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Nr pisma
Odbiorca
Znak (*)
Miejsce napisania
Data
891
Mgr. Joseph De Girardin
0
1879

N. 891; (848) – A MGR. JOSEPH DE GIRARDIN

"Annali Francescani" (1881), pp. 700-701


1879

[5870]

"....Il mio viaggio dal Cairo a Khartum colla numerosa carovana fu molto lungo e penoso. Essendo morti di fame e di sete, poiché piovve pochissimo, una gran parte de' miei cammelli, mi riuscì difficilissimo il trovarne altri per traversare colla mia gente il gran deserto di Atmur. Fui costretto a dividere la carovana in due parti, l'una pel trasporto delle persone attraverso l'Atmur, l'altra per le provviste, e questa passò pei deserti del regno di Dongola, e giunse a Khartum 125 giorni dopo la partenza dal Cairo. La prima che conducevo io stesso giunse dopo un viaggio di 77 giorni: avevamo corso 17 ore per giorno colla temperatura di 58º gradi, sicché giungemmo più morti che vivi.


[5871]

Trovai l'Africa Centrale deserta da una orribile carestia che durava da 7 mesi e si era estesa e incrudeliva per modo che nulla più. Per condire le vivande mancava affatto il sale ch'è una privazione peggiore di quello che possa sembrare. Il frumento che costava 20 franchi l'ardeb (sacco di 90 kil.), era affatto consumato dopo di essere salito al prezzo di 360 franchi: ad ogni modo per qualche tempo si ebbe del grano del paese, ma il durra (frumentone nero) il dokhon (specie di miglio) e le altre cose di assoluta necessità si vendevano da 50 a 60 volte più care dell'ordinario.


[5872]

Nel regno di Cordofan, dove ora noi abbiamo tre stabilimenti, si trovava a stento l'acqua salata e sporca a 3 franchi la bormah (misura di 4 litri); una Suora con le orfanelle doveva levarsi alle 4 di mattina per andare ai pozzi perché i nostri s'erano disseccati, e per avere questa benedetta acqua salsa aspettavamo fino a mezzogiorno, la quale serviva per cucinare, per bere e per lavarsi. Far bucato era impossibile, l'acqua stessa che serviva a lavarsi il viso era poi avidamente bevuta. I villaggi abbandonati erano migliaia: dalla fame e dalla sete moriva la gente come le mosche, per tacere del bestiame. Di più, in paesi come questi, dove ad ogni momento si è alle prese colle febbri, s'ingenerarono diverse malattie contagiose e una febbre fulminante che in mezz'ora porta all'altro mondo. Per 4 mesi sulle 24 ore del giorno non dormii un'ora. Tra tanti disastri ed orrori, in mezzo a sì spaventevoli calamità ond'era oppresso il mio Vicariato, i miei missionari, le mie suore, i fratelli coadiutori e gli allievi in gran numero erano mietuti dalla morte, e quelli che ne erano risparmiati erano al pari di me provati dalle malattie!


[5873]

Ma le opere del Signore, e specialmente quella dell'Apostolato, devono nascere e crescere alle falde del Calvario, e la loro storia è compendiata in queste due parole: Croce e Martirio; la croce, la via regia, per cui convien passare a chi vuol pervenire al trionfo! Non c'è esempio fra noi di tanti morti; fra i quali va contato il mio Vicario ed amministratore generale, braccio destro della mia opera, D. Antonio Squaranti. Fu un momento in cui ad amministrare i Sacramenti era io solo, essendo tutti gli altri missionari o morti o moribondi, ed ero ad un tempo Vescovo, parroco, Vicario, superiore, amministratore, medico, chirurgo, infermiere, assistente dei malati il giorno e la notte! Un giorno volea comperarmi a prezzo d'oro un po' di carne per farne del brodo, ma non mi fu dato trovarne. Nel Cordofan, suor Arsenia Le Floch (nata in Bretagna di Francia), Superiora delle suore di S. Giuseppe dell'Apparizione di Marsiglia (un vero angelo di pietà) era in fine di vita e desiderava un po' di pane inzuppato nell'acqua, ma fu impossibile di accontentarla; quando finalmente ne fu trovato presso un negoziante ebreo; la povera inferma era già passata a vita migliore."


+ Daniele Comboni


892
Relaz. Conversione maomet.
0
1879

N. 892; (849) – RELAZIONE sulla CONVERSIONE di DUE MAOMETTANI

"Annali B. Pastore" (1879), fasc. 18, pp. 10-14

1879

[5874]

Ognuno sa, quanto sia difficile la conversione de' maomettani. Nell'Oriente migliaia e migliaia di Missionari lavorarono da molti anni. I benemeriti PP. Francescani da più di 6 secoli s'affaticano nella Palestina, e tanti di loro hanno sofferto molti martirii. I reverendi Padri Lazzaristi, i Cappuccini, i Gesuiti, i Carmelitani vi hanno delle floride Missioni e dei popolati istituti. Fra gli ordini femminili sono d'accennare le Suore di S. Vincenzo de' Paoli, quelle dell'Apparizione di S. Giuseppe, di Nazaret, le Dame di Sionne, le Francescane e altre Associazioni e Congregazioni. Là vi sono dei Vescovi, dei Vicari Apostolici e Delegati Patriarchi, ed un gran numero di Vescovi di rito greco-cattolico, di armeni, di maroniti, di caldei, di soriani, con una moltitudine di preti e di frati Orientali.


[5875]

Eppure, benché vi sia stato e vi sia tuttora un personale tanto numeroso ed una schiera di Missionari d'ogni rito, la conversione di un maomettano è una grande rarità! Passiamo oltre. Nella Algeria troviamo un Arcivescovo con Vescovi cattolici, con un numero più che discreto di Missionari francesi, e molte colonie di altri ordini Religiosi, dopo che nel 1830 questa terra venne in possesso della Francia.


[5876]

Eppure il molto reverendo Canonico della Cattedrale di Algeri, signor Lebouf, mi diceva, che nei 36 anni della sua missione in Algeria, dove egli esercitava l'uffizio e i doveri da parroco, nemmeno una conversione al cattolicesimo si è potuto osservare tra i seguaci di Maometto!

Ma noi abbiamo da enumerare alcune conversioni di questa specie, accadute nell'Africa centrale sebbene anche qui sia molto raro il caso. La conversione dei maomettani, che io stesso solennemente battezzai nella Chiesa di Khartum e ai quali diedi la S. Cresima, è l'occulta opera della grazia divina, che per vie ammirabili chiamò alla fede queste due persone di età virile. L'uno, d'anni 22, nel battesimo ricevette i nomi di Alfredo Salvatore; l'altro di 20 anni circa, i nomi di Pietro Giovanni.


[5877]

Ma queste conversioni non sono merito mio, e nessuno del nostro Vicariato ne ha parte; sono l'opera soltanto dei benemeriti e Reverendi Fratelli delle Scuole Cristiane del Gran Cairo; ed essi forse, non hanno neppure conoscenza dei buoni effetti della vita loro, tanto virtuosamente regolata. Ma verranno a conoscerli da questo mio scritto, il quale afferma la identità di queste due persone, alle quali hanno portato una sì benefica influenza questi buoni Religiosi. I due giovani di cui scrivo sono nati a Dongola, che fa parte del mio Vicariato; i loro genitori sono maomettani, fanno mercanzia di datteri fra il regno di Dongola e Socoth, al Cairo ed Alessandria. Entrambi i giovani furono educati secondo le leggi di Maometto.


[5878]

Quanto al fatto, come essi trovandosi per caso coi loro genitori al Cairo, siano stati ricevuti nell'istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane come servi, e fossero occupati nel convitto, non saprei spiegarlo. Certo è, che essi affermano d'avermi conosciuto anni addietro e d'avermi servito a tavola, in una visita fatta da me a questi Religiosi, presso dei quali soleva alloggiare quando dal Cairo Vecchio mi recava al Cairo Nuovo, per affari del mio Istituto.


[5879]

Questi giovani maomettani, ai quali manifestossi la grazia divina, non poterono sottrarsi dalle impressioni, che necessariamente deve eccitar una vita data alla pietà e alla divozione, effettuandosi nella concordia e nell'amore costante verso i loro alunni. Vedevano giornalmente il modo virtuoso di vivere di questi fratelli, la purezza dei loro costumi, l'esercizio continuo dell'umiltà, della mansuetudine, della mortificazione e della benignità; e si persuasero che nella religione di questi maestri ed educatori cotanto pii, solamente si possa ritrovare la pura verità, nella quale sta, e vi è la sola forza della virtù.


[5880]

La grazia di Gesù Cristo, che loro fece conoscere la chiamata alla Fede vera, instillò loro anche l'amore e l'entusiasmo per essa; e lor diede la fermezza di volontà, per adempiere ciò che essa insegna. Dovettero ragionare e dir fra loro: "Ma e questa religione, non è ella molto più bella, più sublime di quella del Corano? Quanta differenza solamente nella musica, nelle cerimonie, ed in tutte le esterne forme del culto nella cappella dei Fratelli, e le grida che si usano nelle nostre moschee!" Sebbene tocchi dalla grazia, non osarono però ubbidire alla voce di Dio che potente si faceva loro sentire nel cuore; conciossiacché nell'Egitto finora non si era progredito tanto, da cancellare dalle leggi la pena di morte che toccava al musulmano, qualora si faceva cristiano, come pure al Missionario che intraprendeva la conversione di un maomettano.


[5881]

Nondimeno i due giovani, che nel servizio erano ubbidienti e di buonissima condotta, fecero ogni sforzo per apprendere alcune nozioni cattoliche e per tenere a memoria molti degli insegnamenti del catechismo. L'esempio che continamente aveano dinanzi agli occhi, agiva in loro come una predica la più eloquente d'un Missionario; cosicché, quando vennero nelle mie mani, ormai erano convertiti alla fede e a me non restava altro, che di educare e coltivare il buon seme, che i Fratelli in Cairo, senza saperlo aveano gettato nei loro cuori. Trascorso un certo tempo di prova, li battezzai solennemente nella Chiesa di Khartum al 1 maggio in onore della beata Vergine Maria, nel bel mese a lei consacrato. Giovanni lo destinai per la Missione nel Cordofan, e il più giovane per quella di Khartum. Le fiorenti scuole sotto la direzione dei degni figlioli del venerabile La Salle, formano uno dei più efficaci e più importanti mezzi, per l'Apostolato della missione nell'Oriente. La loro attività è un apostolato lento, silenzioso ma più sicuro e di riuscita migliore di tutti gli altri, conciossiaché s'occupano dell'educazione della gioventù di tutte le sette e d'ogni rito, per la qual cosa appunto a poco, a poco, va apparecchiandosi la rigenerazione cristiana per tutto l'Oriente.


+ Daniele Vescovo di Claudiopoli i.p.i.


893
Taccuino note personali
0
1879-1880

N. 893; (850) – TACCUINO DI NOTE PERSONALI

ACR, A, c. 18/29

1879-1880


Note varie e di corrispondenza.

894
M.me A. H. De Villeneuve
0
Verona
04. 01 1880

N. 894; (851) – A M.me ANNA H. DE VILLENEUVE

AFV, Versailles

Verona, 4 gennaio 1880

Mia carissima signora,

[5882]

Sono ben felice di sapere dalla sua lettera che è rientrata a Parigi con i suoi cari figli e che non ha sofferto nel viaggio. Sono stato sognatore pensando che in questi giorni in cui i giornali parlano con spavento del freddo di Parigi e della Bretagna, lei aveva da fare tutto il viaggio da Finistère al Senna, ma grazie a Dio, lei è a piede sicuro. Spero che non passerà tanto tempo per venire a Parigi. Sarò felice di rivederla. Ho rimpianto la morte di Mons. Gaume che era un vero luminare della Chiesa universale e una stella della Francia cattolica. In Italia è stato rimpianto da tutti; egli era così popolare anche tra il popolo per la sua opera del Catechismo della Perseveranza, ma soprattutto l'ha pianto il clero italiano.


[5883]

Appena lo potrò (non ho potuto per le mia malattie) scriverò il mio rapporto alla nuova Presidenza dell'Opera Apostolica che m'ha scritto due volte, dopo la morte della venerabile fondatrice, signorina du Chesne, per la quale si sono celebrate in tutte le Missioni dell'Africa centrale dei servizi funebri con grandi messe solenni. Allora le invierò la nota degli articoli necessari alla mia Missione.

La defezione di Don Paolo, che ha perso completamente lo spirito apostolico e anche la testa, mi ha causato molto dolore e del male alla Missione. Egli era completamente al di sotto della capacità necessaria per dirigere anche l'amministrazione e siccome ne ho messo al suo posto uno più capace di lui per riparare ai suoi disordini e ai suoi danni, è partito senza dire la minima parola e senza dirmi che partiva e ha detto ad alcuni miei amici: "Mai andrò in Africa. O mi lasciano superiore degli Istituti di Verona, o non ritornerò più". Non ha mai obbedito. Noi soffriamo la fame in Africa e, sebbene più di dieci volte abbia scritto di non spendere per costruire, egli ha costruito per 20.000 franchi e più, facendosi inviare a Verona le risorse che erano destinate all'Africa.


[5884]

Don Bouchard gli ha portato più di 15.000 franchi da Parigi che erano destinati per l'Africa centrale e lui non ha mai voluto inviarmeli. Signora, le dico questo in confidenza, ma è la verità. Egli ha speso tutto questo denaro per le mie case di Verona, ma contro la mia volontà. Infine, ho rimediato a tutto. Ma senza un miracolo di S. Giuseppe, sarei rovinato a causa di Don Paolo. Questo è poco, ma pazienza. Queste croci mostrano una volta di più che l'Opera che ho fondato è l'Opera di Dio, dunque "O Nigrizia o Morte!".


[5885]

Di Bouchard non posso ancora dare un giudizio. Le sue parole sono belle, egli dice sempre di farsi uccidere per l'amore di Mons. Comboni, ma quando gli ordino una cosa, se non è di suo gradimento, non la fa. E' con me che sono sicuro di farlo camminare, ma non si sottomette facilmente agli altri Superiori.

Infine, egli è americano e ha un'idea troppo elevata della libertà e S. Ignazio di Loyola diceva: "Signore, prendi tutta la mia libertà".

E' partito dal Cairo il 22 novembre e spero che per la metà di questo mese arriverà con 14 altri a Khartum. Infine le scriverò più precisamente su Bouchard quando verrò all'Opera.


[5886]

Sono felice che la buona Anna sia tormentata dal mio denaro. Ebbene, dica a questa cara figlia che abbia la bontà di portarlo in via di Provincia alla Società Generale e di farsi fare un assegno della Società Generale su me e che m'invii qui questo assegno e io me lo farò pagare dal mio banchiere di Roma, Sig, Brown et Fils, in via Condotti. Per mezzo di Brown et Fils ho cambiato più di 1.000 franchi con la Società che ha i suoi rappresentanti in tutto il mondo.


[5887]

Può lei indicarmi a Rennes un prete che possa fornirmi delle informazioni su un certo Giulio Simone Chevalier di S. Gregorio che è stato zuavo pontificio, che era rilegatore di libri, che ha combattuto a Patay e che è entrato tra i Missionari di Algeri e poi a Tunisi etc. Costui aveva delle lettere magnifiche e mi hanno scritto dei grandi elogi su lui di Arras ecc.; ho due lettere del Superiore di Tunisi e Valenciennes; egli è partito con Bouchard per l'Africa centrale. Al presente mi si scrive da Lille che è maritato, che ha una donna e dei bambini che ha abbandonato, ma costoro di Lille non lo conoscono ed essi l'hanno creduto un religioso. Però a Rennes e il Vescovo di Rennes sanno tutto. Se questo è vero io do gli ordini per rimandarlo a casa sua, poiché il dovere della sua famiglia è prima di tutto.


[5888]

Dunque, lei che conosce la capitale della Bretagna, abbia la bontà di informarsi di questo Sig. Giulio Simone che, mi scrivono, ha ingannato molti conventi etc.

Ora auguro a lei e a tutti i suoi un felice anno e io sarò sempre



Suo aff.mo + Daniele Vescovo V. A.


Traduzione dal francese.


895
M.me A. H., Augusto e Paulina De Villeneuve
0
Verona
04. 01. 1880

N. 895; (852) – A M.me A. H., AUGUSTO E PAULINA DE VILLENEUVE

AFV, Versailles

J.M.J.

Verona, 4 gennaio 1880

Mia carissima e venerabile Signora, Augusto e Paolina,

[5889]

Sono stato ben felice di ricevere la sua lettera del 31 dicembre e di sapere che è arrivata a Parigi. Dopo le notizie del freddo spaventoso di Parigi la credevo bloccata ancora a Prat-en-Raz con Augusto e la signora de Villeneuve (dove gli assediati tuttavia sono meglio sistemati che nell'epoca dell'assedio di Parigi nel 1871) e che il freddo le impediva di rientrare a Parigi. Spero dunque di rivederla durante questo inverno. Oh, non avrei mai creduto, nell'anno 1878, di poter ancora entrare nella casa de Villeneuve e rivedere Augusto, lei e la venerabile signora madre. Io credevo di non più rivedere l'Europa; ho detto a S. S. Leone XIII che S. Giobbe navigava nelle delizie in confronto a me, tanto ho sofferto.


[5890]

Al presente ancora ne porto le conseguenze nelle mie ossa e nella mia salute. Ma più duro della roccia griderò sempre il mio grido di guerra: "O Nigrizia o Morte!". La prego, Signora, di dire al Sig. Augusto tutto l'affetto che gli porto e l'interesse immenso, poiché è buono. La prego di presentare i miei omaggi alla Signora sua Madre (oh... amo i miei amici...) mi ripeterà a Parigi con le note della sua bella voce. Dica anche mille cose alla mia stimabile corrispondente, sua sorella Sr. Anna. Invio pure i miei voti di prosperità e di felicità al Sig. Gualtier e alla signorina Jaury.

Nella speranza di rivederla presto e di abbracciare il mio caro amico Augusto, sono sempre nei Sacri Cuori di Gesù e di Maria



Suo aff.mo + Daniele Comboni

Vescovo e Vicario Apostolico


Traduzione dal francese.


896
P. Giuseppe Sembianti
0
Verona
05. 01. 1880

N. 896; (853) – AL P. GIUSEPPE SEMBIANTI

ACR, A, c. 15/95

Nº. 2.

Verona, Istituto Africano, 5 gennaio 1880

Mio R.do e carissimo Padre,

[5891]

Oggi fu da me il degnissimo Parroco di S. Giorgio, e mi confermò la grata notizia che ella entrerà dopo l'Epifania nei SS. Esercizi, e che poi verrà a Verona. Ora al Bambinello Gesù (che non diventa mai vecchio) ed alla sua Mamma Regina della Nigrizia, ed al mio caro economo S. Giuseppe (che non muore mai, né fa mai bancarotta, ma sa sempre amministrar bene e con molto giudizio, ed è perfetto galantuomo), a questi tre cari oggetti del nostro amore io fo una novena, per ottenere la grazia che prima dello Sposalizio della B. V. M. (23 corr.), o per quel santo giorno, il caro Nones P. Sembianti sia installato nel suo importante ufficio di Rettore degli Istituti Africani di Verona e S. Giuseppe, che è il tipo dei galantuomini, non mi ha mai negato nessuna grazia temporale; ma unito a Gesù e Maria, forma una Triade santissima che non negherà certo questa grazia spirituale che domando.


[5892]

Ella poi nei SS. Esercizi preghi fervidamente il Cuore di Gesù che converta alla fede i nostri cento milioni d'infedeli camiti, e che coadiuvati dalle preghiere di tutti i degni figli del gran Padre Bertoni noi possiamo muovere aspra guerra e rompere le corna al diavolo nell'Africa, rovinarlo, distruggerlo, e fondarvi e farvi trionfare il regno di Cristo. Lo preghi ancora per me in peculiar modo, perché sono il Vescovo il più isolato dal mondo (e sono in mezzo al mondo) fra tutti i Vescovi dell'universo. Lo dissi a Roma. Poiché nell'Africa Centrale se volessi prendere un consiglio da un mio confratello Vescovo il più vicino a me, ed alla mia residenza, mi ci vogliono almeno due mesi di viaggio.... Ma mi fu risposto da santi ed eminenti personaggi: "Non temete, Dio sarà sempre con voi". Ma vede che ho bisogno di preghiere. Dunque preghi, e non cessi.

Nella speranza di presto vederla in Verona mi dichiaro nei CC. SS.mi di G. e M.


Suo aff.mo nel Signore

+ Daniele Vescovo e Vic. Ap.


897
Mons. Geremia Bonomelli
0
Verona
14. 01. 1880

N. 897; (854) – A MONS. GEREMIA BONOMELLI

BAM, Fondo Bonomelli, n. 50

J.M.J.

Verona, Ist.o Africano, 14 genn. 1880

Eccellenza R.ma,

[5893]

L'altro giorno sperava di farle una visita, e passare un'ora con V. E. R.ma, mio compratriota bresciano, e figlio di quel santo Vescovo e degno Pastore, Monsig.r Verzeri, che col suo zelo e virtù rinnovò lo spirito di Dio nella Diocesi della nostra cara Brescia, e ne perfezionò il clero, in guisa da essere modello specchiato di ecclesiastico spirito e disciplina, e di vero attaccamento alla S. Sede e al Papa. Sperava, dicea, di passare da Milano (S. Calocero) a Cremona per ossequiar Lei, e la pia Contessa Lily Vidoni Soranzo e nobile famiglia, con cui da molti lustri son legato da ottimi rapporti; ma un telegramma mi chiamò a Verona.


[5894]

Spero però di passar presto da Cremona, al mio ritorno da Sestri Levante, e sarò felice di fare la sua conoscenza personale, e raccomandare alle sue fervide orazioni la povera Nigrizia, ed il mio Vicariato che è la più vasta, laboriosa, e difficile missione dell'universo.

Frattanto supplico la sua bontà di far tenere a Palazzo Vidoni l'inclusa, mentre ho l'onore di segnarmi nei dolcissimi Cuori di Gesù e Maria



di V. E. R.ma d.mo osseq.o servitor vero

+ Daniele Vescovo di

Claudiopoli e Vic.o Ap.lico dell'Africa Centrale


898
Card. Giovanni Simeoni
0
Verona
16. 01. 1880

N. 898; (855) – AL CARD. GIOVANNI SIMEONI

AP SC Collegi d'Italia, ff. 1265-1266

Nº. 2.

Verona, Istituto Africano, 16 gennaio 1880

E.mo e R.mo Principe,

[5895]

La proposta che l'E. V. si è degnata di farmi col suo venerato foglio 14 corr.te, non può essere accolta da me che coi sensi della più sincera devozione, e della più profonda gratitudine. Quindi è che io accetto volentieri il Sacerdote Gio. Gius. O'Connor, che, se non m'inganno, è irlandese; e nella mia pochezza cercherò di far di tutto per usufruire meglio che si potrà delle sue buone qualità in pro dell'apostolato dell'Africa Centrale. Appena che diminuirà il freddo sarebbe bene che il R. O'Connor si trasferisse qui al mio Istituto Africano di Verona, sia perché possa esser da noi conosciuto più davvicino, sia per incominciar subito lo studio della lingua araba sotto il bravo ed attivissimo Professore arabo di Siria del mio Istituto. Qui troverà candidati che parlano la sua lingua e segnatamente l'inglese.


[5896]

Frattanto prego V. Em.za R. ad invitare il suddetto Sac. O'Connor a mettersi in diretta relazione con me, ed a scrivermi subito un cenno della sua vita, studi, ministero etc., e ciò nel breve spazio di una lettera.


[5897]

Il mio caro Economo S. Giuseppe, dopo diligentissimo esame, spero che mi abbia fatto la grazia di trovare un santo ed abilissimo Rettore dei miei Istituti Africani di Verona; nel che mi coadiuvò molto la esimia carità dell'E.mo Card. di Canossa. Lo stabilimento di Verona, destinato a provare e formare allo spirito di sacrifizio, ed alle virtù apostoliche necessarie agli evangelici operai dell'ardua e santa missione dell'Africa Centrale, è della più alta importanza; questa è la prima casa di missione del Vicariato: perciò qui consacrai gran parte delle mie sollecitudini da quattro mesi; e spero di aver riparato alle perdite fatte nell'anno terribile e scabroso 1878-79, che decimò gli operai della vigna a me affidata. Spero nel dolcissimo Cuore di Gesù che né i tempi burrascosi che assottigliano le vocazioni, né le calamità e la morte, né verun ostacolo potrà impedirmi dal ben sistemare e fortificare il mio Vicariato, pel quale son disposto a dare cento volte la vita per guadagnare quelle genti alla fede di Gesù Cristo.


[5898]

Il soggetto che mi ha proposto l'E. V. R.ma nel passato giugno, D. Geremia Properzi Prof. di filosofia etc. spero che mi renderà buoni servigi per l'Africa. Spero che altrettanto farà l'O'Connor. Se altri ne capitassero alla vista di V. Em. R.ma di buono spirito, e desiderosi di patire per amore di Gesù e delle anime, l'E. V. R.ma mi darà mezza vita a concedermeli. E la prima caratteristica del missionario d'Africa Centrale, è l'amore al patire; perché Gesù Cristo, che avea buon cuore e fino talento, ha stabilito nella sua sapienza di fabbricare la croce, e non la carrozza, per condur le anime in cielo; e per questo scopo non l'ha perdonata nemmeno alla divina sua Madre, che divenne la Regina dei Martiri; e nemmeno al suo Vicario in terra, ed alle nobilissime sue braccia, gli E.mi Cardinali, al quale ed ai quali Gesù ha dato mille croci e spine pel governo dell'immacolata sua Sposa.

Prostrato al bacio della Sacra Porpora, mi rassegno ossequiosamente


di V.a E. R.ma u.mo obb.mo figlio

+ Daniele Vescovo e Vic. Ap.


899
M.me A. H. De Villeneuve
0
Verona
16. 01. 1880

N. 899; (856) – A M.me ANNA H. DE VILLENEUVE

AFV, Versailles

Verona, 16 gennaio 1880

Mia molto venerabile signora,

[5899]

Grazie della sua lettera del 10 gennaio. Ho ricevuto tutto dalla banca di Verona, tutto in ordine. Grazie della sua carità.

Ho fatto una corsa a Milano, a Como, a Genova e a Sestri Levante, dove devo ritornare ancora per qualche giorno.

Sono felice di sentire che i suoi cari figli stanno bene e anche la Signora de Tanquerelle. Al mio arrivo a Parigi faremo uscire le tante preoccupazioni dal suo stomaco delicato. Qui fa molto freddo e ciò è molto pesante per un povero diavolo che è stato avvolto nei 60 gradi di calore nell'Africa centrale.


[5900]

Nell'attesa porga i miei affettuosi saluti al mio caro Augusto, alla Signora Paola, alla Sig.na Anna e alla signora de Tanquerelle, mentre sono per tutta la vita

Suo dev.mo + Daniele Comboni

Mons. Massaia è liberato e inviato in esilio dal despota re dell'Abissinia. Può darsi che venga in Europa. Sarebbe possibile condurlo da lei e cenare alla sua tavola un'altra volta? Egli è un santo.

Ha fatto dei passi a Rennes per scoprire il segreto del nominato Giulio Simone? Preghi per me.

Traduzione dal francese.


900
Ch. Rosa Francesco
0
Verona
25. 01. 1880

N. 900; (857) – AL CH. ROSA FRANCESCO

APCV, 817/13

Verona, 25 gennaio 1880



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