1. Il servizio dell’autorità nell’Istituto come espresso nella RV (cfr. RV 102-108) rimane fondamentalmente valido.
1.1 Come popolo di Dio riconosciamo una sola autorità, Cristo (cfr. RV 102).
1.2 Nell’Istituto l’autorità è un servizio che partecipa di quella di Cristo e vi si ispira (cfr. RV 102).
1.3 Questo servizio è reso alla comunità e a ciascun membro per aiutarli a vivere la loro consacrazione e a sviluppare doni e carismi nel servizio missionario (cfr. RV 102).
1.4 L’autorità nella comunità è un servizio di guida, di ispirazione, di discernimento, di unità, di coordinamento, d’incoraggiamento e di correzione fraterna (cfr. RV 102.2).
2. L’Istituto per la sua natura missionaria ha bisogno di un chiaro punto di riferimento per garantirne l’unità nella diversità e la contestualizzazione a livello di Circoscrizioni e continenti. Il principio di sussidiarietà, codificato nella RV e nei Direttori, regola le possibili tensioni tra le due dimensioni.
3. L’internazionalità è una caratteristica costitutiva dell’Istituto fin dalla sua origine. L’autorità ha il compito di valorizzare i vari doni e di armonizzare le diverse sensibilità.
4. L’Istituto è organizzato in Circoscrizioni che godono di sufficiente autonomia per operare localmente con scelte e programmazioni adeguate e vivere in piena responsabilità il proprio servizio missionario.
5. La struttura di governo dell’Istituto (Direzione Generale e di Circoscrizione, Segretariati, ecc.) richiede una piena valorizzazione della sussidiarietà (cfr. RV 106) per una miglior guida e animazione dell’Istituto.
6. Compito dell’autorità è anche garantire la continuità per bilanciare i rischi della frammentazione. La continuità riguarda:
6.1 La DG e le Circoscrizioni perché attuino le programmazioni avviate e facilitino il compito di chi succederà.
6.2 Le comunità, per conservarne la stabilità nell’attività ministeriale e la memoria storica.
7. Uno sguardo attento al nostro Istituto ci fa prendere atto di alcune realtà:
7.1 Vi è stata una crescita dell’internazionalità e dell’interculturalità a livello generale. Tutte le Circoscrizioni avvertono l’esigenza di internazionalizzarsi.
7.2 D’altra parte, occorre prendere atto della diminuzione del personale disponibile per il servizio missionario. Gli impegni non sono diminuiti, anzi si sono create nuove Circoscrizioni. Alcune di esse si trovano ad avere un numero troppo limitato di confratelli, altre devono fare fronte ad un invecchiamento considerevole del personale, altre ancora sono impegnate nell’assistenza di un largo numero di confratelli anziani e ammalati.
7.3 Si avverte anche un indebolimento del senso di identificazione e di appartenenza all’Istituto e una minore disponibilità ad assumere certi servizi di responsabilità.
7.4 Il servizio dell’autorità nel senso più tradizionale non è più accettato dalla mentalità comune. Siamo in un’epoca di crescente democratizzazione che sottolinea la partecipazione di tutti al processo decisionale. Viviamo inoltre in un periodo di forte individualismo, che esige capacità e leadership nelle persone con un ruolo di autorità.
7.5 D’altra parte, le esigenze di trasparenza e di rigore legale non consentono più di affrontare situazioni e decisioni sulla base della sola buona volontà.
8. Problematiche emerse
8.1 Nell’esercizio dell’autorità dell’Istituto si sono avvertite le conseguenze di questi mutamenti. L’esperienza attuale mostra quanto sia sempre più difficile governare un Istituto in continuo cambiamento, con numerose Circoscrizioni e con una direzione molto centralizzata.
8.2 La modalità vigente di assegnazione del personale, talvolta, rende molto problematica la programmazione nelle Circoscrizioni.
8.3 Il principio di sussidiarietà, già affermato dalla RV, è poco conosciuto e praticato.
8.4 L’Istituto necessita comunque di un chiaro punto di riferimento per salvaguardare la sua unità (cfr. n. 115). La centralizzazione di certe competenze permette di dare maggior impulso all’attuazione delle decisioni, di offrire un aiuto alle Circoscrizioni che, per vari motivi, hanno poco personale di appartenenza radicale.
8.5 Attualmente, i Segretariati Generali sono quattro ed hanno sede a Roma. Tuttavia, per i settori di AM ed EV, viene auspicata una maggiore contestualizzazione all’interno delle realtà locali e continentali.
8.6 Le realtà continentali e sub-continentali hanno acquisito consistenza e potenziali tali da necessitare un coordinamento e una pianificazione comuni. Cresce la necessità di contestualizzare problemi e soluzioni a livello continentale e di Circoscrizione, mentre nel contempo è evidente la difficoltà incontrata dal CG nell’animare le numerose Circoscrizioni.
8.7 L’alto numero di Circoscrizioni (30), tra le quali alcune di piccole dimensioni (20-35 membri) causa una certa macchinosità nella programmazione generale e una difficoltà a garantire la qualità dei servizi essenziali (leadership, formazione, segretariati, ecc.).
8.8 La mancata continuità a livello di CG ha provocato l’indebolimento e talvolta persino l’interruzione dei processi di riforma avviati.
9. L’Istituto necessita di un servizio dell’autorità in grado di rispondere sia ai problemi emersi dall’analisi del presente, sia a quelli prevedibili nell’immediato futuro.
10. Processi inevitabili di cui tenere conto:
10.1 A livello di società:
a. aumento dei flussi migratori che ha come risultato da un lato la frammentazione delle culture e dall’altro una maggiore interculturalità;
b. aggravamento del divario economico tra gruppi sociali diversi;
c. accelerazione dei processi di trasformazione globale attraverso i moderni mezzi di comunicazione e l’interdipendenza che ne risulta;
d. influsso del postmodernismo soprattutto a livello di una “fluidità” culturale che relativizza certezze e valori fondanti.
10.2 A livello di Chiesa:
a. incremento e consolidamento della consistenza numerica e di leadership del Sud del mondo nella Chiesa;
b. continuità della sua missione universale pur nell’evoluzione della sua comprensione e metodologia.
10.3 A livello di Istituto:
a. diminuzione e invecchiamento del personale;
b. assistenza di anziani e ammalati con relative strutture di accoglienza.
11. Processi già in atto e da non interrompere:
a. internazionalizzazione e interculturalità delle Circoscrizioni;
b. rotazione come arricchimento personale e comunitario;
c. sensibilità a nuove situazioni missionarie e a nuovi areopaghi;
d. bisogno di radicalità e coerenza nello stile di vita;
e. maggior trasparenza ed eticità in campo economico; condivisione e corresponsabilità nella gestione dei beni (FCT).
12. L’autorità sia capace di offrire all’Istituto una chiara identità, che, mentre si nutre alle sorgenti della spiritualità comboniana, aiuti a vivere la specificità della missione oggi.
Autorità e competenza (leadership & management)
12.1 L’autorità usi correttezza nei processi formali, così come ci viene richiesto dalla società. Favorisca la trasparenza e la rendicontazione, a fronte di una certa abitudine all’approssimazione e alla cultura dell’impunità.
12.2 Tenendo conto della complessità legale e burocratica del mondo odierno, l’autorità si qualifichi sempre meglio all’interno dell’Istituto anche con l’accompagnamento e l’assistenza di esperti (avvocati, economisti, ecc.).
12.3 L’aumento di responsabilità e la complessità dell’esercizio dell’autorità porterà probabilmente ad una diminuzione del personale comboniano in grado di svolgere adeguatamente questo compito.
12.4 L’autorità favorisca la comunione, la collaborazione, la collegialità e la sussidiarietà; garantisca la continuità nelle strutture di governo dell’Istituto e dei piani continentali e di Circoscrizione; sia al servizio della riconciliazione all’interno delle comunità e delle Circoscrizioni.
12.5 Chi esercita il servizio dell’autorità si impegni a conoscere sempre meglio le persone nelle loro capacità, le segua e le sostenga nell’esercizio del loro ministero; sappia coinvolgere i collaboratori nelle diverse attività; abbia inoltre uno stile di leadership dialogico, ma autorevole nella comunicazione e nella capacità di prendere decisioni necessarie anche se impopolari.
Autorità e metodologia missionaria
12.6 Ci sia equilibrio tra personale e impegni per riqualificare la missione secondo le priorità; a tal fine, se necessario, si riduca il numero delle comunità e delle Circoscrizioni (accorpamento-fusione-unione).
12.7 Ci si inserisca pienamente nella Chiesa locale mantenendo l’identità missionaria specifica.
12.8 Si promuova a livello locale la partecipazione e la collaborazione con altri organismi di natura ecclesiale, sociale, culturale e civile.
12.9 Si garantisca la continuità della vita comunitaria e dell’azione missionaria.
Altri aspetti
12.10 Si favorisca un’attitudine di disponibilità verso l’autorità centrale.
12.11 Si migliori la comunicazione linguistica per ridurre i problemi di comprensione reciproca.
12.12 Si internazionalizzino le Circoscrizioni europee.
12.13 Si promuova un maggior senso di appartenenza all’Istituto.
12.14 L’Istituto sia sempre più pronto e capace di rispondere alle situazioni di emergenza, valorizzando il principio di solidarietà nelle strutture d’autorità generale, continentale e di Circoscrizione.
13. La nuova realtà dei membri dell’Istituto – l’aumento, cioè, di chi è originario del Sud del mondo e la diminuzione e l’invecchiamento delle Circoscrizioni del Nord – abbinata alle nuove sfide della missione e della vita comunitaria, ci obbliga a cercare criteri rinnovati per definire le Circoscrizioni. Tra questi criteri sottolineiamo la missione specifica secondo il carisma, la vita comunitaria viabile, il discernimento delle necessità missionarie, la capacità e il numero disponibile di confratelli.
Ridefinizione dei criteri per l’erezione di una Provincia
14. Una Circoscrizione nasce per un compito specifico che le viene affidato dall’Istituto ed assume lo stato di Provincia quando raggiunge un livello di autonomia sufficiente a garantire i necessari servizi alla Chiesa locale e ai suoi membri, e a mantenere nel tempo la sua esistenza nella speranza di una sua crescita. La Circoscrizione abbia una chiara identità missionaria con priorità definite.
14.1 La natura multiculturale dell’Istituto e l’aumento dell’età media dei membri richiedono una consistenza numerica della Provincia superiore a quella fissata dalla RV 103.1 per assicurarne la vitalità e la funzionalità.
14.2 Sia sostituito il n. 103.1 della RV con il testo seguente: “La Provincia è costituita da almeno cinque comunità locali e trentacinque membri di voti perpetui”. Questo cambiamento diventa effettivo dal 1° gennaio 2014, in concomitanza con l’erezione delle nuove Circoscrizioni (cfr. 128.4).
Accorpamento di circoscrizioni
15. L’accorpamento favorisce la riduzione delle Circoscrizioni con la possibilità di assicurare il servizio missionario proprio dell’Istituto e per l’Istituto.
15.1 Non si nascondono le difficoltà di questa strategia (lingua, distanze, economia, visti...), pertanto si suggeriscono dialogo, gradualità e definizione chiara dei criteri di viabilità. Il tutto da valutarsi con un adeguato discernimento.
15.2 Modalità e criteri da tener presenti per l’accorpamento: opportunità di una lingua veicolare comune; vicinanza geografica, anche in presenza di possibili difficoltà di carattere politico; storia comune alle Circoscrizioni; specificità e qualità del servizio missionario.
15.3 I continenti e le Circoscrizioni sono i primi responsabili di una riflessione e di iniziative affinché si proceda verso l’accorpamento, si favorisca il servizio missionario in maniera qualificata e sia possibile la vita comunitaria secondo la RV.
15.4 I continenti continuino il processo iniziato nell’Intercapitolare del 2006 verso l’accorpamento ed elaborino proposte concrete per l’Intercapitolare del 2012. Il CG accompagni e supervisioni il cammino dei continenti. All’Intercapitolare ci sia la verifica di quanto fatto e si passi alla fase operativa. Nel 2013, formate le nuove Circoscrizioni, si eleggano i nuovi SP. Con il 1° gennaio 2014 si avrà la nuova configurazione dell’Istituto.
Riduzione del numero di comunità
16. Il CG, durante il sessennio, in collaborazione con i continenti e le Circoscrizioni, riduca le comunità del 10% (circa 35), per qualificare la missione, tenendo conto dell’equilibrio tra la diminuzione del personale e gli impegni.
Continuità
17. Durata del mandato del Consiglio Generale. La continuità nell’Istituto è garantita principalmente dai Capitoli Generali e dal “Piano dei Comboniani” che sarà formulato. Come conseguenza, non si vede la necessità di cambiare la durata del mandato del CG. Tale indicazione era contenuta anche nei rapporti continentali.
18. Continuità nel servizio. La continuità nell’Istituto è favorita anche dal fatto che le persone che hanno terminato un mandato possono essere rielette e continuare il loro servizio e che l’avvicendamento dei Consigli Generali dopo il Capitolo è meno brusco.
18.1 Per favorire quindi un miglior avvicendamento dei Consigli Generali dopo il Capitolo, si cambi il n. 157.1 della RV con il testo seguente: “Il Consiglio Generale eletto entrerà in carica 30 giorni dopo la chiusura ufficiale del Capitolo. Fino a quella data il precedente Consiglio continuerà nel suo ufficio”.
18.2 Questa decisione comporta anche la modifica del n. 156.1 della RV con il testo seguente: “Il Vicario Generale è nominato tra gli assistenti generali sacerdoti dal Superiore Generale e il suo Consiglio, con voto collegiale, durante la prima consulta generale del mandato”.
18.3 Si riformula inoltre il n. 152.3 della RV con il testo seguente : “Il Superiore Generale presiede il Capitolo fino alla sua conclusione”.
Sussidiarietà
19. Coordinamento Continentale
19.1 Nel Capitolo 2003 si erano date indicazioni per favorire la corresponsabilità e la sussidiarietà a tutti i livelli e in particolar modo per i Continenti. Le indicazioni ivi contenute sono ancora valide (AC ’03, 137-141).
19.2 Il CG, in dialogo con i SP, avvii uno studio sulla continentalità per chiarirne forma, funzionalità e sussidiarietà strutturale, da presentare alla prossima Intercapitolare.
19.3 L’incontro tra il CG e i SP dei continenti è valutato positivamente e deve essere continuato. Si organizzino dunque nel sessennio un incontro dopo ogni elezione dei SP e un terzo all’Intercapitolare. In questi incontri ci sia una valutazione su come l’autorità e la sussidiarietà sono capite e vissute.
20. Assistenti Generali, Segretariati Generali e CCFP. Il Capitolo ha ritenuto di non aumentare il numero degli Assistenti Generali e di non diminuire il numero dei Segretariati Generali; ha invece ampliato il ruolo della CCFP.
21. A livello generale
21.1 Il CG, in consultazione con i Segretariati Generali, pubblichi una relazione annuale sul cammino di attuazione del “Piano dei Comboniani”.
21.2 Anche l’Intercapitolare preveda una valutazione dettagliata del processo di attuazione del “Piano dei Comboniani”.
21.3 Nell’incontro con i nuovi SP, il CG informi sui contenuti e sulla metodologia del “Piano dei Comboniani”.
22. A livello continentale
22.1 Le assemblee continentali dei SP pubblichino una relazione annuale sul cammino di realizzazione del “Piano dei Comboniani”.
23. A livello provinciale:
23.1 Nelle assemblee di Circoscrizione si faccia una valutazione del “Piano dei Comboniani”.