[3903]
Benché dall'epoca, in cui ebbi l'onore di umiliare a V. E. l'ultima Relazione ufficiale (1 giugno 1874) sul Vicariato dell'Africa Centrale fino a questo giorno, non sieno mancati serii e gravi ostacoli suscitati dal nemico dell'eterna salute dell'anime, che vede minacciato il suo regno in queste remotissime ed infuocate regioni dalla potenza irresistibile della Croce di Gesù Cristo, pure sono lieto di poter dichiarare a V. E. con questo succinto rapporto annuale, come il Signore si è degnato di benedire all'opera sua, e di stendere e dilatare le sue tende in questa parte sterminatissima della sua vigna da tanti secoli derelitta. I Cuori dolcissimi di Gesù e di Maria, il glorioso Patriarca S. Giuseppe, gli Angeli e Santi Protettori del Vicariato hanno sostenuto poderosamente la nostra debolezza; sì che il nostro grido di guerra è sempre il medesimo fino dal momento, in cui imprendemmo l'ardua e laboriosissima impresa apostolica, cioè:
"O Nigrizia, o Morte."
[3904]
Oltre all'avere in quest'anno maggiormente consolidate le due Missioni fondamentali e centrali di Khartum e del Cordofan, abbiamo aperta e canonicamente eretta la Casa di Missione di Berber, ed abbiamo istituita la novella Missione di Gebel Nuba. Di più sembra che non tarderemo a riaprire la Casa di Scellal nella Nubia Inferiore, parendo che quel posto sia destinato a divenire importante per gli Europei ed Orientali cristiani, che attrae la costruzione della strada ferrata del Sudan, di cui è compiuto il tronco da Assuan a Scellal, e si è dato principio alla gran linea fra Wady Halfa e Mothhamma (in faccia a Scendy) che dee prolungarsi fino a Khartum. Finalmente si è cominciata la costruzione dei due importanti stabilimenti di Cairo, per acclimatizzarvi i missionari e le suore europee, sopra il terreno graziosamente largito alla nostra Missione da S. A. il Khedive d'Egitto.
[3905]
Come si è detto altre volte, il Vicariato dell'Africa C.le è più vasto di tutta l'Europa, e, giusta l'opinione del dottissimo mio Predecessore D. Ignazio Knoblecher, è popolato da circa 90.000.000 (novanta milioni) d'abitanti; e secondo il mio subordinato parere, calcolando anche dal complesso dell'ultima statistica di Washington del 1874, comprende più di 100.000.000 (cento milioni) d'infedeli. Abbraccia vasti imperi, regni, ed innumerabili tribù, entro lo spazio da me segnato sulla Carta Geografica, che ho presentato alla S. C. nel 1872, in cui sono tracciati i confini di tutte le Missioni apostoliche dell'Africa, in base agli esibitimi documenti della loro erezione.
[3906]
Sulle notizie generali del Vicariato, e sulle speciali delle due principali Missioni di Khartum e di El-Obeid capitale del Cordofan, non mi sembra qui necessario di ripetere quanto esposi nell'ultimo mio Rapporto dell'anno scorso, ad eccezione del nuovo e magnifico stabilimento eretto per le Suore in Khartum, e del piccolo ospedale aperto nella vasta nostra casa pegli europei malati, che accolse in quest'anno non pochi, che restituì sani di corpo e di anima; e dello stabilimento delle Suore del Cordofan ampliato, che permise di operare del vero bene per le anime. Credo perciò sufficienti di dovermi limitare ad accennarle alcun che delle nuove missioni aperte in quest'anno; cioè, quella di Berber, e di Gebel Nuba, toccando poi una parola sull'avvenire generale del Vicariato.
Missione di Berber
[3907]
La città di Berber contiene poco più di 30.000 abitanti tutti musulmani, ad eccezione di pochi cofti e greci scismatici, pochissimi cattolici, e gran numero di schiavi neri; ed è sede del Governo della vasta Provincia di questo nome, posta circa al grado 17.3/4 di Lat. Nord, e dista presso a poco dodici (12) giorni di viaggio sul Nilo da Khartum, e più di cinquanta (50) giornate di viaggio dal Gran Cairo per la via ordinaria del Nilo; ed è importantissima ed assai comoda pel Vicariato, perché vi fanno capo, per riposarsi dal lungo faticosissimo viaggio, le nostre carovane provenienti dal Cairo, sia per la via del Nilo e del Deserto di Corosco, sia per quella del Mar Rosso e del Deserto di Suakin. Il clima poi generalmente è salubre.
[3908]
La Missione di Berber fu da me aperta nel novembre del 1874, e contiene una bellissima e vasta casa, con cappella, giardino, locali per scuole, infermeria, e foresteria, posta presso alle sponde del Nilo in amenissima e ridente posizione. Secondo la Convenzione stipulata fra me ed il R.mo P. Generale dei Ministri degli Infermi, ed approvata dalla S. C., è affidata ai RR. PP. Camilliani, che ne presero possesso formale al 2 marzo p.p. La casa di Missione di Berber fu da me canonicamente eretta col Decreto 1 aprile del corrente anno; ed i Religiosi devono prestarsi a qualsiasi cenno del Provic.o Ap.lico, sotto date condizioni, a coadiuvare i Missionari dell'Ist.o delle Missioni per la Nigrizia in Verona, in qualsiasi Missione interna del Vicariato sotto la dipendenza del Superiore locale di dette Missioni. Di più i Religiosi Camilliani sono dal Provic.o Ap.lico incaricati di evangelizzare ed aver cura dei Cristiani della Provincia di Berber, di quella di Taca che si stende fino ai confini dell'Abissinia, di quella di Suakin sul Mar Rosso, e ad tempus di quella dell'antico regno di Dongola.
[3909]
I Religiosi in Berber osservano la clausura regolare, e vivono vita comune secondo le Regole del proprio Ist.o. Il Parroco della novella Missione Camilliana è eletto dal Provic.o Ap.co dopo essersi accordato sulla scelta del soggetto col R.mo P. Generale dell'Ordine; ed è attualmente il R. P. Gio. Batta Carcereri, installato regolarmente colle nostre patenti 19 agosto p.p. E' religioso di coscienza, d'integri costumi, versato nelle scienze sacre, e di anni 46. Il Superiore, o Prefetto della Casa Camilliana è il R. P. Stanislao Carcereri, che per due anni coprì l'incarico di mio Vicario Generale; ed ora nel suo novello ufficio risiede in Berber. I Religiosi attualmente (meno due, che sono meco qui in Gebel Nuba) si occupano dello studio della lingua araba; ragione per cui non si è da loro peranco incominciata la visita delle province a loro affidate. Essi, secondo la Convenzione suddetta, sono muniti dalla S. C. della patente di Missionari apostolici, e nessun soggetto può essere ammesso all'apostolato dell'Africa C.le, senza aver già professato i quattro voti dell'Ordine.
[3910]
Secondo gli obblighi da me assunti nella stessa Convenzione, io ho completamente pagato sino dal testè passato giugno alla Casa Camilliana di Berber l'annuo assegno di 5000 Franchi, cioè, dal 1º marzo 1875 a tutto il febbraio del venturo 1876, dopo avermisi rilasciata regolar ricevuta.
Missione dei Nuba
[3911]
Non appena mi giunsero nell'ottobre dell'anno scorso i venerati ordini di codesta S. C. d'istituire una Missione fra i popoli Nuba, feci partire da Khartum una piccola carovana già da tempo apprestata, munita del necessario per preparare due case per lo stabilimento dei Missionari e delle Suore nel paese di Delen, che è la prima tappa, ed il primo Monte dei Nuba. Nel febbraio poi ho stabilito Superiore della nuova Missione il R. D. Luigi Bonomi del mio Ist.o di Verona, il quale giunto con altri compagni a Gebel Nuba nel marzo, e lavorando con gran zelo e attività, non senza vincere molti ostacoli, apprestò appiè del monte di Delen, vicino alla residenza del capo, un corpo di solide capanne all'uso del paese, cinto di una zariba o siepe di alberi e legnami, che contiene: 1º. in mezzo una cappella con avanti un piazzale. 2º. da una parte locali per dormitori, studio, refettorio, arti e mestieri pei missionari, fratelli artigiani e servi. 3º. l'altra parte locali per le Suore e per le negre con cucina e lingeria.
[3912]
Queste abitazioni bastano per qualche anno, finché si studia bene il paese, si apprende la lingua, e si stabilisce il luogo definitivo e centrale di due ampli stabilimenti più solidi di duro tin, o di mattoni rossi, o di pietra, che si prestino opportunamente per dominare tutta la vasta pianura cinta di oltre venti monticelli, che forma un ameno e magnifico semicerchio.
[3913]
Questa prima porzione della tribù dei Nuba, che contiene circa 40,000 abitanti, che abbraccia poco più di un grado di latitudine e due grandi di longitudine, cioè, precisamente fra il 12º. e l'11º. grado Lat. Nord. e fra il 26º. e il 28º. grado Longitudine Orientale merid.no Parigi, e che è abitata da infedeli che aborrono l'islamismo, e che sembra salutino con gioia lo stabilimento della Missione Cattolica, soprattutto pel favore che le accorda il Cogiur Kakùm capo di Delen, che esercita una grande influenza su questo popolo; questa prima porzione dei Nuba, diceva, diventa, ed è assolutamente come il punto d'appoggio e di partenza, il perno di comunicazione, e come la prima tappa della nostra azione apostolica fra gli idolatri del centro del Vicariato.
[3914]
Da Delen in una sola giornata si va al più remoto punto del semicerchio predetto; ed i punti più abitati, come quelli dei Gnuma, di Golfan, di Sobein, e di Carco distano da qui da tre ad otto ore di cammino. Assicurato bene questo primo punto d'appoggio, ove il clima pare abbastanza salubre, il cui terreno coltivato a tempo col solo benefizio delle piogge ordinarie può dare a tutta questa missione il necessario sostentamento, la missione, messe saldie radici in tutti i lati più importanti di questi monti, sarà in grado senza dubbio d'inoltrarsi mano mano nelle altre parti della tribù dei Nuba, e da queste nelle altre tribù feticce del centro del Vicariato dell'Africa C.le.
[3915]
Io dunque sono d'avviso che questo semicerchio, questo primo punto d'appoggio, questa prima porzione dei Nuba cinta da monti, che contiene un corpo di popolazione di circa 40,000 infedeli, aborrenti affatto dall'islamismo, che ha fatto invano tutti i tentativi per farli abbracciare il Corano, e che si mostra favorevole a noi, sia pure per interesse materiale e per isperata protezione da parte nostra contro le scorrerie dei Baggàra nomadi musulmani, questa porzione dei Nuba, che abita un terreno feracissimo, e cui la mano d'industre agricoltore può migliorare, diventi il primo campo delle nostre fatiche apostoliche fra gli idolatri, e quivi si stabilisca la Missione di Gebel Nuba.
[3916]
Essendo questa opera di Dio, dovrà incontrare le sue difficoltà, ed avremo certo dei disturbi in sulle prime, specialmente da parte del fanatismo musulmano, che non lascerà di tendere le sue insidie, tranelli, e diplomatici raggiri anche nelle forme le più gentili da parte di alcuni del Governo del Cordofan, che non vedono di buon occhio, che la missione cattolica si stabilisca a Gebel Nuba prima del Governo egiziano, ed anche da parte dei Baggara. Ma la Chiesa Cattolica è avvezza a queste prove, e la grazia di Dio ci farà sostenere a piè fermo ogni prova. Queste sono difficoltà momentanee, di cui il Signore e la prudenza necessaria trionferanno. La Missione di Gebel Nuba diventerà floridissima sotto l'egida del S. Cuore di Gesù passando per quei tramiti e per quelle spine, per cui devono passare le opere di Dio.
[3917]
Prescindendo dal vantaggio della sua vicinanza colla Missione di El-Obeid, che è di soli quattro o cinque giorni, il più rilevante argomento in pro dello stabilimento di questa Missione è l'indole, il carattere, e le qualità degli abitanti, che è di gran lunga in miglior condizione degli abitanti delle antiche missioni di S. Croce e di Gondokoro sul Fiume Bianco, e di quante altre tribù ho conosciuto nell'Africa Centrale.
[3918]
Dapprima questi abitanti non sono nomadi, ma hanno stanza e dimora fissa in questi monticelli; e benché sieno sì poco laboriosi da contentarsi di coltivare quel solo tratto di terreno che lor dia magramente il puro vitto per tutto l'anno, e del resto poco si occupino di altro, tuttavia anche questo è lavoro, mentre le altre tribù da me conosciute negligentano anche questo. In secondo luogo queste genti hanno molto buon senso, mostrano criterio e riflessione e molto accorgimento. In una parola hanno testa alla lettera, capiscono le cose come sono, né son sì facili a lasciarsi corbellare dai loro nemici. Di più regna fra gli abitanti di ciascun monte una unione ammirabile: tutti si dan di spalla nei comuni pericoli, ed anche per soccorrersi vicendevolmente nelle malattie e povertà; quasi mai succedon fra di loro alterchi, e si può dire esser quivi la vita patriarcale.
[3919]
Finalmente qui dominano migliori costumi; e benché le zitelle e tutte le donne sieno nude, e sia rarissima quella che abbia uno straccio, con cui coprirsi, pure dai nostri missionari, che da parecchi mesi si trovano qui con cent'occhi per istudiarvi il paese, non si è mai sentito il minimo inconveniente fra loro circa la moralità; cosa che è pur rara anche in Europa. Anche le nostre due Suore di S. Giuseppe hanno ammirato questo. Aggiungo ancora la sommissione ed obbedienza che professano al Cogiur Kakùm, capo assoluto temporale e spirituale dei loro destini. Gli abitanti di Delen sembrano una sola pacifica famiglia. Cosa ammirabile che ha colpito noi tutti. Questo capo Kakùm non ha mandato ereditario, non ha polizia, né questura, né tribunali criminali; non ha forza, né vi è legge alcuna, né codice, né castighi. Eppure egli governa pacificamente tutti, tutti tiene in ordine; tutti ricorrono a lui, e rimangono tranquilli dopo la sua sentenza ed il suo giudizio. Egli poi non intraprende alcuna cosa anche di non grave momento senza radunare il consiglio dei vecchi; i quali trattano, e discutono con tanta maturità di senno ogni piccola loro faccenda, che fa stupire.
[3920]
Forse dopo qualche anno, se a Dio piacerà, non vedo improbabile il caso di qui applicare nel far la Missione il sapiente sistema delle celebri Riduzioni del Paraguay escogitato dall'insigne pietà e profonda sapienza dai RR. PP. Gesuiti, che hanno fatto tra quei americani la più fiorita e ben regolata Missione del mondo, e che con inaudita barbarie e perfidia ha distrutto l'empia politica del Bismarchiano Ministro portoghese Pombal, o meglio la setta massonica del secolo scorso.
[3921]
Queste sono le precipue cagioni (dopo la ragion capitale del venerato giudizio della S. Cong.ne, che mi ha ordinato l'istituzione di Gebel Nuba), per cui mi sembra prudentemente opportuno di qui istituire la prima Missione dei Nuba.
[3922]
Né mi sconfortano i seguenti ostacoli:
1º. La quasi perfetta nudità di questi abitanti, e specialmente delle donne di qualunque età. Su cento uomini presso a poco, appena uno o due avranno uno straccio. Ma delle donne, ve n'ha appena una su due o trecento, che abbia coperte le parti immodeste. Ecco quindi l'immensa utilità delle Suore. Ecco la necessità dell'introduzione della coltura del cotone, che può crescere rigogliosamente in queste terre.
[3923]
2º. Le superstizioni curiosissime e di ogni genere, e la fede nell'Ocuru, o spirito, che a certi dati tempi s'impossessa dei Cogiùr (cosa veduta coi miei occhi), e che realmente indovina alcune cose future, come la pioggia etc., benché molte altre non le indovina; per cui gli stessi Cogiùr sanno dire talvolta, come l'hanno detto ai missionari, ed a me: "Lo spirito questa volta ha mentito, e ci ha ingannati".
3º. Il carattere di questi abitanti, pochi dei quali fanno qualche cosa a noi senza ricompensa: di più non mantengono sempre le loro promesse, benché abbiano il buon senso di vergognarsi quando in ciò sono da taluno rinfacciati.
[3924]
4º. Le frequenti minacce degli arabi Baggara Omur, e d'altri nomadi musulmani, e talvolta dagli abitanti di taluni di questi monti, che rubano gente d'ambo i sessi, e nottetempo involano i seminati. Però è indubitato che questi nemici temono assai la nostra missione, perché credono che abbia a sua disposizione non solo il Governo del Cordofan, ma anche forze proprie, possedendo noi fucili e munizioni. Credo quindi che da questo lato la missione influirà in bene pei Nubani. Difatti dall'epoca in cui è stabilita la missione a Delen i Baggara non hanno mai toccato a questi Nubani né un ragazzo, né un seminato, ad eccezione di un solo, che in una campagna lontana è stato ferito un agricoltore, che noi abbiamo curato.
[3925]
Malgrado tutti questi ostacoli, ho ferma fiducia che la missione piglierà radici salde, tanto più che siamo certi che i Nubani mandano a scuola i loro figli e figlie, come han fatto sinora il gran capo e molti altri.
[3926]
Ma per aprire scuole regolari è necessaria nei missionari e nelle suore la conoscenza della lingua Nubana; e questo è il lavoro più importante, a cui ci siam ora tutti consecrati; e già abbiam tirato buon numero di vocaboli, soprattutto col soccorso del capo, che sa abbastanza l'arabo dei Giallàbi, e che è assai intelligente.
[3927]
Il lavoro adunque, a cui deve intendere la Missione in questo tempo, si è di bene imparare la lingua Nubana per aprirvi regolarmente le scuole, e predicarvi il catechismo e il Vangelo, di apprestare i mezzi perché a poco a poco gli abitanti, e specialmente le donne si possano alquanto vestire, di mantenersi fedele e favorevole la popolazione col buon esempio dei missionari e delle Suore, e coll'esercizio della carità, e di prepararvi tutti gli elementi materiali e formali opportuni al santo ministero apostolico fra questi infedeli. Spero che il Signore ci sarà largo dei suoi divini aiuti, che certo mai ci mancheranno.
[3928]
Qui dovrei dire due parole sulla storia dei Nuba, che interessa veramente la Religione. Ma mi riserbo questo in altra circostanza. Dirò solo che questo popolo, ch'era numerosissimo, fu più che decimato dalle scorrerie dei mandatari dei Governatori egiziani del Cordofan, soprattutto dall'epoca della conquista del Sudan fatta dalle armi egiziane di Mahhammed Aly nel 1822 sotto la condotta del crudele Defterdar e d'Ismaïl Pascià figlio del Vicerè che perì a Scendi. Questi ne massacrarono una gran parte, ed una gran parte furono condotti schiavi in Cordofan e nell'Egitto. Furono decimati dal 1834 al 1844 dai Governatori del Cordofan Rustan Bey, Mohhammed Bey, Mustafa Bey, e Mussa Pascià. Furono decimati finalmente dalle continue invasioni dei Giallàba, o mercanti di schiavi, che ogni anno fino al 1870 ne conducevano schiavi in Cordofan, nella Nubia e nell'Egitto a migliaia a migliaia. Ho rilevato essere questa la precipua cagione per cui i Nubani detestano l'islamismo, in guisa che per quanti ulema, mufti, e fachì musulmani furono spediti fra loro (come sempre pratica il Governo egiziano nel Sudan) per farne abbracciare la religione del falso Profeta, sempre la rigettarono con disprezzo, sottomettendosi, non pochi, piuttosto alla morte.
[3929]
I Nubani pretendono di essere Cristiani, e di discendere dai Cristiani della Nubia (che si stende dal Tropico fino al di qua di Khartum, e dall'Ovest del regno di Dongola fino al Mar Rosso, e ai confini dell'Abissinia). Donde essi hanno conservato il nome di Nubani, e paese dei Nuba. Ma l'essere stati privi per tanti secoli di sacerdoti, e di ministero sacerdotale, e coll'essersi mescolati da oltre quattro secoli cogli indigeni feticci negri pieni di superstizioni, perdettero ogni idea cristiana, e ora non conservarono che una larva lontana di abuso di Cristianesimo, sempre credendo in uno spirito che li governa, e che si chiama Ocuru, e in Dio creatore, onnisciente e padrone di tutto, che essi appellano Belewto.
[3930]
Una tale opinione che essi discendono dagli antichi Cristiani della Nubia guasti dagli errori di Dioscoro Alessandrino, che fino al 1300, conservavano ancora alcuni Vescovati, come quello di Dongola vecchia, di Meràui, di Soba etc. etc., una tale opinione non mi sembra improbabile, e ne ho gravissime prove storiche e linguistiche fino da quando ho concepito il disegno nel 1873 di spedire a Gebel Nuba i primi esploratori guidati dal P. Carcereri, come proverò e svilupperò in una operetta che ho ideato di scrivere a poco a poco sulla Storia del Cristianesimo nella Nubia, e paesi adiacenti, che spedirò a V. E.
[3931]
I Cattolici del Vicariato sono attualmente presso a 500, la maggior parte indigeni, parecchi orientali di tutti i riti, e diversi europei. Il maggior numero trovasi in Khartum e nel Cordofan. Gli adulti battezzati in quest'anno sono 56. Devo far osservare a V. E. che il nostro precipuo impegno in questi primi tempi è di preparare i materiali e gli stabilimenti necessari per ben consolidare la Missione. Con apposito Decreto fin dal 1873 ho adottato per testo in tutto il Vicariato fino a nuovo ordine il catechismo arabo di Monsig.r Valerga def.to Patriarca di Gerusalemme che mi pare il migliore di quanti ho esaminato.
[3932]
Le rendite del Vicariato dal 1º. giugno 1874 a tutt'oggi, largite dalle Società benefattrici d'Europa, dai miei privati benefattori, e dai beni immobili, ammontarono alla somma di 109,473 franchi netti, coi quali si son fatte parecchie spedizioni costosissime, e si sono mantenuti tutti gli stabilimenti del Vicariato, ed i piccoli Ist.i di Cairo. Ad onta delle gravi perdite subite per la grande spedizione condotta dal P. Carcereri, il Vicariato non ha alcun debito né in Europa, né in Egitto, né nel Sudan, ad eccezione di 960 franchi col mio Procuratore del Cordofan.
Personale del Clero
Sacerdoti missionari europei
Membri dell'Ist.o delle Missioni per la Nigrizia in Verona
Missione principale di Khartum
[3933]
1º. D. Daniele Comboni Provicario Ap.lico, nato a Limone (Diocesi di Brescia) ai 15 Marzo 1831, venuto in Africa Centrale nel 1857.
2º. D. Pasquale Fiore, già Canonico di Corato (Diocesi di Trani) Superiore e Parroco di Khartum, e durante la mia assenza mio Rappresentante, d'anni 35, in Missione dal 1870.
3º. D. Salvatore Mauro della Diocesi di Trani, d'anni 40, in missione dal 1872.
4º. D. Paolo Rossi di Verona, d'anni 26, Cancelliere e mio segretario, in missione dal 1874.
V'è inoltre un'ottimo giovane maronita d'anni 24, mio scrivano per le lettere arabe.
[3934]
Missione del Cordofan
5º. D. Giovanni Losi della Diocesi di Piacenza d'anni 37 Superiore e Parroco di El-Obeid, in missione dal 1872
6º. D. Stefano Vanni della Diocesi di Trani d'anni 39, in missione dal 1872.
Vi sono qui tre ottimi Chierici studenti di teologia, cioè,
1 D. Annibale Perbellini di III anno di Teologia, in missione dal 1873.
2 D. Carmino Loreto di I anno di teologia
3 D. Vincenzo Marzano di I anno di teologia
[3935]
Missione di Gebel Nuba
7º. D. Luigi Bonomi della Diocesi di Verona d'anni 34 Superiore.
8º. D. Gennaro Martini di Torino d'anni 32 Vicario Parrocchiale.
Ambedue in missione dal 1874.
Qui sonvi altri due Sacerdoti Camilliani
Missione di Berber
Sacerdoti Regolari dei Ministri degli Infermi detti Camilliani
9º. P. Stanislao Carcereri di Verona, Superiore, d'anni 35, in missione dal 1867.
10º. P. Giuseppe Franceschini, d'anni 29 di Treviso d'anni 29, in missione dal 1867, ora in Gebel Nuba.
11º. P. Gio. Batta Carcereri Veronese Parroco, d'anni 46, in missione dal 1874.
12º. P. Alfonso Chiarelli di Ceneda, d'anni 33 in missione dal 1874, addetto a Gebel Nuba.
13º. P. Camillo Bresciani di Verona d'anni 25, in missione dal 1874.
Vi è anche il Fratello Giuseppe Bergamaschi che vestì l'abito al Cairo, per opera del P. Carcereri, d'anni 40.
Stabilimento di Cairo
Membri dell'Ist.o delle Missioni per la Nigrizia in Verona
14º. D. Bortolo Rolleri della Diocesi di Piacenza Superiore degli Ist.i dei negri in Egitto, d'anni 35, in missione dal 1869.
15º. D. Domenico Noia della Diocesi di Trani, d'anni 37, in missione dal 1874.
[3936]
In ciascuna stazione vi sono poi parecchi fratelli Coadiutori ottimi laici, versati in diverse arti e mestieri, tra i quali eminet il valorosissimo veterano della Missione Augusto Wisnewsky della Diocesi di Ermeland in Prussia, venuto nel Vicariato senza giammai uscirne nel 1856, versatissimo in molte arti, e nelle lingue, d'anni 55, e che serve come un missionario. Vi sono ancora parecchie Istitutrici negre educate nell'Ist.o Mazza in Verona, che giovano assai nel catechizzare, e nei lavori femminili.
[3937]
Finalmente le Suore di S. Giuseppe dell'Apparizione assistono il Vicariato colla potente loro azione della donna Cattolica. Sono riuscito ad ottenere una Madre Provinciale, o Superiora primaria del Sudan, residente a Khartum, che ha giurisdizione su tutte le Suore del Vicariato, ed è Sr. Emilienne Naubonnet, che fu 30 anni Superiora in Oriente. Colle Suore di S. Giuseppe ho stretto una Convenzione, approvata dalla S. C. che sinora per parte mia si è esuberantemente eseguita ed osservata. Ma le Suore sono poche a confronto dei bisogni del Vicariato. Poiché
a Khartum se ne trovano Nº. 4
a Cairo " " 2
a Cordofan " " 3
a Gebel Nuba provvisoriam.te 2
[3938]
Le quali due ho qui condotte perché preparino bene la casa per un Istituto formale di Suore, con animo poi di ricondurle meco al mio ritorno in Cordofan, non essendo prudente di lasciare in sì remota regione due sole Suore. Quando poi giungeranno le nuove Suore promesse, allora si installeranno formalmente anche a Gebel Nuba.
[3939]
Nel Vicariato io mi trovo in buonissimi rapporti con tutte le autorità Governative turche, che hanno prestati servigi ed appoggio in ogni circostanza. Ben intesi che i turchi e gli egiziani, e questi Pascià nol fanno per amore, ma per politica; che anzi se il potessero, mangerebbero vivi tutti i Cristiani. Ma mentre essi adoperano la politica, anche noi lavoriamo di politica, con questa differenza che alla loro politica dei Birsmark, dei Goreschakof, dei Palmeston, e dei Napoleoni III noi rispondiamo colla politica veramente cristiana del Papa, del Card. Antonelli, e dei Nunzi Apostolici.
[3940]
La Missione poi gode gran credito presso tutti sia infedeli, sia cristiani, sia cattolici.
Le nuove conquiste egiziane dell'impero di Darfur, e dell'Equatore nelle sorgenti del Nilo possono farci dilatare le nostre tende in quelle regioni, quando avremo più forze, essendo io in ottima relazione coi Capi supremi di quelle ardue spedizioni, e colle autorità supreme colà costituite, sia musulmane, sia anglicane.
[3941]
Ecco quanto posso dirle sullo stato generale di questo immenso Vicariato. Se l'E. V. getta uno sguardo sullo stato miserabilissimo in cui questa importante Missione era tre anni fa quando alla S. Sede piacque di affidarla al mio Ist.o di Verona, e lo paragona con la condizione in cui si trova oggidì, deve pur convincersi che il Signore vi ha sparso le sue benedizioni, e che i dolcissimi Cuori di Gesù, di Maria, e di S. Giuseppe hanno assistito la nostra debolezza. Iddio vuol salva l'infelice Nigrizia.
[3942]
Ora ci restano maiores labores, pericula, hoerumnae, e innumerabili croci. Ma non pervenitur ad victoriam nisi per magnos labores. Cristo risuscitò dopo aver subìto la morte di Croce. Egli ci aiuti a morire per amor suo e per la salvezza dell'infelice Nigrizia, per la quale eziandio morì sulla Croce.
[3943]
Pregandola umilmente della benedizione del S. Padre, che coll'eloquenza del suo esempio c'insegna a patire per la Chiesa e per le anime, le bacio la Sacra Porpora, e mi dichiaro nei SS. Cuori di G. e M.
di V. E. R.ma u.mo, ubb.mo indeg.mo figlio
D. Daniele Comboni
Provic.o Ap.co dell'Africa C.le