[742]
Nella speranza che Lei abbia ricevuto la mia lettera del 29 settembre in cui promettevo di comunicarle i progressi dei nostri giovani neri e dei nostri sforzi per la loro educazione, mi affretto ad esprimere i miei sentimenti di gratitudine ai Soci della Società di soccorso ai poveri neri. Anzitutto do un'informazione sull'Istituto pei fanciulli neri e poi su quello per le fanciulle nere.
[743]
L'Istituto per i fanciulli neri accoglie ora 11 ragazzi, cioé:
1) Giovanni Faragiallah, di circa 13 anni, nato a Malamoh tra le popolazioni Galla.
2) Salvatore Badassa, di anni 12, nato a Oromoh tra i Galla.
3) Pietro Bulloh, di anni 11, nato a Goraghi tra i Galla.
4) Battista Olmbar, di anni 13, nato a Kafa (Galla).
5) Antonio Dobale, di anni 11, nato a Marago (Galla).
6) Gaetano Baratola, di anni 13, nato a Maggia (Galla).
7) Francesco Amano, di anni 12, nato a Kafa (Galla).
8) Giuseppe Ejamza, di anni 9, nato a Maggia (Galla).
9) Michele Ladoh, di anni 16, nato a Gondokoro tra i neri Bari 4º 40' Latitudine Nord), sul Fiume Bianco.
10) Ferdinando Said, di anni 17, nato a Tegali (11º gr. di LattNord) sul Fiume Bianco.
11) Francesco Schubbe, di anni 14, nato a Gondokoro tra i Bari.
[744]
Gli otto fanciulli Galla li ho portati a Verona io dalle Indie (orientali) nel 1861. Michele Ladoh è venuto l'anno scorso con Don Giovanni Beltrame. Ferdinando Said venne nel 1853 col P. Geremia da Livorno, missionario francescano in Egitto. Francesco Schubbe è arrivato dall'Africa Centrale soltanto il mese scorso col Sig. Francesco Morlang, missionario apostolico. Non posso dare ancora alcuna relazione sul suo conto, perché non abbiamo ancora incominciata la sua educazione; precisamente si trova ancora a Bressanone presso il Sig. Morlang, che lo porterà a Verona verso la fine di questo mese.
[745]
Così pure circa Ferdinando Said Le faccio sapere soltanto che, dopo d'essere stato convenientemente istruito nella religione, nella storia ecclesiastica, nell'aritmetica e nella lingua italiana e araba, viene ora impiegato nel lavoro dei campi e come calzolaio e con la prossima spedizione andrà in Africa. Purtroppo non posso dirle molto neppure su un altro fanciullo nero, cioè su Luigi Maraghi di 12 anni, di Marago, figlio di uno dei più terribili capi Galla, il quale ad un ingegno distinto e ad una straordinaria purezza di cuore accoppiava una meravigliosa bellezza e un'eroica abnegazione. L'avevo portato con me da Aden, dov'era schiavo presso un negoziante di Goa. In un anno, egli aveva imparato bene l'arabo e l'indiano e assai bene anche l'italiano ed era il primo della scuola; poi morì il luglio scorso dopo quattro mesi di malattia. Non ho mai trovato un'anima che bramasse tanto il patire e che desiderasse tanto di soffrire i dolori del nostro Salvatore. Morì come un angelo, dopo di aver eccitato in modo commovente i suoi fratelli a implorare da Dio la conversione dell'Africa.
[746]
Il Fondatore dei nostri Istituti, Don Nicola Mazza, eresse a Verona del 1837 un'opera per fanciulli, in cui raccoglie quei fanciulli poveri che per mancanza di mezzi non possono avere un'educazione completa. Questi devono essere assolutamente poveri, ed avere ingegno eccellente, sodo criterio, buon cuore e buoni costumi. A questi fanciulli egli imparte un'istruzione completa secondo la vocazione che essi devono scegliere deliberatamente e da se stessi, li mantiene e li educa fino al momento in cui entrano nella società a lavorare come sacerdoti o come medici, avvocati, ingegneri, pittori, scultori, etc. Noi abbiamo avuto così già parecchie centinaia di sacerdoti, professori, giuristi, ingegneri etc., i quali lavorano per sé e per la loro famiglia, per lo Stato e per la Chiesa. Anzi alcuni per loro desiderio furono mandati come missionari nell'Africa Centrale.
[747]
Un po' più tardi cade la fondazione dell'Istituto per le giovanette, che sono molto povere e in pericolo di perdere la loro innocenza. Esse vengono qui formate abili donne di casa. Quelle tra loro che mostrano attitudine a ciò vengono ammaestrate anche in lavori manuali femminili, come preparare artistici fiori e ricamare e vengono istruite anche nella pittura, nella matematica e nelle lingue straniere. I nostri lavori in seta e i nostri ricami nel 1855 hanno ricevuto la medaglia di prima classe alla mostra di Parigi. I paramenti da Messa che l'Imperatore e l'Imperatrice d'Austria regalarono l'anno scorso al S. Padre, furono preparati per incarico dell'Imperatrice, nel nostro Istituto. Essi sono decorati di 14 quadri di Raffaello e di altri maestri classici e sono collegati nel modo più perfetto con seta Nadelin. La "Civiltà Cattolica" e l' "Armonia" valutano questi paramenti a 36.000 talleri. Anche le fanciulle nere hanno dimostrato in quest'opera di bellezza la loro abilità artistica.
L'Istituto consta ora di 184 ragazzi e 32 chierici, che sono coloro che hanno già un ordine ecclesiastico. L'Istituto femminile conta 412 giovanette. Tutti questi fanciulli vengono mantenuti dalla carità dei fedeli, che il nostro fondatore attira a sé giorno per giorno. Altrimenti noi non abbiamo nulla, né terreno né capitali, per mantenere in vita gli Istituti.
[748]
Da questi due Istituti di Don Mazza venne fuori poi il terzo: quello per la missione nell'Africa Centrale. Egli aveva mandato nell'Africa Centrale molti sacerdoti del suo Istituto. Ma avendo ben presto esperimentato che i missionari, che a stento potevano sopportare quel clima, dovevano essere aiutati nei loro lavori dagli indigeni, venne nella decisione di fondare in Europa due Istituti per questo scopo, uno per i fanciulli neri e uno per le ragazze nere. Ora egli attuò questo piano, affidò la direzione dei fanciulli alla direzione di quello maschile e quella delle fanciulle a quella dell'Istituto femminile.
Questi fanciulli neri devono essere istruiti nella religione, nelle arti, nell'agricoltura e soprattutto in tutto ciò che è necessario per la vita. Quando questi fanciulli sono pienamente formati, vengono mandati nell'Africa Centrale, dove aiuteranno i missionari nella propagazione della fede.
[749]
Quanto a quei neri che mostrano vocazione allo stato ecclesiastico, essi vengono istruiti in tutto quello che può renderli buoni sacerdoti; ma l'ordinazione sacerdotale la ricevono soltanto dopo d'aver passati prima 7 o 8 anni in Africa.
Dopo queste osservazioni preliminari passo ora a mostrare i progressi dei fanciulli neri.
[750]
Gli otto fanciulli Galla, che sapevano la loro lingua e l'abissina e che durante la loro dimora in India e a Aden avevano imparato anche l'indiano, dovettero imparare un'altra lingua che si conoscesse nel nostro Istituto. E perciò, appena essi giunsero con me a Verona, dovetti cercar di insegnar loro l'arabo. Così noi passammo lo scorso anno nell'insegnamento della religione cristiana, che impartivamo in lingua galla e in abissino o in indiano, a seconda che i fanciulli potevano capire o noi farci capire da loro; e nello stesso tempo nella scrittura dell'arabo e nella lingua araba volgare, come la si parla nelle contrade del Nilo, e nei principi fondamentali dell'arabo scritto. Essi avevano ogni giorno cinque ore di scuola e cinque ore di studio privato; ma queste dieci ore erano occupate così solo per cinque giorni alla settimana. Al giovedì avevano solo studio e così la domenica per tre ore.
[751]
Quest'anno l'insegnamento potè essere impartito regolarmente. Le materie erano le seguenti:
Religione: La dottrina cristiana del Card. Bellarmino viene spiegata a fondo (stampata in arabo da Propaganda a Roma). Furono spiegati in arabo i principali misteri, il segno della Croce e il Credo.
Lingua araba: Scrittura, esercizi di lettura, le regole grammaticali sulla formazione dei verbi regolari di tre lettere, tabelle sulle sei classi regolari trilitterali.
Lingua italiana: Scrittura, la grammatichetta del Soave, esercizi progressivi di analisi, composizione di tavole e piccoli racconti.
Aritmetica: Principali esercizi con tutti i numeri, ma in più larga scala con gli ordinali e frazioni.
Storia dell'Antico Testamento: Dalla creazione fino alla cattività babilonese.
Tutte queste cose furono insegnate ai ragazzi neri in arabo. Nelle ore libere di sollievo e nelle vacanze autunnali si fanno esercizi di agricoltura.
[752]
Michele Ladoh, che arrivò l'anno scorso dai Bari (negri) e che aveva imparato l'arabo dei Dongolesi, mercanti del Fiume Bianco, fu istruito per quattro mesi da solo e poi fu messo allo stesso livello dei Galla. Nel 1862-1863 si sono distinti soprattutto:
Giov. Faragiallah, che ebbe il primo premio
Michele Ladoh, che ebbe il secondo, e
Salvatore Badassa, che ebbe il terzo.
[753]
I primi cinque fanciulli, compreso Michele Ladoh, hanno un talento più che ordinario e particolarissima attitudine alla pittura e alle scienze speculative. Noi ci aspettiamo molto da loro. Tutti posseggono ora una straordinaria abnegazione, sono molto docili e obbedienti. I due prefetti che erano fissati a sorvegliarli e che erano stati prefetti dei giovani italiani del mio Istituto, mi assicurarono che essi preferirebbero dirigere cento neri piuttosto che dieci italiani. Perciò io spero che anch'essi diventeranno strumenti docili per aiutare l'infelice Missione dell'Africa Centrale, il cui clima ci rapisce quasi tutti i missionari e la cui unica speranza posa sui neri, che vengono educati in Europa.
[754]
Il nostro Istituto per fanciulle nere consta delle seguenti 13 ragazze:
1) Rosa Fedelkarim, di anni 15, nata nella tribù degli Humus, ad oriente del Fiume Bianco.
2) Annetta Scibacca, di anni 16, nata a Teghali, a ovest della tribù degli Scilluk, 11º gr. di Lat. Nord.
3) Domitilla Bakhita, di anni 15, nata a Mady tra i Denka ovvero ad Ahien a est del Fiume Bianco, tra il 10º e l'11º di Lat. Nord.
4) Fortunata Quascè, di anni 18, nata a Tongojo presso Gebel Nuba sotto il 10º gr. di Lat. Nord.
5) Elisabetta Haua, di anni 19, nata nella tribù dei Fertiti, a est del Fiume Bianco.
6) Giustina Bahar-el-Nil, di 13 anni, nata a Libi presso Gebel Nuba.
7) Luisa Mitherah, di anni 14, nata nella parte occidentale del regno del Darfur.
8) Elisabetta Kalthumach, di 16 anni, nata nel Darfur.
9) Maria Zareah, di anni 16, nata a Tekem a ovest del Fiume Bianco.
10) Regina Zafira, di anni 15, nata tra i Giangseh, 9º gr. di Lat. Nord, a Ovest del Fiume Bianco, dove questo riceve in sé il Ghazal.
11) Francesca Bakhita, di anni 12, nata a Colongo nel Gebel Nuba.
12) Caterina Zenab, di anni 12, nata a Ajel nella tribù degli Hogh a Ovest del Fiume Bianco, 7º gr. di Lat. Nord.
13) Maddalena Zenab, di anni 16, nata a Bellagross nella tribù dei Barta, 10º gr. Lat. Nord a Est del Fiume Bianco.
[755]
Le prime 11, come pure l'ultima, furono portate a Verona nel 1853 dal P. Geremia da Livorno, che le comperò al Cairo. Caterina Zenab, che io conobbi ancor piccolissima nella tribù dei Kic, 7º gr. Lat. Nord, dopo il mio ritorno in Europa fu dai miei confratelli portata al Cairo e da me a Verona, quando nel mio ritorno dall'India mi fermai al Cairo. Essa possiede molto talento, sa molto bene l'arabo e il denka e sul fiume Bianco ci aiutò molto nella preparazione di un vocabolario, di una grammatica e di un catechismo in lingua denka, che nella parte orientale dell'Africa Centrale è la più parlata.
Nell'Istituto femminile l'insegnamento alle nere viene impartito ugualmente in arabo, che 18 italiane del mio Istituto conoscono abbastanza. L'insegnamento alle more abbraccia in sé studio e lavori manuali femminili. Anzitutto quest'anno noi abbiamo diviso le fanciulle in tre classi, che corrispondono alle classi elementari d'Europa. Fa la classe 1.a Maddalena Zenab; la 2.a Caterina Zenab; che ha ottenuto il primo premio, Francesca Bakhita e Regina Zarifa.
[756]
Alla terza appartengono tutte le altre, delle quali hanno avuto il premio: Rosa Fedelkarim il primo, Annetta Scibacca il secondo, Domitilla Bakhita il terzo. La prima classe si occupa delle seguenti materie: lineamenti del catechismo del Bellarmino, leggere e scrivere in arabo e in italiano, esercizi di conteggio nelle quattro operazioni.
[757]
Le materie della seconda sono:
Leggere e scrivere in italiano e in arabo, piccola grammatica di queste due lingue; matematica: le quattro operazioni maggiormente per disteso. Catechismo del Bellarmino in modo più ampio. Piccoli racconti e favole nelle due lingue. Storia dell'Antico e Nuovo Testamento.
La terza classe si occupa dei principi fondamentali della letteratura araba, della storia del Nuovo Testamento, della storia ecclesiastica, specialmente di quella d'Africa.
Geografia: Idee generali, geografia particolare d'Africa.
Aritmetica: regola del tre, numeri positivi e negativi, semplici e composti, ordinali e cardinali.
Religione: Il Credo, la preghiera in generale, il Pater e l'Ave Maria, spiegati, in arabo, secondo il Bellarmino.
Idee generali di farmaceutica e di medicina.
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I lavori femminili sono divisi in quattro classi. La prima abbraccia la preparazione di calze, abiti, camicie, rammendi e lavori ordinari; la seconda ricami in bianco; la terza ricami a vari colori; e la quarta ricami in seta e oro. Alla prima classe appartiene per il momento solo Maddalena Zenab; alla seconda Caterina Zenab, Regina Zarifa e Giustina Bahar-el-nil; alla terza Francesca Bakhhita, Elisabetta Kalthuma, Maria Zareah; alla quarta tutte le altre. Rosa Fedelkarim inoltre sa ricamare anche figure, così da saperci dare perfino particolari ritratti. Quest'anno hanno ricevuto premi: nella prima classe Maddalena Zenab, nella seconda Cat. Zenab, nella terza Elis. Kalthuma, nella quarta Rosa Fedelkarim, Annetta Scibacca e Domitilla Bakhita.
Le prime sei hanno raggiunto tale destrezza, che ciascuna può guidare da sola una scuola nell'Africa Centrale. Esse sono tutte imbevute della loro religione e bramano con tutto l'ardore di ritornare in Africa, per convertire i loro compatrioti alla fede cattolica. Con quelle poi che esternano il loro desiderio di farsi suore occorre maggiore prudenza e una lunga probazione; esse devono fare un noviziato di almeno dieci anni.
[759]
Le nostre nere adulte, quantunque siano molto brave e pie, tuttavia non posseggono più quella docilità che esse mostravano da fanciulle; si deve dirigerle con maggiore accortezza e lasciar loro passare qualche mancanza. Però per ora noi siamo contenti dei loro progressi. Questo è tutto ciò che per il momento Le posso dire dei miei neri e delle mie nere. Le voglio narrare ancora qualche cosa della conversione di una negra musulmana, che io istruii a Verona, e che fu battezzata un anno fa, come pure del battesimo di Michele Ladoh, che gli fu conferito dal Vescovo di Verona, e della festa in cui i nostri neri ricevettero la S. Cresima.
La nera di cui parlo e alla quale imponemmo il nome Maria, a mio modo di vedere (essa stessa non ne sapeva nulla) era del paese tra il regno dei Darfur e il Kordofan, dove apparteneva a uno schiavista che la portò ancor fanciullina ad Alessandria. Qui essa visse sette anni schiava di un musulmano e in seguito ne abbracciò anche la religione musulmana. Mutò poi parecchi padroni, fino a che giunse a Costantinopoli e infine a Salonicco, ove entrò in servizio nella casa del Console spagnolo. Questi l'affidò a sua figlia, che era sposata al nobile conte Conti di Vicenza, negoziante a Salonicco. La pia signora che bramava procurare alla povera negra, ormai ventottenne, il dono più grande e che l'affidò a questo fine a Salonicco alle Suore della Carità per l'istruzione religiosa, con suo grande dolore la trovò completamente aliena a farsi cristiana e risoluta a restare fedele alla falsa religione.
[760]
Trattarono Maria con tutta la soavità ed essa corrispondeva alla sollecitudine della sua giovane padrona. Chiamato dalla Provvidenza in Italia per affari, il conte con sua moglie, accompagnato dalla negra, arrivò a Venezia. A Venezia la contessa sentì che a Verona c'era un Istituto africano e Missionari che sapevano le lingue orientali. Così venne a Verona e mi pregò di accettare la povera negra. Maria visitò le nere dell'Istituto, parlò con loro, vide i loro ricami e i loro progressi nell'imparare e mostrò desiderio di imparare tutto questo.
Ma come riuscire in ciò, quando mancano il talento e l'attitudine naturale? In breve, il conte desiderava che io la istruissi, e io spesi due mesi e mezzo per istruirla nei misteri della fede. Poi chiese essa stessa il battesimo. Ma io la provai per altri due mesi, e soltanto allora disposi che le si amministrasse il S. Battesimo. E così essa fu battezzata l'agosto dello scorso anno nella nostra chiesa di S. Salvatore dal parroco di S. Eufemia, Don Ferrari e poi cresimata dal reverendissimo Vescovo. Ora è contentissima e tranquilla e ricevo sempre buone notizie sul suo conto da Salonicco, ove abita nuovamente in casa del Console spagnolo.
[761]
Degna di nota è la conversione di Michele Ladoh, di cui voglio ora narrarle l'andamento. In lui la grazia di Cristo ha fatto prodigi. A dieci anni Ladoh perdette i suoi genitori; ha ancora un fratello e due sorelle. Possiede un temperamento dolcissimo e non si può provocarlo a ira. Ora è già sei dita più alto di un uomo normale: è nero come il carbone, di bella statura e proporzionato, forte e imponente. Tra i neri Bari egli aveva conosciuto il P. Angelo Vinco del mio Istituto; aveva sentito contemporaneamente la predicazione del Vangelo dalla bocca dei missionari e l'insegnamento dei mercanti musulmani nubani, che battevano il Fiume Bianco per far permute con avorio e simili. "Ma perché non hai seguito il musulmanesimo?" gli chiesi io un giorno. "Perché", rispose, "non appena fu entrata nel mio orecchio e nel mio cuore la parola di un missionario cattolico, era impossibile accogliere altre parole. La predicazione del Cattolicesimo è più forte e più potente di tutte le lingue dei mortali, e nella predica di un prete cattolico non si può fare a meno di persuadersi della verità della fede in Gesù Cristo".
[762]
Lei si ricorderà che l'anno scorso la missione tra la tribù Bari è stata provvisoriamente abbandonata, in parte per l'impossibilità di dilatarvi la religione, in parte per mancanza di missionari. Ma per impedire molti guai, ch'erano da prevedersi, D. Beltrame e D. Morlang abbandonarono la stazione ad insaputa dei neri; solo un mese più tardi s'accorse Ladoh che i missionari non tornerebbero più nella sua patria. Perciò pensò di mettersi sui loro passi e di cercarli. Appena seppe pertanto che il berbero Solimano agente del Sig. Lafarque, sul Fiume Bianco, stava per partire alla volta di Khartum con le sue navi cariche di denti d'elefante, chiese di viaggiare insieme come mozzo.
Solimano non fece difficoltà alcuna ad accoglierlo, perché gli sembrava un marinaio forte e addestrato. Dopo due mesi di viaggio sul Fiume Bianco arrivò a Khartum, dove noi teniamo la stazione centrale per l'Africa. Non avendo ivi trovato in alcun posto i missionari che aveva conosciuto nella sua patria, andò a Berber, dove chiese al Sig. Lafarque di poter partire pel Cairo con i suoi uomini. Lafarque gli disse di no. E allora egli se n'andò da solo da Berber ad Abu-Hammed, ove chiese all'agente di Lafarque di ammetterlo tra i suoi uomini. L'agente aveva perduto uno dei suoi cuochi e lo accettò come aiutante cuoco, e in questa maniera arrivò al Cairo dove, senz'avere richiesto alcuna ricompensa, andò difilato alla Chiesa Cattolica. Ivi trovò Don Beltrame e Don Dalbosco e domandò d'essere ammesso nella Chiesa. Don Beltrame credette di non poter accondiscendere al suo desiderio, perché egli stava ritornando in Europa; ma poi non potè resistere alla preghiera del nero e lo prese con sé e così Ladoh per Gerusalemme e Costantinopoli giunse a Verona l'8 maggio, festa dell'apparizione di S. Michele, di cui nel battesimo egli assunse il nome.
[763]
I missionari Beltrame e Dalbosco l'avevano già istruito nel viaggio. Ma quantunque lo trovassi perfettamente preparato, tuttavia gli feci l'istruzione di nuovo per vedere se rimaneva costante nei suoi sentimenti; e così il 27 giugno, festa del S. Cuore di Gesù, era preparatissimo a ricevere il S. Battesimo e la S. Cresima, e quest'ultima dovette essere amministrata agli otto fanciulli galla e a Caterina Zenab. Non posso descriverle la gioia che ci ha procurato questa festa. A padrino dei neri furono fissati i primi patrizi della città. Il conte Antonio Pompei era il padrino di Ladoh e la contessa Adelaide, sua consorte, la madrina di Caterina Zenab. A frotte la gente si affrettava alla chiesa di S. Eufemia, e il Vescovo di Verona, Luigi marchese di Canossa, amministrò il Battesimo. La chiesa era adorna dei più begli addobbi in seta e oro, e le soavi melodie di una numerosa orchestra rispondevano alle sante e significative cerimonie del Battesimo degli adulti. Ladoh, vestito prima in nero e poi in bianco, col suo contegno affascinante e col suo volto color del carbone era oggetto dell'universale ammirazione.
[764]
Il Vescovo, il popolo e soprattutto il pio e religioso conte piangevano alla vista della devozione, della modestia e del raccoglimento del nero. Terminate le cerimonie del Battesimo e della Cresima e ricevuta dai dieci la S. Comunione, il Vescovo tenne un commosso discorso sulla chiamata alla fede cattolica e coronò la festa con l'impartire la benedizione apostolica. Michele Ladoh è ora ancor uguale al momento del Battesimo. Dotato di una singolarissima inclinazione alla virtù col suo temperamento mite e con la sua straordinaria abnegazione è oggetto di ammirazione per tutti coloro che lo conoscono, e modello ai nostri giovani. Egli non ha più volontà propria ed è pronto a tutto. A me dice sempre che dopo aver ricevuto la grazia del S. Battesimo, non ha desiderio alcuno sopra la terra; ed in ogni momento è pronto a morire per potersi unire al suo Salvatore.
[765]
Tutto questo quanto al nostro Istituto di Verona. Per quello che riguarda il P. Lodovico da Casoria a Napoli, lui stesso è un miracolo di carità. Io ho visto parecchie volte i suoi Istituti africani e credo di poterla assicurare che essi non possono esser retti in modo migliore. Egli ha visto la necessità di fondare questo Istituto in Europa; lo ha fondato, l'ha provveduto di buoni maestri e maestre ed ha raggiunto mirabilmente i suoi scopi ed i suoi piani.
[766]
L'Opera del P. Olivieri ha portato grandi vantaggi alla religione e gliene porterà altri ancora. Non ci può essere cattolico che gli possa rifiutare ammirazione, se si considera il gran numero di anime che il sant'uomo ha già salvato. L'Opera sua ebbe molto nocumento per parte del trattato di Parigi, nel quale in occasione della guerra d'oriente, fu soppresso il commercio dei neri; per questa legge il governo egiziano non permette più il trasporto dei neri da Alessandria in Europa. Tuttavia nel 1859 durante la mia dimora al Cairo furono trasportati parecchi altri fanciulli. Quest'anno il P. Olivieri per mezzo di Don Biagio Verri, degno erede del suo spirito e con l'aiuto delle Suore di S. Giuseppe dell'Apparizione ha potuto portare in Europa alcune nerette. E continuerà a salvar anime e a sostenere potentemente l'opera del P. Lodovico, poichè egli fornisce di allievi il suo Istituto di Napoli.
(D. Daniele Comboni)
Traduzione dal tedesco