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Nr pisma
Odbiorca
Znak (*)
Miejsce napisania
Data
561
Faustina Stampais
1
Khartum
22. 5.1874
A FAUSTINA STAMPAIS

ACR, A, c. 20/18, n. 20



22 maggio 1874



Breve nota.





.
562
Card. Alessandro Franchi
0
Khartum
25. 5.1874
AL CARD. ALESSANDRO FRANCHI

AP SC Afr. C., v. 8, ff. 213-216



J.M.J. Nº. 5

Khartum, 25 maggio 1874

E.mo e R.mo Principe,

.
[3575]
Se fu vivo e profondo il dolore che io provai nel ricevere la luttuosa notizia della morte di quel Grande fra i Principi di S. Chiesa, che per tanti anni reggeva con prodigiosa attività e sapienza la S. C. di Prop.da, e che mi fu scudo potente e guida savissima nel gettare le fondamenta della santa Opera per la Rigenerazione della Nigrizia, sentii nel fondo dell'anima un grande conforto, una consolazione ineffabile, allorquando il venerato foglio, onde l'E. V. si degnava onorarmi ai 17 di marzo p.p., mi annunziava che il Santo Padre avea destinato l'E. V. a successore del non mai abbastanza compianto E.mo Card. Barnabò.


[3576]
Il misericordioso Iddio nell'infinita sua carità per la conversione delle genti non tardò a riparare alla gran perdita, e già i meriti sublimissimi, gli alti incarichi ognor più importanti sostenuti per oltre vent'anni in prò della S. Sede Ap.lica, e le doti eminenti di sapienza, sagacità e zelo, onde apparisce luminosa e brillante la sua carriera prelatizia, sono argomento ineluttabile e chiaro indizio delle grandi opere e salutari imprese riserbate a compiersi dall'E. V. nella novella carriera cardinalizia qual Preside di quella importantissima Congregazione che regge le sorti e gli interessi più vitali della Chiesa e di Dio in quattro parti e mezzo del mondo universo.


[3577]
Il perché, sciolto il nostro debito di suffragare l'anima piena di meriti dell'illustre Porporato che ci lasciava orfani, mercé due Uffizi con Messa solenne in ciascuna delle Stazioni del Vicariato, oltre a 5 Messe celebrate da ciascun Sacerdote, ho intimato con apposita circolare pubbliche preghiere quotidiane al S. Cuor di Gesù precedute dal Veni Creator, affinché Dio avesse a guidare, come ha sempre fatto, la mente dell'adorato nostro S. Padre Pio IX, per dare alle Missioni Cattoliche dei due mondi, un valente pilota, la miglior guida, che fosse degna dell'alto incarico; ed ecco che il giovedì dell'Ascensione di N. S., ricevuta la lettera surriferita di V. E. R.ma, dopo la Messa solenne, esposto il SS.mo, abbiamo intonato pieni di gioia l'Inno Ambrosiano, ringraziando quel Dio che affanna e che consola, e che non mai abbandona chi in Lui confida.


[3578]
Da questo punto adunque prostrato ai piedi, quale umile figlio, benché affatto indegno, prometto e giuro a V. E. assoluta sommissione e perfetta obbedienza, dichiarando di riguardare la sua autorità, i suoi ordini, le sue intenzioni, e il suo giudizio, come quelli di Dio e del S. Padre, di cui l'E. V. è degno rappresentante. Si degni l'E. V. di accogliere benignamente questo atto di sommissione e di perfetta obbedienza che parte dal cuore; e siccome è mio fermo proposito di non mai intraprendere nessuna impresa di rilievo senza consultare la S. C. di Prop.da, e siccome l'apostolato dell'Africa C.le è spinosissimo, supplico l'immensa sua carità ad assistermi, poiché dopo che la S. Sede m'ha affidato questo arduo e laborioso Vicariato, io con tutti i miei compagni siamo unanimamente disposti a consumarvi la vita per salvare i cento e più milioni di anime che esso contiene.


[3579]
Il nostro grido di guerra è, e sarà sempre fino all'ultimo respiro questo: O Nigrizia, o Morte. In tutte poi le case del Vicariato si prega costantemente ogni giorno mattina e sera per l'E.mo Card. Prefetto, per Mgr. Segretario, e per tutta la Propaganda, da cui parte ogni bene per le Missioni e specialmente per la novissima fra tutte e la più necessitosa, l'Africa Centrale.


[3580]
Spero che l'ottimo P. Carcereri avrà sottomesso a V. E. i rilevanti affari, di cui l'ho incaricato, come quello della tratta dei negri di cui è luttuoso teatro il mio Vicariato, la importanza della nuova missione fra i Nuba, la posizione del Vicariato, e le floride speranze di vedere ben presto stabilito nel cuore della Nigrizia il santo Vangelo. Così pure lo incaricai di comporre e definire la Convenzione colle Suore di S. Giuseppe, esporre alla S. C. l'affare della esagerata usura, che vige fra i cattolici del Vicariato, e di supplicare nuovamente perché il venerdì dopo l'Ottava del Corpus D.ni sacro al S. Cuor di Gesù sia pel Vicariato Festa di Precetto, e Doppio di I classe con Ottava.


[3581]
Io poi essendo stato molto occupato in questi mesi infuocati dal sole equatoriale, non ho potuto ancora stendere un Rapporto generale sul Vicariato, e dare importanti nuove notizie che lo riguardano. Ma spero che in quattro giorni potrò spedirle una succosa Relazione del Vicariato, che unita alle notizie del mio Vicario G.le Carcereri, potrà offerire all'Em.za V. un quadro esatto e la verace idea di questa santa Missione.


[3582]
Siccome poi il predetto Carcereri mi annunzia tornare sommamente gradito alla Propaganda che non solo i due Camilliani Carcereri e Franceschini continuino ad assistere me ed i miei missionari, ma insieme a loro si associno altri Religiosi del medesimo Ordine, perciò in base alle poche idee tracciatemi dal suddetto P. Carcereri, ho redatto la qui acclusa Convenzione fra me ed il R.mo P. Guardi, che io sottometto umilmente a V. E. Nel redigere questo atto io ho supposto che potranno essere destinati al novello Ap.lto 12 Religiosi. Le maggiori spese sono quelle dei viaggi e delle fabbriche: queste le ho poste tutte a mio carico. In un paese come Berber e Khartum, ove con quattro franchi si compera un montone, con trenta un grosso bue etc. si vive con poco; perciò assegnando 5000 franchi annui alla progettata casa Camilliana di Berber, conosco di essere stato assai largo.


[3583]
Però sono pronto a fare tutte quelle modificazioni che l'E. V. giudicasse opportune, o che il R.mo P. Guardi avesse a bramare. Quindi per non ritardare la conclusione di questo importante affare, ove fosse necessaria la mia firma a quella qualsiasi modificazione che all'E. V. piacesse di fare nella presente Convenzione, io deputo a rappresentarmi il veneratissimo mio Monsig. Canossa Vescovo di Verona, la cui firma sarà da me tenuta per valida e rata, come fosse la mia stessa.

Si degni l'E. V. accogliere benignamente i sensi della mia perfetta sommissione e della profonda venerazione, coi quali ho l'onore di segnarmi, baciandole la Sacra porpora, nei SS. Cuori di G. e M.



Di V. E. R.ma u.mo, obb.mo osseq.mo figlio

Daniele Comboni

Pro-Vic.o Ap.lico dell'Africa C.le



P.S. Mi giunge in questo punto la preziosa sua 15 aprile Nº. 4.

Entro tre giorni riceverà il piccolo Rapporto sul Vicariato.






563
Card. Alessandro Franchi
0
Khartum
2. 6.1874
AL CARD. ALESSANDRO FRANCHI

AP SOCG, v. 1003, ff. 770-784



Nº. 6

Rapporto alla S. C. di Propaganda Fide

sul Vicariato Ap.lico dell'Africa Centrale



Khartum, 2 giugno 1874

E.mo e R.mo Principe,

.
[3584]
Secondando il desiderio che l'E. V. si è degnata di esprimermi coll'ossequiato foglio 15 aprile p.p. Nº. 4, m'affretto di stenderle in succinto un breve Rapporto sullo stato attuale della Missione affidatami, il quale unito alla Relazione che le avrà già presentato il P. Carcereri mio Vicario G.le, potrà darle una giusta idea dell'importanza dell'Opera che la divina Provvidenza mi ha posto nelle mani. E innanzi tutto credo opportuno di far precedere alcune nozioni generali sulle condizioni di questo laborioso e sterminato campo della Vigna del Signore.


[3585]
Il Vicariato Ap.lico dell'Africa Centrale è senza dubbio il più vasto e popolato dell'universo.

Esso confina:

Al Nord col Vicariato dell'Egitto, e colla Prefettura di Tripoli.

All'Est col Mar Rosso, coi Vicariati dell'Abissinia e dei Gallas, e colla Prefettura del Zanguebar.

Al Sud col 10º. grado Latitudine Meridionale, ove sono generalmente indicate le pretese Montagne della Luna.

All'Ovest la Guinea Meridionale, e la Prefettura del Deserto

di Sahara.


[3586]
Da ciò è chiaro che il Vicariato dell'Africa Centrale abbraccia un'estensione di territorio, che è più grande di tutta l'Europa. La sua popolazione, secondo i calcoli del dottissimo mio Predecessore, il Provicario Knoblecher, ascende a novanta milioni di anime.(1) Secondo il mio subordinato parere basato sopra serie indagini e diligenti studi, la popolazione del Vicariato sorpassa i cento milioni di anime.


[3587]
Questa immensa popolazione priva affatto di ogni civiltà, è divisa nella maggior parte in tribù più o meno indipendenti. Alcune di queste sono nomadi. Tuttavia non mancano vastissimi regni ed imperi governati dispoticamente in tutto il rigor del termine. Le tribù invece presentano un'ombra di governo, che è generalmente patriarcale. Il capo di famiglia ha una grande autorità; e negli affari di pubblico interesse e specialmente nella guerra il capo della tribù, che è generalmente il capo della famiglia più forte e doviziosa, ha una autorità assoluta da tutti riconosciuta e rispettata.


[3588]
Le lingue del Vicariato (non i dialetti) sono più di cento affatto diverse l'una dall'altra più che l'italiana differisce dalla tedesca. In nessuna di queste si trova la parola scrivere e leggere, poiché vi si ignorano affatto le lettere. Tutte le norme di regime, le leggi e la storia son tramandate per tradizione. Il defunto Provicario Knoblecher ha raccolto la numerica di ben quarantacinque lingue diverse che si parlano nella parte orientale del Vicariato, che io stesso ho veduto e letto. Ora questi scritti preziosi sono andati smarriti. Nel 1859 riuscimmo a formare un voluminoso dizionario e grammatica delle lingue dei Denka e dei Bari; e l'anno scorso incominciai nel Cordofan a raccogliere moltissimi vocaboli della lingua dei Nuba.


[3589]
Tutte le lingue dell'Africa Centrale, per quanto sinora ho potuto rilevare, sono monosillabiche e di natura semitica. La lingua dominante dei paesi musulmani soggetti alla corona d'Egitto è l'araba, che coi secoli si è innestata in tutta la Nubia Inferiore e Superiore da Assuan fino a Khartum: però i secoli di oppressione musulmana non poterono far iscomparire la lingua originale, detta berberina, che è parlata esclusivamente dai Baràbra.


[3590]
I popoli del Vicariato sono generalmente di razza etiope, eccetto quelli che citerò più sopra di origine araba. Vi sono rappresentati tutti i colori dall'abissinese al puro ebano e nero carbone. Vi sono ancora tribù di tinta rossa e color di sangue, come quelli dei Dor nel Centro, e degli Abugerìd sul Fiume Azzurro e Bianco. Vi sono poi razze d'ogni statura dalla nana alla gigante. Tutti poi sono guerrieri, e sino dalla fanciullezza si addestrano alle armi, che in generale consistono in lancie e frecce avvelenate, aste acutissime, e bastoni di ebano e di sunt assai bene lavorati. Questi popoli sono frugalissimi, e non così inclinati al vizio della libidine, come si crede, e come lo sono generalmente quelli che strappati dalle lor terre natali della Nigrizia sono condannati a vivere in mezzo alla corruzione musulmana. Le loro case sono generalmente rozze capanne, la cui porta è precisamente come la bocca di un forno; il loro letto è il nudo terreno, o qualche pelle, o l'angarèb. Il clima è generalmente caldissimo.


[3591]
Nel Centro vi son piogge regolari di sei o sette mesi ogni anno. A Berber, Dongola, Khartum e Cordofan le piogge cadono da tre a quattro mesi; cioè nei tre o quattro mesi delle piogge o Khàrif, piove otto o dieci volte abbondantemente. Tutto il resto dell'anno è sereno perfetto. E' questa la causa per cui le case della missione devono essere solide e vaste: altrimenti ci va la vita. Il Vicariato ha molti deserti di sabbia ardentissima. La maggior parte però dell'Africa Centrale è sparsa di terreni fertilissimi, che innaffiati dall'acqua, coll'umana industria potrebbero produrre immense ricchezze. I monti che sorgono in alcune località, sono assai piccoli in proporzione di quelli d'Europa: quasi tutto il suolo del Vicariato si stende in immense pianure, ricche di ubertosi pascoli e piene di bestiami d'ogni specie. Vi sono poi in gran numero elefanti, iene, leoni, tigri, pantere, serpenti di sterminata grandezza, ed altri animali feroci. Le strade sono poi insignificanti: le più considerevoli e per noi comode sono sempre quelle dei Giallàba, cioè, quelle per dove passano i negozianti di schiavi colle turbe innumerevoli delle loro vittime: sono queste le strade praticabili pel missionario.


[3592]
La Religione dominante nel Vicariato è il feticismo e l'idolatria in tutte le diverse e più strane sue diramazioni. Però l'Islamismo è dominante in tutta la parte settentrionale del Vicariato, nella Nubia, nell'Waday, nel Cordofan, nel regno di Darfur, in una parte dell'Impero di Bornù, e fra le tribù arabe nomadi, che sono le diramazioni delle note emigrazioni dei secoli VII e XVI che sbucarono dall'Arabia, e si spinsero gradatamente in molte tribù dell'Interno. Tuttavia i seguaci del Corano che popolano sì notevole parte del Vicariato non sono così fanatici come quelli dell'Egitto e dell'Asia.


[3593]
I copti eretici stabiliti nel Vicariato fino dall'epoca delle conquiste egiziane o come scrivani del governo, o come negozianti ed avventurieri sono circa 5000, ed hanno una Sede Vescovile a Khartum, che oggi è vacante pei motivi che ho accennati nella mia lettera 20 ottobre dell'anno scorso all'E.mo Cardinal Prefetto di p. m.


[3594]
Anche i greci scismatici vi sono in numero di circa 2000. Vi è ancora un picciol numero di protestanti luterani ed anglicani, e qualche israelita attratti dal commercio.

I cattolici di tutti i riti arrivano appena a 300 in tutto il Vicariato. Ma quando saranno organizzate tutte le opere di apostolato cattolico nelle missioni del Vicariato, allora sono profondamente convinto che la nostra santa fede farà progressi straordinari. I Prussiani (mi perdoni l'E. V. questo esempio dei moderni persecutori della Chiesa e del Papato) lavorarono cinque mesi continui a preparare le loro opere di strategica militare per istringere d'assedio l'inespugnabile Parigi. Dopo ciò in pochi giorni di bombardamento entrarono vittoriosi nella superba capitale di Francia. Quando noi avremo preparate le bombe e le mitragliatrici di ben organizzati Istituti di missionari e di Suore, di collegi, ed avremo bene organizzate le scuole, gli asili, gli ospitali e le altre opere cattoliche, daremo fuoco, ed il colosso dell'idolatria, cadrà per virtù della Croce, come il mistico sassolino della Scrittura, e vi regnerà solo Gesù Cristo.


[3595]
E' indubitato, che stabilite saggiamente le opere dell'apostolato cattolico nell'interne tribù del Vicariato, la predicazione del Vangelo riporterà dei segnalati trionfi, sino a vedere delle intere popolazioni convertirsi in massa alla nostra santa Religione. L'islamismo non ha mai potuto attecchire fra i negri dell'Africa Centrale. Le tribù arabe nomadi da molti secoli, ed il governo egiziano da quarant'anni hanno fatto sforzi inauditi per guadagnare a Maometto le tribù dei negri; ed anche oggidì i Governatori del Sudan egiziano, come ho potuto rilevare coi miei occhi, hanno la politica d'inviare i più fanatici dei loro mufti, ed ylema e maestri di religione per prepararvi colla predicazione dell'Alcorano que' popoli a sottomettersi alla corona d'Egitto: ma fu sempre fatica sprecata. I neri aborrono l'islamismo.


[3596]
Io sono poi d'avviso che, organizzate bene le nostre sante missioni nei paesi musulmani del Vicariato, come in Khartum, nel Cordofan, in Berber, nel Sennar, etc. col volgere di alcune generazioni, mercé il culto esteriore, la vita esemplare dei Missionari, delle Suore, e dei membri della Missione, e lo stabilimento delle opere di carità, anche queste immense province dominate dall'Islamismo piegheranno la fronte dinanzi alla Croce. L'influenza che oggi esercita la missione cattolica tanto sul Governo locale, quanto sulle popolazioni cristiane d'ogni specie, e sulle infedeli, è molto grande. Si può dire con tutta verità che la missione è la prima potenza morale del Sudan. Però è necessario nel Capo e nei Missionari molta prudenza e circospezione unite ad un'incrollabile fermezza per mantenersi saldi contro gli urti della potenza brutale soprattutto in rapporto agli eccessi della più orribile schiavitù e della tratta dei negri, che è una piaga luttuosissima, di cui è miserando teatro il Vicariato. Il maggiore ostacolo alla conversione di questi popoli musulmani è l'oppressione brutale, onde sono aggravati dal governo dominante, è la sevizia e gli eccessi arbitrari dei satelliti del Divano di Egitto.


[3597]
Il Governo egiziano ha tali possedimenti nel Vicariato, che se fossero bene organizzati e governati, potrebbero in pochi lustri formare un fiorentissimo impero. Infatti egli occupa buon tratto della parte orientale, ed alcuni punti della parte centrale del Vicariato, percorrendo l'immenso spazio che si stende dal Tropico del Cancro sino all'Equatore. E per tacere della Nubia Inferiore da Scellal fino a Wady Halfa e buon tratto del Deserto dell'Atmur che obbedisce al Governatore di Esne nell'Alto Egitto, i possedimenti di S. A. il Kedive nel Vicariato sono divisi in 14 Muderìe, o vaste province, governate ciascuna da un Mudir, che è sempre un Pascià od un Bey, e presidiate da oltre 30,000 soldati egiziani ed indigeni armati di fucili e cannoni di campagna. Queste quattordici province sono poi riunite sotto la dipendenza di tre Hoccondàri, o Governatori Generali, che hanno alti poteri, e risiedono in Taka, in Khartum, ed a Gondòkoro.


[3598]
S. Ecc. Munzinger Pascià cattolico svizzero è l'attuale Hoccondàr o Governatore generale del dipartimento Orientale o del Mar Rosso, che abbraccia le Province di Taka, di Suakin, Cadaref, e Ghalabàt nel mio Vicariato, ed ancora di Massàua nel Vicariato dell'Abissinia, soggetta al vicerè d'Egitto.


[3599]
S. Ecc. Ismaïl Pascià Ayub turco di nazione e pessimo musulmano (benché assai cortese e generoso con me) è l'Hoccondar o Governatore Generale delle Province di Khartum, Sennar, Fazoglo, Berber, Dongola, Cordofan, Fascioda (la vasta tribù dei Scelluk sulla sinistra del Fiume Bianco) e Sciakka sul Bahar-el-Ghazal al 9º. gr. L. N.


[3600]
S. Ecc. il Colonnello Gordon Inglese anglicano, che ha domato i ribelli della Cina, ed è un distinto cavaliere, è Governatore Generale del Fiume Bianco e dell'Equatore, e possiede le province di Gondokoro e di Fatico, ed è incaricato dal Kedive di stabilire il Governo egiziano negli ubertosi e popolatissimi paesi situati attorno alle sorgenti del Nilo.


[3601]
L'azione dei primi missionari dall'erezione del Vicariato nel 1846 fino al 1861, dei quali io pure facea parte, si è distesa nella parte Orientale del Vicariato, ove si fondarono le quattro Stazioni di Scellal al Tropico del Cancro, di Khartum fra il 15º. e 16º. gr., di S. Croce fra il 6º. ed il 7º., e di Gondòkoro fra il 4º. e 5º. Lat. N. sul Fiume Bianco.

Dal 1861 al 1872 sotto l'amministrazione francescana si sono abbandonate tutte le Stazioni surriferite, ad eccezione di Khartum.

L'opera dell'Ist.o delle Missioni della Nigrizia in Verona ha estesa nei due anni della sua amministrazione l'azione cattolica nel Centro del Vicariato, fondando la Missione del Cordofan, e compiendo efficacemente l'esplorazione dei Nuba.


[3602]
Il clima di Khartum non è più micidiale come nei tempi passati, in cui furono vittime ben 30 missionari, ed io stesso fui più volte sull'orlo del sepolcro. Le piantagioni ed altre cause migliorarono l'atmosfera di questa capitale destinata a divenire un gran Centro di potenza e di commercio appena sarà costruita la strada ferrata del Sudan, che toglierà la barriera del Gran Deserto, che rende ora sì laboriosa e difficile la comunicazione fra l'Africa Centrale e l'Egitto. In Khartum oggi si può vivere quasi come al Gran Cairo. Il clima poi del Cordofan, come quello dei paesi dei Nuba e delle Sorgenti del Nilo all'Equatore, ove non tarderemo a stabilire la nostra Santa Religione, è sanissimo. Sembra che Iddio nella sua misericordia abbia tolto di mezzo il maggiore degli ostacoli che si attraversavano alla redenzione di questi popoli, il clima micidialissimo. Questo fatto unito alla circostanza non men capitale che ora si vanno aprendo le vie di comunicazione dell'Africa Centrale, è un novello indizio indubitato, che l'ora della redenzione della Nigrizia è suonata.


[3603]
V'è un ostacolo ancora gravissimo che interessa vivamente e direttamente l'apostolato cattolico, ed è l'esistenza in pieno vigore della più crudele schiavitù che forma ogni anno centinaia di migliaia di vittime; è l'orribile tratta dei negri, che si compie in pieno giorno da migliaia di satelliti patrocinati segretamente dal Governo egiziano, anzi dai suoi stessi agenti e Governatori esercitata. Ma Iddio susciterà dei mezzi straordinari per toglierla di mezzo fra breve; e vi contribuirà potentemente la forza e potenza morale della nostra Santa Missione, che non indietreggerà dinanzi a verun ostacolo. E' la missione vera di Gesù Cristo, che è venuto nel mondo a liberare gli schiavi, a rendere a tutti la libertà, e costituirli fratelli suoi e figli di un medesimo padre che è nei cieli. La lotta gloriosa della missione contro la dominante schiavitù e l'orribile piaga della tratta dei negri agevolerà poderosamente la conquista dell'Africa Centrale alla Chiesa Cattolica.


[3604]
Premesse queste nozioni generali, che ho giudicato opportuno di portare a cognizione di V. E., vengo ora ad accennare brevemente lo stato attuale di questo importantissimo Vicariato. A dire il vero, i mezzi adoperati a produrre quello che si è fatto, sono assai piccoli; il che ci è di grande conforto, poiché tale è la regola ordinaria della Provvidenza divina, che ci addita essere Lui solo l'autore d'ogni bene.


[3605]
Il maggior frutto che l'Apostolato cattolico possa trarre efficacemente nel Vicariato, è la conversione dei negri, che abitano le tribù idolatre e feticce dell'Interno. Possiam però guadagnare delle anime anche nei paesi musulmani ove attualmente siamo stabiliti, nei quali più di quattro quinti sono schiavi idolatri che gemono sotto il giogo delle famiglie musulmane.


[3606]
Per riuscire ad organizzare le opere cattoliche nei paesi idolatri dell'Interno affine di convertire quelle popolazioni alla fede, importa assaissimo che gli stabilimenti eretti in quelle tribù abbiano un centro di appoggio, e facciano capo, dirò così colle Case Madri, cioè, colle Missioni fondamentali stabilite in territorio sicuro, sotto un governo regolare, ove si trovino anche dei Consolati di potenze Europee per proteggerne l'esistenza e la stabilità.

Tali appunto sono le due Missioni fondamentali e centrali stabilite nelle due capitali Khartum e El-Obeid, città importantissime, la prima di 48,000, e la seconda di 100,000 abitanti, che si prestano mirabilmente allo scopo.


[3607]
Khartum è il centro di comunicazione, e la base di operazione per portare gradatamente la fede nelle vaste tribù e regni, che costituiscono la parte orientale del Vicariato fino al di là delle sorgenti del Nilo, al 10º. grado di Latitudine Meridionale.

El-Obeid è il centro di comunicazione e la base di operazione per piantare a poco a poco il vessillo della Croce nelle immense tribù, regni ed imperi, che formano la parte centrale ed occidentale del Vicariato.


[3608]
E' questo il motivo per cui fin da quando presi possesso della Missione in qualità di Provicario Apostolico, ho posto una cura speciale per fortificare e consolidare le due Missioni principali e fondamentali di Khartum e di El-Obeid, come ho più volte accennato nelle mie lettere alla S. C. Per tale oggetto ho messo da parte pel momento il grande affare di andare a caccia di anime, giudicando più utile di bene stabilire in prima le opere di apostolato. Or ecco quello che esiste, e che intendo di fare in questi due primari stabilimenti.


[3609]
In Khartum nel dipartimento maschile esiste la più grandiosa e perfetta costruzione (in pietra) che vi sia in tutto il Sudan, lunga 126 metri, e quindi più lunga del palazzo di Propaganda, con annesso un vasto giardino che si stende fin sulle sponde del Nilo Azzurro: è opera del mio Predecessore il Provicario Knoblecher, che vi spese quasi un milione di franchi. E' la residenza del Provicario Ap.lico e dei missionari: vi sono i locali adatti per le Scuole arti e mestieri, coi magazzini pel deposito delle provvigioni e degli oggetti necessari per tutte le Stazioni filiali del Vicariato Apostolico. Vi è ancora una elegante cappella, che serve di Parrocchia pei Cattolici di questa capitale.


[3610]
A lato a questo colossale edifizio fino dal gennaio dell'anno corrente ho incominciato la costruzione in mattoni rossi di uno stabilimento, perfettamente eguale al grandioso edifizio maschile, per le Opere femminili, che deve riuscire identico (meno le arcate) al precedente in grandezza, disegno, e capacità. Ora la fabbrica è già arrivata ad un quarto, poiché ogni giorno vi lavorano presso a 50 operai; e nel prossimo luglio nella parte già costruita si installeranno le Suore, l'orfanatrofio femminile, ed in parte la scuola. Tutto lo stabilimento sarà costruito, spero, entro un anno; al che oltre alle risorse delle Società benefattrici d'Europa, mi giovarono le elemosine pervenutemi dai miei benefattori speciali, fra cui primeggiano le Loro Maestà l'Imperatore Ferdinando I e l'Imperatrice Maria Anna Pia d'Austria sorella della Venerabile Regina Maria Cristina di Napoli, ed il Serenissimo suo nipote il Duca di Modena.


[3611]
Una bella e spaziosa chiesa circondata di alberi e prospettata da un vasto piazzale fiancheggiato pure di alberi dividerà i due grandiosi stabilimenti dei Missionari e delle Suore; per la qual Opera ho già fatto qualche preparativo, e contrattato e in parte pagato un milione di mattoni rossi, avendo per tale oggetto solide promesse d'importanti soccorsi. Spero che questo tempio sarà finito in quattro anni, e m'abbisogna qualche artefice europeo per lo scavo e lavoro delle pietre, che farò venire d'Europa. Sicché fra non molto, oltre la chiesa, che diventa necessaria quando sarà finita la strada ferrata del Sudan, avremo due colossali stabilimenti maschile e femminile (cosa molto utile in questi paesi materialissimi per mantenere il prestigio della missione) con ampio giardino che fornirà gran parte del mantenimento per la Missione, coi rispettivi locali per le scuole, educandato, orfanatrofio ed infermerie pei due sessi, coi rispettivi asili per gli schiavi.


[3612]
Ciò che sto operando in Khartum si sta eseguendo in parte in El-Obeid, ma in proporzioni assai più modeste e meno dispendiose, non essendovi colà né calce, né pietre.

In El-Obeid vi è una casa abbastanza capace pei Missionari con locali per la scuola, arti, e mestieri, ed un po' di giardino. Indi vi è una cappella che serve di Parrocchia, ed un comodo corpo di locali separato, ove ho iniziato un collegio di moretti, da cui verran trascelti quelli di distinta pietà e d'ottimo ingegno che fossero chiamati alla carriera ecclesiastica: questo collegio è ancora sul principio, e cammina assai bene e promette molto. Già vi son 4 giovani, dai quali spero di formare dei missionari indigeni. Vi è pure allato un locale destinato a raccogliere gli ammalati proietti, cioè, i neri che essendo infermicci son gettati via dai loro padroni. Finora soli tre morirono di questi dopo aver ricevuto l'istruzione ed il battesimo.


[3613]
Diviso dalla strada imperiale, o Derb-el-Sultaníe, vi è l'Istituto delle Suore con Orfanatrofio ed asilo per le schiave, con cappella privata. Questo stabilimento che è capace per 70 individui, sarà ristabilito ed ampliato dopo il Kharìf, cioè, finite le piogge nel prossimo ottobre, e sarà tutto circondato da grossa muraglia di sabbia rossa (perché ora è circondato d'una siepe di spine). Anche in El-Obeid sto facendo i preparativi di legname e di sabbia per la costruzione d'una chiesa più ampla. Il tutto, spero, sarà compito entro il 1875.


[3614]
Tanto in Khartum che in El-Obeid non ho ancora aperte le pubbliche scuole maschili; né ho finora creduto prudente di cedere alle istanze di molti anche fra gli acattolici, per mancanza di sufficiente personale docente. La scuola femminile a Khartum è aperta; ma dovetti limitare l'accettazione delle alunne, per non avere ancor pronti i locali. Ad El-Obeid si è pure aperta una piccola scuola pubblica femminile dalle Suore: ma ho ordinato di procedere con lentezza anche in questo caso, per essere ancora scarso il numero delle Suore ed istitutrici negre, che bramo ora meglio occupare nello insegnare il catechismo alle 17 catecumene che ora colà vi sono. Ogni passo deve essere misurato: dato una volta un passo, non si dee più retrocedere.


[3615]
Khartum ha 74 individui che vivono a tutte spese della missione, compresi i missionari, e le Suore. In El-Obeid ve ne sono 58.

Siccome l'opera che ho tra le mani è tutta di Dio, così è con Dio specialmente che va trattato ogni grande e piccolo affare della Missione: perciò importa moltissimo che fra i suoi membri domini potentemente la pietà e lo spirito di orazione.


[3616]
Grazie al Sacratissimo Cuore di Gesù domina realmente questo Spirito del Signore. Ogni mattina, dopo la levata alle 4´ ed alle 5 nell'inverno i missionari fanno in comune tre quarti d'ora di meditazione, oltre le ordinarie orazioni vocali; e la sera parimenti si raccolgono in comune nella cappella per recitare insieme il santo Rosario, fare gli esami, etc. Il divino ufficio, la lezione spirituale, la visita al SS.mo Sacramento etc. si fa da ciascuno privatamente. Lo stesso dicasi dei laici, delle Suore, delle Istitutrici negre di ambedue le Missioni. Ogni mercoledì alla mattina vi è un'Ora di adorazione del SS.mo Sacramento che si termina colla Benedizione col Sacro Ciborio pro conversione Nigritiae, da me istituita fino dal 1868 nei nostri Istituti di Cairo col pio esercizio della Guardia d'Onore del S. Cuore.


[3617]
Ogni venerdì mattina si recita in comune in chiesa da ambedue gli Istituti la Coroncina del Sacro Cuore, ed alle 4 pomeridiane si fa in comune in Chiesa la Via Crucis. Ogni primo venerdì del mese poi vi è ritiro e pratica dell'Adorazione del SS.mo Sacramento coram Venerabile in ossequio al S. Cuore di Gesù, in cui si rinnova la Consacrazione del Vicariato al S. Cuore di Gesù padrone della Nigrizia. Abbiamo poi sempre fatto pubblicamente in Chiesa tutto il mese di marzo in onore di S. Giuseppe, e di maggio in onore della Madonna Immacolata Regina della Nigrizia con predica ogni giorno e benedizione col S. Ciborio, oltre a tutte le Novene e Tridui in preparazione alle principali Feste di Nostro Signore, di Maria Vergine, e dei Santi Protettori del Vicariato.

Queste pratiche ordinarie di pietà fatte in comune mantengono assai bene lo spirito dei membri della missione, e li fortificano, e li rendono capaci di sopportare con ilare animo i grandi patimenti, i disagi, i difficili e perigliosi viaggi, e le croci inseparabili in così arduo e laborioso apostolato.


[3618]
I battesimi di adulti infedeli fino a tutto il 15 maggio p.p. sono stati 73, oltre alla solidissima conversione di un ricco negoziante albanese, che abiurò nelle mie mani lo scisma greco, divenendo un benefattore della Missione, ed un altro ricco negoziante greco-scismatico di El-Obeid, che abiurò colla sua moglie nelle mani del P. Carcereri. Ma, come dissi, queste conversioni sono insignificanti, poiché non è ancora venuto il tempo di dar fuoco ai cannoni ed alle mitragliatrici, che ora si stanno preparando nelle missioni del Vicariato.

Il personale maschile e femminile è ancora molto scarso: ma ho fondamento da sperare che fra breve saremo rinforzati da poderosi soccorsi.


[3619]
Stabilimenti Maschili

1. D. Daniele Comboni nato a Limone Diocesi di Brescia ai 15 marzo 1831, membro dell'Ist.o delle Missioni per la Nigrizia in Verona, Provicario Apostolico.

2º. P. Stanislao Carcereri veronese dei MM. degli II. d'anni 34, Vicario G.le.

3º. D. Pasquale Canonico Fiore membro dell'Istituto di Verona d'anni 33, Superiore e Parroco della Missione di Khartum, e Confessore ordinario delle Suore.

4º. D. Salvatore Mauro barlettano membro dell'Ist.o di Verona d'anni 39, Superiore e Parroco della Missione di El-Obeid, e Confessore straordinario delle Suore.

5º. D. Giovanni Losi piacentino membro dell'Ist.o di Verona d'anni 35 Confessore Ordinario delle Suore in El-Obeid.

6º. P. Giuseppe Franceschini d'anni 28 dei MM. degli I., Cancelliere della mia Curia.

7º D. Stefano Vanni dell'Ist.o di Verona, d'anni 39, pio ed ottimo Sacerdote missionario.

8º. D. Vincenzo Jermolinski polacco, pio e dotto missionario Sacerdote d'anni 29.

9º. Giuseppe Khuri d'anni 23 pio e bene Istruito Maronita di Tripoli di Siria, Maestro di lingua araba, ed aspirante allo Stato ecclesiastico nello stabilimento di Khartum.


[3620]
Poi vi sono Nº. 5 bravi e distinti Maestri d'arti e mestieri, 3 a Khartum e 2 ad El-Obeid, che sono anche esemplarissimi e di specchiata condotta. Fra i 17 alunni negri, ve ne sono 4 che aspirano allo stato clericale.

Dell'Ist.o di Cairo retto dal mio bravo e piissimo Missionario allievo dell'Ist.o di Verona D. Bartolomeo Rolleri, e dei soggetti che vi sono colà, ne sarà meglio informato dal P. Carcereri.


[3621]
Quanto all'Ist.o femminile retto dalle Suore di S. Giuseppe dell'Apparizione, vi sono quattro Suore in Khartum e tre in El-Obeid, assistite da una mia cugina, che è già Suora provetta, colla quale apersi la casa femminile in Cordofan per mancanza di Suore, e da 9 brave Istitutrici negre. Pei bisogni delle due Missioni principali ci vorrebbero almeno 24 Suore di S. Giuseppe, le quali, secondo il mio giudizio sono ottime missionarie e di somma utilità per le missioni straniere: ma è una Congregazione che non ha molti soggetti. Il che io sapendo fino da alcuni anni, fu causa per cui ho fondato in Verona l'Istituto delle Pie Madri della Nigrizia dotandolo di qualche reddito, per prepararmi missionarie per l'Africa Centrale. Esse ora tengono scuola ed educandato soprattutto per le figlie di grandi famiglie decadute: ma vi sono parecchie novizie che si preparano all'Apostolato della Nigrizia.


[3622]
Ho intenzione di mettere a Berber sotto ai Camilliani la prima casa africana delle mie Suore di Verona, che danno molte speranze. L'Africa Centrale ha posto per tutti. Io sono contento delle Suore di S. Giuseppe, e vorrei che la Madre Generale me ne desse un buon numero, specialmente di arabe, che con minori esigenze, sono di grande utilità.


[3623]
In El-Obeid, oltre alla proprietà assoluta dei due stabilimenti esente da tasse, ho acquistata la proprietà di due magazzini che fruttano 1000 franchi all'anno.

In Khartum oltre la proprietà degli stabilimenti, la Missione possiede un ampio e fertile giardino, pel quale ho fatto gravi dispendi per migliorarlo. Ma fra due anni renderà netti duemila scudi annui, ossia, più di diecimila franchi.


[3624]
Le risorse avute dal 26 maggio 1872; epoca della mia nomina a Provicario, fino al 26 maggio p.p. 1874 sono state di 202.521 (duecentoduemilacinquecentoventuno) franchi in puri contanti, e più di 10.000 in generi ed oggetti. Mentre qui a Khartum mi trovo avere un piccolo fondo di cassa per continuare la fabbrica dello stabilimento femminile, grazie alla Provvidenza del mio economo S. Giuseppe, né io, né la missione abbiamo un sol quattrino di debiti né in Africa Centrale, né in Egitto, né in Europa, ad eccezione di 3000 (tremila) franchi, che devo alla Madre Generale di S. Giuseppe, Sr. Emilie Julien, per volontaria obbligazione, e che soddisferò appena ricevuto l'assegno dell'Esercizio 1873 della Propagazione della Fede.


[3625]
I viaggi fra l'Egitto e l'Africa Centrale, oltre all'essere costosissimi, sono faticosissimi oltremodo. La prima spedizione di 31 individui da me guidata nel principio del 1873, e che mi costò 22.000 franchi, comprese alcune provvigioni, mi assorbì 99 giorni da Cairo a Khartum. D. Losi che venne con quattro Suore e tre fratelli laici, impiegò solo 68 giorni: ma il P. Stanislao con altro missionario, impiegò a discendere da Khartum a Cairo 75 giorni, e l'attual Superiora, che giunse or sono due mesi, ve ne impiegò 82. Da Khartum a El-Obeid vi son 12 giorni, da Khartum a Berber 8 giorni, da Berber a Suakin 13 giorni, da Khartum a Gondocoro due mesi, etc. Quanto poi sieno faticosi i viaggi del Sudan lo dirà all'E. V. l'illustre Sig.r Trémaux membro di diverse accademie di scienze e dell'Ist.o di Francia, il quale venendo dall'Egitto a Khartum a spese di S. A. il Viceré d'Egitto, e quindi con tutti i comodi immaginari, che non può mai avere un missionario, lasciò scritto nella sua bell'Opera Egypte et Ethiopie, seconda edizione a pagina 357-58 queste parole piene di verità:


[3626]
Il viaggio per via acqua, e soprattutto per via mare, è niente in confronto al viaggio per via terra in queste regioni (fra l'Egitto e Khartum). In effetti, per mare, per es., si fanno cento leghe al giorno, giocando a carte sul vapore; nel deserto sul cammello non si fanno che sette o otto leghe nel medesimo lasso di tempo, sopportando inaudito calore, e ogni sorta di privazione. A questo titolo il Sudan è dieci volte più lontano della Cina, dieci volte più lontano degli Antipodi". (2)


[3627]
Circa la Missione fra i Nuba, il P. Carcereri avrà tutto esposto all'E. V. con precisione. Io sono d'avviso che nella missione dei Nuba ed in altre della medesima natura, sarà molto espediente l'adottare presso a poco il sistema delle celebri Riduzioni del Paraguai escogitate dai valorosi Padri della Compagnia di Gesù, che hanno fatto di quei paesi una scuola di perfezione cristiana, modello delle Cattoliche missioni. Il capo dei Nuba, il Cogiur Cakum, continua a mandarmi delle ambasciate, ed ultimamente mi spedì una buona quantità d'ottimo miele in regalo. Dopo il Kharif comincerò a spedire a Gebel Nuba dei materiali per l'erezione dello stabilimento di Missione.


[3628]
Rimane ora l'importantissimo affare della schiavitù e della tratta dei negri, miserando spettacolo di cui è teatro il Vicariato dell'Africa Centrale. Spero che il P. Carcereri le avrà esposto bene ogni cosa in proposito, essendo stato questo il principale motivo per cui l'ho spedito a Roma e a Vienna. Da mia parte le verrò esponendo per lettera con comodo le fasi di così grande sciagura dell'umanità. Spero che il divin Cuore di Gesù, a cui ho solennemente consacrato il Vicariato, coll'infinita sua carità, toglierà di mezzo questa terribile piaga dell'infelice Nigrizia.


[3629]
Ho poi sistemato tutte le cose per la retta amministrazione delle Parrocchie: ho ordinato con apposita circolare di adottare il catechismo di Monsig.r Valerga, come testo dottrinale di catechismo pel Vicariato avendolo trovato opportunissimo per questi paesi.


[3630]
Ecco un breve quadro dello stato della missione dell'Africa Centrale. Noi speriamo tutte le benedizioni dal Sacratissimo Cuore di Gesù, specialmente dopo che il S.o Padre si è degnato di arricchire di trecento anni d'indulgenza una preghiera da me composta in latino pro conversione Chamitarum Africae Centralis ad ecclesiam Catholicam; ed Indulgenza Plenaria a chi la recita un mese.

Supplico l'E. V. di mettersi a cuore l'infelice Nigrizia, e di accogliere benignamente i sensi della mia profonda servitù e venerazione, coi quali le bacio la sacra porpora, segnandomi nel SS. CC. di G. e M.



di V. E. R.ma u.mo, d.mo, obb.mo figlio

D. Daniele Comboni

Provicario Ap.lico dell'Africa C.le



(1) D.r Ignaz Knoblecher Apostolischer Provikar der Katholiscen Mission in Central-Afrika, Eine Lebensskizze von D.r J. C. Mitterrutzner, pagina 10. Brixen 1869.

(2) Tremaux. Egypte et Ethiopie, deuxième edition. Paris. Librairie de L. Hachette e C.ie Boulevard St. Germain 77.






564
Eustachio e Erminia Comboni
0
Khartum
2. 6.1874
AD EUSTACHIO ED ERMINIA COMBONI

AFC



J.M.J.

Khartum, nell'Africa Centrale

2 giugno 1874

Miei carissimi cugino e cugina Eustachio ed Erminia,

.
[3631]
Mi sarei aspettato di tutto, disgrazie di malattie, rovesci di fortuna, tribolazioni d'ogni genere; ma che un giovane pieno di brio e di vita nel fiore degli anni e delle speranze, come Emilio, avesse sì presto a soccombere, lasciando sconsolati due teneri ed incomparabili genitori come voi siete, ed una fedele ed angelica sposa qual'è la nostra buona Teresina, non l'avrei mai supposto. A questo dolore io non era apparecchiato. Amava assai e troppo Emilio per pensare ad una disgrazia; molto più che era il migliore, in quantoché era colui che vivea coi suoi genitori, ed era la loro consolazione, il loro sollievo. Partecipo in tutta la sua estensione al vostro immenso dolore, e mi immedesimo in voi, che in fatto di amore paterno e materno non la cedete a nessuno al mondo; quindi sento in me tutto il vostro cordoglio, e mi convinco in quale amara desolazione vi avrà gettata la perdita del vostro buon Emilio.


[3632]
Ora che volere fare? bisogna farsi coraggio: giudicare la vita e il mondo per ciò che sono realmente, e persuadersi che noi siamo di Dio, e che da lui veniamo, e che a lui dobbiamo ritornare. In una parola, se bramate trovare vero conforto, ei si trova nella sola Religione: e siccome, grazie a Dio, voi avete sempre amata e praticata la vostra santa religione, così spero che questa sarà il vostro conforto; conforto reale che solleva e consola lo spirito cristiano e cattolico, e lo rende capace, a somiglianza di Gesù Cristo, di sopportare tutte le pene ed avversità di questa vita, che non è che il veicolo per l'eternità. Benché io senta tutto il dolore della perdita di Emilio, tuttavia mi conforta il pensiero che era un buon giovane, di buona vita e moralità, e che praticava la religione, amava il prossimo, e rispettava col fatto ed in verità i suoi genitori, i quali hanno sempre riconosciuto in lui schietto amore e dipendenza. Vorrei che tutti i giovani del giorno d'oggi fossero come Emilio; e la moderna società sarebbe più felice.


[3633]
Insomma Emilio era buon figlio, ottimo marito, buon cristiano, e buon cittadino: quindi io nutro la più solida e ferma speranza che egli si sia salvata l'anima; ne son certo; quindi col vostro sguardo illuminato dalla fede mirate in lui il vostro conforto, un grande sollievo al vostro animo abbattuto; e pensate che noi siamo a lui uniti col vincolo della fede e dell'amore, e che dopo pochi anni di vita, andremo con lui e con Dio a vivere insieme in eterno. Fatevi adunque coraggio, pregate per lui, confortatevi nella sua onestà e buona vita, e pensate a Dio ed a Maria Vergine, che vi consoleranno assai.


[3634]
Al primo giorno di Semidoppio celebreremo qui in Khartum nella mia piccola cattedrale un officio solenne con messa solenne; ed io gli celebrerò e gli farò celebrare 100 messe. Appena stamane l'ho annunciato alla comunità femminile, le mie Suore si sono messe a piangere. Esse pregheranno e faranno molte comunioni per Emilio; il quale certo ne sentirà i salutari effetti.

Adunque fatevi coraggio, sollevate il vostro spirito, alzate lo sguardo al cielo, ed apprendete dalla perdita di Emilio, ad assicurarvi come egli il porro unum est necessarium, cioè, ad assicurarvi la salvezza dell'anima vostra, che vale assai più che i magri e caduchi beni di questa vita.

Ricordatevi, o carissimi miei Eustachio ed Erminia (sapete che io sempre vi ho amato ambedue), del Vostro



sempre affett.mo cugino

Daniele Comboni

Pro-Vicario Ap.lico dell'Africa Centrale






565
Can. Cristoforo Milone
0
Khartum
6. 6.1874
AL CAN. CRISTOFORO MILONE

"La Libertà Cattolica" 160 (1874), pp. 637-638



Khartum (Africa Centrale), 6 giugno 1874

Mio dolcissimo amico, Direttore della "Libertà Cattolica":

.
[3635]
Vi ho promesso di scrivere più spesso che mi fosse possibile. Non vi ho scritto quasi nulla; ma spero poterlo fare in avvenire. Ho molte cose a narrarvi soprattutto delle benedizioni che Iddio sparge sul mio Vicariato dell'Africa Centrale, che è il più vasto e popolato dell'universo. Dopo che col consenso del Sommo Pontefice e della S. Sede Apostolica ho consacrato solennemente il Vicariato al Sacratissimo Cuore di Gesù, sembra che molti ostacoli si vadano appianando su questa terra infuocata, ove da oltre 40 secoli pesa la terribile maledizione di Canaam. Dico, ho molte cose a narrarvi. Ma i molti e gravi affari del mio regime intricatissimo, e la terribile caduta da cammello in mezzo al deserto fra Cordofan e Khartum mi hanno impedito sinora di scrivervi.


[3636]
Comincio dal pregarvi a correggere un involontario errore che è corso nel vostro aureo giornale la Libertà Cattolica al 1 maggio Nº. 96 nella Cronaca Religiosa, in cui vi scappò dalla penna che il S. Padre accordò 300 giorni d'indulgenza per una preghiera da me composta per la conversione della Nigrizia. Non sono 300 giorni, ma trecento anni che il S. Padre accordò alla mia Preghiera ogni volta che si recita. Quindi è che vi spedisco stampato il prezioso decreto, tale quale mi fu spedito dalla S. C. di Propaganda. Il mio scopo nel voler rettificato l'errore, egli si è perché quando i pii e devoti lettori del vostro magnifico Giornale, e soprattutto i membri del glorioso Clero napoletano leggeranno così ampla e generosa indulgenza, intendendo il grande interesse che la Sede Apostolica e l'adorato Nostro S. Padre Pio IX hanno preso dell'ardua e laboriosa mia Missione, tutti la reciteranno ogni giorno, e la faranno recitare da altri; e così la Nigrizia pella gran ragione del petite et accipietis sarà convertita.


[3637]
Dalle vostre Diocesi napolitane continuano ad accorrere non pochi ad arruolarsi alla mia sacra milizia, e a venire a dividere con noi le fatiche e i sudori dell'apostolato africano. Vi spedisco anche la mia Pastorale sulla tratta dei negri, da cui è tuttora funestata la mia missione.


[3638]
La Missione di Khartum è dotata di due importanti Istituti, quello dei Missionari, e quello delle Suore di S. Giuseppe colle rispettive scuole ed orfanotrofii.

Parimenti la novella missione del Cordofan è dotata di un collegio di mori, alcuni dei quali s'avviano allo stato ecclesiastico, di un Istituto di Suore di S. Giuseppe con sale d'asilo per le schiave, educandato di more, ed orfanotrofio, oltre ad un'infermeria per gli schiavi proietti. Quando uno schiavo è malato, e si prevede che non potrà abbastanza servire, lo si getta via tante volte al pasto della iena e dei cani.


[3639]
Dopo le piogge andrò a fondare la missione fra i popoli Nuba al sud-ovest del Cordofan, ove non posò mai piede europeo. Il valoroso mio Vicario Generale il P. Stanislao Carcereri (che sta ora in Europa, e verrà per mio ordine a farvi una visita in Napoli) ne ha fatta prima, dietro mio mandato, l'esplorazione, e spero che fra breve tutto quel popolo idolatra curverà la fronte dinanzi alla Croce di Cristo, e diverrà suo fervente adoratore. Spero poi fra due anni di innalzare il vessillo della Croce fra i popoli che abitano le sorgenti (fino all'altro dì misteriose) del Nilo. S. A. il Kedive di Egitto ha spedito come Governatore Generale del Fiume Bianco e dell'Equatore S. Ecc. Il Colonnello Gordon inglese, già glorioso per avere represso i ribelli nella Cina e nella Mongolia. Egli è protestante ma è un vero cavaliere, un nobilissimo signore, un valoroso soldato, un uomo di senno, che ha una grande stima dei Vescovi e Prelati cattolici, perché ne ammirò la virtù nella Cina e nella Mongolia. Egli favorirà molto il nostro Apostolato. Mi ha invitato a seguirlo all'Equatore: ma ora sono scarso ancora di missionari. Non appena il potrò, è certo che stabilirò una missione anche colà.


[3640]
I vostri Napoletani mi danno molta consolazione. D. Salvatore Mauro, che ho stabilito Superiore e Parroco del Cordofan, esercita con molta diligenza e pietà il suo difficile incarico. Tutta la sua forza egli ritrae dalla sua fervida divozione a S. Giuda Taddeo. Quando l'ho nominato Superiore e Parroco di quella lontana missione, gli scrissi, che il vero Superiore da me eletto è S. Giuda Taddeo, e che egli non è che vice-superiore e procuratore di S. Giuda Taddeo. Bastò questo a rinfocolare il suo coraggio, e, come dissi, mi dà molte consolazioni.


[3641]
Il Can. D. Pasquale Fiore di Corato è Superiore e Parroco di Khartum: egli è fatto apposta per fare il parroco, e ad uno zelo distinto unisce una rara e squisita prudenza. Che il Signore mi mandi molti di questi missionari.


[3642]
Addio mio dolce amico, direttore zelantissimo di quella Libertà Cattolica, che col ritardo della distanza mi giunge sempre carissima e confortatrice. Qui non ho tempo, né voglia di guardare alla politica, che travaglia la vostra Europa. Qui mi trovo in un mondo nuovo, che aspetta la sua civiltà, a mezzo della fede. E' per certo un titolo d'onore per le diocesi napolitane l'aver qui, su questo terreno difficile anche qualche loro rappresentante al lavoro. Spronate l'operosità di altri che qui la messe è immensurabile.



Tutto vostro aff. amico

Daniele Comboni

Provicario Apostolico dell'Africa Centrale






566
Sr. Veronica Pettinati
0
Khartum
1. 7.1874
A SUOR VERONICA PETTINATI

AP SC Afr. C., v. 8, ff. 267-268



Khartum, 1 luglio 1874

Mia ottima Suor Veronica

.
[3643]
Ricevo la vostra del 30 maggio, e sento con dolore che vi fu annunziato dovere le Suore addette all'Africa Centrale andare all'Ospedale. Mi era già stato annunziato tempo fa, che il P. Stanislao e la Madre Generale convennero in questo: ma ho già scritto a D. Bartolo da tempo la mia disapprovazione su questo progetto.


[3644]
Le due piccole case di Egitto le ho fondato io; e non devono essere tolte che da me. Io poi non le toglierò mai, se non sarò costretto ad ubbidire ad una forza superiore. D. Bartolo ubbidisce ad avvisi avuti da Roma; e benché voi siate obbligata ad obbedire a D. Bartolo qual mio Rappresentante in Egitto, pure questa volta vi do quest'ordine: "non muovetevi dal vostro posto senza un mio ordine preciso, o senza un ordine della S. C. di Propaganda manifestatovi direttamente o per mezzo di D. Bartolo, o la Madre Generale, o il Delegato Apostolico. Qualsiasi altro vi intimano di andare all'ospedale, rispondete se forse vi hanno destinato alla casa dell'ospedale o se servite all'Africa Centrale; e in quest'ipotesi rispondete umilmente e con tutta sommissione che è conveniente aspettare le mie disposizioni.


[3645]
Io non so ancora persuadermi che si abbia preso una sì grave deliberazione senza consultarmi. Perciò aspetto ancora una posta, e se non vi è mutamento di disposizioni, spedirò un dispaccio a D. Bartolo ordinandogli di sospendere ogni cosa, fino a nuovi ordini.

La Madre Generale mi ha affidato le Suore perché servano all'Africa Centrale, e perché io le guidi nella Missione e non perché restino all'ospedale; tal cosa mi farebbe disonore e non l'accetto. Ho un cumulo di motivi per non accettare questa determinazione la quale il Padre Stanislao avrà fatto per ottimo fine e con sante intenzioni, le quali però non mi entrano in capo. Ripeto, rimanete al vostro posto. Raccomandandovi somma prudenza, vi benedico. Salutatemi tutte e credetemi



Tutto V.



Daniele Comboni

Prov. Ap.lico






567
M. Eufrasia Maraval
0
Khartum
3. 7.1874
A MADRE EUFRASIA MARAVAL

ASSGM, Afrique Centrale Dossier



J.M.J.

Khartum, 3 luglio 1874

Mia Rev.ma Madre Assistente,

.
[3646]
Mi perdoni se le indirizzo queste due righe, perché non ho la forza di scrivere alla Madre Generale, che non si mostra all'altezza della sua posizione, di fronte al mio Vicariato che oggi è il più importante del mondo.

Nel mese di aprile il P. Stanislao mi scriveva da Roma: "Mi sono concertato con la Madre Generale su tutti gli articoli della Convenzione per le Suore: tutte le Suore che sono al Cairo o che verranno dall'Europa in Cairo per poi passare in Africa Centrale, andranno all'ospedale per tutto il tempo che resteranno in Cairo ed ella pagherà un tanto al giorno per ciascuna Suora, etc." Io non ho creduto questo sul serio e non ho risposto. Dopo una settimana mi arriva un'altra lettera del P. Stanislao in cui mi scrive: "Ho convenuto con la Propaganda e colla Madre Generale sul Convenzione e per i primi di luglio le Suore passeranno tutte all'ospedale etc."


[3647]
Anche questa volta non ho prestato fede, perché la Propaganda non si immischia in questi affari e lascia tutto ciò ai capi delle Missioni; ma io ho scritto al Superiore del Cairo, Don Bortolo, che non accetto questa decisione e, se la Propaganda ordinerà di far passare le Suore all'ospedale, presenterò tali motivi che esaudirà le mie preghiere, di lasciare le mie Suore nella mia casa del Cairo. Già Mons. Delegato mi ha ripetuto più volte al Cairo che per evitare enormi spese, io dovevo mettere le Suore in due camere del Buon Pastore e Scubra a due franchi al giorno e io gli ho risposto che le mie Suore non sono delle penitenti etc. Sembra che lo stesso Delegato abbia avuto, può darsi, l'idea dell'ospedale.


[3648]
E' passato qualche tempo e poi, in due lettere, il P. Stanislao mi scrive: "La Convenzione con la Madre Generale fu convenuta e stipulata con pieno accordo. Le Suore del Cairo passeranno all'ospedale pel primo luglio". Nell'attesa la Propaganda non m'ha scritto niente su ciò. Dunque l'affare dipende o dalla Madre Generale o dal P. Stanislao, al quale ho dato le mie istruzioni chiare di sbarazzarmi di quelle 10 o 12 nere che non portano alcuna utilità al mio Vicariato, ma di lasciare intatti gli Istituti per la climatizzazione dei Missionari e delle Suore che vengono dall'Europa, fino a che verrà un altro Delegato che ci permetta di fare del bene in Egitto per i neri, perché Mons. Ciurcia e i Francescani c'intralciano e ci hanno proibito di occuparci dei neri in Egitto.


[3649]
Domenica scorsa Don Bortolo mi ha scritto: "Vedendo chela Madre Generale non scrive più e non dà gli ordini opportuni, perché le Suore passino all'ospedale (cosa che mi dispiace) io, in seguito agli ordini e convenzioni fra la Propaganda, Madre Generale e P. Stanislao, ho manifestato a Sr. Veronica le decisioni di Roma e che, pei primi di luglio devono passare all'ospedale, etc.". Madre mia, io sono restato di pietra. Poi mi arriva una lettera di Sr. Veronica che mi annuncia con dolore ciò che Don Bortolo le aveva comunicato.


[3650]
Allora il sangue mi è montato alla testa: ho preparato un dispaccio telegrafico per Don Bortolo, nel quale gli ho ordinato di non mettere in esecuzione la folle determinazione (poiché credo che la Propaganda non entri per niente in questo progetto, perché altrimenti mi avrebbe scritto di affittare le mie Suore all'ospedale, invece di prepararle per l'Africa Centrale) di sistemare le Suore all'ospedale e di attendere i miei ordini.

Poi ho scritto a Sr. Veronica e le ho ordinato di non muoversi dal suo posto senza i miei ordini.


[3651]
Dopo tutto ciò la prego, Madre mia, di dichiarare alla Madre Generale che non accetto questa determinazione e che le Suore che sono destinate all'Africa Centrale devono entrare nella mia casa, passare il tempo di preparazione e di climatizzazione a casa nostra e non all'ospedale o presso il Buon Pastore, perché lei affida le sue Suore a me per lavorare nella mia Missione, ella deve avere tutta la fiducia che io posso custodirle, nutrirle, dirigerle bene e, grazie a Dio, il pane non è mai mancato alle Suore che mi ha affidato.


[3652]
Ora perché vuole mettere all'ospedale le Suore che sono destinate per l'Africa Centrale? Non lo permetterò mai, finché ho una casa al Cairo e la casa al Cairo io l'avrò sempre sia in affitto, sia in proprietà. I motivi del suo rifiuto sono senza numero e gravi e se il Delegato continuerà a mettere opposizione a questo, spero di ottenere giustizia alla Propaganda. Ho molti motivi per rifiutare ciò che vuole la Madre Generale, di mettere le Suore all'ospedale (che la Madre Generale sia venuta a questo mi sembra impossibile) etc.

Gradisca, mia buona Madre, etc. che Dio la benedica.



Suo dev.mo etc.

Daniele Comboni

Pro-vicario Ap.lico dell'A. C.



Traduzione dal francese.






568
Domenica Comboni
1
Khartum
7.1874
A DOMENICA COMBONI

ACR, sez. fotografie



Khartum, luglio 1874



Autografo su foto.


569
Convenzione coi Camilliani
0
Khartum
24. 8.1874

CONVENZIONE CON I CAMILLIANI

AP SC Afr. C., v. 8, ff. 227-230v.



Roma, 24 agosto 1874

CONVENZIONE

FRA I R.MI PRO-VICARIO AP.LICO DELL'AFRICA CENTRALE

E IL P. VICARIO GENERALE DE' MINISTRI DEGL'INFERMI



.
[3653]
Allo scopo di contribuire alla diffusione dell'Evangelio fra i popoli infedeli della Nigrizia, fu stipolata fra i R.mi Pro-Vicario Ap.lico dell'Africa Centrale e il P. Vicario Generale de' Ministri degl'Infermi la seguente convenzione da sottomettersi alla S. Congregazione di Propaganda.

I. Il R.mo P. Generale de' Ministri degl'Infermi secondando l'impulso della sua carità verso i popoli della Nigrizia, che sono i più necessitosi e derelitti dell'universo, mette a disposizione della Propaganda pel Vicariato Ap.lico dell'Africa Centrale, oltre ai PP. Carcereri e Franceschini, altri fra suoi Religiosi, che si sentissero inclinati all'arduo e laborioso Apostolato della Nigrizia, i quali sieno di provata virtù, ed abbiano già fatto la professione dei quattro Voti solenni proprii dell'Ordine di S. Camillo de Lellis, con essi non trasandino punto l'esercizio del loro S. Istituto a vantaggio dei poveri infermi ed agonizzanti; che anzi non solo si dedicheranno con tutto il fervore all'assistenza spirituale di quelli, ma di più procureranno col tempo e con tutto l'impegno d'istituire un piccolo Ospedale a pro dei medesimi tanto per l'assistenza spirituale che corporale, essendo questo lo scopo primario del loro Istituto.


[3654]
II. I detti Religiosi saranno presentati alla Propaganda dal P. Generale, e dopo di esserne stati approvati mediante il consueto esame, e muniti della patente di Missionari Ap.lici, si recheranno alla loro destinazione.


[3655]
III. Tutti e singoli questi Religiosi, giunti in Missione, sono talmente a disposizione del Pro-Vicario Ap.lico, ed in aiuto de' suoi Missionarii, che egli può disporne come più gli piacerà in assistenza delle diverse Missioni del Vicariato, loro assegnando, per quel tempo che crede, qualsiasi ufficio dal più umile al più elevato, come quello di Maestri Coadiutori, Parroci, Confessori di Monache, Superiori locali, Vicarii Gen.li, ecc. ecc. Tutto questo però s'intende nei seguenti limiti, e colle seguenti condizioni: 1º. Che i Religiosi stanziati nell'Africa dipendano dal P. Generale nel modo e come si verifica in tutte le altre Religioni che hanno Missioni all'Estero. 2º. Che il Pro-Vicario e suoi Successori possano pure disporre dei Religiosi secondo i bisogni della Missione, come si è detto, ma però rivolgendosi sempre e mettendosi in piena intelligenza col Superiore dei medesimi, e non mai ai singoli individui. 3º. Finalmente che ciò s'intende per riguardo all'esercizio esterno dei Ministeri proprii della Missione, e non già in rapporto della disciplina interna e strettamente religiosa, per cui dovranno dipendere esclusivamente dal Superiore.


[3656]
IV. Tutti e singoli i Religiosi, durante il tempo che vivono distribuiti nelle diverse Missioni del Vicariato, sono tenuti all'obbedienza verso il Superiore locale, ed all'osservanza del Regolamento di quella casa, a cui sono temporaneamente addetti.

V. Il R.mo P. Generale assegnerà al corpo de' suoi Religiosi destinati per l'Africa Centrale un Superiore che lo rappresenti, il quale abbia soprattutto l'incarico di sorvegliarli, affinché tutti e ciascuno conservino lo spirito religioso dell'Istituto di S. Camillo de Lellis, e ne sviluppino i salutari effetti a pro della conversione della Nigrizia.


[3657]
VI. IL R.mo Pro-Vicario Ap.lico fornirà quanto prima provveduta del necessario una buona casa con cappella, farmacia e piccolo orto o giardino nella salubre città di Berber nella Nubia Superiore, ove possano radunarsi i Religiosi quando non sono occupati nell'assistenza delle Missioni centrali per vivere vita religiosa, farvi gli Esercizi spirituali, e rinfrancare lo spirito eminentemente sublime del loro S. Istituto.


[3658]
VII. La Casa di Berber sarà esclusivamente Casa Camilliana, promuoverà per quanto è possibile il bene spirituale per mezzo della scuola, e dell'assistenza dei malati; avrà la giurisdizione ordinaria parrocchiale non solamente della città e provincia di questo nome, ma ancora della province di Suakin sul Mar Rosso, e di Taka sulle frontiere Nord Est dell'Abissinia, come pure la provvisoria della provincia o antico regno di Dongola, cioè fino a quando sarà compiuta la strada ferrata del Sudan, pigliando cura dei Cristiani di qualsiasi nazione e rito.


[3659]
VIII. Il Superiore Camilliano, quando si trovi a disposizione del Pro-Vicario Ap.lico od in assistenza di altra Missione del Vicariato, si farà rappresentare nella Casa Camilliana di Berber da un altro Religioso di sua fiducia e di soddisfazione del Pro-Vicario Ap.lico pel disimpegno della direzione spirituale e temporale dell'Opera Camilliana, in tutto e per tutto secondo le norme stabilite nelle Costituzioni del proprio Ordine.


[3660]
IX. La scelta del Religioso, che dovrà esercitare l'ufficio di Parroco, si farà dal Pro-Vicario Ap.lico d'intelligenza ed accordo col P. Generale, procurando possibilmente, che l'anzidetto officio sia affidato ad un soggetto distinto dal Superiore della Casa religiosa.


[3661]
X. Il Pro-Vicario Ap.lico assegna annualmente alla Casa Camilliana di Berber la somma di ff. 5000 (cinquemila) sulle rendite che il Vicariato riceve dalle Società Benefattrici di Europa, da somministrarsi al Superiore anticipatamente in una o due rate in principio di ciascun anno. Tale assegno incomincerà dal giorno in cui vi saranno installati in un congruo numero i Religiosi, il che avrà luogo appena sarà allestita la casa e cappella dedicata a S. Camillo de' Lellis. Questo annuo assegno durerà cinque anni, tempo necessario per conoscere praticamente l'azione Camilliana, il numero approssimativo de' Religiosi, che può fornire l'Ordine, il costo de' viveri, e le spese necessarie pel mantenimento della casa e delle Opere Camilliane. Dopo cinque anni si dovrà stipulare dal Pro-Vicario Ap.lico e dal Superiore Camilliano per sottomettersi a Roma una nuova Convenzione basata su nozioni pratiche e certe su d'ogni cosa per stabilire definitivamente il necessario coscienzioso assegno e dotazione della casa Camilliana, che si effettuerà, per quanto sarà possibile, in beni immobili, secondo che si giudicherà meglio dalle due parti.


[3662]
XI. Questo assegno annuale serve pel vitto e vestito dei Religiosi, mentre vivono in Berber, e per la visita delle località dipendenti dalla giurisdizione Camilliana, come pure per la manutenzione o miglioramento della casa di Berber, e pel mantenimento dell'annessa chiesa o cappella, ossia per le spese del culto. I Religiosi poi, che si trovano in assistenza delle altre Missioni del Vicariato, vivono a spese di quella casa, a cui sono temporaneamente addetti.


[3663]
XII. Tutti i viaggi dei Religiosi Camilliani dall'Europa all'Egitto, ed alla Stazione dell'Ordine in Berber, e da essa fino alle varie Missioni interne del Vicariato, come pure i viaggi di ritorno dalle Missioni centrali fino a Berber, sono a carico del Pro-Vicario Ap.lico.


[3664]
XIII. Il Superiore Camilliano d'accordo col Pro-Vicario Ap.lico dovrà riunire nel tempo più opportuno una volta all'anno i suoi Religiosi per lo spazio almeno di circa 20 giorni, affine di constatare se conservano lo spirito religioso dell'Istituto, e rinfocare il loro zelo Apostolico per mezzo di speciali Esercizii spirituali e delle pie pratiche dell'Ordine.


[3665]
XIV. Qualora il Superiore Camilliano d'accordo col Pro-Vicario Ap.lico giudicasse espediente di visitare i suoi Religiosi nelle diverse Missioni Centrali, tutte le spese di viaggio e mantenimento suo sono a carico del Pro-Vicario Ap.lico.


[3666]
XV. I Religiosi mentre vivono nella Casa Camilliana e sue dipendenze applicano la S. Messa secondo il placet del loro Superiore. Mentre invece vivono all'assistenza delle Missioni interne, applicano secondo l'intenzione del Pro-Vicario Ap.lico, o del Superiore della casa, ove sono addetti, detratte due Messe al mese, che il Religioso può applicare per sé, o come desidera, più le obbligazioni di Messe imposte peculiarmente ai Camilliani dal loro Ordine, secondo i suoi Statuti o mandamenti generalizzi.


[3667]
XVI. Ogni anno entro il mese di settembre il Superiore della Casa Camilliana presenterà al P. Vicario Ap.lico un esatto rapporto sull'andamento, sviluppo ed amministrazione della Casa e dell'Opera Camilliana, che questi poi trasmetterà alla S. Congr.ne di Prop.da, corredandolo delle sue osservazioni. Ed altrettanto farà il Superiore stesso col R.mo P. Generale, specialmente per quanto s'appartiene all'andamento e condotta dei singoli Religiosi.


[3668]
Il tutto alla maggior gloria di Dio ed alla salute della infelice Nigrizia "in unitate spiritus et vinculo charitatis" salva l'autorità della prelodata S. Congregazione de Propaganda Fide, non che i decreti e le regole vigenti pel governo delle SS. Missioni. Amen.



+ Luigi Vescovo di Verona Rappresentante di

Mgr. Comboni Provic.o Ap.lico dell'Africa Centrale.

Camillo Guardi Vic.o Gen.le de' CC. RR. Ministri degl'Infermi convengo, ed approvo come sopra.



Per parte della S. Congregazione di Propaganda nulla osta perché la presente Convenzione si metta in esecuzione.

Roma dalla Propaganda 24 agosto 1874.

Aless. Card. Franchi Pref.






570
Card. Alessandro Franchi
0
Khartum
14. 9.1874
AL CARD. ALESSANDRO FRANCHI

AP SC Afr. C., v. 8, ff. 286-287



Nº. 10

Khartum, 14 settembre 1874

E.mo e R.mo Principe,

.
[3669]
Benché non sieno che pochi giorni che ho avuto l'onore di scriverle, pure al ricevere ora dal P. Carcereri sottoscritta una copia della Convenzione fra me e la R.ma Madre G.le delle Suore di S. Giuseppe dell'Apparizione pella regolare sistemazione di questo venerabile Istituto nel mio Vicariato, non posso fare a meno di non esprimerne a V. E. la mia sincera soddisfazione, e di assicurarla nel tempo stesso, che sarà sempre mia cura specialissima non solamente di secondare e tener coltivato in ogni guisa in queste ottime figlie africane di S. Giuseppe lo spirito della lor vocazione e dirigerle saviamente al maggiore vantaggio spirituale di questa vasta e laboriosa Missione; ma altresì di porre ogni studio perché nulla mai manchi del bisognevole a tutte ed a ciascuna delle medesime, anche qualora mi fosse d'uopo di raddoppiare le spese e l'assegno già stabilito dalla Convenzione. Queste buone Suore espongono al pari di noi la vita, e consacrano tutte se stesse per la gloria di Dio e per la salute dell'infelice Nigrizia; e quindi hanno diritto a tutti gli aiuti possibili di una paterna sollecitudine; e questa non mancherà mai da parte nostra coll'aiuto del Signore.


[3670]
M'interessa vivamente, come è accennato nella Convenzione, che sia deputata dalla R.ma Madre G.le una brava ed assennata Suora che la rappresenti in questo remotissimo Vicariato, e colla quale io possa trattare sulla destinazione, sui cambiamenti, e sugli interessi delle Suore dell'Africa C.le. Questa Suora dev'essere sempre la Superiora della casa di Khartum, che è l'ordinaria residenza del Pro-Vicario Ap.lico. Io quindi supplico caldamente l'esimia bontà di V. E. R.ma a degnarsi d'interessare vivamente codesta R.ma Madre G.le conoscitrice espertissima delle missioni straniere a scegliere a tale importantissimo ufficio una fra le migliori sue Suore, che sia veramente all'altezza della sua missione, ed a spedirmela quanto prima. Io le sto preparando una residenza, che sarà degna della sua posizione.


[3671]
Chiudo questa mia col dichiarare coscienziosamente a V. E. R.ma l'alta stima e venerazione che io professo per queste Suore, considerate sotto l'aspetto di missionarie nelle parti degli infedeli, e la preferenza che io do fra di esse alle Suore arabe, rapporto alla mia missione. Senza possedere quella maschia e profonda istituzione ascetica e quell'apparato d'istruzione amplissima, che noi ammiriamo nelle sante Figlie delle Scolastiche, delle Chantal, delle Merici, e delle Dame del Sacro Cuore, queste ottime Suore di S. Giuseppe sono assai commendevoli per la loro semplicità, zelo indefesso, ed attitudine a tutti gli uffici di missionarie, e pel loro eroico coraggio nell'affrontare pericoli d'ogni sorte, lunghi e perigliosi viaggi, e la stessa morte per bene adempiere il loro ministero.


[3672]
Tutte poi (parlando di quelle che io ho conosciute) sono di intemerati costumi, intangibili in fatto di moralità, e tali da potere coll'aiuto di Dio affrontare a piè fermo gli stessi pericoli dell'umana corruzione fra gli infedeli, per correggerne gli eccessi, trionfare delle anime più guaste, e spargere in mezzo a loro il buon odore di Cristo, e far rispettare la purezza della morale cristiana. A questi buoni effetti contribuiscono grandemente la protezione provvidenziale di S. Giuseppe e l'amore e fiducia che esse nutrono vivissima per questo caro Santo loro padre, come pure le frequenti pratiche di pietà e le continue istruzioni dei Missionari, ed il mantener sempre viva fra loro la scintilla dello scopo altissimo della loro Missione, cioè, la gloria di Dio e la salute dell'anime, che non si possono ottenere senza curare seriamente la propria santificazione.


[3673]
Nella prossima lettera le parlerò del viaggio disastrosissimo testè compiuto dal prussiano Dr. Nactigal (che ora è qui a Khartum) in cinque anni e mezzo da Tripoli a Khartum attraverso agli imperi di Bornù, Waday e Darfur soggetti alla mia giurisdizione, e delle interessanti notizie che mi ha dato su questi popoli, e sui milioni di schiavi che gemono ancora sotto l'impero di Satanasso. Questo nostro Governatore Generale, Ismaïl Pascià, che mi scrisse un bel elogio delle nostre case del Cordofan, sta ora attaccando il Sultano di Darfur.

Le bacia la Sacra porpora



L'u.mo ed ubb.mo suo figlio

Daniele Comboni

Prov.o Ap.co dell'Africa C.le