Pisma

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Nr pisma
Odbiorca
Znak (*)
Miejsce napisania
Data
141
Don Francesco Bricolo
0
Parigi
4. 5.1865
A DON FRANCESCO BRICOLO

ACR, A, c. 14/16



Parigi, 4 maggio 1865

Mio cariss.mo Rettore!
[1077]
Lessi la sua lettera 30 aprile al mio caro Mons.r Massaia, il quale restò edificato della sua costanza nel batter fermo al posto, benché costi tanto sacrificio. Il P. Guiscardini ha dato un saggio e santo consiglio. "Tu mi farai il piacere (sono parole di Monsignor Massaia a me) di scrivere a questo buon Rettore D. Bricolo che devo lodare la sua condotta ed il suo attaccamento ad un Vecchio santo che ha tanti meriti dinanzi a Dio ed agli uomini, a cui bisogna passare qualche debolezza cagionata dall'età: digli che è troppo chiaro che egli (il Rettore) opera per la sola gloria di Dio e bene dell'Ist.o, e perciò qualunque sieno le tempeste e le tribolazioni che lo assalgono, che batta forte al suo posto, e segua la vita di abnegazione e sacrificio".


[1078]
E' questa la maniera di fare un vero bene all'Ist., e di consolare un vecchio che ha sudato tutta la vita pel bene de' suoi simili etc. tante cose mi disse Mons.re da comunicargli a presso a poco su questo taglio, e terminò coll'ordinarmi di salutarlo da parte sua di tutto cuore. Dica anche a D. Brighenti che batta duro: D. Brighenti nell'esercizio del suo Economato non ha condotto che una vita di sacrificio: io ammiro il nostro caro D. Donato, e lo amo come fratello: sul suo capo pesano tutte le contumelie e maledizioni dei creditori: la filosofia che egli mostra è una grande virtù: insomma io sono d'avviso che D. Donato ha acquistato tanti meriti e più quanto i missionari dell'Africa: forti al posto.


[1079]
Io da mia parte, fino a che veggo che tale è la volontà di Dio sto fermo al mio posto, e non abbandono l'Ist.o se non sono violentemente cacciato. Sono certo che il buon vecchio, conosciuto meglio che adesso le cose, si pentirebbe d'aver commessa una specie di ingiustizia: lo sa anche il Papa che D. Mazza non mi riguarda più dell'Ist.o, ma non importa. Se il vecchio mi bastona, io mi chiamo felice ed onorato delle sue bastonate; ma sempre nell'Ist.o: se mi rimprovera, mi umilio: se va spargendo sotto la costa, o scrive a Roma che non son più dell'Ist.o, fiat: Dio è con me: se perdo il credito presso degli uomini (del quale abbisogno assai nelle attuali circostanze) fiat: sono disposto a tutto, perché veggo chiaro che così vuole Iddio: se il superiore mi caccerà dalla porta ordinaria reale, io rientrerò nell'Ist.o dalla parte della Chiesa: se mi caccerà dal portone che risponde all'antica bottega della vecchia, ed io entrerò dalla parte della Belloria; se dall'orto del fondamento mi caccerà; e io entrerò dalla parte del farinato, e così via via.


[1080]
Me lo riverisca tanto il buon vecchio, e gli dica, che ad onta che fece scrivere o scrisse a Roma al Card. Barnabò, io sono e sarò del suo Istituto, perché amo e l'Istituto ed il vecchio.


[1081]
Io in mezzo a questo, alla diffidenza che verso di me ha il vecchio, io sono il più felice del mondo. E' incredibile il gaudio che io provo qui a Parigi: io sono colla crème di Parigi, non colla boue. Quasi ogni sera con Mons.r Massaia siamo a presiedere opere cattoliche: tre quattro volte la settimana siamo a pranzo o dal Nunzio Ap.lico, o dall'Arciv.o di Parigi, e da M.r Dr. il Ministro degli Affari esteri Drouin de Louis, o dalla duchessa di Valenza, o da qualche Lord Inglese, che passa la primavera a Parigi (Parigi è ora un vero paradiso terrestre) etc. Non è per la suntuosità del pranzo: Dio me ne guardi: ma è perché in tal maniera sono introdotto in intima relazione con distinti personaggi, la cui influenza può essere vantaggiosa all'Africa: si tratta che a queste riunioni, il discorso che campeggia di più è sempre l'Africa, ed io sono il più che parla di tutti.


[1082]
Sia benedetto il Sig.re. A Parigi si crede che l'Ist.o Mazza sia il primo e più bell'Ist.o del mondo: lo sarebbe se non vi fossero gran piaghe economiche, e tutto poggiante sull'arbitrio di uno solo.


[1083]
Nel leggere la sua 30 corr.te sono sorpreso nel non vedere citata alcuna risposta a due mie lettere scrittele da Parigi la settimana di Passione. In una v'era la fotografia di Mons.r Massaia, che il santo Vescovo spediva al Superiore coll'iscrizione scritta di proprio pugno così: "Torcular vineae africanae calcabo solus?.. O Pater Mazza!!! Viribus unitis quidem.



+ Fr. G. Massaia Vescovo di Cass. V. Ap. Gall. etc.




[1084]
Nella seconda lettera le esponeva il modo di acquistare senza dolor di capo tutti i Padri greci e latini per l'Ist.o, tutti gli esemplari, tutti i libri sacri della famosa stamperia dell'Ab. Migne, etc. Più scriveva al Superiore una lettera, come deve un figlio a un padre: questa era aperta, affinché prima di consegnarla al vecchio la leggesse. In essa, come in quella che scriveva a Lei, Sig.r Rettore, esponeva la mia sorpresa nel leggere in una lettera del Card.le Barnabò scritta a Mons.r Massaia queste parole: "Comboni non appartiene più all'Ist.o Mazza: il progetto presentatomi per la conversione dei negri è veramente sua produzione e creazione, e non del Can.o Mazza."


[1085]
Dio sa quali consolazioni e conforto mi ha dato nel sopportare questo colpo, che poteva esser fatale al mio avvenire: ma pare che Maria Vergine m'abbia assistito, e che non si scemi affatto la fiducia che Roma avea di me. Fiat. Ora la prego quanto so e posso, caro Rettore, a scrivermi a posta corrente su questo affare, se ha ricevute le mie lettere etc. Ho un argomento che le ha ricevute, ma non son certo: mi dica pure in confidenza che non hanno portato alcun effetto: io sono appoggiato alla Provvidenza, e tutto spero da Dio: se nulla ha ricevuto, io scrivo di nuovo e a Lei e al Superiore. A posta corrente aspetto risposta su questo punto.


[1086]
Del resto io ringrazio il mio caro Rettore del favore e protezione che mi accorda, e di cui vado glorioso. Le do la mia parola d'onore che non si pentirà mai, e che a suo tempo Dio le mostrerà la sua divina ricompensa per aver difesa la verità. Ciò mi lega immensamente a Lei e all'Ist.o; e ora mi tocca soffrire; ma Dio accorderà la calma. Coraggio a vicenda! il sapere che non sono solo nella lotta, è un grande conforto. Certo Dio è con noi, e benedirà a suo tempo quelli che ci perseguitano. Già le cose ogni giorno si fanno più chiare; i misteri si svelano: preghiamo. Riceva i sensi della mia più viva gratitudine. Ringrazio D. Beltrame della lettera che mi scrisse sul P. Giusto. Monsignore piangendo ha baciato e ribaciata quella letterina che manderà subito al Card. Barnabò: è scritta da un vero missionario; e fu di gran consolazione al santo prelato. Offra i miei saluti a tutti i preti, Chierici; Canterane, alla Cavattoni e a D. Cesare etc. nei SS. Cuori di G. e di M. mi saluti D. Beltrame



D. Dan. Comboni






142
Card. Alessandro Barnabò
0
Parigi
9. 5.1865
AL CARD. ALESSANDRO BARNABO'

AP SC Afr. C., v. 7, ff. 711-716v



Parigi, 9 maggio 1865

E.mo Principe!
[1087]
Mi permetto di comunicare all'Em.za V. R.ma alcune cose, che certo le faranno piacere. Nella scorsa quindena Pasquale fui nella Prussia Renana, affine di vedere qual parte attiva può prendere la Germania cattolica a favore dell'Africa negra. Spero di non illudermi: in questa colta parte d'Europa vi è un tenue principio, che sviluppandosi col tempo, dietro una costante industria, produrrà copiosi frutti a vantaggio della razza etiope. In Colonia, che è la Roma della Germania, esiste una piccola Società, di cui da tre anni io sono membro corrispondente, informata da una spirito veramente cattolico, la quale, atteso l'interesse da cui è animata, ha tutta la disposizione di svilupparsi mirabilmente.


[1088]
Il Comitato di questa Società protetta dall'E.mo Card. Geissel di f.m., è deciso di erogare il suo denaro nel modo che sarà più vantaggioso per la rigenerazione dei negri; e fra poco, dopo che si sarà messo d'accordo col futuro Arcivescovo, farà all'E. V. regolar comunicazione, e si avvierà nel miglior modo possibile, dietro il di Lei consiglio ed arbitrio. Dalla Dichiarazione che qui Le unisco, e dal 12º. fascicolo de' suoi Annali che Le trasmetterò personalmente, l'Em. V. vedrà un buon principio di appoggio, benché piccolo, alle mie povere idee per la rigenerazione della Nigrizia.


[1089]
Ma la cosa più importante, che mi pare di aver fatto in Prussia, è l'inspirazione della fondazione di un piccolo Seminario per le Missioni Africane in Colonia, destinato ad aprire la via alle vocazioni per l'Africa degli Ecclesiastici della Germania (meno dell'Austria per la quale ho altri progetti, o a Verona, o a Venezia). La prima idea la confidai al presidente della Società che è un piccolo D. Bosco di Torino, uomo di grande iniziativa, fondatore di un altro Ist.o: a questi esposi il mio desiderio di aprire quattro posti nel Seminario Arciv.le o nel suo Ist.o, per quattro ecclesiastici, che si sentissero inclinati alle missioni d'Africa.


[1090]
La cosa fu da lui e da alcuni altri bene accettata, e con l'intima persuasione ed allo scopo di potere in tal guisa riuscire a gettare le fondamenta del Seminario ideato. Veramente è troppo presto per affermare di ripromettersi il successo bramato: ma io confido assai, conoscendo l'anatomia dello spirito germanico quando è eminentemente cattolico; spero che in pochi anni la Propaganda potrà affidare al Seminario di Colonia una Missione nell'Africa Centrale. E' ancor troppo presto citarle la tattica ed i punti d'Europa, ove io intendo di promuovere la fondazione di altri piccoli Seminari per le missioni africane. D'uopo è sviluppare tutte le forze morali del Cattolicesimo e dirigerle al vero vantaggio dell'Africa; dal che trovo nocevole in sul principio ogni strepito: fare e tacere, e parlare sol quando è utile e necessario, ecco la massima che io debbo seguire.


[1091]
L'Em.za V. R. si degnava scrivermi nel passato gennaio, che il Piano da me presentato offre molte difficoltà. Dalle difficoltà che io trovo nel promuovere un accordo fra i Superiori delle diverse Missioni africane, sono convinto della verità della sua osservazione, e che Ella in un solo colpo d'occhio vede più in là di quello che la mia corta vista potrebbe raggiungere meditando tutta la vita. Nel modo infatti, con cui esposi il mio Piano, vò ad urtare tante suscettibilità, che m'impediscono di andare innanzi. Pria di ottenere dei buoni risultati, è certo necessario il reciproco accordo fra i Superiori delle Missioni africane, ed invocare il concorso speciale della pia Opera di Lione e Parigi. All'oggetto di scemare a poco a poco le difficoltà, e preparare la via al sospirato accordo, ho pensato di modificare l'Organizzazione del Piano come in poche linee, ed alla meglio, mi permetto di esporle.


[1092]
Ferma la necessità di attenersi al sistema tracciato dal mio Piano di circondare l'Africa di piccoli Istituti di mori e morette, affidati agli Ordini religiosi o congregazioni Ecclesiastiche, sotto la giurisdizione dei Vicari o Prefetti Ap.lici, destinati a formare un clero indigeno ed operai d'ogni maniera d'ambo i sessi parimenti indigeni, che grado grado dovranno avanzarsi nelle regioni della Nigrizia Centrale per istabilirvi la Fede; stabilito il principio che ciascun Superiore abbia a formare ed educare i negri e le morette a suo modo secondo lo spirito della propria Istituzione, senza che nessuno abbia a mescolarsi in questo affare; mi sembra sommamente utile la creazione di un scelto Comitato o a Roma o a Parigi, composto d'individui di mente, di cuore, e di grande azione, cavati soprattutto dagli Ordini e Corporazioni, a cui sono affidate le diverse Missioni dell'Africa.


[1093]
Questo Comitato così composto, che avrebbe per iscopo in ispecial modo di spiegare e mettere in azione a favore dell'Africa tutti i mezzi d'ogni genere del Cattolicesimo, che attualmente mancano per la rigenerazione dei poveri negri, e di eccitare e sviluppare gli elementi già esistenti pel medesimo scopo, inizierebbe un ravvicinamento ed una comunicazione, e forse una confederazione fra i diversi Superiori della Missioni africane, raccoglierebbe le idee ed i risultati di una pratica esperienza, e farebbe brillare nuovi lumi per tentare di ottenere un esito migliore in tutte le missioni dell'infelice penisola. Il riflesso di ciò che sapientemente ha fatto la Chiesa per dirigere e concentrare una speciale attività sugli affari orientali, opera certo di minore rilievo che non sia la rigenerazione di tutta la razza negra dell'Africa, mi fa credere che non Le riuscirebbe strana la proposta di un semplice Comitato per la rigenerazione dell'Africa Centrale.


[1094]
Il Comitato punto non si occuperebbe dei mezzi pecuniari e materiali per il mantenimento degli Ist.i in questione, e per sussidiare le opere dell'Africa in attività. Quando queste fossero attivate coll'autorità e coll'approvazione della Propaganda, appartiene alle pie Società esistenti, e specialmente all'Opera di Lione e Parigi il sussidiarle, o dietro la domanda della Propaganda, oppure dei Superiori delle Missioni, sotto la cui giurisdizione gli Ist.i e le Opere saranno collocate.


[1095]
Il Comitato avrebbe cura di provvedere, a misura delle proprie risorse ed industrie, ai mezzi materiali per le Opere preparatorie d'Europa per le missioni africane, come sarebbe le fondazione di piccoli Seminari e stabilimenti artistici. La Provvidenza accordò agli ordini religiosi l'alto incarico di esercitare l'Apostolato nell'Africa, e di cogliervi le più auguste palme. Per ottenere maggiori risultati è assai utile aprire la via dell'ap.lto dell'Africa a tutte le vocazioni del clero secolare, sì efficaci nelle Missioni, come parlano eloquentemente i risultati dei diversi Seminari della Missioni estere, e specialmente quel di Parigi.


[1096]
A tale opera sublime si presterebbe il Comitato che io intenderei, per mezzo di santi uomini di grande azione, di cui abbonda la Chiesa, e fonderebbe dei piccoli Seminari per le Missioni Africane. Né punto mi spaventa l'idea della creazione di sette piccoli Seminari in sette punti importantissimi d'Europa, quando si stabilisce per base il sistema evangelico della povertà, come han praticato Cottolengo e D. Bosco in Torino; essendo tale sistema assai economico, e prestandosi più opportuno a formare apostoli che deono passare nell'Africa per riposarsi sopra una stuoia, e ricoverarsi sotto povere capanne di giunchi. Confido che grado grado, colla grazia di Dio e con indeffettibile costanza, raggiungeremo col tempo questo scopo.


[1097]
Siccome in sul principio un accordo fra tutti i Superiori delle Missioni Africane è assai difficile, a meno che la Propaganda stessa non lo promuova, perciò il Comitato, ogni qualvolta vede pronto il personale per un Istituto, dopo essersi assicurato che le pie Opere accordano il necessario sussidio ad hoc, si rivolgerà a trattare con quel Superiore della Missione africana, ove intende di stabilire gli ospizi per l'educazione dei moretti e morette, e per la residenza dei Missionari. Questo sistema di rivolgersi ai Vicari o Prefetti Ap.lici toties quoties per ottenere la facoltà di piantare gl'Istituti, parmi che sia più semplice e più pratico, di quello che sia l'accordo di tutti i Superiori delle Missioni Africane; ciò che per ora non è necessario per alcuni punti delle Coste dell'Africa, da cui è impossibile di penetrare nell'interno, come sono le Missioni della Senegambia, di Sierra Leone, del Dahomey, e delle Guinee, perché, come è noto all'Em. V., il fatto di 14 milioni di schiavi, che nei due secoli scorsi furono strappati dalle coste occidentali dell'Africa per essere trasportati nell'America a lavorare nelle miniere, irritò talmente le popolazioni dell'interno, che non solo un Europeo che entrasse, ma altresì un negro che penetrasse dalle coste nell'interno, verrebbe all'istante trucidato.


[1098]
La Provvidenza aprirà forse più tardi la via anche da queste parti occidentali. Egli è perciò che i primi sforzi del Comitato si dirigeranno sull'Africa Orientale e sul nord est, e specialmente sul grande altipiano etiopico, ove il clima è felicissimo, e le popolazioni sono più suscettibili a ricevere il cattolicesimo ed una cultura europea.


[1099]
L'Em. V. R.ma chiederà se è possibile la formazione di un tal Comitato! Rispondo che, se la sostanza del progetto è cosa giusta, ragionevole, e bene ideata, il Comitato è realizzabile, perché in tal caso sono certo che l'Em. V. R.ma vi stende le ali della sua protezione. Io do la più alta importanza al Comitato, che nel modo esposto vorrei vedere formarsi, come quell'elemento che è destinato a suscitare gli animi, accendere lo zelo, e promuovere nel mondo cattolico il massimo interesse a favore della razza negra, la più abbandonata della terra. Se la Provvidenza disponesse che il Comitato in questione fosse benedetto da Roma, oh! quanti vantaggi ridonderebbero all'Africa, secondo che mi par di vedere!


[1100]
A poco a poco si ravvicinerebbero gli animi dei Superiori, vi sarebbe una comunicazione d'idee, di lumi, di conati, e così viribus unitis si riuscirebbe più facilmente e rapidamente all'intento. Di più tutte le opere già esistenti, che hanno per iscopo il vantaggio dei negri, opere tutte di Dio, che separate le une dalle altre producono scarsi ed incompleti frutti, ed invece unite insieme e dirette all'unico scopo di piantare stabilmente la fede nell'Africa interna, prenderebbero maggior vigore, si svilupperebbero più facilmente e diverrebbero efficacissime ad ottenere lo scopo bramato.


[1101]
Taccio dell'Opera del P. Lodovico da Casoria di Napoli, ove sussistono solidissimi materiali per l'Africa, e della piccola Opera del mio amato Sup.re D. Nicola Mazza. Oso ricordare all'E. V. R. la proposta che io Le feci lo scorso ottobre, di assegnare a questi due Ist.i le due Missioni del Nilo Orientale ed Occidentale, avente la prima per confine al Nord l'Egitto, e al sud il fiume Sobat; e la seconda al Nord l'Egitto e il deserto Libico, e al Sud il Fiume Ghazàl. A tale oggetto ho pregato il zelantissimo Canonico Mitterrutzner di Bressanone a concertarsi colla Società di Maria di Vienna per il sussidio ad ambedue le Opere. L'Opera dell'Ist.o Mazza, come austriaca, verrebbe certo sussidiata: su ciò ebbi risposta positiva: il Canonico non ebbe ancora risposta pell'Opera di Napoli, da cui l'Africa avrà certo immensi vantaggi.


[1102]
Taccio della piccola Società di Colonia, che a misura del progresso delle Opere delle missioni africane ingrandirebbe mirabilmente. Quando il tedesco legge, e vede che si lavora e si agisce, è generoso. I primi otto anni la Società di Colonia non metteva nei suoi annali che la compra di schiavi, il loro collocamento in Conventi d'Europa, la morte delle morette, la loro professione religiosa, perciò ebbe tenue sviluppo. Maggiore invece fu il suo incremento negli ultimi anni, quando si parlò negli annali della missione africana e della conversione dei negri.


[1103]
Taccio ancora dell'Opera degli schiavi che intende di fondare l'Ab. Capella della Diocesi d'Amiens. Chiamato in questi giorni da me a Parigi, dietro anche avviso di Mons.r Massaia abbiamo conchiuso che pria di concertarsi colla Pia Opera di Lione faccia un giro in Ispagna, ove, sotto la protezione di qualche Arcivescovo, egli spagnolo deve esaminare se può fondarvi l'opera con molto vantaggio e speranza di riuscita. L'Opera di Lione non ritrae quasi nulla dalla Spagna. Sotto questo aspetto è meno difficile che gli riesca di accordarsi coll'Opera di Lione. In questo accordo io ho deciso di non comparire in verun modo in faccia a Lione, perché mi sarebbe di danno.

Nel modo invece con cui convenimmo insieme coll'Ab. Cappella, ho la più ferma fiducia che l'opera degli schiavi si eseguirà. Il Vescovo di Amiens la intende benissimo.


[1104]
Dico una parola solo dell'Opera del def.o P. Olivieri, la quale tornerebbe d'immenso vantaggio e produrrebbe grandi frutti, ove si rivolgesse a coadiuvare le missioni d'Africa e le opere per la rigenerazione della Nigrizia. Se detta opera invece di spendere gran somma di denaro a comprare nell'Africa i moretti e trasportarli in Europa, attraverso a mille difficoltà da parte del governo egiziano e dei consolati europei, si limitasse a riscattare i giovani negri, e poi li affidasse agli Ist.i dell'Africa, che hanno per iscopo l'educazione della gioventù negra, per formare degli operai per la conversione della Nigrizia, sono certo che sarebbe maggiore il suo sviluppo, e tornerebbe più vantaggiosa alla Chiesa. Siccome poi detta opera è incorporata ed unita all'Ordine dei Trinitari, come consta da un Decreto della S. Cong.ne dei Vescovi e Regolari 21 marzo 1855, perciò la Provvidenza potrebbe chiamare in qualche modo all'Ap.lto dell'Africa alcuni Religiosi di questo Santo Ordine, il cui scopo primitivo per divina misericordia è già da qualche secolo cessato.


[1105]
Ecco uno scorcio di quello che io vorrei sottomettere al giudizio dell'Em. V. R.ma, e che mi sembra vantaggioso per fare qualche cosa di più pel bene dei negri. Mi pare che il piano così concepito, sia più semplice del primo. Se il saggio giudizio dell'Em. V. R.ma non crede opportuno di ammettere il sostanziale di questa modificazione del Piano, benedirò il Signore, e raddoppierò i miei sforzi per meditare e ideare un Piano più semplice ed eseguibile. Certo il problema che io tento di chiarire è sommamente difficile: ma quando penso che fino ad oggi la Chiesa ebbe dall'Africa assai languide consolazioni, e che la razza dei neri è la più infelice del mondo, e che più che andremo innanzi col tempo, si renderà sempre più malagevole la rigenerazione della Nigrizia, nessuna pena mi scuote, nessuna fatica mi scoraggia, nessuna difficoltà mi arresta, perfino la morte mi sarebbe cara ove potesse essere di qualche utilità ai neri. Dio inspiri l'Em. V. R.ma a decretare ciò che è più vantaggioso all'impresa.


[1106]
Mons.r Massaia, col quale convivo da oltre quattro mesi, mi manifestò che l'Em. V. gli fece sapere che io non appartengo più all'Ist.o Mazza. Veramente io rimasi sorpreso, mentre io non ebbi alcuna comunicazione su ciò né prima della lettera di V.E., né dopo. Scrissi più volte al mio santo vecchio fondatore, e ricevetti più lettere dal direttore del mio Ist.o, e mai mi si citò che io non appartengo più all'Ist. Mazza. Ci vorrebbe una grande impudenza in me per istampare nel mio Piano che io sono dell'Ist.o Mazza, ove non lo fossi. Reduce da Roma a Verona, il mio vecchio Superiore mi accolse come il figlio più amato, e mi incoraggiò ad occuparmi dell'Africa.


[1107]
Durante la mia dimora in Francia, il mio Direttore solo mi scrisse che il buon Vecchio ha detto queste parole: "D. Comboni coi suoi progetti intralcia i miei:" ciò che non è in relazione coll'accoglienza che mi fece in Verona. Prima di venire a Roma passerò da Verona per aggiustare questo affare che ancor non conosco. Dal mio vecchio D. Mazza ho ricevuto una seconda vita: sarei afflittissimo se, dopo ventitrè anni che sono con lui, fosse contristato con me. Il Vescovo di Verona che conosce l'Ist.o, il santo vecchio fondatore, ed il più indegno fra i membri che gli appartengono, esaminate le cose, se sarà necessario, e se vi sarà materia sufficiente, Le comunicherà le venerate sue disposizioni, alle quali io di tutto cuore m'assoggetto.

Assicuro l'Em. V. R.ma che il mio viaggio in Francia produrrà del bene, e mi ha dato molti lumi che non aveva. A voce le proverò che l'Em. V. inspirandomi l'idea di venire in Francia, mi ha dato un saggio ed utile consiglio.


[1108]
Le relazioni fra Mons.r Massaia col governo francese da circa un mese vanno a meraviglia: si tratta che è quasi decisa un'ambasciata all'Imp. d'Abissinia in senso cattolico conforme ai desideri di Monsignore. Se il fatto succede veggo un felice avvenire per l'Africa Centrale dalla parte orientale. Ciò in segreto.

Mi perdoni l'Em. V. se scrivo troppo lungo: non sono mai capace di esporre le mie idee in poche parole. Spero che mi sarò abbastanza spiegato.


Nella speranza che Dio benedica a poco a poco i miei sforzi per l'Africa Centrale, fidato nei Sacri Cuori di G. e di M. e nell'Ap.lo S. Paolo, che destinato a convertire le genti, non ha finita ancora la sua missione, ma la continuerà a favore delle genti africane, Le bacio la Sacra Porpora, e mi dichiaro con tutta la venerazione



D. V. R.ma

um.o e d.mo figlio

D. Daniele Comboni



Segue la Dichiarazione della Società di Colonia.






[1109]
il n. 1109 non c'è
143
P. Lodovico da Casoria
0
Parigi
15. 5.1865
AL PADRE LODOVICO DA CASORIA

AFBR



Parigi,15 maggio 1865

R.mo P. Lodovico!
[1110]
La sua lettera 28 aprile p.p. mi ha riempito di gioia, perché veggo in essa una caritatevole disposizione del suo animo di sorreggermi nella malagevole impresa col concorso de' suoi venerati consigli e colla sua autorevole cooperazione. Sono certo che ella ha compreso il fondo dei miei sentimenti. Giovane senza esperienza, io non credeva di trovare ostacoli in una specie di unione e confederazione tra i diversi Superiori delle Missioni Africane. Ora sono convinto dell'immensa difficoltà: giammai però m'arresterò dal meditare e fare fino alla morte qualche cosa per l'Africa. Dietro il sapientissimo di Lei consiglio e quello del santo Vescovo Mgr. Massaia, col quale convivo da quattro mesi cominceremo a poco a poco, fino a che più tardi si otterrà l'accordo bramato, che deve essere sorgente di una nuova era per l'Africa.


[1111]
Ella ha già iniziata la fondazione di due stabilimenti in Egitto: vada avanti, e stia certo che i mezzi pecuniari non mancheranno; ed io, colla grazia di Dio, spero di contribuire molto, se Dio mi dà vita, a farle piovere denaro. Si ricordi che le Sue Opere di Napoli, soprattutto dei moretti, morette, e artisti, sono il più solido fondamento per la Missione della razza negra dell'Africa.


[1112]
Io nella mia mente ho stabilito il mio Piano così: "Fermo il principio di circondare l'Africa di piccoli Istituti di Mori e Morette sotto la giurisdizione dei Vicari o Prefetti ap.lici, destinati a formare operai evangelici d'ogni genere che devono avanzarsi gradatamente, ciascuno dalla sua parte, nelle regioni interne della Nigrizia per istabilirvi la Fede; fermo il principio che ciascun Capo d'Istituti, Superiore della Missione, abbia a formarsi ed educare i propri Ist.ti a suo modo, secondo lo spirito della propria Istituzione, senza che nessuno entri in questi affari; parmi che sia utile un piccolo Comitato (Dio volesse che fosse composto specialmente d'individui cavati dagli Ordini o Congregazioni a cui sono affidate le missioni diverse dell'Africa!), composto d'uomini di grande iniziativa, avente per iscopo di mettere in azione a favore dell'Africa tutti i mezzi del Cattolicesimo, che attualmente mancano per la rigenerazione dei negri, e di sviluppare gli elementi già esistenti pel medesimo scopo. Questo Comitato stabilito o a Roma o a Parigi, se non sarà possibile per ora, cercherò di associarmi due o tre sacerdoti e ci metteremo a lavorare e a poco a poco sopra un punto. Noi faremo il Comitato.


[1113]
Trovato il personale per fare un piccolo Ist.o, e assicurati i mezzi per mantenerlo dalle Società esistenti, ci rivolgeremo a quel Superiore, sotto la cui giurisdizione è il luogo, ove intendiamo fondare l'Ist.o per ottenerne l'autorizzazione. Questo sistema di rivolgerci ai Superiori delle Missioni africane toties quoties, è più semplice, che l'utopia di voler concordare tutti i Superiori delle Missioni Africane, come è desiderio di Roma. Se Ella sorreggerà la mia debolezza, spero che farò qualche cosa anch'io. Dopo che il Santo Padre mi ha incoraggiato a lavorare per l'Africa, io non volgerò mai lo sguardo addietro, ma penserò e tenterò di fare fino alla morte.


[1114]
Io bramerei sapere se la Società di Maria di Vienna accorda i suoi sussidi per le sue Opere in Egitto. Fino da novembre andai a Bressanone, ed incaricai Mgr. Mitterrutzner, che è l'occhio dritto di Vienna, a interessare il Comitato per dare almeno la metà delle sue pingui elemosine a Lei. Non ebbi alcuna risposta su questo argomento. Caso che finora il Comitato di Vienna non si fosse spiegato su ciò, io interesserei un altro personaggio per ottenere l'intento. Io ai primi del prossimo giugno andrei a Roma: ma se non fosse secondo il mio desiderio il Comitato deciso, andrei a Verona e forse a Vienna, ed avrei abbastanza ragioni per muovere il Comitato a fare più calcolo delle sue Opere. Bramerei che su ciò mi scrivesse entro il mese qui a Parigi.


[1115]
La Società di Colonia, che mi ha lasciato una Dichiarazione, che mostra quanto calcolo abbia fatto delle mie povere intenzioni sull'Africa, è piccola per ora: ma ha l'aria di divenire colossale più che quella di Vienna. Tutto dipende da noi, P. R.mo, e da quello che potremo fare in Africa. Se noi faremo molto, e daremo delle buone notizie, non avremo bisogno di nessuno. La Società, dietro il grande impegno che ha ora per l'Africa, farà un appello a tutta la Germania cattolica (meno l'Austriaca); e vedrà in pochi anni questa Società divenir colossale. Feci molti giri intorno a Colonia con tutti i cinque membri del Comitato: il Clero è animatissimo. Preghiamo che Dio accordi un Arcivescovo alla prima sede della Germania comme il faut, e vedrà qual vantaggio ne ridonderà all'Africa.


[1116]
La Pia opera della Propagazione della fede di Lione e Parigi è opera di Dio, benché vi sia un grande elemento umano; quello cioè di opporsi a tutte le Opere del medesimo genere. Tuttavia, trattando coi vari membri a Lione e qui a Parigi, ho appreso la maniera di cavar denaro, quando le missioni o gli Ist.i sono già fondati di consenso di Roma. Se l'Austria non concorrerà, vedrà che metteremo in Campo l'Opera di Lione e Parigi. Su ciò devo dirle a voce molte cose.


[1117]
La Società della S. Infanzia per quest'anno non può accordar nulla, perché le petizioni della Cina si sono moltiplicate. L'assicuro che l'anno venturo avrà sussidi per Alessandria e Cairo. O a voce od in iscritto le indicherò la tattica di carteggiare con questa Società, da cui si avrà qualche vantaggio.


[1118]
L'Opera delle Scuole d'Oriente mi ha promesso il più valido appoggio per l'Africa. Ho dato una piccola, ma interessante descrizione delle Opere della Palma, e fui pregato di scrivere tutto ciò che concerne la missione dell'Africa. Io ho promesso di far venir da Napoli tutti i documenti stampati. Da quel fascicolo scritto a Capponi, che io diedi, non hanno potuto ricavar molto questi francesi. Se Ella apparecchiasse una succosa descrizione delle Opere della Palma, e vi aggiungesse una breve relazione dei due Ist.i d'Alessandria e Cairo, l'assicuro che anche quest'anno accorderebbero una piccola somma, che d'anno in anno andrebbe aumentando. Io sono in ottima relazione coll'esimio direttor M.r l'Abbé Soubiranne, uomo di gran talento ed azione: e animatissimo per l'Africa. Ad ogni modo l'assicuro che i suoi Ist.i potranno contare fra breve un appoggio sur l'Oeuvre des Ecóles d'Orient.


[1119]
Quando io era a Roma, un Parroco della Diocesi d'Amiens, spagnolo di nazione, venne in Roma mandato dal suo Vescovo, per fondare l'opera degli schiavi. Il Card.le scrisse al Vescovo che il detto spagnolo si concerti con me. Ho dinanzi agli occhi la lettera della Propaganda. Al mio ritorno da Colonia costui venne a Parigi da noi. Con Mons.r Massaia concertammo tutti e tre, che vada a fondare la sua opera in Spagna, ove l'Opera di Lione e Parigi non fa nulla, appunto pel francesismo a cui è informata. Spero che in tre anni avremo dei grandi sussidi, perché ho fatto un trattato confidenziale, che tutte le elemosine le eroghi pel mio piano. Per questa ragione la maggior parte di dette elemosine le farò passare per i suoi Ist.i d'Africa, e per le Missioni che le Opere della Palma imprenderanno.


[1120]
Tutte queste cose sono future: ma il tempo rapido sen vola, caro Padre, spero che tutto questo si realizzerà. Siccome io sono convinto che l'Africa debba convertirsi sotto gli auspici di S. Francesco d'Assisi, perciò in questo santo mese di Maria, ho incominciato il mio noviziato del Terz'ordine a Parigi; e spero di fare la mia professione ai piedi del P. Lodovico. Preghi, Padre mio, la grand'anima del Serafico comune Padre, affinché mi ottenga da Dio una scintilla di quella carità e umiltà, che possedeva in terra, perché sono agghiacciato e molto orgoglioso.


[1121]
Io da Roma passerò a Napoli, spero con Mgr. Massaia: vedrà un vero apostolo di G. C. S'immagini che, per tacere di tante altre virtù che ho ammirate in quattro mesi che dimoro con lui, fu egli Vescovo per 15 anni scalzo affatto, in Africa, sopra sentieri spinosi etc. Io possiedo i suoi sandali con cui passò quattro anni in Abissinia e consacrò Mgr. de Jacobis napoletano.

Mi saluti l'amabile D. Francesco, Giuseppe Habaes, i fratelli, e tutti i mori e more; e mi raccomandi alle orazioni delle Stimmatine.

Le bacio ossequioso le mani, e mi dichiaro con tutto l'affetto



Suo indeg.mo ser.re

D. Daniel Comboni


[1122]
Le porterò a Napoli l'annuario di Colonia del 1864. Vedrà un compendio della nostra Società di Colonia. La prego di far tenere l'inclusa al P. Pedemonte. Mons.r Massaia le manda una fotog.fia di Mons.r De Jacobis Nap. Vescovo e Vic. d'Abissinia, da lui consacrato vescovo, e morto in odore di santità, e illustre per alcuni miracoli.






144
Card. Alessandro Barnabò
0
Parigi
19. 5.1865
AL CARD. ALESSANDRO BARNABO'

AP SC Afr. C., v. 7, ff. 744-745



Parigi, 19 maggio 1865

E.mo Principe!
[1123]
L'Ill.mo e R.mo Mgr. Vicario Ap.lico dei Galla ebbe la bontà di comunicarmi quello che nel venerato di Lei foglio l'Em. V. si degnò di significargli, che, cioè, io non appartengo più all'Ist.o Mazza. Io ne sono grandemente sorpreso. Le mie comunicazioni col mio Ist.o di Verona, tali e quali mi giunsero, le ho esposte sempre tutte a Mgr. Massaia; e ciò da quattro e più mesi dacché ho il bene di convivere con lui, e di aprirgli candidamente il mio cuore colla confidenza di un figlio verso suo Padre.


[1124]
Il R.mo D. Francesco Bricolo Rettore degli Ist.i maschili fondati da D. Mazza, e per conseguenza mio Direttore immediato, mi scrive assai spesso. Mi manifestò, è vero, parecchie differenze dell'interno del mio Ist.o, che esistono fra i membri, di cui io sono uno (miserie tutte cagionate dalla estrema povertà dell'Ist.o, che, salva l'integrità di una regolar disciplina, manca assolutamente dei mezzi materiali di prima necessità); ma mai mi fece sapere che io non appartengo più all'Ist.o Mazza.


[1125]
Il medesimo mio amato Superiore D. Mazza, che mi accolse con tutta la sua paterna bontà al mio ritorno da Roma, non mi ha mai comunicato nulla, né mi ha mai manifestato che io non appartengo più al suo Ist.o, ad onta di due lettere che, dopo la prima lettera dell'Em. V. a Mgr. Massaia, io gli scrissi, nelle quali io lo sollecitava a palesarmi in termini tecnici se é vero che io non appartengo più al suo Ist.o, come sembra che sia stato riferito a Roma. Non so spiegare questo procedere del mio caro Superiore; né so persuadermi che il venerando Vecchio, senza nulla comunicarmi, o esprimere alcun motivo, mi voglia lontano da quell'Ist.o, nel quale sono entrato all'età di 10 anni, e al quale appartengo da 23 anni, durante i quali, dietro l'ordine o il consenso del medesimo Superiore ho esercitato in mille guise il mio sacerdotal ministero, in modo da non demeritare, spero, della bontà de' miei Superiori, come ponno attestare i tre ultimi Vescovi di Verona, e specialmente il venerato mio Vescovo attuale Mgr. Canossa.


[1126]
Come mai ora, che ho bisogno del suo appoggio morale che abbia a proteggere la mia debolezza, nell'opera che io tento di promuovere a vantaggio dei poveri negri, può il mio vecchio Padre (che tale mi fu veramente per 23 anni) può egli abbandonarmi a me stesso? Eminenza, non capisco nulla!


[1127]
Il perché, sempre adorando i disegni della Provvidenza, che tutto dispone alla maggior gloria di Dio e al bene dell'anime, disposto sempre a soffrire qualunque umiliazione e amarezza, ove lo voglia il Signore, ho stabilito, dietro anche il consiglio di Monsignore, di recarmi entro due settimane a Verona, per vedere io stesso come è la cosa; e poi, siccome pare che anche Monsignore voglia affidarmi per Roma qualche importante e delicato affare, che non è prudente decifrare in iscritto, sarò lieto di comunicarle in persona la storia genuina di questa disaggradevole commedia, di cui lo stesso Mgr. Massaia, che mi sembra assai più interessato di me, è altamente sorpreso, e che né Egli né io sappiamo spiegare.


[1128]
Per ciò che riguarda lo scopo del mio viaggio in Francia, nulla ho da aggiungere a quello che Le ho esposto nell'ultima mia dopo il mio ritorno dalla Prussia. Io confido nel Cuore SS.mo di Maria, della quale veneriamo il bel mese in cui siamo, che attraverso a tutte queste difficoltà e ad altre più gravi, colla grazia di Dio, sotto lo scudo della protezione di V. Em. R.ma, riuscirò fra breve ad iniziare qualche cosa di utile per la misera Nigrizia, conforme a ciò che Le scrissi nell'ultima mia lettera.

Pregando il Signore che la conservi lungamente al bene delle sante Missioni, e soprattutto dell'Africa, le bacio la sacra porpora, e mi dichiaro con tutta venerazione



Dell'Em. V. R.ma

umil.mo ed indeg.mo figlio

D. Daniele Comboni






145
Antoine D'Abbadie
1
Parigi
31. 5.1865
AL SIG. ANTOINE D'ABBADIE

BNP, Nouv. Acq. Fr. 23852, f. 440



Parigi, 31/5/1865



Breve avviso.



146
Don Nicola Mazza
0
Parigi
5.1865
A DON NICOLA MAZZA

AMV, Cart. "Missione Africana"



Parigi, fine maggio 1865

Sig.r Superiore!
[1129]
Domani parto da Parigi verso l'Atlantico a Bayeux per compiere la Commissione del nostro caro Vescovo Mgr. Canossa, per raccogliere Documenti sul celebre Vescovo Canossa: poi ritornerò a Parigi: indi a Verona.


[1130]
Domenica scorsa ebbi il piacere di essere ammesso all'udienza privata lunga 35 minuti di Sua Maestà l'Imperatrice dei Francesi in compagnia di Monsig.r Massaia. Io ho parlato a lungo sull'Africa. Il santo Vescovo, vero confessore della fede, volea parlare di più cose spettanti all'attuale politica di Napoleone IIIº. in faccia alla Chiesa; ma l'imperatrice era troppo impressionata dell'Africa. Io ebbi l'avvertenza di dirigere la sua attenzione e prepararla a ricevere la parola di un apostolo: ma non mi venne mai a parlare direttamente.

Tuttavia il santo vescovo le fece capire che la prosperità dell'impero e l'avvenire del figlio Principe imperiale, dipende dal felice accordo della Francia col Papa; e che la vita di suo figlio è in pericolo, ove trionfi la framassoneria. Mons.r Massaia è un vero Ap.lo.

L'imperatrice fu gentilissima con noi, e ricevette da Mons.re un regalo di un oggetto religioso dell'Abissinia. In cinque mesi che coabitai con questo Vescovo, fui testimonio delle più sublimi virtù.



D. Comboni






147
Don Francesco Bricolo
0
Parigi
1. 6.1865
A DON FRANCESCO BRICOLO

ACR, A, c. 14/17



Parigi, 1 giugno 1865

Mio Caro Rettore!
[1131]
Io ho già cominciato ad applicare le 60 messe di cui mi accennava nella sua carissima 8 maggio; e spero che l'accademia sarà riuscita a meraviglia.

Dall'ultima sua lettera veggo che le cose nell'Ist.o sono più che mai serie, e che regna una discordia fra superiori e inferiori, colpa il falso sistema in cui si è messo il nostro amato Vecchio di lasciarsi raggirare da gente doppia, e non schietta ed aperta.


[1132]
Benediciamo il Signore, che tutto dispone pel nostro migliore. Benché Dio m'abbia dato un temperamento ilare, e tale che io godo e son sempre contento, e forse pochi vi sono al mondo più felici di me, tuttavia queste cose mi fanno molta impressione e mi fanno male al cuore. Siccome a Roma si crede ancora che io non appartengo più all'Ist.o, e forse che io sono stato espulso dall'Ist.o, come consta da una lettera del Cardinale Barnabò al Nunzio Ap.lico di Parigi Mons.r Chigi, e io non ebbi alcuna diretta comunicazione dal Superiore, come reclamava con una lettera anche dopo il mio ritorno dalla Prussia, così ho pensato di lasciare Parigi e venire a Verona a vedere come è la cosa.


[1133]
Può immaginare, mio caro Rettore, di quanto danno mi sarebbe in faccia alla Propaganda, se si dicesse: "D. Comboni fu cacciato dall'Ist.o Mazza" ed io non so nulla di positivo se non che il Superiore ha detto al mio rettore che io sotto qualche pretesto mi levi dall'Ist.o, e dopo tutto ciò, nulla. Sia sempre benedetto il Signore; ma come vede, mio caro Rettore, io sono trattato con poca carità e gentilezza, quando di dietro alle spalle, senza nulla comunicarmi, si scrive a Roma così. Fiat semper voluntas Dei in omnibus. Non ho che il soave conforto di una coscienza che non si sente colpevole di questo.


[1134]
Entro la settimana ventura io partirò da Parigi, e fra 10 o 12 giorni spero di essere a Verona. I miei affari coll'Opera della Propagazione della Fede vanno assai bene. Io mi legai, con un'amicizia la più intima e ne sono corrisposto più di quanto si possa immaginare, perché è un'anima grande, mi legai a Nicolas l'illustre Scrittore, che è uno dei membri più attivi dell'Opera; a lui esposi i miei pensieri: indi a poco a poco ho introdotto presso Nicolas Mons.r Massaia, che è fuori di sé pel piacere di aver conosciuta un'anima sì grande e sì pia. In breve queste due grandi anime mi hanno presentato al Consiglio di Parigi in piena seduta straordinaria; e il presidente, dopo lunga discussione sulle mie idee, mi ha assicurato, che l'opera della Propagazione della Fede, a misura che io troverò il personale etc. soccorrerà con particolare predilezione l'Africa. Sono poi legato in amicizia coi seguenti membri della Propagazione della Fede, che sono tutti grand'uomini:

1º. M.r Boudin Presidente dell'Opera delle Conferenze di S. Vincenzo de Paoli di tutto il mondo

2º. M.r Cochin grande scrittore cattolico e senatore del Regno

3º. M.r le Recteur du Seminaire du S. Sulpizio (il primo Seminario di Francia)

4º. M.r Theyr senatore

5º. M.r Doulqualy etc. etc. Insomma pel materiale o pel denaro pel mio piano non avrò alcun dolor di testa, perché qualunque fondazione io farò, in poco tempo radunerò il denaro necessario.


[1135]
L'Opera delle scuole d'Oriente e della S. Infanzia faranno parimenti un assegno annuo a ciascun Istituto, di cui promuoverò la fondazione. Parlo di tutte le opere che si realizzeranno in Africa. Io devo pensare alle opere di Europa, come alla fondazione di piccoli Seminari etc. ed al personale; e per questo grandi pensieri avrò, ma confido in Dio di riuscirvi. Vedrà fra due anni sorgere un Seminario per le missioni africane in luogo già da me destinato; ho posto l'occhio sopra uomini di azione e fiat. Certo sarò ritardato di molto in causa dei miei affari col Superiore e coll'Ist.o, nei quali il più debole, come io sono, avrà sempre a perdere e a soffrire; ma confido in Dio che mi darà forza di superar tutto. A voce tante cose. A rivederci a Verona: mi fermerò due giorni a Torino. Mi saluti: Preti, D. Beltrame, il mio portinaio, D. Bolm, D. Lonardoni etc. D. Fochesato etc. Hans, e mi metta nel suo cuore come egli è in quello di D. Daniele.


[1136]
Mi raccomandi alle orazioni dei buoni, e delle Sig.re Urbani. Mi saluti le mie protestanti. Avrei piacere che mi scrivesse a Torino. A Verona desidero vedere sciolti, specificati, e messi in chiara luce i miei affari col Superiore. Ove io sarò mancante e colpevole sono pronto a soffrire ciò che merito, come pure son pronto a soffrire quel che non merito, perché davanti a Dio sono gran peccatore. Per delicatezza non ho mai scritto e fatto alcun cenno al Vescovo, perché so che in generale il Superiore questo non ama: ma in caso è d'uopo che il Vescovo sia il giudice: il vescovo ascolterà certo, e darà il valore che meritano alle mie parole. Vedremo, perché sta certo per iscoppiare qualche fenomeno. Il Signore sia col povero



D. Comboni

riceva i più distinti saluti di Mons.r Massaia.


[1137]
Domenica passata io con Mons.r Massaia fummo ammessi ad una lunga udienza privata presso l'Imperatrice Eugenia. Io ho parlato a lungo: il santo vescovo disse all'Imperatrice una cosa con coraggio ap.lico che gli dirò a voce. L'Imperatrice fu amabile con tutti e due.






148
Don Nicola Mazza
0
Parigi
1. 6.1865
A DON NICOLA MAZZA

AMV, Cart. "Missione Africana"



Parigi, 1 giugno 1865

Amatiss.mo mio Superiore!
[1138]
La Propaganda ha assegnato al P. Lodovico da Casoria di Napoli la Stazione di Scellal in Africa: sembra che i Francescani intendano di continuare la missione dell'Africa Centrale col sistema tracciato dal mio Piano. Siccome la Società di Vienna non passa soccorsi al P. Lodovico, non so se i Francescani cederanno, senz'altra condizione, una parte della Missione ad altri. Tuttavia io ho in mano le chiavi per superare ogni ostacolo, e fare che ancora entro l'autunno venga al nostro Istituto affidata una Missione da dirigersi nell'Africa Centrale come Ella vuole, senza dipendere che dalla Propaganda. Il P. Lodovico di Napoli mi scrisse, che le sue Opere dell'Africa intende che formino parte del mio Piano, e mi domanda di assisterlo con soccorsi pecuniari: con tutto il fondamento gli ho promesso la mia cooperazione.


[1139]
La Società della Santa Infanzia, l'Opera delle Scuole d'Oriente mi hanno promesso assistenza in ogni fondazione d'Africa. Dietro una lettera del Cardinal Barnabò al Vescovo d'Amiens, nella quale gli ordinava di concertarsi con me per la fondazione dell'Opera degli schiavi, ho combinato col consiglio di Mons.r Massaia, che si facciano i primi tentativi in Spagna. A tal uopo il Vescovo d'Amiens metterà a disposizione il santo Sacerdote Capella, che prenderà l'iniziativa fra breve sotto gli auspici dell'Arcivescovo di Tarragona. Spero che in due anni sarà fondata l'opera. Quasi tutto il denaro di quest'opera è destinato pel Piano ideato per la rigenerazione dell'Africa.


[1140]
Mons.r Massaia mi ha presentato al Consiglio di Parigi radunato in seduta straordinaria ai 24 p.p. Dietro l'appoggio dell'illustre Apologista Nicolas, membro del Consiglio, il Presidente ha promesso di assicurare Roma dello speciale concorso dell'Opera della Propagazione della Fede di Lione e Parigi a vantaggio di tutte le fondazioni d'Africa. Mi pare che il Signore abbia benedetto i miei passi.


[1141]
D. Bricolo le avrà comunicato il mio disegno di mettere a di Lei disposizione, ove fosse opportuno, un assegno del frutto di centomila franchi in perpetuo, a me lasciati dalla Società prussiana. Non ebbi da Lei alcuna risposta.


[1142]
Mitterrutzner mi scrisse che la Società di Vienna (che ora è un po' scoraggiata), è certamente bene disposta pel nostro Ist.o e per Lei. Dunque, Ella, Sig.r Superiore, può star sicuro di avere una Missione a sua disposizione, entro l'autunno. Basta che lo voglia e possa disporre di un piccolo personale.


[1143]
Ciò posto, dietro il consiglio di Mons.r Massaia, che ha egli pure affari importantissimi da affidarmi presso il Santo Padre, come Le scriverà, conto di venir subito a Verona, e poi col suo permesso andare a Roma, ove concerterò col Card.le Barnabò qualche cosa a bene dell'Africa, in base a quello che dietro il suo consiglio ho fatto. Quanto sarei felice se Ella piantasse una casa in Egitto, o dove vuole in Africa entro l'autunno!


[1144]
Non avendomi Ella risposto all'ultima che le scrissi, spero che sarà tutto terminato, e che io sarò considerato come suo Figlio. Difatti io non posso vivere lungi dalla dipendenza del mio buon padre, che tanto amo: sarebbe un gran dolore per me, se adesso, che sono giunto ad una età da essere utile all'Istituto, e rendergli quel bene che mi ha fatto per lo spazio di tanti anni, dovessi abbandonare l'Ist.o. No, non posso vivere lontano dal cuore di mio Padre, e lontano dalla sua autorità. Se mi cacciasse fuori dalla porta dell'Ist.o, io entrerei dentro dalla finestra. Insomma, a rivederci, mio caro Vecchio, fra pochi giorni: mi bastoni, mi strapazzi, mi castighi; ma non mi cacci via: io voglio essere fino alla morte nel suo cuore e



suo fedel.mo figlio D. Daniele Com.


[1145]
La prego di salutarmi D. Cesare, la maestra Elena, e Tregnaghi.






149
Antoine D'Abbadie
1
Parigi
8. 6.1865
AL SIG. ANTOINE D'ABBADIE

BNP, Nouv. Acq. Fr. 23852, f. 452



Parigi, 8/6 =65



Breve raccomandazione in favore del Prof. Conrad Urbansky.



150
Card. Alessandro Barnabò
0
Verona
23. 6.1865
AL CARD. ALESSANDRO BARNABO'

AP SC Afr. C., v. 7, ff. 753v



Verona, 23 giugno 1865

Eminentissimo Principe!
[1146]
Fra pochi giorni avrò il bene di trovarmi in Roma per conchiudere qualche affare rilevantissimo coll'Em. V., come conseguenza del mio Piano. Benché io sia partito da Roma e da Verona senza alcuna raccomandazione di sorta, pure pien di fiducia di compiere la volontà di Dio, ho potuto organizzare qualche cosa a bene dell'Africa. Ho pronta un'eletta falange di rispettabili Missionari del mio caro Istituto, tutti distinti professori del Seminario, o zelanti operai evangelici, versatissimi nel santo ministero, istruiti nelle lingue orientali, tutti ardenti di zelo, pronti a volare alla conquista dei nostri diletti negri, quando l'Em.V., dietro domanda del mio Superiore, si degnerà di accordare loro un terreno da coltivare nell'Africa in base al mio Piano. Alla testa sarebbe destinato dal Superiore il zelantissimo D. Beltrame, il quale venerato nell'Egitto e nell'Africa, conoscitore dei costumi e del paese, ha già esercitato colà per dieci anni il ministero evangelico. Ho pronti i mezzi necessari non solo da iniziare ma da perpetuare l'opera. Io sempre appartenni ed appartengo all'Istituto Mazza, come Le scriverà il medesimo, il quale mai mi ha fatto cenno che io sia distaccato dall'Istituto.


[1147]
Questo non è che piccola cosa di quelle molte importanti e utili che le devo comunicare. Mi raccomando alla protezione dell'Eminenza V. R.ma, affinché possa continuare l'opera che ho nell'animo a favore dell'Africa, e che entro quest'anno avrà un florido principio.

Mentre supplico ogni giorno il divin Redentore che conservi per lunghi anni la preziosa vita dell'Em. V. al maggior bene dell'Africa, le bacio la S. Porpora, e mi dichiaro con tutto il rispetto



Dell'Em. V. R.ma

um.o ed indeg.mo figlio

D. D. Comboni