Cinquant'anni di vita missionaria e sacerdotale di Padre Alfredo Neres

Immagine

Venerdì 30 aprile 2021
P. Alfredo Ribeiro Neres, comboniano portoghese, ha celebrato il suo 50° di sacerdozio lo scorso 8 aprile, nella Repubblica democratica del Congo. La celebrazione eucaristica, seguita dalla festa, ha avuto luogo nella cappella del noviziato comboniano di Magambe, Isiro, alla presenza della Famiglia comboniana, religiosi e religiose, i dipendenti di Magambe e alcuni amici. Il vescovo di Isiro-Niangara, Mons. Julien Andavo, ha voluto partecipare personalmente all’eucaristia di rendimento di grazie, presieduta da P. Alfredo Neres.

Nella sua omelia e testimonianza, P. Alfredo ha raccontato la “preistoria” e la storia della sua vocazione. Nella preistoria, ha rivelato che i suoi genitori, dopo il matrimonio, nel 1930, si erano accordati per pregare ogni giorno affinché il Signore scegliesse uno dei loro figli perché diventasse sacerdote. “Non lo sapevo. Nessuno lo sapeva. Hanno mantenuto questo segreto fino al giorno della mia ordinazione”.

La Messa del 50° anniversario dell'Ordinazione Sacerdotale di Padre Alfredo Ribeiro Neres.

Riguardo al suo desiderio di venire in Congo, ha raccontato: “Quando avevo diciotto anni, ho saputo che sette giovani belgi che stavano andando in Congo come missionari laici erano morti in un incidente aereo. Mi sono offerto al Signore per sostituirne uno e andare in Congo. Col tempo, avevo dimenticato la mia promessa ma il Signore non l’aveva dimenticata”.

Alfredo lavorava a Lisbona in una società di cosmetici, era responsabile capo di un settore importante dell’azienda e aveva un ottimo salario quando prese la decisione di lasciare tutto per “andare ad annunciare il vangelo”. Ascoltando infatti la lettura del Vangelo di Marco (16,17-20) e le parole di P. Angelo La Salandra, durante la Messa dell’Ascensione, nel maggio del 1959, prese la decisione di diventare missionario comboniano.

Dopo cinquanta anni, dice: “Mi sento colmo di gioia per ciò che il Signore ha compiuto nella mia vita. Anche i momenti più difficili e dolorosi mi danno pace e gioia nel cuore. Per questo sono chiamato a trasmettere, a dare, a condividere, a rendere viva questa gioia con la gente che il Signore mi fa incontrare ogni giorno. Sento di amare le persone, ed è l’Amore di Cristo stesso che ricevo e trasmetto. Spingo la gente ad amare il Signore e la Vergine Maria. Bisogna continuare con lo stesso slancio senza aver paura del futuro”.