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N° scritto
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Segn. (*)
Provenienza
Data
131
Don Francesco Bricolo
0
Parigi
22. 1.1865

A DON FRANCESCO BRICOLO

ACR, A, c. 14/9

Cariss.mo Rettore!

Parigi, 22/1 = 65

[979]
Mentre trasmetto a Scarabello un importante documento sugli studi scientifici, di cui è l'illustre antesignano, lascio due righe per lei, per dirle che io sto benissimo, e che a Parigi trovo assai miglior terreno che a Lione. Mi scriva.


[980]
Un solo aneddoto per ora, e basta. Andai da Aug. Nicolas per discorrere con lui sul mio Piano e pregarlo a darmi qualche lume, come pratico delle grandi Istituzioni. "Io, gli dissi, prima di abboccarmi coi membri del Consiglio di Parigi, desidero che Voi mi abbiate a consigliare e ad esaminare quegli articoli che mi potrebbero danneggiare e potrebbero al Consiglio dispiacere; e poi andrò a presentarmi."

Mi accolse assai bene, e gentilmente si presta per me: fui già due volte da Lui, e molto mi assiste. Indovini mo'?... Oggi ad un pranzo in cui fui invitato, ove erano 8 Vescovi, fra cui Massaia, l'Arciv.o di Smirne, due della Cina, e uno dell'Australia etc.; intesi che Nicolas è uno degli 8 membri del Consiglio di Parigi. Stasera afferma lo stesso il Provinciale dei Cappuccini. Io faccio e fo finta di non essermi accorto e continuo ad andare da Lui.


[981]
Ogni mattina dico Messa col calice del P. Ventura. Non posso descrivere la mia felicità nel trovarmi ora a Parigi per trattare le cose dell'Africa: qui sono al contatto continuo dei più grandi uomini cattolici che conoscono o furono nelle Missioni; il Governo pure, a cui fui presentato da M.r Massaia, mi accoglie bene. In complesso la mia posizione a Parigi è interessante, e tutti mi guardano con entusiasmo, e m'accorgo che la Miss.e dell'Africa Centrale è la più interessante del mondo. Per cui cerco di non far triste figura. Grandi e ricchi mi ossequiano.


[982]
Se sapessero che sono membro dell'Istituto il più povero del mondo (non si crede alla povertà estrema del nostro Ist.o), che a Verona vivo di polentina, che nacqui al Teseul, e che ora che scrivo da Parigi sono padrone di soli 37 franchi e 45 cent.mi, più una banconota da un fiorino, e guai a me se la Provvidenza non mi soccorre, se sapessero, dico, tutto questo, non si avrebbe tanto entusiasmo per me, fino ad essere visitato da Vescovi, da Ambasciatori, e da contrammiragli. Mi saluti il Sup.re; i nostri cari fr. Preti Chierici, giovani, Hans, protestanti, e mi scriva lungo.



D. D. Comboni






132
Conte Guido di Carpegna
0
Parigi
25. 1.1865

AL CONTE GUIDO DI CARPEGNA

AFC, Pesaro

Mio dolcissimo Guido!

Parigi, 25/1 = 65

Rue de la Santé 13

[983]
Benché il mio cuore è angustiato per l'incertezza in cui mi trovo dello stato di salute di Maria, pure trovo un soave conforto a scrivere anche a te, mio caro Guido, ora che da tanto tempo non ti scrivo e non ti veggo. Io vivo lieto di vederti alla mia venuta in Roma, che sarà verso Pasqua, di un umore ben diverso da quello che ti ho veduto l'ultima volta; cioè spero che un placido sereno brillerà sulla tua fronte pei benefici effetti che le vittorie della causa Falconieri certo produrrà sulla domestica economia, e sulla pace della famiglia. Nessuno più del tuo amico africano desidera, mio caro Guiduccio, la tua felicità.


[984]
Assestato il sostanziale delle cose di famiglia, tu devi pensare a metterti al fianco una vezzosa fanciulla che compia la tua e la felicità della famiglia. Ora il tuo fedele africano ti consiglia e ti prega di scegliere una giovane demoiselle che abbia tutte le buone qualità del mondo, le quali si compendiano in quattro B, come si dice nella Venezia, cioè, devi pigliare una madamigella buona, bella, brava, bezzi. Le tre prime prerogative non hanno bisogno di spiegazione: la 4ª. prerogativa fattela spiegare dal caro e veneratissimo nostro C.te Beppi Principe Giovanelli, perché è parola Veneziana. Questi quattro titoli suscitano, aumentano, perfezionano l'amore, che è il sostanziale della felicità matrimoniale. Ricordati che quando ci hai posto sopra gli occhi, di farmelo sapere, perché senza averla veduta, comincio io pure ad amarla come se fosse mia moglie, perché ella diventa tua moglie. Io intanto pregherò il Signore, che ti diriga in ogni passo, e ti faccia fare una buona scelta: questo deve mettere il colmo alla tua felicità, e portare una benefica influenza sulla famiglia Carpegna.


[985]
Dio vi ha tutti provati con molto rigore per lo passato, quasi facendovi pagare il-khatáia abúk; è tempo che vi dia della grandi consolazioni: alla tempesta succede la calma, alla notte il giorno; sono tali i disegni di Dio. Lo sospiro di cuore.


[986]
Ti dirò, mio caro Guiduccio, che sono lieto di aver fatta la conoscenza di zia Annetta. Io sono edificato di quella donna: è una santa e brava donna, e ve ne sono poche come lei: ed io avrò per lei una stima e venerazione speciale per sempre. Devo però confessarti che mi va più al cuore Pélagie, ed assai più ancora Maman. In queste due donne singolari vi trovo di più la mia poesia, e infine mi piacciono di più, per Bacco sarà forse anche la naturale riverenza all'età, che m'impedirebbe di avere la confidenza colla zia Annetta: ma infine più di Lei mi garbano le altre due.


[987]
Sono 17 giorni che sono a Parigi, o meglio a Parigi e Versailles. Qui consulto e studio le grandi Istituzioni, per equilibrare l'opera che ho ideato per l'Africa. Come vedi l'opera è ardua e grandiosa; ma se Dio vi mette le mani va eseguita; se Dio non vi mette le mani, né Napoleone 3º. né i più potenti monarchi, né i più sapienti filosofi della terra potranno mai far nulla. Dunque che Dio faccia; e poi io l'ultimo dei figliuoli degli uomini riuscirò. Fra me e te siamo ricchi, fra me e S. Francesco Saverio siamo santi, fra me e Napoleone III. siamo potenti, fra me e messer Domine-Dio, siamo tutto.

Dunque allegri! Ti dirò che a Lione, ove mi fermai 20 giorni, ho trovato grandi ostacoli in un personaggio influentissimo, bravissimo, potentissimo, de comuni Confessorum Pontificum, il quale può benissimo faire écouler l'Oeuvre. Io m'affrettai di improvvisare dinanzi a lui un altro aspetto al mio viaggio in Francia, e riparai a Parigi, ove trovo miglior terreno per impostare l'opera. Tuttavia è un affare grandioso e difficile. Ma non pavento; mi pare di essere già padrone dell'Africa.


[988]
Il Piano già stampato a Torino, ne mandai a Mamman alcune copie, da consegnarsi anche al Pr. Giovanelli, e a Mons.r Nardi. A quest'ora l'avrai letto, e qualche volta avrai esclamato, che D. Daniele è pazzo da catene. Senti Guido mio! Io ho una fiducia straordinaria in Dio, e pongo in pratica il sapientissimo audaces fortuna iuvat, che in linguaggio cristiano è la Provvidenza. Ti prego di riverirmi il Principe Beppi e Maria Giovanelli, D. Mario e la Principessa moglie, e i tuoi amici che io conosco. Prega per me e amami come verso di te fa



il tuo aff. D. Daniele

Ti prego di salutarmi tanto e baciare la mano a papà, e dirgli che io vi voglio molto bene. Scriverò a lui pure una leggenda.






133
Don Francesco Bricolo
0
Parigi
5. 2.1865

A DON FRANCESCO BRICOLO

ACR, A, c. 14/10

Amatissimo mio Rettore!

Parigi, 5/2 = 65

[989]
Ho già ricevuta la sua cariss.ma 20 p.p., dalla quale comprendo che i sentimenti del Superiore verso di me sono sempre i medesimi. Veggo che quello che soffro e che ho sofferto sino ad ora per questo non è che il preludio di più fiera tempesta, di più terribile afflizione. Il mettermi a combattere a fronte aperta con un santo Vecchio, non sarebbe che moltiplicare i rancori e provocare maggiori mali, perché io quantità negativa a petto di un D. Mazza la perderò sempre. D'altro lato se bene esamino la mia coscienza, benché pieno di difetti e d'infermità, sento che non vi è alcuna causa che meriti di allontanarmi dall'Ist. Comprendo che l'essere io stato implicato in ministeri gravi e delicati, benché in età non avanzata, l'avere io viaggiato molto, l'essere di sovente vissuto in piena mia libertà in esteri paesi col solo testimonio di Dio, potrà somministrare a chi mi vuol male argomenti o sospetti di aver meritato dal Superiore sì grave punizione, senza che io possa produrre argomenti in mia difesa. Veggo insomma la mia posizione al cospetto del nostro buon vecchio.


[990]
Ebbene, quel Dio che è testimonio delle mie azioni, dei miei sentimenti, del mio cuore, questo caro ed amabile Gesù penserà o a difendermi, o a darmi la forza di sopportare il peso della mia afflizione.


[991]
Abbraccio dunque il suo consiglio, e quello del nostro caro e venerato amico D. Calza, il modello dei grandi e dei veri amici, e mi taccio; mi getto nelle braccia della Provvidenza, che mi dirigerà sempre per le adorabili sue vie: mi offro a Gesù Crocifisso e alla Regina dei Martiri; e in questi due Cuori Sacratissimi metto la mia speranza e il mio conforto.


[992]
Che il buon Vecchio parli che io non appartengo più all'Ist.o e sotto la costa, e in piazza, e in Canterane, e dal Vescovo, e dal Papa; che Caio Tizio e Sempronio pensi e dica quel che vogliono di me, nulla importa. Gesù e Maria, che hanno sofferto pei giusti e più pei peccatori, avranno pietà e cura di me: e se il buon vecchio mi ha abbandonato, no che non sarò abbandonato da Gesù e Maria: avrò sempre la più viva riconoscenza verso il Superiore e l'Istituto, ed anche verso quelli che mi perseguitano, e pregherò sempre il Signore per tutti.


[993]
Già è buon segnale quando Iddio percuote in questo mondo; quanto più si soffre di qua, tanto meno si soffrirà di là. Le tempeste sono necessarie per rendere il cuore più forte alle battaglie.


[994]
Forse il Signore nelle mie cose d'Africa brama che soffra, per meglio lottare contro le difficoltà che si presentano all'esecuzione dei miei disegni: e se nulla di ciò volesse da me il Signore, l'afflizione e l'umiliazione saranno sempre da me colla grazia di Dio abbracciate, perché le prenderò come sconto delle mie colpe, e perché Gesù soffrì, Maria soffrì, S. Paolo soffrì, S. Fran.co Saverio soffrì, e i peccatori convertiti hanno sofferto. Venga tutto quello che Dio vuole, sarà sempre benedetto da me il Signore, ed esclamerò sempre con S. Agostino: hic ure, hic seca,..... etc. (mi capisce, non mi ricordo)...


[995]
Nulla le dirò de' miei affari. La Propagazione della Fede, la S. Infanzia, l'Opera delle Scuole d'Oriente, di mano in mano che si verrà all'atto pratico di un'opera nell'Africa, a misura delle loro forze verranno in soccorso di ciascuna opera che si intraprenderà nelle varie Missioni. La Propaganda mai prende iniziativa di un'opera, perché ella declina sempre da ogni responsabilità. Il mio viaggio in Francia è utilissimo, perché ecciterà grande interesse a favore dell'Africa, e a suo tempo produrrà frutto.


[996]
Fra le altre cose ho pensato di sollecitare il Papa a fare un'Allocuzione al Concistoro dei Cardinali, per eccitare tutti i Cattolici del mondo a favore dell'Africa: io già scrissi al Cardinale: spero di persuadere Monsignor Massaia, e i Padri dello Spirito Santo, che hanno la Senegambia, Sierra Leone, le Guinee, il Senegal, e Zanzibar a fare lo stesso. L'arduo colpo di dare una spinta pel piano generale che sto iniziando, è di persuadere i varii Capi di tutte le Missioni Africane a stabilire un rappresentante a Roma, per comunicarsi reciprocamente le istruzioni di una pratica esperienza. A poco a poco spingerò la formazione di un Comitato; e poi, se a Dio piacerà, benché sia cosa contraria al Cardinal Barnabò, tenterò col Papa di far sorgere una Congregazione speciale per l'Africa, presieduta da un Cardinale, e dipendente dal Prefetto Generale, che ora è Barnabò, come è ora costituita la Congregazione pei Riti Orientali.


[997]
Mi pare necessario e utilissimo per concentrare un maggiore interesse a Roma a favore dell'Africa. L'Africa si può definire, come scrissi da Parigi a Roma, la razza nera invasa o minacciata di invasione dall'Islamismo, condizione deplorabilissima, in cui nessuna altra parte del mondo si trova. Parmi dunque utile e direi quasi necessario di dirigere a poco a poco i miei sforzi a questo: vi vorranno molti anni. Intanto io darò mano a cominciare e a promuovere il poco, spingendo soprattutto il centro di azione sulla metà orientale dell'Africa. Pel Centro per ora nulla si presta la parte occidentale dall'Equatore a Gibilterra, perché i delitti delle Nazioni Cattoliche del secolo scorso avendo estratto con ogni sorta di violenza da quella parte oltre 14.000.000 di schiavi per lavorare nelle miniere americane, hanno messo tale odio contro i bianchi, che se non solo i bianchi, ma i neri della Senegambia, Sierra Leone, Dahomei, e Guinee entrano a 50 leghe nell'interno, sono tosto uccisi. Le Colonie Portoghesi dell'ovest e dell'est dell'Africa sono prive di operai evangelici, per l'antagonismo che vi è fra Roma e il Portogallo per l'elezione dei Vescovi; e il Nunzio Ap.lico di Lisbona incaricato di questo rappattumamento, a nulla è riuscito, e forse non riuscirà mai, perché la Società è ormai invasa dalla framassoneria.


[998]
I miei sforzi adunque si concentreranno a promuovere operazioni in oriente; al che spero che prenderà gran parte l'Ist.o, se Dio vorrà.

Il giorno di S. Gio. Grisostomo, protettore dell'Opera delle Scuole d'Oriente fummo ad una gran Festa a Notre Dame des Victoires. Mons.r Massaia era il Celebrante, io l'Assistente, l'Arciv.o di Smirne il Predicatore. La Chiesa, ove fu fondata l'Arciconfraternita del Cuor di Maria, era zeppa di gente per lo più dell'alta Società. Dopo la predica dell'Arcivescovo, si levò Mons.r Soubiranne Direttore dell'Opera, e additando l'Ap.lo dei Gallas, e il missionario dell'Africa Centrale fece una commovente allocuzione di 3/4 d'ora, che l'uditorio rimase colpito soprattutto ai disastri dell'Africa Centrale. Alla sera avemmo visite da tutte parti, e fummo convinti del grande interesse che si à per l'Africa. Quel giorno dissi messa pel M.se Ottavio di Canossa.


[999]
Ho fatto una grande amicizia con Aug. Nicolas, e coi 9 suoi figli e sua moglie. E' un cattolicone, che ha un sentimento per la religione e per la Chiesa, che giammai vidi l'eguale. Mi regalò l'ultima sua opera scritta contro Renan, e vuole che vada spesso a trovarlo. Esaminò il mio Piano; e mi manifestò la sua opinione, che per ottenere ottimi risultati bisognerebbe fonderlo in una Congregazione fondata a questo scopo. "La Chiesa, diceami giovedì tutto commosso, la Chiesa ha sempre avuto chi dévouement complet s'immole et se sacrifice con per diffondere le sua fede: voi avete fatto questo Piano che rivela votre dévouement à l'Eglise, e voi riuscirete a guadagnarle molti figli tra gli africani. Ma quand'anche tutti i vostri sforzi riuscissero vani, il solo proporre un tal Piano vi rende benemerito alla Chiesa ed alla civiltà."


[1000]
Questo mi consola assai, benché il mio cuore punto non sarebbe soddisfatto se a nulla riuscissi. Certo la opinione di questo insigne cattolico ed apologista mi incoraggia assai a proseguire nell'opera intrapresa. Nicolas mi mostrò la fotografia del Parroco di S. Ap.li D. Caprara, e mi disse: "Io stimo molto questo degno Sacerdote: benché sia vera la nostra corrispondenza, ed egli mi scriva in italiano, ed io a lui in francese, tuttavia scorgo che deve avere un'anima molto bella, e deve essere tout dévoué à son ministère." Le dico che l'amicizia di Nicolas mi è assai cara e mi va al cuore; ed i suoi figli hanno il medesimo cuore di lui: l'abatino già da 5 anni è domenicano; è buona conquista di Lacordaire, mi dice Nicolas.



Versailles, 5/2/ = 65


[1001]
Tanto i Cappuccini di Parigi come di Versailles mi vogliono assai bene. Io sono sempre il compagno indivisibile di Mons.r Massaia: sono 25 giorni che sono con lui, e veggo e comprendo che è un santo uomo. Il suo Ap.lato ai Gallas è uno dei più interessanti della Chiesa. Fu otto volte in prigione, due volte condannato a morte, due volte esiliato: insomma è per me un portento di zelo e saggezza. L'ho persuaso a venire a Verona, e verrà a trovare il Superiore e noi nell'Ist.o. Egli darà al Sup.re e a D. Beltrame molti lumi per la missione dell'Africa: son certo che il nostro buon vecchio, D. Beltrame e tutti dell'Ist.o si godranno. Egli ha grande stima del nostro Ist.o; Egli lo appoggerà assai alla Propaganda, e dopo aver parlato col Superiore potrà, ove lo giudicherà il Superiore, far saltar fuori il piano del Superiore. Sono d'accordo con lui, che essendosi già accomiatato da Roma, io lo farò chiamare dal Cardinale.


[1002]
La prego a promuovere in Verona l'Opera delle Scuole d'Oriente. Il Direttore ha preso a cuore l'Africa, e si è incaricato di promuoverne negli annali un grande interesse. Egli scrive al suo corrispondente di Milano ordinandogli di inviargliene dei fascicoli. Li legga; e vedrà che è opera eminentemente cattolica. Io vorrei che facesse un centinaio di Associati fra Verona e la Diocesi. Io poi penserò a diffonderla per tutto il Veneto. E' opera, che col tempo prenderà le medesime proporzioni dell'Opera di Lione e Parigi. Io sono incorporato in quest'Opera. Il Direttore, che m'è come un fratello, mi disse: "d'ora innanzi l'Africa sarà la meta dei miei sforzi". Mi capirà, che a suo tempo nell'Oeuvre des Ecoles d'Orient l'Africa avrà un grande appoggio materiale.


[1003]
Sono lieto di aver fatto anche l'amicizia di Teodoro Ratisbonne, l'autore della vita di S. Bernardo. Egli mi viene a trovar spesso. Alle fine del mese arriverà da Gerusalemme anche Alfonso, ed io sarò beato di riabbracciarlo, dopo 14 mesi dacché nol veggo. Lo vidi l'anno scorso a Francoforte. Taccio delle molte consolazioni che Dio mi dà a Parigi. Sono assai legato col P. Generale dello Sp. Santo, e con M.r Etienne generale dei Lazzaristi. Fui con M.r Massaia due volte dall'Arcivescovo di Parigi: ma è un gallicano per la pelle.

Mi ha fatto molto piacere di ricevere una letterina dalla buona De La Pièrre. Veggo che questa conserva buoni sentimenti, ed è piena di gratitudine. Non così la tedesca, che dopo la mia partenza da Verona non mi ha mai scritto, e nemmeno mi ha mandato a salutare.


[1004]
Il bene bisogna sempre farlo per sola gloria di Dio e pel bene delle anime: e del resto aspettarsi delle bastonate dai beneficati. Ma non importa. Non mi ha ancora il Vescovo di Ginevra mandata relazione della sorella di De La Pièrre. Mi scrisse però che si è preso l'affare a cuore.


[1005]
Mi riverisca M.r Vescovo, e gli dica che il Vescovo di Bayeux ha fatto un colpo; ma ora sta fuori di pericolo, e guarisce. Il Canonico Dò mi aiuterà a cavare documenti del suo venerando Antenato.


[1006]
Sento con sommo dolore la disavventura toccata al nostro caro D. Beltrame. Quanto mi dispiace a non essere a Verona per sollevargli un istante il dolore. Ricordo con tenerezza e riconoscenza il pietoso ufficio di consolatore che esercitò per me nell'Africa Centrale quando mi giunse la notizia della morte di mia madre. D. Giovanni in quei giorni fu la mia consolazione: me lo saluti di cuore, e gli dica che celebrerò pel suo padre una messa e due a N. Dame des Victoires. Mi saluti anche il caro D. Girolamo, a cui voglio tanto bene.


[1007]
Circa il Farinato, io credo che col dir che faremo i conti io non l'ho infamato. Gli dica che abbia pazienza: quando verrò a Verona egli non perderà nulla. Egli estrarrà la sua polizza, io la mia; e accomodatici, sarà rimborsato di tutto. Mi dispiace questo dissapore, specialmente per la sua moglie, che è tanto buona per noi, e che fu tanto buona per me.


[1008]
Sento con dolore che gli affari dell'Ist.o vanno male, e caso, io gli verrei in soccorso: ma come fare, mentre non ho più un soldo in tasca? La Provvidenza ci penserà! confidiamo in Dio.



aff.mo D. Daniel




[1009]
[In margine] Distaccarmi dall'Ist.o non mi sento. I quattro di S. Giorgio non si sono fatti onore. Penserà il Signore: fiat.






134
Card. Alessandro Barnabò
0
Parigi
25. 2.1865

AL CARD. ALESSANDRO BARNABO'

AP SC Afr. C., v. 7, ff. 707-710v

Parigi, 25 febbraio 1865

Eminentissimo Principe!

[1010]
La venerata lettera, che l'E.V. degnavasi inviarmi a Lione, contiene tre punti. 1º. Il mio Piano per la Rigenerazione della Nigrizia presenta molte difficoltà nella sua esecuzione. 2º. E' d'uopo che i Superiori delle varie Missioni delle Coste africane si uniscano e facciano il Piano per il Centro dell'Africa. 3º. Non apparisce la necessità o l'utilità di un nuovo Comitato.

Premesso il principio che io accolgo con sincera venerazione e con tutta sommissione il giudizio dell'E.V.R., approfitto dell'esimia sua bontà, che inspira coraggio e vera confidenza, e mi permetto di esternarle qualche piccola osservazione.


[1011]
E innanzi tratto, io sono convinto che il Piano presenta molte difficoltà. Il problema, che io oso discutere, è per se stesso sommamente difficile: diciotto secoli non l'hanno ancora sciolto. Però questo grande problema essendo della più alta importanza, e degno di tutto il dévouement del Sacerdote cattolico, è appunto per le sue difficoltà che io mi sento eccitato a raddoppiare gli sforzi per meditarvi sopra, e muovere i più grandi uomini ad occuparsene, e destarne il più grande interesse, e provocare le più calde preghiere dei buoni per ottenere da Dio la grazia di veder qualche luce, e riuscire a preparare la via a qualche scioglimento. La lagrimevole miseria dei poveri negri pesa immensamente sul mio cuore, e non v'è sacrifizio che io non mi senta disposto ad abbracciare per il loro bene. Se l'Em. V. non approverà un Piano, io ne farò un altro: se non accoglierà questo, ne apparecchierò un terzo, e così di seguito fino alla morte.


[1012]
Il cuore dell'Em. V. che più di tutti al mondo è infiammato pel bene delle Missioni e specialmente per l'Africa (e parlano eloquentemente le missioni africane fondate dall'E.V. nell'ultimo decennio), sarà tanto buono da compatire a questa mia insistenza. Forse una volta o l'altra riuscirò ad abbandonare la vasta regione delle idee per discendere al positivo di una pratica esperienza. Non ispero giammai di vedere un Piano per la Conversione dell'Africa Centrale che non offra grandi difficoltà. Se ogni Progetto di grandi Opere, come dimostra la Storia, è sempre accompagnato da qualche utopia, spererò io di vedere un progetto sull'Africa, problema difficilissimo, privo di utopie? Mi pare che per un'Opera di tanto impegno non sia inopportuno di tentare qualche cosa, anche attraverso a grandi difficoltà.


[1013]
A riuscire a questo arduo scopo, io proponeva fra le altre cose, la cooperazione più o meno attiva dei Vicariati e Prefetture ap.liche già esistenti sulle coste dell'Africa, ove pure sussiste la razza etiope, perché, oltre a mille altri vantaggi, si potrebbero trovare dei punti confinanti all'Interno che si prestassero opportuni a stabilirvi nuove Missioni, ove si potrebbero concentrare più energiche forze per formarvi solide Cristianità. Comprendo come per ottenere questa cooperazione sì efficace, l'Em. V. nella sua saggezza opina che, trattandosi di Neri, opera alla quale devono concorrere tutte le Missioni delle Coste dell'Africa affidate a diverse Corporazioni religiose, ed assistite da Sacerdoti di diverse nazioni, è bene che i Superiori si accordino fra loro e ne formino il Piano.


[1014]
Se i Superiori delle Missioni Africane potessero accordarsi e unirsi fra loro spontaneamente, e facessero un Piano, niente di meglio vi sarebbe al mondo. Ma io temo che questi Superiori, che sono abbastanza imbarazzati per le proprie Missioni, allo sviluppo delle quali sono concentrati i generosi loro pensieri, non si uniranno mai spontaneamente, senza essere invitati dall'Em. V. R.ma e dalla Propaganda. Se una persona particolare li ecciterà a fare un Piano e ad accordarsi fra loro a vantaggio di un'Opera assai ardua per le missioni dell'Interno, sulle quali non hanno giurisdizione, questi Superiori a tutta ragione si rifiuteranno. L'Em. V. soltanto può inspirare questo accordo e questa unione o confederazione, condizione assolutamente necessaria per realizzare qualche cosa di positivo per la Nigrizia Centrale; a questa condizione io credo che presterebbero la valida loro cooperazione.


[1015]
Secondo il mio debole giudizio io sono convinto che sia più opportuno, che chi sudò per alcuni anni nell'Africa Centrale, ed ha più sicure cognizioni della vera condizione di quei remoti paesi, debba presentare un Piano per la Rigenerazione della Nigrizia. In tal caso la Propaganda pria di nulla decidere, parmi che non sia sconveniente che inviti ad esaminare il Piano per la rigenerazione dei popoli negri dell'Interno i varii Superiori delle Missioni delle coste africane, i quali certo comunicando i loro lumi e le loro osservazioni, frutto di una lunga esperienza della razza negra, potranno dare gran luce ad un problema sì arduo, e forse agevolare il metodo più sicuro per una utile realizzazione. Sono certo che l'Em. V. è tanto benigna da sopportare che io le apra questa mia opinione.


[1016]
Del resto, mentre le esterno il mio sentimento che la salute della Nigrizia dipende dallo sviluppo della Fede sulle coste dell'Africa, e dall'unità di sistema applicato su tutti i punti atti per organizzare le opere preparatorie per le Missioni dell'Interno, oso ricordare che l'E.V.R. mi facea sperare a Roma di mandare per tale scopo una Circolare ai Capi delle Missioni Africane (e in tal caso meglio sarebbe di inviar la Circolare soltanto alle Missioni del Continente africano, e non già a quelle delle Isole, come sarebbe Seychelles, Madagascar, Mayotte, e Fernando Po); e ciò dopo essersi l'Em. V. assicurata dei mezzi pecuniarii e materiali. A me sembra che a questo punto l'Em. V. potrebbe fare l'ideata Circolare per tale scopo. Io sono sicuro dei mezzi materiali per la fondazione di parecchi Ist.i nelle Missioni, che attualmente si potrebbero prestare alla grand'Opera, perché è grande ed ammirabile l'interesse che sta sviluppandosi per tutta l'Africa, e che impegna in peculiar modo l'Opera della Propagazione della Fede di Lione e Parigi. Di ciò io ho prove irrefragabili. Di più, ho tutta la speranza che concorra la S. Infanzia, che già soccorre parecchie Missioni dell'Africa. L'Opera delle Scuole d'Oriente mi ha assicurato il suo speciale concorso.


[1017]
La Società di Colonia, opera approvata dalla Chiesa per l'educazione dei neri, con lettera 6 corr.te, senz'essere da me richiesta, appena conosciute le mie idee da altri, mi ha offerta spontaneamente tutta la sua cooperazione. La Società di Maria di Vienna, che batte sempre il punto di soccorrere gli Austriaci, e le opere cattoliche austriaco-africane, si presterebbe assai bene, e promovendo maggior movimento nell'Impero Austriaco e nel Veneto, diverrebbe assai utile al piano. Ad assicurare l'Em. V. di tutto questo, io non oso, e non mi pare conveniente che io provochi queste Pie Opere, per darle documenti speciali. A Lei è dato di chiarirsene, ove interessi il loro concorso. Soltanto io posso presentare all'Em. V. il documento della Società di Colonia.


[1018]
Frattanto io sono convinto che non si potrà mai organizzare per la conversione del Centro dell'Africa nessuna Opera stabile e duratura, senza prendere di mira tutta in generale la stirpe dei negri e formare una specie di confederazione fra le varie Missioni delle Coste africane per prestarsi scambievole aiuto, e stabilire un'unitá di sistema applicabile su diversi punti, che inspiri l'opera delle missioni dell'Interno; unità che la sola Propaganda può inspirare e promuovere. La deplorabile condizione morale dell'Africa in generale parmi che si possa così definire: "La razza negra incurvata sotto il giogo del feticismo, la quale in parte è invasa, ed in parte è minacciata d'invasione dall'Islamismo." La Propaganda conosce per esperienza la difficoltà di vincere un negro già divenuto vittima della legge infame dell'Alcorano. Di più aggiungo che la propaganda musulmana estende ogni giorno il suo impero nel centro d'Africa, e quanto perde nell'Europa, altrettanto guadagna fra i Neri: perciò quanto più si ritarda la propagazione della vera fede nell'Africa Centrale, tanto maggiori ed insuperabili si faranno le difficoltà in avvenire di piantarvi il Cattolicesimo.


[1019]
Dunque ai riflessi di questa speciale e critica situazione dell'Africa, la più infelice, e certo la più abbandonata parte del mondo, e la più difficile ad evangelizzarsi per le particolari circostanze che militano contro la sua conversione, mi pare che sia necessario di fare sopra di essa le più serie e speciali considerazioni, e di richiamare l'attenzione del mondo cattolico: mi pare che per l'Africa debbasi fare un'Opera speciale.


[1020]
Ora un nuovo Comitato composto di membri zelanti ed attivi, che, rispettando l'integrità della giurisdizione di ciascuna Missione, e l'intera ed esclusiva influenza delle Pie Opere già esistenti che soccorrono le missioni nelle parti degli infedeli, concentra la sua attività nel preparare delle Opere per coadiuvare in mille guise lo sviluppo della Fede nella vasta estensione dell'Africa centrale, che ne promuova gl'interessi e lo spirito nell'Europa, e che tende a creare nuovi mezzi e nuove forze pel medesimo scopo sotto una sola inspirazione, mi sembra non solo opportuno, ma utilissimo.

Forse, la Sacra Congregazione potrebbe avere un mezzo più sicuro per ottenere migliori risultati che un Comitato extra urbem: un inetto pretocolo, come io sono, sarebbe temerario, se osasse pretendere di avanzare un suggerimento ad una autorità sì elevata ed illuminata, che è regolata da soprannaturale sapienza e carità. Io non posso citare che il Comitato che osai proporre, il quale, oltre a promuovere fra i cattolici l'interesse a favore dell'Africa, a procurare aiuti suppletori per le missioni della medesima, a formare buoni missionari ed artisti nell'Europa per quelle parti, spiegherebbe una grande energia sui punti più opportuni, e soprattutto nella parte orientale nei paesi dell'Interno che giacciono fra la Nubia e Zanguebar, che per l'elevazione considerabile del suolo dal livello del mare contengono dei punti importantissimi di un clima temperato, in cui si possono coltivare buoni germi e formare apostoli pel Centro.


[1021]
Certo è che, per giuste ragioni, veggo la necessità di modificare le attribuzioni del Comitato da me proposto, e soprattutto

1º. dell'Articolo 3º., il quale deve limitarsi a provvedere i mezzi pecuniari e materiali per le Opere preparatorie d'Europa, come sarebbe la fondazione di piccoli Seminari e piccole case artistiche, per impinguare le missioni e gl'Istituti d'Africa di missionari e buoni artisti; lasciando alle Pie Opere per la propagazione della Fede (le quali perciò avrebbero maggiore sviluppo nel mondo cattolico) il soccorrere le missioni che si fonderebbero nell'Africa, e gl'Istituti che si fonderebbero nelle missioni già esistenti (avendo dati sicuri che l'Opera della Propagazione della Fede e le altre opere accorderebbero aiuti speciali ad hoc).

2º. dell'Articolo 5º. che non è necessario.

3º. dell'articolo 7º. che è inutile; giacché sta ora trattandosi qui a Parigi di istituire una Società per redigere una Revue des Missions etrangéres, per supplire alla scarsità delle notizie degli Annali della Prop.ne della Fede (Società che a quest'ora è riguardata con occhio più benigno dal Consiglio centrale di Lione e Parigi, con cui si sta trattando).


[1022]
Del resto io ringrazio l'Em. V. R.ma, che mi ha suggerito saggiamente di venire in Francia, ove gli studi che ho fatto e le osservazioni che sto facendo sulle varie opere africane ed istituzioni cattoliche, mi fanno veder più chiaro quello che si potrà fare, per riuscire a qualche cosa di positivo pel bene della Nigrizia.


[1023]
Mi perdoni l'Em. V. se ardisco anch'io di farle la preghiera, che le innalzava giorni fa Mons.r Massaia, circa l'idea di muovere il S. Padre a fare un'Allocuzione in Concistoro a favore dell'Africa. Quale ammirando spettacolo non ci ha testé colpito! Il gran Sacerdote della Nuova Alleanza minacciato da ogni parte ed oppresso dai suoi fieri nemici, nel momento il più solenne in cui sembra annientato e conquiso dal furore delle potenze d'abisso, calmo ed imperterrito, quasi ridendosi delle minacce dei figliuoli di Satana, anzi, direi quasi, compassionandoli, alza la sua voce apostolica che è udita da tutto il mondo, e colla sua famosa Enciclica conferma i suoi fratelli nella fede, istruisce i suoi figli nella purità della sana dottrina, e condanna gli errori della moderna società degli empi, che con sacrilego attentato s'adoperano di straziare l'inconsutile veste di quella maestosa Regina, che vincitrice della nazioni e dei Re vede passarsi davanti i secoli stupefatti, la cui voce risuona dall'orto all'occaso, il cui manto ricopre i popoli, come il padiglione dei cieli ricopre il mondo!....


[1024]
Quale impressione produrrebbesi nel cuore di tutti i fedeli, se la stessa voce dell'immortale Pontefice, che ha affrancati ed istruiti i suoi figli, intuonasse una parola di compassione e di pace a favore di tanti milioni di altri suoi miseri figli che giacciono sepolti nelle ombre di morte, e pronunciasse una commovente allocuzione a favore dell'Africa? Ah! certo si ecciterebbe un grande interesse pei poveri negri, risplenderebbero nuovi lumi, si ecciterebbero nuove idee, si imprenderebbero nuove operazioni, e al tempo stesso il mondo cattolico stupefatto avrebbe un altro argomento per persuadersi, che al timone della gran nave di Pietro sbattuta dai soffi maligni degli spiriti infernali, e tra i marosi agitata del burrascoso oceano delle passioni degli uomini, veglia il più esperto nocchiero, che tutta al porto di salvezza cerca di condurre la preziosa eredità della Chiesa di Cristo, le nazioni tutte del mondo: dabo tibi gentes ereditatem.

Pieno di rispetto, e sottomesso interamente alle sue idee,

bacio la sacra Porpora, e mi dichiaro



Dell'Em. V. R.

um.o ed indeg.mo figlio

D. Daniele Comboni


[1025]
Il S. Padre, che ha parlato in favore della Polonia e per altri fini di minore importanza, certo accoglierebbe la preghiera dell'Em. V. R.ma, che perora pei suoi figli dell'Africa.






135
Don Francesco Bricolo
0
Parigi
7. 3.1865

A DON FRANCESCO BRICOLO

ACR, A, c. 14/11

Carissimo Rettore!

Parigi, 7/3 = 65

[1026]
Per ora un solo saluto. Le accludo una lettera in lingua Galla, scritta da Mons.r Massaia ai quattro giovani mori, in cui manda la sua benedizione come Padre dei Galla. Faccia che la legga tanto quel di Zevio, come dell'Ospitale, e dei due di Venezia, e che in Galla scrivano una letterina a Mons.re.

Ho già cominciato ad applicare le Messe di cui con mio piacere mi ha incaricato. Finora diceva messa pel Papa. Tenga conto di tutto, che a Verona ci aggiusteremo.


[1027]
Ho molte cose a scrivere, ma non ho tempo. Io sto benissimo. Ho lavorato molto, predicato qui in Parigi, e veggo un tempestoso ma bell'avvenire per l'Africa.

Mi raccomandi alle preghiere dei nostri Sac.ti e Chierici e giovani dell'Ist.o. La ringrazio di molte notizie che mi ha dato nell'ultima sua. Mi scriva a lungo.

Dia ordine al mio portinaio di comperarmi in Piazza Navona due ombrelle di tela a tre svanziche l'una. Il giorno 15 febbraio ritornando dalle Tuilleries, ove fui presente all'apertura delle Camere, e udii l'imperatore pronunciare il suo discorso, perdetti la mia ombrella di seta! Mai più ombrelle di seta!! Preghi S. Giuseppe pel



Suo aff.

D. Daniele Com.






136
Don Francesco Bricolo
0
Parigi
22. 3.1865

A DON FRANCESCO BRICOLO

ACR, A, c. 14/12

Cariss.mo Sig.r Rettore!

Parigi, 22/3 = 65

[1028]
Il Signore mi ha proprio fatto una piccola visita. Ebbi un fortissimo grippe, e non mi è ancora passato, e sulla faccia è sbroccato l'effetto della febbre terribile che la settimana scorsa ebbi e mi perseguitò: fiat! Quando a Dio piacerà passerà tutto. Ho la consolazione di essere qui con un santo uomo, che mi ama come suo figlio e mi circonda di mille premure, e mi fa fino da infermiere. Più che studio e che pratico con questo sant'uomo, più mi comparisce ammirabile. Se fino da principio avessi scritto ciò ch'ei mi dice (giacché tutti i nostri discorsi versano sull'Africa e su tutto ciò che coll'Africa ha relazione), io avrei un bel tesoretto, e cose interessanti e edificanti potrei scrivere. Egli fu parecchie volte imprigionato, moltissime volte stretto in catene, otto volte esiliato, ed altrettante volte condannato a morte.


[1029]
Abba Selàma in Abissinia a nome dell'imperatore predicò la crociata contro di Lui, come primo vescovo ch'entrò in Abissinia ed ai Gallas, e nel 1863 comparve incatenato davanti all'Imperatore Teodoro, che disposto a condannarlo a morte, dopo averlo inutilmente cercato a morte per 8 anni, invece dopo una lunga conferenza l'imperatore tremò, e lo ricolmò di onore. In quelle circostanze fu per due mesi incatenato sempre a cielo scoperto notte e giorno, e sovente passò la notte sotto la pioggia e nel fango. Egli Vescovo, mirabile dictu, stette per 15 anni scalzo, senza mai portare né scarpe né calze né sandali, né nulla.


[1030]
A me, che conosco l'Africa, in cui non vi sono strade, e solo spine e triboli, ciò fa grande impressione. Egli, uomo semplice come l'acqua, ma assai colto, menò la vita più santa, di cui so molti particolari. Conservo i suoi rozzi sandali che portò per i primi tre anni in Abissinia, quando fu colà per consacrar Vescovo Mons.r de Jacobis: glieli ho rubati, ed ora li posseggo come una reliquia. Egli è assai bene impressionato delle mie idee: non osa dare un giudizio sul piano in generale; ma dice che è il piano da lui presentato a Roma dal 1850. Ad ogni modo è un uomo Mons.r Massaia, che mi può fare del bene. Perciò avendomi pregato di aiutarlo nella stampa del suo catechismo Gallas e grammatica che la Stamperia imperiale di Francia stampa, senza che Mons.re spenda un baiocco, io rimango a Parigi con lui qualche po' di tempo.


[1031]
Quanto agli affari miei colla Prop.ne della fede ed altre Società, ho già tutto conosciuto e trattato. Il pensiero del denaro è di minore importanza. Di mano in mano che si pianteranno Ist.i vi saranno i necessari soccorsi pecuniari per l'Africa. Il difficile è combinare coi regolari, e per le fondazioni d'Europa, e soprattutto de' soggetti. Ciò mi occuperà assai in avvenire. Certo che sono riuscito a mettere grande interesse in Francia a favore dell'Africa: un primo avviamento è già fatto: lasci ora che il Papa ne parli in Concistoro, quando crederà opportuno, e vedrà quale effetto produrrà la parola del Vicario di Cristo. Sono certo che in qualche anno vi sarà maggior movimento per l'Africa. Ho offerto la mia impresa ai piedi di Maria a Notre Dame des Victoires, che ha 20,000,000 d'Associati. Colà farò una predica in una delle Feste di riunione degli associati sull'Africa. Il Sacro Cuore di Maria farà quello che noi non sappiamo che guastare.


[1032]
Io la prego di andare a S. Peretto, parlare col Vicario, o con D. Francesco Zamboni, e scrivere il numero preciso degli Associati della Confraternita di Verona: credo che siano 200,000: e poi mi mandi il numero a Parigi. Il Direttore di Notre Dame mi ha incaricato di questo: io del pari ho scritto un articolo su quegli Annali, che sortono due volte al mese sopra D. Zecchini promotore dell'opera a Verona.


[1033]
Ebbi alcune conferenze con Montelambert, col quale mi trovai presso il Bar. du Havelt: mi piace assai più il mio caro Nicolas, col quale ho stretto una grande amicizia. Ho una lettera del Vic.o del Card. Wisemann che mi assicurava che il Card. avrebbe promosso in Inghilterra l'Opera dell'Africa. Ma il Cardinale è morto: requiescat in pace.


[1034]
Ho scritto al Superiore il giorno 10 marzo della sua nascita: gli ho anche trascritto l'estratto di una lettera, che Mons.r Massaia scrisse al Card. Barnabò sopra di me. Quando mi scrive, mi scriva a lungo e su molte cose. Io sono sempre allegro, e già consacrato a Dio, disposto a tutto quello che Dio vorrà da me. Certo che l'opera dell'Africa incontrerà ostacoli d'ogni genere. Io aiutato dalla grazia, cercherò sempre di operare dietro l'inspirazione di Dio, per eseguire in tutto la sua divina volontà, e cooperare, se Dio lo vuole ai disegni della sua misericordia pei poveri Neri.


[1035]
Mi raccomandi alle preghiere dei buoni. Mi riverisca il Sig.r Superiore, tutti i preti. Mi scriva ancora come vanno gli affari de' Bettanini colle Hermann, e mi saluti D. Tilino. Mi saluti Hans, e gli dica che suo zio si ricorda sempre di lui. Gli mando un ritratto di Mons.r Massaia sott.o da lui medesimo: vorrei mandarne uno simile al Superiore, facendogli fare dal Vescovo analoga iscrizione, come p.e.: viribus unitis lavoriamo per l'Africa etc., ma temo che me la respinga sdegnosamente. Ad ogni modo mi scriva il suo consiglio; e se il Sup.re ricevesse questa, a Lui, mio caro Rettore, ne manderei un'altra subito. Haec inter nos.


[1036]
Mi saluti Tregnaghi, a cui scriverò fra pochi giorni, D. Brighenti, D. Fochesato, D. Tomba e tutti preti, Chierici, giovani, Farinato e moglie, mio portinaio, mie protestanti etc. etc. Quante cose interessanti potrei scrivergli su Parigi, e sua posizione in faccia alla Chiesa!! ma nè ho tempo, nè forza etc. Mi dia notizie di mio figlioccio Vittorio, e me lo saluti.



Suo aff.mo D. Daniele






137
Don Francesco Bricolo
0
Parigi
5. 4.1865

A DON FRANCESCO BRICOLO

ACR, A, c. 14/13

Parigi, 5 aprile 1865

Mio carissimo Rettore!

[1037]
Aspettava con ansietà una cara sua lettera: ma le mie speranze furono deluse: sia benedetto sempre il Signore: sono certo che questo silenzio non è prodotto da nessun motivo che indichi diminuzione di affezione per me. Sono certo di vivere nella sua memoria, come Egli, il nostro santo vecchio Superiore, e tutti i membri dell'Ist.o (non escluso il mio portinaio) vivono e regnano nel mio cuore. Avrei molto a scriverle di cose interessantissime: ma avendo un affare rilevante per me, lascio tutto; e mi fermo sopra questo.


[1038]
Fra parentesi, avrà ricevuto una nota delle Opere stampate dal celebre abate Migne. Come trattati sacri ed ecclesiastici, la stamperia Migne è la prima del mondo. Avendo io coll'Ab. Migne stabilito un contratto per il Capitolo della Cattedrale di Torino, nel visitare gl'immensi suoi Ateliers, che contano 12,000,000 di franchi solamente di placche di caratteri, mi venne voglia di provvedere l'Ist.o nostro di tutte le opere Ecclesiastiche. Pensai e studiai il modo di venire a capo di questo disegno: conferii coll'Ab. Migne; e parmi che senza dolore di testa noi potremmo avere una bella e utilissima Biblioteca mediante altrettante applicazioni di Messe: l'Ab. Migne accetterebbe queste applicazioni, fossero anche 50,000, e darebbe tutta la sua biblioteca: si tratta che con 2 mila intenzioni egli dà tutta la Patrologia, che sono tutti i Padri greci, latini, etc.


[1039]
Ora il Sup.re ha 30 applicazioni ogni giorno, le quali, per mancanza di elemosine, vanno sempre pel Papa. Non potrebbe egli combinare con il Vecchio? Non gli dica che ebbe questa relazione da me, perché essendo io in fondo al zerlo davanti al Vecchio, potrebbe dare un bel no assoluto: ma si porti in modo come se l'avesse avuta questa notizia da altre fonti: pensi, parli, e mi scriva.


[1040]
Ora verrò alla cosa, sopra cui mi voglio trattenere in questa lettera: le sembrerà strano, come fu questa cosa per me. Adoro in questo i disegni della Provvidenza, e benedico quel Gesù che ha sofferto innocente, mentre io alla fine sono un povero peccatore. Sua Eminenza il Cardinale Barnabò scrivendo al mio caro Mons.r Massaia Vescovo di Cassia, dichiarò che Comboni non appartiene più all'Ist.to del Canonico Mazza di Verona. Monsignore rimase stupito; ed io pure; mentre non credeva che le cose fossero giunte a tal punto da arrivare fino a Roma, colla quale io ho ora a trattare affari delicatissimi ed importanti, con pericolo di farmi risentire delle poco gradevoli conseguenze. Mio caro Rettore, la cosa è così: il buon vecchio, per ragioni e fini certo buoni, che io sempre rispetterò, ha fatto sapere a Roma vel per sé, vel per alios, che io non sono più dell'Ist.o Mazza.


[1041]
Sempre disposto a riconoscere e confessare la mia indegnità di appartenere all'Ist.o Mazza, sono molto sorpreso di questo avvenimento. Secondo ciò che egli, mio caro rettore, mi disse (giacché il venerando nostro vecchio non mi ha parlato mai di questo né a voce, né in iscritto), la prima volta che io fui informato che il Superiore era disgustato con me, fu nel testé passato estate, quando io era a Torino. In questa mia assenza, passarono fra il Rettore ed il Superiore molti colloqui, io, dietro il saggio suo consiglio, scrissi al buon vecchio, in guisa, che al mio ritorno a Verona ai primi di settembre, abboccatomi col Superiore, si serbò un perfetto silenzio, né apparve questa accanita contrarietà contro di me.


[1042]
Ai primi di settembre andai a Roma: vi stetti due mesi: in questo frattempo si rinnovò l'acrimonia, il povero vecchio si disgustò, passarono colloqui fra il Rettore e il Superiore, io rinnovai degli atti di dovere e di umiliazione, e si assopì tutto, e sembrava tutto finito: ritornato quindi a Verona, pria di venire in Francia, m'abboccai più volte col Superiore, mi trattenni con lui da solo a solo; non mi manifestò alcuna contrarietà, anzi m'incoraggiò nell'impresa africana, e mi promise di pregare e far pregare per questo. Parto da Verona e vengo in Francia; ed ecco s'accende di nuovo il fuoco della discordia; e senza darmi alcun avviso, senza darmi tempo a difendermi, mentre io sono lontano, mentre ho con Roma affari importanti, senza legale discussione e processo, si scrive a Roma che io non appartengo più all'Ist,o Mazza. Non so quale maniera sia questa di procedere. Fulminare una decisiva sentenza senza far nulla sapere al condannato! Sia benedetto mille volte il Signore.


[1043]
Ho osservato che a me si fa la guerra quando sono lontano, e sono nell'impossibilitá di difendermi. Quando sono vicino, tutto sorride pace intorno a me. La cosa essendo portata a Roma, io fo molte osservazioni, mio caro Rettore; ecco pressappoco alcun che di ciò che s'aggira per la mia mente: 1º. Nei momenti i più solenni, quando io ho bisogno di molta fiducia dalla parte di Roma, con cui sto trattando affari rilevantissimi, si scrive a Roma in tal modo che io non appartengo all'Ist.o, a rischio di gettar per sempre a terra i miei affari, e far tutto abortire, e compromettere per sempre la mia persona, e il mio avvenire!!!


[1044]
2º. A Roma, in Francia, a Vienna, nel Veneto, a Bressanone, in Prussia, in Torino, in Inghilterra, e ove ho intime relazioni, ed ove è pervenuto il Piano d'Africa, in cui è stampato che io sono dell'Ist.o Mazza, mi si crede a tutta ragione appartenente all'Ist.o Mazza: veggendo ora il Card. Barnabò, e il Papa (che lesse da capo a fondo il mio Piano), e tutti, che si dichiara a Roma da altri, e non da me che io non sono dell'Ist.o, mentre col mio silenzio si dee supporre che io vi appartengo, tutti questi distinti personaggi, dai quali, pendono le cose che pell'Africa io tratto, hanno il diritto di pensare che io sono un mentitore, un impostore, un doppione.....


[1045]
Difatti il mio caro Mons.r Massaia rimase di sasso, quando lesse la lettera del Cardinale; e ciascuno ha il diritto di diffidare di me. 3º. Questo fatto quali conseguenze porterà ai disegni che nella pochezza mia sto facendo e trattando pel bene dell'Africa, e quali danni a me, al mio avvenire? Io mi riconosco affatto inetto a trattare gli interessi della gloria di Dio: ma avea gran coraggio, perché l'ombra di un venerabile Ist.o proteggeva la mia debolezza. 4º. A Roma dovrò giustificarmi: la coscienza, gli interessi della gloria di Dio secondo i miei calcoli pei poveri negri, aggiunga l'amor proprio perché sono miserabile e vigliacco, mi obbligano a questo: qual laude ridonderà all'ist.o, se per giustificarmi, sarò obbligato a scoprire alla Propaganda, e forse al Papa, e a coloro a cui si riferirà la cosa, le magagne dell'Ist.o, che tutti noi conosciamo, e certe cose meno ammirabili del caro nostro Superiore?


[1046]
Ciò però non mi dà gran pena, perché spero che Dio mi darà la grazia di trionfare di me stesso, e di essere tanto forte da non toccar mai l'Ist.o; ma lo porterò sempre al cielo, come ho fatto sempre, soprattutto a Roma. 5º. Un cuore, non freddo come è il mio, legato all'Ist.o ed al Sup.re coi vincoli del più fervido affetto e gratitudine, quale scossa tremenda soffrirà nel distaccarsi?.... Sottometto a Lei, mio caro Rettore, queste prime cinque riflessioni, di cui peserà le conseguenze. Più tardi ne sottometterò delle altre.


[1047]
Immerso in tali pensieri, le confesso candidamente che fo delle serie meditazioni. Tuttavia devo confessare altresì, che giammai il mio cuore si sentì legato a Gesù e Maria come adesso: in questa terribile incertezza dell'esito dei miei disegni, e del mio avvenire, trovo un'immensa felicità dell'essere cattolico e prete, e tocco con mano che Dio è infinitamente buono, e che mai abbandona coloro che sperano in lui: non so se sia imbecillità, o forza ricevuta da Dio. Non sento la mia triste posizione, e mi trovo sicuro e contento nel cuore. O quanto sono buoni Gesù e Maria!


[1048]
Mi fa breccia però il fatto, che tra il Superiore ed i membri dell'Ist.o fondamentale non ravviso un legame che unisca e leghi i doveri ed i diritti di detti membri col Superiore, mentre mi appare dinanzi lo spettacolo di un membro dell'Ist.o fondamentale, legato alla casa da 23 anni, senza essere stato mai sentito, senza essere giudicato come prescrive il regolamento, contro l'opinione del Rettore immediato, e di quasi tutti i membri, mentre è lontano e non può difendersi, senza dargli nessun avviso e dire la minima delle ragioni, nei momenti i più delicati ed importanti dai quali dipende l'esito di tutto ciò che può fare per la gloria di Dio, nel mentre che con un recente opuscolo è manifesto che è dell'Ist.o Mazza, posto in tali circostanze, si dichiara escluso dall'Ist.o,, e si porta fino a Roma la notizia!!! Ciò che oggi tocca a me, domani toccherà a Lei, ed agli altri, mio caro Rettore! Facciamoci tutti coraggio; che se prima il mio legame con loro era per essere tutti figli d'un medesimo Padre, il legame che ci unisce in avvenire consisterà nell'essere figli di uno stesso destino.


[1049]
Confesso che non ne capisco nulla: la tranquillità della mia coscienza, e Dio che compie sull'uomo i disegni della sua misericordia, mi danno una forza da benedire la Provvidenza di tutto cuore per questo avvenimento. Benché la mia mente non possa nulla penetrare nel buio dell'avvenire, tuttavia mi vi cimento con serena fronte e sicurezza, senza far calcolo delle illazioni che il mondo potrà dedurne; ringrazio con tutta l'anima i Sacri Cuori di Gesù e di Maria che mi hanno sollevato all'onore e fortuna di essere ammesso a bere un amaro calice, fermo nella speranza che gioverà alla mia salute; benedico mille volte coloro che avessero contribuito a farmi portare questa tribolazione, e sempre pregherò per loro; venero e rispetto quel santo vecchio, che mi ha fatto tanto bene per lo spazio di 23 anni, e lo amerò fino alla morte, benché per parte sua mi ha gettato in perdizione senza pietá, e lo sarei, se Dio misericordioso non m'avesse aiutato: pater meus.... dereliq.... Dominus autem assumsit me; mi getto pien di fiducia nelle braccia della Provvidenza, disposto a tutto, e sempre impavido e fiducioso per qualunque cosa succederà, fermo però sempre nel disegno di non dichiararmi staccato dall'Ist.o finché non mi apparisca più chiaro, e non sia più sicuro che tale è la volontà di Dio.


[1050]
Esamini bene questo affare, mio caro Rettore, e mi conservi sempre la sua preziosa affezione. Sento nel cuore vivo dolore, nel pensare che l'amato nostro Superiore forse avrà sofferto, e soffrirà molto per me. Egli è per questo, che ho giudicato opportuno di scrivergli in una lettera il mio atto di sommissione, che io prego di esaminare se è bene questo; e in caso che trovi ciò ben fatto, sigilli la lettera e la porti al Superiore; insomma faccia tutto quello che Dio gl'inspira per consolare il buon vecchio, al quale io ho forse cagionato tanto dolore. Del resto in ogni cosa fiat! fiat!


[1051]
Sono molto compreso da dolore per avere fino ad ora taciuto un affare per me sì rilevante al nostro amato Vescovo di Verona. Veramente sono ingrato verso tanta bontà che mi ha mostrata: non dovrei celargli un affare di tal sorta: il dovere e la gratitudine m'impongono di metterlo al fatto di tutto. Ma cosa vuole? Ho creduto di fare un dispiacere al Superiore lo scoprire la cosa al nostro amato Pastore. Tuttavia voglio ancora aspettare il giudizio e consiglio del mio rettore amatissimo. Né a Roma, né a Mons.r Canossa io voglio per ora scrivere. In caso che a questo mi debba determinare, il primo atto di protesta sarà che io voglio che la misericordia sia lasciata da un canto, e voglio che la sola giustizia guidi questo affare. Sia sempre benedetto il Signore.


[1052]
Mille ossequi al nostro amato Superiore, a Mons.r Vescovo: mille doveri e saluti a D. Tomba, a D. Beltrame, a D. Fochesato, a D. Brighenti, Lonardoni etc. a tutti i Preti, Chierici, Giovani, Maestre, Protestanti et Hans. Mi saluti Tregnaghi, M. P[...] etc. Mi raccomandi alle preghiere di tutti, e specialmente delle Urbani, che mi saluterà. Soprattutto gli raccomando due importantissimi affari: uno che devo trattare entro la quindena Pasquale; l'altro dopo l'ottava di Pasqua ad Amiens, ove mi recherò con Mons.r Massaia, che mi aiuta colla sua autorità, e col suo ascendente presso quel venerando Vescovo, a cui il Cardinale Barnabò scrisse, che l'opera degli Schiavi deve unirsi a Comboni per ottenere più facilmente l'intento, che ambedue si sono proposti.


[1053]
Presenti tutto il mio cuore al santo Vecchio, che m'ha rigettato dal suo seno, ma che io amerò sempre fino alla morte; e gli dica che faccia quel che vuole: ma io lo chiamerò e lo riguarderò sempre come Padre fino alla morte. Tenga a dovere il mio portinaio; e gli dica che il principe fa dei calcoli grandi sopra di lui, perché corre pericolo di consegnargli per sempre il castello. Mi saluti D. Dalbosco, e mandi l'inclusa a D. Luciano e a D. Beltrame. Ho sofferto un gran grippe, che mi ha fatto stare sossopra tutto il marzo; ora sto meglio. Sia benedetto il Signore ed i Sacri Cuori di G. e di M., nel cui nome mi dichiaro pour à iamais



Suo aff.mo D. Daniele






138
Don Francesco Bricolo
0
Parigi
9. 4.1865

A DON FRANCESCO BRICOLO

ACR, A, c. 14/14

Parigi, 9 aprile 1865

Mio caro Rettore!

[1054]
Jeri ho ricevuto la sua preziosa lettera 30/3. Occupatissimo, questa volta tardai ad andare alla Posta. Se il nostro buon Vecchio ha tanto rimproverato il Rettore, perché si è fino cavata la pelle per l'Ist.o, e il vecchio lo ha giudicato uno che riceve ed usa delle elemosine illegalmente, cosa sarà di me, che in lontani paesi per lo passato, mediante particolari miei servizi, ho chiesto assistenze pe' mori?? Non spero che poco: fiat: il Signore farà il meglio per me e per l'Ist.o, che libererà da un peso inutile.


[1055]
Il mio venerato Mons.r Massaia manda al Superiore l'inclusa fotografia: pensi che non casualmente fummo fotografati insieme, ma quasi per indicare l'intima unione che regna nei nostri cuori di operazioni africane fra l'Ist.o e i Vicari Ap.lici. Per ora taciamo; non è tempo opportuno: ma quando Mons.re verrà a Verona, il Superiore e questo grande Ap.lo d'Africa si comprenderanno fino al fondo delle midolla. Auguri le S. feste felici per Mons.r Massaia e me al Superiore; così pure a Mons.r Vescovo, a tutti dell'Ist.o, e alla Nob. famiglia Pompei, e a tutti che io conosco. Mi saluti Tregnagni, D. Donato, la M.a Elena, D. Cesare, e preghi che preghino per me. Anche i miei saluti a Garbini... Auguri felici le sante Pasquali feste a D. Aldegheri, Angeleri, e Bianchi e Ronconi: e mandi i miei saluti ed auguri a Balconi, a cui manderà il biglietto da visita.

Stavolta mi ha dato molte interessanti notizie. Tre giorni fa le ho scritto una lunga lettera: spero l'avrà ricevuta. Consegni la fotografia coll'annessa iscrizione al Superiore.


[1056]
Preghi, mio caro Rettore, per me. Le porterò delle operette sull'educazione: siccome io non ho pratica, domanderò istruzione e consiglio a Mons.r Dupanloup Vescovo d'Orleans, con cui sono in ottima relazione, per scegliere le migliori. Fui due volte lungi da Parigi: una a Orléans, l'altra in Bretagna. Si accerti dell'affezione, gratitudine e dévouement del



Suo aff. D. Daniel




139
P. Lodovico da Casoria
0
Colonia
15. 4.1865

AL P. LODOVICO DA CASORIA

AFBR

Colonia, 15 aprile 1865

Rev.mo ed amabil.o Padre!

[1057]
Le farà meraviglia, che ricevendo una lettera da Colonia, sia io che le scrivo. Eppure la cosa è così. Io dovea già scriverle da Parigi, ove fui per tre mesi, e vi ritornerò ancora la prossima settimana per tentare di fare qualche cosa per l'Africa negra: ma ho ritardato perché l'affare è lungo e non ancora completo. Ora che la nostra Società benefattrice m'incarica di scriverle qualche cosa a suo nome, congiungo insieme e ciò che dessa vuole, e ciò che io devo e desidero scriverle.


[1058]
A nome di questa Società, che ama e soccorre soprattutto la santa opera del P. Lodovico per la Conversione dell'Africa (la quale è certo finora la speranza più sicura della Chiesa, ed è altresì la mia speranza per la rigenerazione dell'Africa), le manifesto adunque che il Signore chiamò a sé la bell'anima di M.r Kratz membro di questo Comitato, il quale si adoperava con grande zelo per lo sviluppo della Società. Requiescat in pace. Il Sig.r Vosen, ove io sono alloggiato, le ricorda la promessa che Ella ha fatto di celebrare la Messa pei defunti dell'Opera, ed è felice di annunziarle il gradimento di questa Società per tale di lei pia determinazione. Il Comitato sostituì al defunto membro M.r Closset speziale, che Ella ha conosciuto a Napoli l'anno scorso quando venne a visitare i moretti, uomo di mente e di cuore, che contribuirà assai al bene dell'opera.


[1059]
Il Comitato sente dolore per la morte di quel bravo fratello moro, e vede con dispiacere che a Napoli, benché il giardino d'Italia, non sia troppo opportuno il clima (quantunque il meglio dell'Europa); perciò sentì con sommo piacere la sua determinazione di aprire due case in Egitto. Tutti i membri col Sig.r Noecker Presidente mandano a Lei i loro saluti, pregano per lei, e faranno ogni sforzo per dare un grande sviluppo alla Società, per essere più larghi delle loro elemosine. E' questa una delle mie speranze quanto ai mezzi materiali per l'Africa: a misura che si farà progresso in Africa, cresceranno le elemosine; e non mi farei meraviglia, che in capo a 20 anni questa Società divenisse più florida di quella di Vienna, e dell'Opera delle Scuole d'Oriente in Parigi. Preghiamo il Signore per tale scopo.


[1060]
A Parigi io dimoro presso i Padri Cappuccini Rue de la Santé Nº. 13 in compagnia di Mons.r Massaia Vescovo di Cassia e Vicario Ap.lico dei Gallas, il quale essendo persuasissimo della sostanza del mio Piano per ciò solo che riguarda la parte Orientale, mi aiuta colla sua autorità e colla sua esperienza a cominciarne la realizzazione. Il mio Piano fu stampato a Torino, da dove io le inviai una copia. In Francia avendo veduto tutte le opere di tal genere, e avendo studiato lo spirito di quelli che devono concorrere, trovo che mi sarà difficilissima la realizzazione.


[1061]
Il Card.le Barnabò mi scrisse a Parigi di regolarmi in modo, che prima di ogni altra cosa, i Superiori delle Missioni delle Coste d'Africa, confidate a diversi Ordini religiosi, ed assistite da Sacerdoti di diverse nazioni, si uniscano insieme, sia per vedere se vogliono concorrere all'opera, sia per l'autorizzazione per la formazione degli ideati piccoli Istituti. Di più mi fece intendere essere necessario di consultare la pia opera della Propagazione della Fede di Lione e Parigi per vedere se intende contribuire per questo fine speciale. L'una e l'altra cosa trovo difficile a realizzarsi. In tutte queste Società francesi v'è veramente lo spirito di Dio, ma altresì lo spirito di nazione. Se i cuori della maggior parte dei Superiori fossero come quello del P. Lodovico, e regnasse ciò che si dice l'amore e la carità di Cristo in grado eminente, si potrebbe in breve associarsi una falange invincibile, salva la giurisdizione e i diritti di ciascun Vicario Apostolico, che in pochi anni si vedrebbero dei frutti per la razza etiope: ma Dio ancora non vuole; sia fatta la sua volontà.


[1062]
Se il Piano proposto non avrà effetto, ne farò un altro, indi un terzo, un quarto, e ciò fino alla morte. Certo che io non avendo troppo esperienza, troverò difficoltà che un altro potrebbe facilmente superare. Io la prego, mio caro Padre di studiare il mio Piano, di semplificarlo; io vorrei eccitare tutto il mondo a prestare la mano all'Africa, e raccogliere tutti gli elementi che sarebbero opportuni allo scopo non solo fra il clero regolare, ma secolare ancora. Mi pare che se si potesse piantare una gran falange nelle vaste tribù dei Gallas, ove il clima è migliore che a Napoli, in poco tempo si potrebbe assaltare l'Africa interna dalla parte Orientale.


[1063]
Ella frattanto prosegua (è volontà di Dio) nell'incominciato Piano: vedrà che in poco tempo la Società di Vienna verrà in suo soccorso, e potrà spingersi sul Nilo e fra i negri. Spero che giunto a Roma con Mons.r Massaia, verremo insieme a Napoli per parlare di tante cose. Questo santo Pontefice e martire francescano fu più volte esiliato, condannato a morte, stretto in catene, e condotto davanti all'Imp.re Teodoro etc. Egli (cosa mirabile a dirsi!) egli stette 13 anni nell'Africa a piè scalzi in paesi ove non vi sono strade, ma spine e triboli, egli vescovo marciò sempre a piedi, digiunò sempre a magro etc.


[1064]
Ho raccolto dalla sua bocca più cose, senza che egli si accorga, e che ho scritto nel mio giornale, e che a suo tempo compariranno alla luce: egli, a quanto mi pare, ha fatto delle cose prodigiose, in una parola, mirabili. Perseguitato da Abba Selama, tentò di penetrare ai Gallas (ove solo nel 1863 udì la definizione dell'Immacolata Concezione), e fu a Khartum in qualità di viaggiatore secolare. Solo il P. Pedemonte, da cui si confessava in Khartum sapeva il segreto. Mons.r Massaia mi pregò di scrivere a Lei per rintracciare se vi è a Napoli il P. Pedemonte della C. di G., e di farlo sapere a me a Parigi. Dunque, caro Padre, a Parigi, ove sarò fra pochi giorni di ritorno, aspetto una sua lettera.


[1065]
A Monsignore ho narrato molte cose di Lei, e soprattutto delle sue sante istituzioni per l'Africa; è per questo che gli venne desiderio, e sarà necessario che venga questo S. Vescovo in Napoli, perché ha molte cose da comunicare a Lei. Io ne so molte, e le faranno molto piacere; e in altra lettera parlerò specialmente di queste cose. La Propaganda scrisse al Vescovo d'Amiens che non è contrario che il Sacerdote spagnolo inviato fondi l'Opera degli Schiavi. Io dopo l'ottava andrò con Monsignore ad Amiens per combinarci, come Barnabò scrisse a quel Vescovo. Anche di là il P. Lodovico ed io avremo molte risorse per l'Africa. L'opera ha delle difficoltà sul principio, per causa di Lione: ma combineremo, che prenda piede in Spagna, ove non esiste alcuna opera. Ma anche su ciò un'altra volta.

Il mio Direttore mi scrisse dei tre moretti che verranno a Napoli! Sono due anni che io pregai il mio Superiore per condurli quando erano sani, e che potevano essere utilissimi: il mio santo vecchio si risolve solo agli estremi. Fiat!


[1066]
Del resto preghi il Signore per me e che Dio benedica i miei sforzi. Senza una specie di confederazione di tutte le missioni fra i Negri, per comunicarsi reciprocamente le idee, le istruzioni, frutto di una pratica esperienza, mai, a mio parere, si potrà stabilire il cattolicesimo in tutto il Centro dell'Africa. A molte ragioni, che io ho, aggiungo lo strazio ed i progressi che fa da tutte le parti la propaganda musulmana. Se la carità di Cristo riesce ad unire tutti i cuori, si accresce la costanza, coraggio, la conoscenza dei luoghi e delle persone, e si fa di più. A Napoli sorride la più bella speranza per l'Africa. Le dirò ancora che Barnabò si mostrava assai propenso per le mie idee a Roma: nei suoi scritti lo vedo più duro. Ammiro la prudenza e costanza della Propaganda di Barnabò.

Mi saluti tutti i moretti, il nostro caro D. Francesco, i cari fratelli pieni dello spirito di Dio; e mandi la sua benedizione al



Suo ind.o servitore

D. Daniele Comboni






140
Don Francesco Bricolo
0
Londra
23. 4.1865

A DON FRANCESCO BRICOLO

ACR, A, c. 14/15

Londra, 23 aprile 1865

Mio cariss.mo Rettore!

[1067]
Nell'ultima mia lettera io la pregava a raccomandarmi al Signore e a Maria per due cose importanti; la prima che dovea compiersi entro la quindena Pasquale; la 2.a dopo l'ottava, che è un trattato col Vescovo d'Amiens dietro ordine del Card. Barnabò. Ora sappia, mio caro Rettore, che le sue preghiere per la 1ª. cosa furono esaudite. La domenica delle Palme per la via di Reims e del Reno fui nella Prussia, ove i membri del Comitato Centrale e parecchi buoni personaggi mi hanno fatto passare 10 giorni di delizie: viaggi in piroscafi sul Reno, che certo è il più bel fiume del mondo, allegra compagnia, buone bottiglie, eccellente birra, e un cuore cordialissimo etc. Ho stabilito a favore dell'Africa il qui esposto in foglio.


[1068]
Che le pare? E' piccola cosa; ma solido e buon presagio per l'iniziamento del mio Piano. E' il frutto di 100,000 franchi, sopra cui non piove, non fiocca, non tempesta, e che non diventano porosi per gabelle di governi mangioni. Ebbene, se il richiedesse la maggior gloria di Dio e il maggior bene dei negri, consideratis considerandis, io sarei disposto di cedere in perpetuo gli annui cinquemila franchi al nostro buon vecchio e Padre, il Sig.r Superiore, come tenue tributo dell'affetto e devozione verso colui che mi ha fatto tanto bene; tributo lievissimo e non ultimo, che è sempre nulla però in paragone di ciò che bramerebbe il mio cuore. Cinquemila franchi all'anno sicuri in mano nel nostro caro D. Beltrame, fruttano più che 50,000 nelle unghie del zelantissimo e venerando Knoblecher: non sarebbe uno schiaffo. Comunichi questa cosa al Vecchio, e mi faccia sapere in buona confidenza se proprio è scritto nei decreti della Provvidenza, che da un vecchio che io tanto amo, abbia ad avere tutte repulse.


[1069]
In ogni caso sia sempre fatta la divina volontà. Nel consideratis considerandis v'entrerebbe anche il pio desiderio che la fondazione dell'Ist.o venisse iniziata entro quest'anno, e meglio entro l'autunno.


[1070]
Dalla Prussia per la via di Aquisgrana, Liegi, Lovanio, Malines, Bruxelles, Anversa, Gand, ed Ostenda passai in Inghilterra a Douvres, e sono già a Londra. Ho stabilito di modificare le attribuzioni del Comitato, e rischiarare meglio il mio Piano, perché nell'edizione torinese m'accorgo che il piano non è espresso chiaramente. Perciò farò un'edizione francese a Parigi. Ma prima voglio sentire il consiglio di Mons.r Massaia e molt'altri. Non posso descrivere gli ostacoli che io incontrai nella Francia. La mia gita in Germania m'ha scossi i nervi; ed ora mi sento tanto forte, che oggimai non cedo più.


[1071]
Se il Papa, la Propaganda e tutti i Vescovi del mondo mi fossero contrari, abbasserei la testa per un anno, e poi presenterei un nuovo piano: ma desistere dal pensare all'Africa, mai, mai. Non mi scoraggiano né il cum quibus, né il santo amor proprio delle Congregazioni, a cui sono affidate le 21 missioni dell'Africa. Soprattutto a suo tempo batterò fuori certo il denaro: querite primum etc. e il nostro vecchio colla eloquenza del suo esempio ripete l'haec omnia adiicentur vobis. G. C. dice nel Vangelo: petite et accipietis.


[1072]
Le qualità di un buon battitore e mendicante sono tre: prudenza, pazienza, impudenza. La prima mi manca: ma perbacco lo supplisco a meraviglia colle altre due, e soprattutto colla 3ª. Speriamo.


[1073]
Venerdì da Londra sarò di ritorno a Parigi, per partire sabato con Monsignore alla volta d'Amiens, ove in una settimana spero di stabilir tutto, e poi sarò fisso a Parigi fino a nuova deliberazione. Nulla finora so di definitivo riguardo alle mie relazioni col Superiore. Spero che egli e il Vecchio m'abbiano scritto in argomento alle ultime mie lettere. A Parigi dunque venerdì sera leggerò la mia sentenza, o di vita o di morte.


[1074]
Se sarà sentenza di vita, e saran terminate le scene passate, sarà il complemento della mia felicità anche su questa terra: se sarà sentenza di morte, fiat: ma, Wiva l'Arca di Noè, non morrò, non cadrò; se Dio mi sosterrà nella tremenda scossa: ho i nervi troppo duri; ho sette anime, come le donne, e poi l'animino. Dirò sempre col cuore: sia benedetto il Signore: sicut placuit D.no ita factum est. La Provvidenza dirigerà i miei passi nell'arduo sentiero, sul quale m'ha collocato.


[1075]
His positis, mi dispiace di non trovarmi all'accademia di Dante: fiat! Ringrazi le Urbani delle preghiere fatte per me, e tutti quelli che hanno pregato per me: spero che continueranno.


[1076]
All'occasione dell'accademia mi riverisca Mons.r Vescovo, a cui dirà che al mio ritorno da Amiens andrò a Bayeux, come scrissi a Sa Grandeur de Bayeux: i miei ossequi al March.se Ottavio, al C.te Pompei Miniscalchi, Martinatti, De Betta, Parisi, Tregnaghi, Tiolo, D. Vertua e vecchio Farina, Faccioli, Burri, Parroco di S. Stefano, D. Guella, assai D. Toffaloni e fratello, Morelli, D.r Recchia, Festa, Cavazzocca, etc. e tutti i miei Professori, Salvaterra e amici. Al Superiore in primis cento cose, a D. Beltrame, ai preti, cièrizi, putei, putelle, protestanti, e Hans. Nei SS. Cuori di G. e di M. mi dichiaro



Suo aff. D. Daniele



Segue la Dichiarazione della Società Prussiana.