[4390]
Mi riempie il cuore di consolazione e di grande gioia il trovarmi nuovamente tra voi, dopo di essere andato incontro a gravi pericoli e di aver sostenuto nelle regioni torride dell'Africa Centrale molte avversità e tribolazioni per inalberarvi su solida base il vessillo della fede cristiana, che nella vostra città di Colonia, chiamata la santa, diffonde in maniera così fulgida i suoi raggi luminosi nelle opere religiose, nell'eroica costanza, fedeltà, abnegazione e carità ammirabile dei suoi vescovi, del zelante clero, e nella condotta veramente edificante del buon popolo cattolico.
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Dopo aver lasciato dietro a me l'Africa Centrale con i suoi immensi territori di negri e i travagliati viaggi del deserto, mi sento felice di potere esprimere a Voi, ai quali sta tanto a cuore questo paese, quanto sia profonda la mia riconoscenza per Voi, egregi Signori, perché Voi foste i primi a prestarmi la vostra magnanime fiducia e a concedermi i mezzi per incominciare la santa opera della rigenerazione della Nigrizia, al qual fine la S. Sede, dopo un maturo esame e in vista dell'attività dello stimatissimo Comitato "della Società per il soccorso ai poveri neri" mi affidò il Vicariato Apostolico dell'Africa Centrale con una popolazione di 100 milioni di infedeli, un Vicariato che è di gran lunga il più vasto e difficile di tutti i Vicariati e diocesi del mondo intero.
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Si deve rendere grazie alla vostra generosa decisione ed al vostro impulso, se si è potuto intraprendere un'opera così colossale e santa, che ridonda a gloria di Dio e che mira alla salvezza delle anime più abbandonate ed infelici dell'intero universo.
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Voi ricordate ancora, come una volta, quando io nel 1865 venni per la seconda volta a Colonia, ed ero ancor lungi da ogni umano soccorso, dopo aver sottoposto a voi con tutta umiltà il mio Piano e fattolo esaminare dal vostro illuminato giudizio, la vostra chiaroveggenza trovò che solo col sistema esposto nel mio Piano, fondato sul pensiero degli spiriti più illuminati, che su di esso io ho conosciuto, è possibile diffondere la luce della fede nelle regioni dell'Africa Centrale. Si era in un tempo, in cui le opinioni sull'attuazione del Piano erano ancor molto disparate e le idee su molti punti erano ancor molto oscure. Con la vostra encomiabile decisione voi mi concedeste 5000 fr. all'anno per la fondazione di un Istituto sulle coste d'Africa, allo scopo di formare elementi capaci di essere utilizzati nell'interno dell'Africa.
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Questi 5000 franchi furono la prima scintilla di quell'entusiastica carità divenuta poi fiamma in diversi paesi tanto dell'Europa come dell'America per promuovere questa grande opera della conversione dei neri. Quando si ebbe visto il buon risultato di questa prima fondazione, da me ottenuto in Africa con il vostro aiuto, altre Società, come l'illustre Società della Propagazione della Fede di Lione e Parigi, come pure la benemerita Presidenza della Società di Maria a Vienna, fondata dal re Ludovico I di Baviera, chiamata Ludwigverein, e insieme ad altre piccole Società di Francia, e di Germania, si affrettarono a fornirmi mezzi per estendere maggiormente la mia grande opera nell'Africa Centrale. Ottenni pure considerevole aiuto anche dalla regia corte di Praga, dall'imperatore Ferdinando I e dell'imperatrice Maria Anna, come pure dal defunto duca di Modena e dalla reale corte di Sassonia e da molti principi e nobili famiglie della Germania e dell'Austria.
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Fate un confronto tra quello che il Vicariato era nell'anno 1865 e quello che è attualmente, e attraverso le molte cose opportunamente fatte vi convincerete che i risultati della vostra Società per il soccorso ai poveri neri è stato veramente straordinario.
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Nel 1865 in Europa non esisteva alcun Istituto per la formazione di missionari per la conversione dei neri in Africa e nessun Istituto di Suore per lo stesso scopo. Solo un Istituto per fanciulli, in Khartum, fondato dal mio predecessore Mons. Knoblecher, sotto la direzione di un unico sacerdote, P. Fabiano Pfeifer del Tirolo e di qualche Padre Francescano, veniva sostenuto dalle elemosine dell'insigne Società di Maria, ammontanti a circa 3-4000 franchi annui.
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Considerate dunque ora i risultati del vostro generoso aiuto alla grande opera, della quale colla seguente enumerazione voglio darvi un'idea schematica, e li troverete rilevanti:
1) La S. Sede mi ha affidato la direzione di questo immenso Vicariato, che si potrebbe chiamare l'apostolato più difficile del globo.
2) Nell'anno 1867 mi riuscì di fondare a Verona un Istituto per le Missioni della Nigrizia, che oggi è provveduto di rendite sufficienti per il suo normale mantenimento e conta un buon numero di candidati, che si preparano alle missioni d'Africa.
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3) Nel 1872 fondai a Verona l'Istituto delle "Pie Madri della Nigrizia", nel quale si formano suore missionarie, che dovranno poi educare le morette negli istituti dei paesi africani. Questo Istituto che a Verona funziona già molto bene, ci presterà un eccellente aiuto nella Nigrizia.
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4) Nel 1867 fondai in Egitto due stabilimenti come stazioni d'acclimatizzazione e di preparazione alle missioni dell'Africa Centrale, l'uno per i missionari, l'altro per l'Istituto delle Suore di S. Giuseppe dell'Apparizione.
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Fino all'anno scorso per l'affitto di queste due case al Cairo-Vecchio dovetti pagare la somma annua di 2000 fr. Ma grazie alla benevola protezione di Comthurs Ceschini, agente diplomatico di sua Maestà l'imperatore Francesco Giuseppe e del Console austro-ungarico in Egitto, ultimamente ottenemmo in dono da sua Altezza il Kedivè, nel più bel quartiere del Gran Cairo, un terreno del valore di 43.000 fr. per edificarvi i nostri stabilimenti. Ora la costruzione è così avanti che nel mese di luglio di quest'anno i missionari e le suore vi potranno entrare.
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5) A Khartum ho eretto un grande fabbricato, un edificio di 112 m. di lunghezza, per le suore di S. Giuseppe dell'Apparizione, ove ci sono scuole per le morette, un asilo per le schiave che vi cercano rifugio, e un altro per orfanelle, un ospedale e una cappella. I missionari dell'Istituto Africano di Verona abitano la casa già edificata ivi da Mons. Knoblecher, dove si istruiscono i moretti e che veniva abbandonata definitivamente nel 1861 con le stazioni di S. Croce e di Gondokoro sul Fiume Bianco, e nel 1865 Scellal. Tutti e due gli Istituti hanno un bel giardino, il più ampio e il più bello di tutto il Sudan, e che frutta annualmente alla missione più di 1000 talleri prussiani. Così Khartum è la residenza del Provicario, fornita nel modo migliore di edifici per tutte quelle opere cristiane di carità, che sono indispensabili in una parrocchia.
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6) Ho parimenti fondato a El Obeid due grandi case per Missionari e per Suore con chiesa parrocchiale e cappella. Qui le costruzioni sono erette con terra e sabbia, che nella stagione asciutta resistono sufficientemente.
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Ma, dato che nella stagione delle piogge (Kharif) questo materiale diventa poco resistente, noi ci rivolgiamo alla generosità della Germania e di tutta l'Europa, per avere mezzi onde poter innalzare chiesa e abitazioni in mattoni. La missione di El Obeid è il punto centrale di comunicazione e di partenza per procurare l'ingresso alla fede cristiana nelle tribù dell'Africa Centrale e nella parte occidentale del Vicariato, come Khartum è il posto per avanzare ad est e predicare la fede tra le estesissime tribù del Fiume Bianco e fino all'Equatore, al 12 di latitudine sud.
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7) L'anno scorso furono erette provvisoriamente due case di missione a Delen tra i popoli di Gebel Nuba, a sud-ovest del Kordofan, ma solo di paglia e di rami di alberi, finché avremo più tardi i mezzi per poterle costruire in modo più solido e situate in un punto buono e centrale di Gebel Nuba, forse ai piedi dei monti Carco.
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8) Ho eretto un fabbricato di solida costruzione anche a Berber tra il 17º e 18º di lat. nord, sulla riva del Nilo e, con decreto canonico del 1 aprile 1875, l'ho affidato all'Ordine di S. Camillo.
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La casa di Scellal, costruita dal mio stimatissimo predecessore Mons. Kirchner di Bamberga, ora parroco di Sheslitz e membro del Parlamento di Berlino, si presta molto bene per i Missionari e per le Suore, che vengono dall'Egitto per recarsi nel Vicariato, e che, quando il numero degli operai evangelici sarà aumentato, sarà riaperta, non appena sarà pronta la ferrovia fino a Khartum.
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Tutte queste considerevoli fondazioni, o Signori, sono sorte dunque da quando Voi con la deliberazione del 1865 mi prometteste la vostra oltremodo importante cooperazione; tutto ciò fu compiuto in otto anni, dal 1867 al 1875, in un tempo in cui spesso mi sbarrarono la strada le più sfavorevoli condizioni e in cui ebbi da lottare contro innumerevoli ostacoli e contro difficoltà esterne e interne, in un tempo in cui il bene deve subire mille contraddizioni e in cui si vorrebbe perfino sterminare la Chiesa di Dio. E ciononostante la mano onnipotente di Dio fu in modo così visibile sopra la nostra opera e voi avete i motivi per riconoscerlo con gioia e per riceverne ben meritate soddisfazioni.
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Per la qual cosa, poiché le vostre speranze non sono state deluse, non cessate di soccorrere questa santissima opera, raddoppiate il vostro zelo e tra il popolo cattolico della Germania procurateci nuovi benefattori, i quali con le loro preghiere e con i mezzi forniti, concorrano a promuovere la conversione della Nigrizia, memori del detto di S. Agostino: "Chi ha guadagnato un'anima a Dio, ha predestinato la sua."
La benedizione del cielo non verrà meno a Voi e ai cattolici nella lotta, che s'è accesa tra il cielo e la terra e il vostro coraggio sarà nuovamente irrobustito, allorché udirete che la causa di Dio, mediante la sua grazia, celebra ancora sempre nuovi trionfi. Tra qualche mese spero di potervi inviare un prospetto storico della nostra grande opera da voi protetta.
Daniele Comboni
Provicario Apost. dell'Afr. Cen.
Traduzione dal tedesco.