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Provenienza
Data
361
Don (S.) Giovanni Bosco
0
Roma
3. 7.1870

A DON GIOVANNI BOSCO

ASR, S. 1261

W. il SS. Cuore di G. W. M.

Roma, 3 luglio 1870

Mio carissimo e venerat.mo D. Giovanni,

[2315]
Comprendendo a fondo il suo cuore e le sue sante intenzioni, senz'altro preambolo, vengo a farle una domanda, che richiede una risposta il più presto che può.

Sarebbe ella disposta a mettere insieme due o tre giovani sacerdoti de' suoi con quattro o cinque de' suoi probatissimi artigiani e catechisti da mettere a mia disposizione perché io li possa condurre in Cairo d'Egitto nel mio Ist.o maschile, ove c'è casa e chiesa comodissima preparata? Questi farebbero parte del mio Istituto sotto la mia giurisdizione, a cui penserei tutto io per viaggio, vitto, vestito, istruzione di lingue e tutto: ma al tempo stesso darei loro una conveniente autonomia, in modo che col tempo aiutati ed accresciuti da altri del suo Istituto di Torino, il mio Istituto di Cairo li condurrebbe al punto di potere a suo tempo dirigere una missione speciale nella Nigrizia Centrale, da affidarsi esclusivamente all'Istituto Bosco di Torino.


[2316]
Capisce? Vorrei che il suo santo Istituto con una parte dei mezzi che Dio mi ha dato si innestasse a poco a poco nell'Africa centrale. Ma siccome da solo subito troverebbe ostacoli da parte del vasto ordine che ha la giurisdizione dell'Egitto, è necessario che subito comparisca come facente parte del mio, che è già innestato nell'Egitto, ed al quale sarà fra poco affidata una grande missione nell'Africa Centrale.


[2317]
Se ella pel settembre prossimo potesse mettere a mia disposizione questi due o tre preti, e meglio anche più, co' rispettivi laici, mi scriva subito, che io col Vescovo di Verona (che è un vero angelo per l'Africa) tratteremo ed ultimeremo le trattative necessarie qui a Roma. A tutto pensiamo noi: ella pensi a preparare i soggetti indicati, che io verrò a levare da Torino e condurli in Egitto, a pochi passi, ove la Sacra Famiglia dimorò esule per sette anni nella terra dei Faraoni.

Aspetto una risposta, la quale se è come spero affermativa, coll'autorizzazione del Vescovo di Verona etc. faremo le scritture necessarie, e nel nome di Dio daremo principio all'opera concepita.

I miei tre Istituti d'Egitto vanno benissimo: sono 55 i membri: moltissime le anime cavate dal paganesimo, e ridotte all'ovile di Cristo.

Nei SS. Cuori di Gesù e di Maria passo a segnarmi con tutto l'affetto



Suo u.mo ed aff. amico

D. Daniele Comboni

Spero avrà ricevuto il mio Postulatum al Concilio pro Nigris Africae Centralis.






362
Angelina Frigotto
0
Roma
18. 7.1870

ALLA SIG.ra ANGELINA FRIGOTTO

ACR, A, c. 15/161

Roma, 18/7 70

Rispettabilissima Sig.ra Angelina,

[2318]
Mi fu cara oltremodo la sua gentilissima letterina, e le farei una risposta adeguata parlandole dell'andamento delle mie piccole Opere se non fossi occupatissimo, ed avessi un po' di tempo. Ma siccome conto nel prossimo mese, od al più tardi nel settembre di venire a Lonigo, così mi riservo a dirle tutto a viva voce, e vedrà che quantunque avvezzo a parlare molto in lingue straniere, avrò la lingua abbastanza lunga da spifferarle le mie notizie in buon vernacolo veronese. Le dirò solo che ho in Cairo tre Istituti, uno maschile e due femminili, che ogni settimana guadagnano a Cristo delle anime sedenti all'ombra della morte, e che nell'anno venturo pianterò due altre case a 1400 miglia dal Cairo verso il centro dell'Africa, che ogni giorno che vedo il sole mi sono indispensabili 125 franchi, che bisogna assolutamente che batta fuori dalle muraglie, senza calcolare altre spese, viaggi etc. che il piccolo Ospedale pei neri ammalati che ho aperto in Cairo vecchio fa andare in paradiso molte anime, che altrimenti andrebbero all'inferno, che ho dovuto lottare con formidabili ostacoli, e che grazie a Dio la barca cammina a buoni passi. Come ho dichiarato a tutti in Roma e fuori, non voglio nemmeno sentir parlare di difficoltà od impossibilità. Pigliai del pazzo e mel piglierò per l'avvenire; tutto di simil genere mi fa l'angolo d'incidenza eguale a quello di riflessione; io voglio andare avanti nella mia opera, voglio piantare stabilmente la fede nell'Africa Centrale, caschi l'universo. Dunque ella preghi, e faccia pregare in questo senso, e Dio la ricompenserà.


[2319]
Sono molto lieto di aver sentito sì belle notizie della sua famiglia. Cospetto! Se andiamo di questo passo la petite diventa madre di una tribù. Me la saluti tanto, assieme al mio caro Sig.r Dottore, ed al marito de la petite.

Quanto mi hanno consolato le notizie della sua famiglia, altrettanto mi ha addolorato la novella du cancer di sua Mamma. Gran fatto che il dottore non le pigli la volta, fino a far sì che con tutta l'arte si possa estrarre. Ho veduto delle guarigioni di questa malattia. Nella mia debolezza pregherò il Signore, e pria di partire da Roma, chiederò al Papa una novella Benedizione speciale per la mamma.

Oggi v'è la solenne definizione dell'Infallibilità. Alle 8 vo' io pure in Vaticano, come teologo Conciliare del V.o. Sarà uno spettacolo!


[2320]
Dica a D. Luciano che non ho tempo di scrivergli, ma che penso a lui e gli voglio gran bene. Sono poverissimo; ma mando una piccolissima memoria cioè una piccola medaglia del Concilio Vaticano benedetta da Pio IX a lei, a notre chère petite, alle due spose di casa Rosa, a Gigia di Legnago ed Agata Bronzini, che mi saluterà tanto, ed un piccolo crocifisso a sua mamma, ed una medaglia conciliare a D. Luciano. Di più il fraticello Melotto mi diede due Crocifissi, che io feci benedire da S. S., per suo Padre, ed a questi ne aggiungo uno io per il medesimo vecchio Melotto, perché il frate mi disse che nessuno dei due è per Lui.

Mi saluti e riverisca tutti i miei conoscenti di Lonigo, che frequentano casa Rosa e la sua, faccia pregare per la Conversione dei negri e per me. Ho spedito il mio Postulatum Italiano a Lonigo; lo legga e preghi, soprattutto pel



povero africano Suo aff.mo

D. Daniele Comboni

2 pom.) Assistetti oggi alla IV Sessione del Concilio Vaticano come teologo. Tutti, meno due Vescovi, uno di 37 anni americano, l'altro di 53 anni napoletano, dissero sì. 102 mancavano, parte ammalati, e parte per non dare il sì. Fu uno spettacolo!


[2321]
Le mando la fotografia di due delle mie Suore di Egitto. Suor Maddalena armena mi scrisse ora pel mio onomastico, e mi pregò di portarle la vita di S. Luigi Gonzaga ed una reliquia di S. Agnese e soggiunge: "Papà, se mi porta queste due cose, le prometto di far di tutto per farmi santa coll'aiuto di Mamman." Questa all'età di 25 anni sarà una gran missionaria. Le manderei il ritratto della mia Superiora; ma non l'ho più.






363
Maddalena Girelli
0
Verona
22. 9.1870

A MADDALENA GIRELLI

ACR, A, c. 14/135

Verona, Seminario 22/9 70

Gentilissima Signora,

[2322]
La sua lettera 8 corr.te mi giunse in tempo dei Santi Esercizi, e la lessi al 18 appena finiti i medesimi. Io sono grato infinitamente a lei ed alla piissima sua sorella Elisa pei sentimenti pieni di carità e di spirito divino che essa contiene tanto a mio riguardo come per ciò che spetta alla salvezza dell'anime, al quale oggetto s'appuntano le nostre brame. Le confesso ingenuamente che a Brescia provai sommo piacere nel far loro una visita, e fui sommamente edificato di ambedue; e fra quel che udii a Brescia, e quel che lessi nello svolgimento e spiegazione della Regola di S. Angela, ho concepito una sublime idea dell'Opera eminentemente cattolica e pia, alla quale sono consacrate, che certo spanderà il santo fuoco di quest'inclita nostra concittadina, onore della nostra patria, anche nelle aduste regioni dell'Africa centrale, ove regna ancora la superstizione e l'errore, e vi domina Satanasso.


[2323]
E' d'uopo che noi facciamo una sacra lega di preghiera, ed il Cuore Sacratissimo di Gesù sia il centro di comunicazione fra noi, fra Brescia e la Nigrizia. Noi pregheremo incessantemente in comune negli Istituti d'Africa per tutte loro; e le generose figlie di S. Angela Merici capitanate dalle due sorelle innalzino fervide preci all'Altissimo per la conversione dei negri. Questa unione di preghiera sarà una fortissima operazione di assedio, con cui si affronterà l'impero delle tenebre che opprime l'infelice stirpe di Cam, e dalla patria di S. Angela partirà quella benefica luce, che brillerà sulle erranti e tenebrose tribù della Nigrizia, per guadagnarle a Cristo.

Oggi ricevo lettere consolantissime dal Cairo. Anche questa settimana furono guadagnate a Dio molte anime, fra cui una mora di 25 anni, che morì un'ora dopo ricevuto il santo Battesimo.


[2324]
Affinché sia efficace la nostra preghiera cerchiamo il tesoro della Croce. La sapienza di Dio non si è giammai disvelata con maggiore splendore che nel creare la Croce.


[2325]
Il Figliuolo di Dio non potea rivelarci più luminosamente l'infinita sua sapienza che nel fabbricare la Croce. Le grandi Opere di Dio non nascono che appiè del Calvario. Io le sarò molto tenuto se pregherà il Cuor di Gesù che mi mandi gran copia di croci: sarà segno che saran seguite da un gran numero di anime conquistate alla fede.


[2326]
Io pure pregherò Gesù che le mandi delle crocette non poche. In paradiso conosceremo profondamente la filosofia della Croce. Dunque all'armi: percorriamo a passi da gigante la via della carità e della Croce, ed arrestiamoci appena in paradiso.

Io desidero che mi mandino spesso loro notizie: io pure farò altrettanto. Spero che non tarderò molto a vederle a Brescia. Intanto preghiamo pel nostro Santo Padre Pio IX. E' questa l'ora della podestà delle tenebre. Dopo le tenebre verrà la luce, e si inizierà il trionfo della Chiesa.


[2327]
Le mando la fotografia inclusa. La prima è Faustina Stampais. La 2ª. è Suor Maria Bertholon di Lione; la 3ª. è Caterina Zenab figlia di un re negro, che io vestii la prima volta alla tribù dei Kic nel Fiume Bianco in Africa Centrale, condussi in Europa e trasportai in Egitto. E' una gran missionaria abilissima.

Io le abbandono ambedue nel SS. Cuor di Gesù e di Maria, e si ricordino di questo povero servo dei neri e loro



D.mo servitore

D. Daniele Comboni M. A.






364
P. Luigi Artini
0
Verona
9.1870

AL PADRE LUIGI ARTINI

APCV, 1458/273

Verona, settembre 1870

R.mo e caro P. Artini,

[2328]
Avrei dovuto abbandonar tutto per venire a trovarla e parlare lungo dell'affare importante che si discute fra me e il P. Stanislao; ma oggimai non mi resta tempo fino a compiuti i SS. Esercizi. Tutti e due mi scrivono dal Cairo che stanno bene, specialmente il P. Franceschini, che è guarito bene coi bagni d'Alessandria: mi scrive anche il P. Bern. Girelli etc. che manda mille saluti.


[2329]
Ecco l'affare: il P. Stanislao vuole che io ceda all'Ordine di S. Camillo tutto l'Ist.o Maschile e Femminile delle Suore come suo sussidiario, e vuole che i miei missionari sieno come ospiti in dozzina al Cairo. Io invece son disposto a dare una delle case del Convento Maronita e la metà dei giovani, e fare una casa Camilliana distruggendo la mia. Se non cedo definitivamente l'Ist.o maschile ai Camilliani, immediatamente e Beppi e Stanislao abbandonano l'Egitto e vengono in Europa. Suppongo che scherzerà: ma questa è una poesia del mio caro Stanislao, che amo più che me stesso e stimo. Io offro una delle due case maschili che abbiamo ai 2 Camilliani finché sono due: solo quando verranno altri Camilliani darò e uno e due palazzi. P. Stanislao vuole che io tratti, come se avessi a vedere in Cairo 15 padri Camilliani. E' poeta. Sul medesimo tono mi scrisse Beppi. Insomma le mando in confidenza la lettera, di cui deve tenere rigoroso il segreto; e la prego di rimettermela per domani a sera per mezzo di Bertoli. Io voglio che si pianti non solo una Casa ma una Missione grande Camilliana in Africa, ed io fornisco il mantenimento: ma non voglio piantarla col distruggere me stesso, e il mio Istituto di missionari secolari.

Finiti gli esercizi, io verrò da Lei per sentire il suo parere e il suo consiglio, e stia certo che l'apprezzerò sommamente: ma il silenzio.



Suo affez.mo Con-figlio

D. Daniele Comboni






365
P. Luigi Artini
0
Verona
9.1870

AL PADRE LUIGI ARTINI

APCV, 1458/274

Verona, settembre 1870

Molto R.do Padre,

[2330]
Le accludo le due ultime del P. Stanislao, perché Ella possa portare quel giudizio completo che merita l'affare con quel carissimo figlio di S. Camillo. Il giudizio di V. P. è per me di tutto peso. Ella ha mente e cuore e può consigliare e me e il P. Stanislao. Ciò che non posso bere è che il P. Stanislao crede o vuol credere che io abbia impedito in Roma l'accordo, che il P. Guardi era disposto a fare. Il P. Guardi e Tezza sanno e conoscono a fondo l'affare. Insomma Ella, a cui ho sempre creduto e che ho sempre venerato, faccia in modo che il P. Stanislao resti in missione ad aspettare tempi migliori, e per la Chiesa e per le risorse della missione, perché Stanislao a' suoi difetti unisce qualità sublimi. Con tutto il cuore



Suo aff.mo

D. Daniele Comboni

Conservi le due lettere del P. Stanislao, che verrò a prendere io venendo a trovarla.






366
Card. Alessandro Barnabò
0
Verona
12.10.1870

AL CARD. ALESSANDRO BARNABO'

AP SC Afr. C., v. 7, f. 1409v

W.J.M.

Seminario di Verona 12 ott.e 1870

E.mo Principe,

[2331]
Secondando il savio consiglio e desiderio di V. E. R.ma, ho posto mano a stabilire, d'accordo con Mgr. Canossa, il Collegio delle Missioni Africane in Verona. A tale oggetto ho preso un'ampia Casa annessa al Seminario Vescovile, che prima di sei mesi sarà totalmente pagata, la quale per mille riguardi è opportunissima allo scopo. Mercé poi l'aiuto del savissimo Rettore del Seminario Vescovile Dio mi concesse un ottimo ecclesiastico Veronese per mettere alla testa del suddetto Collegio. E siccome bramerei che costui fosse solidamente formato alle inspirazioni dei più distinti Stabilimenti delle Missioni Estere, ed allo spirito della Propaganda, della quale il Collegio di Verona deve essere figlio e proprietà, così sarebbe ottima cosa che il novello Rettore passasse un anno o più entro i recinti del Collegio Urbano di Prop. Fide, ove gli sarebbe dato d'imbeversi delle massime e del sistema il più opportuno di educazione apostolica, per recarne i tesori nell'Istituto di Verona, e nello stesso tempo verrebbe a conoscer bene i suoi futuri rapporti colla S. C. di P. F. Ciò s'intende mercé la debita contribuzione da parte nostra. Mi sembra che il magnanimo cuore di V. E. potrebbe accordare questa grazia all'epoca che crede più opportuna. Per ora ho meco due ottimi ecclesiastici, uno dei quali ha 30 anni, ed è Canonico, che diresse per quattro anni con somma laude una parrocchia di oltre 20,000 anime, guadagnato alla Nigrizia da Dio e dal mio Postulato al Concilio. Altri tre giovani Sacerdoti chieggono istantemente la medesima grazia; ma non ne abbiamo ancora assunte tutte le informazioni.


[2332]
Non le posso a parole esprimere il mio dolore pel delitto enorme testè perpetrato contro l'adorato nostro SS.mo Padre e la Santa Sede Ap.lica per parte dei più fieri nemici del Papato. Io depongo ai piedi di V. E. R.ma l'atto della mia più profonda condoglianza, affinché, se crede, si degni umiliarlo al trono di S. S. anche a nome de' miei piccoli Istituti d'Egitto, e fo voti perché Colui che ha in mano il cuore dei Re e di tutte le creature, abbia quanto prima a liberare il nostro Santo Padre e l'Eterna Città dalle mani dei nemici di Cristo; e segni l'era sospirata del gran trionfo della Chiesa. Io sarei beato se mi fosse dato di alleviare col sacrificio della mia vita le pene, e tergere una sola lagrima al Santo nostro Pontefice-Re, e mi offro all'E. V. in anima e corpo a questo scopo, felice di poter soffrire e morire pel Vicario di G. C.

Dal movimento cattolico che si sta iniziando, e dal complesso di molte cose, mi si risveglia la più ferma speranza che è vicino il momento, in cui, dopo una nube di passeggera tribolazione, il cuore del S. Padre sarà consolato, e la Provvidenza segnerà la fine della terribil lotta fra la rivoluzione ed il Papato, e la voce dell'Eterno farà nel mondo risuonare quella grande parola: feci iudicium meum et causam meam... et periit impius.... Vicit Leo de tribu Juda.

Accolga gli ossequi di Mons. Vescovo di Verona, e si degni ricevere i sensi della mia perfetta obbedienza, e profonda venerazione e gratitudine, coi quali mi segno per sempre



di V. Em. R.ma um.o ubb.mo dev.mo figlio

D. Daniele Comboni






367
Jean François des Garets
0
Verona
23.10.1870

A JEAN FRANÇOIS DES GARETS

APFL

Seminario di Verona 23/10 = 70

Signor Presidente,

[2333]
Appena ho letto sui giornali che per il primo novembre prossimo vengono cambiati i francobolli in Francia, mi permetto di inviarle un bel numero di francobolli che possiedo, perché possano essere utili per la corrispondenza della Propagazione della Fede in questi pochi giorni di ottobre.

Annuncerò fra qualche giorno la partenza di cinque Missionari per i miei Istituti d'Egitto.

Dio conservi questa nobile nazione che ha creato l'Opera ammirevole della Propagazione della Fede


[2334]
Porga, signor Presidente, i miei ossequi più rispettosi alla sua pia famiglia, al sig. Abate Des Georges, al sig. Abate Laverriere, al sig. Maynis e preghi per i poveri neri e per il suo



devotissimo servo

Don Daniele Comboni M. A.

La mia partenza è fissata al prossimo sabato.

Il francobolli sono del valore di 108 pezzi di 4 soldi.

Esprimo gli auguri ardenti per l'Opera delle mie Missioni, l'Opera per eccellenza della Propagazione della Fede e che Dio la conservi per lungo tempo.



Traduzione dal francese.






368
Rosa Fiore
1
Limone
23.10.1870
ALLA SIGNORA ROSA FIORE

ASC, c. 1869-1871



Limone, 23 ottobre 1870



Dedica.



369
Mons. Luigi Ciurcia
0
Verona
18.11.1870

A MONS. LUIGI CIURCIA

AVAE, c. 23

W.J.M.J.

Dal Seminario di Verona, 18 nov. 1870

Eccellenza R.ma,

[2335]
Finalmente mi è dato di sapere che l'E. V. si trova sul campo del suo sublime apostolato. Io spero che avrà perfettamente ricuperato la sua preziosa salute, e che l'Egitto e la Nigrizia avran riguadagnato per lunghi anni il loro veneratissimo Padre. Io, benché indegno suo figlio, grandemente ne esulto. Ora le esporrò in poche linee il sunto delle cose mie dalla sua partenza da Roma fino ad oggi, sottomettendomi in tutto a V. E., e professandole in ogni cosa fedele obbedienza.

Il Postulatum sottoscritto da centinaia di Prelati fu accolto in generale con grande interesse non solo dai Vescovi, ma altresì dagli E.mi Cardinali e da S. S.; e dopo aver ottenuta l'approvazione della commissione destinata ad esaminare le proposte dei Padri, fu sottoscritto dal S. Padre la sera 18 Luglio, e da alcuni Vescovi ne fu inserito un brevissimo cenno nello Schema Constitutionis super Missionibus Apostolicis a pag. 19 linea 3ª. Inutile il dirle come quasi tutti i Vescovi ebbero la bontà di ricevermi, e fui lieto di raccomandar loro il Postulatum, e la loro cooperazione in fornire qualche buon soggetto alla Nigrizia.


[2336]
Nei lunghi e frequenti colloqui ch'io m'ebbi con S. Em. il Card. Prefetto, mi fu caldamente raccomandato di attivar bene il Collegio delle Missioni Africane in Verona; raccomandazione che fu instantemente ripetuta a Mgr. Canossa da S. Em.; ed a ragione perché altrimenti nell'Africa si fabbricherebbe sull'arena senza l'appoggio d'un Ist.o in Europa. Il nostro lepidissimo Cardinale mi fece risuonare più d'una volta all'orecchio queste frasi: "O portami un attestato che mi assicuri che tu vivrai 35 anni, oppure stabiliscimi bene il Collegio in Verona: in ciascuno di questi due casi io ti darò una missione nell'Africa Centrale: altrimenti se tu non mi fai il Collegio, e ti capita un accidente che ti porta all'altro mondo, la tua Opera v'ha timore che finisca con te"


[2337]
Ora siccome non ho trovato nessun Santo che mi assicuri la vita dall'oggi al domani, così è d'uopo stabilir bene il Collegio. Ora benché io sia profondamente convinto del servus inutilis sum, perché non son buono che a fare pasticci, tuttavia trovo giustissimo il principio di S. Em.za. Quindi ritornato ai 12 di agosto con Mons. Vescovo a Verona, abbiamo fatto acquisto di una vasta Casa annessa al Seminario di Verona, che per mille motivi si presta opportunissima al nostro scopo; ed a quest'ora non mancano che 13,600 franchi per pagarla. Coll'aiuto dello stimabilissimo Rettore del Seminario potemmo trovare un ottimo Sacerdote veronese per Direttore del Collegio, che nel prossimo marzo entrerà in posto, per consacrarsi a tutt'uomo all'educazione dei candidati africani. Intanto il Postulatum produce dei buoni frutti, stantecché da molte Diocesi ci giungono domande di buoni sacerdoti che bramano consecrarsi all'Opera, e finora ne abbiamo accettati quattro, che entreranno in Collegio nel Marzo, epoca in cui la Casa sarà sgombra da tutti gl'inquilini. In tal guisa io spero in poco tempo di attivare discretamente il Collegio. Avrei bramato di collocare in Propaganda per qualche tempo il novello Direttore del Collegio: ma S. Em. il Card. Barnabò non lo giudicando hic et nunc espediente, così mi scriveva agli 11 del corrente da Roma:"


[2338]
"Sono lieto che Ella sia riuscita a cominciare costì l'Opera delle Missioni africane collocando alcuni giovani sotto la direzione del buon Sacerdote che nomina. Vede però Ella medesima come in questi momenti di tribolazione e di lutto non sia possibile pensare a far venire a Roma il d.o Sacerdote secondoché propone V. S., ma convenga contentarsi di quello che si può fare costì. Si conforti intanto nel bene, e metta nelle mani di Dio la causa delle Missioni Africane per cui Ella da tanto tempo si adopera. Intanto le auguro etc.... Barnabò."


[2339]
Intanto nella speranza che l'Ist.o di Cairo Vecchio non abbia bisogno di me, Mons. Canossa mi ritenne in Verona, donde farò delle gite qua e colà per ragione pecuniaria. Tuttavia in ogni caso che l'E. V. giudicasse opportuno che io mi recassi in Egitto, mi basterà un solo suo cenno, sapendo bene che l'E. V. ha a cuore, e nella sua saviezza comprende e vede più di me il modo e le vie di giovar meglio all'Opera, a cui son consacrato. M.r Des Georges mi scrisse pien di trepidazione sull'avvenire della Prop. della Fede, attese le luttuose sventure della Francia. Io sono infinitamente grato a V. E. pel generoso soccorso erogatomi in quest'anno.


[2340]
Ora io vengo a sottomettere all'E. V. un affare più che serio che pende fra me e il P. Carcereri, e che mi è cagione di profonda afflizione.

Io domando al Signore ogni giorno 1º. delle croci, che son necessarie per piantar bene e fecondare le opere di Dio; 2º. personale maschile e femminile investito dello spirito di G. C.; 3º. mezzi pecuniari e materiali per mantenere l'Opera sua. La bontà divina è sommamente amorosa nell'accordarmi specialmente la prima grazia.


[2341]
Fin da quando codesti due Camilliani muniti del Rescritto Pontificio vennero in Egitto, mi manifestarono il desiderio che col tempo si aprisse una Casa Camilliana in Africa in aiuto delle missioni della Nigrizia ed in servigio della mia Opera. Io fin da principio e sempre desiderai di rispondere alle loro brame; e ciò pel vero bene dei poveri negri; ma sempre bramai che ciò si realizzasse dopo che fosse ben piantato e discretamente provveduto il mio Istituto di missionari secolari, e quando io potessi disporre di mezzi sufficienti per fondare la Casa Camilliana, ben intesi previo l'assenso di Prop.da, del Vic.o Ap.co dell'Egitto, del Vescovo di Verona, e del Generale dei Camilliani.


[2342]
Succedendo poi che col tempo si accordasse al mio Ist.o una Missione nella Nigrizia, sarebbe stata mia intenzione di assegnare una o più tribù ai Camilliani che avessero fatto parte del mio Ist.o in Egitto, anche qualora, ingrossando i soggetti di S. Camillo, bramassero di avere a sé una missione, senza dipendere da noi. Questo fu sempre il linguaggio da me tenuto, sinceramente bramando di contribuire in tal guisa al bene di quell'anime, sempre però colla condizione che l'autorità superiore sancisse il progetto.


[2343]
Il buon P. Carcereri durante il mio soggiorno in Roma seguitò a pressarmi con lettere di supplicare il suo generale a dare il suo consenso alla fondazione di una casa Camilliana in Cairo, e finì coll'instare che si cedesse ai Camilliani il mio Ist.o maschile di Cairo Vecchio, e la direzione del femminile, rimanendo i miei preti secolari come in dozzina dai Camilliani e soggetti alle Regole e Superiore Camilliano. Io capii bene a che mirava il P. Carcereri; e siccome questo affare dipendeva dall'E. V. e da Propaganda più che da me, mi limitai a chiedere al P. Guardi che benedisse ai due Camilliani d'Egitto, permettesse loro di star nel mio Ist.o fino a che io fossi in caso di disporre di mezzi per aprire una casa Camilliana in aiuto dei negri.


[2344]
Il P. Guardi mi ripetè sempre tornargli impossibile di disporre di nessun soggetto, di che difettava assai; ed interrogato più volte da me il P. Artini suo Provinciale nel Veneto, mi rispose sempre non avere nemmeno un soggetto per l'Africa. Sicché m'avvidi che i soli Camilliani di cui potrà disporre quell'Ordine si riducevano ai soli Carcereri e Franceschini. Come mai debbo io espormi al progetto di formare una casa di due Camilliani, uno dei quali, il P. Franceschini, era allora spedito qual tisico secondoché mi scrivea Carcereri? Tuttavia per non contrariare all'insistenza sempre crescente di quest'ultimo, nel timore di perdere altrimenti sì buon soggetto per la Nigrizia, offersi al P. Generale pei due Camilliani d'Egitto Nº. 3000 franchi all'anno, ed una delle due piccole case dei Maroniti in Cairo Vecchio con la Chiesa comune, previo l'assenso di V. E. R.ma, benché nel mio cuore fossi convinto essere un tal passo ancor prematuro; e pregai il P. Guardi a scrivere ai due suoi figli di Cairo e consolarli con affettuoso e paterne espressioni.


[2345]
Io non so cosa scrisse in Cairo il P. Generale: so solo che venti giorni dopo il P. Carcereri mi diresse a Verona una lettera virulenta e minacciosa, che mi rimproverava acerbamente di non aver nulla voluto conchiudere col P. Guardi, di aver tradito le sue speranze, e di averlo ingannato; e mi intimava che, se a posta corrente io non gli avessi spedito un Documento, con cui io cedeva ai Camilliani il mio Ist.o maschile, egli col Franceschini avrebbero di colpo abbandonato Cairo, e sarebbe ritornato in Europa.


[2346]
Un tale spirito che poco sa di umiltà e religioso rispetto verso il suo Superiore immediato creò nella mia anima una dolorosa impressione. Accettai con calma questa croce, ed invitai il P. Stanislao a spedirmi i nomi e cognomi dei sacerdoti Camilliani di cui poteva disporre, ed a stendermi in iscritto la sostanza e le condizioni della proposta cessione del mio Ist.o maschile, bramando così di pigliar tempo, e maturare le offertemi proposte, per poi sottoporle all'E. V. e al Vescovo di Verona qualora fossero ragionevoli. Ecco la copia ad Litteram del Contratto che il P. Stanislao ebbe il coraggio di presentarmi sotto la comminatoria di abbandonare subito l'Egitto, ove non vi dessi il mio formale assenso. Difatti avendogli io risposto che è impossibile in quest'epoca dolorosissima per l'Europa e per la Propagazione della Fede di accedere alle sue dimande, prese da me commiato con sua lettera 21 7bre, che fu l'ultima che mi scrisse, eccetto due righe l'ultimo vapore piene di malcontento e poco buono spirito. Ecco il Contratto.


[2347]
Schema

del Contratto di concessione dell'Ist.o maschile dei neri in Cairo Vecchio all'Ordine de CC. RR. Ministri degli Infermi per parte di D. Comboni

Il M. R. Sig.r D. Comboni come fondatore del med.o Ist.o per sé e successori nel governo della Missione Centrale che la S. C. di Propaganda affiderà in riguardo al detto Ist.o, ed il R.mo P. Camillo Guardi come attuale Vic.o Gen.le dell'Ordine religioso enunciato per sé e successori nel Generalato del med.o Ordine, si obbligano reciprocamente alle condizioni seguenti, costitutive del Contratto di concessione come sopra.


[2348]
1º. L'Ordine dei Ministri degli Infermi assume a) tutta la responsabilità, b) l'obbligo dell'educazione ai moretti dietro le norme tracciate dal Piano per la Rigenerazione dell'Africa, c) l'amministrazione libera, d) e s'incarica dello scopo dell'Ist.o maschile dei negri in Cairo.


[2349]
2º. Assume egualmente la direzione spirituale e religiosa dell'Istituto femminile delle nere, in quanto solo riguarda la parte religiosa e morale, e il servigio religioso del medesimo, sia riguardo alla celebrazione o amministrazione dei S. Misteri, come riguardo alle inferme e defunte e simili.


[2350]
3º. Il Sig. D. Comboni si riserva di poter disporre dei due padri Carcereri e Franceschini pel bene generale della missione fino alla scadenza del quinquennio stabilito dal Rescritto Pontificio del 5 luglio del 1867.


[2351]
4º. Si riserva egualmente di poter liberamente disporre dei moretti allievi dell'Ist.o secondo i bisogni speciali e generali della missione. Ma l'Ordine non accetta la responsabilità dell'educazione se non di quelli a cui rilascerà un certificato in questo senso; e ciò riguardo agli studi non meno che alle arti. Questa clausula riguarda quelli che fossero levati dall'Ist.o prima di aver compiuto il periodo necessario da stabilirsi per l'educazione.


[2352]
5º. Si riserva finalmente di poter collocare ad tempus nel detto Ist.o gli allievi secolari del suo Seminario, così per climatizzarli, come per iniziarli alla Missione centrale e allo studio delle lingue. Ma durante il tempo di questa loro permanenza nell'Ist.o di Cairo saranno omninamente soggetti alle regole generali del medesimo, e ne riguarderanno il Direttore come loro proprio Superiore, e s'impiegheranno richiesti a servire l'Ist.o come gli altri Religiosi con cui vivranno in vita comune.


[2353]
6º. L'Ordine detto si obbliga di non dare o permettere agli allievi destinazione alcuna diversa dal piano generale dell'Opera senza partecipazione e consenso del med.o D. Comboni. Si riserva perciò di accettare e disporre di quelli che mantenesse a spese proprie.


[2354]
7º. Il Sig.r D. Comboni si obbliga di provvedere pei Religiosi ed allievi la conveniente abitazione con chiesa e cappella propria, e procurerà che essa sia possibilmente in vicinanza della capitale, e con giardino o campagna coltivabile per la istruzione agricola agli allievi.


[2355]
8º. Concede ad uso e consumo dei medesimi Religiosi ed allievi quanto v'ha attualmente nell'Ist.o di mobili, arredi, lingerie, commestibili e combustibili.


[2356]
9º. Le riparazioni o modificazioni riconosciute necessarie nell'abitazione saranno a carico pure di D. Comboni e suoi successori dovendo queste essere sempre proprietà della Missione.


[2357]
10º. Si obbliga egualmente il med.o Sig.r D. Comboni di contribuire sulle limosine che riceve, a titolo di vitto e vestito e come dotazione pel numero richiesto dalle leggi canoniche di dodici Religiosi, l'annua somma di Franchi 6000 seimila, la metà anticipata in gennaio, e l'altra metà sempre anticipata in luglio. Qualunque numero maggiore di 12 resta a carico dell'Ordine Religioso.


[2358]
11º. Di questa somma è garante per 10 anni la Società dei poveri negri stabilita in Colonia: ed in questo frattempo il det.o R.do Sig.r D. Comboni si obbliga di realizzare in beni immobili il capitale corrispondente (e se, come dice S. Em. un accidente porta D. Comboni all'altro mondo?!!), continuando però i Religiosi a percepire solo il frutto del medesimo nelle proporzioni stabilite dall'Art. 1º., e ritenendo la missione la proprietà del capitale - a meno di speciali ulteriori convenzioni.


[2359]
12º. Contribuisce egualmente a titolo di vitto, vestito, educazione Fr. 300 annui per ogni allievo che fa educare nell'Ist.o, come Missionari secolari, neri, abbandonati od infermi raccolti. Ritenendo che i Sacerdoti ospiti applicheranno anche la messa pro Ist.o secondo le intenzioni del Direttore Camilliano. Le dette pensioni si calcolano in quadrimestri. Chi entra od esce quando il quadrimestre è cominciato paga la quota del medesimo per intero.


[2360]
13º. Queste pensioni si pagano posticipate di sei mesi in sei mesi complessivamente, cioè, in gennaio ed in luglio egualmente.


[2361]
14º. Con queste contribuzioni l'Ordine resta obbligato di provvedere ai Religiosi allievi ed ospitati il vitto, il vestito, i medicinali, i libri e le arti necessarie, la biancheria, e quanto è necessario per la Chiesa e casa. Libero sempre di accattare limosine aliunde ed accattarne.


[2362]
15º. Il vitto pegli allievi è determinato a tre pasti al giorno con un piatto oltre la minestra a pranzo, senza obbligo di vino e frutti. Quello dei missionari sarà il medesimo dei Religiosi in omnibus.


[2363]
16º. Questo contratto sarà obbligatorio ed inscindibile per ambe le parti dal giorno della sottoscrizione del medesimo. Prima però dovrà approvarsi formalmente dalla S. Cong. di Prop. F. da S. E. Mgr. Vic. Ap. e dalla benemerita Società di Colonia, per ciò che a ciascuno di essi compete nell'attuale Contratto.


[2364]
17º. Finalmente il contratto stesso tanto pelle contribuzioni, come per l'attuazione comincerà definitivamente col primo gennaio dell'anno p.v. 1871.

Stanislao Carcereri

Cairo, 15 sett. 1870




[2365]
E' questo il Contratto propostomi dal P. Carcereri. Come ben vede l'E. V., se hic et nunc nelle luttuose circostanze in cui si trova la Francia e l'Europa e Roma io presentassi all'E.mo Card. Barnabò un simile contratto per l'approvazione, ei ci farebbe una solenne e sgangheratissima risata, e come pazzo da 28 catene mi manderebbe in S. Servolo a Venezia. E' una speciale Provvidenza di Dio se in quest'anno si riuscirà a mantenere convenientemente le piccole case di Cairo e il novello Collegio di Verona. E' chiaro che pria debbo pensare a consolidare il mio Ist.o maschile con buoni e veri missionari, che partano dal Collegio di Verona. D'altro lato mentre detto Collegio ha un bell'avvenire, mentre molti sacerdoti buoni ed atti chieggono di entrarvi, e si moltiplicheranno sempre più dopo il Concilio; mentre il povero Ordine Camilliano è ben sciattato (l'E. V. può bene informarsi dal P. Bernardino Girelli); stantecché delle 4 oppur 5 Province di cui consta, secondo il linguaggio del P. Carcereri, la sola Provincia Veneta e Romana è qualche cosa. Ora il P. Artini Provinciale del Veneto mi assicurò che qui non ve n'ha neppure uno che intenda consacrarsi all'Africa; e lo stesso mi ripetè più volte il P. Guardi pella Provincia Romana.


[2366]
Che io mi sappia, il solo P. Tezza a Roma coi tre o quattro Novizi che ha sarebbero in grado di venire; ma con tutto questo mi par chiaro, che, attese le circostanze attuali dell'Europa, di Roma, dell'Ordine Camilliano, e del mio Ist.o, sia meglio lasciare le cose in statu quo, e tirare innanzi così per qualche anno, finché le cose si sgroppano fuori e si aggiustano, e si vegga più chiaro.


[2367]
Né dica il P. Stanislao che i cinque anni del Rescritto scadono fra 20 mesi. Tanto il P. Guardi che il Vescovo di Verona son ragionevoli. In questi venti mesi che mancano alla scadenza del Rescritto si potrà vedere se è fattibile il progetto di piantare una Casa Camilliana; ed in caso affermativo, come spero, si prolungherà il Rescritto, e si faran le cose con calma e proposito. Ma che hic et nunc si ceda l'Istituto maschile e femminile a due Camilliani, e che mi esponga al pericolo di essere abbandonato dai miei preti secolari, con pericolo che se ne asciughi la sorgente, non mi par cosa utile e vantaggiosa né per l'Opera né per l'interesse del mio Istituto, e nemmeno mi pare uno splendido affare pell'Ordine Camilliano. Io amo molto e sospiro di veder fondata una Casa Camilliana in aiuto dei negri; ma non amo per questa veder distrutta la mia: desidero far prosperare il mio Ist.o maschile di Cairo coi miei preti secolari, e nello stesso tempo aver in missione il P. Stanislao, che a certi difetti unisce delle bellissime qualità, e vedere anche una e più case Camilliane.


[2368]
Ho esposto il mio parere e le mie vedute, pronto però a modificarle e cangiarle del tutto secondo il savio e profondo giudizio di V. E. R.ma, Capo della mia Opera in Egitto, e Padre dei miei poveri Istituti. Io non saprei far cosa contro il mio vedere e coscienza, se non nel caso che sembri altrimenti ai miei Superiori, e specialmente all'E. V. R.ma che vede nel fondo delle cose, ed è in grado di prevederne le conseguenze. Ciò che molto mi sta a cuore è di conservare nella missione il P. Stanislao. Egli ha i suoi difetti; e ci vuole somma prudenza e cautela a contrariarlo in certe cose, attesa la facilità che ha di irritarsi; e soventi volte perde il rispetto ai Superiori, coll'intimar loro la sua volontà, come fece ora con Mgr. Vescovo di Verona, al quale, quantunque Visitatore Ap.lico del suo Ordine nel Veneto e suo Superiore mediato pel Rescritto Pontificio e per altri titoli, pure ebbe il coraggio di scrivere in questo senso or son 15 giorni: "Se V. E. non mi promette con lettera che quanto prima si cederà l'Istituto dei neri ai Camilliani, e se il mio Gen. Guardi non mi scriverà che l'E. V. ha fatto una tale promessa, io ritornerò subito con Franceschini in Europa."


[2369]
Questo è il sunto della lunga lettera al Vescovo, il quale n'è assai dolente. Ha, dicea, dei difetti il P. Carcereri, prodotti, credo, più dalla pericardite, o mal fisico che ha. Ma ha tali belle qualità, virtù, costanza, positività ed abnegazione che sarebbe per me un gran dolore il perderlo per la Nigrizia. Dunque mi rivolgo con calde istanze al cuore magnanimo di V. E.ma, che è padre di ambedue, e la prego quanto so e posso a conservarmi il P. Stanislao, e a vedere che pazienti ancora un po' di tempo, ché Dio ammirabile nella sua Provvidenza, appagherà certo i suoi ed i miei voti. Fino a un mese fa nessuno sapeva di una tale vertenza fra me e lui eccetto Franceschini e Rolleri: ma avendo io di tutto informato il P. Pietro (non sapendo ove fosse l'E. V.), oggi anche il P. Pietro sa tutto. Anzi il P. Pietro e D. Rolleri trovano giuste le esigenze di Carcereri: ma son certo che ove sentissero la mia campana, troverebbero giusti i miei motivi, come li trovarono giusti i due nuovi venuti Can. Fiore e Ravignani, non che Pietro Bertoli, che fu 10 anni Camilliano. Io però tutto rimetto al Sup.re legittimo e inspirato da Dio per virtù della sua missione, cioè, l'E. V. R.ma.


[2370]
Finalmente le apro il mio cuore sovra un altro punto, ed è l'attuale mia permanenza momentanea in Europa.

Tanto il P. Pietro come le Superiore dell'Istituto e altri mi assicurano che gli Istituti camminano bene in Cairo Vecchio: corrispondenze private di membri dell'Ist.o mi fanno conoscere che va tutto bene nelle mie case, quando non manchi il denaro. D'altro lato è necessario avviar bene il Collegio delle missioni Africane di Verona, provvederlo di mezzi e di soggetti di spirito. A questo Collegio il Cardin. Prefetto annette la specialissima importanza dell'Opera mia; ed ha ragione, perché ne è il perno principale. La mia cooperazione essendo quindi più necessaria pel Collegio di Verona più che pel Cairo, abbastanza provveduto di soggetti, pensai, dietro anche il consiglio di Mgr. Canossa, di rimanere qui. Ma il primo che comanda alla mia persona, e il primo che ha diritto di dirigere i miei passi, è l'E. V. R.ma qual Superiore primario de' miei Istituti di Cairo, che solo esistono e hanno il potere di esistere per sua volontà e per nutum di V. E. R.ma.


[2371]
Dunque è a Lei, che spetta decidere se posso restare, o tornare in Egitto. Io per le suaccennate ragioni bramerei di restare fino a Pasqua, perché in questo frattempo vo' a Vienna e a Praga per operazioni pecuniarie, e sistemo nel Veneto l'Opera del B. Pastore, e poi avvio il Collegio. Ma se l'E. V. non valutando questi motivi (anche S. Em.za mi raccomandò caldamente il Collegio di Verona) trova opportuno o brama che io mi restituisca al mio posto in Cairo, senz'altro ragionare che sulla volontà di Dio, io vengo in Cairo, e fo il suo volere, che certo è quello di Dio. Il Vescovo di Verona è di poca salute e pieno di triboli e spine, e offre all'E. V. i suoi ossequi, e Le raccomanda caldamente il Cairo Vecchio.

Per ora basta. Mille scuse, e la sua benedizione, e i miei ossequi al P. Elia, Giulio, Belga, e baciandole con affettuoso filiale ossequio la destra mi dichiaro



dell'E. V. R.ma um.o ubb.mo e ind.mo figlio

D. Dan. Comboni






370
Elisabetta Girelli
0
Verona
22.11.1870

A ELISABETTA GIRELLI

AAB

Seminario di Verona, 22/11 70

Gentilissima Signora,

[2372]
Le molteplici mie occupazioni m'hanno impedito di fare una gita a Brescia e a Guzzago: ma pria ch'io parta per la Germania spero che ci rivedremo a Brescia. Ho imbarcato ai 29 p.p. quattro missionari sul Saturno a Trieste per l'Egitto, e sono felicemente arrivati al Gran Cairo. Fra questi v'era un ottimo Canonico dell'Arcidiocesi di Trani d'anni 3O che fu già parroco di 32,000 anime, e che fece prodigi in due terribili colera morbus, che rapiva alla sua vasta parrocchia di Corato 150 vittime al giorno. E' una conquista fatta quest'anno al Pontificale di S. Pietro a Roma. Mentre il S. Padre stava al Pater noster il detto Canonico che stava fra me e alcuni Vescovi orientali a 10 passi dal Sommo Pontefice, si offeriva a me per l'Africa; e nel medesimo istante l'Arcivescovo di Trani lo offeriva al Vescovo di Verona per l'Africa. Era la prima volta che io lo vedeva e sentiva il suo nome.

L'aneddoto interessante con cui c'incontrammo la prima volta a quel pontificale, lo racconterò a viva voce. Chiamato da me a Verona nel dì del Rosario, si gettò a' miei piedi colla rinuncia del Canonicato dicendomi: "Vi giuro perpetua obbedienza da questo punto fino alla morte; adoperatemi come un pezzo di legno." E' un santarello che salverà migliaia di anime.


[2373]
Io non ho mai tralasciato di pregare ogni giorno, anche alla messa per lei, sua sorella e sua figlia. Ma desidero che ella preghi per noi e per l'Africa sempre. Noi siamo uniti nel Sacratissimo Cuore di Gesù sulla terra, per poi unirsi in Paradiso per sempre.


[2374]
Preghi il divin Cuore per questi tre motivi: 1º. perché mi conceda una gran quantità di Croci e spine da poter appena respirare, perché senza Croci non si piantano opere di Dio. 2º. perché mi conceda un personale vestito dello spirito di G. C. e animato della sua carità tanto maschile che femminile per l'Opera. 3º. gran copia di mezzi pecuniari e materiali, affinché si mantengano le nostre Opere.


[2375]
E' d'uopo correre a gran passi nelle vie di Dio e nella santità, per non arrestarsi che in paradiso.

Offra i miei saluti al mio carissimo P. Marino Rodolfi, a cui scriverò fra breve. Intanto gli mando invece della lettera l'inclusa fotografia del mio Canonico che ho dovuto fare per sua Madre, che me n'ha caldamente pregato. Offra i miei ossequi a S. Angela Merici, a sua sorella, e mi creda nei SS. Cuori di G. e

di M.



Suo um.o e dev.o ser.

D. Daniele Comboni M. A.



La prego di raccomandare al P. Marino Confortola.