Comboni, in questo giorno

A Roma incontra (1865) il Ministro Generale dei Francescani
Al beato Lodovico da Casoria, 1865
Siccome io sono convinto che l’Africa debba convertirsi sotto gli auspici di S. Francesco d’Assisi, perciò ho incominciato il mio noviziato del Terz’Ordine a Parigi

Scritti

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N° scritto
Destinatario
Segn. (*)
Provenienza
Data
861
Card. Giovanni Simeoni
0
Roncegno
26.08.1879

N. 861; (818) – AL CARD. GIOVANNI SIMEONI

AP SC Afr. C., v. 8, pp. 961-968

Nº. 9.

Roncegno (nel Trentino), 26 agosto 1879

E.mo e R.mo Principe,

[5770]

Con venerato foglio 14 corr.te Nº. 5 Vostra Em.za m'ingiungeva di ragguagliarla sul conto del Sac. Carmino Loreto, e di esporle i motivi per cui io l'ho sospeso dalla Messa, e m'invitava a dispensarlo dal giuramento di servire la missione.
 


[5771]

Io non l'ho sospeso dalla messa, né mai ho scritto a lui dopo la sua volontaria e non autorizzata partenza dalla missione, e mai egli mi scrisse né mai mi annunziò il suo arrivo a Napoli, benché sapesse che io stava in Roma; come pure nessuno mi annunziò che egli fu sospeso a divinis, fuorché l'E. V. R.ma e contemporaneamente una lettera del padre suo. Io invece, avendo constatato negli undici mesi che visse meco a Khartum sotto i miei occhi, che D. Carmino Loreto non solamente non possiede alcuna virtù apostolica o sacerdotale, ma ha solo straordinaria superbia.
 


[5772]

E' un uomo falso, calunniatore, ipocrita, invidioso, egoista, camorrista, e senza amore ai poveri infedeli, avendo non senza fondamento arguito, che dopo essere stato scacciato dall'inclito Ordine Domenicano, egli riuscì per mezzo del camilliano P. Carcereri a venire in Africa ad aggregarsi alla missione non già per consacrarvisi per tutta la vita, ma per carpire la sacra ordinazione, e poi tornare in sua patria, calcolato che egli lasciò la missione benché fosse l'unico missionario che non avesse mai avuto la febbre, e tutto l'anno scorso e in quest'anno non fosse mai caduto ammalato, calcolato tutto questo, oltre al non aver egli mai adempiuto al suo dovere impostogli di custodire e catechizzare i moretti (mi aiutò per altro con qualche diligenza nell'assistere gli infermi e nelle funzioni parrocchiali; ed in ciò devo dire il vero, che me ne devo lodare), io mi sono limitato a scrivere al veneratissimo Monsig.r Salzano Arciv.o di Edessa a Napoli, che fu sempre generoso benefattore del Sac. Carmino Loreto:
 


[5773]

1º. che annunzi a D. Loreto che io l'ho licenziato dalla missione, e che d'ora innanzi egli non appartiene più né al mio Istituto né all'Africa Centrale;

2º. ho pregato Monsig.r Salzano a fare le pratiche coll'Ordinariato di Napoli, affinché il Loreto sia incorporato a quell'Arcidiocesi, a cui appartiene per titolo di origine.
 


[5774]

Con ciò è inclusa implicitamente l'intenzione dichiarata che io intendeva dispensarlo dal giuramento di servire la missione.

Ora per rendere conto all'E. V. della rettitudine e giustizia del mio operato (e le confesso che prima di venire a questa misura ho invocato il lume del Signore, e vi ho riflesso con calma e ponderazione), devo accennare a V. E. alcuni ragguagli non solo di D. Carmino Loreto, ma ancora del suo compagno e collega D. Vincenzo Marzano, i quali, dopo essere stati ordinati da me Sacerdoti, progettarono di abbandonare la missione, e di tornare in patria; e ciò rilevo da una lettera del Marzano, che era in Cordofan, scritta al Loreto, che stava in Khartum, nella quale il Marzano suggerisce al Loreto di fingere di vestirsi della pelle d'asino, e di pregar me di lasciarlo andare per qualche mese a Napoli, ove poscia lo stesso Marzano non avrebbe tardato a seguirlo.
 


[5775]

Questa lettera autografa caduta nelle mie mani, l'ho spedita a Monsig.r Salzano a Napoli; e fu per questo che il prudentissimo e degnissimo Monsig.r Salzano saviamente avrà fatto in modo di far sospendere dalla messa il Loreto, che indebitamente e contro i suoi paterni consigli abbandonò la missione e tornò a Napoli, per dare un avviso al Marzano a Cordofan, affinché considerando la poco buona accoglienza fatta dall'Ordinariato di Napoli al suo compagno Loreto non ardisca abbandonar la missione, ma rimanga al Cordofan. Questo dicevami di voler fare il sullodato veneratissimo Mgr. Salzano: ma non mi annunziò ancora di averlo fatto. Eccone il cenno.
 


[5776]

I due Chierici adunque Carmino Loreto e Vincenzo Marzano di Napoli furono ricevuti per l'Africa Centrale in Roma nel 1874 dal P. Stanislao Carcereri Camilliano; il quale li condusse seco in Vicariato, benché non avessero ancora fatti gli studi teologici; pel che io fui costretto ad impiegare per ben tre anni e mezzo due dei migliori miei missionari per far loro studiare le materie teologiche.
 


[5777]

Né il P. Carcereri né i due chierici, né nessuno m'hanno mai informato che questi due napoletani erano già professi Domenicani, e che furono cacciati da questo santo Ordine dal R.mo P. M. Gius. M. Sanvito allora Provinciale, ed oggi Vicario Generale dei Domenicani. Solo nel 1877 io seppi a Roma dallo stesso R.mo P. Sanvito ch'erano stati Domenicani: ma ancora io credeva che fossero stati soltanto Novizi di quell'Ordine, mentre invece ultimamente fui assicurato che essi furono professi, e che furono licenziati dopo la lor Professione dal sudd.to R.mo Padre.
 


[5778]

Per oltre due anni ebbi ottime informazioni della loro condotta dai Superiori: ma fui sempre renitente a promuoverli anche agli Ordini Minori, perché il R.mo P. Sanvito mi avea benignamente consigliato ad andare adagio e a non affrettarmi ad imporre loro le mani, e sempre respinsi le preghiere dei Superiori di Khartum e del Cordofan che mi supplicavano a farli ordinare, anche pel motivo che il R. D. Luigi Bonomi mio attuale Rappresentante a Khartum m'avea scritto (era stato loro mestro di Dogmatica) che erano ipocriti, falsi, egoisti e troppo alieni da quella abnegazione e mortificazione, che son sì necessarie in Africa.
 


[5779]

Dopo il mio ritorno a Khartum nell'aprile dell'anno scorso, vinto dalle preghiere di quattro Superiori, e dalle lagrime dei postulanti, avendo gran bisogno di buoni operai che sapessero la lingua, consigliato anche dal compianto mio Amministratore G.le D. Antonio Squaranti, li ordinai Sacerdoti, e destinai D. Marzano a Cordofan, e ritenni meco in Khartum D. Loreto, cui conobbi a fondo negli undici mesi che rimase sotto i miei occhi; quindi è che il giudizio che io le dò del Sac. Loreto, è ben ponderato e sicuro.

Il resto lo spedirò domani, perché ora parte la posta, e non ho lena di scrivere. Suo D.mo Figlio

+ Daniele Vescovo


[5780]

Dopo qualche tempo, mentre infieriva tremenda carestia, e mentre s'avvicinava la fiera mortalità, che è nota all'Em.za R.ma, non so se per timore, o per altro motivo, che mi è inutile accennare, m'accorsi dell'esistenza di una segreta camorra fra i preti e laici napoletani membri della missione, i quali s'accordarono di abbandonare il Vicariato e ritornare in Europa, e guadagnaron dalla loro anche un abile artigiano delle Marche, ch'era buono e contento d'essere nella mia missione. Ben presto partì il caporione, che giunto a casa sua io definitivamente licenziai per sempre, benché pentito mi supplicasse di tornar subito; questi fu seguito da altri della camorra, i quali furono spinti ad abbandonar la missione soprattutto da D. Carmino Loreto, come taluno d'essi m'han poi confessato e in Khartum e ultimamente in Roma.
 


[5781]

Io, che da quattro mesi avea scoperto i segreti disegni di questi napoletani, stava con cent'occhi osservando i due Loreto e Marzano fra cui ferveva una viva e clandestina corrispondenza; e m'aspettava che ambedue, benché sanissimi, venissero fuori con qualche pretesto per tornare anch'essi in Europa, secondo il piano prestabilito.
 


[5782]

Ed ecco, che fra le lettere che per divina disposizione mi capitarono nelle mani (una delle quali il Marzano dice al Loreto che bisogna fingere, che egli farà degli spropositi, e grossi, che minaccerà che dopo aver fatti questi spropositi grossi, egli con tutta coscienza potrá esclamare con Giobbe: in his omnibus non peccavi!!! Questa lettera autografa l'ho in Verona, e son pronto ad esibirla), vi è quella che, come le accennai di sopra, ho spedita a Monsig.r Salzano a Napoli, nella quale il Marzano scrive dal Cordofan al Loreto in Khartum, cioè, di vestirsi della pelle d'asino, e di supplicar me a concedergli che per quattro [.........] possa assentarsi dalla missione per andare a Napoli, assicurandolo che egli non tarderebbe molto a seguirlo.
 


[5783]

D. Carmino Loreto, come io mi aspettava, mi fece pregare di concedergli permettere che vada a Napoli per trovare il vecchio suo padre; anzi per tre volte me ne scrisse egli stesso. Io, benché fossi a ciò apparecchiato, essendoché egli era il più sano di tutti, gli risposi un no; e voleva che aspettasse dopo le piogge. Ma egli tanto fece, e tanto minacciò, finché il mitissimo mio Vicario D. Luigi Bonomi, giudicando saviamente che è meglio che se ne vada a casa sua, gli diede il consenso, ed il denaro necessario, e il Loreto se ne ritornò a Napoli.
 


[5784]

L'Eccellentissimo Mgr. Salzano, che tanto bene ha fatto a questi due, e che mi avea scritto sempre eccitandomi a far loro da padre, e ringraziandomi per averli ordinati, fu dispiacentissimo quando seppe che Loreto, contro i suoi consigli era tornato a Napoli; e dopo avermi verbalmente approvato, e avermi dato ragione per aver io deciso di licenziarlo per sempre dalla missione, quando io nel luglio fui a Napoli ad imbarcare per l'Egitto la mia piccola carovana ai 6 luglio p.p., mi annunziò ch'egli avea intenzione di far sospendere il Loreto dall'Arcivescovo di Napoli, affinché il Marzano che sta in Cordofan, veggendo che il suo collega a Napoli fu sospeso, non pensi a seguirne l'esempio col tornare egli pure a Napoli.
 


[5785]

Questo progetto io l'approvai, anzi ne ringraziai Mgr. Salzano, perché D. Vincenzo Marzano, secondo anche il giudizio del suo Superiore del Cordofan e del mio Vicario, potrà forse far bene lontano dal suo collega Loreto e dalla camorra, che ora non esiste più; e forse (essendo io in ciò secondato dal padre suo), userà bene dei talenti che Dio gli ha dato, e delle buone qualità di cui è fornito. Ma ha degli enormi difetti, e vedremo se riusciamo a correggerli.
 


[5786]

Ma Mgr. Salzano nulla mi scrisse dopo: ma dalla lettera di V. E. arguisco, che ha messo in esecuzione il savissimo suo piano: piano che io approvo 1. perché D. Carmino Loreto ha fatto gran male in Vicariato, e merita la sospensione a divinis per almeno un anno, e se io fossi nell'Ordinariato di Napoli, obbligherei D. Carmino a rifare lo studio teologico, e lo metterei per qualche anno sotto la disciplina del Seminario, prima di scioglierlo dalla sospensione; perché ciò è necessario perché riesca un prete almeno da due candele. 2. Perché con questa misura, forse si salva il suo compagno D. Marzano, che potrebbe essere utile all'Africa.
 


[5787]

Ecco il mio subordinato parere. Per altro io tutto subordino al venerato giudizio di V. Em.za, a cui dichiaro che per parte mia lo dispenso dal giuramento di servire la missione, sì che può profittare del benefattore che gli costituisce il sacro patrimonio; ed io son lieto di non aver più a che fare con codesto soggetto, al quale però desidero di cuore prospera fortuna e tutte le benedizioni divine.
 


[5788]

Del resto ho consolanti notizie dal Vicariato, ove regna una pace invidiabile; e benché vi sia molto lavoro, tutti i missionari e le Suore veronesi son tutti sani; e spero nel Cuor di Gesù che dopo aver tanto sofferto, ci accorderà delle grandi consolazioni.
Ho fiducia che la mia cura dei bagni arsenicali di Roncegno mi sarà giovevole, e mi darà forza per poter tornar presto nell'Africa Centrale.
Entro una settimana ritornerò a Verona al mio Istituto.
Mi perdoni l'Em. V. per questa lunga lettera, e benedica a questo suo,

Indeg.mo e d.mo figlio

+ Daniele Comboni

Vesc. e Vic. Ap.


862
Mons. Pietro Capretti
0
Roncegno
27. 08. 1879

N. 862; (819) – A MONS. PIETRO CAPRETTI

BAM, sez. manoscritti, Z 320 sup.

J.M.J.

Roncegno (Trentino), 27 agosto 1879

Dulcissime rerum, mio caro D. Pietro,

[5789]

A posta corrente fammi il piacere di darmi ragguaglio della salute del santo angelo della Diocesi di Brescia, poiché intesi che fu ammalato, e forse lo è ancora.

Straziato dalle febbri a Roma, a Napoli, e perfino a Peio, ove andai col Vescovo di Piacenza a bere le acque, riparai dopo un consulto gravissimo qui a Roncegno per farvi i bagni arsenicali.

Qui parmi che sto realmente ammazzando la mia malattia contratta per le colossali fatiche africane. Ora nell'Africa C.le è perfetta sanità assai più che in Italia. Mi fermo qui ancora, perché posto che vi sono, e che la cura mi fa bene, voglio finirla come si deve.


[5790]

Mi fu qui spedita la vostra carissima 17 corrente. Avete dato una esatta descrizione del candidato Sebastian Alberto sassone. Oh! con voi è un piacere a trattare di simili affari, perché v'è coscienza, rettitudine, e cognizione dello spirito umano.

Perciò senz'altro io accetto nel mio Istituto il vostro proposto Sebastian, e potete mandarlo a Verona anche subito, dirigendolo al M. R. Mainardi Reggente il mio Ist.o africano.


[5791]

Ma rammentate che spero che voi me ne manderete molti altri usciti dal vostro Collegio. Senz'altro; quando voi giudicate che il tale ha vera vocazione e spirito pell'Africa Centrale, mandatelo, perché io ho piena fiducia nella vostra testina e giudizio. Frattanto io pregherò sempre per voi il Cuor di Gesù, N. S. del S. Cuore, ed il mio economo Beppo, al quale ingiungerò anche di mandarvi quattrini a misura del gran bene che fate.


[5792]

Tanti ossequi ai Monsignori Vescovi, a Carminati, e benedico di cuore ad uno ad uno non solo i 213 alunni del Vostro Seminario, ma quelli che vi sono entrati dopo la mia visita a Brescia.

Nel Cuor di Gesù sarò sempre



V.o aff.mo amico

+ Daniele Vescovo e Vic. Ap.


863
Mons. Pietro Capretti
0
Roncegno
29. 08. 1879

N. 863; (820) – A MONS. PIETRO CAPRETTI

BAM, sez. manoscritti, Z 320 sup.

Roncegno, 29 agosto 1879



Breve biglietto.

864
Can. Giovanni C. Mitterrutzner
0
Roncegno
29. 08. 1879

N. 864; (821) – AL CAN. G. C. MITTERRUTZNER

ACR, A, c. 15/81

J.M.J.

Roncegno (Tirolo), 29 agosto 1879

Dulcissime rerum,

[5793]

Vi prego di darmi notizia di voi qui a Roncegno, ove un grave consulto di medici tirolesi m'hanno mandato per uccidere i germi del mio male di milza, che mi cagionarono le febbri africane, che si riprodussero fieramente a Napoli, Roma, Verona, e perfino a Peio sulle alte montagne della Valle di Sole, ove andai col Vescovo di Piacenza. Credeva proprio che i miei mali fossero irrimediabili per gravibus laboribus et angustiis confectus fui: ma giunto da Peio a Rovereto più morto che vivo e con una febbre di 116 pulsazioni al minuto, dietro iniziativa di Monsig.r Strosio, e del mio patriota Prof. Bertanza (che è qui meco e vi ossequia) chiamarono il vecchio professore Manfroni, che mi rimise al Professore Goldwurn, e mi ordinarono i bagni arsenicali di Roncegno, con assoluta astensione da ogni pensiero e cura. Perciò a Verona mi sequestrarono o arrestarono le corrispondenze. Ne ho fatti 19, e ne farò altri 11 di questi bagni; e dall'effetto che mi produssero, credo che si ricostituiranno le mie forze da poter affrontare ancora per anni diversi (son sempre disposto a morire) l'apostolato il più difficile e laborioso dell'Africa Centrale, che tanto preme alla S. Sede. Si tratta che inter alias aerumnas, per 14 mesi non dormii mai un'ora su 24: lavorando notte e giorno. Immaginatevi le vostre fatiche quando partiste da Roma nel 1870.


[5794]

Oggi ho fatto un disordine, e scrissi contro l'ordine dei medici; ma mi sento meglio. Rimango qui fino a mercoledì, e poi a Verona e Limone.

Datemi vostre notizie. Si fece a Khartum (e in tutte le stazioni del Vicariato) un gran funerale e Messa cantata coll'intervento dei Consoli, e Hansal, pel riposo del compianto santo Vincenzo Angelo di Bressanone, come da lettera di D. Bonomi mio Vicario ricevuta questa mattina.

Vale, et fave



Tuissimus in Corde Jesu

+ Daniel Ep.pus et Vic. Apost.


865
Card. Giovanni Simeoni
0
Roma
16. 09.. 1987

N. 865; (822) – AL CARD. GIOVANNI SIMEONI

AP Udienze, v. 193, P II, f. 1676

Roma, 16 sett.e 1879


Richiesta di facoltà.

866
Leone XIII
0
Roma
19. 09. 1879

N. 866; (823) – A LEONE XIII

ASCCS, Q, Johannes N. Tschiderer, 21


Roma, 19 settembre 1879

Beatissimo Padre,

[5795]

Se Dio misericordioso in ogni tempo si compiace di svelarsi nei Suoi Santi, ciò sperimentiamo soprattutto quando per la Chiesa corrono tempi assai tristi. E certamente se i nemici della Chiesa sempre e in ogni età con molto accanimento si sono sforzati di sradicarla completamente o di spingerla nel pericolo più grande, senza dubbio in questo periodo in cui viviamo, essi macchinano di fare ciò con tali gesti e con tale impeto che essa può appena essere salvata per mezzo di molta preghiera e di molta riflessione. Non è tuttavia accorciato il braccio di Dio, il quale, come sopra abbiamo brevemente detto, ha sostenuto, ornato, potenziato la Sua Sposa per la sua pietà fino ai nostri giorni, con uomini adorni di ogni santità.


[5796]

Fra questi, senza dubbio, possiamo annoverare la splendida perla del sacro Episcopato Giovanni Nepomuceno De Tschiderer, il quale appena uscito dall'adolescenza, infiammato dall'amore di Dio e dal desiderio della salute delle anime, per attender più perfettamente alla loro salvezza, decise di consacrarsi al servizio sacerdotale. Pertanto, compiti gli studi filosofici nel patrio Ginnasio e quelli teologici nell'"Athenaeo Oenipontano" e sempre con grande profitto, fu insignito del carattere sacerdotale. Dall'inizio del suo ministero sacerdotale attese alla perfezione cristiana con tale impegno da essere di ammirazione e di esempio a tutti.


[5797]

Con somma letizia, quindi, e con profitto spirituale e materiale, gli alunni del Seminario di Trento lo ebbero come maestro di Sacra Teologia; le parrocchie di Sarni e di Merano come Pastore; i Canonici della chiesa cattedrale di Bressanone come Collega e i fedeli della Diocesi di Bressanone come Vicario Generale. Nell'adempimento di tutti questi uffici condusse alla sequela del Divin Pastore o gli alunni, o i compagni o i figli con l'esempio delle sue virtù, soprattutto dell'eroica carità e dovunque raccolse abbondantissimi frutti.


[5798]

Il Sommo Pontefice Gregorio XVI ricordando felicemente tali cose, avendo la Chiesa di Trento perduto nel 1834 il suo Pastore, pensò che Giovanni Nepomuceno era degno di tale ufficio e lo mise a capo di tale Chiesa. Nel compimento di tale chiarissimo incarico, non solo non si discostò dal tenore di vita fino allora vissuto, ma anzi completamente attese con un amore più vivo ad esercitare le virtù cristiane, a tal punto che con la sua discrezione si cattivò gli stessi nemici della religione. Tutti sperimentarono che egli non si abbatteva nelle avversità, non si esaltava nella prosperità, ma era pio, prudente, sobrio, casto. Fattosi tutto a tutti cercava con quali mezzi, con quali consigli poteva essere di aiuto ai miseri. Quando poi si trattava della salute delle anime, ardeva ancora di più di carità di quanto si può dire o pensare.


[5799]

Per lui niente di più religioso che andare più volte al giorno a supplicare o venerare Gesù pendente dalla Croce o nascosto sotto i veli sacramentali. Inoltre era trasportato da tanto amore per la Madre di Dio che la Vergine, intensamente pregata, gli apparve di frequente e lo colmò volentieri di moltissime grazie.


[5800]

Per non dire altro, Giovanni Nepomuceno, caro a Dio e agli uomini, pieno di gioia percorse la via del Signore come un gigante, fino a che, compiuto il corso mortale, vide e chiuse l'ultimo giorno della sua santissima vita con una morte conforme il 9 dicembre dell'anno 1860. Tutti fermamente ritengono che egli sia passato tra gli abitanti del Cielo e lo proclamano beato.


[5801]

Pertanto ai voti degli altri unisco le mie supplici e umili preghiere per l'introduzione della causa di beatificazione del Servo di Dio Giovanni Nepomuceno, Vescovo Principe di Trento della Congregazione del Santissimo Redentore, e prego molto, Lei, Beatissimo Padre, a voler accogliere tante suppliche. Nel perorare la causa non sono solo mosso da quanto si dice di ciò che è avvenuto prima e dopo la sua morte, di quanto ho sentito dire della sua santità, ma da quanto io stesso ho potuto vedere e stimare e ammirare la sua incredibile carità verso i poveri.


[5802]

Inoltre, ho il grandissimo onore di avere ricevuto da questo santo Vescovo il Sacramento della Confermazione nel 1839 e i Sacri Ordini del Suddiaconato, Diaconato e Presbiterato nel mese di dicembre dell'anno 1854, il che ho finora ricordato e ricorderò per sempre con animo grato.

Frattanto molto umilmente La prego di impartire nella Sua benignità l'Apostolica Benedizione a me, ai Collegi o Istituti delle Missioni per i Neri che ho fondato a Verona e in Egitto e a tutto il Vicariato Apostolico dell'Africa centrale a me affidato dalla Santa Sede.

Di Sua Santità



um.mo, obbl.mo, dev.mo servo e figlio

+ Daniele Comboni

Vescovo di Claudiopoli i.p.i.

Vicario Ap.lico dell'Africa C.le



Traduzione dal latino.


867
Card. Luigi di Canossa
0
Roma
21. 09. 1879

N. 867; (824) – AL CARD. LUIGI DI CANOSSA

ACR, A, c. 14/100

Lod. G. e M. in et. e c.s.

Roma, 21 sett. 1879

E.mo e R.mo Principe,

[5803]

Appena giunto a Roma posi ogni sollecitudine per riconoscere a che punto si trova la causa della vener. Marchesa, e l'affare degli Uffici dei Vescovi veronesi.

Quanto all'affare dei Canonici, L'E.mo Bartolini è assente da due mesi, e sta a Genzano; anche Mgr. Caprara è assente e si trova sull'Alvernia: ma io ho scritto dettagliatamente all'E.mo Bartolini, raccomandandogli ogni cosa secondo le istruzioni di V. E. R.ma; e son certo che farà tutto. La risposta sul punto dei Canonici dipende tutta da lui.


[5804]

Circa la Causa siamo dov'erano le cose sette mesi fa. L'Avv.to Morani da sette mesi compì l'opera sua, e la presentò al Sotto Promotore della Fede Mgr. Caprara (Mgr. Salvati Promotore è come quasi se non esistesse, e fa tutto il povero Mgr. Caprara: ciò sia detto fra noi), il quale avendo già più di cinquanta cause a rispondere, e dovendo molto studiare le cause, non può subito contentar tutti. Io il so sotto segreto, e sotto segreto lo comunico a V. E. R.ma. Mgr. Caprara ha promesso che dopo aver compiuti gl'interrogatori sui Martiri inglesi e su una Vener. Domenicana, farà subito quelli della Marchesa (e lascia indietro altre cause che ha da tempo), cioè, gli Interrogatori sulle Virtú e Miracoli in specie pel processo Apostolico; nel che dice che farà presto; poi li passerà subito al Cancelliere Avv.to Franceschetti per l'estensione delle lettere dimissoriali da spedirsi all'Em. V. R.ma come Delegato Apostolico. Tutto ciò si potrà fare entro il novembre, e credo non prima, perché a Roma l'ottobre è magro di lavoro.


[5805]

Quanto all'Ufficio dei Vescovi, il P. Tongiorgi ha terminato da circa un anno la sua parte; ed ora la posizione è nelle mani del P. Calenzio (che io vedrò questa sera) Prete dell'Oratorio, che abita nella Canonica di S. Maria in Transtevere, il quale ha promesso di ultimare quanto prima il suo compito. IL P. Tongiorgi ha promesso pure di far vive premure al P. Calenzio pel pronto disbrigo.


[5806]

Tanto il P. Tongiorgi quanto il P. Calenzio emettono il loro voto favorevolissimo pei Santi Vescovi veronesi.

Lo stesso dicasi dell'Ufficio di S. Zenone: solo vi sarà qualche mutamento, anche per ordine ed avviso dell'E.mo Bartolini, sulla seconda lezione di S. Zeno.


[5807]

Finalmente l'Avv.to Morani, che è pure avvocato della causa per la Beatificazione e Canonizzazione del def. Principe Vescovo di Trento Giov. Nepomuc. De Tschiderer antecessore della p.m. di Mgr. Riccabona, supplica l'Em.za Vostra a fare una lettera Postulatoria al S. Padre per questo oggetto. Il R.mo P. Rizzoli Generale del Prez. Sangue è il postulatore. Io, che fui ordinato Suddiacono, Diacono, e Prete dal sull.o De Tsciderer ho fatto già la mia.

Domani dopo il Concistoro pubblico parto per Corneto, Pisa, Genova, e Torino, per essere in qualche giorno a Verona. Le raccomando i PP. Stimmatini. Le bacio etc.



U.mo d.mo ubb. figlio

+ Daniele Vescovo e V. A.


868
P. Boetman
0
Verona
04.10.1879

N. 868; (825) – AL P. BOETMAN S.J.

ASAT, Belgio

J.M.J.

Verona, Collegio Africano, 4 ottobre 1879

Molto venerabile Padre,

[5808]

Sono ben riconoscente alla sua estrema bontà per il bene che lei ha fatto alla mia piccolezza e alla mia Opera in mille maniere e soprattutto di avermi dato tre buoni soggetti della sua Scuola Apostolica (ho ben conosciuto, mio caro amico, il Rev. P. La Foresta), cioè Grieff, Géraud e il piccol Genièsse che, lo spero dal Sacro Cuore, riusciranno dei buoni operai di Gesù Cristo.


[5809]

Lei conosce bene, mio caro Padre, l'opera molto faticosa, difficile e assai importante dell'apostolato dell'Africa centrale: Gesù Cristo è morto anche per i poveri infedeli dell'Africa centrale e noi riusciremo, con la sua grazia divina, a guadagnarli alla Chiesa. Ma per riuscirvi occorrono dei buoni operai apostolici che siano disposti e felici di tutto soffrire e di morire per Gesù, per guadagnare delle anime. Oh, quale felicità soffrire e patire il martirio per Gesù! Nell'Africa centrale abbiamo ogni giorno il mezzo per soffrire e febbri e le più penose privazioni per compiere il nostro dovere e salvare le anime.


[5810]

E lei, mio caro Padre, lei sa che la grazia di Gesù ha scolpito nelle anime dei suoi figli un desiderio ardente della Croce. E' vero, per la nostra debolezza, la croce è dura, ma d'altra parte è la croce la strada regale per arrivare a salvare le anime. Sono quasi portato a credere che Gesù ha mostrato più saggezza, per così dire, a costruire la Croce che a creare il cielo e la terra. Egli poteva destinare la carrozza per condurci al cielo, ma la sua saggezza, il suo talento hanno trovato che era meglio costruire la Croce per condurci in Paradiso ed è attraverso la Croce che gli umili operai dell'Africa centrale riusciranno a salvare i cento milioni di anime che contiene.


[5811]

Ora, dato che lei ispira così bene ai suoi allievi questo spirito di sacrificio, di abnegazione e di croce, io mi rivolgo pieno di confidenza alla sua grande bontà per pregarla insistentemente di concedere alla mia Missione, così difficile e laboriosa, il più grande numero che può dei suoi cari allievi, sia preti, sia teologi, sia filosofi etc. Quando lei giudica nel suo spirito e nella sua saggezza che tale soggetto dei suoi allievi è buono per il mio collegio di Verona, o per i miei Istituti di acclimatizzazione del Cairo e per il mio Vicariato, senza attendere il mio giudizio o il mio consenso o il consenso dei miei Superiori di Verona, lo mandi direttamente a Verona dopo aver dato l'avviso preliminare di qualche giorno al Superiore di Verona, o al Sig. Grieff e io sarò infinitamente riconoscente. Per me basta il suo parere.


[5812]

Avevo stabilito, recandomi a Londra, di fare una visita a Turnhout, ma le febbri e le malattie che ho avuto fino a quel giorno me l'hanno impedito. Si tratta che, tra le croci che ho ultimamente sofferto nell'Africa centrale, ho trascorso 14 mesi senza aver mai potuto dormire una sola ora sulle 24 della notte e del giorno e questo è niente. Ma spero che, nel mese di novembre, potrò partire per l'Africa centrale e se io farò questo piccolo giro a Londra, verrò a visitarla alla Scuola Apostolica.


[5813]

Al Cairo abbiamo la fortuna di avere i Padri Gesuiti; ho appena visto a Roma il Rev. Padre Generale Becks, che avevo visitato in luglio a Fiesole. Oh, è un miracolo: all'età di 86 anni ha lo spirito e la testa di un santo all'età di 30!

Preghi e faccia pregare, mio caro Padre, per me e per l'Africa centrale; benedico di tutto cuore i suoi cari allievi, mentre sarò nel Sacro Cuore di Gesù



Suo dev.mo in Gesù Cristo

+ Daniele Comboni

Vescovo di Claudiopoli i.p.i.

Vicario Ap.lico dell'Africa Centrale


Traduzione dal francese.


869
Don Pietro Milesi
0
Verona
05.10.1879

N. 869; (826) – A DON PIETRO MILESI

APT, Brescia

Verona, 5 ott.e 1879

Mio caro Rettore,

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Calcolati gl'imbrogli che ho, sarebbe mio sommo piacere di fare la Consacrazione sabato prossimo 11 corr.te, e se si potrà il Pontificale la domenica 12 corr.te. Perciò in tale senso scrivo subito anche a D. Giovanni perché si metta in ordine.

Tutto dire! Dopo tanti mesi che sono in Europa, non aver potuto venire a passare qualche giorno al mio paese!


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Che brutto mestiere fare il Superiore! Ma per servire il Signore bisogna portar la catena. In paradiso saremo più liberi.

Intanto salutatemi tutti i miei parenti e D. Luigi. Possibile che non possa trovarli tutti a Limone in sì straordinaria circostanza!

Addio:



tutto V.o aff.mo

+ Daniele Vescovo e Vic. Ap.


870
Romolo Gessi
0
Verona
10.10.1879

N. 870; (827) – A ROMOLO GESSI

? Asmara

Verona, 10 ottobre 1879

Biglietto di raccomandazione.