Nella vecchiaia daranno ancora frutti, saranno ve geti e rigogliosi per annun ciare quanto è buono il Signore (Sal 92,15-16).
Dio, con i nostri orecchi abbiamo udito e i nostri padri ci hanno raccontato l’opera che hai compiu to ai loro giorni (Sal 44,2).
1. Per il nostro Istituto “i confratelli anziani e ammalati sono un tesoro incalcolabile e una carica spirituale con la loro vita di preghiera e di amore alla missione” (AC ’03, 19). I confratelli anziani sono la “memoria storica” dell’Istituto e della missione; i confratelli ammalati, con la preghiera e l’offerta delle proprie sofferenze, si rendono intercessori della missione.
2. Come sappiamo il numero degli anziani e degli ammalati è in aumento nell’Istituto. Questa nuova situazione chiama ogni Circo-scrizione a prendersi cura di loro per migliorare la qualità della loro vita nei suoi diversi aspetti: medico-sanitario, comunitario, spirituale e psicologico.
3. L’Istituto è testimone della ricchezza di ogni confratello. Con riconoscenza e gratitudine valorizza la testimonianza di vita ed il servizio che gli anziani e gli ammalati possono offrirci (cfr. RV 15.2). L’anzianità e la malattia possono e devono essere trasformate in opportunità di crescita umana, missionaria e spirituale.
4. Nell’Istituto ci sono al presente circa trecento confratelli sopra i 75 anni, un terzo dei quali si trova nelle Circoscrizioni di origine perché necessita di cure e assistenza.
5. L’esperienza mostra che spesso i confratelli anziani inseriti in comunità numerose e con la presenza di ammalati tendono a rinchiudersi in se stessi e a perdere il gusto della vita. È necessaria una riflessione sul modello migliore di comunità e di struttura che risponda alle esigenze dell’anziano e possa aiutarlo a vivere questa fase della vita con più serenità e gioia.
6. Di fronte alla diversità delle situazioni dei confratelli si devono cercare le risposte più adeguate: alcuni confratelli necessitano di continua assistenza medica in centri attrezzati, altri possono ancora svolgere un servizio nella loro Circoscrizione di origine o in missione.
7. La nostra consacrazione a vita per la missione non è legata né all’età né all’efficienza, bensì all’essere. Rimaniamo quindi missionari in tutte le fasi della nostra vita.
8. L’anzianità, se vissuta nell’apertura a Dio e all’amore del prossimo, è un dono che rinnova. Il comboniano che non si lascia vincere dagli acciacchi e dai limiti dell’anzianità, continua a vivere la passione per la missione, mantiene viva la gioia, l’amore e la speranza.
8.1 Il confratello anziano, pur sperimentando un limite nella propria attività, ringrazia il Padre riconoscendo la sua bontà che lo ha colmato di doni e lo ha reso segno del suo amore tra i popoli. Attraverso la memoria della vita vissuta, la riflessione e la preghiera approfondisce il valore di questa tappa della vita in cui l’essere con il Signore prende il sopravvento sull’agire.
8.2 Vive la missione come “pietra nascosta”, non più in “prima linea”, ma ugualmente missionario. Dopo aver donato a Dio e alla missione i suoi servizi, Dio lo chiama al dono di se stesso.
8.3 È chiamato a configurarsi a Cristo che si è abbandonato alla volontà del Padre in comunione con l’umanità sofferente. La solitudine e la sofferenza vissute con Gesù acquistano un significato di salvezza per noi e per l’umanità.
8.4 Riscopre ogni giorno di essere utile: aiuta la comunità, tiene vivo l’interesse missionario, comunica la sapienza che ha acquisito dalla vita e diventa dispensatore di speranza e carità.
9. Oltre all’innegabile valore della preghiera e dell’offerta silenziosa, i confratelli che hanno ancora una certa autosufficienza devono essere valorizzati in prospettiva apostolica e coinvolti in qualche attività.
10. Accogliere con realismo e serenità la fase dell’anzianità.
10.1 “Ogni Circoscrizione accompagna i confratelli anziani con iniziative appropriate perché vivano serenamente la loro terza età” (RF 526).
10.2 Secondo le opportunità e in collaborazione anche con altri Istituti, si dia la possibilità ad ogni missionario che si avvicina alla soglia dei 70 anni di un corso particolare che lo aiuti ad accogliere l’anzianità con positività, integrandola nella sua identità missionaria. Questo aspetto sia inserito anche nel Corso di Rinnovamento.
10.3 Si promuovano nell’Istituto iniziative di valorizzazione della terza età, incoraggiando i confratelli a praticare attività secondo le proprie attitudini: studio, lettura, hobby, uso del computer, ecc.
10.4 Ogni confratello, entrando nella fase dell’anzianità, sia invitato alla consegna della sua memoria scrivendo ricordi e riflessioni sulla propria esperienza missionaria.
11. Valorizzare la presenza degli anziani nel servizio missionario
11.1 Un confratello anziano o ammalato, se lo desidera e finché la sua salute glielo permette, rimanga nella Circoscrizione ove ha prestato il suo servizio.
11.2 Si favorisca la presenza di anziani nelle case di formazione, quale segno e testimonianza di una vita consacrata alla missione.
11.3 Come alternativa alle comunità numerose di anziani, si privilegi, dove possibile, il modello di piccole comunità con la possibilità di rendere un servizio a contatto con la gente.
12. Prendersi cura della persona dei confratelli anziani e degli ammalati
12.1 All’interno delle proposte ordinarie di FP si diano indicazioni a tutti i confratelli per essere più sensibili e capaci di comprendere la psicologia dell’anziano e dell’ammalato.
12.2 Si tengano corsi annuali per confratelli anziani e per gli ammalati nei principali centri dove sono presenti (cfr. RV 100.2).
12.3 Il CG, in collaborazione con i continenti, preveda nel prossimo sessennio l’organizzazione di un centro continentale per ammalati, particolarmente in Africa.
12.4 Il CG, in dialogo con le Circoscrizioni che hanno grandi centri per confratelli anziani, si impegni a provvedere personale e a prepararlo per un servizio specializzato di accompagnamento. Questo servizio richiede una particolare attitudine e preparazione specifica.
12.5 La rotazione per l’assistenza nei centri ai confratelli anziani e agli ammalati sia tra le priorità del prossimo sessennio. Il CG la programmi in modo adeguato facendo sì che i tempi di servizio siano rispettati e non superino ordinariamente 5 anni.
12.6 La collaborazione di volontari laici nell’assistenza ai confratelli anziani e ammalati è già una tradizione positiva e molto apprezzata. I CP continuino a favorirla e a incoraggiarla.
12.7 Si favorisca la relazione degli anziani e degli ammalati con i loro familiari.
12.8 Dopo i 50 anni ogni confratello si sottoponga a controlli medici regolari.