[1373]
Ier sera mi giunse la pregiatiss.ma sua 28 p.p., alla quale m'affretto a risponderle, ringraziandola di tutto cuore della medesima, ed aprendole sommessamente il mio cuore sopra l'affare delle nostre morette. Le premetto innanzi tratto che dinanzi a Dio mi dichiaro meritevole di qualunque umiliazione, come pure da Lei, come mio Superiore, ricevo volentieri qualunque mortificazione che credesse darmi, e dichiaro di meritarla benché ne ignori in parte la cagione: quanto ella fa, anche per mortificare il mio amor proprio, e quanto ella giudica opportuno che si faccia nell'istituto, tutto è oggetto di venerazione per me: confido però che sia tanto buono da permettermi sull'affare delle morette qualche osservazione.
[1374]
Nella lettera indirizzatami a Vienna dall'Ist.o fondamentale ai 30 ott.e 1865, nel mentre che mi si diceva di non assumere a nome dell'Ist.o nessun impegno presso l'eccelso Comitato di Marienverein, si aggiunse: "Nonostante il già detto, parve di poter fare qualche cosa anche presentemente a favore di quei poveri negri dell'Africa, offerendo le nostre morette intanto che sono giovani in aiuto di qualsiasi istituzione che tu credessi opportuna per l'Africa." Da questo brano della lettera dell'Ist.o fondamentale deve dedursi che a me è concessa la facoltà di giudicare sull'Istituzione a cui ponno affidarsi le nostre morette. In base a questa facoltà, giunto in Egitto, dopo aver ben ponderato il modo di utilizzar meglio a prò dell'Africa le morette, ho conchiuso colle Suore del B. Pastore di Cairo, e colle Clarisse italiane parimenti di Cairo una convenzione (sempre riserbandomi la finale approvazione del mio Superiore), in cui i detti Istituti ricevevano tutte le nostre morette, e cento altre, se vi fossero state.
[1375]
In seguito alle lettere di D. Beltrame dell'aprile e del giugno p.p., in cui mi parlava delle morette presso a poco nel medesimo senso, io ho confermato nella mia corrispondenza di Cairo, le stesse intenzioni alle Suore. Ora non fu senza sorpresa, che nella sua preziosa lettera ultima lessi queste parole. "Quanto alle more, mi si offerse una bella occasione di collocarle secondo i loro desideri, e quanto prima il tutto sarà effettuato" Avrei giudicato opportuno che ella prima di stringere obbligazione, avesse anche fatto parola con chi ebbe dall'Ist.o fondamentale la facoltà di collocarle, ove meglio fosse opportuno pel bene dell'Africa e per secondare i loro desideri.
[1376]
Ora che su queste morette si è parlato in Cairo, e colla Prop.da, e perfino col S. Padre, che figura delicata non vado io a fare presso tutte queste persone? Che io avessi fatto convenzione con Cairo, lo scrissi molte volte e dall'Africa e da Roma. Né importa che io abbia soverchiamente ritardato a liberare l'Ist.o dalle morette, perché questo non dipende da me, ma da Dio che permette che gli affari della sua gloria vadano lenti. Qui poi mi permetto di fare un'altra osservazione. Nelle lettere che mi ha scritto il nostro caro D. Giovanni, mai mi ha parlato di aver risposto alla Prop.da che l'Ist.o non può assumere la missione etc. Fu d'uopo che lo stesso Card.le me ne informi. Ella poi, mio caro Superiore, mi dice che ha trovato modo di collocar le morette, e non mi indica come le ha collocate. Mi concederà, mio Superiore, che questa non è piccola mortificazione per un membro dell'Ist.o, che non è ultimo nello zelare gl'interessi dei poveri negri, e che fa quello che è in suo potere per salvare qualche africano, e per promuovere il bene dell'Africa. Conosco proprio di essere in nessuna considerazione presso il mio Ist.o, al quale però sarò sempre attaccato col cuore, e procurerò di giovare nel modo migliore, se Ella giudicherà opportuno. Ho grave timore che Ella abbia cedute le morette al P. Lodovico; in tal caso avrei a deplorare un errore, involontario sì, ma fatale alle povere morette; perché, fra le altre ragioni, in faccia alla Propaganda e dappertutto, farebbe quello che ha fatto riguardo ai moretti, e scemerebbe il credito all'Istituto.
Non lice mettere in iscritto quello che le vorrei dire circa quel benemerito e buon uomo.
[1377]
Ora perché Ella facesse buona figura presso chi riceverà le morette, ed affinché io non ne abbia a fare una di delicatissime in Egitto, le propongo un mezzo per pigliar due colombi ed una fava; cioè, di lasciare per me quattro o cinque o almeno tre, e le altre per la Istituzione con cui Ella ha convenuto. Ma, ben intesi, che io vorrei le tre o quattro più sane buone e brave e che sarebbero le più utili per l'Africa. Per sciogliersi dall'obbligazione riguardo a quelle per me, può sempre mostrare come tali morette non vogliono assolutamente andare, ma restare nell'Ist.o e a disposizione mia etc. Insomma se Ella vuole, può farmi questo favore; ed io lo spero; e per tale scopo in questo mese sacro al Cuor di Maria prego, e confido che otterrò la grazia. Di ciò io la prego quanto so e posso, e confido che ascolterà la mia preghiera. Io ne vorrei quattro, e proprio io le sarei grato.
[1378]
Circa Hans oggi fui dal Cardinale, e gli mostrai la notizia che mi diede. Mi diresse da Mgr. Capelli Seg.rio, e n'ebbi che non può entrare nessuno in Collegio di Prop.da senza che abbia passato almeno la Janua latinitatis, che da noi sarebbe come 1ª. latina. Per cui ha fatto bene a non farne parola a Maria. Io credeva che il giovane fosse più avanti.
Io sto discretamente bene: sono dietro ad un affare riguardante l'Africa, che tratto col Generale dei Minimi di S. Francesco di Paola: spero di presto terminarlo. Io sono impaziente di venire a Verona; e già appena aperti i passi, o terminato o non terminato l'affare, io vengo a Verona.
[1379]
Mi perdoni di aver esposto un po' di risentimento in questa lettera. Ciò non toglie che io non abbia tutta la venerazione ed affezione pel mio Superiore, e che non sia disposto ad accettar tutto dalla mano di Dio, che tutto dispone pel miglior bene. Si ricordi, che io confido, che pagati i debiti e sistemata l'economia, l'Ist.o abbia a continuare il programma del nostro fondatore riguardo all'Africa. Spero che D. Beltrame abbia ricevuta una mia da pochi giorni. Sono preoccupato delle circostanze politiche, e delle future sventure delle comunità ecclesiastiche e religiose.
Io lo riverisco di cuore: mi riverisca il Vescovo, D. Beltrame, Poggiani e tutti, mentre baciandole le mani, mi dichiaro con tutto il rispetto
Suo u.mo ed aff.mo
D. Daniele