Comboni, dziś

In lettera a Elisabetta Girelli (1870) da Verona si legge:
Noi siamo uniti nel Sacratissimo Cuore di Gesù sulla terra per poi unirci in Paradiso per sempre. È necessario correre a gran passi nelle vie di Dio e nella santità, per non arrestarci che in Paradiso.

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Nr pisma
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Znak (*)
Miejsce napisania
Data
901
Mons. Giuseppe Marinoni
0
Verona
27. 01. 1880

N. 901; (858) – A MONS. GIUSEPPE MARINONI

APIME, v.28, pp.33-35

Verona, Ist.o Africano, 27 gennaio 1880

Ill.mo e R.mo signore,

[5901]

Prego l'esimia sua bontà a mandarmi a posta corrente due o tre copie di quel piccolo fascicoletto che è solito mandare agli aspiranti alle Missioni di S. Calocero, pria che entrino nel Seminario di Milano. Vorrei che mel mandasse subito.

Ringrazio la sua esimia bontà pella sua lettera coll'orario ed associazioni alle Missioni Cattoliche, Osservatore Cattolico, Leonardo da Vinci, Popolo Cattolico e Tablet, i quali tutti bramo che hic et nunc mi si mandino a Verona. L'Osservatore, il Popolo, e Leonardo da Vinci lo ricevo; ma le Missioni e il Tablet non le ricevo.

A tale oggetto le mando l'equivalente additatomi dal suo biglietto, e vi aggiungo 100 lire per D. Giacomo per la Carta Geografica dell'Africa, come siamo intesi. Se vi vorrà qualche cosa di più gliela manderò.


[5902]

Fra giorni s'installerà il nuovo Superiore degli Istituti africani di Verona, il R. P. Sembianti prete dei Missionari apostolici in obsequium Episcoporum (fondazione veronese del P. Bertoni). E' un pio e santo uomo, che pria di partire per l'Africa desidero condurlo a Milano affinché conosca lei, Monsignore, perché poi all'uopo possa consultarla sui miei Istituti, per ben regolarli. Lo dissi al Sup. G.le P. Vignola, successore di Bertoni e Marani, ed egli n'ebbe sommo piacere, come sommo piacere ne ha l'E.mo Card. di Canossa. Io quindi ora per l'avvenire supplico la sua bontà di ascoltarlo e coadiuvarlo coi suoi savi consigli e provata esperienza.


[5903]

Benedico tutti gli alunni candidati, e mi saluti tanto D. Giacomo, il Direttore Spirituale, e tutti, ed anche quel buon reduce ammalato nell'apparato della respirazione, e il medico.



Suo aff.mo nel Sig.re

+ Daniele Comboni

Vesc.o e Vic.o Ap.


902
Una marchesa romana
0
Verona
30. 01. 1880

N. 902; (859) – A UNA MARCHESA ROMANA

ASGIR

Verona, Istituto Africano, 30 gennaio 1880

 

Nobilissima Signora Marchesa

[5904]

Le chieggo mille scuse pel mio ritardo a scriverle. Ho ricevuto le gentilissime sue lettere coll'ultimo 31 dicembre p.o p.o ma la salute non ancor solida, le miserie del freddo, i gravissimi incarichi d'una colossale corrispondenza mondiale, il dirigere dodici stabilimenti a 4 a 6 mille miglia di distanza, i gravi pensieri pel sostentamento dell'ardua e importante missione, e il lavoro continuo, tutto ciò m'hanno impedito di scriverle e di muovermi da Verona. Tenga però per certo che non dimentico mai né lei né la sua degna nobilissima famiglia che vive meco nel dolcissimo Cuore di Gesù, che prego sempre per lei, e che vivrà in eterno.


[5905]

Oggi, e da molte settimane vive più che mai nella mia mente la sua nuora Donna Anna sorella del Principino Giovanni Borghese, che secondo lettera che mi scrive Matteucci D.r Pellegrino e secondo che lessi ieri sera sull'Osservatore Romano, sta per partire per l'Africa centrale, Khartum, Cordofan, Darfur, Waday, Baghermi, Bornù, etc, etc. Matteucci mi scrisse di dargli lettera commendatizia per tutto questo immenso viaggio, ed io son pronto, specialmente, perché si tratta del nobile suo compagno.


[5906]

Ma per quanto abbia riflesso e ponderato dinanzi a Dio e alla coscienza, questo passo così ardito del Principino, io non trovo quiete nel mio spirito, senza che io (che sono il giudice più competente di questi viaggi in paesi della mia vasta missione) debba esporre le mie vedute a chi può avere autorità su quel buon Principino. Io non ho l'onore di avere una stretta conoscenza personale coll'illustre Casa Borghese, che tanto venero ed amo ed ammiro per la sua fede, nobiltà, per aver dato Papi e Cardinali e Vescovi alla Chiesa, e per aver fatto tanto onore alla Religione ed alla Società in ogni tempo. Se fosse vissuto l'ottimo mio amico Monsig. Manetti già Arcivescovo di Sardia, a lui avrei scritto i miei sentimenti, ed egli ultimamente dovea presentarmi al P.pe Marcantonio etc. ma andò in paradiso.


[5907]

Al Dr. Matteucci, che mi scrisse che partirà il 7 p.o febbraio, ho già scritto stamane, dandogli quei salutari consigli che la mia esperienza ed il mio cuore mi suggerivano, e che le esporrò qui sotto. Ma non avendo diretti rapporti più intimi con quella illustre benemerentissima famiglia, apro il mio cuore con lei, nobilisima signora Marchesa, e cioè pel bene di quel figlio, e pell'amore e venerazione pel nome sublime di Borghese. Ella potrà comprendere che mancherei al mio dovere e al mio cuore se non facessi questo passo; mancherei anche di venerazione e gratitudine verso di lei, e della nobile dilettissima famiglia Gerini, se con lei non aprissi il mio cuore in sì rilevante affare.


[5908]

Rammenti che bramo che né il Principino Giovanni né Matteucci (a cui però scrissi chiaro questa mattina) sappiano che io fo questo passo. Fuori di questi due, ella faccia pure uso della mia lettera e idee come meglio crede, anche se crede cogli illustri genitori e famiglia Borghese.

Nel passato settembre il D.r Matteucci venne da me a Verona, e mi confidò il suo progetto di intraprendere col Principino Borghese il viaggio dell'impero dell'Waday per la via di Tripoli a Marzuk etc.....

"No gli risposi subito; non dovete far questo viaggio per la via di Tripoli e Marzuk né voi né Borghese; non voi perché non siete ancora esperto pei viaggi del centro d'Africa; e questo è dei più difficili. Non Borghese, perché non crederò mai che i suoi genitori avventureranno un giovine figlio inesperto anche a viaggi più facili a fare per suo primo viaggio di rilievo il viaggio dell'Wadai". E qui gli citai che tutti quasi i viaggiatori all'Waday (andandovi da Tripoli) non riuscirono; e perirono e furono massacrati etc., eccetto il solo D.r Nachtigal, che dopo 5 anni di miserie, giunse al Cordofan, e venne accolto anche dalle mie suore e missionari e da me a Khartum. Io lo consigliai a prendere piuttosto la via della Nubia, Khartum, Cordofan, ove io e la mia missione possiamo averne cura, aiutarlo, e proteggerlo in mille modi. Qui è inutile che io mi diffonda nello spiegarle il come il Signore stornò provvidamente questo viaggio all'Waday per la via di Tripoli ed il Fezzan; fu stornato, ed è da ringraziarne il Signore, perché certo che né Matteucci né il principino avrebbero più veduto l'Europa.


[5909]

A dicembre in sul principio, anzi in novembre, venne a Verona Matteucci, e mi pregò di accettarlo come medico, perché sotto l'ombra della missione avrebbe potuto compiere col Principino il suo viaggio fino all'Waday per la via di Khartum. Ed io acconsentii dicendogli che lo avrei protetto, aiutato, perché noi siamo in situazione, attesa la nostra influenza nel centro d'Africa, di far rispettare e proteggere i nostri raccomandati; ed anche dissi di sì, perché al principino fin presso all'impero del Darfur sarebbe stato sotto i nostri occhi e ad ogni evento l'avremmo protetto, e adoperata la nostra poderosa influenza a farlo rispettare e all'uopo tornare, ove vi fossero stati dei certi pericoli. Dissi ancora di sì, perchè speravo di poter io pure partire a dicembre scorso nel quale caso, fino alla capitale del Cordofan li avrei io avuto sotto gli occhi, ed avrei studiato bene il Principino, per giudicare se sì o no sarebbe stato opportuno il fidarsi che continuasse il viaggio fino all'Waday.

Ma io non potei partire a dicembre ed anche adesso non so quando partirò.


[5910]

Ora se veggo deciso la partenza da Roma a febbraio, dopo aver ben consultato il Signore ed il Cuore di Gesù, che è pure il padrone dell'Africa centrale, a cui l'ho consacrato come ella lo vedrà dal fascicolo 7º. pag. 31 che le mando, trovo prudente di suggerire e consigliare a non intraprendere ora questo viaggio ma a differirlo a settembre od ottobre prossimo, e ciò per le seguenti ragioni:

1º. Partendo ora, il Principino non entrerà in deserto prima dell'aprile, epoca in cui il deserto è un fuoco (aprile, maggio e giugno). Io lo passai tre volte in quelle epoche; e benché acclimatizzato pure ho sofferto. Invece nell'inverno il deserto diventa una partita di caccia.

2º. Partendo adesso, va a trovarsi nelle immense lande del Cordofan e Darfur nel tempo delle piogge, tempo che è pericolosissimo per noi missionari avvezzi alla fatica ed all'Africa; ma per il Principino, che non ha mai viaggiato l'Africa, e che non s'è prima un po' acclimatizzato o al Cairo o nella Nubia, potrebbe divenire fatale. Partendo invece a settembre od ottobre, tutti questi ostacoli e pericoli si spianano.

3º. Partendo ora, io non posso proteggerlo che per mezzo dei miei missionari e del mio Vicario, e con poderose commendatizie, ma se parte a settembre, gran parte del viaggio lo farà con me, e chi ha una posizione sicura e incrollabile in Sudan, son io solo fra tutti questi anche Pascià, che può aiutarlo davvero, con amore, interesse e coscienza. Amore, interesse e coscienza l'hanno i miei missionari, ma la forza dell'influenza e comando anche ai grandi, l'ho io solo e la mia presenza colà, più che quella dei miei missionari. Inoltre con due parole a quattr'occhi al Kedivè d'Egitto che io gli faccia, può far bene al Principino.


[5911]

Per ora non cito altre ragioni per non essere troppo lungo più di quel che sono; a voce ne potrei accennare dell'altre. Ma Matteucci ed il Principino diranno: "Come mai possiamo ora tornare addietro, dopo aver già deciso, dopo che i fogli hanno cantato, e giornali in Italia e fuori?"

Rispondo. Che partano i due viaggiatori pur subito da Roma; e che vadano pure fino ad Wady Halfa nella Nubia, perché da Wady Halfa a Cairo è più sano il clima e il viaggio che da Firenze, Roma e Napoli. Ma a Monia a Wady Halfa sentiranno già un calore dalle 11 ant. alle 4 pom. che verrà loro voglia di tornare addietro. Giunti a Wady Halfa, è ragione plausibile il dire che la stagione è troppo avvanzata, e allora tornino addietro, ed il Principino vada a Suez, Gerusalemme, Damasco, Beyruth, Damasco, Vienna etc. e poi ritorni a passare l'estate in Italia coi suoi. Già questo viaggio lo faciliterà e lo renderà atto ad intraprendere con maggior sicurezza e diletto il secondo grande viaggio accennato di sopra.


[5912]

Il viaggio da Khartum a Cordofan, oppure da Suakin a Berber nella inopportuna stagione è più difficile che il viaggio da Firenze all'Australia e al Giappone. Partendo a settembre invece, io posso molto fargli del bene, perché io sarò giù nel Sudan.

Veggendo questa lunga lettera, che mi dettò il cuore e la retta coscienza, son già tentato a non mandargliela, perché troppo lunga e noiosa, ma gli avvenimenti incalzano, io la spedisco; e ne domando a lei, venerabilissima Marchesa, mille scuse e perdono di sì grande incomodo; ma parmi che commetterei una grave mancanza verso di lei, del Marchese suo consorte, del suo caro figlio Marchesino Antonio, ed alla venerata sua figlia Anna sorella al Principino, se non le avessi mandata questa lettera. Dunque ad ogni modo m'accordi il suo generoso e pietoso perdono, mentre nei dolcissimi Cuori di Gesù e di Maria, dichiarandole che ho fatto questo per buon fine, mi segno con eterna venerazione e gratitudine



D.mo obb.mo suo servitore vero

+ Daniele Comboni Vescovo

e Vic. Ap. dell'Africa centrale


903
Chierico Rosa Francesco
0
Verona
01. 02. 1880

N. 903; (860) - AL CHIERICO FRANCESCO ROSA

APCV, 817/14

Verona, 1 febbraio 1880


Dimissorie.

904
Chierici Frizzi e Cesaro
0
Verona
01. 02. 1880

N. 904; (861) – AI CHIERICI FRIZZI VITTORIO E CESARO GIUSEPPE

APCV, 2391/4

Verona, 1 febbraio 1880


Dimissoria.

905
Chierico Rosa Francesco
0
Verona
02. 02. 1880

N. 905; (862) – AL CHIERICO ROSA FRANCESCO

APCV, 817/15

Verona, 2 febbraio 1880


Dimissoria.

906
Card. Giovanni Simeoni
0
Verona
03. 03. 1880

N. 906; (863) - AL CARD. GIOVANNI SIMEONI

AP SC Collegi d'Italia, f. 1267

Nº. 3.

Verona, 3 febbraio 1880


E.mo e R.mo Principe,

[5913]

Ho ricevuto la venerata sua 28 gennaio p.p., nella quale mi mostra il desiderio di parlarmi a viva voce tanto sul Sac. irlandese O'Connor (il cui Vescovo di Adelaide so che sta ora in Roma), quanto su altro affare interessante. Siccome un desiderio di V. E. R.ma è pei missionari un venerato comando, farò di tutto per venire o alla fine di questa, od entro la prossima settimana; e ciò tanto più perché mi riuscì, coll'aiuto dell'E.mo di Canossa, di assicurare al mio Ist.o africano di Verona un pio ed atto Rettore nella persona del P. Giuseppe Sembianti, col quale sto ora rivedendo le Regole con tutte quelle modificazioni, che la pratica esperienza degli anni scorsi mi ha suggerito di introdurvi, unitamente alle savie animadversioni citate dal ven. Consultore di Prop.da il P. Isidoro da Boscomare dei Min. Rif.i.

La mia carovana partita da Suez nel novembre p.p. è già felicemente arrivata a Khartum.

Prostrato al bacio della S. Porpora mi rassegno coll'ossequio più profondo



di Vostra Em.za R.ma u.mo d.mo obbed.mo figlio

+ Daniele Comboni

Vesc.o e Vic. Ap.lico


907
P. Pietro Vignola
0
Verona
16. 02. 1880

N. 907; (864) – AL P. PIETRO VIGNOLA CONVENZIONE CON IL SUPERIORE DEGLI STIMMATINI

ACR, A, c. 18/40 n. 1

Verona, 16 febbraio 1880

[5914]

C O N D I Z I O N I

a tenor delle quali il Superiore Generale della Congregazione dei Missionari Apostolici in ossequio dei Vescovi accetta di accordare qualche soggetto della sua Congregazione per assumere il carico di Rettore degli Istituti delle Missioni per la Nigrizia in Verona.



1º. Non assume questo carico se non temporaneamente, e fino a tanto che lo permetteranno le circostanze della Congregazione alla quale presiede.

2º. Il mantenimento dell'Istituto maschile e femminile è interamente a carico di Monsig.r Comboni, che lascerà in deposito anticipato di almeno 2000 lire in mano del Rettore, quando semestralmente sieno ragguagliate le spese di comunità, senza che la Congregazione sia chiamata ad anticipare la più piccola somma.

3º. Negli Istituti maschile e femminile non avranno abitazione che i soli individui addetti alla missione, o quelle persone di servizio, che il Rettore giudicherà necessarie.


[5915]

4º. L'accettazione degli individui aspiranti alla missione negli Istituti dipenderà dal Rettore dietro le informazioni che si sarà procurate: e dal Rettore medesimamente il loro licenziamento, se non fossero per dare prove rassicuranti sulla loro vocazione.

5º. La disciplina che il Rettore farà osservare, non seguirà altra regola che quella che sarà compilata per essere sottoposta alla Sacra Cong.ne di Propaganda Fide.

6º. Dagli Istituti di Verona non saranno spediti alla Missione dell'Africa se non se quelli o quelle che il Rettore giudicherà maturi ad una vita di tanto sacrifizio.

7º. Il mantenimento del Rettore, e se fosse necessario, di altri compagni, o di qualche fratello laico, dovrà essere a carico della Missione

8º. Il Rettore dirigerà l'Opera del Buon Pastore, facendosi coadiuvare da chi crederà meglio.


[5916]

9º. Il Rettore accetterà la Procura legale di Monsig.r Comboni per i beni temporali di sua proprietà, e per le risorse, elemosine, ed affari che lo riguardano durante la sua assenza da Verona.

10º. Il Rettore informerà di quando in quando Monsig. Comboni sullo spirito, andamento, e speranze degli Istituti Africani di Verona; e dopo le scuole in settembre gli manderà un piccolo Rapporto generale sui medesimi, ed un breve quadro dell'amministrazione temporale.

11º. Il Rettore potrà mandare all'Università teologica di Beirut in Siria diretta dai RR. PP. Gesuiti quei candidati sia chierici, sia sacerdoti, di provata vocazione, e di distinto ingegno, sodo criterio, e prudenza.

12º. Il Rettore avrà giurisdizione sopra quelle case filiali degl'Istituti di Verona, che, dietro il consenso dell'E.mo Cardinale Vescovo di Verona, si avessero ad aprire, per aver miglior numero di buone vocazioni all'apostolato dell'Africa Centrale.


908
Suo Padre
0
Roma
25. 02. 1880

N. 908; (865) – A SUO PADRE

ACR, A, c. 14/117

Roma, 25 febbraio 1880


Breve biglietto.

909
Card. Luigi di Canossa
0
Roma
26. 02. 1880

N. 909; (866) – AL CARD. LUIGI DI CANOSSA

ACR, A, c. 14/101

Roma, Hotel Anglo-Americano a Via Fratina

26 febbraio 1880

Eminentissimo e R.mo Principe,

[5917]

Appena giunto a Roma sabato mattina, portai in Segreteria dei Brevi all'Anima e consegnai nelle mani stesse di Adami le lettere della Curia, ed all'E.mo Bilio la sua etc. Visitai l'E.mo Bartolini che è malatticcio, e per ordine del medico cambia casa, e gli diedi le mie pillole febbrifughe, perché da dieci mesi ha la febbre terzana; però va sempre in Vaticano, e ieri mattina lo vidi a predica col Papa in Vaticano, ove pur io ascoltai cogli E.mi Prelati e molti Vescovi la predica del R.mo P. Eusebio da Monte Santo, Predicatore Ap.lico. Dei 33 Vescovi Santi Veronesi pare che si possa approvare le seconde lezioni solo di sei; pegli altri si proporrà forse di adottare lezioni tratte da S. Zeno. La causa per cui Monsig.r Caprara non ha ancor fatto il suo lavoro per la Venerabile Marchesa, è proprio Morani (che ebbe due morti in casa), il quale non ha ancor finito il suo lavoro.


[5918]

Egli non ne ha consegnato in agosto che una parte, e l'altra non l'ha ancor consegnata; e senza veder tutto il lavoro Monsig.r Caprara non può formulare i suoi quesiti. Perciò corsi da Morani a sollecitarlo, e mi promise; ma non lo lascio quieto finché non ha finito e consegnato il lavoro. Il cappello sarà fatto subito; non sapeva Giomini se dovesse farlo rosso o nero; ma siccome io non vidi mai in Verona Vostra Eminenza col rosso, io gli dissi nero di castore, secondo la nota lasciatami. Ma di tutte queste cose le scriverò fra poco.


[5919]

Ora mi preme l'affare di S. Giuseppe che va malissimo; e si dee scongiurare una brutta sentenza, e (lo dico fra noi tondo come l'ho sentito da persone competenti della Congregazione dei Riti) rimediare contro gli spropositi dell'ottimo D. Falezza e della b.m. del defunto Card. Barili che come Prefetto della S. C. delle Indulgenze approvò le indulgenze invalidamente nel 1874 poco prima di morire con decreto, che è orretizio e surretizio etc. In questo non vi entra per nulla l'Em.za V.a R.ma, di cui anzi si ammirò con piacere il sentimento dell'ultima sua lettera in proposito: ma qui si è altamente meravigliati del pio prete che ha aggregato ad uno scapolare non approvato non solo fedeli della Diocesi di Verona, ma anche di altre diocesi; e si è meravigliati che la S. C. delle Indulgenze concesse indulgenze senza aver prima Consultato la S. C. dei Riti in oggetto che riguarda questa Congregazione.


[5920]

Quindi è che si sta combinando di abolire tutto etc. etc. Io, avendone sentito dal P. Cirino che trovai ai Brevi che l'affare dello Scapolare di S. Giuseppe è sì minaccioso, andai a prendere cognizione di tutto, e vidi ch'era verissimo. Si tratta che

1º. E' un fatto che la S. C. dei Riti nel 1868 non approvò per nulla lo scapolare, e la formula di benedizione col responso: negative in omnibus.

2º. Il Decreto della S. C. delle Indulgenze con cui accordò nel 1874 le indulgenze allo scapolare non approvato, è orretizio e surretizio, perché nella petizione fatta si è taciuta la risoluzione emanata dalla S. C. dei Riti nel 1868, cioè: negative in omnibus.

3º. Quindi le indulgenze accordate sono nulle, ed i cosìddetti 4000 iscritti allo scapolare da D. Falezza non hanno acquistato le indulgenze che credevano di acquistare.


[5921]

4º. Lo scapolare inventato da D. Falezza mi disse un prelato dei Riti è eretico: me lo mostrarono, e cascai dalle nuvole.

5º. Si fanno le meraviglie come si sia dato questo scapolare non approvato, non solo in Diocesi, ma anche fuori, fino in Baviera.

In base a ciò si sarebbe già emanato il decreto di proibizione anche con parole un po' dure, se all'errore di D. Falezza non fosse congiunto lo sproposito del def.to Cardinal Barili ch'era ammalato e che approvò le indulgenze, cioè, ottenne dal Santo Padre Pio IX le indulgenze senza consultar prima la S. C. dei Riti.

Ora si cerca di salvare le convenienze della Santa Sede. Laonde io, che ho a cuore l'onore di S. Giuseppe, che bisogna che mi conservi buono e generoso, vorrei rimediare; e vorrei che fosse onorato più che si può, ma in modo che piaccia alla S. Sede e al Sommo Pontefice.


[5922]

Perciò profittando della lentezza abituale di Roma etc. andai ieri ed oggi a tastare persone competenti e da ciò; e veggo che se D. Falezza non perde tempo, e lavora subito, facendosi aiutare o dal Parroco di S. Nicolò o dai Filippini etc., e mi manda a Roma entro una settimana o almeno dieci giorni, la petizione al S. Padre modulata sullo schema che qui le unisco, approvata e commendata da V.a Em.za R.ma (pel che basta che l'Em.za V. R.ma faccia la commendatizia, accennando in principio che approvò il detto scapolare semplice), se, dico, entro una settimana D. Falezza mi manda detta petizione al S. S. col modello dello scapolare di S. Giuseppe con o senza Bambino col giglio, e d'un solo colore in ambedue i lati, l'affare si aggiusta; si sospende intanto la sentenza, e lavorando io qui l'affare della nuova petizione di D. Falezza commendata dall'Ordinario, spero a poco a poco di far cadere la sentenza nel dimenticatoio; e si farà approvare il nuovo Scapolare colle indulgenze prime, e così si rimedia a tutto.


[5923]

Ma bisogna far subito finché io sto a Roma. Ottenuto poi lo scapolare per Verona, ho preso già i miei consigli e misure per fare in modo che col tempo si faccia approvare per la Chiesa universale.

Io a D. Falezza non rendo tanti conti per giusti motivi. Egli dee far ciecamente la petizione in base allo schema qui accluso, e S. Giuseppe lo benedirà. Sottometto poi al savio giudizio di V. E. la lettera che scrivo a D. Falezza.

Le bacio etc.


Suo d.mo figlio

+ Daniele Vescovo e V. A.


910
Suo Padre
0
Roma
27. 02. 1880

N. 910; (867) – A SUO PADRE

ACR, A, c. 14/118

Roma, Hotel Anglo-Americano,

27 febbr. 1880

Mio carissimo Padre,

[5924]

Sono alloggiato in questo albergo con altri Vescovi, perché è vicino a Propaganda. Stamane al Vaticano ebbe luogo il Concistoro in cui furono nominati 42 Vescovi. Poi 5 nuovi Cardinali ricevettero il cappello. Eravamo riuniti col Papa Leone XIII 37 Cardinali e più di 70 Vescovi. V'erano pure molti Principi e quasi tutti gli ambasciatori e Ministri Plenipotenziari accreditati presso la Santa Sede. Era uno spettacolo meraviglioso: e tutto pace, amore, concordia, rispetto, obbedienza, tranquillità; e sicurezza che la causa di Dio trionferà. Domani sono a pranzo dal Principe Borghese. M'ha fatto un'accoglienza grandissima e padre e Madre e Principi e Principesse, perché mi raccomandarono i loro due figli, il Principe Camillo, ed il Principe Giovanni che con Matteucci vanno a Khartum e Cordofan. Spero una magnifica sudata.


[5925]

Fatemi il piacere scrivete alla Virginia (senza dire che io ve lo scrissi), perché sentì molto dolore pella vostra partenza da Verona. Ella ha lasciato tutto per aiutare la mia Opera. Ditele che pregate sempre per lei (e dovete pregare), e che sperate che presto andrete a trovarla.

La Mansione è questa

"Alla Signorina Virginia Mansur

Nell'Ist.o delle Pie Madri della Nigrizia

a S. Maria in Organo

Verona."


[5926]

Salutatemi il Pietro, e ricevete da lui la sorba che mi ha regalato che fa montar l'acqua a 40 metri, e ringraziatelo tanto per me: spero che presto lo vedrò.

Io sto benissimo: fate il piacere di scrivermi spesso qui al mio indirizzo, e pregate per me.

La Santa Sede vuol erigere una nuova missione nell'Africa, e mi ha chiamato a Roma per tracciarne il campo, i confini, e la via per riuscire a questa nuova impresa della S. Sede. Quindi ho da lavorare. La Principessa vi saluta tanto. Salutatemi Teresa ed i parenti di Limone e di Riva, Rettore, D. Luigi, e ditemi cosa avete detto al Furbasso e cosa vi ha risposto egli sulla sua figlia. Non conosce la grazia di Dio.



Vostro aff.mo figlio

+ Daniele Vescovo