogni sforzo, col previo consenso del Khedive, di sopprimere e distruggere la tratta degli schiavi, il cui teatro più colossale è il nostro Vicariato; e quindi ha abolito sotto pene gravissime:


[4635]
a) che i giallaba o negozianti di schiavi, che sono tutti musulmani, indigeni della Nubia e del Cordofan, penetrino con armi europee nelle tribù dei neri per farne la caccia, strapparli a migliaia violentemente dai loro focolari e condurli schiavi nel Cordofan, nella Nubia, sul Mar Rosso e nell'Egitto, facendo far loro lunghissimi viaggi a piedi, ignudi, legati con funi a travi portate dai più robusti schiavi e mescolati maschi e femmine etc. etc.;


[4636]
b) che, come avvenne fino ad oggi, molte tribù e paesi vassalli non paghino più le imposte del Governo con tante teste di schiavi d'ambo i sessi (calcolata ciascuna testa 14 scudi romani circa), ma a contanti, oppure in bestiami, denti d'elefante, ed altre mercanzie;


[4637]
c) ordinò di reclutare soldati fra gli schiavi più robusti.


[4638]
2º. Il Generale Gordon ha stabilito in massima che la legge del Khedive, di restituire gli schiavi ai loro padroni, non abbia a durare che per 12 anni circa, e che, spirato un tal tempo, tutti gli schiavi posseduti dai musulmani saranno liberi, e quindi padroni di andare a servire chi meglio vorranno.


[4639]
3º. Come ho fatto osservare subordinatamente allo stesso Generale Gordon nell'ultima mia lettera che gli ho inviata, mi sembra che le disposizioni emanate dal governo inglese ai suoi Consoli sugli schiavi rifugiati nei bastimenti di bandiera europea od americana, e citate nella sua lettera all'E.mo Sig.r Card. Seg.rio di Stato, e in quella al mio Rappresentante che tengo sul tavolo, sieno opportunissime trattandosi di schiavi rifugiati sopra navi appartenenti a Nazioni cosìddette civili, dell'Europa e dell'America hanno accettato sulla carta la legge dell'abolizione della schiavitù e della tratta dei negri, e ne rispettano la dignità, e non riconoscono nei padroni degli schiavi il diritto di abusare della loro onestà e moralità, e di metterli a morte.


[4640]
Ma una tal legge inglese non mi pare troppo opportunamente applicata agli schiavi dei musulmani del Centro d'Africa, ove la schiavitù non solamente è legale, ma forma quasi le più doviziose risorse del paese, ed ove il padrone esercita sugli schiavi il diritto di vita e di morte, ove mercanteggia e abusa a suo pieno capriccio della moralità e onestà delle schiave, offerendole al capriccio e allo sfogo degli ospiti per completare il dovere di perfetta ospitalità prescritta dal Corano ed osservata pienamente nel Sudan.


[4641]
Una tale condizione luttuosissima degli schiavi dei musulmani dell'Africa Centrale è ben diversa dalla condizione degli schiavi d'America, e di quelli che si rifugiano nei porti a bordo dei bastimenti europei; e quindi S. E. il Governatore Gordon, calcolata la condizione assai deplorevole degli schiavi dell'Africa Centrale, avrebbe dovuto emanare per questi una legge un po' più benigna di quella del Governo inglese, poiché anche quegli infelici sono da lui pure riconosciuti per esseri umani che hanno diritto alla vita e al rispetto della loro innocenza e moralità, e son creati ad immagine e similitudine divina.


[4642]
4º. Dalla lunga mia esperienza sugli schiavi rifugiati in missione, posso conchiudere che quattro quinti di essi, attesa la loro convivenza e contatto coi musulmani, sono viziosi, ladri, guasti e corrotti e non offrono nessuna speranza di conversione, e finiscono quasi sempre col rubare anche in missione, non vogliono punto lavorare, commettono azioni vituperose, sono di scandalo agli altri, finalmente o fuggono essi stessi, o son cacciati via dalla Missione.


[4643]
Solo un quinto di essi corrispondono alle cure della Missione, e presentano fondata speranza di conversione alla vera fede. Quanto poi ai padroni, la maggior parte son barbari e crudeli; ma non pochi sono buoni, e non richiedono dai loro schiavi niente di più di quello che un padrone europeo richieda dai suoi contadini pel lavoro delle campagne, e dai servi pel lavoro delle case e magazzini.


[4644]
5º. Nell'epoca attuale della guerra d'Oriente, in cui si va dilatando fra i musulmani di tutta la terra il fanatismo religioso, e l'odio contro il nome cristiano si potrebbe prolungare anche nel Sudan, sono di subordinato parere che, per non irritare i padroni musulmani del Sudan, attesoché la legge Khediviale che protegge la crudeltà e l'ingiustizia di questi non dee durare più di 12 anni, calcolate le circostanze difficili del tempo, la S. C. avesse da formulare su questo una tale risoluzione, che non avesse gran fatto a discostarsi dal giudizio non affatto privo di ragionevole fondamento e motivi del Generale Gordon, fermo sempre il principio che importa più alla S. Sede la stabilità e conservazione della Missione, che i momentanei risultati anche di alcune conversioni.


[4645]
6º. Finalmente posso assicurare la S. C. che malgrado tutte le leggi Khediviali e Gordoniane, ad onta di tutte le contraddizioni dei musulmani, e degli eretici, e dei pessimi cattolici, la Missione farà ogni sforzo, e riuscirà certamente colla grazia di Dio, come ha fatto in addietro, a salvar molte anime anche degli schiavi rifugiati, e ciò colle più accurate industrie, prudenza, moderazione ed esercizio della carità, e col prestigio dell'apostolato cattolico apprezzato da tutti nell'Africa Centrale.


[4646]
Chiudo questo mio debole voto ed informazioni col supplicare caldamente l'E. V. di trattare colla S. C. questo importante negozio in guisa, che mi vengano date in proposito precise e dettagliate istruzioni per tranquillità della mia coscienza, e per norma del mio agire in futuro, e nel tempo stesso bramerei che la S. C., se il crede ben fatto, insinuasse alla sapienza e giudizio dell'E.mo Sig.r Card. Seg.rio di Stato, che si degnasse nella sua saviezza di raccomandare me e la intera Missione dell'Africa Centrale ai buoni uffici ed alla valida protezione dell'illustre Generale Gordon.


[4647]
Lo assicurasse poi che la Missione farà di tutto per secondare efficacemente e coadiuvare nei limiti del suo potere ed equità la sua opera di cristiana civilizzazione delle sterminatissime popolazioni dell'Africa Centrale, che vivono sotto le scettro del Khedive di Egitto.

Baciandole ossequioso le mani, ho l'onore di segnarmi con tutto il rispetto



di V. Ecc. R.ma .mo ed obb.mo servitor vero

Daniele Comboni

Pro-Vic.o Ap.co dell'Africa C.le






700
Jean François des Garets
0
Roma
5. 7.1877
A M. JEAN FRANÇOIS DES GARETS

APFL (1877), Afrique divers, 4



J.M.J.

Roma, 5 luglio 1877

Via Margana 40, A.

Signor Presidente,
[4648]
Allorché avrà luogo la distribuzione degli assegni della Propagazione della Fede, la prego, Signor Presidente, di aver la bontà di inviare sull'assegno dell'Africa Centrale, la somma di 1.000 franchi alla Madre Emilie Julien, Superiora Generale delle Suore di S. Giuseppe dell'Apparizione a Marsiglia alla Capelete: il resto la prego di farlo pervenire al mio indirizzo qui a Roma.


[4649]
Grazie a Dio, S. E. il card. Prefetto della Propaganda ha stabilito che l'ultima Congregazione Generale, per terminare gli affari dell'Africa Centrale, avrà luogo al Vaticano il 9 corrente, cioè lunedì prossimo e il 15 le decisioni dei Cardinali saranno sottomesse al Papa. Ho tutta la speranza che, dopo la festa di N. S. del Carmelo, io potrò dare delle buone notizie sul buon risultato dei miei affari di Roma e che nel mese prossimo potrò partire per la mia Missione.


[4650]
Le posso assicurare che essere stato obbligato a restare a Roma 16 mesi, lontano dall'Africa Centrale, è stato per me una pena ben più grande del calore bruciante, le enormi fatiche, le febbri, le iene e i leoni dell'Africa Centrale.


[4651]
Ma la volontà di Dio e dell'autorità suprema della Chiesa mi hanno obbligato a restare qui, così come i più grandi e seri interessi della missione. Spero di poter dare, in poco tempo, un ben grande sviluppo a questa grande Missione che Dio ha protetto miracolosamente e per la quale spero di morire e di impiegare tutto il corso della mia vita.


[4652]
Il Generale Gordon, inglese, che è governatore dei possedimenti egiziani nel Sudan, è un uomo che, in seguito alle sue intenzioni, darà un colpo mortale alla tratta dei neri e agli orrori dello schiavismo. Spero che la Chiesa ne vantaggerà molto per la conversione degli infedeli.


[4653]
Confido che S. E. il card. di Canossa farà una Lettera Pastorale per la Propagazione della Fede e noi faremo il possibile affinché i Vescovi della Venezia seguano il suo esempio.


[4654]
Ringraziandola infinitamente della meravigliosa protezione che la Propagazione della Fede si degna accordare all'Africa Centrale, ho l'onore di dirmi nei Sacri Cuori di Gesù e di Maria



Suo dev.mo servitore

Daniele Comboni

Provicario Ap.lico dell'Africa C.le



Traduzione dal francese.