Notiziario mensile dei Missionari Comboniani del Cuore di Gesù
DIREZIONE GENERALE
Nuovo Consiglio Generale
Superiore Generale (21.10.2009): P. Sánchez González Enrique
Assistenti Generali: P. Odelir José Magri (vicario generale), P. Pelucchi Alberto, P. Tesfaye Tadesse Gebresilasie e Fr. Giusti Daniele Gio-vanni.
I lavori del XVII Capitolo Generale (seconda parte)
Il Capitolo è finito, iniziamo il Capitolo!
Non si può negare che, nella conclusione che ha avuto, il XVII Capitolo Generale (Ordinario Speciale) dell’Istituto è stato ‘speciale’. Una conclusione protrattasi, infatti, per due giorni: incorniciata tra la solenne Eucaristia presieduta da P. Enrique Sánchez González, nuovo Superiore Generale, la sera di giovedì 22 ottobre, e quella della sera successiva. Tra le due celebrazioni, l’ultima giornata spesa nell’approvazione in aula dei Documenti Capitolari e della Lettera di saluto a tutti i confratelli, i ringraziamenti e la disbriga di alcuni aspetti logistici.
Due Eucaristie in cui si sono potute apprezzare le omelie semplici ma ricche spiritualmente del nuovo Superiore Generale come pure le parole di augurio e di arrivederci, con qualche prezioso consiglio, offerte da P. Teresino Serra al Consiglio Generale entrante. Oltre a ringraziare P. Teresino stesso e i membri del precedente Consiglio Generale, P. Enrique ha voluto sottolineare la positività di un Capitolo svoltosi in un clima disteso di discernimento e di preghiera, e soprattutto in umiltà e atteggiamento di ascolto, nella consapevolezza di essere solo strumenti di cui Dio si serve per realizzare il suo Piano. “Venuti con grandi aspettative – ha sottolineato il Superiore Generale – ci siamo resi conto che non tutto ciò che si desidera si realizza. Molti forse sognavano un Piano che avrebbe rivoluzionato il volto dell’Istituto, in realtà si tratterà di porre in atto con umiltà alcune decisioni che richiederanno coraggio e fede da parte di confratelli, comunità, province e continenti”. Un compito che il nuovo Consiglio Generale intende assumere lavorando ‘in squadra’. P. Enrique ha espresso anche il suo ringraziamento per i collaboratori scelti come suoi Assistenti stretti: P. Odelir José Magri, nominato suo vicario, che garantisce continuità con la precedente direzione generale; P. Tesfaye Tadesse Gebresilasie, segno della condivisione di responsabilità da parte dell’Africa, P. Alberto Pelucchi, testimone delle nuove sfide delle province d’Europa e Fr. Daniele Giovanni Giusti, encomiabile segretario del Capitolo e animatore delle istanze dei Fratelli comboniani. Con sottile umorismo, P. Enrique ha concluso l’omelia affermando: “Per quanto di buono riusciremo a fare come Consiglio Generale, potremo tutti rallegrarci. Per quanto invece non dovesse andare come desideriamo, non prendetevela con noi, bensì (rivolgendo il dito verso l’immagine bronzea di san Daniele Comboni) con lui, che è il vero padre e protettore dell’Istituto ed è garante della sua fedeltà e operosità!”.
Lavoro e celebrazioni
Le settimane che avevano preceduto le elezioni del nuovo Consiglio Generale erano state di intensa attività sia in gruppi di lavoro che in aula capitolare. Il clima in cui si è lavorato è stato molto costruttivo, soprattutto perché, pur nella chiarezza e con la passione dovuta, ci si è mostrati disposti ad ascoltarsi e capirsi. L’attenzione alle diverse sensibilità dovute allo scenario dei capitolari, più ‘variopinto’ rispetto al passato, ha rappresentato alle volte una sfida notevole, ma un’esperienza positiva è stata - sia nei lavori che nelle celebrazioni comuni (quasi ogni giorno si sono celebrati anniversari, compleanni, onomastici o festività particolari) - la percezione quasi fisica della presenza di San Daniele Comboni e il ricordo delle sue parole: “Giudicate le cose non con il miserabile prisma degli interessi umani, ma secondo il puro occhio della fede”. Da sottolineare che con questo spirito ci si era addentrati nella ‘prima lettura’ in aula dei testi dei gruppi di lavoro sui temi della Ratio Missionis, in provvidenziale coincidenza con l’inizio ufficiale dei lavori del 2° Sinodo dei vescovi per l’Africa. Con i partecipanti al Sinodo ci si era posti in comunione sia fisica che interiore prendendo parte in buon numero, come capitolari, alla solenne Eucaristia di apertura presieduta, domenica 4 ottobre, da Benedetto XVI.
La sessione di lunedì 5 ottobre era dunque iniziata con la comune invocazione dello Spirito e facendo dovuta memoria delle parole di Gesù: “Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento?” (Lc 14,28).
Un’esperienza privilegiata di condivisione ‘comboniana’ l’abbiamo vissuta il 10 ottobre, dopo un triduo di preparazione, in comunione con tutti i confratelli dell’Istituto nel fare memoria del nostro Fondatore nella sua festività. Come ci ha ricordato quel giorno nell’omelia Mons. Giuseppe Franzelli, gradito ospite insieme a Mons. Menghesteab Tesfamariam, ci siamo sentiti uniti anche a tutti i vescovi riuniti nel Sinodo africano. Mons. Franzelli ha voluto sottolineare come i capitolari, più ancora che in passato, riuniti da tutti i continenti, diversi per provenienza, età, formazione, cultura e appartenenza etnica, costituissero l’incarnazione del sogno di Comboni oggi. Mille vite da spendere per la missione e un volto sempre più variegato, a dimostrazione che la missione è davvero ‘cattolica’.
I lavori si erano protratti lungo la settimana, concludendosi con la discussione degli ultimi due temi prioritari: Formazione e Governo dell’Istituto. Il 12 ottobre, dopo la festa di Comboni, il lavoro in gruppi su altre quattro tematiche di rilievo scelte dall’aula: Animazione Missionaria, Formazione Permanente, Anziani e Ammalati e Economia, aveva avuto un buon risultato nei testi base presentati in ‘prima lettura’. La celerità con cui si erano approvati i testi aveva permesso di trattare altri argomenti importanti, tra cui una presentazione dell’impegno comboniano in Asia da parte dei delegati provenienti dal continente, con accento sulle prospettive d’impegno in Cina. I capitolari mostravano simpatia e interesse per questa recente apertura (questo anno si celebra il 20° dall’arrivo dei comboniani in Asia) e il senso di speranza e di fede nel futuro comunicato dai delegati è stato visto come conferma della validità della nostra presenza nel continente in cui la Chiesa ufficiale ha affermato che deve concentrarsi lo sforzo di evangelizzazione nel terzo millennio.
Priorità identificate
Conclusi i lavori di gruppo e l’approvazione in plenaria degli emendamenti ai testi base si è passati a identificare una lista di priorità e proposte presenti in essi. A partire da un elenco di 152 suggerimenti emersi dai documenti, i capitolari hanno votato cinque priorità per ogni tema principale (Identità, Spiritualità, Missione, Formazione e Governo…) e tre per ogni tematica aggiunta (Animazione Missionaria, Formazione Permanente, Anziani-Ammalati e Economia). Tra queste sono state poi scelte per ogni tema principale le due votate a maggioranza, e per ogni tema ‘aggiunto’ quella con maggiori preferenze, in un esercizio che ha ridotto a 14 le priorità da considerare nel Piano che il Consiglio Generale dovrà definire e mettere in atto. In merito alle priorità stabilite dal Capitolo si possono così riassumere:
1. riguardo alla Missione: rivedere le nostre presenze in ogni singolo continente, consolidare e promuovere nuove aperture e ‘comunità di frontiera’;
2. quanto all’Identità: necessità di fare una lettura approfondita dei risultati della Ratio Missionis e di promuovere una riflessione sullo stile di vita delle nostre comunità;
3. circa la Spiritualità: scegliere un tema annuale di spiritualità per tutto l’Istituto, proponendo al tempo stesso il discernimento come metodo nella formazione permanente e nell’animazione;
4. in merito alla Formazione di base: la garanzia di maggiore preparazione ai formatori e ai promotori vocazionali, sia a livello generale sia dei singoli continenti;
5. in relazione al Governo dell’Istituto: ridefinire i criteri per erigere nuove Province, una riflessione in merito all’accorpamento di circoscrizioni e un rilancio del coordinamento continentale;
6. riguardo all’Economia: continuare il processo di attuazione del Fondo Comune Totale;
7. circa la Formazione Permanente: la creazione, in collaborazione con altri Istituti, di due comunità di accompagnamento, una in Africa e una nelle Americhe;
8. riguardo ad Anziani e Ammalati: preparazione e assegnazione del personale necessario per l’assistenza dei confratelli interessati;
9. quanto infine all’Animazione Missionaria: inserimento pieno nelle Chiese locali, con cui elaborare programmi di animazione condotta ‘insieme’ e stesura di una Carta dell’Animazione Missionaria in ogni circoscrizione.
Elezioni
Il 20 ottobre si è raggiunto il momento culminate del Capitolo nell’avvio del discernimento per l’elezione del Superiore Generale e del suo Consiglio. Si è dedicata mezza giornata alla preghiera e ritiro spirituale, in cui ci era stato ricordato il modo in cui Gesù intendeva il servizio dell’autorità: “Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato, infatti, l’esempio perché come ho fatto io facciate anche voi” (Gv. 13, 1-15). Dopo uno scambio d’idee in vari gruppi per definire il profilo delle persone con le qualità e il carisma adatto a guidare l’Istituto nel prossimo sessennio, si è passati a sondaggi e votazioni… Qualcuno, in merito al nuovo Superiore Generale, aveva suggerito con una vena di buonumore: “assicuriamoci che abbia anche qualche difetto”! Ora conosciamo nomi e volti del nuovo Consiglio Generale, si tratta di costruire con loro quella comunione di intenti che certamente auspica per noi san Daniele Comboni. Possiamo concludere che, pur non avendo provocato sovvertimenti radicali nell’Istituto, il 17° Capitolo Generale ha costituito un’esperienza di grande condivisione, comunione e scambio d’esperienze di vita, un incontro nella varietà dei carismi, e innegabilmente nella composizione di volti che hanno espresso l’incredibile ricchezza umana, missionaria e carismatica assunta dall’Istituto. I membri del nuovo Consiglio Generale sono l’icona più evidente di tutto questo. Per intercessione del Fondatore, il Signore ci conceda – come ci invitano a fare nella lettera di saluto ai confratelli il Superiore Generale e i suoi Assistenti – la fede e il coraggio necessari a trasformare in vita e scelte concrete quanto raccolto nei documenti capitolari, per diventare noi in prima persona coloro che realizzano il Capitolo nella propria quotidianità. (P. Giuseppe Cavallini)
I Capitolari alla Repubblica Democratica del Congo
Noi, Missionari Comboniani, riuniti a Roma dai diversi continenti per il XVII Capitolo Generale, vogliamo esprimere la nostra solidarietà alle popolazioni del Nord e Sud Kivu e della Provincia Orientale della Repubblica Democratica del Congo. Denunciamo nuovamente la tragica situazione in cui versano milioni di congolesi che pagano il prezzo più grave per il protrarsi del conflitto che continua a mietere vittime innocenti e ha provocato immane distruzione nei lunghi anni di guerra.
Bande armate che includono da un lato le Forze democratiche per la Liberazione del Rwanda (Fdlr) nel nord e sud Kivu e, dall’altro, i ribelli dell’Esercito di liberazione del Signore (Lra) di Joseph Kony nella Provincia Orientale sui confini con Centrafrica e Sudan continuano a imperversare nella regione. Le categorie più deboli della popolazione sono le più colpite: oltre al rapimento di bambini inquadrati nelle fila dei ribelli, impressiona l’aggravarsi di violenze contro le donne.
Ci rivolgiamo agli organismi della Comunità Internazionale, in particolare alle Nazioni Unite e al Parlamento Europeo preposti alla salvaguardia della vita e dei diritti delle popolazioni innocenti affinché venga assunta ogni misura utile a dare soluzione duratura a una situazione divenuta insostenibile. Ogni pressione va fatta sui governi occidentali perché si adoperino per far cessare l’ecatombe che continua nel nord-est del Congo. La cosa più deplorevole è che questi avvenimenti si verificano spesso sotto gli occhi di chi dovrebbe proteggere la popolazione civile.
Ciò che scrivevano un anno fa i vescovi congolesi, rimane tragicamente attuale: “Questa è una guerra ‘paravento’ per coprire il saccheggio delle ricchezze minerarie del paese, dove il 70% dei sessanta milioni di abitanti vive con meno di un dollaro al giorno. Le conseguenze sono enormi: ancora migliaia di morti, popolazioni condannate a scappare e vagare in condizioni disumane, bambini e ragazzi costretti ad arruolarsi come soldati nei gruppi armati… Un dramma umanitario sotto i nostri occhi, che non può lasciare nessuno indifferente. No alla guerra e al saccheggio delle risorse naturali” ammonivano i presuli (Documento del 13 nov. 2008: “La Repubblica del Congo piange i suoi figli, è inconsolabile (cfr. Mt 2,18)”.
La situazione non è cambiata nemmeno dopo gli accordi firmati a Goma tra i gruppi armati (gennaio 2008), alla presenza dei Caschi Blu e dei facilitatori europei e statunitensi. La diplomazia è apparsa finora impotente. Come missionari operanti da decine d’anni nelle aree colpite dal conflitto e testimoni oculari delle violenze che avvengono, sappiamo che alla radice di questa guerra c’è in ultima istanza il piano di depredare le risorse del paese, mentre le parti coinvolte agiscono come longa manu di interessi di potenze economiche d’Occidente e d’Oriente.
In queste ultime settimane si è aggiunta nelle aree in conflitto un’epidemia di colera che ha già provocato centinaia di vittime. A causa dell’insicurezza, i servizi sanitari non hanno accesso a territori colpiti da questa calamità.
Ci appelliamo dunque nuovamente alla comunità internazionale affinché, in base alle norme del diritto internazionale, si risponda al desiderio di pace della popolazione del Congo tuttora vittima della guerra. (Roma, 30 settembre 2009)
SECONDO SINODO PER L’AFRICA
Stralci da una lettera circolare di Mons. Giuseppe Franzelli
Eccomi a Roma, dal 4 al 25 ottobre, con più di 240 vescovi riuniti insieme al Papa, per un intenso scambio di esperienze, discussione, preghiera e discernimento nel tentativo di individuare vie e mezzi concreti per costruire la pace, ristabilire la giustizia e riconciliare un continente ferito da troppe divisioni.
Personalmente, il mio piccolo contributo al sinodo lo sento e vivo proprio in continuità con il tentativo comboniano di dare voce all’Africa. Lo faccio insistendo sull’importanza di un uso più coraggioso e coordinato dei mezzi di comunicazione sociale. Si tratta innanzitutto di diffondere meglio e con più efficacia in tutto il continente la buona notizia del Vangelo, l’unica capace di portare davvero riconciliazione, giustizia e pace durature. Dalle 15 radio cattoliche all’epoca del primo sinodo africano, siamo ora giunti a 163, in 32 paesi del continente. Ne abbiamo una anche a Lira: Radio-Wa, cioè “la nostra radio”. Da qualche tempo, ogni domenica sera parlo alla mia gente dei problemi, speranze ed iniziative della Chiesa di Lira. Oltre ad assicurare una migliore comunicazione e comunione all’interno della Chiesa e del continente africano, l’uso coordinato e in rete dei mezzi di comunicazione a nostra disposizione potrebbe e dovrebbe permetterci di far sentire più forte al mondo la voce dell’Africa vera. Sono convinto che fare missione oggi significa anche dare voce all’Africa e alla sua gente: agli oltre 100 mila immigrati, in gran parte africani, che ieri hanno pacificamente marciato per le vie di Roma per chiedere di essere trattati con il rispetto dovuto ad ogni uomo, ma anche ai 7 giovani cristiani crocifissi nel Sud Sudan poco tempo fa dai ribelli del LRA nel silenzio ed indifferenza quasi totale della nostra stampa. In fondo, anche questa lettera circolare è un piccolo tentativo di comunicare e condividere con voi il dono e il compito della missione. Uno strumento di comunione e un ponte con l’Africa.
Specializzazioni
P. Lorenzo Frattini (CA) il 14 ottobre 2009, presso la Pontificia Università Lateranense, ha ottenuto Summa cum Laude (90/90) il dottorato in Teologia Pastorale con la difesa della tesi "I diritti umani nella Chiesa Centrafricana: sfide e opportunità". Gli porgiamo le nostre felicitazioni.
Professioni perpetue
P. Szpara Adam Witold (PO) Warszawa (POL) 24.10.2009
Opera del Redentore
Novembre 01 – 07 SS 08 – 15 TC 16 – 30 T
Dicembre 01 – 15 U 15 – 31 CN
Intenzioni di preghiera
Novembre - Perché i nostri fratelli e sorelle defunti, che ci hanno preceduto nelle fatiche della missione, ci insegnino a donare la nostra vita per gli interessi di Dio. Preghiamo.
Dicembre - Per i nostri familiari, benefattori e amici che ci accompagnano nella nostra missione: perché il Signore benedica la loro fede e il loro amore alla nostra vocazione. Preghiamo.
ASIA
Ancora una volta a World Mission il premio CMMA
Il prestigioso premio Catholic Mass Media Awards (CMMA), giunto alla sua XXXI edizione, è stato ancora una volta assegnato a World Mission (WM). Per il terzo anno consecutivo, infatti, la nostra rivista si è distinta come la migliore pubblicazione locale per la comunità / parrocchia.
Più di 50 produzioni multimediali, individuali e istituzionali sono state esaminate tra i progetti multimediali finalizzati ai valori più alti nel paese. Il CMMA, secondo il suo segretariato, quest’anno ha ricevuto 537 entrate per 47 categorie nei settori Stampa, Radio, Televisione, Pubblicità, Cinema, Musica, Studenti del CMMA e Internet.
World Mission era anche tra i finalisti per la categoria del Migliore Articolo Speciale in prosa dal titolo “La Missione in Dialogo”, un reportage preparato dall’editore, P. José Antonio Mendes Rebelo, sul Movimento Silsilah per il Dialogo, movimento fondato a Mindanao 25 anni fa dal missionario del PIME P. Sebastiano D’Ambra. Ha vinto invece un articolo pubblicato sul Philippine Daily Inquirer, intitolato “La vita è una cosa meravigliosa”, la storia della stella del cinema d’azione, ora defunto, Rudy Fernandez e della sua lotta contro il cancro.
La cerimonia di premiazione, svoltasi il 14 ottobre nell’auditorio del seminario di San Carlo dell’EDSA Guadalupe, a Makati City, è stata presenziata dall’arcivescovo di Manila, il cardinale Gaudencio Rosales, presidente onorario del CMMA, alla presenza del nunzio apostolico nelle Filippine, Mgr. Edward Joseph Adams, che ha tenuto un discorso sul tema “Promuovere una cultura di rispetto, dialogo e amicizia nella generazione del digitale”.
World Mission si sente onorata di questa distinzione – segno della sua alta qualità, per la quale ha ricevuto ampie lodi – e dedica il premio a tutti coloro che, con il loro sostegno e generosità, hanno contribuito alla sua produzione e diffusione.
ECUADOR
Quito: riunione dei Fratelli
Il 13 ottobre si è svolta a Quito la riunione de Fratelli della provincia dell’Ecuador. Fr. Joel Cruz Reyes ci ha parlato della fraternità cristiana come punto di riferimento centrale per la vocazione del Fratello. Partendo dalla constatazione che nei paesi “sviluppati” – a causa del gran numero di figli unici – sta quasi scomparendo l’esperienza di avere un fratello, e che questa tendenza a poco a poco sta penetrando anche in America Latina, Fr. Joel ha sottolineato l’importanza di testimoniare una fraternità che vada al di là delle differenze sociali e razziali, una fraternità che parta dalla sequela di Gesù che attrae e contagia. Da questo punto di vista, dobbiamo accogliere reciprocamente i nostri doni e testimoniare una comunione di vita e di beni. Questo tipo de fraternità mette in discussione una società basata sulla legittimazione della diseguaglianza.
Successivamente, Fr. Godfrey-Abel Dimanche si è soffermato sulla formazione che si sta dando ai candidati fratelli del nostro postulato. Attualmente i due postulanti fratelli stanno studiando Scienze Religiose all’Università Cattolica.
Nel dibattito è stata sottolineata la necessità di dare ai candidati – sia fratelli sia sacerdoti – alcuni strumenti di metodologia missionaria, insistendo molto sul concetto di continuità. È importante che la formazione aiuti a superare un possibile atteggiamento di protagonismo e di ‘messianismo individuale’: ‘evangelizzare come comunità’ significa entrare in comunione non solo con quanti sono presenti in quel momento nella comunità ma anche con quelli che ci hanno preceduto e con quelli che verranno dopo di noi.
In un terzo momento, si è tentato di definire alcune caratteristiche generali del Fratello comboniano. Ci è sembrato che la caratteristica principale consista nell’essere un apostolo-pastore in ambito secolare, fuori dal tempio. Naturalmente, questo ambito può variare da luogo a luogo.
Si è infine proposto che tali incontri, per tutti i Fratelli che lavorano nella provincia, si tengano ogni anno. Il tema proposto per l’incontro del prossimo anno è: Formazione umana e dimensione sociale della vocazione del Fratello. In vista di questo incontro ciascuno dei Fratelli presenti preparerà un fascicoletto su un tema di Formazione e Promozione umana. Questi opuscoli saranno a disposizione della provincia quale apporto specifico dei Fratelli e come materiale di formazione per i responsabili.
ITALIA
Le comunità (Padri e Suore) di Limone, offrono per il 2010 due corsi di esercizi spirituali, solo per Comboniani e Comboniane, sul tema: “Tenere gli occhi fissi su Gesù Cristo” (Il Mistero di Cristo sul volto del Comboni). Lo annunciamo per tempo in vista anche di coloro che dalle Missioni stanno programmando le loro vacanze in patria. Le date proposte sono in relazione alle due celebrazioni comboniane annuali.
Primo corso: in Italiano, da lunedì 15 marzo sera a sabato 20 marzo a mezzogiorno. Secondo corso (in inglese): da domenica 10 ottobre sera a sabato 16 ottobre a mezzogiorno. Per le iscrizioni rivolgersi a: Sr. Paola Glira (paola_glira@yahoo.com) o a P. Danilo Castello (danycastello@hotmail.com).
Capitolari in Pellegrinaggio a Limone
Il 26 Settembre scorso un gruppo di capitolari (26) guidati da P. Alberto Pelucchi, provinciale della provincia Italiana, si è recato al paese natale del Fondatore. Sono arrivati alla sera dopo una breve sosta a Verona. Il mattino seguente il gruppo guidato dai Padri della casa ha avuto l’opportunità di essere introdotto nella storia e geografia dei luoghi comboniani carichi di ricordi e di valore simbolico. Tutti hanno percepito un senso di sacralità che parla al cuore di là da ogni espressione verbale. Sentire il Comboni raccontare in prima persona la sua passione per l’Africa nel “percorso multimediale” è stato un momento emotivamente coinvolgente.
Il punto culminante della visita però è stata la celebrazione dell’Eucarestia nella cappella della casa natale. Sull’inizio delle letture di quella domenica: “il Signore…parlò a Mosè; prese lo spirito che era su di lui e lo diffuse sui settanta…”, è stato costruito il messaggio che la comunità di Limone ha consegnato al Capitolo. L’allusione del testo liturgico e l’applicazione all’evento che si celebra a Roma era fin troppo immediata. Il messaggio è stato accompagnato da gesti di carattere simbolico. Il superiore ha consegnato ai Capitolari copia della prima stesura del “Piano” (conservata nelle “carte di famiglia” e donata dall’Ing. Eugenio Comboni ai Comboniani il 14 settembre 1964 in occasione del centenario) e una candela con l’effigie di Comboni sullo sfondo di Limone. A pranzo tutti hanno molto gradito una bottiglietta di “limoncello” contrabbandato come “spirito del Fondatore”. Il superiore ha annunciato che la prossima visita che Limone attende è quella della nuova direzione generale al completo per attingere ispirazione e forza all’inizio del loro mandato.
Le Università luogo di cooperazione con l’Africa
“Le Università, laboratori non solo del sapere ma anche e soprattutto dell’agire liberante, devono poter esercitare un ruolo cardine nella Cooperazione congeniale alla loro natura di universitas”. È il messaggio – reso noto da Zenit – diffuso al termine del convegno, uno dei cui membri organizzativi era il Dar Comboni, che si è concluso sabato 10 ottobre 2009 sul tema “Per una nuova cultura dello sviluppo in Africa: il ruolo della cooperazione universitaria”.
All’iniziativa, organizzata dall'ufficio diocesano per la pastorale universitaria del vicariato di Roma, ha preso parte anche il ministero degli Esteri italiano ed ha visto la presenza di monsignor Jean-Louis Bruguès, segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica. I partecipanti al convegno hanno affermato che “la comunità internazionale è alla ricerca di soluzioni e strategie per uscire dalla crisi” che ha colpito soprattutto il continente africano.
È stata così ribadita la necessità di nuovi rapporti strategici per il futuro e in questo senso le università potranno essere parte integrante “nei processi di ideazione, pianificazione ed attuazione non solo delle iniziative bensì anche delle politiche riguardanti la cooperazione stessa”. In questa fase, pertanto, è stata decisa la costituzione di un comitato permanente per la Cooperazione Interuniversitaria Italia-Africa, sarà poi istituito un fondo a favore degli atenei africani e ogni due anni sarà organizzato un Convegno di studio della cooperazione universitaria Italia-Africa e si contribuirà presso le Università Africane presenti all'incontro alla creazione di una “Cassa per la Cooperazione” quale “fondo permanente e stabile per una rapida attuazione delle varie iniziative cooperative in termini di ricerca scientifica, attività culturali ed attività didattiche ordinarie o straordinarie”.
Sinodo africano, occasione per ascoltare l’africa
Durante tutto lo svolgimento del Sinodo Africano, la Provincia Italiana, attraverso il segretariato dell’evangelizzazione e l’animazione missionaria, si è impegnata a seguire i lavori sinodali e, insieme agli altri Istituti Missionari (CIMI), ai movimenti di Volontariato (FOCSIV, Operazione Colomba), alla Federazione della Stampa Missionaria (FESMI), alla stampa cattolica (UCSI), al Movimento Giovanile Missionario di MISSIO, a tanti missionari e uomini e donne di buona volontà e operatori di pace nella società civile, ha promosso un Osservatorio sul Sinodo, con la finalità di ascoltare la voce dell’Africa: i drammi e le speranze e di farli echeggiare nelle comunità, nelle Chiese particolari e nella società civile dell’Italia e dell’Europa.
Il Sinodo Africano difatti è stato recepito come evento ecclesiale che non riguarda solo l’Africa, ma l’insieme di tutta la Chiesa.
Le scelte e le prospettive della grande assise che si è tenuta a Roma dal 4 al 25 di ottobre, hanno cercato di dare delle risposte per il cammino della Giustizia, Pace e Riconciliazione in Africa e le ricadute sulle responsabilità degli altri continenti, prima di tutto l’Europa e l’America.
L’iniziativa dell’Osservatorio è stata molto apprezzata e seguita, perché ha creato una rete di partecipazione e ha coinvolto il mondo dei Media a interessarsi dell’Africa, sempre assente nelle grandi testate dei giornali e sempre alla ribalta solo per rilevare le guerre, i genocidi, la fame e la miseria, dimenticando le potenzialità di questo continente e l’impegno per risolvere i drammi e i conflitti, spesso voluti e alimentati da antiche potenze coloniali o potenze emergenti come la Cina.
Dal Convegno, organizzato il primo ottobre 2009, presso Palazzo Valentini, sede della Provincia di Roma, fino all’ultimo incontro dell’Osservatorio del 23 ottobre per fare un primo bilancio, il percorso ha avuto momenti rilevanti, come per esempio l’incontro con i teologi africani (Barthélemy Adoukonou, Léonard Santedi, Teresa Okure e Bénézet Bujo), i quali hanno sottolineato come la riflessione teologica accompagna la ricerca della Giustizia e della Pace nel continente.
L’incontro con i padri sinodali provenienti dalla Regione dei Grandi Laghi - Mons. J. Baptist Odama (Gulu-Uganda), Mons. G. Franzelli (Lira-Uganda), Mons. Eduard Hiiboro Kussala (Yambio-Tombura-Sudan) e P. Joseph Mumbere (RDCongo) -, ha sottolineato l’importanza del cammino di giustizia e di riconciliazione attraverso una rete locale che coinvolge i vari stati, Chiese, conferenze episcopali e altre denominazioni religiose presenti nelle aree di conflitto, in collegamento con la rete globale. L’incontro significativo con il Cardinale di Dakar, sua eminenza Théodore A. Sarr e il vescovo della Mauritania M. Albert Happe, ha sottolineato l’importanza del dialogo con l’Islam e dell’impegno per promuovere una cultura di pace.
Molto partecipata è stata la celebrazione dell’accoglienza e di preghiera del 12 ottobre nella parrocchia della Traspontina, dove Mons. Bressan, vescovo di Trento e incaricato della Conferenza Episcopale Italiana per la Linea missionaria e la cooperazione tra le Chiese, insieme a don Gianni Cesena, direttore nazionale di MISSIO, hanno accolto una delegazione di 10 padri sinodali guidata dal vescovo Mons. E. Djitangar, arcivescovo di Sahr (Ciad) e segretario speciale al Sinodo Africano.
Tutte le iniziative, i comunicati stampa, le riflessioni e le proposte di azione sono state raccolte e documentate sulla MISNA, un portale dove tutti hanno potuto seguire giornalmente il cammino del Sinodo.
Alle iniziative promosse nella capitale, bisogna anche aggiungere tante altre che sono state organizzate dalle nostre comunità, come per esempio a Rebbio di Como, Verona, Lecce, Napoli, Firenze, in segno di comunione con le Chiese d’Africa e d’impegno missionario sul territorio, perché cresca sempre di più la coscienza missionaria in uno scenario mondiale dove la missione è sempre più caratterizzata dalla reciprocità e dalla ricerca di Giustizia, Pace e Riconciliazione per tutta l’umanità, così come ha sottolineato Mons. Odama “siamo, difatti, tutti nella stessa barca”.
KHARTOUM
Khartoum: Esercizi spirituali per gruppi vocazionali
Al termine di un cammino iniziato nel gennaio 2008 e che ha interessato un buon gruppo di giovani e ragazze, il team vocazionale della provincia ha organizzato un corso di esercizi spirituali di 5 giorni per coloro che hanno mostrato interesse verso la vocazione comboniana. Gli esercizi si sono svolti nell’ex casa delle suore al Comboni College. I partecipanti sono stati dodici, otto dell’area di Khartoum-Omdurman e Quattro di Kosti. Le ragazze erano otto, i ragazzi quattro. Gli animatori sono stati gli stessi promotori vocazionali: Sr. Angele, P. Yousif William Idris El Tom e P. Jorge Carlos Naranjo Alcaide.
Gli esercizi hanno aiutato questi giovani a fare una sintesi personale del loro cammino vocazionale e ad aprirsi maggiormente all’ascolto di Dio. La risposta è stata generosa e incoraggiante. Per alcuni di loro inizia ora una seconda tappa che servirà a introdurli nella conoscenza del carisma comboniano, accompagnata da impegno serio di vita cristiana che include concreti servizi verso gli altri.
Wau: l’ospedale militare è stato restituito alla Chiesa cattolica
Il 24 settembre scorso lo stabile occupato dai militari e usato come ospedale militare, è stato riconsegnato alla Chiesa cattolica. Alla cerimonia della riconsegna ha partecipato una folla di varie centinaia di persone, incluso il governatore dello stato del Western Bahr El Ghazal, insieme a ministri e personalità di spicco.
Il vescovo Mons. Rudolf Deng ha espresso il suo compiacimento per il ritorno alla Chiesa della proprietà dell’ospedale che era stata forzatamente tolta per uso militare nel 1958. Il vescovo ha aggiunto che da sempre aveva auspicato questa restituzione, nutrendo la speranza che l’ospedale potesse essere a servizio di tutta la popolazione. Il vescovo ha anche annunciato che la diocesi intende iniziare al più presto i lavori per i necessari adattamenti.
È intervenuto anche un rappresentante della comunità islamica per esprimere l’auspicio che tutte le proprietà confiscate a enti religiosi durante la guerra civile siano restituite ai loro legittimi proprietari.
Raga: attacco di LRA nella zona di Boro Medina
Boro Medina, un villaggio in Bahr el Ghazal, Diocesi di Wau, è stato attaccato da LRA mercoledì 21 ottobre 2009.
Secondo quanto si è appreso, un gran numero di uomini armati sono entrati nel centro del villaggio mentre era ancora buio e pioveva. Il bilancio dell’attacco: tre civili e tre poliziotti uccisi e 21 persone disperse, oltre al saccheggio. Boro Medina è una succursale (out-station) della Parrocchia di Raga, dove ci sono i Comboniani P. Eugenio Caligari, P. Paul Annis, Fr. Tarcisio Soardi e Fr. Martin Nicolas Ramirez F.
Circa un mese fa si erano sparse voci che LRA avrebbe potuto passare per la zona di Raga nella sua marcia verso il Darfur e il Tchad, la sua vera destinazione. È difficile prevedere la prossima mossa, ma la gente è tornata a vivere nell’incertezza e nella paura.
NAP
La nuova comunità cattolica africana di San Daniele Comboni
La Provincia del Nord America da anni è stata presente in Canada in vari centri, svolgendo un lavoro di pastorale e di promozione missionaria e vocazionale. L’attuale comunità comboniana dal 2005 si prende cura della parrocchia di San Giuseppe a Kitchener, nello stato dell’Ontario. La parrocchia si sta trasformando in una comunità particolarmente orientata alla missione.
Il 4 ottobre 2009 questi confratelli hanno partecipato a una Messa per inaugurare la fondazione della Comunità Cattolica Africana di San Daniele Comboni nella parrocchia di Sant’Alfonso a Windsor. Il vescovo ausiliare, Mons. Robert Anthony Daniels, ha presieduto l’Eucarestia concelebrata dal decano, quattro sacerdoti diocesani, due sacerdoti africani (uno proveniente dal Congo e l’altro dal Camerun), in prestito alla diocesi, e due Comboniani, P. John James Fraser e P. Brian Joseph Quigley. Era presente anche Fr. Jerome Clifford Charbonneau, comboniano nativo di Windsor e ora residente al Trinity Village Care Centre a Kitchener, particolarmente orgoglioso dell’evento che si celebrava.
In segno di solidarietà, una dozzina di persone della comunità sudanese di Kitchener li hanno accompagnati per l’occasione a Windsor. Questi sono parrocchiani della nostra chiesa di San Giuseppe, dove P. Nicholas Mauro Iko, sudanese, celebra la Messa anche in arabo per la comunità africana.
Da tempo sappiamo che gli africani, in particolare i sudanesi, hanno una grande devozione per san Daniele Comboni, per cui non siamo rimasti sorpresi che le nuove comunità d’immigrati africani si mettano sotto la sua protezione. Il vescovo, parlando di san Daniele, ha ricordato ai presenti i numerosi ostacoli che ha dovuto affrontare per portare la fede in Africa. Ha parlato del metodo inclusivo di Comboni d’invitare alla missione uomini e donne, religiosi e laici, delle varie nazioni europee, per far parte della sua opera di evangelizzazione. Ha esortato gli africani di Windsor a essere segno di unità e a formare una sola comunità africana, anche se provenienti da più di dieci paesi diversi.
La Messa, celebrata in inglese, è stata animata dal coro che ha cantato dei bellissimi canti in almeno sei lingue africane. La presenza di molti bambini, la colorata processione d’ingresso e la vivace offerta dei doni hanno mostrato l’energia creativa di una Chiesa vivace e giovane. Dopo la celebrazione dell’Eucarestia, tutti – ospiti e membri della comunità – sono stati invitati a un delizioso rinfresco preparato dalle signore della comunità. I Comboniani di Kitchener sono fieri di far parte di questo rinnovamento delle comunità africane in Canada.
PERÚ-CHILE
I missionari comboniani lasciano Pozuzo
I Missionari Comboniani erano giunti a Pozuzo (sull’altro lato della cordigliera delle Ande) nel 1938, per assistere spiritualmente i coloni tedeschi e sud tirolesi, arrivati in quest’angolo del Perù già dal 1858. Iniziò così il primo campo di apostolato dei Comboniani fuori dall’Africa. Per 71 anni molti missionari di lingua e cultura tedesca, ma anche di altre nazionalità, hanno lavorato in questa parrocchia che ha caratteristiche molto diverse dalle altre della diocesi di Huánuco, alla quale giuridicamente appartiene.
La parrocchia è stata consegnata alla diocesi domenica 27 settembre 2009, alla presenza del vescovo di Huánuco, mons. Jaime Rodríguez Salazar, comboniano, che ha presieduto l’Eucaristia e la cerimonia della consegna, come si usa dire. Quale rappresentante dei Comboniani era presente P. Pedro Juan Quilla Torres, membro del consiglio provinciale, poiché il provinciale era a Roma per il Capitolo Generale. P. Hans Wörner, l’ultimo parroco comboniano di Pozuzo, era presente alla cerimonia della consegna della parrocchia.
Per il vescovo, l’eredità che lasciano i missionari comboniani, in maggioranza tedeschi, è il loro grande amore a Gesù Cristo e, in particolare, ai poveri, amore che ha portato la comunità cristiana ad essere capace di solidarizzare con le necessità altrui.
Convivenza con le famiglie dei nostri missionari
Giovedì 8 ottobre, tradizionalmente giorno festivo in Perù, si è svolto l’incontro annuale dei familiari dei Comboniani peruviani. L’incontro ha avuto luogo nel Postulato ed è stato per tutti un’esperienza molto positiva. I 45 partecipanti sono rimasti con noi fino alle quattro del pomeriggio. Dopo una dinamica d’integrazione, animata dai giovani postulanti, P. Pedro Percy Carbonero Mogollion, giunto di recente dal Ciad e nuovo superiore della comunità formativa, ha condiviso la sua esperienza presentando la realtà missionaria che ha vissuto nei suoi nove anni di servizio missionario in Africa. Alcuni Comboniani peruviani, che lavorano in diverse parti del mondo, hanno inviato lettere di saluti e informazioni che sono state lette durante l’incontro della mattina. L’Eucaristia, celebrata a mezzogiorno da tutti i sacerdoti presenti, è stata presieduta da P. Florentino Lafuente Hernandez, in qualità di rappresentante di P. Rogelio, che era a Roma per il Capitolo Generale. Abbiamo anche condiviso il pranzo e alcuni momenti di svago, per favorire l’unità di tutte le famiglie presenti. Ad ogni gruppo familiare è stato dato un piccolo ricordo e tutti si sono lasciati con il desiderio di rivedersi, per continuare a crescere come famiglia comboniana e collaborare sempre di più e sempre meglio nell’annuncio del Vangelo.
SOUTH SUDAN
La missione di Nyamlell celebra il giubileo di diamante
Il 1° ottobre 2009 più di 5000 fedeli hanno celebrato il 75° di fondazione di Santa Teresa di Nyamlell, nel Bahr el Ghazal settentrionale, in Sudan.
Giovani provenienti dalle quattro contee e dai 35 centri della missione di Nyamlell sono arrivati in gran numero e hanno formato una processione che è sfilata per un’ora prima della celebrazione della Messa sulle rive del fiume Lol.
Le celebrazioni di Santa Teresa di Nyamlell sono state presenziate da Mons. Cesare Mazzolari, vescovo di Rumbek, circondato da sacerdoti, suore e una folla immensa, alla presenza anche di molte autorità civili e religiose, incluso il governatore Paul Malong.
Mons. Mazzolari, nella sua omelia, ha detto che l’epoca d’oro dell’evangelizzazione di Nyamlell ha coinciso con l’arrivo di due Missionari Comboniani: P. Michael Donald Barton e P. Raymond Pax, coadiuvati da una comunità di suore dell’Indonesia. In otto anni essi sono riusciti a restaurare la chiesa, la casa della comunità comboniana e delle suore, le scuole primarie e secondarie e il dispensario medico.
Ha aggiunto che i primi 30 anni del suo inizio, cioè dal 1934 al 1964, sono stati il periodo della semina e della trasformazione di Nyamlell in uno dei tre principali Centri di Educazione in Sud Sudan, insieme a Kwajok e Mayom Abun, che ora porta il nome di Thiet. Ha ricordato i primi 16 pionieri comboniani – padri, fratelli e suore – che hanno servito Nyamlell durante questo periodo.
Ha rilevato come l’espulsione di tutti i missionari stranieri nel 1964 e la Legge contro i Missionari abbiano inaugurato un periodo di 30 anni che è stato segnato dal martirio, in odio alla fede, del Comboniano Barnaba Deng e del santo catechista cieco Joseph Ayom. È stato il buio ma eroico periodo di isolamento e di sopravvivenza della fede grazie all’incrollabile coraggio e fedeltà di coraggiosi catechisti e di genitori cristiani che hanno perseverato nella fede.
Paul Malong, governatore del Bahr El Ghazal occidentale, ha esortato i fedeli a continuare a frequentare e a trovare sempre nella Chiesa il vero centro di pace interiore e di riconciliazione comunitaria.
Le celebrazioni del giubileo di diamante di Nyamlell hanno raggiunto il culmine con la presentazione di una benedizione papale a P. Barton, a tutta la comunità cristiana, ai catechisti e al personale missionario per la loro fedeltà alla Chiesa di Dio e il loro impegno nell’evangelizzazione.
Domenica 4 ottobre, Mons. Mazzolari si è recato col battello a Marial Baai per dedicare la Scuola Comboni e la cappella di San Giuseppe, che funziona anche come Centro di Attività di Santa Caterina, nella missione di Aweil, zona orientale. Questa è la prima cappella stabile costruita nella regione dove ci sono le tre parrocchie ed è il primo edificio religioso costruito dal 1950, cioè da quando i Fratelli comboniani avevano eretto le tre chiese parrocchiali che ancora esistono. La cappella è stata costruita da un muratore del Kenya, con l’aiuto di lavoratori locali, in maggioranza donne.
La benedizione di questi edifici, alla presenza di una folla immensa, ha concluso le celebrazioni del giubileo della parrocchia e questa fase di evangelizzazione tra i Dinka Malual, il gruppo più numeroso della tribù Dinka. Nyamlell è stata la seconda missione, dopo Kwajok, fondata tra i Dinka.
TOGO-GHANA-BENIN
Toko-Toko: una data da non dimenticare
Il 1° ottobre 2009 sarà una data importante nella storia della piccola comunità cristiana e del villaggio di Toko-Toko, nel nord del Benin, diocesi di Djougou. Quattro vescovi (fra cui l’arcivescovo emerito di Cotonou), sessanta sacerdoti (della diocesi e di altre diocesi vicine), cinquanta religiose e diverse centinaia di fedeli si sono riuniti, nella mattinata, per celebrare con una festa in stile africano la consacrazione della nuova chiesa parrocchiale, dedicata a san Tammaro. Si tratta della prima chiesa consacrata nella diocesi dopo la cattedrale.
Durante la cerimonia sono stati anche ordinati due nuovi sacerdoti e, con questi, il numero dei sacerdoti nativi della giovane diocesi di Djougou sale a 17. La nuova chiesa è stata costruita guardando al futuro, visto che Toko-Toko, crocevia di popolazioni e culture, è destinato a diventare un centro importante. Va sottolineato, inoltre, che la piccola comunità cristiana vive la propria fede in un ambiente a maggioranza musulmana e che la costruzione della nuova chiesa è stata possibile grazie all’aiuto di una famiglia e della parrocchia-basilica di San Tammaro, in Campania (Italia).
San Tammaro è un africano del V secolo, a quanto sembra, della “scuola” di Sant’Agostino. Durante la persecuzione del re barbaro Genserico, che distrusse molte comunità dell’Africa settentrionale; Tammaro e altri 12 compagni, tutti sacerdoti, furono imbarcati su una nave e lasciati alla deriva, senza altro sostegno che la loro fede. Miracolosamente la piccola imbarcazione raggiunse la terra, in una zona non lontana da Napoli. Immediatamente i sacerdoti nordafricani si diedero ad evangelizzare la zona. Successivamente Tammaro fu eletto vescovo e sembra sia morto in età avanzata, nel 490, in odore di santità. Oggi, nel luogo in cui è vissuto, si erge una basilica in suo onore e la sua devozione perdura in tutta la zona.
Noi comboniani siamo giunti a Toko-Toko nel dicembre del 2008, realizzando così il sogno della provincia del Togo-Ghana-Benin di lavorare nel nord del Benin, in ambiente musulmano. Il 24 dello stesso mese, Mons. Paul Vieira fondò la parrocchia.
Dinanzi alla grandiosità della nuova chiesa, il parroco, rivolgendosi al vescovo il giorno della consacrazione, ha detto: “Monsignore, noi comboniani pregheremo e lavoreremo affinché i banchi della chiesa si riempiano un giorno di nuovi cristiani; ma soprattutto chiederemo allo Spirito Santo che sia Lui a lavorare giorno e notte perché il nostro sogno si compia, se questa è la sua volontà”.
IN PACE CHRISTI
P. Alessandro Pizzi (19.07.1939 – 05.10.2009)
P. Giovanni Fenzi (13.07.1946 – 16.10.2009)
P. Alberto Ferri (05.09.1935 – 16.10.2009)
LA MADRE: Ignacia, di P. Antonio Álvarez Gómez (M); Felipa, di P. Cristobal Conde Hernández (M); Margarita, di P. Rafael González Ponce (M); Cesaltina, di Fr. Francisco José Ribau Amarante (P).
IL FRATELLO: Mirko di Fr. Aldo Benetti (E); Alessandro, di P. Pietro Premarini (NAP); Renzo, di P. Francesco Giacomo De Bertolis (KH); Don Lorenzo di P. Bernardo Grigiante (†).
LA SORELLA: Cesarina, di P. Mario Negrini (I).
LE SUORE MISSIONARIE COMBONIANE: Sr. Mary Naughton, Sr. Delia Montrasio; Sr. Marinella Ottolini.