Comboni, dziś

In lettera a Elisabetta Girelli (1870) da Verona si legge:
Noi siamo uniti nel Sacratissimo Cuore di Gesù sulla terra per poi unirci in Paradiso per sempre. È necessario correre a gran passi nelle vie di Dio e nella santità, per non arrestarci che in Paradiso.

Pisma

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Nr pisma
Odbiorca
Znak (*)
Miejsce napisania
Data
1041
Virginia Mansur
0
Khartum
15. 03. 1881

N. 1041; (996) – A VIRGINIA MANSUR

ACR, A, c. 15/56

J.M.J.

Khartum, 15/3/81

Ottima Figlia Virginia,

[6566]

Sono stato molto in dubbio di mandarti o no la lettera araba che mi scrisse Giorgio dal Cairo; e non vorrei mandartela per non recarti dispiacere al pensiero che Giorgio è diventato sì cattivo. Ma dopo molto pensare ho deciso di mandartela qui acclusa. Leggila, e vedrai che tu stessa sarai convinta che il nostro Rettore ha fatto bene a condurlo egli stesso a Trieste e spedirlo a Cairo o Beirut. Come ti scrissi nella mia ultima, se io fossi stato al posto del Rettore, avrei fatto lo stesso, perché tu conosci il carattere di Giorgio quando è arrabbiato, e lo puoi vedere da questa lettera. Giorgio tratta sì male il Rettore, che tanto l'ha amato, ed è uno dei più grandi suoi benefattori.


[6567]

Ma tu mettiti in calma, e prega il Cuore di Gesù per tuo fratello, e vedrai che si convertirà; ed io scriverò e lo raccomanderò, come ho fatto oggi, a pie e zelanti persone perché abbiano ad aver cura di Giorgio.

Coraggio, sta allegra, non ti avvilire, e confida in Dio, e nel tuo Padre



+ Daniele


1042
Tawfik Pascià
0
Khartum
19. 03. 1881

N. 1042; (997) – AL KEDIVE TAWFIK PASCIA'

ACR, A, c. 15/52

Khartum, 19 marzo 1881

Signore

[6568]

Mi prendo la libertà di presentarmi al trono di S. Altezza per ringraziarla dell'alta protezione che lei si è degnato concedermi con l'appoggio dei suoi degni ministri, al fine di facilitare il mio viaggio al Sudan, con il mio seguito.

Mentre ho l'onore di porgere a S. Altezza gli omaggi della mia più viva riconoscenza e della mia perfetta dedizione, oso segnalare alla sua alta attenzione, signore, una consolante verità, cioè ho constatato qui, come sono stato felice di notarlo in Egitto, dopo l'esaltazione di S. Altezza, un notevole miglioramento e un vero progresso nel movimento degli affari del Sudan egiziano.


[6569]

Ciò è principalmente dovuto alla saggezza e allo zelo ammirabile di S. E. Rauf Pascià Hoccomdar del Sudan, che, ispirato ai principi e alle idee inaugurate da S. Altezza, fa tutti gli sforzi per compiere il suo nobile lavoro, malgrado l'esiguità dei mezzi necessari e del personale capace, di cui egli può disporre per una così grande e laboriosa impresa e, malgrado le enormi difficoltà che deve necessariamente incontrare il governatore d'un immenso paese, che ha sofferto da tanti secoli sotto l'oppressione del più atroce schiavismo e della più crudele barbarie.


[6570]

La bandiera egiziana inaugurata dal grande fondatore della sua gloriosa dinastia, e che lei, aiutato da Dio, ha fatto brillare di uno splendore più luminoso, dalle sue idee più larghe di libertà e di progresso è la bandiera di civilizzazione e di umanità e io sono convinto che questa bandiera sacra sarà la divisa del suo degno rappresentante Rauf Pascià, che compirà fedelmente con tutta la sua volontà e tutto il suo zelo, riguardo questi popoli sudanesi, la missione umanitaria e laboriosa che S. Altezza gli ha affidato.


[6571]

Faccio voti, signore, e prego Dio ogni giorno che si degni coprire la Sua augusta famiglia Kediviale della sua protezione e che diffonda su S. Altezza i suoi lumi e le sue grazie divine per la prosperità dell'Egitto e per la civilizzazione dei popoli del Sudan.

E' con questi sentimenti che ho l'onore di presentarle, signore, gli omaggi della mia profonda venerazione e della mia dedizione senza limiti, mentre mi firmo rispettosamente per sempre, signore,



di S. A. um.mo, devoto, e risp.mo servitore

+ Daniele Comboni

Vescovo di Claudiopoli i.p.i.

Vicario Ap.lico dell'Africa centrale


Traduzione dal francese.


1043
P. Giuseppe Sembianti
0
Khartum
19. 03. 1881

N. 1043; (998) – AL P. GIUSEPPE SEMBIANTI

ACR, A, c. 15/114

Nº 11

Khartum, 19/3/81

Festa di S. Giuseppe

M.to R.do e caro Padre,

[6572]

Ricevetti l'altro giorno la sua Nº 13 in cui mi dà la notizia della partenza di Giorgio pel Cairo, e tutta la storia delle cause per cui ella ha creduto prudente di mandarlo via, e di tacerne la cosa a Virginia, riservandosi poi a tempo opportuno di manifestarlo a Virginia.


[6573]

Ella ha operato con vera prudenza, quale s'addice ad un savio direttore, ed ha saviamente consultato il P. Vignola, ed anche Sua Em.za, e Bacilieri. Del resto quando ella segue i consigli del P. Vignola basta; e anche quando decide da sé, io ho tutta la stima di lei, perché agisce solo per la gloria di Dio, e per il bene della santa Opera.


[6574]

Contemporaneamente alla sua lettera suddetta Nº. 13, ne ricevetti una araba scrittami dallo stesso Giorgio dal Cairo, in cui mi narra alcune cose e la sua andata dal Collegio di Verona al Cairo etc. Dal complesso della lettera di Giorgio, chi ha senso comune rileva chiaramente come Ella ha agito colla massima prudenza, e anche con carità: la lettera di Giorgio giustifica pienamente la di lei condotta verso di lui: ella doveva allontanarlo dall'Istituto, e lo doveva far subito, perché realmente Giorgio non corrispose alla grazia della sua abiura: era buono per qualche mese; ma il fatto è certo che diventò cattivo, e meritò l'immediato suo allontanamento.


[6575]

Io al suo posto (io però non gli avrei proibito di parlar arabo con sua sorella, la quale forse parlando confidenzialmente con lui, e avuto sentore dei suoi pravi divisamenti o cogitazioni, lo avrebbe corretto. Però ella proibendo di parlar arabo fra fratello e sorella, ebbe il più santo fine, e ne avrà merito presso Dio anche di questo), io al suo posto, dicea, se fossi stato in Verona, avrei fatto lo stesso, e l'avrei mandato a casa sua, affidando al Signore il resto. Io mentre approvo di cuore completamente la sua savissima, prudente, e caritatevolissima condotta a riguardo di Giorgio, gliene offro di cuore i miei più vivi ringraziamenti, e ne ringrazio di cuore Gesù, Maria, e Giuseppe per averla in questo affare molto bene assistita.


[6576]

Ciò che inonda il mio cuore di afflizione è il pensiero di cosa succederà quando ella darà notizia a Virginia, che Giorgio è già a Cairo o a Beirut, e che partì senza vederla. Viva Noè! ella ha fatto bene a mandarlo via in quel modo, perché ha evitato dei malanni, perché io conosco la natura orientale, specialmente di chi viene dallo scisma greco: ed io, ripeto, avrei fatto lo stesso. Ma cosa dirà la povera Virginia, che essa pure è orientale, ed è sorella a Giorgio, e che ha tanto fatto e patito per salvarlo e convertirlo? Sono certo che se ella avesse a leggere la lettera che Giorgio mi scrive dal Cairo, approverebbe la sua decisione di averlo allontanato dall'Istituto. Ma senza conoscere i pessimi sentimenti che oggi ha Giorgio verso di Lei suo insigne benefattore, e verso cui aveva tanto amore e gratitudine durante qualche mese dopo la sua conversione, come potrà approvare ed essere contenta al vedersi allontanato un fratello senza neanche vederlo? Si sveglieranno tutte le passioni, e chi sa cosa, e vorrà andarsene dall'Istituto etc.


[6577]

Virginia è rimasta quasi 20 anni nella Congregazione delle Suore di S. Giuseppe, che è assai benemerita delle missioni straniere che aiuta con 60 case in 4 parti del mondo, e si comportò benissimo. Gli ultimi tre anni che rimase in Africa sopportò tali insulti ed ingiustizie, che se non avesse avuto un buon fondo, ed un eroismo di virtù, avrebbe fatto degli spropositi: ma Dio l'ha aiutata. Un'altra religiosa al suo posto, avrebbe forse apostatato, come io n'ho veduto dei casi. Di più Virginia sente ancor viva l'umiliazione subita in Verona (ella, mio caro Rettore, non n'ha la minima colpa, né i nostri Superiori l'E.mo e il P. Vignola che hanno avuto le più sante intenzioni, ed io al loro posto, senza conoscere quello che conosco io, avrei fatto lo stesso) di essere stata allontanata dalla comunità, e ridotta al casino come persona secolare etc. etc.


[6578]

Ciò la rende e la renderà indisposta verso di Lei, e dell'Istituto etc., e quindi ne verrà la manifestazione di sentimenti, che contrastano collo spirito religioso, e abbattuta da tanti dispiaceri passati (ed io oppresso, come sono stato, da tante croci e ingiustizie, ne posso calcolare la portata), e dai presenti, che pur son gravi, non potrà dare troppo buoni segnali di vocazione, soprattutto che essa (ed in ciò ha torto marcio) vive con una gran diffidenza, fino da quando fu separata dalla comunità, e non si fida di nessuno. Si aggiunge che il sistema del nostro Istituto, che pure è buono, è affatto differente da quello delle Suore di S. Giuseppe dell'Apparizione, alle quali appartenne fino dal 1860, epoca del massacro di Siria, in cui vide sgozzato suo padre e il suo maggiore fratello. Come Congregazione di missionarie, quella di S. Giuseppe vale dieci volte più della nostra (la quale però, spero, fatto il suo tirocinio, si perfezionerà).


[6579]

In essa vi è maggiore attività che da noi; e Virginia facea nella missione dell'Africa cinque volte di più che ciascuna delle nostre fa ora qui. Sono impaziente di sentire l'impressione che a Virginia farà la notizia di suo fratello. Certo dirà di andarsene a casa sua. Ciò mi farebbe quasi morire, perché io voglio assolutamente salvare l'anima di Virginia, che mi ha tanto aiutato per la mia Africa, e che forse essa ha salvato la mia vita. E oggi ho messo in croce il mio economo S. Giuseppe, al quale ho raccomandato Virginia, la sua causa, e che la migliori, la corregga de' suoi difetti e le dia forza e coraggio per portare la croce, e salvarsi l'anima.


[6580]

Ho sudato e patito per salvare, bianchi, neri, protestanti, turchi, infedeli, peccatori, e prostitute; ho questuato da Mosca a Madrid, e da Dublino all'India per salvar neri e bianchi, per favorir vocazioni a buoni e a cattivi, ho fatto bene a gente che poi m'ha sputato in faccia, a buone giovani; ho questuato e sudato per alimentar poveri, infelici, preti, frati, monache, e piattere e bastarde (come era la def.ta Suor Marietta Caspi, ed è l'Augusta di D. Falezza); e non suderò e questuerò per Virginia, che fu uno dei più valenti e fedeli operai della vigna aspra e difficile dell'Africa, e che sempre mi trattò bene? Non suderò e non questuerò per Virginia che tanto ha sofferto per causa mia, poiché fu perseguitata essa e qualche altro soggetto, perché non vollero ribellarsi a me? Stando in Africa, come lavoro pei neri ed in pro di tanti bianchi, lavorerò per Virginia affinché si salvi l'anima in quello stato in cui vorrà il Signore.


[6581]

E' vero che a forza di soffrire, si dileguarono un po' certe virtù che possedeva, cioè la pazienza e l'umiltà (e in quest'ultimo anno marcai in lei non troppa pazienza, e un po' d'orgoglio nel rispondere; ma questo è sempre il retaggio che dura molto tempo anche alle più elette anime, convertite dal protestantesimo e dallo scisma, e così deve essere di lei): ma colla grazia di Dio ho convertiti tanti peccatori, eretici ed infedeli; e S. Giuseppe non potrà negarmi le grazie che io gli ho chieste per Virginia, affinché si calmi e si salvi.


[6582]

Prego quanto so e posso la sua carità di avere tutta la bontà per Virginia, fino al punto, s'intende, in cui non ne abbia nocumento l'Istituto, e poi me ne avvisi che io provvederò alla meglio. Le farei un torto a dirle che in ciò non dia retta né a Giacomo, né a chi come lui ha anima buona ma piccola, e che non capisce, benché pretenda di capire: le vie del Signore sono misericordiose, e Deus charitas est. Come missionario fra i più sperimentati, perché vidi al mondo molte cose, so il mio conto, e conosco alcun che della grandezza del Cuore di Gesù, della Madonna, del mio caro Beppo. Dal dì che ricevetti la sua lettera e sopratutto quella di Giorgio (povero Giorgio! è divenuto un vero birbante: so cosa ci vuole pei neo-convertiti, e noi nol possiamo avere in Verona, perché tutto gravita colà sulle spalle di Lei, e v'è il necessario pel nostro Istituto, ma non per altre opere), dal giorno che ricevetti la posta da Verona e dal Cairo non ho ancora chiuso occhio, ed oggi mi sento la febbre.


[6583]

Molti qui di Khartum m'han chiesto Virginia e Suor Germana, e Suor Vittoria stessa m'ha mostrato desiderio che Virginia venga a Khartum, per ravvivare e dare incremento alle opere delle nostre Suore di Khartum: ma a ciò non sono disposto io. Ella non si spaventi sull'accoglienza che Virginia farà all'annunzio della dipartita di Giorgio: sulla vita e vero carattere di una persona non si può dare un giudizio sicuro nei momenti della passione, del dolore, e dell'afflizione.


[6584]

Sono indeciso di mandare a Virginia la lettera di Giorgio a me in arabo: è troppo brutta: ma giustifica completamente la sua condotta nell'averlo saviamente allontanato dall'Istituto. Se mi decido a mandarla, e se ella viene a cognizione del senso di essa, non ci abbadi: è un matto che parla, e prima di morire ella al mondo ne vedrà delle altre belle, perché, come mi disse il Santo Padre, finché faremo del bene sulla terra, soffriremo assai, perché il demonio si arrabatta, e circuit quaerens quem devoret; ma le corna di Cristo son più dure delle sue. Ella usi bontà con Virginia, e il Signore la aiuterà a rialzarsi, e rendersi degna della consolazione, e delle celesti e terrene benedizioni.


[6585]

Ai 15 del corrente ho compiuti 50 anni: mio Dio! diventiamo vecchi, ed a me si accrescono le pene e le croci. Ma siccome queste croci son tutte mandate da Dio, così spero nel suo divino aiuto. O Crux, ave Spes Unica.

A Khartum fu una vera festa, e tutti Pascià, Consoli, etc. etc. vennero ad offerirmi gli auguri per altri 50 anni. Il Gran Pascià mandò la banda militare per farmi le serenate, e la sera venne con tutte le autorità, Consoli, e aristocrazia cartumese a passare la serata nel mio salone, etc. Ma veda benedizione di Dio! D. Bortolo ch'era andato innanzi colla nostra gran carovana per due giornate, tornò colla febbre e più morto che vivo: ma si riebbe presto, e desidera venir meco in Cordofan (per veder D. Losi soprattutto). Il Gran Pascià m'aveva offerto il vapore per andare fino a Tura-el-Khadra, che è un terzo del viaggio da Khartum ad El-Obeid; ed io l'aveva accettato per partire stamane. Ma siccome i missionari mi dissero che D. Bartolo bramava tentare di partire pel Cordofan, dissi al Pascià che non avrei potuto partire prima di sabato venturo 26 corr. per prender meco D. Bortolo. Allora mi disse che giovedì manderà il vapore davanti alla missione, e partirò quando vorrò. Ai 16, il giorno dopo, Slatin Bey (che ha messo a mia disposizione i dromedari per me e Domenico con giannizzeri e guide), spedì alla missione un altro dromedario per D. Bortolo, e pel vitto, provvig. etc. pensa tutto lui.


[6586]

Sono imbrogliatissimo pel denaro. Anche l'altro giorno D. Fraccaro (a cui ho bene lavata la testa) mi scrisse che vi sono ancora in tutto 1,300 (milletrecento) talleri di debiti in Cordofan: mi chiede perdono della sua negligenza amministrativa e nel dar conti (mai non avea segnalati questi debiti), e che tutto è in ordine etc. Anche prima scrisse che non v'erano che 1800 talleri. Ne ho pagati 1900, e poi altri; ed ora saltano fuori ancora 1300 talleri (sono 130 persone da mantenere e che mangiano e vestono sulle mie spalle colà). Chissà quanti ne salteranno fuori quando arriverò in Cordofan. Qui a Khartum non abbiamo 50 talleri, e D. Giulianelli scrive miserie. Oggi dopo aver tirato la barba a S. Giuseppe per Virg. Mansur (la cui felicità e santificazione mi sta a cuore più del denaro) gliel'ho tirata (è tanto buono) perché mi cavi dagli imbrogli finanziari, e perché entro 5 mesi non vi sia neanche un centesimo di debito né in Sudan, né in Egitto, né a Verona ed in Europa.


[6587]

Ella porti pure un po' di pazienza, ed abbia soda e vera fiducia totale in S. Giuseppe, e non si addolori neanche un solo minuto secondo pel denaro e mezzi materiali; i quali entrano nell'haec adiicentur vobis. Ella attenda solo, come fa mirabilmente (e questo è un gran conforto per me) al regnum Dei et iustitiam eius.

Offra i miei ossequi all'E.mo, al R.mo P. Vignola e P. Benciolini, alle cui orazioni mi raccomando, ai Padri Stimmatini, D. Luciano, e al mio caro Mgr. Bacilieri, e preghi pel


Suo afflitt.mo + Daniele Vescovo

Oggi abbiamo tassato S. Giuseppe di 60.000 franchi per agosto prossimo.


1044
P. Giuseppe Sembianti
0
Khartum
22. 03. 1881

N. 1044; (999) – AL P. GIUSEPPE SEMBIANTI

ACR, A, c. 15/115

Nº 13

Khartum, 22 marzo 1881

Mio caro P. Rettore,

[6588]

Ieri mi giunse la sua Nº 14, in cui mi fa noto che a quest'ora ha annunziato a Virginia la partenza di Giorgio senza che essa abbia potuto nemmeno salutarlo. Parimenti ieri mattina ricevetti lettera da Virginia, in cui mi annunzia il suo dolore e le sue impressioni per l'avvenuto. La conseguenza di ogni cosa è tale quale io prevedeva. E' un fatto che a Virginia si è allontanato un fratello, che ella piangeva da sei anni perché non era cattolico, e lo si è allontanato senza che essa abbia nemmeno potuto dirgli una parola di avviso o di correzione. Come le dissi nell'ultima mia Ella ha fatto bene ad allontanarlo per evitare brutte conseguenze etc., e perché così ha opinato il sapientissimo e santo nostro Superiore P. Vignola, che è l'angelo dell'opera africana di Verona, e a cui Gesù tien preparato il guiderdone dei veri Apostoli suoi. Io disapprovo altamente le risposte che le ha dato Virginia, la sua superbia, la sua imprudenza ed i suoi difetti commessi; ma, calcolate le precedenti cause di diffidenza, il dolore naturale della dipartita inaspettata di un caro fratello, ed il momento di passione che è sempre pericoloso anche per i più gran santi che mangiano, io compatisco Virginia, e qualsiasi altra che si fosse trovata al suo posto.


[6589]

Sentito però il giudizio che ella dà di Virginia in seguito a quel colloquio, e sentito quanto mi scrive Virginia sulla sua posizione nell'Istituto di Verona, son persuaso che è meglio che essa abbandoni Verona, e sono convinto che la sua dipartita sarà utile all'Istituto di Verona ed alla Virginia stessa. Se Virginia fosse a Khartum sotto Suor Vittoria sul campo dell'azione, o in Cordofan sotto Sr. Amalia (nulla posso dire di Suor Teresa Grigolini, perché non l'ho ancor veduta e sentita) sono certo che formerebbe la delizia e di Suor Vittoria che la vorrebbe a Khartum e che me l'ha chiesta ripetutamente, e della popolazione orientale di Khartum che me l'ha dimandata più volte, e di Suor Amalia che mille volte mi disse che sarebbe felice di averla a compagna e maestra di arabo. Ma a ciò non son disposto ancora io. Dove dunque andrà Virginia? Certo che a suo tempo dee e vorrà visitare Beirut; ma ora non voglio; vorrei prima che facesse una cura in Europa, perché deve essere molto oppressa, passa talora le notti piangendo, e visse molto in diffidenza, ed in un sistema di vita affatto diversa dai 18 anni che passò nella Congregazione di S. Giuseppe.


[6590]

Benché questa croce unita alle altre pesi assai sul mio spirito, e sono sei notti che non chiudo occhio, sono spossato, stanco, (e per giunta ieri il medico ha spedito D. Bortolo, ed io temo che difficilmente potrà acquistare le forze per ritornare in Cairo) avvilito, e dolente anche perché in Cairo si sta male, e D. Giulianelli mi scrisse che non poté ottenere sussidio da Verona (e la Mantovana postulante non potrebbe andare a Sestri: pareva un soggetto di vaglia. Bramo che ella le dica di scrivermi), tuttavia ho una fiducia in S. Giuseppe ferma, efficace, certa, che mi suggerirà il modo opportuno per assicurare a Virginia la posizione che vuole Dio.


[6591]

Ho pensato di pregare la C.ssa da Robiano e la Madre Fondatrice dell'Adorazione Perpetua, perché per qualche mese ricevano Virginia in Roma, cioè, fino a che possa fare una cura nell'estate: ed in seguito poi decidere sul suo futuro. Virgina sotto gli occhi di quelle sante Religiose potrà lavorare nell'opera delle chiese povere in quell'esemplare convento, sentire un altissimo e valente personaggio con cui mi consulto spesso io, e mi sono consultato anche per Lei, baciare i piedi del Santo Padre e la tomba di S. Pietro. Scriverò a quella brava Superiora Generale colla prossima posta pria di partire pel Cordofan: e se quella Superiora non potrà compiacermi, scriverò alla Fondatrice genovese in Piacenza.


[6592]

Suor Vittoria mi tempesta che mandi Virginia al Cairo ad aiutare quelle povere infelici: ma temo che ciò non incontri il suo piacere, temendo forse che dal contatto di Virginia non abbiano a soffrirne quelle Suore. Quanto a me non temo di nulla, perché Virginia quando esercita la carità è veramente religiosa. Bramerei che Virginia visitasse il Parroco di S. Luca e le sue nipoti sorelle di D. Bonomi, non che Teresina e suo fratello D. Gio. Bertanza a Rovereto, che in una lunga lettera me ne domandò informazione ieri, ed anche mia cugina Marietta moglie di mio cugino Pietro. Se si avesse a negare questo la si tratterebbe come proprio una donna cattiva. Ma in ciò mi rimetto a Lei; io non mi oppongo in nulla alla sua volontà perché se per la conversione della Nigrizia io valgo dieci, ella, mio caro Rettore vale cento.


[6593]

Solamente quando Virginia partirà da Verona io non voglio, e ne la prego in visceribus Christi, che Giacomo e Stefano non sappiano mai nulla cosa è avvenuto di Virginia mai, e mai, perché sono contadini, ed hanno la testa da contadini, e non capiscono un'acca, benché buoni cristiani. Anche ieri D. Giulianelli mi scrisse di aver ricevuto da Vienna 2000 franchi, ma non può mandarmi un centesimo, perché deve pagare il vino; e mi scrisse che mi spedisce subito 3000 litri di vino!!!!! né io ne D. Rolleri mai gli dicemmo di comperare tanto vino. Il mio ordine è di mille litri per Cairo e tutto il Vicariato.

Preghi pel Suo

+ Daniele


[6594]

Poscriptum. Oggi ho deciso di lasciar partire per Cairo e l'Europa Domenico Polinari di Montorio giardiniere di Khartum, ed il veterano dell'Africa Centrale dopo che è sotto la mia giurisdizione il Vicariato. Costui è infaticabile e lavorò per dieci, ed è a prova di bomba per buoni costumi, pietà e missionario laico. Lo lascio partire perché altrimenti con tanta fatica temo che mi muoia. Egli ritornerà a Khartum in autunno. Siccome è di Montorio, e mel diede il Parroco Grego, stia attento che questo prete non lo seduca a rimanere a casa. Credo che con tutte le arti non riuscirà, perché Domenico è solido ed è uomo, benché un poco stravagante nel lavoro, ma uomo di polso etc. etc. Due volte scrisse Grego a D. Luigi invitandolo ad abbandonar l'Africa, ed a riprendere le funzioni di Curato di Montorio. Ma quando si confida davvero in Dio, la giustizia trionfa.


[6595]

Io ho promesso a Virginia la dote se abbraccia un altro istituto, e ciò dietro impulso di mia coscienza e col consiglio di un sommo uomo competente. E senz'altro continuo ora a chiedere sussidi per lei, come già ne ho raccolto la scorsa primavera. Se Virginia non avesse pensato che io sono fondatore e proprietario di un Istituto di Suore per l'Africa, delle quali le sue stesse Suore han parlato bene calcolando le prime 5, e se non fosse stata sicura che io l'accettava, non avrebbe forse abbandonata la sua Congregazione. Dunque a me spetta il dovere assoluto di coscienza di pensare a Lei, e non abbandonarla fino a che non si trovi in posizione analoga a quella in cui si trovava quando venne in Africa sotto la mia giurisdizione. Certo Dio non vuole che ella stia in Verona: le troveremo un'altra coll'aiuto di S. Giuseppe, che già, spero, m'ha esaudito. Le vie della Provvidenza di Dio sono amorose e ineffabili. Il nostro Istituto di Verona cosi avrà meno da che fare, e penserò a procurargli una maestra araba. Domenico Polinari le dirà certo che vale più una Suora di S. Gius. che 3 delle nostre benché più obbedienti. Gabriele mandatoci da Mgr. Marinoni è una perla, un santo: Oh! se ne avessi 30! Coraggio e fiducia in Dio.


+ Daniele V.


1045
Don Francesco Giulianelli
0
Khartum
26. 03. 1881

N. 1045; (1000) – A DON FRANCESCO GIULIANELLI

ACR, A, c. 15/24


Cairo, (Khartum) 26/3/81

Mio caro D. Francesco,

[6596]

Vi prego di pagar subito all'Ill.mo Conte Gloria Console d'Italia in Cairo la somma di Nº 24 Talleri Megid; preparateli e portateceli subito, più presto che potete. Ordino che spediate immediatamente quella macchina da cucire a piedi che ha ordinato la M. Amalia.

Siccome io non so più come fare per il denaro (perché voi, che avete ricevuto quasi 19.000 fr., non mi avete mai mandato un centesimo, e qui pagai sinora più di 15.000 franchi di debito, e non ne avevamo che sei o settemila) così andate subito dal Sig.r Holz coll'inclusa mia lettera, e pregatelo a mandarmi subito per mezzo di Manueliadis et Leontidis 6000 franchi, e voi fategliene per me la carta di obbligazione.

Faceste male a spedire tanto vino: sapete che non abbiamo denaro.


[6597]

D'ora innanzi vi ordino di non ordinare più vino a Santorino fino a nuovo mio ordine. Col denaro che verrà, pagate Holz, ed il resto spedite in Sudan. Per Cairo ingegnatevi alla meglio. Ora l'estremo bisogno è il Sudan. Chiederò io a Verona sussidio di denaro per Cairo. D. Bortolo se guarirà, partirà pel Cairo. Coraggio, piena fiducia nel Cuor di Gesù, e vi benedico.



( + Daniele Vescovo)


1046
Suo Padre
0
Khartum
28. 03. 1881

N. 1046; (1001) – A SUO PADRE

ACR, A, c. 14/130

Khartum, 28 marzo 1881

Breve biglietto.

1047
Card. Giovanni Simeoni
0
Khartum
03.1881

N. 1047; (1002) – AL CARD. GIOVANNI SIMEONI

AP SC Afr. C., v. 9, f. 121


Marzo 1881


Alcune parole scritte sul retro di una foto della chiesa di El-Odeib.

1048
P. Giuseppe Sembianti
0
Khartum
03.1881

N. 1048; (1004) – AL P. GIUSEPPE SEMBIANTI

ACR, A, c. 15/116

Khartum, marzo 1881

Mio caro Rettore,

[6598]

Il nostro D. Losi crede che l'Europa, che caccia preti e frati dai propri conventi, si voglia occupare dei negrieri e rubatori di schiavi di Gebel Nuba.

Io però col Khedive d'Egitto e il Governatore Generale del Sudan ho preso tale ascendente, ed ho fatto tali patti qui col Governatore G.le Rauf Pascià, che nella mia prossima andata a Gebel Nuba metterò ordine fra quei ladri ed assassini, o li farò consegnare all'autorità per essere giudicati. Confidiamo solo in Dio, che morì pei neri, e preghiamo e facciamo pregare, e la Nigrizia piegherà la fronte davanti a Cristo... Ponderi un po' i consigli che mi dà D. Losi, di dipendere da D. Bortolo, o da D. Batta, e nulla sul giudizio del Capo... Non importa...


[6599]

Vorrei averne cento dei D. Losi, perché ha anche buone qualità di missionario. Ciò che è necessario, è che si studi a Verona la lingua araba tanto dalle Suore che dai maschi: la lingua è di prima necessità, ed è indizio anche della vocazione degli aspiranti. Chi ha vocazione, cerca di procurarsi il mezzo più necessario, che, dopo la pietà e moralità, è il primo mezzo. Ciò predico, e predicherò sempre.


+ Daniele V.o


1049
P. Giuseppe Sembianti
0
El-Obeid
06. 04. 1881

N. 1049; (1005) - AL P. GIUSEPPE SEMBIANTI

ACVV, XVII, 5, B

J.M.J. Nº. 14

El-Obeid, 6 aprile 1881

Mio caro Padre,

[6600]

Le scrivo poco perché sono ancora stanco dal viaggio. Più di 50 gradi di calore avemmo in viaggio. La nostra carovana colle Suore condotta da D. Bonomi impiegò 17 giorni da Khartum a Cordofan. Io impiegai soli 4´ giorni di dromedario, ma a corsa continuata. Venni qui con pieni poteri del governo, che mi rendono forte per mettere a dovere le tribù erranti negriere che circolano nei territori della tribù dei Nuba, e iniziare una missione a dovere. Siccome ella deve essere informato di tutto, perché possa formarsi almeno una languida idea di questa importante missione, così le farò copiare la traduzione della commendatizia del Gran Pascià del Sudan al Pascià del Cordofan perché io sia secondato in tutto. E così a poco a poco su tutto.


[6601]

Non ho tempo di scrivere oggi alla Superiora, e a Virginia. Trovai qui le Suore assai bene e D. Leone da Nuba, e D. Antonio da Malbes, ed una superba chiesa tutta coperta di zinco, la più vasta e bella dell'Africa Centrale. Abbiamo da tribolare; ma abbiamo delle consolazioni: ma oh! le croci! ed io più di tutti, perché tutto pesa sulle mie spalle. La carità è sì peregrina nel mondo! Tanti ossequi all'Eminentissimo.


+ Daniele V.o


1050
Suo Padre
0
El-Obeid
06. 04. 1881

N. 1050; (1006) – A SUO PADRE

BQB, sez. Autografi (Manoscritti), c. 380, fasc. II, n. 1

J.M.J.

El-Obeid, capitale del Cordofan

6 apr. 1881

Mio caro Padre,

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La carovana delle Suore e missionari condotta da D. Bonomi giunse da Khartum a qui in 17 giorni: io venni col vapore e col dromedario a piena corsa in 5 giorni, e sono forte come un leone. Trovai qui una chiesa coperta di zinco (fatto venire da me di Francia quando stava a Limone) che è la più grande e bella di tutta l'Africa C.le. Trovai qui 3400 talleri di debiti ed oggi finii di pagarli tutti; perché Beppo è un bravo amministratore. Spendiamo qui solo per comprar l'acqua dai tre ai 4 talleri al giorno.


[6603]

Sono munito di pieni poteri dal governo turco per mettere all'ordine i capi ladroni di umana carne, e guai a chi mi farà opposizione. Le corna di Cristo son più dure che quelle del demonio. E' un caldo eccessivo. Il luglio di Verona è una primavera. Durai a tutta corsa senza interruzione fino a 3 ore filate sul dromedario, che corre più del cavallo: e mi sento bene, e non perdo tempo. La Chiesa cattolica di El-Obeid è la meraviglia di questi paesi specialmente le colonne: e molti milionari di questa capitale (che possiedono centinaia di migliaia in contanti) vennero a prendere il disegno per fabbricarsi così le loro residenze.


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Salutatemi Teresa e tutti i parenti. Vi salutano i missionari e Teresina Grigolini Superiora Provinciale dell'Africa Centrale, che è un vero gendarme di Cristo. Pregate sempre e scrivete spesso al


Vostro amat.mo figlio

+ Daniele Vescovo

Con me venne Domenico fedelissimo, che è tutto stracciato e piagato nel tafanario a forza di correre, e insanguinato, e ne ha per 15 giorni da curarsi. Per non perder tempo preferisco a viaggiare così. Mi sono convinto che non sono ancora tisico affatto. Scrivetemi.


+ Daniele Vescovo