Comboni, dziś

Durante viaggio di animazione missionario (1871), celebra nella cattedrale di Dresda
Al Mitterrutzner, 1877
La mia confidenza è nella giustizia dell’eterna Roma ed in quel Cuore divino che palpitò anche per la Nigrizia

Pisma

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Nr pisma
Odbiorca
Znak (*)
Miejsce napisania
Data
511
Luigi Grigolini
0
El-Obeid
21. 7.1873
A LUIGI GRIGOLINI

ACR, A, c.15/51



J.M.J.

El-Obeïd capitale del Cordofan, 21/7 .73

Mio carissimo Grigolin,
[3277]
Benché affogato da mille occupazioni, e benché abbia ancora quasi mille lettere a scrivere nelle cinque parti del mondo, tuttavia non voglio più oltre procrastinare a scrivere due righe al mio caro Grigolin, annunziandogli che le sue famose bottiglie datemi al mio passaggio da S. Martino furono gloriosamente ed onoratamente bevute alla maggior gloria di Dio ed alla sua e nostra salute nelle seguenti località:

1º. Due nei miei Istituti del Cairo, ove parteciparono tutti i Sacerdoti missionari.

2º. Una sbottigliata al Superiore dei Fratelli delle Scuole Cristiane a Cairo, amico e benefattore nostro.

3º. Una, ahi! per isbaglio fu aperta ad Assuan alle prime cateratte del Nilo: volea trattare due religiosi francescani reduci da Khartum, dopo che la S. Sede tolse la missione a loro per darla a noi, e trattarli con una bottiglia (cosa rara in questi paesi) di vino ordinario; invece ahi! per isbaglio si bevette il Pullicella di Grigolino.


[3278]
4º. Una bottiglia bevemmo a Khartum col R.mo mio Vicario Generale il P. Carcereri.

5º. Ed una la tengo ancora nascosta nel mio baule, e nessun sa niente; ma si berrà qui nella Capitale del Cordofan forse ai 14 di sett.e, in cui farò la solenne consacrazione del Vicariato al S. Cuore di Gesù.


[3279]
Ella vede che non sarebbe male anzi bene se pensasse ancora a fare sì che altre sublimi bottiglie di tal genere fossero così gloriosamente onorate nell'Africa Centrale; ma bisognerebbe evitare quel rompicollo di dazio, che subiscono spedizioni di tal genere in via Seminario Nº. 12 a Verona: bisognerebbe spedire direttamente la sporta od altro al Sig.r Angelo Albengo in Alessandria d'Egitto mio Procuratore, il quale penserebbe a ricapitarmele in Khartum.


[3280]
Benché in questo lungo viaggio dovrà passare ancora la Dogana dell'Ist.o di Cairo, tuttavia spererei che anche noi poveri africani dell'Africa C.le ne gusteremo come cosa venuta dall'altro mondo.

Mi sono troppo dilungato in tale materia. Ora mi limito a mandare un saluto a lei e a suo fratello, ed alle loro ottime famiglie, assicurandola che noi preghiamo per essi, ed io ho celebrato una messa in Cairo per lei, e ne celebrerò di tanto in tanto. Dobbiamo assolutamente andare in paradiso.


[3281]
In 99 giorni di terribile viaggio giunsi con la gran carovana a Khartum, e in altri 10 giorni e mezzo giunsi qui nel Cordofan. Le parlerò in altra della grande missione che Dio m'ha affidata, che è la più difficile e colossale dell'universo. Le parlerò della schiavitù, come qui si trattano si vendono, si strozzano migliaia e migliaia di figli e figlie rubate ai genitori, talvolta dopo averli massacrati. Intanto noi abbiamo due grandi missioni in piedi ad El-Obeid, e Khartum; apriremo presto quella di Scellal, e porteremo la Croce fra i Nuba, patria di Bachit Miniscalchi, che sta a cinque giorni di cammello da qui. Ai 14 sett.e prossimo faccio la solenne Consacrazione al S. Cuore di Gesù di tutta l'Africa Centrale: in quel giorno preghi e faccia pregare tanto dall'Arciprete di S. Martino, mio caro Maestro, al quale desidero che faccia una visita speciale per me ed una a D. Dallora. Se non moriamo, forse ci vedremo ancora radunati alla Mariona, alla quale ho acquistato una specie di diritto. Mando la benedizione a Lei ed a tutta la sua famiglia e mi dichiaro nei SS. Cuori di G. M.



Suo aff.mo amico

Daniele Comboni

p. Vic.o Ap.co dell'Africa Centrale






512
Card. Alessandro Barnabò
0
El-Obeid
25. 7.1873
AL CARD. ALESSANDRO BARNABO'

AP SOCG, v. 1003, ff. 734-735



Nº. 7 J.M.J.

El-Obeïd, capitale del Cordofan,

25 luglio 1873

E.mo e R.mo Principe,
[3282]
Ho ricevuto con sommo piacere l'ossequiata sua 29 aprile Nº. 1. Tornano veramente care in sì smisurata distanza le venerande parole dei Superiori, che sono sempre l'espressione della volontà divina. Prendo atto del giudizio e desiderio di V. E. sulla riapertura dello stabilimento di Scellal. A tempo opportuno, e quando le forze il consentiranno, verrà effettuata senza alcun dubbio. Il suo clima è salubre.


[3283]
Ho sempre nuovi argomenti che dimostrano splendidamente l'importanza della Missione di El-Obeïd. Benché tutto il mio impegno attuale sia principalmente rivolto a ravvivare, stabilire e ben consolidare le due Missioni fondamentali di Khartum e di El-Obeïd, che sono la base di operazione per distendere mano mano l'azione del Cattolicesimo nelle tribù che abitano la parte orientale del Vicariato fino al di là delle sorgenti del Nilo, e fra le immense popolazioni delle sterminate contrade, che costituiscono il centro del medesimo Vicariato; nulladimeno in questo frattempo non tralasciamo di occuparci altresì delle tribù e dei popoli finitimi del Cordofan, ove non penetrò ancora l'islamismo, assumendone esatte informazioni, pigliando cognizione delle lingue, e studiando sempre a poco a poco il modo più facile ed opportuno per potere un giorno con sicurezza ed efficacia stabilirvi delle missioni.


[3284]
Al quale oggetto diamo opera attivissima a preparare sin d'ora dei buoni soggetti indigeni di quei paesi, educandoli nella fede e civiltà cristiana; e stiamo a formare con non lieve fatica il Dizionario, la grammatica, ed un piccolo catechismo nella lingua dei Nuba.


[3285]
Nella scorsa settimana venne tre volte a farmi visita con buon seguito uno dei re o capi dei popoli Nuba, che s'era condotto in El-Obeïd per pagare a questo Pascià il tributo di alcuni paesi, che confinano col sud-ovest del Cordofan. Si chiama Nemùr, e comanda ancora a non pochi paesi, che non si sono mai assoggettati al pagamento del tributo; ed è in perfetta relazione con quasi tutti i capi o re dei popoli Nuba, che non furono mai vinti dai turchi, e che sono ancora indipendenti. Questo re mi fece un invito esplicito di andare nei suoi paesi, od almeno di mandarvi dei miei missionari per erigervi una Chiesa, piantarvi scuole, ed insegnar loro la nostra religione. Uno del suo seguito che era stato schiavo in Siria, ove avea conosciuto i cristiani e veduto le loro chiese, mi disse che in dieci anni dopo che noi ci fossimo stabiliti colà, essi diverrebbero tutti cristiani.


[3286]
Chiesi al capo alcune informazioni su quelle parti; e n'ebbi, che quegli abitanti furono più volte assaliti dagli arabi Baggàra e dai turchi, ma li hanno quasi sempre respinti; che più volte gli arabi sono riusciti a rubar loro migliaia e migliaia di figli e di fanciulle; che essi non hanno mai voluto saperne né di turchi, né di Maometto; che essi sanno che vi è Dio; ma non l'hanno mai veduto, e non sanno pregare, come hanno veduto in El-Obeïd e in Siria; che in seguito a ciò che hanno loro detto i loro maggiori, che han veduto gli Habbasc (Abissini), molti di loro praticano questa cerimonia coi loro bambini; cioè: quando il neonato ha otto giorni, viene un certo òeru (mago), unge tutto il corpo del bambino di un certo grasso; poi tuffa se stesso nell'acqua, prende il bambino, lo immerge nell'acqua, e lo consegna alla madre. Parlarono con disprezzo del Cordofan, esaltando il clima e la fertilità dei loro paesi. Osservarono con meraviglia l'elegante nostra cappella, la scuola, gli strumenti delle arti di agricoltore, falegname, ferraio etc., ed insistettero in tre visite che mi fecero, perché io andassi a stabilire una chiesa ed una scuola nei loro paesi.


[3287]
Io li accolsi assai bene; mostrai che sono disposto a secondare i loro desideri dopo essersi verificate molte condizioni; loro annunziai che, andando noi fra di loro, avremmo con noi condotto alcuni dei loro figli per ridonarli alle loro famiglie, e loro ordinai di mandarmi di tanto in tanto alcuni di loro, per informarmi dei loro interessi ed intenzioni. Il capo Nemùr promise spontaneamente che sarebbe egli stesso qui ritornato dopo il Kharif, o raccolta, in ottobre; gli regalai alcune medicine, medaglie, ed una fotografia dell'ottimo moro Bachit Miniscalchi (che Monsig.r Segretario ebbe la bontà l'anno scorso di condurre ai piedi di S. S.), il quale è nativo di quei paesi, e tutto lieto se n'andò con tutto il seguito, ritornando fra i Nubani.


[3288]
Per ora non emetto nessun giudizio su questo fatto, che potrebbe essere importantissimo. Voglio pensarvi sopra, scoprirvi, se vi sono, le gherminelle, depurare il positivo su cui vi si può fare qualche fondamento, studiare bene tutto, e poi attendere il tempo da Dio prefinito.


[3289]
Dopo ulteriori osservazioni, spedirò un breve quadro sugli orrori della tratta dei negri, onde è luttuosissimo teatro questo Vicariato. L'Inghilterra, sotto lo specioso titolo di abolire la schiavitù, manda i suoi Ambasciatori a Zanzibar e a Mascate, per effettuare i suoi disegni di politico interesse e conquista. Ma l'Africa Centrale è dove, più che altrove, imperversa questa piaga dell'umanità. La missione cattolica, più che i cannoni, colla benedizione divina riuscirà a poco a poco alla grande impresa.

Nei SS. Cuori di Gesù e Maria, le bacio la Sacra porpora, e passo all'onore di segnarmi



di V. Em.za R.ma

u.mo, d.mo, obb.mo figlio

Daniele Comboni Pro-Vic.o Ap.co






513
Presidente O. S. Infanzia
0
El-Obeid
31. 7.1873
AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

DELL'OPERA S. INFANZIA

ACR, A, c. 14/137 n. 1



El-Obeïd, capitale del Cordofan

31 luglio 1873

Al Signor Presidente della S. Infanzia,
[3290]
Una nuova Opera degna della sua carità viene a domandare il soccorso della S. Infanzia. Sono i piccoli bimbi del Vicariato Apostolico dell'Africa Centrale che la S. Sede ha affidato dall'anno scorso al nuovo Istituto delle Missioni per la Nigrizia a Verona e alla mia piccolezza, con il titolo e i poteri di Pro-vicario Apostolico

Il Vicariato dell'Africa Centrale è la più vasta e laboriosa Missione dell'universo intero e comprende più di cento milioni d'infedeli. E' situato tra le missioni dell'Egitto, di Tripoli, dell'Abissinia, dei Galla, della costa di Benin, della Guinea meridionale. All'Ovest tocca la linea diretta di Morzouk al Niger e al Sud arriva fino al dodicesimo grado di Latitudine meridionale.


[3291]
Le opere che ho fondato fino al presente per la grande conquista della Nigrizia sono le seguenti:

1º due piccoli Istituti al Cairo, l'uno maschile e il secondo femminile, per acclimatare i Missionari e le Suore destinati all'Africa Centrale e per educare dei piccoli neri e nere nella fede e nelle arti e mestieri.

2º Due Istituti a Khartum, capitale del Sudan orientale, situata al 15º grado di Lat. Nor.

3º Due Istituzioni nella città di El-Obeid, capitale del Cordofan. Questa città, dalla quale ho l'onore di scriverle, è popolata da più di 100.000 abitanti e al presente è la città più centrale tra tutte le Missioni d'Africa qui esistenti. Essa è tra il 12º e il 13º grado di Lat. Nord.


[3292]
Khartum è la base d'operazione per operare sulla parte orientale del Vicariato, che abbraccia tutte le immense tribù del Fiume Bianco e delle Sorgenti del Nilo fino ai grandi Laghi di Niassa, Tanganika e i paesi di Lunda e Muemba.

El-Obeid è la base di operazione per lavorare nella parte centrale del Vicariato: è la vera porta della Nigrizia interiore e il centro di comunicazione con il regno del Darfur, l'impero di Bornù, le immense tribù dei Nuba, Fertit, Waday, Tsad e delle migliaia di tribù che abitano le regioni sud-ovest.


[3293]
Tutti i miei sforzi sono per ben fortificare queste due missioni dove prepariamo dei buoni soggetti indigeni delle tribù centrali, affinché essi divengano apostoli di fede e di civiltà nella loro patria. Dopo avanzeremo poco a poco verso i paesi interni, a misura del personale e delle risorse che la Propagazione della Fede e l'Opera della S. Infanzia ci aiuteranno.


[3294]
A Khartum l'opera femminile è diretta dalle Suore di S. Giuseppe dell'Apparizione di Marsiglia, che abitano una casa affittata per 1.200 franchi per anno. Io ho acquistato il terreno per costruire la casa delle Suore, dove devo aprire un grande orfanatrofio per i piccoli bambini. La stessa cosa devo fare qui a El-Obeid.


[3295]
Ora c'è qui un gran numero di bambini da raccogliere che sono sovente abbandonati con la loro madre. Vi sono pure delle madri che scappano dai loro padroni con i loro piccini e si rifugiano alla Missione. Bisogna raccogliere sovente e mamme e figli, se è possibile. Altrimenti perirebbero i corpi e le anime delle une e degli altri.

Ora c'è la necessità di fondare dei grandi orfanatrofi e per ciò mancano assolutamente le risorse. Per questo mi rivolgo con le lacrime agli occhi, Signor Presidente, all'Opera sublime della S. Infanzia per avere un potente aiuto, alfine di salvare migliaia di bambini neri.


[3296]
Per costruire una casa in questi paesi è molto costoso: gli strumenti necessari bisogna portarli dall'Europa. Un muratore non lavora se non per 20 franchi al giorno e gli assistenti hanno bisogno di essere pregati con insistenza per lavorare per 10 franchi al giorno. Questo a Khartum dove c'è un piccolissimo numero di muratori. Qui a El-Obeid costano meno le costruzioni, ma bisogna raddoppiare il personale che lavora.

In questo Vicariato bisogna ancora riflettere che tutto ciò che è necessario alla vita e a una fabbrica costa almeno sei volte più che in Egitto, perché per trasportare qui la maggior parte di questi oggetti, bisogna che passi tutto sul dorso dei cammelli per il gran deserto dell'Atmur e per le pianure del Cordofan.


[3297]
Spero che la S. Infanzia verrà in mio aiuto per la costruzione e per il sostentamento di due grandi orfanatrofi. Bisogna creare tutto in questo Vicariato. E' per questo che ha bisogno di grandi soccorsi. Le privazioni dei miei Missionari, delle mie Suore, dei miei catechisti, delle maestre nere, dei Fratelli coadiutori sono assai grandi; il clima è molto caldo, i viaggi enormi; bisogna calcolare che durante alcuni mesi interi non si vide che la volta del cielo nella notte e durante le giornate cadono sulle nostre spalle gli ardori del sole africano.

Si degni, signor Presidente, accettare la mia umile preghiera e i sentimenti del mio profondo rispetto, con i quali ho l'onore di dirmi nei Sacri Cuori di Gesù e di Maria,

umilissimo servitore



Daniele Comboni

Pro-vicario Apostolico dell'Africa Centrale



Traduzione dal francese.






514
Mgr. Joseph De Girardin
0
El-Obeid
31. 7.1873
A MONS. JOSEPH DE GIRARDIN

AOSIP, Afrique Centrale



J.M.J.

El-Obeïd, capitale del Cordofan

31 luglio 1873

Monsignore,
[3298]
Sono sei anni da quando ho avuto l'onore di conoscere l'illustre Direttore della S. Infanzia che non avrà dimenticato, può darsi, di aver visto a Roma e a Parigi un povero missionario che è sopravvissuto tra tante vittime che sono morte nell'Africa Centrale e che ha fatto dei viaggi per fondare l'Opera della Rigenerazione della Nigrizia e stabilire in una maniera duratura la fede cattolica in questa parte del mondo più sfortunata e abbandonata. Questo povero missionario è colui che ha l'onore di scriverle dal centro dell'Africa per implorare dei forti aiuti dall'Opera ammirabile che lei dirige.


[3299]
Le invio qui unita una petizione per il Presidente del Consiglio della S. Infanzia e la prego insistentemente di esaudirmi e di appoggiare la mia causa che è santa e secondo lo scopo speciale di questa Opera sublime che ha popolato il cielo di piccoli ladri del Paradiso.

Prima di parlarle della condizione deplorabile dell'infanzia di questo Vicariato, mi permetto di dirle due parole sulla mia opera e come Dio stesso l'ha condotta.


[3300]
Nel 1846 Gregorio XVI, di s. m., ha eretto il Vicariato dell'Africa Centrale e l'ha affidato a Mons. Casolani, Vescovo di Mauricastro e Vicario Apostolico che ha ottenuto due Padri Gesuiti, P. Ryllo e P. Pedemonte, e due allievi del Collegio di Propaganda, che era meglio informata della via più sicura per cominciare questa opera e che era quella dell'Egitto e della Nubia, ha affidato la Missione al P. Ryllo che ha condotto nel 1848 la spedizione fino a Khartum, dove egli è morto. Sotto il governo del suo successore, Mons. Knoblecher, la Missione ha fatto dei progressi perché ha potuto aprire, oltre alla Stazione di Khartum le Missioni dei Kich al 6º di Lat. Nord e di Gondokoro al 4º presso le Sorgenti del Nilo.


[3301]
Ma siccome la differenza del clima tra l'Europa e l'Africa Centrale è enorme, su 40 Missionari che sono andati direttamente dall'Europa al Sudan, sono morti 35 e 4 sono ritornati in Europa per non più ritornare in Missione. Uno, e sono io, è ritornato in Europa con lo scopo di ritornare qui e sacrificarvi la vita. Allora la Propaganda ha provato a inviare i Francescani che nel 1861 hanno occupato il Vicariato, ma dopo aver perso 22 soggetti, tutti sono ritornati in Europa, eccetto tre, che abbandonarono tutte le Stazioni, a eccezione di Khartum, che essi sostennero fino all'anno scorso. A causa della soppressione degli Ordini Religiosi in Italia, i poveri Francescani, che ottenevano dai conventi d'Italia la più gran parte dei loro Missionari, sono stati forzati ad abbandonare l'Africa Centrale e anche le altre Missioni. E' allora che la S. Sede ha affidato questo grande Vicariato a un nuovo Istituto che ho fondato con l'aiuto e la protezione di Mons. marchese di Canossa, Vescovo di Verona.


[3302]
Dal 1857, trovandomi nella Missione dei Kich sul Fiume Bianco, qui nell'Africa Centrale, ho assaggiato tutte le prove di questo difficile apostolato ed essendo stato undici volte in punto di morte a causa del clima e delle enormi fatiche, sono stato obbligato a ritornare in Europa dove, dopo qualche anno, essendomi ristabilito, ho pensato al modo di ritornare su questo campo di battaglia per sacrificarvi la vita per la salvezza dei neri. Fu il 18 settembre 1864 che, uscendo dal Vaticano dove avevo assistito alla Beatificazione di M. Margherita Alacoque, mi è venuto in mente di presentare alla S. Sede l'idea del Piano per riprendere l'apostolato dell'Africa Centrale. E' il S. Cuore di Gesù che mi ha fatto sormontare tutte le enormi difficoltà per realizzare il mio Piano per la Rigenerazione della Nigrizia con la Nigrizia stessa.


[3303]
Nel 1867 ho aperto a Verona l'Istituto della Missioni per la Nigrizia e alla fine dello stesso anno ho aperto due case per neri al Cairo. Lei che ha un'immensa pratica delle opere di questo genere, non ha bisogno che le spieghi tutta la storia, lo scopo, l'importanza di queste opere preparatorie per impiantare stabilmente l'apostolato nelle Regioni Centrali dell'Africa. Io dovevo provvedere all'Opera un corpo di ecclesiastici per fornire sempre il personale della Missione: dovevo provvedere a far sì che la salute dei Missionari europei potesse conservarsi il più a lungo possibile in questi paesi brucianti dell'Africa Centrale.


[3304]
A questo fine, con la potente protezione di Mons. Canossa (suo padre era fratello della Venerabile Fondatrice delle Figlie della carità di Verona che sono stabilite anche a Hong Kong e a Hu'pè in Cina. Si tratta al presente la causa di Beatificazione di questa Fondatrice. Il Vescovo è anche cognato della Signora Teresa, marchesa Durazzo del S. Cuore a Parigi) ho fondato l'Istituto delle Missioni per la Nigrizia a Verona che è stato canonicamente approvato dal Vescovo e ho fondato al Cairo due Istituzioni preparatorie per le Missioni dell'Africa centrale, che mi hanno formato in cinque anni, 54 buoni soggetti che sono al presente molto utili per il mio Vicariato.


[3305]
Siccome i Padri Francescani non occupavano che la sola città di Khartum con due Missionari, per lanciare la mia opera nell'Africa Centrale nei paesi che non hanno mai udita la Parola di Dio, nel 1871, vedendomi ben fornito di buoni soggetti indigeni, ho inviato al Cordofan quattro esploratori per vedere se era opportuno fondare in questa capitale di El-Obeid una Missione e occupare utilmente i miei soggetti secondo lo scopo della loro educazione. Gli esploratori, comandati dal P. Carcereri, mio attuale Vicario Generale, in 82 giorni di viaggio sono arrivati al Cordofan e, avendo ben esplorato questo paese, hanno trovato opportuno fissare una Missione a El-Obeid, secondo gli insegnamenti che avevano ricevuto al Cairo.


[3306]
Fu allora che mi recai a Roma per domandare il Cordofan per il mio Istituto di Verona. Ma la S. Sede, dopo la rinuncia dei venerabili Padri Francescani a Khartum e all'Africa Centrale, ha deciso di affidarci tutto il Vicariato dell'Africa centrale, che è più vasto dell'Europa tutta intera, e arriva al 12º di Lat. Sud.


[3307]
Ritornato al Cairo, ho fatto i preparativi per la grande spedizione nell'Africa Centrale e il 26 di gennaio di quest'anno sono partito dal Cairo con una carovana di 33 persone tra Missionari, Suore, maestre nere, e Fratelli laici, e dopo un faticoso viaggio di 99 giorni, sono arrivato a Khartum, da dove, dopo un mese di soggiorno, sono partito per il Cordofan, dove mi trovo da 50 giorni. Il solo viaggio della carovana dal Cairo a Khartum e a El-Obeid mi è costato 22.000 franchi e tutto ciò soffrendo molto, non bevendo mai del vino né io, né gli altri e soffrendo una grande povertà. Ma siccome questa Missione è faticosa e difficile e dolorosa, occorre che i Missionari siano disposti a un martirio lento e continuo.


[3308]
Ora a Khartum e a El-Obeid abbiamo la proprietà delle case dei Missionari, ma per le case delle Suore le ho affittate e pago 1.200 franchi per anno a Khartum e un po' meno a El-Obeid. Qui non abbiamo mai bevuto vino, perché troppo caro. Una bottiglia ordinaria di vino ordinario per la Messa, che al Cairo costa 60 centesimi, qui non la si trova per 5 franchi. Le patate costano 130 centesimi al chilo; tutto ciò che qui è più necessario per la vita, costa enormemente caro. A Khartum abbiamo del pane assai caro, ma qui non ce n'è affatto e noi non mangiamo mai pane, ma fahit, cioè un certo pane di durra selvatica che in Europa mangerebbero appena le galline. Noi siamo molto contenti perché facciamo la volontà di Dio e procuriamo la salvezza delle anime più abbandonate della terra.


[3309]
Una delle mie prime cure è quella di fondare due grandi orfanatrofi diretti dalle Suore per l'infanzia. Occorre che io le dia un'idea della condizione deplorevole di questi paesi, perché lei possa comprendere tutto. L'abolizione dello schiavismo, deciso dalle potenze europee a Parigi nel 1856 è lettera morta per l'Africa Centrale. I trattati esistono sulle carte, ma qui la tratta è in pieno vigore. Si parte tutti i mesi dell'anno, eccettuato il tempo delle piogge equatoriali, da Khartum e da El-Obeid e ci si reca nelle tribù vicine dei neri; si entra armati di fucili e di pistole e si strappano violentemente dalle tranquille famiglie dei neri i bambini, le bambine e i ragazzi e per riuscirvi contro i genitori che si oppongono, si uccidono molte volte gli stessi genitori e tutti quei bambini con le mamme, se sono giovani, si conducono nel Cordofan e nella Nubia per venderli.


[3310]
Vi sono dei bambini di due giorni, fino alle ragazze e donne di 24 anni pressapoco; vi sono delle madri molto giovani dai 14 ai 20 anni con due o tre piccoli; vi sono molte madri che non hanno dato ancora alla luce i piccoli e tutte nude le si conduce nella Nubia e al Cordofan e in Egitto. Ogni anno se ne strappano molte centinaia di migliaia e può darsi mezzo milione. Dal Cairo a Khartum noi ne abbiamo incontrati pìù di trenta carovane e barche. Da Khartum al Cordofan più di mille tutti nudi e legati al collo e tirati dai giallaba (mercanti di schiavi). Una volta strappati questi poveri bimbi e bimbe, il padrone ne dispone a suo piacere e soprattutto per gli harem e la prostituzione.


[3311]
E' innumerevole il numero dei bambini nati che si gettano fuori da El-Obeid o li seppelliscono o li gettano sulla terra fuori della città per essere mangiati dagli avvoltoi e uccelli, con i cammelli morti, gli asini e gli altri animali. Quindici giorni fa, mentre stavo passeggiando fuori dalla città, ho visto delle centinaia di questi piccoli cadaveri o dei pezzi di cadaveri. Ho reclamato presso il Pascià il quale mi ha dato ordine di seppellire tutti i neri morti. Poi una quantità di bambini vengono venduti con la loro madre per 90 o 100 franchi. Noi abbiamo numerose madri con i loro piccoli che abbiamo acquistato e che ci hanno donato e noi li abbiamo messi in piccole capanne che abbiamo costruito e comperato fuori dalla Missione.


[3312]
Ecco la grande necessità di fondare un grande orfanatrofio e affidarlo alle Suore; ho già comperato il terreno proprio vicino alla mia residenza. Ma mi occorre denaro sia per costruire, sia per mantenere ed educare questi bambini. Madri per allattarli ce ne sono in abbondanza, anche di 11 anni, che possiamo acquistare o prendere a noleggio. Un gran orfanatrofio è necessario anche a Khartum.


[3313]
Premesso tutto ciò lei deve ancora pensare, Monsignore, che qui non è mai stato predicato il Vangelo, per conseguenza lei può immaginare i disordini, la corruzione e gli effetti della corruzione. Bisogna ancora pensare che su 100.000.000 di infedeli di cui è composto il mio Vicariato, ce ne sono di 80.000.000 che vanno nudi completamente, uomini e donne. Ora, per stabilire la fede cattolica, bisogna vestire almeno le donne e un po' gli uomini. Per vestirli è una spesa enorme, perché una pezza di tela ordinaria che comperiamo al Cairo per 10 franchi, arrivata al Cordofan, costa almeno 40 franchi. Una cassa di vestiti e di camicie da donna che mi hanno inviato dalla Francia gratuitamente, trasportata qui al Cordofan, il solo trasporto mi è costato 67 franchi. Pensi ora lei le spese che ci sono necessarie per formare un orfanatrofio per i nostri piccoli neri.


[3314]
Al momento in cui le scrivo, monsignore, non abbiamo neanche la biancheria per noi, perché abbiamo dovuto fare una camicia a ciascuna bambina e donna del nostro Istituto femminile e farne una anche ai ragazzi. Noi dormiamo vestiti sul nostro angareb che è formato da pezzi informi di legno e legato con delle corde di dattero, o con delle corde di pelle di animale. Ci sono ad El-Obeid dei mercanti arabi (nemmeno un europeo) che hanno della tela, ma per acquistarla occorre del denaro che non abbiamo. Noti ancora una cosa. Le camicie ai neri non durano come in Europa dove ci sono delle belle case, dei letti e delle sedie. Qui i bambini dormono sulla nuda terra o, se le abbiamo, sulle stuoie. Non ci sono sedie; essi dormono e si siedono sempre sulla terra; non hanno scarpe, ma sempre piedi nudi.


[3315]
Malgrado tutto ciò, il nutrimento e il vestiario di ogni bambino e di ogni bambina anche piccola, ci costa 7 franchi e 74 centesimi per mese, senza contare la casa e le madri che allattano i piccoli. Ma ciò non può durare perchè essi moriranno. Occorrono da 8 a 10 franchi per ciascuno. A Khartum è più caro. Aggiunga le medicine che abbiamo portato dal Cairo. Arrivate al Cordofan costano enormemente. Aggiunga ancora le spese d'acquisto.

Ogni giorno si presentano a noi degli schiavi per essere liberati dalle crudeltà dei loro padroni. Si sono presentati a me delle mamme incinte con piccoli. Se io non le accetto, saranno punite con la morte dai loro sicari. Ho constatato che alcune di loro, anche se incinte, sono state uccise.


[3316]
Ora che fare davanti a questo disgraziato spettacolo? Levo gli occhi al cielo, confido nella Provvidenza e le accetto. Ora, non avendo al presente il tempo per scriverle altre miserie, m'indirizzo all'Opera della S. Infanzia e la prego insistentemente di venire in mio soccorso con un buon assegno annuale. Se lei vedesse, monsignore, lo stato delle popolazioni dell'Africa Centrale, lei sarebbe convinto che nessuna della missioni della Cina e degli altri paesi del mondo, merita d'essere aiutata come la mia.

In Cina le Missioni sono stabilite da secoli; qui al Cordofan sono solamente 486 giorni che la Fede cattolica è entrata per la prima volta. Dunque, qui bisogna creare tutto. La Cina è un paese civilizzato. L'Africa Centrale no; le popolazioni sono completamente nude, uomini e donne, alla distanza di 10 giorni e anche di 3 giorni da qui. Qui le donne portano, per la strada, un piccolo asciugamano; le ragazze completamente senza il minimo vestito o con un cordoncino di pelle in basso. Non ho parole per esprimerle le miserie di questo paese e molte cose non si possono nemmeno dire per pudore. Dunque, raccomando questa santa causa al suo ammirabile cuore; perori, monsignore, la causa dell'Africa Centrale.


[3317]
Per quanto riguarda noi Missionari e Missionarie, siamo disposti a morire mille volte per la salvezza di queste anime. Il nostro grido di guerra sarà sempre per tutta la nostra vita. "O Nigrizia o Morte".

Noi saremo, con la grazia di Dio, fedeli al nostro proposito.


[3318]
Io non voglio tacerle qui che, allorché la S. Sede mi ha affidato questa vasta e laboriosa Missione, la mia coscienza era un po' titubante, perché conoscevo la mia piccolezza di fronte a questo mandato enorme che Dio mi ha affidato tramite il suo augusto Vicario Pio IX. Allora io ho pensato che con le nostre forze non riusciremo mai a fondare il cattolicesimo in queste immense regioni dove la Chiesa, malgrado gli sforzi di tanti secoli, non è giammai riuscita. Allora ho gettato tutta la mia confidenza nel Sacro Cuore di Gesù e ho stabilito di consacrare tutto il Vicariato al Sacro Cuore di Gesù il 14 settembre prossimo. A questo scopo ho inviato una circolare per fare questa grande solennità e ho pregato l'apostolo ammirabile del S. Cuore, il P. Ramière, a redigere l'atto di Consacrazione solenne, ciò che egli ha fatto. Glielo invierò.


[3319]
Ora, per questa volta, mi fermo e la prego di destinare all'Infanzia del mio Vicariato un buon assegno e d'inviarlo al Cairo al mio rappresentante, Don Bartolomeo Rolleri, Superiore degli Istituti dei neri al Cairo. Egli mi farà pervenire tutto alla mia residenza principale per mezzo del divano del Cairo.


[3320]
Le autorità turche fino a ora sono buonissime con la Missione; io sono arrivato nel Vicariato con un firmano dell'Imperatore di Costantinopoli nel quale accorda al Vicariato tutti i privilegi accordati ai cristiani dell'impero turco. Così ha contribuito molto a essere ben ricevuto in tutte le principali città del Sudan. Ciò fa che noi siamo completamente liberi. Ma a due giorni da qui, dove non c'è alcun governo, noi non abbiamo che il firmano della Provvidenza divina. Tuttavia la fama della nostra Missione a El-Obeid è penetrata ovunque nel regno del Darfur, nell'impero di Bornù, nei Bogus, nei Nuba e un re di questi ultimi è venuto a invitarci per costruire una chiesa e fare delle scuole nella sua tribù, dove c'è una conoscenza ideale di Dio, ma manca completamente il culto, non si prega e si detesta il Corano e dove hanno ucciso tutti quelli che hanno parlato loro del Corano.


[3321]
Il mio scopo attuale è quello di fortificare Khartum ed El-Obeid, come punto di base di operazione: poi noi ci estenderemo fino al di là delle Sorgenti del Nilo, dove vi è una popolazione idolatra e vergine della malizia e un clima molto buono.

Affido questa petizione all'Immacolata Vergine Maria affinché ispiri la S. Infanzia a venire in aiuto di questa Missione, dalla quale dipende, può darsi, la salvezza di tutti i popoli di questo immenso Vicariato.



Daniele Comboni



Traduzione dal francese.






515
Lett. Past. Cons. Vicariato
0
El-Obeid
1. 8.1873
LETTERA PASTORALE PER LA CONSACRAZIONE

DEL VICARIATO AL S. CUORE

AP SOCG, v. 1003, ff. 736-737



El-Obeid, 1 agosto 1873

DANIELE COMBONI

per la grazia di Dio e della S. Romana Sede

Provicario Apostolico dell'Africa Centrale

Al Venerabile Clero e al dilettissimo popolo Cattolico

del Nostro Vicariato Ap.lico salute nel S. N. G. C.

e pastorale Benedizione
[3322]
Incaricati per disposizione superna di Dio e per volontà del Sommo Pontefice Pio IX dell'arduo e laborioso apostolato dell'Africa Centrale, ch'è la più vasta e popolata missione dell'Universo, compresi nel profondo dell'anima nostra della gravità della divina Intrapresa, Noi abbiamo misurato la sproporzionata distanza della nostra debolezza di fronte alla grandezza ed importanza del mandato che ci venia confidato. Perciò sollevammo confidenti gli occhi al cielo, per domandare di lassù quella forza ed aiuto, che bastassero a sostenere e dirigere la nostra infermità al grande intento che ci siamo prefissi. Piacque al Signore in tale circostanza d'inspirarci come mezzo sicuro all'effetto desiderato, di raccogliere noi stessi i nostri fedeli e l'intiero Vicariato Ap.lico sotto l'egida del Sacratissimo ed amabilissimo Cuore di Gesù.


[3323]
Questo Cuore adorabile divinizzato per l'ipostatica unione del Verbo coll'umana natura in Gesù Cristo Salvator nostro, scevro mai sempre di colpa e ricco d'ogni grazia, non vi fu istante dalla sua formazione, in cui non palpitasse del più puro e misericordioso amore per gli uomini. Dalla sacra culla di Betlemme s'affretta ad annunziare per la prima volta al mondo la pace: fanciulletto in Egitto, solitario in Nazzaret, evangelizzatore in Palestina divide coi poveri la sua sorte, invita a sé i pargoli e gl'infelici conforta, risana gl'infermi e rende agli estinti la vita; richiama i traviati e ai pentiti perdona; moriente sulla Croce mansuetissimo prega pe' suoi stessi crocifissori; risorto glorioso manda gli Apostoli a predicare la salute al mondo intiero.


[3324]
Questo Cuore divino che tollerò d'essere squarciato da una lancia nemica per poter effondere da quella sacra apertura i Sacramenti, onde s'è formata la Chiesa, non ha altrimenti finito di amare gli uomini, ma vive tuttodì sui nostri altari prigioniero di amore e vittima di propiziazione per tutto il mondo. Né contento di questo, egli stesso in una celebre Apparizione alla B. M. Margherita Alacoque si offrì spasimante di affetto a rimedio dei mali che sarebbersi rovesciati sul mondo colpevole e perituro con promesse di special protezione per coloro, che al suo culto ed amore fossersi consacrati.


[3325]
Il perché, o figliuoli dilettissimi, Noi siamo compresi dalla più ferma speranza, che nell'antro sacrato di questo adorabilissimo Cuore sieno eziandio riserbati i tesori di grazie, che deono decidere dell'eterna salvezza dell'immense popolazioni incurvate ancora sotto l'impero di Satana che alle nostre cure sono commesse. Laonde dopo enormi fatiche e disastrose peregrinazioni, ritrovandoci finalmente tra voi, abbiamo risoluto di devenire formalmente alla solenne Consacrazione di tutto il nostro dilettissimo Vicariato Apostolico dell'Africa Centrale al Sacratissimo Cuore di Gesù. Perciò invitiamo voi tutti ad entrare con ogni fiducia in quest'arca di salute, affine di scampare al diluvio dei tanti mali che vomita continuamente l'inferno contro di noi e che minacciano ogni giorno più l'estremo eccidio del mondo.


[3326]
Noi confidiamo, che questo fausto avvenimento, mentre produrrà in voi tutti un incremento di fede e di amore, schiuderà nuove vie di salute al gran popolo a Noi dilettissimo della Nigrizia Interiore, che dorme tuttavia nelle tenebre e nelle ombre di morte. Quindi è che Noi desideriamo, che venga celebrato colla maggiore possibile solennità e pompa. Al qual fine abbiamo eletto per tal Festa il giorno 14 p.v. settembre; giorno, in cui tutta la Chiesa celebra la solenne Esaltazione di S. Croce, simbolo del trionfo che Gesù Cristo ha riportato sull'inferno e sul peccato.


[3327]
Sarà cura dei M. R. Superiori e Parroci delle Missioni del Nostro Vicariato, che questo giorno sia preceduto da un triduo di pubbliche preghiere, e che sia data in tale circostanza al popolo la istruzione necessaria sull'argomento, spiegando la natura, l'altezza ed efficacia della sublime devozione al S. Cuor di Gesù, ed invitando tutti i fedeli ad accostarsi ai SS.mi Sacramenti, per guadagnare l'Indulgenza Plenaria che, in seguito alle facoltà accordateci dalla S. Sede Ap.lica ai 12 giugno 1872, Noi abbiamo stabilito di applicare a favore di tutti quelli che contriti, confessati e comunicati interverranno alla commovente cerimonia di questa solenne Consacrazione.


[3328]
Il suono festoso delle campane per mezz'ora dopo il Maghreb annuncerà in ognuno dei tre giorni suddetti la grande solennità, ed un generale digiuno nella vigilia a cibi di stretto magro concorrerà ad invocare sopra di noi in più larga copia le divine benedizioni. La mattina poi del 14 settembre i nostri Sacerdoti alla S. Messa aggiungeranno la Colletta del S. Cuore della Messa propria "Miserebitur" e la Messa solenne sarà "Ritu Votivo solemni de SS. Corde J. ut in die cum com. Dom. occor. sub unica conclusione". Finita la Messa solenne, si esporrà il SS.mo ed il Superiore o Parroco reciterà ad alta voce in lingua araba la Formula della Consacrazione da Noi stabilita e che Noi stessi pronunceremo nella chiesa dell'attuale Nostra Cordofanese residenza. Finalmente si canterà il "Te Deum" chiudendo la sacra funzione colla Benedizione del SS.mo Sacramento.


[3329]
Affinché poi resti a perenne memoria questa solenne Consacrazione del Vicariato Ap.lico dell'Africa Centrale al S. Cuore di Gesù, ordiniamo, che in tutte le chiese del nostro Vicariato in ogni primo venerdì del mese, dopo il solito pio esercizio della Guardia d'Onore del Sacro Cuor di Gesù venga ripetuto parimenti coram SS.mo in perpetuo questa Formula di Consacrazione, e diasi egualmente la Benedizione al popolo. Sarà poi nostro impegno specialissimo di rivolgere quanto prima alla S. Sede Ap.lica le più calde istanze, affinché si degni concedere, che il venerdì dopo l'Ottava del Corpus Domini consacrato alla Festa del Santissimo Cuore di Gesù sia formalmente dichiarato giorno Festivo obbligatorio per tutto il Vicariato Apostolico dell'Africa Centrale e che dal nostro Clero secolare e regolare venga celebrato con Rito doppio di 1ª. Classe con Ottava, secondo le Regole generali dei Patroni.


[3330]
Noi siamo profondamente convinti che il giorno faustissimo di questa solenne Consacrazione segnerà un'era novella di misericordia e di pace pel nostro dilettisimo Vicariato e che dal seno misterioso di questo divin Cuore trafitto sgorgheranno torrenti di grazie e fiumi di celesti benedizioni su questo gran popolo a Noi dilettissimo dell'Africa Centrale, su cui pesa ancora tremendo da tanti secoli l'anatema di Canaam.

Dato in El-Obeïd dalla nostra Cordofanese residenza, addì 1 agosto 1873.



(LS.) Daniele Comboni Prov.o Ap.lico

P. Giuseppe Franceschini Pro-Segretario
516
Don Francesco Bricolo
0
El-Obeid
2. 8.1873
A D. FRANCESCO BRICOLO
ACR, A, c. 14/27

J.M.J.
El-Obeïd, capitale del Cordofan, 2 agosto 1873
Mio carissimo D. Francesco,
[3331]
Non so proprio cosa dire del suo eterno silenzio. Ho scritto due volte dall'Egitto a Vicenza. Ora, benché affogato da mille gravi occupazioni, non posso dimenticare un istante il mio caro D. Bricolo, e tento la via di D. Guella per fare ricapitare nelle sue mani le mie lettere. Oh! quanto mi rincresce il non aver rubato due giorni per venire a passarli insieme a Vicenza o a Venezia. Ma aveva tali impicci, che non ho saputo, come doveva, sbarazzarmi. Ora che sono immensamente lontano, m'accorgo dello sbaglio, perché non ho più la speranza di presto fare una gita a Vicenza; ma mi separano immensi viaggi e fatiche. Dio mio!


[3332]
Ora la prima cosa che io le voglio dire è che voglio sue notizie, ed una lettera di 6 fogli almeno. Sono digiuno affatto di sue nuove: non so se sia vivo o morto. Ordinai a D. Squaranti (Oh! se alla mia Opera Apostolica, che abbraccia tante parti divenisse membro un D. Fran.co Bricolo) di spedirle sempre i nostri piccoli Annali per farle sapere mie notizie. Anche a Lione si stampa les Missions Catholiques ogni settimana dalla Propagazione della Fede, ed a Milano al Seminario di S. Calocero se ne stampa ogni anno la traduzione. Anche queste danno notizie di me. Ma io non so nulla di D. Francesco. Dunque voglio notizie.


[3333]
In secondo luogo io desidero soggetti chierici, o sacerdoti, o santi contadini, o santi marangoni, o santi muratori per l'Africa: quindi vorrei che fornisse l'Africa Centrale di Missionari preti e laici di prima classe mandandoli prima al magro Istituto del Seminario. Anche brave maestre con vocazione religiosa, da spedire a Verona all'Ist.o una volta d'Astori a S. Maria in Organo, ma che ora è mio.


[3334]
Ora in un baleno due notizie sul mio conto, perchè non ho tempo. Ho da lavorare come Provicario, ed ho più di 900 lettere da scrivere. Ho tante relazioni d'insigni benefattori, che bisogna che coltivi; ho speso in meno di sei anni dacché ho fatte le piccole fondazioni d'Egitto, ho speso, dico, più di 500,000 (dico cinquecentomila) Franchi in oro per le mie Opere, o meglio per le Opere di Dio (di cui io sono il lavapiatti, e S. Giuseppe n'è l'Economo) sorte a favore della Nigrizia. Dunque ho da fare. Ecco in un baleno le mie notizie.


[3335]
Con sedici e più individui fra preti, laici, e suore etc. venni da Verona al Cairo. Condussi meco Perinelli dell'Ist.o Mazza come mio Segretario. Ma, forse sedotto da nemici delle opere buone, abusò del segreto di segretario, e pubblicò ciò che dovea tener segreto perchè caricava 3ª. persona. Insomma formò partiti, cercò di strappar de' soggetti, ed invece di servire al suo Capo, che l'avea ricolmato di gentilezze e fatto spese dandogli denari a profusione, presentandolo ad alti personaggi a Roma, Napoli, Trani, Bari etc. Egli per sostenere D. Giuseppe Ravignani volea che cacciassi via i due migliori soggetti che ho, tra i quali un distinto Canonico, che fu parroco di 32000 anime. Io no per amor di Giustizia.


[3336]
Il fatto è che (forse avea imparato già a fare i partiti nelle comunità) io sono costretto a mandarlo via dalla missione. Così ho fatto col nipote del P. Lodovico da Casoria di Napoli; due soggetti che io presi senza prova. Fiat!


[3337]
Dopo superate immense difficoltà ai 26 di gennaio con due grandi barche, 30 persone fra preti, monache, mori, morette partii dal Cairo; e dopo immense fatiche, e mille vicende, da cui fummo salvati per miracolo, dopo 99 (novantanove) giorni di viaggio arrivai a Khartum, ove fui ricevuto dalla Colonia, dai Pascià, dai Consoli e da tutti con un entusiasmo di cui mi confondo. Il gran pascià Ismail a Khartum che comanda fino alle Sorgenti del Nilo, mi offrì piena libertà, ed il suo appoggio per far quel che voglio, disporre degli schiavi come io voglio, e mi offrì i suoi vapori per fare le mie visite pastorali sul Fiume Bianco, Fiume Azzurro e Berber etc.


[3338]
Difatti venendo in Cordofan dovetti fare 127 miglia sul Fiume Bianco e entrare nelle selve. Ei mi diede gratis il suo vapore tutto a mia disposizione. A Khartum facemmo risuscitare quella Stazione già moribonda, ed ora è in piena attività la parrocchia. Cresimai tutti quelli che sono rimasti dal 1858: apersi in altro palazzo preso ad affitto l'Istituto femminile, vi misi le suore e istitutrici negre; ed ora questo Istituto fiorisce e fa miracoli di carità. Ho Suore orientali di Gerusalemme, Aleppo, Monte Libano e francesi, e fanno miracoli; ne sono contento; ma spiegherò in altre mie questo fecondo argomento; La mia Superiora, Sr. Giuseppina Tabraui di Gerusalemme, giunta al punto di morte a Scellal, dopo sbocchi di sangue etc., con uno strepitoso prodigio della Venerabile Canossa (alla quale facemmo la novena) guarì in tre giorni, e potè fare il deserto nella più critica stagione viaggiando 17 ore al giorno sotto 60 e più gradi di Réaumur dalle 12 alle 4 p., e correndo a passi sforzati talmentecché quel deserto fra Corosco ed Abuhhammed, che è il più pericoloso per l'acqua, e il quale noi nel 1857 abbiamo passati in 15 giorni, ora colle Suore lo passammo in soli 6 giorni e mezzo, con 19 donne.


[3339]
Io arrivai a Berber più morto che vivo. Siccome io era munito d'un Firmano di Costantinopoli del Gran Sultano ottenuto dall'Imperatore d'Austria, tutti i Pascià e Mudir del Sudan mi ricevettero festosamente e mi offrirono i loro servigi. A Berber ebbi la barca di quel Pascià. Il mio ingresso in Khartum e nella capitale del Cordofan e quello che si è fatto finora lo saprà dai nostri Annali di Verona. Al mio ingresso in Cordofan il Pascià pubblicò il decreto di abolizione della schiavitù, qui non mai pubblicato, per cui questo mercato pieno ogni giorno di migliaia di schiavi incatenati, ora è vuoto, e guai se io trovo schiavi incatenati per le vie; li conduco tosto alla missione, e non li restituisco più.


[3340]
Nel viaggio fra il Fiume Bianco ed El-Obeîd, incontrai migliaia di schiavi d'ogni età e sesso. Alcuni a dieci a dodici legati al collo con una corda e raccomandati col capo della corda ad un Giallaba: altri da otto a dieci, mescolati ragazzi e ragazze, legati col collo ad una trave che doveano tutti sostenere sulle spalle, altri con catene di ferro stretti a piedi, altri legati le braccia di dietro, altri colla sceva, o trave attaccata al collo, tutti nudi, spinti dalla lancia di quei satelliti, e la maggior parte erano ragazze da 10 a 20 anni affatto nude. Comprenda bene la sublimità della mia Missione. Ma basta.


[3341]
Qui ad El-Obeid è la vera porta della Nigrizia. Saprà la storia di questa magnifica missione sorta ora quasi per incanto, ove è un clima buonissimo. Ora noi non abbiamo 18 gradi, piove bene, e non esistono qui né febbri né nulla. Io spedii nell'Ottobre 1871 i due P. Carcereri e Franceschini per esplorare il Cordofan: riuscì felice, ed ora ho qui una magnifica casa con giardino, e la casa femminile in ordine, e comprate e pagate. E' una missione che promette molto. E' poi la porta della Nigrizia. In cinque giorni si va a Gebel Nuba, patria di Bachit Miniscalchi. Uno di quei capi venne ad invitarmi per fabbricar chiesa e scuola; è terreno e clima magnifico.


[3342]
In altri due giorni a Nord-Ovest da qui si va al Darfur, ed in 12 alla residenza del Sultano. In un mese di viaggio di qui si va nel vasto impero di Bornù, mentre da Tripoli ci vogliono 114 giorni. Bornù è sotto la mia giurisdizione. Il mio Vicariato è tra l'Egitto ed il 12º. grado Lat.n Sud, Fra il Mar Rosso e Suakin, l'Abissinia, i Gallas e il Niger. E' il più vasto e popolato dell'universo. Dunque per carità mi trovi candidati e li mandi a Verona.


[3343]
Mi riverisca Mgr. Vescovo, D. Sartori, e tutti di casa, e D. Quinto e tutti i giovani. Ai 14 sett.e faccio la Solenne Consacrazione di tutto il Vicariato al S. Cuore di Gesù, dal quale m'aspetto la conversione di tutti. All'ottobre continuo la mia visita Pastorale ed andrò col vapore tutto a mia disposizione gratis a Gondocoro. Al gennaio, andrò sul Fiume Azzurro fino ai confini dell'Abissinia e Suakim. Baker reduce dalle sorgenti del Nilo dice che là devo piantare una missione. La pianterò certo, ma mi trovi missionari. Sono suo aff.mo in G. C. usque ad mortem (mi saluti D. Bortolo a Venezia)



Dan. Comboni p. Vic.o Ap.o

dell'Africa C.le






517
Lett. Past. al Clero Vicar.
0
El-Obeid
10. 8.1873
LETTERA CIRCOLARE AL CLERO DEL VICARIATO

AP SOCG, v. 1OO3, ff. 74O-741



El-Obeid, 10 agosto 1873

DANIELE COMBONI

Provicario Apostolico dell'Africa Centrale

Ai M. R. Parroci e Vicarii Parrocchiali e Confessori del Nostro dilettissimo Vicariato Ap.lico dell'Africa Centrale, salute ed ogni bene da Dio per Gesù Cristo Signor Nostro.
[3344]
Dacché siamo entrati nella cura spirituale dell'immenso Vicariato affidatoci dalla S. Sede Ap.lica, nostra prima e special cura fu quella di riconoscere lo stato morale dei fedeli a Noi soggetti, affine di prestar loro quei soccorsi che fossero nel nostro potere, e dei quali avessero ad abbisognare. Per tal modo Ci tornò facile scorgere anche fra loro quella alternativa di bene e di male, che trovasi in ogni società umana: e così mentre ci consolò non poco quello slancio di fede, che li porta generalmente a rispettare l'autorità ecclesiastica, fino quasi all'entusiasmo, e quel coraggio, onde taluni si sentirono animati a rimettersi sulle vie dell'eterna salute; altrettanto ci amareggiò quella quasi indifferenza morale, che spinge molti altri a violare con troppa frequenza alcuni dei più gravi precetti della legge divina, naturale, ed ecclesiastica.


[3345]
Il perché Noi ci sentiamo obbligati di alzare la voce per vostro mezzo contro il lupo che diserta il gregge, e colle parole dell'Apostolo (ad Tim. II c. 4) diciamo a ciascuno di voi, nostri carissimi e zelantissimi Cooperatori e fratelli nelle gravi nostre cure pastorali: "praedica verbum, insta opportune, importune: argue, obsecra, increpa in omni patientia et doctrina" "ne quis eorum ignoranter pereat". Fate loro comprendere dapprima, che la Fede senza le opere è morta, come dice S. Giacomo, (Ep. Cath. c. 2) e che la vera Fede senza la quale è impossibile di piacere a Dio (ad Hebr. c. 11.) è quella, come dice S. Gregorio Papa (Hom. 29 in Ev.) che non contradice colle opere a ciò che dice colle parole. Poscia dimostrate loro quale e quanto grave peccato sia il concubinato.


[3346]
Dopo che Gesù Cristo ha richiamato alla sua primitiva unità il Matrimonio, e che lo ha innalzato alla dignità di Sacramento, è un grave delitto qualsiasi unione fuori di questo stato unico; ma molto più deve ciò dirsi del concubinato, che è uno stato ed una unione abitualmente opposta al santo matrimonio. Notate loro eziandio il grave scandalo che danno i concubinari al resto dei fedeli e ai medesimi infedeli, molti dei quali sanno benissimo che ciò è pei cristiani un delitto. Né vale a diminuirne la colpa, il pretesto, che in questi paesi del Sudan si costuma così. Gesù Cristo non ha fatto una eccezione speciale pel Sudan, ma ha fatto una legge generale per tutti i tempi, luoghi e persone; e non si salva se non chi osserva questa legge.


[3347]
Egli ha condannato direttamente il concubinato nella Samaritana (Ev. S. Jo. c. 4), ed appresso tutti i Padri e Concilii Ecumenici l'hanno sempre considerato come un grave peccato, ed il S. Concilio di Trento specialmente (Sess. 24. c. 8.) decretò contro i concubinarii la pena della scomunica ferendae sententiae post trinam monitionem, e quella di cacciarli dalle città e dalle Diocesi, coll'aiuto dell'autorità secolare. Non vi sarà poi ignoto, come in quasi tutti i Sinodi questo peccato viene riservato come uno dei più enormi e dannosi, e che dalle stesse leggi civili d'Europa è severamente punito (Scavini T. I. tr. 4. Disp. 2. c. 2. art. 1.): ed egualmente non ignorerete che i concubinari pubblici dal Rituale Romano (de Patrinis et de quibus non licet dare eccl. sepolt.) vengono interdetti dall'Ufficio di Padrini e dalla sepoltura ecclesiastica, come peccatori manifesti, nisi dederint signa poenitantiae.


[3348]
Dichiarate quindi pubblicamente che Noi siamo risoluti di applicare contro quelli che per loro sventura si ostinassero nel concubinato tutte le dette pene e censure ecclesiastiche; ed anzi fin d'ora v'ingiungiamo di osservare ciò che prescrive il Rituale Romano contro di loro tanto nell'amministrazione dei Sacramenti, come nella sepoltura ecclesiastica, in modo che dopo quest'ordine, nessun pubblico concubinario deve essere accettato come padrino nell'amministrazione dei Sacramenti, né ecclesiasticamente sepolto, se muore impenitente. Riserviamo quindi a Noi di procedere con pene maggiori contro quelli, che pertinacemente si ostinassero a non ascoltare le nostre paterne ammonizioni.


[3349]
Un altro deplorabile delitto abbiamo da compiangere in taluno dei nostri fedeli, ed è la cooperazione diretta o indiretta al disumano commercio degli schiavi, ed alla orribile tratta dei neri. Sono tanto là trascorsi alcuni, da considerare i neri, come una specie diversa di esseri dagli uomini, e media tra i puri animali e l'uomo: pretendono quindi, che i neri per loro condizione debbano essere schiavi, e che debbano servire come un articolo di speculazioni industriali. Perciò con massimo nostro dolore abbiamo appreso che v'ha taluno dei cristiani, i quali con danaro o con armi prestano aiuto a coloro che vanno violentemente a strappare dalle loro famiglie e rapire dai loro paesi queste infelicissime vittime della più spietata barbarie, che sono nostri dilettissimi Figli e preziosa nostra eredità, e che non mancano di quelli, che ne fanno acquisto per venderli ad altri, e di quelli che li maltrattano con disumane percosse fino al sangue, e di quelli che illegittimamente li maritano e poi ne vendono la prole, oppure vendono separatamente la moglie dal marito e dai figli.


[3350]
Non vi ha poi quasi nessuno fra i cristiani del nostro Vicariato, che pensi a fare istruire i loro servi neri nella vera Religione, come impone loro Iddio nel quarto dei suoi comandamenti, meritandosi perciò il rimprovero dell'Apostolo che, "qui suorum et maxime domesticorum curam non habet, fidem negavit, et est infideli deterior" (I. ad Tim. 5). L'animo nostro altamente indegnato contro gli autori di questi delitti, si rivolge a Voi, dilettissimi Cooperatori in quest'ardua e laboriosa Vigna di Cristo, perché facciate conoscere a tutti i nostri fedeli, che Noi a nome della Religione e dell'umanità detestiamo e vietiamo questo disumano commercio. Gesù Cristo ci ha detto espressamente (S. Mat. XXIII. 8.) che noi siamo tutti fratelli, senza distinzione tra bianchi e neri, e che, (S. Mat. 7.) non dobbiamo fare agli altri ciò che non vorremmo fatto a Noi stessi.


[3351]
E l'Apostolo a Filemone scrive di Onesimo (Ad Phil.) non ut servum, sed pro servo charissimum fratrem, maxime mihi, quanto autem magis tibi, ut in carne et in Domino! Si ergo habes me socium, suscipe illum sicut me". Da ciò nel Cristianesimo la schiavitù è un delitto, quanto più il detestabile commercio degli schiavi e l'orribile tratta dei neri? Quindi i Sommi Pontefici Paolo III Urbano VIII Benedetto XIV Pio VII e Gregorio XVI tra gli altri, condannarono questi delitti come ingiuriosi al Cristianesimo. Volendo perciò Noi provvedere per quanto ci è possibile al bene spirituale del nostro dilettissimo Vicariato, vi ordiniamo di annunziar loro, che senza grave peccato non possono né vendere essi stessi i neri, né donarli a chi non può loro procurare l'eterna salvezza, né imprestar denaro o munizioni a quelli che vanno a strapparli violentemente dal loro paese, e molto meno rubarli o farli rubare per conto loro, né in qualsiasi altra maniera cooperare a questo infame traffico, e che sono tenuti di trattare umanamente e di istruire o far istruire quelli che hanno od avranno nella vera Religione, ed incarichiamo Voi di vegliare con ogni sollecitudine e riferirci in proposito, all'effetto, che sia estinto un sì obbrobrioso commercio, riservandoci in caso di bisogno di prendere coll'Autorità locale, contro coloro che ricadessero, i necessarii provvedimenti della legge civile, consentita dalla Sublime Porta e dai trattati colle grandi Potenze Europee.


[3352]
Allacciati la coscienza dall'uno o dall'altro di questi delitti, od aggravati da altre disordinate abitudini alcuni dei Nostri fedeli hanno lasciato passare il tempo Pasquale, da Noi promulgato anche in via straordinaria, senza presentarsi ai SS.mi Sacramenti. Un tal fatto ci afflisse moltissimo, tanto più che Voi li esortaste più volte con zelo instancabile in pubblico e personalmente in privato. Siamo quindi venuti nella deliberazione di applicare contro i renitenti le speciali disposizioni del Rituale Romano (De Comm. Pasq.) non che una delle pene ecclesiastiche stabilite dal Concilio Lateranense IV celebrato nel 1215 sotto il Pontefice Innocenzo III. Perciò Vi ordiniamo di denunciare ogni anno a Noi tutti coloro, che dopo essere stati più volte ammoniti, ricusassero per colpevole negligenza di soddisfare al Precetto Pasquale; di non permettere loro che vengano assunti padrini dei Sacramenti e di negar loro l'ecclesiastica sepoltura, ove per estrema disgrazia avessero a morire ostinati nella impenitenza.


[3353]
Finalmente vi raccomandiamo con tutto il fervore dell'anima nostra d'inculcare eziandio ai nostri dilettissimi fedeli l'obbligo della santificazione delle Feste e dell'astinenza prescritta nei venerdì e d'insinuare per quanto è possibile a tutti la frequenza dei SS.mi Sacramenti.


[3354]
Ci sorride nell'animo la più dolce speranza, che mercé l'opera del vostro laudabile zelo, i nostri fedeli si persuaderanno che Noi non abbiamo in mira, che il loro vero bene spirituale ed i grandi interessi della loro eterna salute, e perciò nutriamo la più viva fiducia, che vorranno ascoltare la Nostra voce e dar retta ai nostri paterni consigli, con cui sentiamo il dovere di richiamarli sulla via retta dei divini ed ecclesiastici comandamenti. Al quale effetto Noi indirizziamo al cielo le nostre quotidiane preghiere e siamo certi, che voi farete altrettanto per le anime dei fedeli alla vostra cura speciale commessi.


[3355]
Noi li raccomandiamo di nuovo con tutto il fervore del Nostro spirito al vostro zelo Apostolico, nella persuasione, che voi saprete insinuarvi presso ognuno di loro, affine di salvarli tutti alla grazia redentrice di Gesù Cristo Signor Nostro, nel cui nome con tutto il cuore invochiamo sopra di Voi e sopra ognuno dei Fedeli del nostro Vicariato Apostolico tutte le celestiali benedizioni nel Nome del Padre, e del Figliuolo e dello Spirito Santo. Così sia.

Dato dalla nostra attuale residenza in Cordofan



El-Obeid. 10. Agosto 1873.



(LS) Daniele Comboni Prov. Ap.lico dell'Af. Cen.le

P. Giuseppe Franceschini Pro-Seg.






518
Un signore austriaco
0
El-Obeid
18. 8.1873
A PERSONALITA' AUSTRIACA

"Annali B. Pastore" 6 (1874), pp. 21-27



El-Obeid, 18 agosto 1873

Signore,
[3356]
L'esimia bontà e degnazione di cui mi fu sempre larga la S. V. ed il sentimento più vivo e profondo della mia gratitudine e devozione che serberò incancellabile sino alla morte verso la S. V., non mi permettono di protrarle più a lungo un brevissimo ragguaglio sul movimento, sviluppo e progressi dell'Opera della rigenerazione della Nigrizia, che ebbe l'alto onore d'interessare l'intelligente e savissimo giudizio della mente e la squisita pietà del magnanimo cuore di V. S.


[3357]
Avendo gli Istituti del Cairo allevato e formato oltre a cinquanta soggetti indigeni capaci di coadiuvare potentemente l'apostolato della Nigrizia Centrale, ho spedito quattro missionari esploratori nel centro dell'Africa, affine di trovare una posizione propizia ove iniziare con successo una missione nell'interno. I quattro esploratori, capitanati del Rev.mo P. Stanislao Carcereri, mio attuale vicario generale, dopo 82 giorni di viaggio, pervennero a questa capitale popolata da oltre centomila abitanti. Avendo bene constatata l'opportunità di una missione in El-Obeid, ove mai fu portato il Vangelo, e, ritrovando quivi un clima sanissimo ed assai men caldo del Cairo, corsi a Roma per chiedere alla Santa Sede pel mio Istituto la missione del Cordofan, che è una provincia grande come tutta l'Ungheria. La Sacra Congregazione di Propaganda, dopo maturo esame e lunghi studi, non solamente mi affidò il Cordofan, ma tutta l'Africa Centrale, che è la più vasta e laboriosa missione dell'universo, più grande di tutta l'Europa, e popolata da oltre cento milioni d'infedeli.


[3358]
Il Santo Padre Pio IX poi nel nominarmi Provicario Apostolico di questo immenso paese, mi diede tutte le facoltà papali necessarie per adempiere il mio ufficio.

Ecco i confini del Vicariato: Al nord l'Egitto, Tripoli e l'Algeria; all'ovest il Niger; al sud la Guinea Meridionale ed il 12º grado lat. sud; all'oriente il Mar Rosso, l'Abissinia e le tribù dei Gallas. Coll'appoggio del S. Cuore di Gesù, a cui, ai 14 del venturo settembre consacrerò tutto il Vicariato, spero di riuscire a piantare stabilmente la fede nella Nigrizia Interiore e consolidarvi la missione cattolica.


[3359]
Ai 26 del p.p. gennaio, con due grandi barche, dahhabie, partii dal Cairo con 33 individui fra missionarii, suore, istitutrici negre e fratelli artisti coadiutori, e dopo 99 (novantanove) giorni di penosissimo e lento viaggio, montando 65 cammelli nel gran deserto dell'Atmur, giunsi a Khartum, ove, dopo un mese di dimora misi in piedi due importanti Istituti ed una parrocchia; indi montato il vapore messo a mia disposizione gratuitamente dal pascià di Khartum, entrai nel Fiume Bianco, e, viaggiando 127 miglia, scesi a Tura-el-Khadra, ove con 17 cammelli, attraversando le immense boscaglie degli arabi Hassanie, dopo 9 giorni di celere marcia, giunsi a questa capitale, che è la vera porta della Nigrizia Interiore. Qui è già iniziata una cristianità, apersi l'Istituto femminile, e la missione è in piena attività. In soli quattro mesi dacché mi trovo in Sudan, posso assicurarmi di vedere fra breve il Vicariato bene avviato in un modo da farvi delle grandiose conquiste.


[3360]
Tutti i miei sforzi attuali sono diretti principalmente a consolidare le due capitali missioni di Khartum e del Cordofan.

Khartum è la base di operazione per portare la fede fra le innumerevoli tribù della parte orientale del Vicariato fino al di là delle sorgenti del Nilo. El-Obeid è la base di operazione per piantare a poco a poco la croce nelle tribù, regni ed imperi che costituiscono la parte centrale del Vicariato. A quattro giorni da El-Obeid si entra nel territorio del Regno di Darfur, ed in 15 giorni si arriva alla residenza del Sultano. In 30 giorni si arriva alla capitale dell'Impero di Bornù, ed in 5 giorni si entra nelle idolatriche tribù della grande famiglia dei Nuba.


[3361]
Ora tanto in Khartum che in El-Obeid vi è parrocchia, scuole pubbliche maschili e femminili, un grande orfanotrofio qui sotto diverse capanne, che ricovererò in una gran casa quando Dio me ne darà i mezzi di fabbricarla con sabbia, come è l'uso di Cordofan. Ogni settimana battezzo e cresimo buon numero di adulti, poiché soprattutto nelle istitutrici negre formate in Cairo riscontro abilissime maestre per catechizzare ed istruire gli indigeni.


[3362]
Tutte le autorità egiziane mi secondano e danno un vero appoggio al mio apostolato. I pascià di Khartum e del Cordofan mi sono amici e mi ringraziano soprattutto per aver condotto le Suore per l'istruzione della gioventù femminile. E' la prima volta che l'Africa Centrale vede queste eroine della civiltà cristiana.


[3363]
Rimettendomi ad altra lettera per dare alla S. V. ulteriori ragguagli di questo immenso Vicariato, mi limito ora a darle un brevissimo cenno dell'orribile tratta degli schiavi che in questo Vicariato è nel massimo vigore. Vostra Signoria avrà letto, non ha guari, dei dispacci telegrafici in cui si è spacciato a tutto il mondo che la tratta degli schiavi è completamente soppressa, e che le strade sono aperte da Gondocoro all'Equatore e dall'Equatore a Zanzibar. Tutto è falso; e la missione dell'Africa Centrale è costretta ad essere testimonio dell'orribile strazio che infami mercanti di carne umana fanno degli infelicissimi negri delle tribù finitime a queste due fondamentali stazioni della mia residenza.


[3364]
Più volte al mese partono da Khartum e da El-Obeid truppe di Giallabi armati di fucili, e vanno nelle tribù finitime ed anche lontane, e strappano violentemente dal seno delle pacifiche famiglie dei negri i ragazzi, le ragazze e le giovani madri, uccidendo quasi sempre i padri e coloro che si difendono.


[3365]
Dopo fatto un bottino di mille, duemila, cinquemila, ritornano in queste città, donde poi partono per venderne gli schiavi nella Nubia sui porti del mar Rosso e nell'Egitto. Queste infelici creature fanno tutto questo immenso viaggio a piedi, spinte dalle lance dei loro manigoldi. Siccome poi una montagna presso il territorio di Darfur, popolato da circa 1400 neri, tre mesi fa resistette agli assalti dei Giallabi, che erano andati a rapire le fanciulle ed i ragazzi, la scorsa settimana son partiti da El-Obeid duemila armati di fucili per vendicare la sconfitta avuta da questa montagna, e massacrarvi tutti i capi di quegli abitanti.


[3366]
Nel mio viaggio di nove giorni da Tura-el-Khadra ad El-Obeid incontrai più di mille di questi infelici divisi in diverse carovane; erano maschi e femmine tutti nudi, legati promiscuamente ad otto o dieci al collo con funi raccomandate ad una trave perché non fuggissero; altri erano legati colle braccia dietro e tirati da corde; altri stretti da catene di ferro ai piedi; altri legati alla sceva, cioè una trave che finisce a triangolo, a cui è stretto il collo dello schiavo; le giovani madri di quattordici o quindici anni erano legate a due a due, e solo i fanciulli e le fanciulle dai quattro ai sette anni circa non erano legati. Tutti erano nudi, camminavano a piedi, spinti dalle lance barbaramente. Incontrai poi parecchi cadaveri di schiavi affranti dalle fatiche, e caduti morti per istrada.


[3367]
L'abolizione della tratta dei negri nell'Africa Centrale è una lettera morta, e credo che sia quasi impossibile realizzarla, poiché gli schiavi costituiscono una delle principali rendite del Governo e dei negozianti del Sudan... Chi abolirà realmente la tratta degli schiavi sarà la predicazione del Vangelo e lo stabilimento della fede cattolica in questi sfortunati paesi; ed ora io sto studiando il modo di mettere la missione cattolica in istato di costringere i Pascià ed il Governo a frenare e diminuire praticamente lo strazio che si fa di questi infelici, e già è nato in molti un timor panico della missione.


[3368]
Quanti io trovo legati schiavi, o si presentano alla missione, io li conduco o li faccio condurre al Divano, e fo loro rilasciare la carta di libertà.

Ho fatto acquisto di un grande terreno fuori di El-Obeid, magrissimo, per mettervi gli schiavi liberati, e vivere del prodotto del terreno, e ce ne ho già molti.


[3369]
V. S. conosce come anche solo da questo lato la mia missione è importantissima. Alla vista di tanti orrori e tante miserie i miei missionari sono decisi di sacrificare la loro vita per la salvezza di queste sventurate popolazioni. Noi non sentiamo né il calore equatoriale, né gli stenti della vita apostolica di questa missione, né la fatica dei viaggi, né le disagiate dimore; né la privazione di tutto, poichè biancheria, camicie, tele abbiamo consumato per fare una semplice camicia alle schiave liberate. Tutti siamo decisi di tutto sopportare per migliorare la condizione di questi popoli e chiamarli alla fede. Il nostro grido di guerra sarà fino all'ultimo respiro: O Nigrizia o morte. Il Sacro Cuore di Gesù ci aiuterà.


[3370]
Siccome poi gran parte dei cristiani sono cooperatori all'infame traffico dei negri qui nell'Africa Centrale, io ho fulminata la scomunica contro i delinquenti, ed ho minacciato tutti gli eretici d'ogni colore che in base alle leggi vigenti dopo il trattato di Parigi del 1856 in cui è abolita (sulla carta) la schiavitù, io li farò tutti incarcerare dalle autorità turche, che ecostringerò, sotto pena di essere denunciati ai loro Governi ed all'obbrobrio di tutto il mondo. E' circa un mese che ho emanata questa circolare, e ora si ha tale paura e dai turchi, e dai cristiani, e dai cattolici, che mi fa sperare che l'azione del capo del cattolicesimo e della missione del Sudan sarà feconda di buoni effetti.


[3371]
Le chieggo perdono, signore, di essermi un po' troppo dilungato. Desidero di dare a poco a poco alla S. V. una languida idea della mia missione che per importanza, per grandezza, per difficoltà è la prima del mondo, la più santa, la più benefica, la più umanitaria.

Si degni la S. V. di accogliere i sensi della mia profonda venerazione e gratitudine, coi quali ho l'onore di segnarmi nei Sacri Cuori di G. e M.

Della S. V.



Umil.mo dev.mo ubb.mo servo

Daniele Comboni

P. Vicario apostolico dell'Africa Centrale






519
Can. Cristoforo Milone
0
El-Obeid
19. 8.1873
AL CANONICO CRISTOFORO MILONE

"La Libertà Cattolica" 244 (1873), pp. 981-982



El-Obeid, capitale del Cordofan 19 agosto 1873

Cariss. e Veneratiss. Amico, Dirett. della Libertà Cattolica
[3372]
Occupatissimo come io fui sino ad ora, e pegli apparecchi fatti in Cairo per la più gran carovana cattolica che abbia giammai veduto l'Africa Centrale, e pell'arduo e lungo viaggio di detta carovana da me guidata a Khartum, impiegando 99 (novantanove) giorni dal Cairo, e pel molto che trovai da fare nel Vicariato, non potei ancora adempiere a quanto abbiamo stabilito di fare circa la nostra epistolare corrispondenza. Ma dopo la solenne consacrazione del Vicariato al S. Cuore di Gesù, che avrà luogo nel prossimo 14 Settembre, spero, restituitomi alla mia principale residenza di Khartum, di intraprendere una grata ed interessante corrispondenza. Questo Vicariato il più grande e laborioso dell'Universo, contiene oltre a 100 milioni di poveri infelici, le cui miserie e sventure commuoverebbero i cuori più duri se si conoscessero; tra le molte la tratta dei negri e gli orrori della più crudele schiavitù, cose che sono nel massimo vigore ed in piena attività, sono miserie che non si possono esprimere a parole.


[3373]
Ho il sommo contento di possedere nel mio Vicariato due buoni e bravi missionari della illustre Diocesi di Trani. L'uno è D. Salvatore Mauro, di ottimo spirito ed abnegazione che già parla, catechizza, e predica in arabo, ed è devotissimo di S. Giuda Taddeo e di N. S. del S. Cuore di Gesù. L'altro è il Canonico D. Pasquale Fiore attualmente in Khartum dotato di un eroico coraggio e zelo instancabile pei neri, e capace di dirigere bene una missione. Questi due distinti missionari sono convinti che la nostra missione è la più santa, la più umanitaria, la più importante di tutte, poiché qui prima dobbiamo rendere uomini i nostri neri* e poi cristiani. Ma tutto si farà col S. Cuore di Gesù. Vi abbraccio di tutto cuore il



V.o aff.mo amico

Daniele Comboni

P. Vicario Apost. dell'Africa Centrale






520
Card. Alessandro Barnabò
0
El-Obeid
20. 8.1873
AL CARD. ALESSANDRO BARNABO'

AP SOCG, v. 1003, ff. 738-739



Nº. 8

El-Obeïd, Cordofan, 20 agosto 1873

E.mo R.mo Principe,
[3374]
Mi prendo la libertà di accluderle la Circolare emanata per la solenne Consacrazione del Vicariato dell'Africa C.le al Sacratissimo Cuore di Gesù che avrà luogo ai 14 del p.v. settembre. Egli è colle più calde istanze che io, a nome altresì de' miei zelantissimi missionari, mi rivolgo umilmente a V. Em.za R.ma perché innalzi al trono Augusto del Sommo Pontefice, l'adorato nostro S. Padre Pio IX, una preghiera affinché si degni concedere benignamente "che il venerdì dopo l'Ottava del Corpus Domini, consacrato alla Festa del Santissimo Cuore di Gesù, sia formalmente dalla S. Sede Ap.lica dichiarato giorno festivo obbligatorio per tutto il Vicariato Ap.co dell'Africa Centrale, e che dal Clero secolare e regolare di questo Vicariato venga celebrato con Rito Doppio di I.a Classe con Ottava secondo le Regole Generali dei Patroni".


[3375]
Noi tutti siamo profondamente convinti che la grazia del Sacratissimo Cuore di Gesù ci farà trionfare di tutti gli ostacoli che il mondo e l'inferno ha suscitato sinora contro la rigenerazione di questi popoli infelicissimi; e che fra non molto la S. Chiesa li potrà annoverare definitivamente fra i suoi diletti figli raccolti all'ombra dell'Arca mistica dell'eterno patto, del pacifico ovile di Cristo, ove solo si trova la salute.


[3376]
Commosse testè l'Europa scientifica un recente dispaccio telegrafico di Alessandria d'Egitto, datato ai 30 p.p. Giugno, così concepito: "Samuele Baker annunzia che il paese fino all'Equatore è annesso all'Egitto. Tutte le ribellioni, gli intrighi e la tratta degli schiavi sono completamente soppressi. Il Governo è perfettamente organizzato, e le strade sono aperte fino a Zanzibar." Questo dispaccio è completamente falso in tutte e singole le sue parti.


[3377]
L'ardito viaggiatore inglese che ai 30 del p.p. Giugno stava in Khartum, ove visitò la missione e la Casa delle Suore, non arrivò molto lontano in quest'ultima spedizione dalla nostra Stazione Cattolica di Gondocoro (egli annunziò che la nostra Casa e Chiesa, che sono costate 200,000 franchi, son completamente distrutte), vi spese più di 20 milioni, facendo ammazzare molte migliaia di negri, come noi rilevammo dalla fonte la più sicura, e fece un fiasco solenne. E però da lodarsi il suo coraggio. S. E. il Pascià di Khartum (che sempre mi si mostra amico, e che ringraziò il Pascià del Cordofan, fra le altre cose, per avermi fatto una degna accoglienza), il quale è incaricato dal suo signore il Kedive di Egitto, di riferire esattamente sulla realtà dell'esito della spedizione di Baker che gli costò ottocentomila lire Sterline, mi scrisse or fa una settimana, pregandomi di esporgli sinceramente il mio giudizio su questa spedizione, e se i reali risultati di essa sieno all'altezza delle spese fatte. In seguito alla mia risposta S. E. si regolerà circa il Rapporto che spedirà al Kedive. V. E. comprende bene quanta debba essere la mia prudenza, moderazione, ed esattezza nel rispondere alla gentile domanda del Pascià di Khartum.


[3378]
Quanto all'abolizione della schiavitù, che ora è soltanto vera sulla carta e sui fogli dei giornali, ma falsa di fatto, dall'esperienza fatta in pochi mesi sono in grado di assicurare V. E. che la nostra Missione, giovandosi dell'abolizione della schiavitù testè promossa dall'Inghilterra, e del grande prestigio che ora esercita (la missione) e sul Divano e sui negozianti di schiavi, riuscirà certo colla sua potenza, autorità, ed energia a spaventare i turchi, e ad ottenere, più che le grandi Potenze d'Europa l'abolizione reale, almeno in gran parte. Siccome a rubare, strappare, vendere e comprare i poveri negri hanno gran parte i nostri cattolici, così ai primi del corrente mese ho emanato una Circolare contro la tratta dei negri, ricordando le severe censure dei Romani Pontefici etc. Fu pubblicata e letta in arabo a Khartum dal pergamo, ed ha spaventato tutti, e cattolici, ed eretici e turchi, poiché l'E. V. dee sapere che la tratta dei negri è qui una delle principali risorse dei negozianti e del governo.


[3379]
Sono cose orribili quelle di cui noi siamo testimoni che si commettono contro questi poveri negri. Ma stiamo lavorando, nei ritagli di tempo che rubiamo alle occupazioni nostre, una relazione all'E. V. sugli orrori della schiavitù e della tratta dei negri, che è nel massimo vigore. Il Cuore di Gesù ci aiuterà a compiere bene questa parte della missione del Vicariato. Ho comperato e pagato un terreno magrissimo a un'ora da El-Obeid, per mandarvi a lavorare, e vivere del prodotto di esso gli schiavi liberati. Il terreno è grande come dalla Propaganda alla Basilica di S. Pietro al Vaticano. Produce nel tempo delle piogge dal maggio al novembre. Ho pure comprata e pagata una nuova casa a pochi passi dalla Missione, che ho destinata per le Suore, che ora devono essere partite dal Cairo. Spero che in due anni la missione del Cordofan non avrà che pochissimo bisogno dell'Europa per sussistere. Noi ora siam lieti di soffrire per far risparmi per la Missione: non beviamo mai vino, e il nostro regime di vita è parco; ma è più conforme a questo clima, ed a conservarci sani nell'anima e nel corpo. Tutto si farà colla protezione del S. Cuore di Gesù.


[3380]
Siccome i due Crociferi che lavorano al mio fianco sono due strenui e valenti missionari per l'Africa Centrale, acclimatizzati perfettamente, e zelanti per la Nigrizia, e siccome questo affare dei Camilliani è importantissimo per questo Vicariato, e anche per lo stesso Ordine dei Ministri degli Infermi, così, volendo io unicamente l'adempimento della sola e pura volontà di Dio (senza della quale si fabbrica sull'arena), ho deciso di spedire nel prossimo ottobre a Roma l'incomparabile mio Vicario Generale attuale, il P. Stanislao Carcereri Camilliano. Egli s'intenderà pienamente col suo Generale e con V. Em.za R.ma; e poi ne risulterà la volontà di Dio. Con esso spedirò un Rapporto sullo stato attuale del Vicariato, e sul suo considerevole risorgimento. Nella Festa dell'Assunzione ho conferito il Battesimo ad 11 adulti, ed ora abbiamo ancora qui 23 catecumeni già quasi istruiti.

Si degni benedire a tutti i missionari, mentre le bacio la Sacra Porpora, e mi dichiaro con tutto l'ossequio



di V. E. u.mo, indeg.mo figlio

Daniele Comboni

Pro-Vic.o Ap.co