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Nr pisma
Odbiorca
Znak (*)
Miejsce napisania
Data
321
Don Gioacchino Tomba
0
Cairo
30. 7.1869
AL PADRE GIOACCHINO TOMBA

AMV, Cart. "Missione Africana"



W.J.M.J.

Cairo, 30/7 69

Amatissimo e R.do D. Gioacchino,
[1930]
Una linea per darle nostre notizie e per pregarla a dire a D. Beltrame la promessa che mi ha fatto di mandarmi la copia delle relazioni da lui spedite a Verona da Khartum e Fiume Bianco, eccettuata l'ultima, che ho. Me l'ha promesso anche alla sua presenza: gli ho scritto una volta, ma nec unum verbum. Mi rivolgo a Lei affinché impieghi i suoi buoni uffici, perché io possa avere questi rapporti, che mi sono necessari al momento: dica al caro D. Giovanni che, quantunque occupatissimo, promissio boni viri est obbligatio.


[1931]
Sarei desideroso di avere notizie dell'Istituto tanto di S. Carlo quanto di Canterane: non ho fortuna; nessuno dell'Ist.o mi scrive.

Quanto alle morette dell'Ist.o di Verona fanno tutte bene, anche Caltuma, e sono veramente buone. Sono afflitte perché non ricevono più notizie dalle loro maestre, zie, mamme, e superiore: che vuole? ci facciamo coraggio insieme, e bon dì, siorìa.

Quanto a me, i miei tre Istituti camminano a meraviglia. Il dì dell'Assunta io battezzerò 5 more da 17 a 21 anni. Non ho tempo di descriverle le care conquiste che essi vanno facendo sempre. Si è parlato in tutto il Veneto contro i miei Istituti dall'infelice P. Zanoni, che ha perduta la testa, e scrisse contro di me e de' suoi compagni al Vescovo di Verona, alla Propaganda, all'Arciv.o e Delegato ap.lico dell'Egitto. Io ho risposto colla pazienza, con brevi parole, e coi fatti.


[1932]
Tale persecuzione fece camminare avanti i miei Istituti di 10 anni: ebbi l'amicizia intrinseca e la grazia del nostro Mgr. Delegato, e del Parroco locale. Mgr. Delegato mi ordinò di fondare un terzo Istituto. Ho tre grandi case, due pagate per un anno, e una per sette anni; ho dotato in sì poco tempo i miei Istituti di 20,000 franchi annui di rendita, li ho provveduti di oltre 20,000 franchi di mobili, biancheria etc. hanno da mangiare e bere abbastanza, ho sapone, zucchero, caffè, olio di Nizza, e burro di Moravia per un anno e mezzo; sono grosso, grasso, grande, bianco e rosso, non beato, forte e robusto, ed allegro più di Napoleone III etc. Dunque ho motivi per ringraziare Dio, e compromettermi la sua benedizione per l'avvenire. I nomi dei tre Istituti sono: 1º. Casa del S. Cuor di Gesù (missionari). 2º. Casa del S. Cuor di Maria (Suore di S. Gius. dell'Appar.ne) 3º. Casa della S. Famiglia (Suor Caterina Valerio T.F. da Verona), che sostiene una scuola frequentata da musulmane ed eretiche d'ogni sorta, ove fra le 5 maestre v'è Luigia e Domitilla.

Preghi pel povero D. Comboni e pe' suoi Istituti. Abbiamo 38º gr.: saluti a tutti maschi e femm.



Il suo aff.mo D. Daniele Comboni






322
Mons. Luigi Ciurcia
0
Cairo
2. 8.1869
A MONS. LUIGI CIURCIA

AVAE, c. 23



W.J.M.J.

Cairo, 2 agosto 1869

Eccellenza R.ma,
[1933]
Ho tardato a riscontrare l'ossequiato suo foglio 13 giugno, primieramente per maturarne il contenuto, secondo il saggio suo consiglio; ed in secondo luogo perché giudicai necessario di rispondere col fatto al punto capitale del rinvenimento e sistemazione d'una asa separata, la quale mi costò tanti passi, umiliazioni, spese, ed affanni, che coll'aiuto del cielo furono coronati d'un esito felice.

Mi sembra che io riuscirò a dare una completa risposta ai quattro punti accennatimi nella sua lettera, commentando alcune osservazioni, che l'E. V. ebbe la somma bontà di notificarmi averle fatto la S. Cong.ne di Propaganda Fide.


[1934]
E dapprima non mi sembra troppo esatto il giudizio dell'E.mo Card. Barnabò, che il mio Istituto manchi di solido fondamento. L'Ec. V. R.ma è a piena cognizione che essa ha quel fondamento che hanno la più parte delle nascenti Istituzioni religiose, meno la proprietà d'immobili, fabbricati e terreni; e nutre la più ferma speranza che tal fondamento piantato nei larghi seni di quella Provvidenza che è padrona degli avvenimenti e dei tempi, sia per essere solido. Difatti esso riposa primieramente sulla protezione paterna di V. E. R.ma, il cui consenso all'esistenza del medesimo, e la cui fermezza e carità nel proteggerne la conservazione, sono la più sicura garanzia del suo buon fondamento.


[1935]
In secondo luogo Ella sa quanta e quale sia la protezione che ne ha preso il governo di S. M. l'Imperatrice di Francia. In terzo luogo, la sua forma, ed il fine a cui mira, è tale, che non può e non deve eccitare suscettività e serii timori presso nessuno degli altri Corpi morali esistenti in loco, i quali finora gli han prodigato un benevolo compatimento. Il suo scopo è marcatissimo: l'evangelizzazione della razza nera. Ciò quanto all'esterno.


[1936]
Riguardo alla sua direzione interna, l'Ist.o femm.le è appoggiato al concorso delle Suore di S. Giuseppe dell'App.ne, la cui regola fu approvata dalla Chiesa, il cui Protettore è lo stesso E.mo Card. Prefetto di Prop.da. Il maschile ha per ora quattro Sacerdoti giovani di buona volontà e salute, che non mancano delle doti convenienti per adempiere agli obblighi del lor ministero.

E nel caso che io m'avessi a morire, o che il piccolo Seminario di Verona non potesse largamente supplire con nuovi soggetti, qualora il giudicasse opportuno, potrebbe calcolare sul concorso dell'Ordine Camilliano per proseguire l'Opera.


[1937]
Inoltre il mio Ist.o ebbe sempre i suoi Regolamenti ed Orari sulle norme degli altri Istituti, ma con quelle particolarità che si addicono alla specialità del suo scopo. Esso ha cominciato e prosegue il suo compito a favore dei poveri negri abbandonati a tutte le miserie.


[1938]
Quanto ai mezzi di sussistenza il mio Ist.o ha tutto l'appoggio sulle più serie e forti simpatie delle pie Associazioni approvate dalla Chiesa per soccorrere l'Apostolato Cattolico, e di illustri e potenti benefattori di mia privata conoscenza.

1º. La Società di Colonia pel Riscatto dei Negri si obbligò in iscritto ad annui franchi 5000; a voce a 10,000; e di fatto in un anno e mezzo contribuì Nº. 18,300 franchi.

2º. La Propagazione delle Fede di Lione e Parigi, (mercé la efficacissima intercessione di V. E.), assegnò Fr.chi 5000, con promessa di aumentare detta somma a misura dello sviluppo dell'Opera.

3º. Ha speranza di soccorsi dalle Società di S. Lodovico di Monaco (diede in due volte 1500 fr.), dell'Imm.ta Concezione per l'Oriente di Vienna (diede 100 fr.), del S. Sepolcro di Colonia (diede 500 fr.), delle Scuole d'Oriente di Parigi (diede 200 fr.), della S. Infanzia, di S. Francesco di Sales, e dell'Opera Apostolica di Roma, Lione e Parigi etc. etc.

4º. Ha le applicazioni delle Messe quotidiane dei Sacerdoti missionari, che ora sono quattro.


[1939]
5º. Ha potuto in poco tempo riscuotere, senza quasi chiedere, Nº. 9642 franchi da privati benefattori, tra i quali primeggiano S. M. I. R. A. l'Imperatrice Marianna a Praga, S. A. il Principe Reale di Sassonia e l'Augusta sua Sposa, il Principe di Löwenstein (quegli che l'11 aprile depose ai piedi el S. Padre un milione), il Principe D. Ales. Torlonia, il Barone di Havelt, il Card. Pr. di Schwartzemberg, il Card. Arciv.o di Vienna, il Principe Arciv.o di Salisburgo, l'Infanta di Portogallo etc. etc. etc.

6º. Dal Governo Francese, che nelle mie due spedizioni del 1867 e 1869 mi portò il risparmio di oltre 11,000 franchi per passaggi e trasporti di merci gratuiti, m'attendo un forte sussidio sul fondo orientale, come mi fanno sperare alcuni capi del Dipartimento degli Esteri.

7º. Gli Istituti sono forniti di masserizie, utensili domestici, biancheria, ed oggetti di culto pel valore di oltre 20,000 franchi.


[1940]
Quanto alla casa, è noto a V. E. quali passi io abbia fatto per averla gratuitamente da S. A. il Vicerè, munito com'era di valide raccomandazioni. Ad onta di tanti ostacoli e ripulse, e lo spirito sfavorevole che domina generalmente contro i poveri negri, nutro viva fiducia di riuscire fra non molto a provvedermi di due case, o dalla generosità del Governo egiziano, o con denaro che la Provvidenza saprà mettermi in mano. Ad ogni modo hic et nunc gli Istituti dispongono di due case pagate per un anno, e di una terza pagata per oltre sei anni. La Casa maschile (che noi chiamiamo del S. Cuor di Gesù) è distante più di 800 passi dall'Istituto affidato alle Suore di S. Giuseppe (che noi diciamo Casa del S. Cuor di Maria); ed è a 175 passi dalla Scuola diretta dalla M.e Caterina Valerio T.F. (che noi appelliamo Casa della S. Famiglia). Quando gli Istituti avessero a suo tempo distendere la loro azione verso l'Africa centrale per cui sono peculiarmente destinati, spero che l'E. V. ci farà godere di una della Case già esistenti in quel vastissimo Vicariato.

A tutto questo debbo aggiungere, che è di gran lunga più vasta ed estesa la sfera delle fonti di sussidi, su cui posso fare serii calcoli per l'avvenire, qualora l'Opera si sviluppi a dovere.


[1941]
Frattanto avendo io sempre bramate le croci, come salutari e necessarie per l'incremento delle opere sante, ed il buon Gesù essendomi stato largo di queste malgrado la mia indegnità, sono lieto di adorare con piena rassegnazione le disposizioni della Provvidenza, che ha permesso che l'ossequiato nostro E.mo Card. Prefetto nella sua lepidezza recasse non lieve documento alle mie risorse; poiché facendo risuonare all'orecchio di molti che Comboni è un m.... un p... da quattordici catene etc., una tal voce si sparse in Roma, girò per l'Italia e la Francia, e forse penetrò nella Germania, e raffreddò o fece rimanere sospesi alcuni, e fu potente a risolvermi ad astenermi dal fare certi passi, che solamente nel mio ultimo viaggio in Europa m'avrebbero certo fruttato più di centomila franchi.


[1942]
Da questi dati e speranze non mi sembra dover conchiudere che il mio Ist.o manchi di solido fondamento. Non pochi stabilimenti di altre missioni hanno men solido fondamento del mio Istituto, il quale alla fine non conta che 18 mesi di vita, ed in sì breve spazio ha sostenuto tali e tante bufere, che se non avesse avuto abbastanza solido il fondamento, sarebbe già da tempo crollato.


[1943]
E qui non mi sembra troppo esatta l'altra proposizione dell'E.mo Cardinale, che, cioè, per mancanza di regolare sistemazione vi sono stati gli inconvenienti che in genere gli furono riferiti. La sistemazione del mio Istituto, attentis specialibus circumstantiis, fu regolarissima. Esso ebbe fin dal principio opportunissimi Regolamenti adattati al luogo e allo scopo; ed ebbe i suoi Orari sia quotidiani, sia pel tempo degli Spirituali esercizi, dei ritiri mensili etc.; e questi regolamenti ed orari furono e sono osservati. Io possiedo una lettera autografa scrittami da quel Zanoni che fu l'unico autore dei deplorati inconvenienti, nella quale egli dichiara insopportabile, troppo severa, e da Certosini la sistemazione interna e regolare del mio Ist.o.


[1944]
Se la mancanza di regolare sistemazione fosse stato il motivo degli inconvenienti accaduti, questi si sarebbero riscontrati non già in un vecchio religioso di 49 anni; ma assai più probabilmente in un giovane di 28 anni, ed in un altro di 22. Ma di questi due miei buoni compagni chi ha potuto o può dire verbo sulla loro condotta, meno l'infelice Zanoni, che conobbe se stesso indegno di vivere tra loro, e da poco men che un anno se ne allontanò di quella guisa che è nota a V. E. R.ma? Non fu dunque mancanza di regolare sistemazione: fu una di quelle arti malvagie che Dio permette al demonio di sperimentare le Opere sue, perché queste si rassodino, e l'inferno sia vinto. Giuda nel Collegio Apostolico, Fr. Elia al fianco del Serafico Patriarca, le apostasie dal seno della Chiesa e degli Ordini Religiosi etc. possono dirsi inconvenienti succeduti per mancanza di regolare sistemazione?


[1945]
Mi è doloroso il vedere che in un certo modo si attribuiscano al mio Istituto in genere le colpe di un individuo. Esisterono gli inconvenienti; ma nell'accusatore, non negli accusati; quindi bramerei che S. Em.za vedesse qui un caso tutto diverso, come lo è di fatto; e invece di gettare ripetutamente la colpa sull'Istituto, dovrebbe vederne la sua reale innocenza a fianco di una indegna perfidia, che calunnia in ciò, di cui essa sola è rea. E nemmeno l'E.mo Card. Pref.o può accagionarmi d'imprevidenza nell'affidare che io feci a Zanoni la sorveglianza immediata dell'Ist.o femm.le. Quel vecchio avea la barba bianca con 49 anni sulle spalle, ed aveva sostenuto per oltre 15 anni gravi incarichi, e l'ufficio di Prefetto in una delle case del suo Ordine, a Mantova. Al mio criterio era questa una sufficiente garanzia per aver fiducia in Zanoni; e, a dire il vero, io avrei dubitato più di me stesso che di lui. Ma sia sempre benedetto il Signore, a cui piacque di darmi con questo fatto una gran lezione, che mi sarà opportunissima per sapermi regolar sempre più cautamente per l'avvenire.


[1946]
Finalmente venendo alle spiegazioni che l'E. V. R.ma ha la bontà di chiedermi circa il P. Guardi, l'Ordine Camilliano, ed i miei due cari compagni Carcereri e Franceschini, a cui accennano le venerate osservazioni ed insinuazioni indirizzatele da S. Em.za, ecco i fatti genuini.

Nel marzo del 1867, come tutti gli altri Ordini in Italia, venne soppresso anche quello dei Ministri degli Infermi. I Padri Carcereri e Franceschini, non volendo, come fecero alcuni altri, ritornare nel seno delle loro famiglie, chiesero con due loro compagni di partire per le missioni straniere, di cui nutrivano desiderio da tempo. Il P. Guardi era allora Procuratore Gen.le, e secondando i desideri del Prov.le, che avea delle speranze su questi soggetti, negò loro per allora il consenso, consigliandoli ad aspettare gli avvenimenti.


[1947]
Frattanto Mgr. Vescovo di Verona informato delle loro intenzioni, pensò di giovarsene per l'Africa, ed appoggiò l'istanza che essi fecero al S. Padre per mezzo della S. Cong.ne dei V. e R., non senza informare esplicitamente ed esattamente S. Santità del rifiuto che gli oratori ebbero dal loro Generale. Questa Istanza fu esaudita col Pont. Rescritto 5 luglio, che mise i detti Padri sotto la giurisdizione del Vesc.o di Verona ad quinquennium. I loro Superiori ne contrastarono tuttavia la partenza, ed anche più volte tentarono il richiamo dopo il loro arrivo in Egitto. Lo stesso E.mo C. Barnabò spinto dal P. Guardi, di cui è intrinseco amico, ha insinuato il ritorno a Carcereri e Franc. con lettera 15 sett.e scorso. In vista di tanta insistenza del veneratissimo Card. Prefetto e del P. Guardi, divenuto Vicario Gen.le dei Camilliani, io fui colpito da serii timori di perdere per l'Africa non solo questi due soggetti che comprendono sì bene la importanza della nostra Opera, ma alcuni altri ancora dello stesso Ordine, che sono forniti delle stesse doti e disposizioni per sobbarcarsi al difficile apostolato dell'Africa centrale.


[1948]
Perciò mi sono messo a meditare e studiare seriamente col nostro caro P. Stanislao per trovare il modo di conciliare il bene della Nigrizia e gli interessi della nascente mia Opera colle insistenti dichiarazioni dell'E.mo Card. Prefetto, e coi ragionevoli desideri del P. Guardi. Abbiamo quindi immaginato che, qualora tornasse gradevole a V. E. R.ma, sarebbe opportunissimo che a poco a poco si creasse nei recinti del mio Ist.o maschile, o a poca distanza, una piccola Casa Camilliana in adiutum agli Istituti dei negri, assumendone essa specialmente la cura degli Infermi, coll'intenzione poi che sviluppandosi bene quest'Opera, si potesse più tardi affidare all'Ordine dei Ministri degli Infermi l'evangelizzazione di una fra le mille tribù dei negri dell'Africa centrale. Al che tornerebbe facile alla nostr'Opera di erogare una parte delle sue risorse.


[1949]
E' questo, Monsignore, il pensiero, a cui intendeva di alludere in una delle mie lettere che le scrissi ultimamente, pensiero che noi abbiamo meditato attentamente, e che a nostro avviso ci porterebbe ad una soluzione ragionevolissima e felice, e sarebbe fecondo di grandi vantaggi per la povera Nigrizia. Così si è pensato: il P. Carcereri ne ha fatto cenno in principio di quest'anno al P. Guardi: ma poi nulla più fu detto o fatto. Ecco tutto. Non veggo quindi per qual motivo il P. Guardi parli d'iniziativa, che non gli fu mai chiesta, e di compromettere il suo Ordine, che non fu mai ufficialmente interpellato da nessuno, né pe' miei Istituti, né pella Missione.


[1950]
Quanto poi ai PP. Carcereri e Franceschini, né essi si considerarono mai staccati dall'Ordine loro, anzi appoggiati al loro Rescritto lottarono col P. Guardi che minacciava di considerarli per tali; né da me, né dal Vescovo di Verona, né da nessuno che io mi sappia, furono o sono riguardati come staccati dal loro Ordine. Perciò io mi trovo nella stessa condizione di S. Em.za di non sapere con qual fondamento e da chi Carcereri e Franceschini sieno qui riguardati come staccati dal loro Ordine.

Sono poi in grado di assicurare V. E. che né il Vescovo di Verona, né io abbiam fatto alcun passo in proposito con quell'inclito Ordine.


[1951]
Noi viviamo della grazia di Dio e della protezione paterna di V. E. R.ma. Per quanto sia difficile l'impresa a cui siam consacrati e che intendiamo di condurre a buon esito, per quanto sieno furibonde le procelle che ci possono incogliere, noi appoggiati sul Signore e V. E., non temiamo di nulla. Frattanto noi insistiamo nella preghiera. I trattati di Cristo son più solidi e sicuri che tutti i trattati delle potenze del mondo; quindi il petite ed accipietis è più solido e sicuro del trattato del 1815 di Vienna, del 1856 di Parigi, del 1867 di Nikolsburg e Praga, ed anche della Convenzione del 15 sett.e 1864 etc. Atqui per l'Opera nostra si prega dappertutto: dunque riusciremo felicemente nel nostro intento, non obstantibus mundo et diabolo.

Si degni l'E. V. R.ma di accogliere benignamente i miei più sentiti ringraziamenti, anche per la graditissima e venerata sua ultima lettera 19 p.p. Noi tutti le chiediamo umilmente la sua pastorale benedizione, mentre coi sensi della più profonda venerazione e gratitudine, passo a segnarmi



di V. E. R.ma

um.o d.mo ed indeg.mo figlio

D. Daniele Comboni






323
Mgr. Joseph De Girardin
0
Cairo
7. 8.1869
A MGR. DE GIRARDIN

AOSIP, Afrique Centrale



W.J.M.J.

Cairo, 7 agosto 1869

Monsignore,
[1952]
nel mese di dicembre scorso, trovandomi a Parigi, ebbi la fortuna di farle conoscere in un piccolo rapporto l'importanza dei miei Istituti d'Egitto per preparare dei forti elementi per la conversione deella Nigrizia interna, le ho pure presentata la lettera di raccomandazione di Mons. Ciurcia, Arcivescovo di Irenopoli e Vicario Apostolico d'Egitto e Superiore del vasto Vicariato dell'Africa centrale al fine di sollecitare l'Opera della S. Infanzia a venire in aiuto di un'Opera dalla quale dipende senz'altro la conversione di tanti popoli neri della Nigrizia centrale.


[1953]
Lei ha avuto la bontà di farmi sperare dei buoni aiuti nella prossima ripartizione generale dele elemosine dell'Opera, poiché anche noi riscattiamo sempre dalla morte eterna molti bambini infedeli, soprattutto della razza nera, che sono stati gettati e abbandonati e si ammalano; ma fino a oggi, Monsignore, non ho ricevuto niente. Vengo dunque a rinnovare la mia umile richiesta e la prego di venire subito in aiuto alle mie tre case che ho fondato nel breve tempo di 18 mesi, con degli enormi sacrifici. Lei comprenderà che è soprattutto nelle fondazioni che occorrono grandi risorse affinché il più presto possibile, noi ci possiamo lanciare, con gli elementi formati in Egitto, nel centro dell'Africa per venire in aiuto delle popolazioni più infelici e più abbandonate della terra.


[1954]
Ho avuto l'occasione di spiegarle due volte la portata, l'importanza e la storia della Missione dell'Africa centrale eretta da Gregorio XVI. Mi limito ora a dirle una parolina sui miei Istituti d'Egitto, che sono destinati a formare dei Missionari neri dei due sessi per divenire in seguito degli apostoli nei loro paesi del centro.

Il primo Istituto è dei Missionari e si chiama Casa del Sacro Cuore di Gesù. E' composta da quattro Missionari, un laico e tre neri. Essi si occupano di tutto ciò che concerne il ministero sacerdotale e soprattutto a istruire gli allievi neri e le catecumene. Si occupano anche della direzione spirituale dei due altri Istituti.


[1955]
Il secondo è delle Maestre nere e si chiama Casa del Sacro Cuore di Maria per la quale ho chiamato le Suore di S. Giuseppe dell'Apparizione. Essa è composta da tre Suore e 17 istitutrici nere. Lo scopo è quello di formare delle buone maestre nere per l'educazione e l'apostolato delle nere dell'Africa centrale. Annessa a questo fabbricato c'è l'infermeria, un piccolo ospedale per le nere ammalate e per i bambini abbandonati.


[1956]
Il terzo è chiamato Casa della Santa Famiglia, perché si trova a 25 passi dalla santa Grotta ove la Santa Famiglia, esiliata in Egitto, dimorò per sette anni. E' abitata da due Suore del Terz'Ordine, claustrali, che ho condotte da Verona dopo la soppressione degli Ordini religiosi in Italia e da cinque istitutrici nere che insegnano in arabo, italiano, francese e denka. Questa scuola è frequentata da eretici e infedeli ed è rinomata perché vi sono le morette che insegnano.


[1957]
Signor Direttore, lei comprende che per edificare tre case e fornirle di tutto il necessario e mantenere più di cinquanta individui, occorre molto denaro. Pensi che queste tre case sono il focolaio dell'apostolato dell'Africa centrale. E' la missione più difficile e più importante del Cattolicesimo, dato che il Vangelo non è mai penetrato in queste popolazioni che sorpassano il numero di cento milioni di infedeli. Le parlo con tutte le cognizioni di causa perché sono stato nel numero dei Missionari che sono penetrati, dopo sei mesi di viaggio continuo, fino al 4º grado di latitudine. Su 39 Missionari, siamo rimasti solo sei, dei quali io sono il solo che lavora e 33 sono morti in questi paesi infuocati.

Dopo dodici anni di apostolato il più difficile, vengo a chiederle un aiuto molte forte, perché ne ho un estremo bisogno. So che non aiuta solamente la Cina, ma anche la povera Africa. La prego con le lacrime agli occhi di venire in mio aiuto. Dio ricompenserà il suo zelo e le pie Associazioni saranno benedette da una folla di anime salvate.

Gradisca, Monsignore, l'assicurazione della mia più alta considerazione e riceva le espressioni della mia riconoscenza con la quale sarò sempre



il Suo d.mo servitore

Don Daniele Comboni

Missionario Apostolico dell'Africa centrale

Superiore degli Istituti dei Neri in Egitto





Traduzione dal francese.






324
Autografo su foto
1
Cairo
7. 8.1869
AUTOGRAFO SU FOTO

AFV, Versailles



Cairo, 7/8 69



325
Contratto di locazione
1
Cairo
9. 8.1869
CONTRATTO DI LOCAZIONE

ACR, A, c. 18/34



Cairo Vecchio, 9 agosto 1869



326
Claude Girard
0
Cairo
27. 8.1869
A CLAUDE GIRARD

AGB



W.J.M.J.

Cairo, 27 agosto 1869

Mio carissimo amico,
[1958]
La prego di parlare in "Terra Santa" sulla distribuzione dei premi dei Fratelli delle Scuole Cristiane: è stata veramente magnifica. Faccia un bell'articolo, ma non dica che sono stato io a scriverle; io sono ancora agli inizi e occorre che io abbia un certo riguardo qui in Egitto. Ecco un compendio:

"Il 23 agosto fu uno dei più bei giorni per la capitale dell'Egitto e per i cattolici. Colui che nel pomeriggio avesse percorso le strade del Cairo, si sarebbe incontrato con un'affluenza straordinaria di ogni genere di persone provenienti non soltanto dai quartieri molto vasti della città, ma anche da quelli periferici: Bulai, Cairo Vecchio, Scubra ecc.

La meta di questa straordinaria affluenza era la grandiosa istituzione dei Fratelli delle Scuole Cristiane, dove la gioventù più distinta dell'Egitto e della colonia europea, dava il saggio annuale del suo profitto.


[1959]
Qui dove nei tempi antichi i sapienti della Grecia venivano a imparare la loro scienza, a consultare le loro leggi, qui dove i resti di tanti secolari monumenti dichiarano ancora l'immenso sviluppo del genio artistico degli antenati, ma dove ora regna da tanti secoli la più deplorevole ignoranza compiuta sotto tutte le regole del Corano, qui, dicevo, ascoltare le più graziose recite esposte con il modo più distinto e con una spontaneità ammirevole, tanto più simultaneamente in tre o quattro lingue come l'arabo, il francese, il turco, l'italiano, l'inglese, il greco e l'ebraico; incontrare un'azione vera, ingegnosa, libera, nobile e caratteristica; ascoltare dei concerti di cori musicali con il pianoforte e con strumenti a corda e ad aria, alcuni dei primi maestri d'arte, eseguiti con una sicurezza, una spontaneità e una precisione molto accurata; vedere esposti davanti a tutti dei quadri in pittura e dei disegni graziosissimi, delle carte geografiche e delle bellissime e rare calligrafie di ogni tipo, delle copie e degli originali, raccolte di zoologia, botanica e minerologia; delle belle forme di architettura e mille altre produzioni del genio che non si può facilmente descrivere e tutto ciò eseguito da geniali ragazzi collegiali distinti in cinque classi e in undici divisioni e da bambini della scuola gratuita suddivisa in due classi e cinque suddivisioni, tutti dell'età tra i sei e i quindici anni, è uno spettacolo che ha sorpreso e rapito non solamente gli orientali, ma anche gli europei.


[1960]
Salutiamo con molta gioia questa epoca in cui si sveglia in Egitto l'amore alla scienza ed è con profonda commozione che vi abbiamo assistito. Lo zelo ammirevole dei Fratelli delle Scuole Cristiane il cui preside è l'incomparabile Fratel Ildefonso, meritava assolutamente questa approvazione solenne che hanno loro dato tutte le categorie di cittadini, i capi di tutti gli Istituti della capitale, i Vescovi, personaggi illustri dell'ordine civile e militare ed europei.

Questa stupenda distribuzione dei premi era diretta dal degno rappresentante della Francia al Cairo, signor Franco, e vi assistettero i consoli d'Inghilterra, del Belgio, della Persia, della Grecia, della Spagna e della Prussia ecc., così come molti capi del governo egiziano come le LL. EE. Haffiche Pascià, Arekf Pascià, Hussein Bey, prefetto di polizia e molti personaggi della casa del Vicerè e del governo.


[1961]
L'Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane è uno degli elementi più importanti dell'apostolato cattolico e della civilizzazione cristiane ed europea in Egitto. Qui s'imparano e si ammirano tutti i progressi degli studi europei. Il bene che fanno questi generosi Figli del Venerabile De La Salle, che copre già con la sua influenza e propaga la civilizzazione nell'universo intero con le sue 1300 case, lo verificherà l'avvenire. Tuttavia l'Istituto dei Fratelli ha già dato grandi frutti in Egitto. Molti tra questi che hanno terminato la loro educazione con onore coprono già degli importanti impieghi nel regime e tutti gli uffici dei diversi dipartimenti del governo si servono di loro.


[1962]
Noi siamo felici di offrire i nostri elogi più giusti e più sinceri a questi veri iniziatori della civilizzazione morale e intellettuale dell'Egitto e di gioirne con loro. La Francia, questa generosa protettrice e propagatrice della civilizzazione europea è ben ricompensata dai Fratelli, perché estende per loro mezzo la sua influenza in Oriente. Essa lo merita perché là ove c'è una causa cattolica e umanitaria, c'è sempre la Francia. Ma i Fratelli servono soprattutto la causa della Chiesa per l'esempio ammirabile che essi danno ai popoli con la loro santa vita e regolarità e le sublimi massime di morale e di spirito che essi imprimono nei cuori dei loro allievi. ecc."


[1963]
Mio caro amico, con questi spunti faccia lei stesso un articolo bellissimo sulla "Terra Santa". L'assicuro che si vede raramente in Europa e nella stessa Parigi una somigliante e così stupenda distribuzione solenne dei premi come quella del Cairo.

Ho molto sofferto e assai gioito: i miei Istituti continuano molto bene. Il Vescovo di Verona non scrive che raramente, non so perché, ma qui noi siamo molto stimati dal Delegato Apostolico e da tutti.

Porga i miei ossequi alla signora, ai figli e ai Padri de La Salette ecc.



Suo amico per sempre

Don Daniele Comboni



Traduzione dal francese.






327
Mons. Luigi di Canossa
0
Cairo
2. 9.1869
A MONS. LUIGI DI CANOSSA

ACR, A, c. 14/68



Sia Lod. G. e M. In et. e così sia.

Cairo, 2 sett.e 1869

Eccellenza R.ma,
[1964]
Siamo impazienti di ricevere i suoi preziosi caratteri, perché da oltre due mesi ne siamo digiuni. Mgr. Delegato sta da un mese a Damasco per ripristinare la sua salute. Avemmo per tutta l'estate un caldo soffocante: nelle nostre camere v'erano dai 40 ai 45 gradi: al sole e sulla nostra porta dai 60 ai 66, e ciò dal mezzogiorno alle tre. Il nostro caro D. Bortolo n'ebbe molto a soffrire; ma ora sta meglio: se avessi cinquanta di questi missionari, convertirebbesi mezza Africa: contro la mia espettazione e ciò che apparisce all'esterno, ha qualità eminenti e proprie di un vero missionario. Che Iddio ce lo conservi lungamente ad edificazione di noi, e pel bene della Nigrizia!


[1965]
Il P. Zanoni mi scrisse offerendosi di ritornare: mi manifestò avere egli un progetto di fondare in altra località secondo il nostro Piano un novello Istituto, e mi offre corpo e anima. Noi sappiamo positivamente che egli dichiarò di non manifestare a nessuno la sua idea, e nemmeno al Vescovo di Verona. Solo aperse il suo cuore alla Sig.ra Margherita Tommasi, la quale d'altro lato, dimenticando quello che è avvenuto fra me e lei, vuole d'accordo col Zanoni lavorare per l'Opera. Io ho adottato il sistema di astensione approvato da V. E., e non iscriverò mai a Zanoni; e sarei di opinione coi miei compagni di non impicciarsi né punto né poco colla Tommasi, la quale non porterebbe che discredito all'Opera colla sua imprudenza e loquacità, e comprometterebbe la dignità dell'Opera, e vi vorrebbe per lei il doppio di ciò che raccoglie, e vivrebbe sull'Opera, abusando del mandato di raccoglitrice per provvedere a' suoi bisogni. Se a caso si presentasse da V. E. per questo oggetto, le dimandi la nota specifica dei luoghi paesi e persone, dalle quali ha raccolto le offerte dell'anno scorso, essendo dovere di una buona amministrazione di render conto di tutto. Vedrà che farà fiasco.


[1966]
Le nostre tre case camminano bene. Mi scrisse Mgr. Delegato di aver di nuovo fatto rapporto al Cardinale in tutto nostro favore; e avendogli io fatto un rapporto sulle nostre Case pria che partisse per la Siria, mi riscrisse ordinandomi di farne un'altra copia per mandare alla Propaganda. Monsignore, confidiamo in quel Dio che vuole che la nostra Opera nasca appiè della croce. Il giorno di S. Gaetano il Duca di Modena mi scrisse di proprio pugno una bella lettera includendovi una gentile cambialetta della Banca Austriaca di Nº. 500 franchi. Confidiamo in Dio.


[1967]
Noi preghiamo e scongiuriamo il suo cuore paterno a spedirci col P. Angelo da Pirano la maestra Angela Degani, che la Madre Valerio formerà a missionaria dell'Africa. Non ho più carta per mostrarne a V. E. la necessità e utilità. Il P. Carcereri, la Madre Caterina ed io la preghiamo in Visceribus Christi ad esaudirci, e mandarci la Degani.

Abbiamo molti affari per combinare all'epoca del Concilio: noi vi ci apparecchiamo colla preghiera, e colle croci, che son due cose troppo care.

Tanti ossequi al M.se Ottavio, a D. Vincenzo, a Mgr. Vicario dall'Um.o D.mo suo Figlio



D. Daniele Comboni

Riceva i più rispettosi ossequi da noi tutti che chiediamo la sua S. B.e

L'altro giorno io battezzai una ragazzina infedele, in articulo mortis: or son due ore ne battezzò una Carcereri.






328
Mons. Luigi di Canossa
0
Cairo
8. 9.1869
A MONS. LUIGI DI CANOSSA

ACR, A, c. 14/69



Sia lod.to G. e M. In et. e così sia.

Gran Cairo, 8 sett.e 1869

Eccellenza R.ma,
[1968]
Forse l'E. V. si troverà nel sacro ritiro dei Santi Esercizi; e non dubito che Ella pregherà pei suoi figli dell'Africa. Il Signore come è largo delle sue benedizioni, è altresì generoso delle sue croci, che sono necessarie di necessità di mezzo per compiere le Opere sue. Le scrivo con un solo occhio, perché l'altro è fra i dolori affetto da oftalmia egiziaca.


[1969]
Si ricordi di raccomandare al pio clero veronese fervide preghiere per noi, quando sarà raccolto nei Santi esercizi in Seminario. Noi pure faremo altrettanto. L'onnipotenza della preghiera è la nostra forza.

Benché da soli 40 giorni la Società di Colonia mi abbia mandato 5000 franchi, tuttavia nel giorno di S. Gaetano (in cui S. A. il Duca di Modena mi scriveva una bella lettera con una piccola cambiale su Rotschild a Parigi) scrissi a quel Presidente che me ne mandi altri 5000, perché voglio comperare, insieme ad altro denaro, una piccola Casa a buon prezzo. Ecco la risposta sottoscritta dal Presidente, e da tutti i membri dell'inclita Società:

"Colognia, le 19 agosto 1869

(Traduzione dal francese) Molto rev.do Padre,


[1970]
abbiamo ricevuto la sua lettera contenente dei rapporti molto interessanti concernenti la sua santa Opera. Ecco la bontà della Provvidenza divina che ha già riunito oggi tutti i membri del nostro Comitato in una seduta straordinaria per deliberare e discutere le proposte che ci avete mandato. Comprendiamo bene che sarebbe di grande importanza possedere una casa per i suoi Istituti, al posto di pagare così grandi somme per l'affitto. Fino a questo momento abbiamo affidato tutto al suo zelo ammirabile e alla sua grande saggezza: noi metteremo ugualmente nelle sue mani la responsabilità delle spese straordinarie che sta per fare.


[1971]
Noi siamo convinti che lei agisca coscienziosamente nell'interesse della nostra Opera e, a causa di ciò, abbiamo deciso di accordarle la somma di 10.000 franchi (500 Napoleoni d'oro) interamente a sua disposizione, che riceverà dal nostro banchiere A. Schaffhausen di Colonia.

Mons. Meurin della Compagnia di Gesù, Vescovo di Bombay nelle Indie, che l'ha vista al Cairo, ci ha dato delle buonissime notizie dei suoi Istituti in un discorso molto eloquente tenuto nella "Burgergesellschaft" domenica scorsa. Queste buone notizie non possono che aumentare i nostri interessi per la sua santa Opera e di incoraggiarci ad aiutarla per quanto possibile.

L'avvertiamo che S. M. l'Imperatrice di Francia sta partendo per l'Egitto, ecc. ecc.

Gradisca l'assicurazione del nostro perfetto rispetto e creda alla sincera dedizione che le consacrano tutti i membri del Comitato della Società di Colonia per la conversione dei poveri Neri.




[1972]
Monsignore, diecimila franchi colle dichiarazioni di sì bella lettera di questi Signori, che obbligatisi a passarmi soli 5000 franchi all'anno, invece in 21 mesi me ne largirono 28,300, non è uno schiaffo. Un altro membro della stessa Società mi scrisse in una lettera inglese il sunto del discorso del sullodato Vescovo sopra il Piano e l'Opera e sul povero D. Daniele: io arrossisco sugli elogi pronunciati da quel Vescovo Gesuita, perché sono profondamente convinto di non meritarli, e di essere il servo più inutile della terra: ma vi passo sopra per motivo d'interesse pecuniario. Il denaro è una gran tentazione del nostro Signor G. Cristo!!


[1973]
Il medesimo Vescovo, assieme ad un altro, parlò nello stesso senso in pieno Consiglio alla Propagazione della Fede a Lione; e le ricopierò più tardi la lettera di quel presidente. L'Abb. Negrelli mi scrisse da Reichstadt che Mgr. Bragato tiene pronte le mie petizioni per cogliere il momento opportuno davanti alle LL. MM.


[1974]
I nostri buoni Missionari stanno assai bene in salute. Il P. Carcereri sotto il sole africano non fu nemmeno un'ora mai malato. La Casa del S. Cuor di Maria va bene, ma vi ebbi due Suore assai ammalate. Un dottore bravo medico di Cairo per avergli dato solo un pezzo da 20 franchi la visita, non venne più. E' un italiano di Pisa. Invece il mio medico turco, abbastanza bravo, che da un anno e mezzo viene quasi tutti i giorni, non volle mai ricevere un centesimo, eccetto la mia amicizia. Egli prega ogni giorno Maometto per noi, e dice che uomini simili sulla terra non ve ne sono. Sono però rari questi buoni musulmani.

Offra i miei rispetti al M.se Ottavio e a tutta la nobile famiglia, a Mgr. Vicario, Perbellini, a D. Vincenzo; ci raccomandi alle preghiere del Sig.r Rettore del Seminario il M. R. D. Dorigotti etc. etc. Ci fu caro il leggere la lettera della Sup. delle Canossiane in Cina; bisogna che facciamo una lega di preghiere.

Le bacio il sacro anello, e mi dichiaro nei SS. Cuori di G. e di M.



di V. E. R.ma u.mo e ubb.o figlio

D. Daniele Comboni

La Madre Caterina e la Casa della S. Famiglia stanno benissimo.






329
Indirizzo a Pio IX
0
Cairo
19. 9.1869
INDIRIZZO A PIO IX

"L'Unità Cattolica" n. 232 (1869), p. 1076



Gran Cairo, 19 settembre 1869

Beatissimo Padre,
[1975]
In questo giorno sacro alle onoranze dei materni dolori della Vergine Immacolata, rammentandoci di quelli, che Voi tuttodì soffrite per la più santa delle cause, siamo ben lieti di riassociarci ad ogni ordine di persone, che da ogni parte del mondo cattolico si dispongono a testimoniarvi il loro affetto di figli, anche nella faustissima circostanza del Concilio Ecumenico, non ultimo degli splendidi avvenimenti del glorioso vostro Pontificato.

Da queste inospiti sabbie noi Vi ripetiamo il conforto di quell'omaggio di amore filiale e di fede illimitata, che ci trasse, or son pochi mesi, ai vostri piedi per rallegrarci con la nobile e cattolica gioventù italiana del cinquantesimo solenne anniversario del vostro santo Sacerdozio, e consolarvi delle molte amarezze, di cui vi pascono tanti nostri sconsigliati fratelli, colla protesta della più tenera e decisa devozione nostra alla causa che Voi rappresentate e sostenete sì coraggiosamente.


[1976]
Lanciati dalla volontà divina e dalla vostra sacra parola in tanta lontananza, lungi di sentirci diminuito quell'affetto e quella venerazione, che in patria sempre ci gloriamo di professarvi, possiamo anzi affermare che Voi diventate ogni dì per noi una cosa più sacra, una meraviglia più sorprendente, un amore più forte. Nella mesta solitudine che ci attornia, il vostro nome è la più dolce delle nostre ricordanze, la vostra immagine è la più gradita delle nostre compagnie, la vostra storia l'oggetto più frequente delle nostre conversazioni. Ogni giorno per Voi preghiamo, di Voi parliamo, a Voi pensiamo, con Voi soffriamo; né mai ci sorprende la notte senza che dai nostri allievi abbiamo avuto un sospiro e una prece per Voi.


[1977]
Adorato Pontefice e Re, che il Cielo Vi salvi per lunghi anni a gloria della Chiesa, a difesa della giustizia, a conforto della società, a sostegno dei buoni, ed alla prosperità delle cattoliche Missioni, giacché in Voi tutti si compendiano gl'interessi spirituali e sociali della povera umanità: tutto il mondo anche non lo volendo riguarda a Voi, e innanzi a Voi tutti oggidì o tremano o sperano. Giammai il Pontificato Cattolico è stato sì interessante pel mondo intero per Voi, né mai il Romano Pontefice ha funto le parti di Dio sulla terra sì ampliamente come Voi.

Noi Vi desideriamo che possiate vedere l'esito sospirato di quella grande Opera, a cui, certo per supremo consiglio avete posto mano, dell'Ecumenico solenne Concilio, e godere degli effetti salutari, che ci è dolce con Voi prometterci dal medesimo, nel ravvedimento di tanti traviati, e nel riordinamento della sconvolta società. Presentandovi in omaggio ed aiuto al medesimo la piccola, ma cordial offerta, in lire italiane 25, Vi protestiamo da parte nostra fin d'ora una perfetta obbedienza di volontà e d'intelletto alle decisioni del medesimo, pronti ad insegnarle e difenderle anche col sangue e colla morte, come espresse rivelazioni di Dio.


[1978]
Nell'atto medesimo che ci permettiamo di supplicarvi umilmente di avere in modo speciale raccomandati in questa circostanza solenne, cogli interessi e bisogni di tutte le altre Missioni, quelle delle Missioni della troppo nostra infelice Nigrizia, come quelli che sinora sono i maggiori senza confronto, e purtroppo anche i più disperati. Eppure anche fra i neri, o Padre Santo, vi hanno delle agnelle, che appartengono al vostro ovile, anche fra i neri vi hanno dei cuori capaci di amarvi, anche fra i neri, è pur dolce poterlo promettere dietro la nostra esperienza, tiene Iddio apparecchiate delle grandi consolazioni alla Chiesa e a Voi suo Vicario. L'ora della salute anche per questa doppiamente infelice nazione pare suonata; il grido pietoso delle sue secolari sventure ha già trovato una risposta nel vostro cuore paterno; e noi ci auguriamo che una scintilla della vostra carità pella Nigrizia sia divisa fra i pastori del mondo cattolico, promettendoci da questo uno stuolo di zelanti Apostoli, e un concorso efficace e concorde del popolo cristiano e verificare la fatidica parola di lui, che, mosso dallo Spirito Santo, preannunziò la salute dei neri dicendo: "coram illo procident Aethiopes".


[1979]
Questo è il voto dei Missionari, delle Suore, e Maestre, che dirigono l'educazione dei neri e delle nere dei nostri Istituti, e la Scuola femminile di Cairo-Vecchio, mentre Vi presentano quattro nuovi neofiti adulti, oggi stesso tolti alle tenebre della infedeltà, e rigenerati nell'onda battesimale, e questo è pure il sospiro, e la prece dei medesimi neofiti, che, unitamente ad altri che li precedettero nella grazia del battesimo, fecero oggi la prima loro Comunione per Voi. Ed è pure la speranza che Vi depositano ai piedi i nostri catecumeni che sospirano il momento di chiamarvi Padre loro.

La santa vostra benedizione a queste brame ardenti dei nostri cuori farà sì, che non ultima delle gemme preziose della vostra gloriosa corona, sia la redenta Nigrizia.



D. Daniele Comboni




330
Mons. Luigi di Canossa
0
Cairo
9.1869
A MONS. LUIGI DI CANOSSA

ACR, A, c. 14/70



Sia lod. G. e M. In et. e così sia

Cairo, settembre 1869

Eccellenza R.ma,
[1980]
Grazie al Signore il caldo è passato, e siamo in perfetto autunno, e già nelle nostre camere non veggiamo che 27 od al più 28 gradi di Réaumur, e ciò solo dal mezzo giorno alle tre. Tuttavia sentiamo il peso del lungo silenzio del nostro veneratissimo padre e Superiore e Vescovo e pastore, che ci lascia i tre mesi senza il minimo cenno, e senza almeno farci scrivere da nessuno.

Ho colto l'occasione di 4 solenni battesimi che ho amministrato nella nostra cappella del S. Cuor di Maria a due more idolatre di oltre 20 anni, a una musulmana di 25 anni, ed a un moretto di 15 domenica scorsa festa dei Sette Dolori e Indulgenza Plenaria del B. Pastore (alla barba del nostro amatissimo Card. Barnabò che scrisse a Lione aver solo la nostra Opera 40 giorni d'indulgenza a Verona), ho colto, dicea, l'occasione di questa tenera cerimonia, e d'alcune prime Comunioni di altri antecedentemente convertiti, per presentare alla Santità di N. S. Pio IX in omaggio ed in aiuto al Concilio Ecumenico l'indirizzo e una tenue, ma amorosa offerta dei nostri tre Istituti per la Rigenerazione dell'Africa, ed ho spedito il tutto al nostro venerato D. Margotti perché, se crede lo pubblichi nell'Unità Cattolica. La cerimonia del Battesimo durò tre ore, tutti piangevano. Non posso esprimere la sete e l'avidità che soprattutto le tre convertite avevano del Battesimo.


[1981]
Al Vangelo ho loro tenuto un discorso in arabo, e ho fatto parimenti in arabo i fervorini avanti e dopo la comunione. Assisteva fra le altre una musulmana, che subito chiese d'essere cristiana; ma fu poi impedita dai suoi genitori: essa frequenta la nostra scuola. Il Lunedì dopo accettai nell'Istituto una negra idolatra di 27 anni, che da oltre due mesi stava in traccia di noi, spinta dall'impressione che le ha fatta una delle nostre convertite dell'anno scorso, e che sta ora in Alto Egitto.


[1982]
Vede, Monsignore e nostro carissimo Padre, che se becola, come se dise en Verona: ma se becolerà de più, quando gavaremo i tresento mila franchi, che cavaremo fora dall'America.

L'Imperatrice Carolina di Salzsburg mi mandò 150 fiorini per mezzo della Società di Colonia; ma quel buffoncello di M.r Girard manda a tutti roba ed oggetti di culto, fuori che a me: manda a chi non ne ha di bisogno, come agli Armeni; e mandò non ha guari alcune casse di pianete e biancheria ad un prete spretato in Alessandria, che vende a vilissimo prezzo in piazza per pagare la spedizione. Ma gliel'ho fatto intendere in una lettera, che testè gli scrissi. Ci mandi la benedizione, ci riverisca il marchese Ottavio: riceva gli ossequi di tutti e del



Suo D. Daniele