Comboni, in questo giorno

Durante viaggio di animazione missionario (1871), celebra nella cattedrale di Dresda
Al Mitterrutzner, 1877
La mia confidenza è nella giustizia dell’eterna Roma ed in quel Cuore divino che palpitò anche per la Nigrizia

Scritti

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N° scritto
Destinatario
Segn. (*)
Provenienza
Data
621
Faustina Stampais
0
El Obeid
4. 9.1875
A FAUSTINA STAMPAIS

ACR, A, 15/151 n. 1



J.M.J.

El-Obeid, 4 sett.e 1875

Mia cara Faustina,
[3899]
Secondando il tuo desiderio espressomi nella tua ultima lettera, acconsento che tu parta con Filomena pel Cairo, purché abbi la probabile assicurazione, che te la passerai bene con tal compagnia che mi par buona. Avrei desiderato che aspettassi me. Ma siccome tu insisti nel desiderio di andare, va in nome di Dio. Ti ordino però di portarti bene, e da saggia e prudente donna, di scrivermi da tutte le stazioni ove ti fermerai, cominciando da Berber, e ciò fino alla fine del tuo viaggio. Tutti i padri e Suore, e ragazze ti ricambiano i saluti; e tu ricordati e prega pel



Tuo aff.mo D. Daniele Comboni

Pro Vic.o Ap.co






622
Card. Alessandro Franchi
0
Delen
14. 9.1875
AL CARD. ALESSANDRO FRANCHI

AP SC Afr. C., v. 8, ff. 451-452



J.M.J. Nº. 9

Delen (Gebel Nuba), 14 settembre 1875

E.mo Principe,
[3900]
L'accoglienza fattami da questa popolazione Nubana è stata straordinaria. Il gran capo spedì la persona più altolocata di questo paese a prendermi in Cordofan, ed egli stesso con cinquanta e più persone venne ad incontrarmi il giorno avanti al mio arrivo in una vasta selva, e passai la sera e la notte insieme in campo aperto, e la mattina ci accompagnò a Delen, ove tutta la popolazione fu in festa con spari di fucili, e segni non dubbi di sincera esultanza. Se debbo giudicare dal primo aspetto ed impressione che mi ha fatta questa popolazione, dal carattere, e buon senso, debbo concepire grandi speranze di guadagnarla alla fede colla grazia del Sacratissimo Cuore di Gesù: ma dobbiamo vincere molte superstizioni, e dobbiamo indurla a vestire. Del resto mi riserbo a dare un giudizio più sicuro, dopo averla studiata sulla faccia del luogo, ed avere esplorato altri monti. Del resto posso dire, che la missione qui in Delen è piantata: ho condotto meco le Suore in numero di due espertissime e di sicura moralità, e vi trovai le case per loro, preparate come le nostre dal Superiore da me da oltre mezzo anno spedito, D. Bonomi Luigi, il quale oltre alle altre buone qualità per presiedere a questa popolazione nera, ha anche quella di essere alquanto moretto egli stesso.


[3901]
Qui l'aria è ancor più sana del Cordofan. Questa razza è senza dubbio la più intelligente di tutte le razze e tribù che io ho da ben 18 anni visitate qui nell'Africa Centrale. Però è necessario che il missionario abbia molta virtù ed abnegazione per durarla qui, ove son tutti poveri e non vi è ciò che basti per un europeo, ma la maggior parte del necessario bisogna provvederlo da Khartum e dal Cairo. Spero che fra poco questa missione sarà la più fiorente del Vicariato. Ora sono occupatissimo nel tirare la lingua, e mettere insieme un catechismo in lingua Nubana, nel che mi vale molto l'esperienza da me fatta in altre lingue del Fiume Bianco. Bramerei una benedizione del S. Padre per questa novella Missione.


[3902]
Nell'ultima mia ho accennato all'E. V. un pensiero mio di cedere alle Suore di S. Giuseppe sotto certe condizioni l'Ist.o delle Pie Madri della Nigrizia da me eretto con forti spese in Verona ed approvato da Monsig.r Canossa; ma non verrò mai a una decisiva determinazione, senza prima (spiegata e concertata ogni cosa prima col prelodato veneratissimo Monsig.r Vescovo di Verona) sottomettere il progetto all'alta sapienza e giudizio di V. Em.za R.ma, avendo forti ragioni e motivi pel sì, e pel no.

Le bacio la Sacra Porpora, e mi dichiaro nei SS. Cuori di G. e M. con tutto il rispetto e perfetta sommissione ed obbedienza



di V. E. R.ma

U.mo, Indeg.mo Osseq.o Figlio

D. Daniele Comboni

Prov.o ap.co dell'Africa C.le






623
Card. Alessandro Franchi
0
Delen
8.10.1875
AL CARD. ALESSANDRO FRANCHI

AP SC Afr. C., v. 8, ff. 363-376



Rapporto Annuale alla S. Cong.ne di Propaganda Fide

sul Vicariato dell'Africa Centrale

1 8 7 5

Delen (Gebel Nuba), 8 ottobre 1875



E.mo e R.mo Principe,
[3903]
Benché dall'epoca, in cui ebbi l'onore di umiliare a V. E. l'ultima Relazione ufficiale (1 giugno 1874) sul Vicariato dell'Africa Centrale fino a questo giorno, non sieno mancati serii e gravi ostacoli suscitati dal nemico dell'eterna salute dell'anime, che vede minacciato il suo regno in queste remotissime ed infuocate regioni dalla potenza irresistibile della Croce di Gesù Cristo, pure sono lieto di poter dichiarare a V. E. con questo succinto rapporto annuale, come il Signore si è degnato di benedire all'opera sua, e di stendere e dilatare le sue tende in questa parte sterminatissima della sua vigna da tanti secoli derelitta. I Cuori dolcissimi di Gesù e di Maria, il glorioso Patriarca S. Giuseppe, gli Angeli e Santi Protettori del Vicariato hanno sostenuto poderosamente la nostra debolezza; sì che il nostro grido di guerra è sempre il medesimo fino dal momento, in cui imprendemmo l'ardua e laboriosissima impresa apostolica, cioè:

"O Nigrizia, o Morte."


[3904]
Oltre all'avere in quest'anno maggiormente consolidate le due Missioni fondamentali e centrali di Khartum e del Cordofan, abbiamo aperta e canonicamente eretta la Casa di Missione di Berber, ed abbiamo istituita la novella Missione di Gebel Nuba. Di più sembra che non tarderemo a riaprire la Casa di Scellal nella Nubia Inferiore, parendo che quel posto sia destinato a divenire importante per gli Europei ed Orientali cristiani, che attrae la costruzione della strada ferrata del Sudan, di cui è compiuto il tronco da Assuan a Scellal, e si è dato principio alla gran linea fra Wady Halfa e Mothhamma (in faccia a Scendy) che dee prolungarsi fino a Khartum. Finalmente si è cominciata la costruzione dei due importanti stabilimenti di Cairo, per acclimatizzarvi i missionari e le suore europee, sopra il terreno graziosamente largito alla nostra Missione da S. A. il Khedive d'Egitto.


[3905]
Come si è detto altre volte, il Vicariato dell'Africa C.le è più vasto di tutta l'Europa, e, giusta l'opinione del dottissimo mio Predecessore D. Ignazio Knoblecher, è popolato da circa 90.000.000 (novanta milioni) d'abitanti; e secondo il mio subordinato parere, calcolando anche dal complesso dell'ultima statistica di Washington del 1874, comprende più di 100.000.000 (cento milioni) d'infedeli. Abbraccia vasti imperi, regni, ed innumerabili tribù, entro lo spazio da me segnato sulla Carta Geografica, che ho presentato alla S. C. nel 1872, in cui sono tracciati i confini di tutte le Missioni apostoliche dell'Africa, in base agli esibitimi documenti della loro erezione.


[3906]
Sulle notizie generali del Vicariato, e sulle speciali delle due principali Missioni di Khartum e di El-Obeid capitale del Cordofan, non mi sembra qui necessario di ripetere quanto esposi nell'ultimo mio Rapporto dell'anno scorso, ad eccezione del nuovo e magnifico stabilimento eretto per le Suore in Khartum, e del piccolo ospedale aperto nella vasta nostra casa pegli europei malati, che accolse in quest'anno non pochi, che restituì sani di corpo e di anima; e dello stabilimento delle Suore del Cordofan ampliato, che permise di operare del vero bene per le anime. Credo perciò sufficienti di dovermi limitare ad accennarle alcun che delle nuove missioni aperte in quest'anno; cioè, quella di Berber, e di Gebel Nuba, toccando poi una parola sull'avvenire generale del Vicariato.



Missione di Berber




[3907]
La città di Berber contiene poco più di 30.000 abitanti tutti musulmani, ad eccezione di pochi cofti e greci scismatici, pochissimi cattolici, e gran numero di schiavi neri; ed è sede del Governo della vasta Provincia di questo nome, posta circa al grado 17.3/4 di Lat. Nord, e dista presso a poco dodici (12) giorni di viaggio sul Nilo da Khartum, e più di cinquanta (50) giornate di viaggio dal Gran Cairo per la via ordinaria del Nilo; ed è importantissima ed assai comoda pel Vicariato, perché vi fanno capo, per riposarsi dal lungo faticosissimo viaggio, le nostre carovane provenienti dal Cairo, sia per la via del Nilo e del Deserto di Corosco, sia per quella del Mar Rosso e del Deserto di Suakin. Il clima poi generalmente è salubre.


[3908]
La Missione di Berber fu da me aperta nel novembre del 1874, e contiene una bellissima e vasta casa, con cappella, giardino, locali per scuole, infermeria, e foresteria, posta presso alle sponde del Nilo in amenissima e ridente posizione. Secondo la Convenzione stipulata fra me ed il R.mo P. Generale dei Ministri degli Infermi, ed approvata dalla S. C., è affidata ai RR. PP. Camilliani, che ne presero possesso formale al 2 marzo p.p. La casa di Missione di Berber fu da me canonicamente eretta col Decreto 1 aprile del corrente anno; ed i Religiosi devono prestarsi a qualsiasi cenno del Provic.o Ap.lico, sotto date condizioni, a coadiuvare i Missionari dell'Ist.o delle Missioni per la Nigrizia in Verona, in qualsiasi Missione interna del Vicariato sotto la dipendenza del Superiore locale di dette Missioni. Di più i Religiosi Camilliani sono dal Provic.o Ap.lico incaricati di evangelizzare ed aver cura dei Cristiani della Provincia di Berber, di quella di Taca che si stende fino ai confini dell'Abissinia, di quella di Suakin sul Mar Rosso, e ad tempus di quella dell'antico regno di Dongola.


[3909]
I Religiosi in Berber osservano la clausura regolare, e vivono vita comune secondo le Regole del proprio Ist.o. Il Parroco della novella Missione Camilliana è eletto dal Provic.o Ap.co dopo essersi accordato sulla scelta del soggetto col R.mo P. Generale dell'Ordine; ed è attualmente il R. P. Gio. Batta Carcereri, installato regolarmente colle nostre patenti 19 agosto p.p. E' religioso di coscienza, d'integri costumi, versato nelle scienze sacre, e di anni 46. Il Superiore, o Prefetto della Casa Camilliana è il R. P. Stanislao Carcereri, che per due anni coprì l'incarico di mio Vicario Generale; ed ora nel suo novello ufficio risiede in Berber. I Religiosi attualmente (meno due, che sono meco qui in Gebel Nuba) si occupano dello studio della lingua araba; ragione per cui non si è da loro peranco incominciata la visita delle province a loro affidate. Essi, secondo la Convenzione suddetta, sono muniti dalla S. C. della patente di Missionari apostolici, e nessun soggetto può essere ammesso all'apostolato dell'Africa C.le, senza aver già professato i quattro voti dell'Ordine.


[3910]
Secondo gli obblighi da me assunti nella stessa Convenzione, io ho completamente pagato sino dal testè passato giugno alla Casa Camilliana di Berber l'annuo assegno di 5000 Franchi, cioè, dal 1º marzo 1875 a tutto il febbraio del venturo 1876, dopo avermisi rilasciata regolar ricevuta.



Missione dei Nuba




[3911]
Non appena mi giunsero nell'ottobre dell'anno scorso i venerati ordini di codesta S. C. d'istituire una Missione fra i popoli Nuba, feci partire da Khartum una piccola carovana già da tempo apprestata, munita del necessario per preparare due case per lo stabilimento dei Missionari e delle Suore nel paese di Delen, che è la prima tappa, ed il primo Monte dei Nuba. Nel febbraio poi ho stabilito Superiore della nuova Missione il R. D. Luigi Bonomi del mio Ist.o di Verona, il quale giunto con altri compagni a Gebel Nuba nel marzo, e lavorando con gran zelo e attività, non senza vincere molti ostacoli, apprestò appiè del monte di Delen, vicino alla residenza del capo, un corpo di solide capanne all'uso del paese, cinto di una zariba o siepe di alberi e legnami, che contiene: 1º. in mezzo una cappella con avanti un piazzale. 2º. da una parte locali per dormitori, studio, refettorio, arti e mestieri pei missionari, fratelli artigiani e servi. 3º. l'altra parte locali per le Suore e per le negre con cucina e lingeria.


[3912]
Queste abitazioni bastano per qualche anno, finché si studia bene il paese, si apprende la lingua, e si stabilisce il luogo definitivo e centrale di due ampli stabilimenti più solidi di duro tin, o di mattoni rossi, o di pietra, che si prestino opportunamente per dominare tutta la vasta pianura cinta di oltre venti monticelli, che forma un ameno e magnifico semicerchio.


[3913]
Questa prima porzione della tribù dei Nuba, che contiene circa 40,000 abitanti, che abbraccia poco più di un grado di latitudine e due grandi di longitudine, cioè, precisamente fra il 12º. e l'11º. grado Lat. Nord. e fra il 26º. e il 28º. grado Longitudine Orientale merid.no Parigi, e che è abitata da infedeli che aborrono l'islamismo, e che sembra salutino con gioia lo stabilimento della Missione Cattolica, soprattutto pel favore che le accorda il Cogiur Kakùm capo di Delen, che esercita una grande influenza su questo popolo; questa prima porzione dei Nuba, diceva, diventa, ed è assolutamente come il punto d'appoggio e di partenza, il perno di comunicazione, e come la prima tappa della nostra azione apostolica fra gli idolatri del centro del Vicariato.


[3914]
Da Delen in una sola giornata si va al più remoto punto del semicerchio predetto; ed i punti più abitati, come quelli dei Gnuma, di Golfan, di Sobein, e di Carco distano da qui da tre ad otto ore di cammino. Assicurato bene questo primo punto d'appoggio, ove il clima pare abbastanza salubre, il cui terreno coltivato a tempo col solo benefizio delle piogge ordinarie può dare a tutta questa missione il necessario sostentamento, la missione, messe saldie radici in tutti i lati più importanti di questi monti, sarà in grado senza dubbio d'inoltrarsi mano mano nelle altre parti della tribù dei Nuba, e da queste nelle altre tribù feticce del centro del Vicariato dell'Africa C.le.


[3915]
Io dunque sono d'avviso che questo semicerchio, questo primo punto d'appoggio, questa prima porzione dei Nuba cinta da monti, che contiene un corpo di popolazione di circa 40,000 infedeli, aborrenti affatto dall'islamismo, che ha fatto invano tutti i tentativi per farli abbracciare il Corano, e che si mostra favorevole a noi, sia pure per interesse materiale e per isperata protezione da parte nostra contro le scorrerie dei Baggàra nomadi musulmani, questa porzione dei Nuba, che abita un terreno feracissimo, e cui la mano d'industre agricoltore può migliorare, diventi il primo campo delle nostre fatiche apostoliche fra gli idolatri, e quivi si stabilisca la Missione di Gebel Nuba.


[3916]
Essendo questa opera di Dio, dovrà incontrare le sue difficoltà, ed avremo certo dei disturbi in sulle prime, specialmente da parte del fanatismo musulmano, che non lascerà di tendere le sue insidie, tranelli, e diplomatici raggiri anche nelle forme le più gentili da parte di alcuni del Governo del Cordofan, che non vedono di buon occhio, che la missione cattolica si stabilisca a Gebel Nuba prima del Governo egiziano, ed anche da parte dei Baggara. Ma la Chiesa Cattolica è avvezza a queste prove, e la grazia di Dio ci farà sostenere a piè fermo ogni prova. Queste sono difficoltà momentanee, di cui il Signore e la prudenza necessaria trionferanno. La Missione di Gebel Nuba diventerà floridissima sotto l'egida del S. Cuore di Gesù passando per quei tramiti e per quelle spine, per cui devono passare le opere di Dio.


[3917]
Prescindendo dal vantaggio della sua vicinanza colla Missione di El-Obeid, che è di soli quattro o cinque giorni, il più rilevante argomento in pro dello stabilimento di questa Missione è l'indole, il carattere, e le qualità degli abitanti, che è di gran lunga in miglior condizione degli abitanti delle antiche missioni di S. Croce e di Gondokoro sul Fiume Bianco, e di quante altre tribù ho conosciuto nell'Africa Centrale.


[3918]
Dapprima questi abitanti non sono nomadi, ma hanno stanza e dimora fissa in questi monticelli; e benché sieno sì poco laboriosi da contentarsi di coltivare quel solo tratto di terreno che lor dia magramente il puro vitto per tutto l'anno, e del resto poco si occupino di altro, tuttavia anche questo è lavoro, mentre le altre tribù da me conosciute negligentano anche questo. In secondo luogo queste genti hanno molto buon senso, mostrano criterio e riflessione e molto accorgimento. In una parola hanno testa alla lettera, capiscono le cose come sono, né son sì facili a lasciarsi corbellare dai loro nemici. Di più regna fra gli abitanti di ciascun monte una unione ammirabile: tutti si dan di spalla nei comuni pericoli, ed anche per soccorrersi vicendevolmente nelle malattie e povertà; quasi mai succedon fra di loro alterchi, e si può dire esser quivi la vita patriarcale.


[3919]
Finalmente qui dominano migliori costumi; e benché le zitelle e tutte le donne sieno nude, e sia rarissima quella che abbia uno straccio, con cui coprirsi, pure dai nostri missionari, che da parecchi mesi si trovano qui con cent'occhi per istudiarvi il paese, non si è mai sentito il minimo inconveniente fra loro circa la moralità; cosa che è pur rara anche in Europa. Anche le nostre due Suore di S. Giuseppe hanno ammirato questo. Aggiungo ancora la sommissione ed obbedienza che professano al Cogiur Kakùm, capo assoluto temporale e spirituale dei loro destini. Gli abitanti di Delen sembrano una sola pacifica famiglia. Cosa ammirabile che ha colpito noi tutti. Questo capo Kakùm non ha mandato ereditario, non ha polizia, né questura, né tribunali criminali; non ha forza, né vi è legge alcuna, né codice, né castighi. Eppure egli governa pacificamente tutti, tutti tiene in ordine; tutti ricorrono a lui, e rimangono tranquilli dopo la sua sentenza ed il suo giudizio. Egli poi non intraprende alcuna cosa anche di non grave momento senza radunare il consiglio dei vecchi; i quali trattano, e discutono con tanta maturità di senno ogni piccola loro faccenda, che fa stupire.


[3920]
Forse dopo qualche anno, se a Dio piacerà, non vedo improbabile il caso di qui applicare nel far la Missione il sapiente sistema delle celebri Riduzioni del Paraguay escogitato dall'insigne pietà e profonda sapienza dai RR. PP. Gesuiti, che hanno fatto tra quei americani la più fiorita e ben regolata Missione del mondo, e che con inaudita barbarie e perfidia ha distrutto l'empia politica del Bismarchiano Ministro portoghese Pombal, o meglio la setta massonica del secolo scorso.


[3921]
Queste sono le precipue cagioni (dopo la ragion capitale del venerato giudizio della S. Cong.ne, che mi ha ordinato l'istituzione di Gebel Nuba), per cui mi sembra prudentemente opportuno di qui istituire la prima Missione dei Nuba.


[3922]
Né mi sconfortano i seguenti ostacoli:

1º. La quasi perfetta nudità di questi abitanti, e specialmente delle donne di qualunque età. Su cento uomini presso a poco, appena uno o due avranno uno straccio. Ma delle donne, ve n'ha appena una su due o trecento, che abbia coperte le parti immodeste. Ecco quindi l'immensa utilità delle Suore. Ecco la necessità dell'introduzione della coltura del cotone, che può crescere rigogliosamente in queste terre.


[3923]
2º. Le superstizioni curiosissime e di ogni genere, e la fede nell'Ocuru, o spirito, che a certi dati tempi s'impossessa dei Cogiùr (cosa veduta coi miei occhi), e che realmente indovina alcune cose future, come la pioggia etc., benché molte altre non le indovina; per cui gli stessi Cogiùr sanno dire talvolta, come l'hanno detto ai missionari, ed a me: "Lo spirito questa volta ha mentito, e ci ha ingannati".

3º. Il carattere di questi abitanti, pochi dei quali fanno qualche cosa a noi senza ricompensa: di più non mantengono sempre le loro promesse, benché abbiano il buon senso di vergognarsi quando in ciò sono da taluno rinfacciati.


[3924]
4º. Le frequenti minacce degli arabi Baggara Omur, e d'altri nomadi musulmani, e talvolta dagli abitanti di taluni di questi monti, che rubano gente d'ambo i sessi, e nottetempo involano i seminati. Però è indubitato che questi nemici temono assai la nostra missione, perché credono che abbia a sua disposizione non solo il Governo del Cordofan, ma anche forze proprie, possedendo noi fucili e munizioni. Credo quindi che da questo lato la missione influirà in bene pei Nubani. Difatti dall'epoca in cui è stabilita la missione a Delen i Baggara non hanno mai toccato a questi Nubani né un ragazzo, né un seminato, ad eccezione di un solo, che in una campagna lontana è stato ferito un agricoltore, che noi abbiamo curato.


[3925]
Malgrado tutti questi ostacoli, ho ferma fiducia che la missione piglierà radici salde, tanto più che siamo certi che i Nubani mandano a scuola i loro figli e figlie, come han fatto sinora il gran capo e molti altri.


[3926]
Ma per aprire scuole regolari è necessaria nei missionari e nelle suore la conoscenza della lingua Nubana; e questo è il lavoro più importante, a cui ci siam ora tutti consecrati; e già abbiam tirato buon numero di vocaboli, soprattutto col soccorso del capo, che sa abbastanza l'arabo dei Giallàbi, e che è assai intelligente.


[3927]
Il lavoro adunque, a cui deve intendere la Missione in questo tempo, si è di bene imparare la lingua Nubana per aprirvi regolarmente le scuole, e predicarvi il catechismo e il Vangelo, di apprestare i mezzi perché a poco a poco gli abitanti, e specialmente le donne si possano alquanto vestire, di mantenersi fedele e favorevole la popolazione col buon esempio dei missionari e delle Suore, e coll'esercizio della carità, e di prepararvi tutti gli elementi materiali e formali opportuni al santo ministero apostolico fra questi infedeli. Spero che il Signore ci sarà largo dei suoi divini aiuti, che certo mai ci mancheranno.


[3928]
Qui dovrei dire due parole sulla storia dei Nuba, che interessa veramente la Religione. Ma mi riserbo questo in altra circostanza. Dirò solo che questo popolo, ch'era numerosissimo, fu più che decimato dalle scorrerie dei mandatari dei Governatori egiziani del Cordofan, soprattutto dall'epoca della conquista del Sudan fatta dalle armi egiziane di Mahhammed Aly nel 1822 sotto la condotta del crudele Defterdar e d'Ismaïl Pascià figlio del Vicerè che perì a Scendi. Questi ne massacrarono una gran parte, ed una gran parte furono condotti schiavi in Cordofan e nell'Egitto. Furono decimati dal 1834 al 1844 dai Governatori del Cordofan Rustan Bey, Mohhammed Bey, Mustafa Bey, e Mussa Pascià. Furono decimati finalmente dalle continue invasioni dei Giallàba, o mercanti di schiavi, che ogni anno fino al 1870 ne conducevano schiavi in Cordofan, nella Nubia e nell'Egitto a migliaia a migliaia. Ho rilevato essere questa la precipua cagione per cui i Nubani detestano l'islamismo, in guisa che per quanti ulema, mufti, e fachì musulmani furono spediti fra loro (come sempre pratica il Governo egiziano nel Sudan) per farne abbracciare la religione del falso Profeta, sempre la rigettarono con disprezzo, sottomettendosi, non pochi, piuttosto alla morte.


[3929]
I Nubani pretendono di essere Cristiani, e di discendere dai Cristiani della Nubia (che si stende dal Tropico fino al di qua di Khartum, e dall'Ovest del regno di Dongola fino al Mar Rosso, e ai confini dell'Abissinia). Donde essi hanno conservato il nome di Nubani, e paese dei Nuba. Ma l'essere stati privi per tanti secoli di sacerdoti, e di ministero sacerdotale, e coll'essersi mescolati da oltre quattro secoli cogli indigeni feticci negri pieni di superstizioni, perdettero ogni idea cristiana, e ora non conservarono che una larva lontana di abuso di Cristianesimo, sempre credendo in uno spirito che li governa, e che si chiama Ocuru, e in Dio creatore, onnisciente e padrone di tutto, che essi appellano Belewto.


[3930]
Una tale opinione che essi discendono dagli antichi Cristiani della Nubia guasti dagli errori di Dioscoro Alessandrino, che fino al 1300, conservavano ancora alcuni Vescovati, come quello di Dongola vecchia, di Meràui, di Soba etc. etc., una tale opinione non mi sembra improbabile, e ne ho gravissime prove storiche e linguistiche fino da quando ho concepito il disegno nel 1873 di spedire a Gebel Nuba i primi esploratori guidati dal P. Carcereri, come proverò e svilupperò in una operetta che ho ideato di scrivere a poco a poco sulla Storia del Cristianesimo nella Nubia, e paesi adiacenti, che spedirò a V. E.


[3931]
I Cattolici del Vicariato sono attualmente presso a 500, la maggior parte indigeni, parecchi orientali di tutti i riti, e diversi europei. Il maggior numero trovasi in Khartum e nel Cordofan. Gli adulti battezzati in quest'anno sono 56. Devo far osservare a V. E. che il nostro precipuo impegno in questi primi tempi è di preparare i materiali e gli stabilimenti necessari per ben consolidare la Missione. Con apposito Decreto fin dal 1873 ho adottato per testo in tutto il Vicariato fino a nuovo ordine il catechismo arabo di Monsig.r Valerga def.to Patriarca di Gerusalemme che mi pare il migliore di quanti ho esaminato.


[3932]
Le rendite del Vicariato dal 1º. giugno 1874 a tutt'oggi, largite dalle Società benefattrici d'Europa, dai miei privati benefattori, e dai beni immobili, ammontarono alla somma di 109,473 franchi netti, coi quali si son fatte parecchie spedizioni costosissime, e si sono mantenuti tutti gli stabilimenti del Vicariato, ed i piccoli Ist.i di Cairo. Ad onta delle gravi perdite subite per la grande spedizione condotta dal P. Carcereri, il Vicariato non ha alcun debito né in Europa, né in Egitto, né nel Sudan, ad eccezione di 960 franchi col mio Procuratore del Cordofan.



Personale del Clero

Sacerdoti missionari europei

Membri dell'Ist.o delle Missioni per la Nigrizia in Verona

Missione principale di Khartum




[3933]
1º. D. Daniele Comboni Provicario Ap.lico, nato a Limone (Diocesi di Brescia) ai 15 Marzo 1831, venuto in Africa Centrale nel 1857.

2º. D. Pasquale Fiore, già Canonico di Corato (Diocesi di Trani) Superiore e Parroco di Khartum, e durante la mia assenza mio Rappresentante, d'anni 35, in Missione dal 1870.

3º. D. Salvatore Mauro della Diocesi di Trani, d'anni 40, in missione dal 1872.

4º. D. Paolo Rossi di Verona, d'anni 26, Cancelliere e mio segretario, in missione dal 1874.

V'è inoltre un'ottimo giovane maronita d'anni 24, mio scrivano per le lettere arabe.




[3934]
Missione del Cordofan



5º. D. Giovanni Losi della Diocesi di Piacenza d'anni 37 Superiore e Parroco di El-Obeid, in missione dal 1872

6º. D. Stefano Vanni della Diocesi di Trani d'anni 39, in missione dal 1872.

Vi sono qui tre ottimi Chierici studenti di teologia, cioè,

1 D. Annibale Perbellini di III anno di Teologia, in missione dal 1873.

2 D. Carmino Loreto di I anno di teologia

3 D. Vincenzo Marzano di I anno di teologia




[3935]
Missione di Gebel Nuba



7º. D. Luigi Bonomi della Diocesi di Verona d'anni 34 Superiore.

8º. D. Gennaro Martini di Torino d'anni 32 Vicario Parrocchiale.

Ambedue in missione dal 1874.

Qui sonvi altri due Sacerdoti Camilliani



Missione di Berber



Sacerdoti Regolari dei Ministri degli Infermi detti Camilliani

9º. P. Stanislao Carcereri di Verona, Superiore, d'anni 35, in missione dal 1867.

10º. P. Giuseppe Franceschini, d'anni 29 di Treviso d'anni 29, in missione dal 1867, ora in Gebel Nuba.

11º. P. Gio. Batta Carcereri Veronese Parroco, d'anni 46, in missione dal 1874.

12º. P. Alfonso Chiarelli di Ceneda, d'anni 33 in missione dal 1874, addetto a Gebel Nuba.

13º. P. Camillo Bresciani di Verona d'anni 25, in missione dal 1874.

Vi è anche il Fratello Giuseppe Bergamaschi che vestì l'abito al Cairo, per opera del P. Carcereri, d'anni 40.



Stabilimento di Cairo



Membri dell'Ist.o delle Missioni per la Nigrizia in Verona

14º. D. Bortolo Rolleri della Diocesi di Piacenza Superiore degli Ist.i dei negri in Egitto, d'anni 35, in missione dal 1869.

15º. D. Domenico Noia della Diocesi di Trani, d'anni 37, in missione dal 1874.


[3936]
In ciascuna stazione vi sono poi parecchi fratelli Coadiutori ottimi laici, versati in diverse arti e mestieri, tra i quali eminet il valorosissimo veterano della Missione Augusto Wisnewsky della Diocesi di Ermeland in Prussia, venuto nel Vicariato senza giammai uscirne nel 1856, versatissimo in molte arti, e nelle lingue, d'anni 55, e che serve come un missionario. Vi sono ancora parecchie Istitutrici negre educate nell'Ist.o Mazza in Verona, che giovano assai nel catechizzare, e nei lavori femminili.


[3937]
Finalmente le Suore di S. Giuseppe dell'Apparizione assistono il Vicariato colla potente loro azione della donna Cattolica. Sono riuscito ad ottenere una Madre Provinciale, o Superiora primaria del Sudan, residente a Khartum, che ha giurisdizione su tutte le Suore del Vicariato, ed è Sr. Emilienne Naubonnet, che fu 30 anni Superiora in Oriente. Colle Suore di S. Giuseppe ho stretto una Convenzione, approvata dalla S. C. che sinora per parte mia si è esuberantemente eseguita ed osservata. Ma le Suore sono poche a confronto dei bisogni del Vicariato. Poiché

a Khartum se ne trovano Nº. 4

a Cairo " " 2

a Cordofan " " 3

a Gebel Nuba provvisoriam.te 2


[3938]
Le quali due ho qui condotte perché preparino bene la casa per un Istituto formale di Suore, con animo poi di ricondurle meco al mio ritorno in Cordofan, non essendo prudente di lasciare in sì remota regione due sole Suore. Quando poi giungeranno le nuove Suore promesse, allora si installeranno formalmente anche a Gebel Nuba.


[3939]
Nel Vicariato io mi trovo in buonissimi rapporti con tutte le autorità Governative turche, che hanno prestati servigi ed appoggio in ogni circostanza. Ben intesi che i turchi e gli egiziani, e questi Pascià nol fanno per amore, ma per politica; che anzi se il potessero, mangerebbero vivi tutti i Cristiani. Ma mentre essi adoperano la politica, anche noi lavoriamo di politica, con questa differenza che alla loro politica dei Birsmark, dei Goreschakof, dei Palmeston, e dei Napoleoni III noi rispondiamo colla politica veramente cristiana del Papa, del Card. Antonelli, e dei Nunzi Apostolici.


[3940]
La Missione poi gode gran credito presso tutti sia infedeli, sia cristiani, sia cattolici.

Le nuove conquiste egiziane dell'impero di Darfur, e dell'Equatore nelle sorgenti del Nilo possono farci dilatare le nostre tende in quelle regioni, quando avremo più forze, essendo io in ottima relazione coi Capi supremi di quelle ardue spedizioni, e colle autorità supreme colà costituite, sia musulmane, sia anglicane.


[3941]
Ecco quanto posso dirle sullo stato generale di questo immenso Vicariato. Se l'E. V. getta uno sguardo sullo stato miserabilissimo in cui questa importante Missione era tre anni fa quando alla S. Sede piacque di affidarla al mio Ist.o di Verona, e lo paragona con la condizione in cui si trova oggidì, deve pur convincersi che il Signore vi ha sparso le sue benedizioni, e che i dolcissimi Cuori di Gesù, di Maria, e di S. Giuseppe hanno assistito la nostra debolezza. Iddio vuol salva l'infelice Nigrizia.


[3942]
Ora ci restano maiores labores, pericula, hoerumnae, e innumerabili croci. Ma non pervenitur ad victoriam nisi per magnos labores. Cristo risuscitò dopo aver subìto la morte di Croce. Egli ci aiuti a morire per amor suo e per la salvezza dell'infelice Nigrizia, per la quale eziandio morì sulla Croce.


[3943]
Pregandola umilmente della benedizione del S. Padre, che coll'eloquenza del suo esempio c'insegna a patire per la Chiesa e per le anime, le bacio la Sacra Porpora, e mi dichiaro nei SS. Cuori di G. e M.



di V. E. R.ma u.mo, ubb.mo indeg.mo figlio

D. Daniele Comboni

Provic.o Ap.co dell'Africa C.le






624
Card. Alessandro Franchi
0
Delen
10.10.1875
AL CARD. ALESSANDRO FRANCHI

AP SC Afr. C., v. 8, ff. 377-379



J.M.J. Nº. 10

Delen (Gebel Nuba), 10 ottobre 1875

E.mo e R.mo Principe,
[3944]
Ho l'onore di spedirle il Rapporto qui incluso sul Vicariato dell'Africa Centrale. Calcolando la buona quantità di provvigioni che ho spedite in questo primo anno a Gebel Nuba, e non avendo allora veduto le produzioni indigene di questo paese, mi parve che per sostenere la missione dei Nuba, fosse necessario far venir quasi tutto da El-Obeid o da Khartum per alimentare i missionari. Questo è un errore, che ho scritto a V. E. coll'ultima mia lettera Nº. 9 da qui; errore, che io sono lieto di qui ritrattare per amore della verità. Ora che ho veduto tutto coi miei occhi, e che ho osservato minutamente, mi sono convinto che qui in questa terra Nubana possiamo avere coll'industria tutto quasi il necessario, eccetto il vestito e qualche altra cosa europea, per mantenere interamente la Missione. Qui vi è molto pel necessario alla vita; e questa missione può costare proporzionatamente meno dell'altre. Sia benedetto il Signore.


[3945]
Ora le domando una grazia; e supplico V. E. ad esaudirmi, se questa è volontà di Dio. Io pregherei la sua bontà a degnarsi di concedermi la licenza di andare al Cairo ed in Europa pei seguenti pressantissimi motivi pel bene del Vicariato dell'Africa C.le.

1º. Come ho scritto a V. E. altra volta, S. A. il Kedive di Egitto ha concesso a noi (come agli altri) il terreno per fabbricarvi due stabilimenti in Cairo per acclimatizzarvi i missionari e Suore del Vicariato; ma lo concesse (come ai Francescani) a condizione che in 18 mesi dalla data della concessione, vi si spendano nella fabbrica 50.000 franchi. Ora sino a questo punto non abbiamo speso che soli 16.000 franchi, ed i 18 mesi scadono il prossimo marzo 1876. Ora si tratta di ottenere o dal Vicerè o dall'Amministrazione una proroga; ciò che sarebbe facile a me, che ho tante alte relazioni in Egitto; e tornerebbe molto difficile ottener questa grazia dal mio Rappresentante D. Bartolomeo Rolleri Sup.re de' miei Ist.i in Cairo, che non ha le risorse ed i mezzi che posseggo io.


[3946]
2º. In Verona, come le scrissi, io ho un Istituto di Suore fondate da Monsig. Canossa e da me per la Nigrizia, e ve ne sono molte già da tempo mature per l'Africa Centrale. Ma non mi posso decidere, o a cedere l'Ist.o veronese alle Suore di S. Giuseppe, o a far venire separatamente nel Vicariato le mie Suore di Verona, senza prima molto conferire col Vescovo di Verona, e sottometterne in ultimo la decisione a V. E. D'altro lato Mons. Canossa non può senza di me combinare questo affare, né io lo posso senza di lui. Questo affare di gran momento pel Vicariato mi rende non poco inquieto finché non è deciso.


[3947]
3º. Ho bisogno di andare a Vienna per fortificare il Comitato della Società di Maria, che ebbe un colpo per la morte del Barone di Spens, che era l'anima di questa Opera. Il Comitato di Vienna è della più alta importanza pel Vicariato, non tanto pel denaro che dà, quanto perché la sua esistenza mantiene vivo e attivo il protettorato dell'impero sull'Africa C.le, anche a fronte del massonico Gabinetto degli affari esteri.


[3948]
4º. Ho una moltitudine di affari, di consigli da prendere, e di cose da trattarsi d'importanza con V. E., e colla S. C., ho bisogno di conferire su molti punti con V. E., per ben condurre la mia grand'Opera, e che difficilmente si fa in iscritto. Qui non ho i mezzi per consigliarmi, che si hanno nelle altre parti del mondo. Il più vicino luogo per prendere un consiglio, sarebbe l'Egitto, cioè 4 mesi di viaggio di qui. Qui ho soli i miei compagni. Noi siamo i teologi, e tutto.


[3949]
Dunque io sarei felice che mi concedesse la grazia richiesta, che riguarda il puro bene del Vicariato. Ciò servirebbe anche contemporaneamente a pigliare un piccolo riposo, e rinfrancare la salute, poiché tre anni di Africa Centrale affatica più che dodici anni di Indie.


[3950]
Intanto io riservandomi sempre i più gravi affari, lascerei mio Rappresentante nel Vicariato il bravo Canonico D. Pasquale Fiore a Khartum, uomo prudente, oculato, e capace di rappresentarmi secondo il mio volere.

Io le subordino sommessamente questa mia preghiera, pronto sempre a fare del resto i venerati voleri di V. E., che è l'interprete dei divini voleri. Intanto le bacio la S. porpora, e mi dichiaro con somma venerazione



di V. E. R. u.mo, osseq. ind. figlio

Daniele Comboni

Prov.o Ap.co






625
Relazione Com. Marienverein
0
Delen
15.10.1875
RELAZIONE AL COMITATO DELLA MARIENVEREIN

ACR, A, c. 12/13



Delen, 15 ottobre 1875
[3951]
Quando la Santa Sede si è degnata di affidare a me e all'Istituto da me fondato a Verona la direzione del Vicariato apostolico, la Missione cattolica esisteva solamente a Khartum, dove due Padri dell'Ordine francescano e due laici si occupavano di quei cattolici. Sin dall'anno 1872, cioè in soli tre anni, dopo la consacrazione di tutto il Vicariato al SS.mo Cuore di Gesù, non solamente si consolidò a Khartum e si ampliò con un magnifico stabilimento delle suore per l'istruzione femminile e per la cura dei malati, ma piacque a Dio di estenderla anche fino a Berber, Cordofan e tra le lontane tribù dei negri Nubani. Veramente si ebbero qua e là enormi ostacoli, tuttavia Dio benedisse le fatiche dei Missionari apostolici il cui grido di guerra è: "O Nigrizia o morte", cioè la conversione della Nigrizia o morire.



1. KHARTUM




[3952]
Il mio primo pensiero dopo la nomina di Provicario apostolico per la grazia di Pio IX, fu di consolidare le due stazioni principali del Vicariato, Khartum ed El-Obeid in Cordofan.

Khartum è la sede delle supreme autorità egiziane, la sede del Console austro-ungarico, il centro naturale di tutto il traffico del Sudan, la base di operazione e il centro dal quale può essere portato il Vangelo risalendo il Fiume Bianco fino all'Equatore, e oltre come nelle regioni orientali.


[3953]
Passo sotto silenzio la stazione missionaria di Khartum e lo stato prospero della stessa sotto ogni aspetto, perché ho dato una relazione su questo al Comitato l'anno scorso. Voglio soltanto far presente che la vasta costruzione dello stabilimento femminile è giunta a tal punto, che sarà finita con una ulteriore spesa di 4000-5000 franchi, un riscontro degno della costruzione del mio predecessore di fel. memoria D.r Ignazio Knoblecher. Il giardino contiguo provvede non soltanto i membri della Missione colla verdura e frutta necessaria, ma dà inoltre un reddito di 1000 franchi annui con la vendita di datteri, melagrane, limoni, banane etc. La Missione deve casa e giardino alle offerte generose della Società di Maria in Vienna e alla munificenza dei ferventi cattolici dell'impero Austro-Ungarico.



2. CORDOFAN




[3954]
Anche sulla stazione missionaria di El-Obeid (capitale del Cordofan) voglio dire soltanto due parole, dal momento che notizie più estese furono già date nell'ultima relazione annuale.

Finora Cordofan è la missione più feconda del Vicariato poiché sebbene dovemmo occuparci prima con costruzioni ed altri lavori preparatori, non è rimasta indietro la costruzione spirituale: furono in quest'anno accettati nel seno della Chiesa cattolica 50 adulti e in un solo giorno - il 21 luglio 1875 - ho battezzato e confermato 17 adulti.


[3955]
Anche a El-Obeid esistono due Istituti, i quali, divisi solo dalla strada principale (Derb el Sultanie), servono da una parte per i Missionari, dall'altra parte per le Suore di S. Giuseppe. L'edificio di questi Istituti come anche la chiesa, è costruito secondo il costume del paese, con terra battuta. Se troverò più tardi i mezzi necessari, rifarò la chiesa e i dormitori con mattoni cotti.


[3956]
El-Obeid, con più di 100.000 abitanti, è molto adatta per una stazione missionaria, in parte per motivo del clima sano, in parte perché costituisce una tappa favorevole per portare la fede anche nel vicino regno di Darfur. Quest'ultimo regno, recentissimamente, fu conquistato da truppe egiziane e dal Governatore Generale nel Sudan, Ismail Ayub Pascià, fu diviso in quattro province o Mudirie. Il clima qui è mite e molto migliore di quello di Khartum.



3. BERBER




[3957]
La città di Berber contiene circa 30.000 abitanti, per lo più musulmani, un piccolo numero di copti e greci scismatici e soltanto pochi cattolici e gran numero di schiavi neri. E' sede del Governo della vasta Provincia di questo nome, posta a circa 10 giorni di viaggio a nord di Khartum e perciò un desiderato luogo di riposo per i membri della missione, quando arrivano a Berber dopo un faticoso viaggio di circa 50 giorni partendo dal Cairo Vecchio.

Era già stata intenzione del benemerito Provicario D.r Knoblecher di erigere a Berber una stazione missionaria; sono lieto di aver eseguito questo santo e saggio progetto. Come ciò fu realizzato, è contenuto nella relazione annuale per il 1874 p. 5.



4. GEBEL NUBA




[3958]
Già da lungo tempo ho ricevuto notizia, principalmente a Khartum, che a sud-ovest del Cordofan vi abitava una tribù nera, che quanto a intelligenza e sagacità supera il nero del Fiume Bianco. La mia mente si occupò di questo popolo che si chiama "Nuba" già al tempo della mia formazione nell'Istituto del famoso Don Nicola Mazza a Verona negli anni 1849 e 1950 in cui ho conosciuto bene l'eccellente nero nubano Bachit Caenda.


[3959]
Questo negro appartenente alla famiglia del famoso e dottissimo orientalista Conte Miniscalchi in Verona, era il modello perfetto di un vero cattolico e mi parlò spesso della sua patria Gebel-Nuba, dicendo che ivi c'erano dei monti e pascoli, buon clima e molti abitanti. Per più di 20 anni pensai alla terra Nuba dicendo ben cento volte al buon nero Bachit Caenda: "Spero che Dio mi concederà la grazia di portare la fede cattolica alla tua patria e di guadagnare a Gesù Cristo nostro Salvatore le tribù dei Nuba".


[3960]
Quando nell'anno 1873 io venni in Cordofan per erigere canonicamente quella stazione missionaria, fu uno dei miei primi pensieri quello di raccogliere informazioni sulle vicine tribù dei Nuba, e Dio mi ha indicato la via ad essi in modo, potrei dire, quasi miracoloso. Il 16 luglio 1873, giorno dedicato a Nostra Signora del Carmelo, quando uscimmo dalla nostra chiesetta di El-Obeid allo otto del mattino dopo l'adorazione del Santissimo - io ho introdotto l'adorazione del Santissimo Sacramento 'per la conversione dei neri' nell'anno 1868 nei miei Istituti a Cairo e più tardi in tutte le stazioni missionarie - venne un gruppetto di Nubani guidati da Said-Aga, uno dei più distinti capi di quelle tribù, per visitarmi; in loro compagnia vi erano due signori copti, dai quali avevano appreso che io desideravo informazioni più particolareggiate sui Nuba.


[3961]
Siccome avevo imparato da Bachit Caenda diverse espressioni nubane e potei usarle, così mi convinsi che erano davvero Nubani. Poi mostrai loro la nostra chiesa, officina e strumenti di artigiani di ogni genere ed espressi a Said-Aga la mia ferma decisione di fondare tra i Nuba una stazione missionaria; perciò lo pregai di parlare di questo mio progetto coi capi più distinti del luogo e di indurre uno di essi a venire a El-Obeid per prendere accordi precisi. Said-Aga adempì questo incarico e così si presentò il 24 settembre il gran capo di Delen di nome Cogiur Kakum, consegnando in pari tempo al Pascià di Cordofan l'annuale tributo. Anche questa volta, la visita coincise con una festa della Madonna e di nuovo con l'ora in cui uscimmo dopo l'adorazione dalla chiesa. Cogiur Kakum era accompagnato da 20 Nubani. Avendo conferito con me brevemente e visitato tutto lo stabilimento con massima soddisfazione, mi invitò a venire nel suo territorio per costruirvi una chiesa ed erigere una missione cattolica, promettendo per questo il suo appoggio in ogni cosa. Senz'altro mi decisi di andare io stesso dai Nuba appena fosse passata la stagione delle piogge; contemporaneamente comunicai questa decisione ai miei Missionari a Khartum.


[3962]
P. Stanislao Carcereri, il quale risiedeva come mio Vicario Generale a Khartum, mi pregò insistentemente di incaricarlo di questa missione tra i Nuba e cioè prima della sua partenza per l'Europa per poter poi riferirne come testimonio oculare alla S. C. di Propaganda a Roma. Accondiscendendo al suo desiderio gli ordinai subito di venire a El-Obeid, accompagnato dal bravo ed esperto veterano della missione cattolica, signor Augusto Wischnewsky, laico della diocesi Ermeland, il quale appartiene alla nostra Missione sin dall'anno 1856.


[3963]
Dopo il loro arrivo a El-Obeid, decisi di inviare a Gebel-Nuba il signor Wischnewsky e il P. Franceschini sotto la direzione del menzionato P. Stanislao Carcereri.

Partirono il 16 ottobre e giunsero in breve al primo monte dei Nuba, cioè Gebel-Nuba o Uarco, conferirono col capo Cogiur Ka-kum e dopo 13 giorni ritornarono di nuovo a El-Obeid. P. Stanislao me ne diede una relazione che io spedii subito alla Propaganda. P. Carcereri venne poi egli stesso a Roma e diede ancora a voce qualche informazione. Ciò che la Propaganda decise in seguito, abbiamo indicato nella relazione annuale dell'anno scorso (p. 1). Parimenti fu già menzionato (p. 3) che il 31 marzo 1875 i missionari D. Luigi Bonomi, D. Gennaro Martini e Domenico Polinari arrivarono felicemente in Gebel-Nuba e furono ricevuti festosamente dal gran capo Kakum come pure anch'io fui invitato da lui per una prossima visita.


[3964]
Il Superiore di questa stazione missionaria, D. Luigi Bonomi, membro dell'Istituto Missionario di Verona, si stabilì con i suoi compagni vicino alla residenza del gran capo, costruì poi, non senza vincere molti ostacoli, un corpo di capanne all'uso del paese, che circondate da una zeriba (siepe), possono servire dapprima da cappella e stazione dei missionari, nonché da locali per la scuola, più tardi poi anche per le suore e per la scuola femminile. La prima cosa fu di esplorare il paese e la gente e di imparare la loro lingua.


[3965]
Questa missione ha intorno oltre 20 monticelli, che circondano in semicerchio una vasta pianura. Il territorio Nuba è tra il 12º e 11º gr. di Lat. Nord e tra il 26º e 28º gr. di Long. orient. (Parigi). Gli abitanti che valuto siano circa 40,000, sono infedeli che aborrono l'islamismo, sono al contrario favorevoli alla Missione Cattolica, specialmente per la ragione che la favorisce tanto il Cogiur Kakum.


[3966]
Sebbene il nostro stabilimento a Delen dispiacerà a più di un governatore del Cordofan e perciò è da attendersi più d'una tempesta, ma queste sono delle difficoltà che passano e speriamo che la Missione sotto la protezione del divin Cuore di Gesù, fiorirà e prospererà. Prescindendo dal vantaggio che questa missione nuova dista da quella di El-Obeid solo 5 giorni di viaggio (a cammello) è in favore di essa l'indole e il carattere dei Nubani, i quali sotto questo aspetto superano di gran lunga gli abitanti delle antiche stazioni di S. Croce e di Gondocoro e delle altre tribù sul Fiume Bianco.


[3967]
Dapprima i Nubani hanno il vantaggio per i Missionari che non sono nomadi, ma hanno dimore fisse. Inoltre se non sono così laboriosi, come noi lo vediamo in Europa, lo sono pure molto di più che le tribù sul Fiume Bianco e coltivano il loro terreno in maniera che renda il necessario per tutto l'anno. Inoltre i Nubani "hanno testa", cioè mostrano intelligenza e giudizio, e spesso parlando con loro si crede di trattare con degli europei colti; in più hanno un fino senso di dovere e stima del sacerdozio. Un altro pregio è che sono mirabilmente uniti, si aiutano a vicenda e nei pericoli comuni rischiano la loro stessa vita. Quasi mai sorge tra loro lite o contesa e si può dire che la loro è una vita patriarcale.


[3968]
Finalmente qui domina una moralità ancor superiore che non nelle altre tribù; e benché le giovanette siano quasi tutte completamente nude e sia rarissima quella che abbia uno straccio con cui coprirsi, pure i nostri missionari che da parecchi mesi si trovano qui con cento occhi per istudiarvi il paese, non hanno notato tra loro alcuna immoralità. Aggiungo ancora la sommissione ed obbedienza che professano al loro grande capo Kakum che è il loro sovrano spirituale e civile; si crede infatti di vedere una sola pacifica famiglia, cosa della quale noi tutti, Missionari e Suore che portavo con me, rimanemmo ugualmente colpiti.


[3969]
Questo capo non ha né polizia, né questura, né tribunali criminali. Non c'è né legge, né codice, né forza fisica, eppure egli governa pacificamente tutti, tutti ricorrono a lui nelle loro piccole querele, obbediscono al suo giudizio e i colpevoli subiscono con pazienza la pena che egli detta. Tuttavia il capo non intraprende alcuna cosa di qualche importanza senza radunare il consiglio dei vecchi del popolo. Questi si presentano, prendono posto sotto un albero (Adansonia), discutono e trattano con tanta maturità di senno ogni piccola loro faccenda che fa stupire. Io fui ripetutamente testimone oculare di tali adunanze.

Queste sono le ragioni più importanti, le quali fanno sperare che questa prima Missione dei Nuba prospererà bene; forse più tardi, quando questa sarà radicata, si potrà procedere oltre secondo il modello delle "Riduzioni in Paraguay".

Vi sono anche degli ostacoli di ogni sorta; i più importanti sono i seguenti:


[3970]
1) La quasi completa nudità della popolazione e specialmente del sesso femminile. Vi è cioè tra i Nuba lo strano pregiudizio che donne vestite non possono diventare madri. Su cento uomini non si trova quasi nessuno che copra con qualche straccio e con un pezzettino di pelle quelle parti del corpo che devono essere coperte. Tra la popolazione femminile la cosa è ancora peggiore; sono ben 200 completamente nude su una che porta sul corpo un pezzo di cotone. Da questo si riconosce quanto siano utili, anzi necessarie qui le Suore per educare la parte femminile di questi neri. Attraverso la coltura del cotone, che qui sicuramente cresce, si potranno provvedere vestiti migliori.

2) La superstizione crassa, alle volte curiosissima. Tra l'altro credono in uno spirito che chiamano Ocurru (corrispondente talvolta all'Orco italiano) e che si impossessa spesso del gran Capo come pure degli altri capi e che come dicono loro, indovina molte questioni, ma molte altre volte "mentisce".


[3971]
3) Il carattere dei Nuba di non fare niente per noi senza ricompensa, nemmeno dopo le più grandi assicurazioni di aiutarci: ci tengono per grandi signori o lords inglesi.

4) Le frequenti minacce dei vicini arabi Baggara nomadi o talvolta anche degli abitanti di taluno dei vicini monti, che spesso vengono per rubare e per ammazzare. Però è un fatto che questi nemici temono assai la missione, perché credono che i missionari abbiano a loro disposizione non soltanto il Governo egiziano in Cordofan, ma che questi abbiano anche forze proprie. Veramente non lasciamo mai disarmata la nostra abitazione per proteggerci dai ladri, iene e leoni. Quindi anche da questo lato la Missione influisce in bene sui Nubani, giacché dal nostro arrivo fino ad oggi né noi, né gli abitanti di Delen hanno subito alcun danno dai già così molesti Baggara.


[3972]
Malgrado questi ostacoli, ho la ferma fiducia che la missione, sotto la protezione del divino Cuore di Gesù, piglierà radici, tanto più che siamo certi che i Nuba in generale hanno fiducia in noi e mandano i loro figli alle nostre scuole, come han fatto finora il gran capo Kakum ed altri. Però per dare una istruzione regolare è necessario che noi missionari e le suore prima imparino bene la lingua nubana. Questa lingua è, in quanto finora io possa giudicare, molto più ricca della lingua Denka e Bari. Abbiamo già tirato buon numero di vocaboli e soprattutto coll'aiuto di Kakum, il quale sa abbastanza l'arabo sudanese, e quindi ci può dare informazioni nel miglior modo possibile.


[3973]
E qui ci sarebbe il posto per riferire qualcosa sulla probabile storia delle tribù Nuba; tuttavia voglio farlo in seguito più estesamente e per il momento dire soltanto due parole su quello di cui ho piena certezza. I Nuba prima furono un popolo numerosissimo, che però fu più che decimato dalle continue scorrerie dei mandatari musulmani dei Governatori del Cordofan, per mezzo di arabi nomadi e dei perfidi Giallàba o dei negozianti turchi. Tutti questi assassini e ladri si presentavano ogni anno ben armati, ammazzavano gli uomini, rapivano ragazzi e ragazze, i quali furono condotti ai mercati di schiavi di El-Obeid, Khartum ed Egitto.


[3974]
Dei ragazzi formarono più tardi dei reggimenti interi di soldati. Questo si faceva da lungo tempo; più spesso però dall'anno 1822, dopo la conquista del Sudan da parte delle truppe egiziane di Mohammed Aly, e si fa fino ad oggi. Nel modo peggiore infierirono i governatori del Cordofan Rustan Bey, Mustafa Bey e Mohammed Bey dal 1836 fino al 1844. Il primo dei nominati apparve con fucili e cannoni, distrusse e saccheggiò ciò che raggiunse, ammazzò i capi, tra i quali anche il padre del Cogiùr Kakum, condusse migliaia di schiavi verso il Cordofan e dei giovani più forti formò cinque reggimenti Nubani, che più tardi si mostrarono magnificamente valorosi. Allora la tratta degli schiavi non era ancora abolita dalle potenze europee: oggi lo è, però soltanto sulla carta, è lettera morta; poiché la tratta degli schiavi è fiorentissima nonostante tutte le leggi e i decreti del Kedive d'Egitto, che la proibiscono. Questi divieti esistevano già nell'anno 1856 sotto il Vicerè d'allora Said, però soltanto di giorno; di notte si potevano vendere gli schiavi liberamente; solo che per ciascuno di essi passava una determinata tassa nella cassa del Vicerè.


[3975]
Mi sono convinto che tutte queste violenze dei musulmani contro i Nubani costituiscono la ragione principale per cui essi detestano l'islamismo. Sebbene i musulmani avessero spedito tanti Mufti, Fachì, Uléma (come loro missionari, come sempre pratica il Governo egiziano nelle sue conquiste nel Sudan) per predicare loro l'islamismo: lo rigettarono ogni volta con disprezzo e alle volte preferirono piuttosto la morte.


[3976]
I Nubani affermano di discendere dai Cristiani della Nubia Superiore (tra Wadi-Halfa e il Cordofan, i deserti occidentali di Dongola e l'Abissinia e il Mar Rosso). Secoli or sono sarebbero stati spinti al sud dai musulmani venuti attraverso l'Egitto e l'Arabia. Per questo essi hanno conservato il nome "Nuba" e pretendono di essere cristiani. La cosa non è del tutto improbabile e vi sono parecchi indizi storici e linguistici sui quali più tardi, quando io e i missionari avremo fatto delle ricerche più precise, non mancherò di darne relazione particolareggiata.


[3977]
Del resto la circostanza che queste tribù furono scacciate dalla loro prima patria, furono mescolate tra i neri idolatri e dovettero per secoli essere privi del sacerdozio cristiano, fa capire che perdettero ogni idea cristiana, ad eccezione della cerimonia, che osservano alla nascita di ogni bambino: cioè lo immergono nell'acqua. Inoltre credono in un unico Dio e in un mondo di spiriti (i demoni). Dio, essi lo chiamano, Beletwo.


[3978]
Queste poche notizie sulla nuova stazione missionaria dei "Nuba" potranno essere per ora sufficienti. Spero che Dio benedirà le nostre fatiche e che l'illustre Comitato della Marienverein continuerà gloriosamente da una parte ad assisterci per mezzo di contributi produttivi e dall'altra a garantirci con il suo influsso morale la protezione necessaria da parte del Governo regio-imperiale. Già adesso sventola la bandiera di Sua Maestà apostolica I. R., del clementissimo Imperatore Francesco Giuseppe I, trionfando nelle stazioni missionarie di Berber, Khartum, in Cordofan a Gebel-Nuba; essa è onorata e temuta dai turchi, dai neri dell'Africa centrale; essa è un simbolo della pace, della fede cattolica e della potente protezione dei Missionari attraverso il vastissimo Vicariato.



5. SCELLAL




[3979]
Fra breve tempo dovrò restaurare anche la missione di Scellal, per poter assistere i cristiani che attualmente sono impiegati ivi nella costruzione della ferrovia, che dovrà condurre fino a Khartum; è già costruita tra Assuan e Scellal e è già iniziata la linea Wady-Halfa-Dongola etc.

La nostra casa a Scellal (costruita sotto il Provicario Mons. Kirchner) è nella migliore condizione. Si potrà impiantare attorno ad essa un orto perché la Missione possiede lì 14 feddan di terreno (circa 50.000 metri quadrati) che, coltivato bene, sicuramente renderà quel tanto da alimentare il personale futuro della missione. In seguito, per il traffico più frequente colla ferrovia, ivi aumenteranno anche i cristiani e i membri della missione potranno svolgere un'attività benefica.



6. GLI ISTITUTI DEI NERI

PER L'AFRICA CENTRALE IN CAIRO




[3980]
Di questi Istituti fu data notizia già nelle relazioni annuali precedenti; stavolta voglio soltanto addurre un argomento per la loro importanza. La loro fondazione fu fatta da me nell'anno 1867. Nell'anno 1871 mandai dal Cairo i due Missionari Carcereri e Franceschini che ivi si erano acclimatizzati fin dal 1867, come esploratori di un territorio favorevole per la missione in Cordofan. Nell'anno 1872, la Santa Sede mi affidò il Vicariato apostolico dell'Africa centrale, e da allora fino ad oggi vi sono arrivati 14 sacerdoti europei come missionari e in questi 4 anni neppure uno di loro è morto, ma tutti sono forti e sani e lavorano pieni di zelo nella tanto difficile vigna dell'Africa centrale. La ragione è senza dubbio questa che non partirono direttamente dall'Europa per l'interno dell'Africa, ma poterono acclimatizzarsi per molto tempo in Cairo.


[3981]
In questo frattempo, i Missionari possono studiare anche la lingua araba, costumi ed usi sia degli arabi sia delle altre popolazioni e poi preparati nel miglior modo possibile, avviarsi all'attività missionaria, mentre prima, sotto l'eccellente signor Provicario D.r Knoblecher (1848-1858) e dei suoi successori Mons. Kirchner e Reinthaller, la maggior parte dei membri della Missione morirono in breve tempo dopo il loro arrivo a Khartum, Santa Croce e Gondocoro.


[3982]
Dall'anno 1867 l'intero personale della missione di Cairo dovette vivere in case prese in affitto, per cui dovetti pagare annualmente quasi 100 napoleoni d'oro. Per sfuggire a questa spesa gravosa, mi diedi premura per ricevere in dono dal Vicerè d'Egitto un terreno per potervi costruire due case, per i Missionari e le Suore. A questo scopo mi sono rivolto ripetutamente con istanze all'I. R. Console Generale Cavalier von Schreiner per ottenere dal Kedive tale terreno, ma sempre senza successo. Quando però diventò Console Generale e agente diplomatico in Egitto il Cavalier Ceschini, Dio benedisse le nostre fatiche e il Vicerè donò alla Missione un magnifico terreno per costruirvi nel quartiere centrale di Cairo Vecchio (Quartiere Ismailia), il quale misura 3891 mq ed è sufficiente per potervi costruire ambedue gli Istituti.


[3983]
Questo terreno secondo la valutazione degli ingegneri egiziani del Kedive ha un valore di 43.000 franchi. Un grazie di cuore quindi al magnanimo Vicerè e soprattutto al generoso signor Console Generale Cavalier Ceschini che si diede tanta premura per procurarci questo dono prezioso! La costruzione di ambedue le case è già incominciata; le spese di costruzione fatte finora ammontano a 22.000 franchi; queste sono pagate: però ho veramente bisogno da parte degli amici della missione pure di aiuti ingenti per poter promuovere e completare quest'opera tanto importante per il Vicariato.


[3984]
Nelle varie stazioni missionarie del Vicariato vivono attualmente 14 sacerdoti, 9 Suore (Suore di S. Giuseppe), 7 laici europei come coadiutori, tra i quali l'assai benemerito veterano della Missione Signor Augusto Wischnewsky, il quale già nell'anno 1856 venne a Khartum coi Missionari L. Gerbl, I. Lanz e A. Kaufmann. Oltre il personale citato ho ancora da mantenere con la cassa della Missione un maggior numero di maestre nere le quali furono educate a Verona e quasi 100 allievi di sesso maschile e femminile.


[3985]
Ma finora Dio ha dato manifestamente la sua benedizione: io non ho debiti, ma questa volta una cassa vuota. Ma il buon Dio, per il quale noi lavoriamo, presterà il suo aiuto anche per il futuro e ci conserverà i vecchi benefattori e ne susciterà dei nuovi. Il mio programma è: "O Nigrizia o morte". Almeno io resisterò fino all'ultimo respiro.


[3986]
In quest'anno due negozianti eretici abiurarono la loro precedente confessione di fede; inoltre abbiamo avuto 69 battesimi di adulti; il 21 luglio 1875 ho impartito in una sola volta a El-Obeid il santo battesimo e il sacramento della cresima a 16 adulti.





L'ISTITUTO PER LE MISSIONI

DELL'AFRICA CENTRALE IN VERONA




[3987]
Quest'ultimo esiste dal 1867 sotto la protezione di Sua Eccellenza Rev.ma il Vescovo Mons. Luigi Marchese di Canossa e per la benevolenza di Sua Maestà l'Imperatore Ferdinando e dell'Imperatrice Anna Pia e fu fondato per formarvi i Missionari per l'Africa centrale.


[3988]
A questo Istituto la Santa Sede ha affidato il nostro Vicariato apostolico. All'Istituto per futuri apostoli dell'Africa ne ho aggiunto un secondo, cioè quello delle "Pie Madri della Nigrizia" per ottenere così delle maestre per la parte femminile nelle Missioni. Finora sono partiti da ambedue questi Istituti molti individui per l'Africa centrale. Lo stato attuale del personale ammonta, secondo un prospetto del Rev.do Superiore D. Antonio Squaranti, a 6 candidati e 15 Suore le quali sono già idonee per trasferirsi in Africa come utili maestre.


[3989]
Questo è un breve abbozzo dell'attuale attività missionaria in e per l'Africa centrale. Il Marienverein in Austria-Ungheria l'ha favorita immensamente e prego l'illustre Comitato e tutti i membri di questa associazione di assisterci benevolmente anche per il futuro; da parte nostra vogliamo pregare ogni giorno per Sua Maestà apostolica regio-imperiale e per l'intera augusta casa imperiale; vogliamo pregare per il Rev.mo Presidente dell'illustre Comitato e per tutti i suoi membri come pure per tutti i benefattori viventi della nostra Missione; però vogliamo anche pregare per il riposo eterno dei due più grandi benefattori, cioè S. Maestà l'Imperatore Ferdinando e S. Altezza Imperiale il Sig. Duca di Modena, come pure per i Signori benemeriti della nostra Missione, il felice consigliere aulico Federico von Hurter-Ammann e l'indimenticabile Signor Barone di Spens.



Daniele Comboni

Provicario Ap.lico



Traduzione dal tedesco.






626
Lett. Past. cons. a N.S. S.C.
0
Delen
28.10.1875
LETTERA CIRCOLARE

ACR, A, c. 18/9 n. 1



Delen, 28 ottobre 1875

Daniele Comboni

per la grazia di Dio e della S. Romana Sede

Pro-Vicario Ap.lico dell'Afr. Cen.le



Al Venerabile Clero Secolare e Regolare ed ai dilettissimi Fedeli del Nostro Vicariato Apostolico. Salute e benedizione.
[3990]
Egli è pur vero che le nostre tribolazioni sono gravissime e senza numero, o Figli dilettissimi; egli è pur vero che ovunque ci accompagnano i pericoli, la sete, le infermità, le afflizioni, i combattimenti e le croci. Ma con ogni verità Noi possiamo dire coll'Apostolo delle genti che le consolazioni colle quali egli c'invita N. S. G. C. sorpassano quelle. Ed è perciò che Noi nell'umiltà del Nostro cuore vi invitiamo a lodare e a benedire la bontà e la misericordia del Cuore Sacratissimo di G. Cristo. Voi ben ricordate con quanta gioia ed esultanza di spirito ai 14 di 7bre 1873 Noi consacrammo solennemente e pubblicamente la Nostra persona, il Nostro immenso Vicariato Ap.lico e Voi, figli dilettissimi, al divin Cuore di Gesù. Ricordate quali speranze fin d'allora concepimmo, che per noi si sarebbe aperta un'era novella di grazie e di benedizioni e che per noi e pei cento e più milioni d'infedeli del Nostro laboriosissimo Vicariato si sarebbero schiusi i tesori della pietà e misericordia di quell'adorabilissimo Cuore.


[3991]
Ma qual creatura umana od angelica ci avrebbe mai aperto l'ingresso in quel Santuario divino, e fare scaturire su di noi le sue inesauribili ricchezze? Ah! piangeva il prediletto Discepolo quando vide quel Libro misterioso segnato con sette sigilli; udendo insieme un Angelo che con voce sonora esclamava: Chi è mai degno di aprire il Libro e di sciogliere i suoi sigilli? Quis est dignus aperire Librum et solvere signacula eius? E nessuno ciò poteva né in cielo né in terra: et nemo poterat neque in coelo neque in terra; et ego flebam multum (Apoc. V.3.4.). Chi dunque ci aprirà questo Libro misterioso del Cuore Sacratissimo di G. C.? Quale sarà questa Chiave benedetta che ce ne schiuderà la porta?... Ah! tergiamo le lagrime, o Figliuoli carissimi, rasciughiamo il pianto, consoliamoci....


[3992]
Ecco la bella Figlia del Re Davide, Maria Vergine Immacolata, che ha nelle mani questa preziosa Chiave, anzi Ella medesima è la mistica Chiave del Cuore adorabile del suo Figlio Gesù. Sì Maria apre questo Cuore e nessuno lo può chiudere; lo chiude e nessuno lo può aprire: Clavis David quae aperit et nemo claudit; claudit et nemo aperit. Ella apre questo Divin Cuore a chi vuole, come vuole, e quando vuole. Ella dispone dei tesori infiniti di quel Cuore divino, come a Lei piace, e a favore di chi Le piace. Ma e perché Maria può tanto sul Cuore adorabilissimo di Gesù? Perché Ella è la Madre avventurata di Gesù, e perciò è Regina e Signora del Cuore di Gesù. O Nome benedetto! O Nome adorato! O Nome il più bello dopo quello di Madre di Dio! Nostra Signora del Sacro Cuore di Gesù! Questo Nome ineffabile è miele alla bocca, melodia all'orecchio, giubilo al cuore: mel in ore, melos in aure, in corde iubilus.


[3993]
E' un Nome che ha fatto brillare la bontà del Cuore di Gesù C. in questi tempi calamitosi per illuminare e consolar tutti, confortare i giusti, animare i peccatori a penitenza, arricchire di grazie quanti a Lei ricorrono. Ond'Ella si consola d'essere dai Figli suoi invocata Nostra Signora del S. Cuore di Gesù; col qual titolo Ella è proclamata la Dispensatrice generosa di tutti gl'immensi tesori e di tutte le grazie del Sacratissimo Cuore del suo divin Figlio Gesù. E' predicata la Madre la più tenera e la più amorosa di tutte le madri; l'Avvocata la più eloquente di tutti gli Angeli e di tutti i Santi; la Speranza dei peccatori; il Conforto degli afflitti; la Luce degli erranti; il Porto dei pericolanti. E' salutata la Donna senza macchia, la Sede della Sapienza, il Prodigio dell'infinito Amore di Dio, il perpetuo Panegirico di tutti i secoli, l'Elogio universale di tutti gli esseri, il Concerto pubblico e generale di tutte le creature, il Miracolo dell'Onnipotenza divina.


[3994]
Nostra Signora del S. Cuore di Gesù!!! Oh! quante glorie questo Augusto Nome racchiude! Quanti pregi e quante grandezze in sé contiene! Ed è per ciò che questo Nome benedetto risuona sulle labbra di molti milioni di fedeli. (1) La invocano su tutti gli angoli del mondo giusti e peccatori, Sacerdoti e laici, principi e vassalli, grandi e piccoli, tutti... Sì, tutti a quanti è pervenuto questo Nome dolcissimo, tutti lo salutano, lo chiamano, lo invocano e tutti esperimentano salutari effetti, ottenendo copiosissime grazie spirituali e temporali da questa pietosissima Madre! Ond'è che ogni giorno da tutti i punti dell'orbe cattolico si eleva dalla terra al Cielo una celeste melodia di tante voci, le quali benedicono alla Signora del S. Cuore di Gesù per le tante grazie da Lei impetrate. (2)


[3995]
Ed il Cuore di Gesù oh! quanto si compiace nel vedere Colei, che tanto ama, sì onorata sì glorificata qui in terra! Ond'é che dal Cielo sempre più fa piovere le sue benedizioni sopra questi adoratori suoi e della SS.ma Madre. E a tutti dice Gesù: Se volete entrare nel mio Cuore e partecipare alle grazie e alle mie benedizioni, ricorrete a Maria e per Lei avrete accesso a Me. Invocatela Nostra Signora del S. Cuore di Gesù, ch'Ella vi consolerà. Sì, venite, o dilettissimi e vedete le opere del Signore. Venite e contemplate questo prodigio della grazia di Dio, N. S.a del S. Cuore che ha tutta la potenza sul Cuore adorabile del Figlio suo Gesù. Ella può tanto, che per eccellenza viene appellata "L'Avvocata delle cause le più difficili e disperate". E S. Efrem "la speranza dei disperati: Spes desperantium ". E S. Bernardo "l'Onnipotenza supplichevole".


[3996]
Ora non è pel Nostro Dilettissimo Vicariato dell'Africa Centrale un gran segno di salute e di grazia questo nuovo titolo, di cui in questi tempi apparisce gloriosa in mezzo a noi la gran Madre di Dio? Se N.a S.a è la Chiave mistica del Cuore di Gesù, non vorrà Ella schiudere i tesori infiniti di quel Cuore adorabile sopra queste anime derelitte dei discendenti di Cam? Se Maria così invocata non sa negare grazie a nessuno, vorrà Ella e potrà mai non soccorrerci nelle nostre grandi tribolazioni, nel nostro laboriosissimo e difficile apostolato, in tutte le nostre necessità?


[3997]
No, no, no... non mai finora s'è inteso che qualcuno abbia invocato N. S.a del S. Cuore di Gesù nei suoi bisogni, e non sia stato da Lei esaudito. Ravviviamo la Fede, o Figli dilettissimi, ravviviamo la Fede; la divina Madre profetò che tutte le genti l'avrebbero chiamata: ex hoc beatam me dicent omnes generationes (Luc. 1). E l'Etiopia e l'Africa Centrale non entrerà nel concerto delle Benedizioni alla Gran Donna senza peccato?... Sì, entrerà, e per Lei troverà il suo Dio Salvatore e lo adorerà: coram illo procident Aethiopes, dice un'altra Profezia (Ps. LXXI).


[3998]
Sì, seguiamo questa fulgida Stella di Giacobbe, N. S.a del S. Cuore e presto l'Africa Centrale troverà il suo Salvatore Gesù: Lumen requiramus lumine et inveniemus Iesum. Ed è perciò che Noi pieni di filiale fiducia a Lei ricorriamo. A Lei noi intendiamo d'offrire e di consacrare Noi stessi, Voi, Figli devotissimi, e tutte le anime dell'immenso Nostro Vicariato. Da Lei, Signora del S. Cuore di Gesù, speriamo gli aiuti, i mezzi e le grazie affine di potere stabilire e piantare su queste lande infocate dell'Africa Centrale il glorioso vessillo della Croce adorata di Gesù Cristo.


[3999]
E quando queste genti, che oggi ancora vivono nelle tenebre lagrimevoli dell'idolatria o del feticismo, saranno convertite e rifugiate nel Cuore di G. C., quando il Nome di Gesù risuonerà sulle labbra dei figli di Cam, allora un inno di gioia e di gratitudine si eleverà da tutti i petti e tutti esclameranno: Lode, Gloria ed eterna Benedizione sia a N.a S.a del S. Cuore di Gesù. Noi per Lei siamo entrati nel Cuore Sacratissimo di Gesù; noi per Lei conosciamo G. Cristo; per Lei noi partecipiamo alla Redenzione, alle grazie, ai meriti, alla eredità di G. C. Nostro Salvatore, e per Lei speriamo entrare un giorno nel Regno dei Cieli promessoci da G. C., cui sia gloria col Padre e collo Spirito Santo per tutti i secoli.


[4000]
Affine di completare e perfezionare l'Atto di Consacrazione del Vicariato al S. Cuore di Gesù, che abbiamo già solennemente, non ha guari, emesso, ed assicurarci tutti i tesori di grazie e benedizioni da questo adorabilissimo Cuore, nell'umiltà del Nostro spirito Noi abbiamo stabilito che nella prossima Festa dell'Immacolata Concezione in tutte le Parrocchie del Nostro Vicariato dopo la Messa solenne, premesse le Litanie Lauretane sia recitato dinanzi al SS.mo Sacramento esposto solennemente sull'Altare il seguente Atto di Consacrazione dell'Africa Centrale a N.a S.a del S. Cuore di Gesù, terminando la S. Funzione colla benedizione del Venerabile.


[4001]
Al quale oggetto, in base alle amplissime facoltà accordateci dalla Santità del Sommo Pontefice Pio IX, Noi concediamo Indulgenza Plenaria a tutti i fedeli, che pentiti e confessati si accosteranno all'Eucaristica Mensa, assisteranno alla predetta Sacra Funzione e pregheranno per la vittoria della Chiesa e pel trionfo del Vicario di G. C.

Dato a Delen (Uarco) Nostra provvisoria Residenza di Gebel Nuba, nella Festa dei Santi Apostoli Simone e Giuda 28 8bre 1875.



Daniele Comboni

Pro-Vicario Ap.lico dell'Africa Centrale



Il Segretario



(1) Gli ascritti all'Arciconfraternita di N. S. del S. Cuore ascendono a più di 12 milioni.

(2) Fino ad oggi il Registro Centrale di Issodoun ne riporta 120.000.






627
Faustina Stampais
1
El Obeid
25.11.1875
A FAUSTINA STAMPAIS

ACR, A, c. 15/151 n. 2



El-Obeid, 25 nov.e 1875



Breve biglietto.



628
Atto consacraz. a N.S. S.C.
0
11.1875
ATTO DI CONSACRAZIONE DELL'AFRICA CENTRALE

A N. S.ra DEL S. CUORE DI GESU'

ACR, A, c. 18/9 n. 2



Novembre 1875
[4002]
Eccoci prostrati ai Vostri SS.mi piedi, o Vergine benedetta, e Madre di Dio Maria; ed esultanti di gioia Vi salutiamo per la prima volta in queste terre deserte, col nuovo e glorioso Titolo di "Nostra Signora del S. Cuore di Gesù". Questo Nome augusto oggi splende per noi come un sole fra le tenebre, come un'Iride di pace e di riconciliazione fra la terra e il cielo. Oggi apparendo Voi in mezzo ai Vostri figli, ravvivate le nostre speranze, ci consolate ripetendoci che oggi apparisce a noi la bontà e la benignità del Nostro Salvatore G. C.; cioè oggi Voi schiudete per tutte queste terre i tesori di grazie e di benedizioni racchiusi in quel Cuore adorabile, perché Voi sola ne siete la Regina e la Signora.


[4003]
Sì, noi Vi salutiamo, o Maria, o Sovrana Augusta del S. Cuore di Gesù. Vi salutiamo in questa Sacra Solennità, o Figlia prediletta dell'Eterno Padre, per cui la cognizione di Dio è pervenuta fino agli ultimi confini della terra. Vi salutiamo, o Domicilio dell'Eterno Figlio, il quale da Voi è nato vestito d'umana carne. Vi salutiamo, o abitazione ineffabile dell'Eterno Divino Spirito, il quale ha profuso in Voi tutti i suoi doni e tutte le sue grazie. O Maria, o Regina amabile del S. Cuore di Gesù, oh! come giungete opportuna nelle nostre necessità! Oh! come la Divina Provvidenza Vi avea riserbata per questi tempi e luoghi... Venite, sì, venite in mezzo a noi, o Vergine Immacolata, venite, regnate e dominate su tutte queste terre desolate e derelitte!.. Ah! Voi sola potete, o Maria, fecondare colla Vostra Benedizione questo suolo per 19 secoli arido e spinoso! Voi solo potete illuminare colla Vostra luce tanti poveri infedeli, figliuoli dell'infelice Cam, i quali vivono tuttora nelle ombre della morte! Voi sola potete donare a tanti milioni di sventurati il loro Signore e Dio!..


[4004]
Ed è per ciò che noi ripieni di fiducia nella Vostra Materna Pietà ricorriamo a Voi; ci rifugiamo sotto la Vostra potente protezione, sicuri che Voi ci consolerete, esaudirete le nostre preghiere ed asciugherete le lagrime di tanti Vostri figli! Sorgete adunque, o Maria, a N.a S.ra del S. Cuore di Gesù, sorgete e venite in nostro aiuto. In Voi riponiamo dopo Gesù tutte le nostre speranze. Voi siete il Vessillo della Fede ortodossa, deh! dilatatela colla Vostra Potenza in queste contrade!... Siete la Madre avventurata del Nostro Divin Redentore morto per tutti sulla Croce, deh! fate che questa si pianti in tutta la Nigrizia. Siete la Regina degli Angeli, spedite molte angeliche schiere in nostro soccorso per abbattere il regno di Satanasso! Siete la Madre degli Apostoli, eccitate Voi in tanti operai evangelici lo spirito apostolico e conduceteli in questa parte derelitta della Vigna del Signore!... Siete... ah! Voi siete ogni cosa per noi dopo Gesù. Ed è per ciò che noi dopo esserci offerti e consacrati al Cuore SS.mo di Gesù, oggi solennemente ci dedichiamo e ci consacriamo a Voi. Sì, a Voi, a N.a S.ra del S. Cuore di Gesù, noi ci offeriamo, ci doniamo, ci consacriamo.


[4005]
A Voi consacriamo noi stessi, le nostre famiglie e tutto il Vicariato dell'Africa Centrale. Consacriamo a Voi i nostri pensieri, le nostre parole, le nostre azioni. A Gesù ed a Voi offeriamo e consacriamo i nostri patimenti, le nostre fatiche, tutta la nostra vita. A Voi ed a Gesù affidiamo e consacriamo tutte le anime delle Regioni dell'Africa Centrale. E Voi, o Maria, o N.a S.ra del S. Cuore di Gesù, abbiate cura di noi poveri figli, custoditeci come Eredità e Proprietà Vostra. Siate la Nostra Guida nei viaggi, la nostra Maestra nei dubbi, la nostra Luce nelle Tenebre: siate la nostra Salute e Fortezza nelle infermità: la nostra Avvocata, la nostra Madre presso il Cuore del vostro benedetto Figlio Gesù in tutta la nostra vita. E nell'ora poi della nostra morte, o M.a proteggeteci, assisteteci con Gesù. E le ultime parole sieno: sia amato dappertutto il S. Cuore di Gesù. Sia lodata e benedetta da ogni lingua N.a S.ra del S. Cuore di Gesù. Così sia.



Daniele Comboni

Pro-Vicario Ap.lico d. Afr. C.le






629
P. Stanislao Carcereri
0
11.1875
A P. STANISLAO CARCERERI

AGCR 1694/106



Novembre 1875
[4006]
"Gebel Nuba è malsano per un mese, credo, ma il resto sano".

........"Tutto faremo a Berber, ove dopo averci un po' tirato i capelli e il naso, finiremo per abbracciarci perché vi amo sempre come vi ho amato perché siete sempre cimbro primogenito".



Sono alcune frasi del Comboni da una lettera del P. Carcereri.






630
Faustina Stampais
1
Khartum
15.12.1875
A FAUSTINA STAMPAIS

ACR, A, 15/141 n. 3



Khartum, 15/12 75



Breve biglietto