N. 1021; (977) – A DON FRANCESCO GIULIANELLI
ACR, A, c. 15/21
Khartum, 15 febbraio 1881
Ordino al R. D. Giulianelli di provvedere e spedire gli articoli suddetti. Di più di provvedere dai P. Gesuiti i libri da scrivere arabo senza maestro in dodici fascicoletti: prenderne 10 copie di ciascuno dei dodici fascicoli, (cioè 120 fascicoli) e di spedirli a Khartum.
Di più spero che avrà pagato i libri arabi da me comperati dai Gesuiti, come gli ho ordinato prima di partire. E spero che quelli che ho lasciati al Cairo nella mia stanza li avrà spediti a Verona, insieme a 10 copie di ciascuno dei 12 fascicoli da scrivere suddetti (cioè 120 fascicoli). Se non l'avesse fatto, lo faccia quanto prima.
Oggi (15 febbraio) D. Bortolo e D. Rosignoli hanno la febbre prodotta da infreddatura. Spero che in una settimana guariranno.
+ Daniele Vescovo e Vic. Ap.
N. 1022; (978) – A P. GIUSEPPE SEMBIANTI
ACR, A, c. 15/109
Khartum, 15/2/81
Mio caro Padre,
D. Bortolo e D. Rosignoli sono a letto con febbre per raffreddore, benché ieri avevamo 31 gradi all'ombra. Non ho tempo di scrivere. La missione del Nyanza di Mgr. Lavigerie va male ed a rompicollo, benché a Lione si stampino mirabilia; preghiamo per loro. Ma la nostra... è più solida e molto meglio organizzata che tutte quelle dell'Africa Equatoriale. Il governatore delle province equatoriali, mi si dice, che abbia detto, che la più piccola Stazione della missione di Mgr. Comboni vale più che tutte quelle delle missioni francesi dell'Equatore. Gloria a Dio, che vuole l'opera: e la vuole perché manda la Croce: mi scrive la Grigolini ieri, che ora a Cordofan ci vogliono 15 franchi (3 talleri) al giorno per l'acqua. S. Giuseppe nostro caro nonno penserà. Benedico tutti e tutte. Anche in questa settimana 2 matrimoni cattolici.
Tanti ossequi all'E.mo
+ Daniele V.o
Per carità scriva a mio padre, che io sto benissimo, e che presto vo in Cordofan.
N. 1023; (979) - AL CARD. GIOVANNI SIMEONI
AP SC Afr. C., v. 9, ff. 7-12v
Nº 3
Khartum, 15 febbr. 1881
E.mo e R.mo Principe,
Avendo ricevuto colla posta di ieri il D.r A. Petermann's Mittheilungen di Gotha (che è uno dei periodici più preziosi del mondo per le notizie e scoperte africane, che la p.m. di Mgr. Nardi ricevea sempre in Roma, e che, atteso il movimento africano, è bene che legga chi ha interesse per l'Africa), in cui si legge in tedesco il senso di quanto mi permisi di scrivere a V. E. coll'ultima mia 8 corr.te Nº. 2 circa l'Uganda ed il suo despota M'tesa, m'affrettai a tradurne un pezzettino in italiano, dal quale risulta che la posizione dei nostri benemeriti e coraggiosi missionari d'Algeri è molto critico. Credo mio dovere d'informare V. E. di quanto riguarda questi interessanti paesi essendo io alla portata di saperne qualche cosa. Ciò non toglie che non si debba sperare su quella santa impresa. La Chiesa è avvezza a queste cose, alle contraddizioni, alle avversioni dei despoti, al martirio. E' la condizione sine qua non delle Opere di Dio. Le unisco qui in foglio separato un piccolo estratto tradotto dal Mittheilungen etc.
Benché il clima di Khartum si sia considerabilmente migliorato, pure ho due nuovi missionari venuti meco dal Cairo colpiti da una forte febbre.
Essendo che nel regno di Cordofan comincia la scarsezza dell'acqua, che durerà certo fino alle prime piogge in giugno, sono già in gran movimento pei preparativi per muovere a quella volta, e posdomani partirà la prima carovana colle provvigioni e con 6 individui; io li seguirò in 15 giorni colle Suore. Si tratta che la spesa dell'acqua per bere e far da mangiare in due miei stabilimenti di El-Obeid ascende a 15 ed anche 16 franchi al giorno, solo per l'acqua.
Della missione di Khartum restai abbastanza contento, soprattutto degli istituti dell'interno ove regna la preghiera, il fervore, e l'attività, e vi sono molti catecumeni istruiti e sotto istruzione che bramano di essere cristiani, fra cui tre musulmani. Ma io vado adagio, perché così si deve fare in Africa: bisogna camminare lenti e sicuri. Mi riservo a darne a V. E. ponderata ed esatta relazione, dopo la visita del Cordofan e di Gebel Nuba. Nei miei missionari e nelle mie Suore regna lo spirito di abnegazione e sacrifizio. Tutti siamo disposti a morire per la redenzione della Nigrizia.
Bacio, etc. impl.
D.mo indeg.o figlio
+ Daniele Comboni V.o
Estratto di una lettera del D.r Emin-Bey
pubblicata negli Annali di Petermann, Mittheilungen di Gotha
Fasc. 26 (dicembre) 1880, pag. 472
sulla Missione del Vittoria Nyanza
"Dietro sua domanda farò un lavoro sull'Uganda. Stanley, del quale io nutro una grande stima, scrisse molte cose false sull'Uganda. E' bene che a tempo si espongano infatti le cose tali quali sono. Avviene per caso che ricevo la posta dall'Uganda, e ne veggo fra le altre relazioni, che al 23 dicembre 1879 il re M'tesa ed i suoi capi, radunati in grande e solenne assemblea conchiusero di proibire ai missionari inglesi e francesi di istruire, e di punire colla morte gli indigeni che si fanno istruire da loro. Un decreto contemporaneo dice che resta proibita la religione tanto dell'uomo bianco quanto la religione maomettana, e viene ingiunto che i sudditi indigeni debbano rimanere nella fede e costumi dei loro antenati. Questa decisione venne accolta dai capi con grandi applausi, mentre che il re comandò ai soldati posti a fare in onore di questo avvenimento gli spari di saluto.
L'Assemblea fu di opinione non esservi d'uopo nell'Uganda d'insegnamento religioso, ma sì di fucili, polvere, e capsule, e in tanto numero quanto sono numerosi i fili d'erba. Corrispondente a ciò è pure la lettera più recente ricevuta da Rubaga in data del 1 giugno, secondo la quale non vi è alcuna speranza in fatto delle missioni (sic). M'tesa, dice la lettera, non agisce bene per noi, ed io credo che dovremo lasciare la missione. I quattro missionari francesi come pure gl'inglesi (1) sono d'opinione che qui non si può riuscire. Il re è più feroce che mai, e sacrificò sulla tomba de' suoi antenati più di duecento poveri, e non bada più alle nostre parole etc. (2)".
D.r Emin Bey Governatore
(1) Mi si assicura qui che nell'Uganda vi sono ancora due missionari anglicani.
(2) Il re M'tesa, secondo le antiche leggi dell'Uganda, considera come suoi ospiti tutti i forestieri che arrivano nel suo impero; perciò si crede obbligato di ospitarli, e di provveder loro tutto il necessario finché restano nelle sue terre. In forza di ciò, è proibito non solo ai suoi ospiti di comperarsi da altri le cose necessarie, ma è proibito ancora agli ugandesi di vender nulla ai forestieri. M'tesa riceve sul principio assai bene i forestieri in vista dei regali che portano; ma quando non vi è più da prendere, è come tutti i capi e re africani in generale, e o li abbandona o li perseguita. Ammaestrato da una tale esperienza, io non portai mai regali né a Nuba né ai Kic, né altrove fuorché qualche camicia, sigari, tabacco e medicine e poche o nessuna arma. Io andai a Nuba solo con due fucili nel 1875, ed ora vi andrò solo con due fucili per difenderci dalle iene etc. e procurar caccia per mangiare.
Anche a me Stanley disse che M'tesa è un gentiluomo: he is a gentleman: E può benissimo aver detto la verità, perché Stanley non è stato presso il re M'tesa che poco tempo.
Ma, come scrissi più volte in Propaganda, e dissi a Mgr. Lavigerie, e a Vienna e altrove, altro è viaggiare o fare un'esplorazione in Africa, altro è fondarvi un'Opera stabile e duratura, come è una missione cattolica. Pei viaggiatori od esploratori è cosa facile, perché passano da questi luoghi come meteore, e poi sen vanno a casa loro: ma una missione è più difficile; e quindi bisogna camminare adagio, scriver meno, e solo parlare dopo molto tempo, lunga esperienza, e dir meno della realtà fino a che la cosa è sicura.
Io però credo e sono convinto che col tempo e colla pazienza e colla fiducia in Dio, che è il padrone anche del re M'tesa, i missionari d'Algeri ammaestrati dall'esperienza, impareranno la maniera di piantare e rendere a poco a poco stabile la loro opera, quando, cioè, fra le altre cose, avranno bene imparata la lingua (cosa assai difficile a chi non è poliglotta e pratico delle lingue). Insomma preghiamo; ed io col vapore, che ai 20 partirà di qui pella tribù dei Bari, risponderò al Superiore del Nyanza Vittoria, incoraggiandolo, e dandogli consigli buoni e pratici, e ricordandogli che il Cuore di Gesù palpitò anche pei popoli dell'Africa Equatoriale.
Colla prossima posta spedirò a V. Em.za la copia di una nuova lettera dello stesso mio amico governatore Emin Bey (che essendo anche medico è in ottima relazione con M'tesa e suoi generali (???!), e dice che cercherà di fare il massimo bene per quei missionari cattolici) che scrisse al Cav. Hansal I. R. Console austriaco di qui in data del 28 agosto del 1880, che da presso a poco le stesse notizie scritte a V. Em.za nell'ultima mia Nº 2.
Parimenti Emin Bey comunica al I. R. Console di qui una lettera del missionario inglese anglicano Pearson che è nell'Uganda, e dice che in causa dei decreti di re M'tesa, egli col suo compagno è costretto a ritirarsi dall'Uganda a Mpwapwa, ove sono alcuni suoi confratelli. Buon viaggio!
Ma siccome la missione cattolica di Uganda è opera di Dio, così Dio saprà sventare i disegni del demonio, e, passate le prime prove inerenti alle opere di Dio, la missione cattolica di Uganda resterà. Preghiamo.
+ Daniele Comboni
Vescovo e Vic. Ap. dell'Africa C.le
N.1024; (980) - AL REDATTORE DELLA RIVISTA "DIE KATHOLISCHEN MISSIONEN"
"Die Katholischen Missionen" 6 (1881), pp. 125-126
Khartum, 19 febbraio 1881
Già da parecchi anni le "Katholischen Missionen" prendono vivo interesse alla mia difficile missione dell'Africa Centrale, e le continue offerte per sostenere questa difficile impresa sono una prova chiara dell'interesse della Germania cattolica. Sono molto riconoscente alla stimata redazione, come pure agli insigni benefattori, e ogni giorno pregherò per loro insieme alle mie pecorelle.
Per informare la stimata redazione, che tanto fa per l'opera della santa evangelizzazione, e i molti lettori sull'andamento della missione, cercherò di mandare ogni tanto delle notizie, per avere così una corrispondenza più regolare. In caso che io stesso non potessi farlo, incaricherò il mio missionario Don J. Dichtl.
Per darvi subito una qualche notizia, comunico a Vostra Signoria che il 28 sono arrivato a Khartum, sede principale della mia missione, dopo un felice viaggio, iniziato al Cairo, di soli 29 giorni. La mia carovana consisteva di 15 persone, cioè del sacerdote Don Bartolomeo Rolleri della diocesi di Piacenza (appartenente dal 1869 agli Istituti dei neri d'Egitto, e dal 1872 loro Superiore), Joh. Dichtl, diocesi di Seckau, Joseph Ohrwalder, diocesi di Trento e don Paolo Rosignoli, diocesi di Frascati (studente del Collegio "Mastai" di Roma), di sei suore del mio Istituto di Verona e di cinque laici (anch'essi del mio Istituto di Verona).
Prima della mia partenza fui ricevuto molto amichevolmente da Sua Altezza Reale Tawfik Pascià, ed il governo vicereale mi ha concesso alcuni privilegi per il mio viaggio. Il 29 dicembre partimmo dal Cairo in direzione di Suez, dove arrivammo alle 8.00 della sera dello stesso giorno, e partimmo nuovamente il 31 pomeriggio con la nave egiziana "Nagila". Il 5 gennaio pomeriggio arrivammo a Suakin. Abbiamo avuto una navigazione abbastanza tranquilla, con l'eccezione di alcuni momenti, in cui il mare era molto agitato, così che tutti soffrirono il mal di mare. A Suakin ci fermammo fino al 10 gennaio per continuare poi con 48 cammelli verso ovest a Hila, atraverso il deserto dei Bisciarini, e arrivammo molto stanchi a Berber il 22 gennaio, ma in ottimo stato di salute. Il 24 proseguimmo il nostro viaggio per Khartum col vapore "El Fascer". Dopo le fatiche del deserto, il viaggio sul Nilo fu proprio un viaggio di diporto. A Khartum eravamo aspettati soltanto il 31, e il nostro arrivo imprevisto fu una sorpresa gioiosa per la missione.
Dall'inizio del 1879 sono molto contento dell'andamento della missione di Khartum, sia per lo stato di salute che per il risultato dei nostri sforzi. Sentiamo però ancora molto le conseguenze del 1878, e certi vuoti non sono ancora stati riempiti.
Fra pochi giorni partirò con le nuove forze per il Kordofan, per visitare le missioni di El Obeid e Malbes. Le notizie provenienti di là sono piuttosto preoccupanti, perché i pozzi cominciano a inaridirsi di nuovo e la missione è costretta a comperare l'acqua da molto lontano per 14-15 franchi. Dal Kordofan partirò per la missione dei Nuba, che è molto promettente e penso estenderla verso il Bahr-el-Ghazal.
Il suo servo + Daniel Comboni
Vescovo di Claudiopoli, i.p.i.
Vicario Apostolico dell'Africa Centrale
Traduzione dal tedesco.
N.1025; (981) – A SUO PADRE
ACR, A, c. 14/128
J.M.J.
Khartum, 19/2/81
Mio carissimo Padre,
Ricevetti oggi la vostra carissima 20 gennaio. Si tratta che la posta in vapori e strada ferrata sul mare e sul Nilo va da Limone a Corosco nella Nubia, d'onde entra nel deserto.
Io sono di perfetta salute assai meglio che in Italia; ma ho passato due notti e due giorni di Purgatorio per la pericolosa malattia di D. Rolleri (che ha capito tutto fin qui, ed è stato da Cairo ad oggi come un'agnello mansueto perché trovò le cose molto meglio di quel che credeva, e capisce bene che era assai falsamente informato, anche sul conto di D. Luigi Bonomi, che è una vera colonna della missione, e che io solo posso condurre tutta l'opera nella sua vastità e difficoltà) che fu agli estremi, e del Sac. romano D. Paolo Rosignoli ch'ebbe il tifo. Ma grazie a Dio declinarono ier sera queste due tremende malattie, ed ora ambedue sono fuori di pericolo.
Domenico mio cappanera spaventato da tali malattie (sospira sempre Roma) ora non beve che mezzo bicchiere di vino a pranzo, e mezzo a cena. D. Bortolo e tutti rimasero stupiti del lavoro di D. Bonomi (che ricambia di cuore i vostri saluti). D. Bort. Rolleri si confessa da me, ed io mi confesso da lui ogni lunedì. Nelle prime volte (sia detto fra noi) voleva che io avessi fatto i tali e tali peccati ogni settimana; e benché io gli ripeteva di no, e che neanche li avea sognati, pure egli fermo nella sua testa che io li avessi fatti, ad onta che io dicessi di non averli fatti, pure egli mi dava la penitenza come se io ne fossi stato colpevole (penitenza però che io ho eseguita). Ma da un mese ha cambiato stile, e pare convinto di essersi sbagliato; certo egli è obbediente, esemplare, e devoto, tranquillo, dolce, pacifico, e veramente amante e zelante della missione. Ho già fatto partire ieri 15 cammelli delle provvigioni pel Cordofan, ed ho pronti i cammelli per una carovana di oltre a 25 persone fra missionari, Suore, negri e bianchi per prender meco: ma ho sospeso (dovea partire in tre giorni) in causa delle due gravi malattie suddette.
I due tedeschi che ho ordinato Sacerdoti in Cairo D. Giovanni e D. Giuseppe sono due preti di primo ordine. Domani do gli ordini minori a Francesco Pimazzoni, di Verona, che certo diverrà il più perfetto e santo missionario dell'Africa Centrale. E' quegli che scrive a voi, per conto del mio servo Domenico, l'inclusa lettera. Tutti i missionari e Suore dell'Africa Centrale pregano per voi, sempre. Questi/e di Khartum vi salutano e vogliono essere ricordati. Isidoro fa bene, e ci ha fatto ridere in tutto il viaggio. Dice che deve la sua fortuna di essere in Africa a Voi, mentre fu sull'orlo di essere scacciato da Verona per causa di Grieff.
Saluto tutti i parenti e amici.
V.o figlio + Daniele Vescovo
N° 1026; (982) - AL P. GIUSEPPE SEMBIANTI
ACR, A, c. 15/110
Nº. 7
Khartum, 22 febbraio 1881
Mio caro Rettore,
D. Francesco Pimazzoni (che nella festa di S. Mattia promuoverò alla tonsura ed agli Ordini Minori tutti quattro, come ho stabilito anche dietro il parere di tutti) ha fatto un rapporto ai suoi fratelli del Circolo Cattolico di Verona. Da quanto lessi nelle prime pagine e pezzo qua e là, mi pare che potrebbe servire anche pei nostri Annali Nº prossimo 24. Ne parlai a Francesco, e mi rispose che egli è contento che noi facciamo quel che crediamo. Spero che D. Dichtl le manderà un Rapporto: ma nel caso che o non lo mandasse, o lo mandasse troppo intodescato, ella può pubblicar quel che crederà meglio. Ad ogni modo faccia quello che meglio le pare e piace. I nostri due malati stan meglio; D. Bortolo però va molto piano: ancora non può prendere che qualche cucchiaio di brodo. E' una gastrica vecchia di oltre una dozzina di anni, che guarirà. Insomma siamo affatto fuori di pericolo.
Sono occupato nella guerra che sottacqua si è fatto contro il nostro Vicariato dai Frati (solo per egoismo ed ignoranza, e molti senza malizia), e specialmente dai francesi, e da Monsig.r Lavigerie. Ma le bugie e le begherie francesi e le rodomontate etc. hanno le gambe corte. Quell'ambizioso Prelato (che io ho sempre trattato bene e schiettamente, e che ho incoraggiato alla sua opera) vuol fabbricare sulle rovine degli altri la sua torre, e riuscì bene ad ingannare e Propaganda (fino ad un certo punto) e la Propagazione della Fede, con danno dell'Africa C.le. Io però non vi bado. Il fatto è che la Missione del Nyanza Alberto non esiste, né vi fu mai nessuno dei suoi missionari benché da tre anni si busca da Lione 70,000 franchi all'anno; e quella del Vittoria Nyanza va a rompicollo; e benché sugli Annali di Lione si vanta di aver trionfato dei protestanti (è una millanteria, io avrei sommo piacere che trionfasse di tutti i pagani e convertisse tutti, e darei perciò la mia vita), pure quei missionari saran costretti a partire. Ora sto attento a vedere nel prossimo luglio quanto assegneranno al Vicariato quei di Lione e Parigi; e se sarà poco, mi farò avanti a far conoscere la verità, ed a provare colla verità lampante che non devono sottrarre a noi che siamo sul campo per dare a quelli che non hanno mai veduto l'Alberto Nyanza. Sia Lode a Gesù.
Le mando di questo grano perché lo faccia seminar subito o nell'orto delle Suore, o a Saval, o alle Stimmate dove crede. Dal Cordofan poi le manderò il Dokhon (cibo nostro colà) e lo farà seminare.
La prego di salutarmi tanto D. Luciano a cui tengo dovere e voglia di scrivere, ma che le continue occupazioni d'ogni genere m'hanno fatto lasciare la lettera a mezzo fino da Suakin.
Ricevetti la lettera di Lotermann, ma non perdo tempo a scrivergli, perché non ha ancora fatto nulla di quanto gli prescrissi.
Circa il sarto del Papa Giomini, avendo un mio scritto lo paghi. Io avea deciso di avvisar Lei fino da Roma: ma non ebbi tempo. Avendo io poco denaro colà, lo pregai ad aspettare fino al fine dell'anno, ed egli buono acconsentì. Del pari il Sig.r Tanfani di Roma mi avvanza per due cuscini da vescovo che mi dimenticai a Verona, o meglio sta dalle Suore, e che io (che non ero presente quando fu tirato fuori il mio faldistorio) non sapeva se vi fosse. Ma a Roma verificai che il Sig.r Tanfani me l'ha fatto, e costano 66 Lire i due cuscini. Dunque dietro il suo invito (oggi scrivo a Lui) ella gli mandi le 66 lire. Come devo fare a tendere a questi minuti affari solo in viaggio? Porti pazienza, e Dio la rimeriterà. Quanto a Marietti è vero che ho un Canone fino dal 1872 comprato a Torino. Ma l'anno scorso che lo vidi a Torino, nulla mi disse, ed io mi dimenticai. Ho ancora un messale. Se egli scrive, gli risponda che a Torino sono andato anche nel novembre per trovarlo e pagare; ma egli non c'era e io gli lasciai un biglietto di visita, e me lo saluti.
E' ora di posta, e colla prima risponderò a tutte le sue lettere.
Ricevetti anche lettera da S. Em.za, e gli risponderò. Vale et fave.
+ Daniele V.o
N. 1027; (1226) – AL CHIERICO PIMAZZONI FRANCESCO
ASCV, Clero-Testimoniali
Khartum, 24/2/1881
Dimissoria.
N. 1028; (983) – A DON FRANCESCO GIULIANELLI
ACR, A, c. 15/22
J.M.J.
Khartum, 26/2/81
Mio caro D. Francesco,
D. Bortolo comincia appena oggi a prendere un po' di brodo. E' una vecchia gastrica di forse 20 anni, e credo che tal malattia gli gioverà per curar bene la vecchia gastrica.
Devo rispondere a molte vostre lettere scritte a me e a D. Losi: ma non ho fiato. Solo vi dico che sono molto addolorato per non aver denaro, e per non averne ricevuto da voi, benché abbiate avuto 4000 franchi ancor da Vienna. Laonde, dopo essermi raccomandato a Dio, sono venuto nella decisione di darvi i seguenti ordini.
1º Tutti i denari che vi giungeranno, dopo i 4000 franchi che già avete ricevuto da Vienna, spediteli a me, e per Cairo ingegnatevi altrimenti fino a nuovo mio ordine.
2º Ogni mese speditemi a Cordofan (non a Khartum) il rendiconto dare ed avere, doni ricevuti, etc. spese dell'amministrazione del Cairo, Procura Generale e fabbriche; e ciò secondo il vostro bel metodo in un foglio di carta.
3º Proibisco assolutamente di comprar vino per un valore che superi i mille franchi. Quello che è ordinato per 2200 franchi transeat, ma basta. D'ora innanzi ogni anno non si spenderà mai più di mille franchi.
4º Proibisco di dare la Benedizione nella cappella nostra più di una volta alla settimana, cioè, proibisco di accendere più di 2 candele, fuorché quando si dà la benedizione. Fate ancora economia nel far le candele. Non credo niente alla pretesa economia di far voi le candele, che vanno tanto giù. Avete spedito a Verona i libri arabi?
Benedico tutti/e.
+ Daniele V.o
Dite a Faustina che è una zuccona, perché non mi ha mai scritto, e voglio che mi scriva. Tanti saluti a P. Pietro. La missione per grazia di Dio cammina bene, assai meglio di quello che mi aspettava. O Nigrizia, o Morte!
Salutatemi tanto i due cari Istituti di Cornetto, a cui scriverò appena avrò tempo. Le due Suore piemontesi sono amate dalle loro consorelle qui. Ma partiran meco nella prossima settimana pel Cordofan. Mandate la Civiltà Cattolica.
N° 1029; (984) - DAL LIBRO DEI MATRIMONI DI KHARTUM
ACR, A, c. 1O/1 i
Khartum, 27 febbraio 1881
N. 1030; (985) – A DON FRANCESCO GIULIANELLI
ACR, A, c. 15/23
Khartum, 5/3/81
Caro D. Francesco,
Provvedetemi otto pezze, od almeno sei di quella seta bianca di Aleppo o Damasco, che avete provveduto e spedito a Madame Brown un anno fa, e speditemela a Khartum al mio indirizzo.
Vi spedisco una cambiale di 3000 franchi; cioè, ho rinnovato al Sig.r Marquet quella cambiale di 3000 franchi che voi saviamente avete l'anno scorso rifiutato di pagare, perché non era in regola, ma che io (ritirata la prima) rinnovai al Sig.r A. Marquet o suo incaricato da pagarsi entro il 15 prossimo aprile. Pel giorni 15 p. apr. adunque abbiate pronto il denaro per pagar la cambiale.
Riflettete che noi non abbiamo più denaro, e che restano a pagarsi più di 800 talleri in Cordofan saltati fuori adesso. Noi oltre ad essere senza denaro, dobbiamo vivere, e solo di acqua pagare in Cordofan 15 franchi al giorno. Quindi spedite denaro.
Alla 1ª occasione mandate colle cose ordinate buona quantità di olio di mandorle per le Suore. Siate economico assai, mai prendete al minuto (come l'olio di ricino) ciò che si può prendere a miglior pro più all'ingrosso. D. Bortolo sta un po' meglio. D. Paolo è guarito: ebbe il tifo incipiente.
Siccome il Sig.r Eraldo Dabbene mi ha raccomandato un suo affare che io ho perfettamente eseguito, così io gli ho scritto in Cairo ferma in posta. Vi prego dunque di avvisarlo (lo troverete per mezzo del Consolato italiano) che vada alla posta, ove v'è una mia lettera per lui. Egli è volentieri accettato in Darfur da Slatin Bey, ove può far molto.
Stamane battezzai 5 adulti, fra cui un giovane di 18 anni alto 185 cent., un angelo, e due dopo il battesimo li maritai. Pregate tanto tanto per me che sono pien di difetti e iniquità, e ne ho bisogno.
V.o aff.mo + Daniele V.o
Riveritemi il Superiore dei Gesuiti etc.
Scrivete sempre il Nº protoc. e la data in principio, e non in fine.