Comboni, in questo giorno

In lettera a Elisabetta Girelli (1870) da Verona si legge:
Noi siamo uniti nel Sacratissimo Cuore di Gesù sulla terra per poi unirci in Paradiso per sempre. È necessario correre a gran passi nelle vie di Dio e nella santità, per non arrestarci che in Paradiso.

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331
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1
Cairo
13.11.1869
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Caire, le 13/11/1869



332
Mons. Luigi di Canossa
0
Cairo
26.11.1869

A MONS. LUIGI DI CANOSSA

ACR, A, c. 14/71

W.J.M.J.

Cairo, 26/11 69

Eccellenza R.ma,

[1983]
Sono afflitto per la morte della Superiora delle Canossiane di Hong-Kong. Mi scrivono di là che la pia donna s'ebbe molte lagrime alla sua tomba.

Il venerato nostro Monsignor Delegato Apostolico parte domani per Roma: egli porta seco il cuore di tutti: ma chi sente più di tutti il distacco son io, perché sento la più profonda riconoscenza per lui. Se all'amore della verità e della giustizia questo degno e venerando Prelato non avesse congiunto una grande bontà e carità per noi, i nostri Istituti sarebbero andati per aria. Se ora esistono e prosperano, dobbiamo essere debitori allo zelo e carità di Mgr. Ciurcia, il quale aggravato di una missione importante e difficilissima, essendo delicatissima la sua posizione in Egitto, è stato ed è a noi padre e protettore oculatissimo. Il nostro venerato P. Pietro gli chiese per noi la Casa di Scellal, ed egli si adopererà per noi a Roma. Su tale oggetto le scriverò in Roma col prossimo vapore, dirigendo le mie lettere alla Principessa Maria Assunta fino a che saprò positivamente la sua dimora nell'eterna città.


[1984]
Quanto alla mia venuta in Roma per combinare affari e la questua in America, le scriverò col prossimo vapore il progetto come credo opportuno. Intanto l'E. V. sappia che per muovermi dall'Egitto ci vuole non solo il permesso di Monsignor Delegato, ma altresì quello di Propaganda, essendo io Superiore di Stabilimenti come mi scrisse l'anno scorso il Card. Barnabò.


[1985]
His positis è d'uopo che l'Ecc. V. prenda l'iniziativa come cosa e pensier suo, e dimostri soprattutto che per l'Opera d'Africa e di Verona ci vuole denaro, e che hic et nunc per noi occorrono almeno 50,000 Scudi, e che bisogna assolutamente trovarli e batterli fuori, e che per far questo Ella ha bisogno di D. Comboni (benché buono da nulla, e capace solo di far confusione). Di più io a Roma devo reclamare biancheria, letti, etc. dal Convento soppresso, che Vimercati ha dato alle more, e che colla violenza le Monache di Mgr. Vicegerente si son tenute.


[1986]
Una volta che l'E. V. ha ottenuto questo dalla Propaganda, io verrò a Roma, e combineremo tutto. Ne troveremo anche 100,000 dei talleri, malgrado tempi tristi, e le cateratte che si scatenino, perché Dio vuole l'opera.

Circa M.r Girard non si sbilanci troppo né in laudi né in farne conto. A Roma é conosciuto, e Mgr. Delegato, Mgr. Patriarca di Gerusalemme, e tanti Vescovi francesi la sanno lunga. Benché l'anno scorso egli abbia inviato le sue circolari a tutti i Vescovi di Francia pel B. Pastore, tuttavia non ha raccolto nemmeno un centesimo, perché il nome di M.r Girard in Francia conta poco: e noi abbiamo i fatti. In ogni caso credo prudente che l'E. V. vada d'accordo con Mgr. Delegato. Jeri ho battezzato due grandi more, e furono tenute al S. Fonte da due more, e da Attilio Miniscalchi e Bachit, che piangeva per commozione.

Coraggio, Monsignore, porti i miei ossequi e nostri al S. Padre, e ci benedica tutti.



Suo u.mo e dev.o figlio

D. Daniele Comboni



Il C.te Checco Miniscalchi col Figlio e Bachit partono per l'Alto Egitto e Assuan.






333
Card. Alessandro Barnabò
0
Cairo
3.12.1869

AL CARD. ALESSANDRO BARNABO'

AP SC Egitto, v. 21, ff. 183-184v

W.J.M.J.

Cairo, 3 dic. 1869

E.mo Principe,

[1987]
Dopo un anno di rispettoso silenzio, io mi presento di nuovo innanzi all'Em.za V. R.ma in questo dì sacro alle glorie del nostro inclito Protettore S. Francesco Saverio, nella certezza di ritrovarvi quel cuore magnanimo di padre, che Ella racchiude anche per l'infimo degli operai che lavorano per le sante missioni.


[1988]
Davanti a certi avvenimenti della vita ci conviene assai volte di adorare e tacere: la Provvidenza divina sa compiere fino all'ultima sillaba il diligentibus Deum omnia cooperantur in bonum. Benché fino dal mio primo esordire nella vita apostolica io mi fossi preparato con piena rassegnazione a tutto soffrire per la gloria di Dio e per la salvezza dei poveri negri, tuttavia era ben lungi dall'aspettarmi che, dopo la nota bufera suscitatami in Roma da parte di Mgr. C... ex V. G..., mi avesse ad incogliere poco dopo in missione la tempesta provocatami da chi edebat pane meos, quique magnificavit super me supplantationem. Ambedue queste procelle mirarono a scuotere la nascente Opera della rigenerazione dei negri.


[1989]
Ma come nella prima in Roma, così nella seconda in Egitto io mi sono gettato interamente fra le braccia amorose della Provvidenza, disposto a fare e patire quello che meglio sarebbe piaciuto al Signore nella piena certezza che si sarebbe adempiuta alla lettera la volontà di Dio; perché il primo conflitto dovea sciogliersi dall'infallibile magistero della S. C.ne del S. Ufficio, il secondo dovea giudicarsi dall'E. V. R.ma e dall'oculatissimo mio Vic.o Ap.lico, alla cui sapienza e prudenza sarebbe riuscito di diradarne le tenebre, e farne brillare e trionfare la verità della situazione.


[1990]
Lieto perciò di quanto io stesso, i miei zelanti compagni camilliani, e la nascente Opera abbiam traversato e sostenuto, benedicendo sempre il Signore, e disposto ad attraversare e soffrire il centuplo in avvenire per la salvezza dei poveri negri, dopo un sì lungo silenzio, imprendo in questi dì sì solenni e sì sacri pel Cattolicesimo a vergarle queste due linee, per raccomandarle con tutto il fervore e le forze la parte dell'umanità la più povera, la più necessitosa, e la più derelitta del mondo, l'infelice Nigrizia, e di favorire nella sua sapienza tutti i ragionevoli sforzi di coloro che si studiano di cooperare all'apostolato della medesima.


[1991]
A qual punto si trovi la nascente mia Opera, quale ne sia l'importanza, le difficoltà, le speranze, l'Em. V. il saprà dall'incomparabile veneratissimo nostro Vic.o Ap.co Mgr. Ciurcia, alla cui sapienza e protezione è dovuto quello che, attraverso a tanti ostacoli e dolorose vicissitudini, colla grazia divina s'è fatto. Io aggiungo che quest'Opera, malgrado tutte le opposizioni che per ogni lato incontra, piglierà ferme radici e progredirà mirabilmente, se la Provvidenza ci conserverà a lungo questo eminente Prelato, che più di tutti ha compreso nella sua estensione e varietà di elementi l'importante e delicata missione dell'Egitto ove si è procacciato il rispetto e l'ascendente di tutti, nonché delle autorità governative e consolari, e dello stesso Khedive malgrado lo spirito anticattolico e massonico che regna in queste parti.


[1992]
Sarà d'uopo di una grande abnegazione, prudenza e longanimità per vincere i secolari pregiudizi e tutte le difficoltà che si attraversano alla redenzione dei poveri negri in Egitto: ma vi si riuscirà colla grazia di Dio; tanto più se la Propaganda spiegherà una particolare attenzione e per le missioni dell'Africa centrale, e per la condizione infelicissima dei negri in Egitto, pei quali noi vedremmo opportunissima l'organizzazione di uno speciale apostolato, che a suo tempo darebbe frutti rilevantissimi.

L'E. V. comprende bene quanto importi il buon esito e sviluppo della nascente Opera, la quale, organizzata secondo il concetto prefisso, dee produrre un felice risultato e del suo fine essenziale e primario, cioè l'evangelizzazione di immense tribù nell'Africa centrale, e del suo fine accessorio e secondario, cioè l'apostolato dei negri in Egitto. Anche questo solo fine accessorio e secondario, del quale si occupa attualmente l'Opera entro i confini della più prudente riserbatezza, costituisce da sé solo un'importante missione.


[1993]
Non credo inutile di segnalare all'attenzione di V. E. un fatto che sta per compiersi, e che può aver serii rapporti coi futuri interessi del cattolicesimo nell'Africa centrale. Sir Samuel Baker anglicano e scopritore di una parte delle sorgenti del Nilo è incaricato dal Vicerè d'Egitto (e credesi dal Sultano) di una spedizione al Fiume Bianco e fra le interne tribù della Nigrizia, per sottomettere quei popoli all'Egitto. Il Khedive vuol far credere all'Europa che egli intraprende questa conquista per abolire la schiavitú (?!!?!) in quelle parti. Questo celebre viaggiatore è partito l'altro ieri dal Cairo, dopo avermi assicurato di avere a sua disposizione sette grandi vapori, moltissime barche, armi e cannoni, e 3600 soldati, e denari a profusione. Egli fu creato Pascià e Governatore generale delle tribù negre già conquistate e da conquistarsi.


[1994]
Chiudo questo foglio con una preghiera. La nascente Opera essendo ancor poverissima di oggetti di culto, io imploro dall'E. V. la grazia di accordarmi alcun che dell'Opera apostolica di Roma, e specialmente di quelle generose oblazioni di tal genere, che nella prossima apertura del Concilio verran presentate al S. Padre per le missioni da alcune Società di Dame del Belgio, Olanda, Irlanda, Canadà etc., come annunziarono parecchi giornali cattolici. Confido che, qualora si verifichi una tale offerta, l'E. V. esaudirà l'umile mia petizione.

Noi facciamo voti i più ardenti per la felice apertura del Concilio ecumenico e pel suo prospero compimento. Esso sarà fecondo d'immensi vantaggi, e porterà un farmaco salutare alla vulnerata moderna Società. Le nostre preghiere filiali sono innalzate in modo speciale per l'E. V., che tanta parte avrà in questo venerando Consesso.

Accetti intanto l'E. V. gli umili e rispettosi ossequi di me, dei miei carissimi compagni Carcereri, Rolleri, e Franceschini, mentre baciandole la S. Porpora, passo all'onore di segnarmi nei SS. Cuori di G. e di M.

di V. E. R.ma

um.o ubb.mo indeg.mo figlio

D. Daniele Comboni M.o A.o






334
Abbadessa M. Michela Muller
0
Cairo
8.12.1869

ALL'ABBADESSA MARIA MICHELA MUELLER

AMN, Salisburgo

Cairo, 8 dicembre 1869

Mia Rev.ma Madre,

[1995]
Dovrà avere una grande indulgenza per potermi concedere nuovamente perdono. Lei ha avuto la grande bontà di inviarmi da Salisburgo, per mezzo di Giuseppina Condè, tanti doni e una lettera così bella; ed io... non le ho ancora scritto nessuna parola a questo riguardo. La supplico insistentemente di perdonarmi.

Sono stato occupatissimo e anche ammalato e aggiungo, sebbene non le abbia scritto, che ho pregato tanto di più sia per Lei come pure per tutto il santo suo monastero. Sono ancora molto occupato e questo è il solo motivo per cui ancora non le ho scritto in tedesco; infatti impiegherei alcune ore per fare questo, dato che questa lingua così bella mi è ancora difficile.


[1996]
Non ho sufficienti parole per ringraziarla della grandissima generosità e bontà, con cui Lei ha raccolto elemosine per noi ed è pure venuta Lei stessa in nostro aiuto. Con questo Lei si è fatta collaboratrice e corredentrice dei poveri neri. Le sono infinitamente riconoscente per tutto ciò che Lei mi ha scritto nella preziosa sua lettera. Oh! Quanto Lei ha compreso la partecipazione missionaria della donna cattolica e della vera sposa di Gesù Cristo! Per questo, ancora una volta le sono infinitamente riconoscente!...

Tutto ciò che Lei stessa può dare oppure riesce a sollecitare da altri a favore dell'opera divina della conversione dei neri, la prego di farlo pervenire direttamente al Rev.mo Sig. Parroco di S. Giacomo a Colonia, Presidente della Società per il soccorso dei poveri fanciulli neri, poiché egli mi spedisce tutto fedelmente al Cairo.


[1997]
Riceva ancora i ringraziamenti di tutte le mie piccole case; noi tutti preghiamo molto per Lei, sì per Lei stessa e per le sue figlie, che ci hanno educato così bene la nostra cara Petronilla, e che fanno continuamente ciò che faceva Mosè, mentre Giosuè combatteva le battaglie del Signore. Il giorno anniversario della morte di Petronilla, il 31 gennaio, celebreremo un ufficio funebre con Messa cantata. Essa è già in Cielo, perciò deve pregare per noi e per i negri.

Siamo stati molto edificati dal comportamento di S. Maestà l'Imperatore in Egitto. Con il suo buon esempio egli ha compiuto una vera missione tra i turchi. Egli si è mostrato cristiano in tutto e per tutto. A Suez come al Cairo visitò prima di tutto la chiesa e assistette alla S. Messa; a Gerusalemme si prostrò davanti a quei luoghi sacri, ivi pure si confessò e precisamente dal Francescano P. Heribert. Ci ha ricevuto poi davanti a tutto il corpo diplomatico.

Il buon esempio del nostro insigne signore fu veramente degno di ammirazione, mentre l'Imperatrice francese lasciò in Egitto un infelice ricordo. Essa infatti non visitò nessuno dei pii stabilimenti, né mai una chiesa, neppure la stessa Cattedrale di Alessandria, mentre dedicò le sue visite alle moschee, agli harem, ai luoghi di ballo, e a tutti gli altri monumenti profani.

Il cuore e lo spirito di S. Maestà l'Imperatore si mostrarono degni del titolo di Maestà Apostolica; oh! speriamo che di nuovo si richiami alle leggi corrispondenti a questo titolo.


[1998]
Dall'arrivo di Giuseppina, ho già battezzato ancora molte negre, tra le quali pure sette che sono più grandi di questa buona fanciulla. Le scriverò a questo proposito alcuni particolari interessantissimi. Per oggi, le auguro soltanto buone Feste Natalizie e un felice Anno Nuovo.

Esprima la mia venerazione anche alle sante sue figlie e mi raccomandi alle loro preghiere.

Nel Sacratissimo Cuore di Gesù, sono il suo servitore



Missionario Apostolico

D. Daniele Comboni



Traduzione dal tedesco.






335
P. Luigi Artini
0
Cairo
10.12.1869

AL PADRE LUIGI ARTINI

APCV, 1458/233

W.J.M.J.

Cairo, 10/12 69

R.mo mio caro Padre Provinciale,

[1999]
Non intendo con questo biglietto di dare una risposta alla preziosissima sua lettera alla quale risponderò a tempo e posatamente. Intendo di augurare a Lei, e a tutti i suoi figli felicissime le sante feste Natalizie. Alla dimanda replicata dei nostri due cari Stanislao e Beppi di pellegrinare in Terra Santa, ho creduto di rispondere un sì, perché questi due meritano di essere soddisfatti: hanno lavorato, sudato; ora è bene che rinfreschino lo spirito sulla tomba di Cristo e sulla sua culla, per prendere novello vigore a tutti sacrificarsi per la salute dell'anime. Così provai col def. D. Melotto nel 1857. Gerosolima è un centro di fuoco per Cristo. Ella che è buon padre, sottoscriverà alla mia decisione. Ho loro accordato 20 giorni.


[2000]
Null'altro le scrivo se non che con tutta l'anima mia le raccomando di coadiuvare alla redenzione dell'Africa. Abbiamo potenti e furibondi nemici, ma Cristo è più forte di loro: noi ci ridiamo di tutti. Stanislao ha compreso la vera posizione. Se non che S. Pietro e S. Paolo quando andavano a Roma avevano essi tutti amici? Noi marciamo sulle tracce degli ap.li, e convertiremo l'Africa. S. Camillo, che si è mostrato galantuomo (malgrado un P. Guardi, e lo sconsigliato e infelicissimo Zanoni sullo stato della cui anima pavento assai) sarà un possente cooperatore; e mentre che lavora per l'Africa, ci conquisterà anche il P. Guardi, che d'altro lato ha tanti meriti e pel quale io professo grande venerazione.


[2001]
Sembra che faccia ora giudizio anche il nostro venerato Barnabò, a cui ho suonato a tempo e luogo le mie giuste ragioni. Ho passato alcuni giorni nella capitale dell'Istmo di Suez a Ismailia, col nostro amatissimo P. Bern. Girelli: è tanto contento, che mi assicurò che

se la dura così per un pezzo, egli muore di consolazione. Egli è molto amato dai Francescani, e fa onore all'ordine Camilliano. Abbiamo passato delle notti allegrissime; abbiamo dormito nella stessa camera.

Ora mi raccomando al suo cuore apostolico. L'Africa negra è la più necessitosa e derelitta del mondo: merita dunque tutti i nostri sacrifici. Bisognerà lavorare assai, e sulla faccia del luogo e a Parigi e Costantinopoli e Roma: ma tutto tutto vinceremo col dito di Dio. Basta che Dio ci assista a pati, contemni, et mori pro Iesu, e tutto è in ordine. Al P. Germano, a Regazzini, al mio caro Bonzanini a tutti, e specialmente al venerando P. Fondatore buone feste e ossequi. A Lei tutto il cuore del Suo



Indeg. D. Comboni






336
P. Alfonso M. Ratisbonne
0
Cairo
15.12.1869

AL P. ALFONSO M. RATISBONNE

ADSP

W.J.M.J.

Cairo, 15/12 69

Molto rev.do Padre,

[2002]
Si ricorderà, mio venerato e caro Padre, le felici circostanze del mese di ottobre 1857, quando con due missionari dell'Africa Centrale, i R.di P. Soragna e Fene, Gesuiti, io ebbi la fortuna di fare il viaggio a Gerusalemme con lei e di visitare le sue sante Figlie, le Dame di Sion, alle quali ha avuto l'eminente carità di fare elevare sempre delle ferventi preghiere per l'Apostolato dell'Africa Centrale. Ora che la Provvidenza ha destinato che due dei miei missionari venissero in Terra Santa per attingervi sulla tomba del Salvatore e alla greppia di Gesù Bambino la forza necessaria per sacrificare tutta la loro vita per la salvezza e la conversione degli sfortunati figli di Cam dell'Africa interna, io rinnovo le mie umili preghiere al suo cuore di Apostolo, nella certezza che le sue sante preghiere e quelle delle sue degne Figlie saranno esaudite.

Nell'inverno scorso ebbi l'onore di visitare più di una volta il suo degno e sapiente fratello, il Rev. P. Teodoro, l'illustre e pio autore della Storia di S. Bernardo e del suo Secolo, come le venerabili Suore di Sion.


[2003]
Quanta emozione ha provato il mio debole cuore! Io vi ho trovato là l'opera di Dio, il miracolo di questo secolo di errori in favore dei poveri figli di Abramo. Io sono convinto della verità dei fatti e da un insieme di quello che si evidenzia nella nostra epoca, che si avvicina il Regno di Dio per gli sfortunati Israeliti e che le Opere di Dio, realizzate dai venerabili Fratelli Ratisbonne, ne sono i più forti strumenti, la felice iniziativa e che N. D. di Sion è l'apostolo dei discendenti dei suoi antenati, del popolo eletto.

E' con la più viva emozione e la più grande felicità che le apro il mio cuore, mio molto reverendo Padre, per dirle che nel tempo in cui tanti cristiani cospirano contro il Signore e il suo Cristo, mi sembra che il Cuore Sacratissimo di Gesù vada effondendosi con un doppio amore verso coloro che donano la loro vita per ristabilire il Regno dei Cieli nei nostri padri pervertiti, dal momento che tanti popoli che hanno ricevuto il S. Battesimo e la vita, Lo respingono e Lo crocifiggono di nuovo, il Salvatore si riversa con l'abbondanza delle sue grazie, sui popoli ancora avvolti nelle tenebre della morte.


[2004]
Gli Istituti che hanno esteso la loro santa opera in Francia, in Inghilterra, a Costantinopoli e in Terra Santa, sono dei potenti strumenti della Carità divina e ciò che consola soprattutto lo spirito della Fede cattolica è questo sublime focolaio ardente di preghiere e di opere espiatorie che Lei ha avviato al Santuario dell' "Ecce Homo". Ah, le sante Figlie di Sion otterranno perdono e grazie per i figli dell'antico popolo di Dio, esse realizzano il desiderio del nostro caro Gesù nel medesimo posto in cui i Giudei hanno richiesto il Suo Sangue su loro e sulla testa dei loro figli. Esse realizzano la grande missione che il Divin Salvatore ha concesso alle sante donne del Vangelo sul cammino della Croce: "piangete su voi e sui figli del mio popolo". Io esprimo i miei voti e prego sempre per il realizzarsi dei suoi santi desideri che la Madre di Dio le ha ispirato. I tempi giungono.


[2005]
Io la prego di mostrare ai miei cari confratelli, il R.do P. Stanislao Carcereri e il P. Giuseppe Franceschini, i suoi Istituti di Gerusalemme e S. Giovanni in Montana. Essi saranno felici di ammirare queste opere di Dio, che evidenziano un'epoca gloriosa nella Chiesa e nella conversione degli Israeliti e nell'apostolato. Nel medesimo tempo la supplico di interessare lo zelo ardente delle sante Religiose Figlie di Sion per pregare costantemente per la conversione degli infelici neri dell'Africa Centrale. E' inutile che gliene parli qui, poiché apprenderà notizie dai miei cari missionari confratelli.

Ho visitato più volte a Parigi la Regina Isabella di Spagna e suo marito S. M. Francesco d'Assisi che mi hanno parlato con grande interesse ed entusiasmo di lei e della sua santa Opera. Il re, la prima volta che mi ha visto, mi ha salutato dicendo: "Oh, siate il benvenuto, mio reverendo Padre! Mi ricordo bene di averla vista alla Corte di Madrid; sono felice di esprimerle la mia simpatia per lei e per la sua Opera; è un compito difficile, ecc."


[2006]
Dopo avergli confermato che ebbi l'onore di rendergli i miei omaggi a Madrid, ecc., dopo otto o dieci minuti di complimenti e sulla rivoluzione della Spagna ecc. il re in presenza della regina che piangeva, mi ha detto: "Come continuano le sue belle Opere di Gerusalemme?" "Maestà, io non ho case a Gerusalemme; le mie Opere sono al Cairo, ecc." "Ma, Padre mio, non è lei il molto reverendo Ratisbonne?" "Ne sarei troppo felice, Maestà, ho ripreso, se potessi avere un millesimo delle grandi virtù del P. Ratisbonne. Io sono un piccolo missionario dell'Africa Centrale e mi chiamo Comboni, ecc." "Ah! le chiedo scusa, mio venerato reverendo Comboni, ma io la conosco". In due parole, come ho notato in sua Maestà una grande simpatia ed entusiasmo veramente notevole per lei e per le sue sante Opere, il giorno stesso sono corso dal molto reverendo P. Teodoro per informarlo di ciò che mi aveva detto il re e per sollecitarlo a fargli una visita nella certezza che sarebbe stato bene accolto da lui e dalla regina e poteva darsi che ottenesse molti vantaggi per le sue Opere.


[2007]
L'ho trovato freddo, questo venerato Padre, e, raddoppiando le mie istanze egli mi ha risposto: "Caro mio, io non ho molta fiducia nelle felici disposizioni di questa Corte. Il mio carissimo Confratello è andato in Spagna; egli ha avuto una amabile accoglienza, ma fino a oggi egli non ha avuto alcun vantaggio". Aveva ben ragione, poiché queste due auguste persone hanno ben accolto anche me e mi hanno anche molto incoraggiato nell'Opera difficile della conversione della Nigrizia, tuttavia credo che d'ora in poi sarà più difficile ricavarne vantaggio.

La supplico di pregare il Signore che conceda all'apostolato dell'Africa centrale dei santi e zelanti operai evangelici, sia europei, sia indigeni e restiamo eternamente uniti nell'eterno amore di Gesù e di Maria.



Suo d.mo e indegno confratello

Don Daniele Comboni



Traduzione dal francese.






337
Società di Colonia
1
Cairo
17.12.1869
ALLA SOCIETA' DI COLONIA

"Jahresbericht..." 18 (1870), p. 12



Cairo, 17 dicembre 1869



Brevi notizie.



338
Madre Emilie Julien
0
Cairo
23.12.1869

A MADRE EMILIE JULIEN

ASSGM, Afrique Centrale Dossier

W.J.M.J.

Cairo, 23 dicembre 1869

Mia carissima e reverenda Madre,

[2008]
la sua lettera del 29 dicembre mi è stata consegnata questa mattina. Avevo nutrito molta speranza che lei mi accordasse Sr. Giuseppina di Tiberiade, al contrario lei sarebbe disposta a togliermi anche Sr. Maria Bertholon. Lei è una Madre molto buona; lei mi ha aiutato nei momenti difficili per la mia Opera. Senza di lei un buon numero di anime non sarebbero entrate nella Chiesa e in cielo per mezzo della mia Opera. Lei è stata una vera Madre per Daniele Comboni e per la Nigrizia. Ne sento tutta la riconoscenza che durerà per tutta la mia vita. Ma per l'amore di Dio, sia nostra Madre e nostra protettrice oggi e in avvenire. l'Opera continua ammirabilmente. Mons. Ciurcia, Delegato Apostolico, ha portato a Roma tutto l'interesse per la mia Opera. Egli è riuscito a rendere amabile il Cardinale e occorre che la casa principale della mia Opera, affidata alle Suore di S. Giuseppe, prenda una solidità notevole.


[2009]
E' per questo che ho bisogno di Suore e soprattutto di una buona e brava Suora araba. Sr. Maria Bertholon ha sostenuto con una abnegazione ammirevole i pesi più faticosi della fondazione; piena di zelo, di dedizione e di pazienza, molto pia, molto attiva, assai caritatevole, ella ha lavorato mirabilmente e ha guadagnato il cuore delle morette che l'amano molto e apprezzano il suo zelo. Come potrei sopportare che ella fosse cambiata con un'altra e allontanarla da un'opera così utile e così difficile ch'ella ha così bene aiutata? Mia buona Madre, io non ho parlato delle sue intenzioni e non ho detto che le ho scritto. Al contrario la prego caldamente di scriverle una bella lettera di incoraggiamento affinché si dedichi sempre per la salvezza delle anime più abbandonate. Ella è molto afflitta perché lei non le scrive mai. La buona Suora soffre, quantunque raramente nel suo spirito abbia qualche piccolo scoraggiamento. Non tramonta mai il sole senza che il Buon Dio la consoli. Grazie a Dio abbiamo tutte le nostre morette pie e di buoni costumi. Noi le potremmo esporre in una caserma di soldati: esse morirebbero martiri. Ma c'è qualcuna che ogni tanto patisce la luna e durante questo tempo si mostra ingrata. E' in questo tempo che Sr. Maria e io soffriamo di scoraggiamento ed ella dice: "E' triste d'essere ripagati dall'ingratitudine!" Ma questo passa presto.


[2010]
In più di cento lettere che le morette hanno scritto a Verona alle loro antiche direttrici, fanno mille elogi delle Suore e soprattutto di Sr. Maria e di Sr. Maddalena e dichiarano espressamente che hanno trovato delle vere madri nelle Suore. Lei conosce, molto reverenda Madre, che questo capita nelle missioni e nelle comunità. Del resto, Sr. Maria sta molto bene. E' difficile che possa trovare due Suore così buone, così devote e così pazienti come Suor Maria e Sr. Maddalena. Quest'ultima è un angelo, molto pia, assai docile, che si sacrifica molto, sempre allegra e soddisfatta. Ella è adorata (senza saperlo) dalla sua Superiora e dalle morette. Sr. Maddalena è il ritratto di S: Stanislao Koska. Dunque, permetta che io la preghi di non sognarsi mai di ritirare queste due degne Suore. Esse hanno seguito l'Opera nei momenti più difficili e io ci tengo molto a conservarle per sempre. La prego di scrivere a tutte e due una bella lettera: esse la considerano come Gesù Cristo.


[2011]
Posto come principio che queste due Suore, Suor Maria e Suor Maddalena, siano conservate nel mio Istituto, perché mi è impossibile trovare due Suore più generose, mi raccomando alla sua carità materna per ottenere una Suora araba, che sia generosa e bene istruita nel leggere e scrivere l'arabo. Occorre una maestra indigena che sia Suora. Oltre che trarne profitto le morette, ne approfitteranno Sr. Maria e Sr. Maddalena. In più occorre una Suora per le pulizie. Sr. Maria fa molto: ella è molto economica; le assicuro che nelle condizioni in cui noi ci siamo trovati ella ha fatto troppo, ma non può arrivare dappertutto. Se lei crede che Sr. Veronica vada bene, io sarei felice che entrasse in casa nostra. Solamente faccio questa osservazione: Suor Maria è molto umile, non ci tiene a essere Superiora. Tuttavia credo che non bisogna toglierle il Superiorato che nella circostanza che lei possa accordarci una Superiora fra le più anziane dell'Istituto, come per esempio, la Superiora dell'ospedale di Gerusalemme, la Madre Assistente, ecc. Infine mi rimetto al suo grande giudizio. Pensi, Madre mia, accorderebbe al nostro Istituto questa santa Religiosa, la Superiora attuale dell'Ospedale di Gerusalemme? Ella è assai vecchia e affaticata: al Cairo Vecchio c'è un'aria magnifica. Per lei sarebbe un riposo. Ella è venerata molto da Sr. Maria e dalle morette. Farebbe un bene immenso a noi con la sua presenza. L'Istituto del Cairo Vecchio sta diventando molto importante. Sotto la sua direzione Sr. Maddalena diventerebbe una Superiora molto adatta per dirigere le altre case per le morette che conto di fondare.


[2012]
Tutto considerato, con le mie risorse fisse attuali, posso assicurare per sempre: 1) la casa pagata e ammobiliata, 2) 4000 franchi all'anno. Con un po' di pazienza potrei aumentare molto questa somma. Lei sa che le morette lavorano. Ora se lei crede di accettare al presente queste piccole condizioni, noi saremo felici di intrometterci solamente nella direzione spirituale e di non interessarci di altre cose, soprattutto per l'economia che a noi toglie del tempo. Se lei crede bene che ci sistemiamo così, io mi incarico di far tutto presso Monsignore e il Delegato in poco tempo. Naturalmente bisogna dirigere le morette affinché riescano a essere apostole nella loro nazione sulle basi del mio Piano, che è riconosciuto dal Mons. Delegato e da tutti riconosciuto come il sistema più sicuro per evangelizzare l'Africa centrale. Infine, Madre mia, venga in mio aiuto. Sr. Elisabetta è a casa nostra, Sr. Maria non ha alcuna osservazione da fare; ella resta volentieri con le morette. Su questa Suora (che del resto è buona) non ne parliamo che dopo aver combinato per la Suora araba e di quello che ho appena detto. La Superiora attuale dell'ospedale, mi sembra assai buona e molto prudente, religiosa. Mi dispiace molto la partenza dell'incomparabile Sr. Eufrasia, Assistente. La nostra Madre Caterina Valerio di Verona, francescana, è a Gerusalemme. Non posso dirle niente su quello che farà. Naturalmente io non posso contare su una sola Suora. Non posso prevedere al momento presente ciò che decideranno di lei, poichè non conosco le sue intenzioni. Anche il Padre Stanislao è a Gerusalemme e il P. Giuseppe.

Accetti le buone feste e gli auguri per un felice anno nuovo da parte di tutti noi. Porga i nostri ossequi a Sr. Celeste, Sr. Raffaella e a tutte.



Suo d.mo figlio

D. Daniele Comboni



Traduzione dal francese.






339
Don Gioacchino Tomba
0
Cairo
25.12.1869

AL PADRE GIOACCHINO TOMBA

AMV, Cart. "Missione Africana"

W.J.M.J.

Cairo, 25/12 69

Mio cariss.mo D. Gioacchino,

[2013]
Non voglio lasciar partire Bachit senza scriverle una riga per augurare a Lei ed all'Ist.o maschile e femminile buone feste e buon capodanno. Non le do' mie notizie perchè tutto saprà da Bachit. Solo mi raccomando alle sue preghiere e a quelle di tutti e tutte dell'Istituto. Colla grazia di Dio tutte nove le allieve dell'Ist.o di Verona, nessuna eccettuata, fanno bene e sono proprio buone. Eccettuato di tanto in tanto qualche luna passeggera in alcune di esse, che sono allegre e infervorate della missione. Si distinguono soprattutte Zenab, Giustina, Quascè, e Caltume e Zarifa, e forse meglio di tutte Luigia, che è assennata, e anche Domitilla. Nei tre Istituti vi sono 42 bocche grandi: ho da pensare; ma capisco che è vero quel che diceva il compianto nostro Vecchio, che Cristo è un galantuomo, e che no l'eì un Co......


[2014]
Mi sembra di aver bene poggiata l'iniziativa dell'Opera in Africa: mi manca molto a fare in Europa: ma vi riuscirò. Ho fatto un patto col mio economo S. Giuseppe; o meglio gli ho fatta una dichiarazione che in tre anni voglio assolutamente 100,000 talleri, e li voglio o per amore o per forza. Credo che Beppo ci penserà sopra e farà giudizio. Nel primo anno lo tratto colle dolci e colle buone come si farebbe con una ragazzina; il secondo anno lo tratto con politica e adopero le vie diplomatiche; se in capo a due anni non mi dà più della metà di quello che domando, adopero le brutte, e ci penserò io. Preghi anche Ella questo buon vecchio che mi aiuti, perchè anch'io ho suonata al suo orecchio più volte buone parole perchè aiuti lei.


[2015]
Devo significarle che io sono membro dell'Associazione di S. Carlo, in forza di che ogni prete dell'Istituto Mazza che muore guadagna una messa da tutti i membri viventi. L'avviso perchè io ho pieno ed assoluto diritto di appartenervi e di partecipare alle messe di tutti i superstiti quando morrò, avendo io già celebrato la messa per tutti i già morti. Perciò supplico che quando muore qualcheduno, mi si scriva in Cairo per darmene avviso e celebrare la messa, da dove mi si manderà la lettera sul punto del Globo in cui mi troverò.

Mi saluti Tregnaghi, D. Donato, D. Fochesato, D. Beltrame, la Betta, Mamma Regina, Zia Zara e tutti e tutte, e mi riverisca tanto D. Cesare Cavattoni.

Nei SS. Cuori di G. e di M. sono



Suo um.o ed aff.mo

D. Daniele Comboni






340
Firme Messe
1
Cairo
1869
FIRME DELLE MESSE CELEBRATE

NELLA CHIESA DEGLI ISTITUTI DI CAIRO

(dal Registro delle Messe)