AL SIG. DE LAMENIE DE BRIENNE
"Annales de l'Institut d'Afrique" 27 (1867)
Verona, Missione Apostolica dell'Africa Centrale,
22 agosto 1867
[1423]
Sua Ecc. Mons. Canossa, Vescovo di Verona, mi ha appena trasmesso il programma dell'Istituto d'Africa, che l'anno scorso gli avevo inviato.
E' con una viva consolazione che apprendo l'esistenza e il nobile scopo di questa istituzione filantropica. Leggendo il suo programma mi sono maggiormente convinto della verità che l'esperienza mi ha insegnato, ossia che là dove vi è un grande scopo umanitario si trova sempre la Francia. Nello stesso tempo in cui la Provvidenza ha chiamato questa nobile nazione a essere la protettrice della Chiesa nell'universo intero, l'ha pure destinata a portare la fiaccola del cattolicesimo e della civiltà nelle regioni immerse ancora nelle tenebre della morte e a favorire i Missionari apostolici, umili strumenti di questa grande opera a un tempo religiosa e umanitaria.
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Non posso abbastanza esprimere la mia gioia vedendo che lo scopo di questo Istituto è quello di civilizzare l'Africa, che è la parte del mondo più infelice e sventurata. Sono felice di esprimerle la mia soddisfazione, perché votato all'Africa da 17 anni, io non vivo che per l'Africa e non respiro che per il suo bene! Dal 1857 sono rimasto nell'Africa centrale in qualità di Missionario apostolico in diverse tribù, principalmente sul Fiume Bianco, dove sono stato più volte sul punto di morire. Là, vedendo le miserie e l'infelicità di questi poveri africani, si può capire la nobiltà del grande bene che l'Istituto d'Africa s'è imposto. E' per questo che avendo i miei poveri sforzi la più intima connessione con lo scopo dell'Istituto d'Africa, del quale lei è il degno segretario, io mi permetto di presentare il mio Piano per la rigenerazione dell'Africa, esposto in questo opuscolo che ho l'onore di inviarle.
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Il Piano è basato su questo principio: Rigenerare l'Africa per mezzo dell'Africa stessa.
Mi permetta anche di inviarle il mio programma dell'Opera del Buon Pastore per la rigenerazione dell'Africa, che il Pontefice Pio IX ha appena approvato.
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Con l'appoggio di Sua Ecc. il Vescovo di Verona, abbiamo potuto aprire due Istituti a Verona, uno maschile e uno femminile, allo scopo di formare e preparare degli elementi per le Missioni dell'Africa. Spero che la Provvidenza benedirà queste piccole case.
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Intanto, durante il mese di ottobre, intraprenderò una spedizione molto importante e interessante per l'Africa, allo scopo di fondare al Cairo due case per il centro dell'Africa: una per gli uomini e una per le donne, sulle basi e di conseguenza al mio Piano. Questa spedizione sarà composta da sette Missionari, quattro Suore e quattordici maestre nere: queste sono tutte del Fiume Bianco e delle tribù vicine; esse si trovano in Europa da dieci anni e sono istruite in tutte le arti femminili; hanno l'istruzione delle maestre di scuola in Francia. Sono destinate a istruire in Egitto le piccole morette e a spostarsi nel loro paese natale al fine di comunicare a quelle tribù i vantaggi e i benefici della civilizzazione che esse hanno ricevuto dalla civiltà europea.
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Il mio Piano è quello di formare in Europa dei bravi Missionari, delle buone donne missionarie e dei coraggiosi artisti che si stabiliranno nelle regioni limitrofe dell'Africa dove il clima è sopportabile per gli europei e per gli indigeni. Noi formeremo dei missionari, delle buone donne di famiglia e dei bravi artigiani neri destinati a trasferirsi, dopo la loro istruzione, nei loro paesi nativi per fondare là la civilizzazione secondo il sistema tracciato nel mio Piano.
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Ecco il legame che mi unisce con tutto l'affetto all'Istituto d'Africa. A misura che le mie piccole case d'Africa faranno dei progressi, noi ci sforzeremo di essere utili al nostro Istituto. Così spero che noi ci daremo reciprocamente la mano per lo scopo comune della rigenerazione dell'Africa.
Perciò la pregherei di farmi pervenire gli Annali dell'Istituto d'Africa ora a Verona e, dopo il mese di ottobre, al Cairo.
D. Daniel Comboni