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Nr pisma
Odbiorca
Znak (*)
Miejsce napisania
Data
661
Faustina Stampais
0
Roma
21. 7.1876
A FAUSTINA STAMPAIS

ACR, A, c. 15/141 n. 5



J.M.J.

Roma, 21/7 76

Mia cara Faustina,
[4331]
Ti ringrazio degli auguri che mi facesti pel mio onomastico. Prega assai ogni giorno per me. I miei affari vanno benissimo; ma sono lunghi assai.

Tuo fratello, che vidi oggi, sta benissimo. Mi disse che vuol pagare egli per i fanghi di Abano, benché l'avrei desiderato di farlo io; ma ad ogni modo, ora tu sarai a Abano; qualunque cosa ti occorra, e specialmente denaro, scrivimi a posta corrente, che a posta corr.te ti manderò tutto.


[4332]
Tu tendi sempre all'economia; ma la pelle vale più del denaro. Dunque prima di tutto ad Abano fatti esaminare dal medico, e pagalo, e poi lasciati dirigere da lui, e fa una cura intera; e quando la tua cassa è magra, scrivi a me.

Avea scritto al Nonno perché andasse teco anche a Recoaro, ma ieri mi scrisse che sente molta difficoltà a trarsi fuori dal suo nicchio. Ti saluta la Principessa, Madama Brown, e tuo fratello, a cui consegnai la tua lettera appena arrivata ier sera.

Ti mando questa lettera per mezzo di D. Paolo, che, guarito dal vaiuolo, va a Verona, e D. Squaranti viene a Roma.



Tuo aff.mo Padre

Daniele






662
Madre Emilie Julien
0
Roma
30. 7.1876
A MADRE EMILIE JULIEN

ASSGM, Afrique Centrale Dossier



J.M.J.

Roma, 30 luglio 1876

Mia veneratissima Madre,
[4333]
Ho appena ricevuto la lettera della nostra cara Sr. Caterina, che mi dice che anche lei è ammalata. Ne sono molto afflitto, ma pregherò tanto fino a che il buon Dio la guarirà completamente. Porga i miei saluti a Sr. Caterina.

Don Silvestro mi ha detto che lei desidera vedere a Pau la regina Margherita, nipote del Re, il Conte Chambord e moglie di D. Carlos. A questo scopo ho scritto una lettera a questa santa principessa che è la cognata di Maria Immacolata e la prego di riceverla come lei merita. Lascio la lettera della Regina aperta: la legga e poi la chiuda. Quando arriva a Pau sarebbe bene che si presentasse di buon'ora al palazzo della principesssa e domandare ai domestici a che ora la Regina può riceverla. Così lei presenti la mia lettera per farla vedere alla Regina affinché ella la legga prima di riceverla e perché sappia chi è lei. La riceverà dopo colazione.


[4334]
Addio, cara Madre, le Suore che ho visto questa mattina stanno bene. I miei affari procedono molto bene, malgrado gli sforzi che i Camilliani hanno fatto per perdermi e volere loro il mio Vicariato. Ma li ho ben serviti. Nel prossimo agosto avrà luogo la Congregazione generale e io credo che per gli ultimi di settembre sarò consacrato Vescovo. Ciò sia detto tra noi.

Preghi pel



Suo aff.mo Daniele Comboni

Provicario Ap.lico dell'A. C.



Traduzione dal francese.






663
Card. Filippo De Angelis
0
Roma
7.1876
AL CARD. FILIPPO DE ANGELIS

ASAF, pos. R. III



J.M.J.

Roma, luglio 1876

Eminentissimo e Rev.mo Principe,
[4335]
nella mia piccolezza prendo il coraggio di vergare queste due righe, per presentare all'E. V. i miei profondi omaggi e le mie umili, ossequiose congratulazioni pel faustissimo cinquantesimo anniversario del glorioso episcopato, con cui l'E. V. R.ma illustrò la Chiesa di Gesù Cristo, consacrandola con gli esempi più sublimi delle più segnalate episcopali virtù. Io quindi nel giorno 6 corr. sarò felice di celebrare il S. Sacrificio della Messa presso la tomba del Principe degli Apostoli S. Pietro per la prosperità di V. E. R.ma, implorando dal Cielo con tutto il fervore che conservi la preziosa sua vita ad onore e gloria della Chiesa ed a conforto di tutti i buoni Cattolici dell'universo, che scorgono nella longevità dell'Episcopato di V. E. R.ma come nel glorioso lungo pontificato del N. S. P. Pio IX, una caparra luminosa della protezione con cui Dio veglia sulla sua Chiesa.


[4336]
L'E. V. forse non ricorderà la mia piccolezza. Ma nell'Africa Centrale più volte pregai coi miei Missionari per l'E. V. R.ma, che è sempre nel mio spirito associata all'idea di Pio IX. Dietro commendatizia del Vescovo di Verona ebbi l'onore di visitarla a Torino e più volte Le baciai la Sacra Porpora qui in Roma.

Si degni l'E. V. accordarle la Sua Santa Benedizione a colui che è felice di segnarsi nei SS. Cuori di G. e M.



Di V. E. Rev.ma u.mo, osseq. e dev.mo servitore

Daniele Comboni

Provic. Ap. dell'Africa Centrale






664
Jean François des Garets
0
Roma
2. 8.1876
A M. JEAN FRANÇOIS DES GARETS

APEL (1876), Afr. C., v. 8



J.M.J.

Roma, 2 agosto 1876

Piazza del Gesù 47, 3º. p.o

Signor Presidente,
[4337]
E' con grande emozione che ho ricevuto la sua venerabile lettera datata 6 corrente e ho anche ricevuto il magnifico assegno che i due Consigli di Lione e di Parigi hanno votato per il mio immenso Vicariato. Non ho sufficienti parole per ringraziare convenientemente la sua eminente carità e tutti i membri dei Consigli della Propagazione della Fede, che hanno dato la vita e la stabilità alla più vasta e alla più laboriosa Missione dell'universo. Io risponderò con la consacrazione della mia vita intera e di tutte le mie forze e di tutto il mio sangue per la conversione dell'Africa Centrale, che è l'oggetto del suo grande zelo e della sua eroica carità.

La Congregazione generale per il mio Vicariato avrà luogo al Vaticano entro poche settimane, a ciò il nostro venerabile Cardinale mi fa sperare.


[4338]
Nell'attesa, fino a oggi, dopo che la S. Sede mi ha affidato l'Africa Centale, nessun prete europeo Missionario, è morto nella Nigrizia, mentre dal 1848 fino al 1861 sono morti quasi tutti nel primo o nel secondo anno. Il motivo principale di questa benedizione è che il Sacro Cuore di Gesù ha mostrato che è arrivato il tempo di salvezza per la Nigrizia. Ci occorrerà soffrire molto, come io ho sofferto enormemente fino al presente. Ma dopo il Calvario vi è la resurrezione dell'Africa Centrale e dei suoi poveri operai evangelici.

Si degni gradire, Signor Presidente, gli omaggi della mia anima e la riconoscenza del mio cuore per l'amore e la carità eroica che lei nutre per l'Africa Centrale. Ho l'onore di dirmi nei Sacri Cuori di Gesù e di Maria



Suo dev.mo servo

Daniele Comboni

Provicario Ap.lico dell'A. C.



Traduzione dal francese.






665
Mons. Giovanni Zonghi
0
Verona
12. 9.1876
A MONS. GIOVANNI ZONGHI

ACR, A, c. 15/146



J.M.J.

Verona, 12 sett.e 1876

Mio dolcissimo amico,
[4339]
Ricevetti la carissima sua 9 corr.te, colla Benedizione per la nuova Badessa delle Benedettine di Nonnberg a Salisburgo, e la ringrazio assai assai. Il nostro carissimo Bacilieri, Pighi, Demonte fanno i SS. Esercizi con me e Mgr. Vescovo. Al primo alla sfuggita nel silenzio diedi i suoi saluti. Ma dopo gli esercizi, siamo intesi che passeremo molto tempo insieme. Casella è in campagna a 4 miglia dalla mia sul Lago di Garda. Preghi il Signore per me. Dio sia sempre con lei, e preghi per la mia cara Nigrizia, e sono e sarò sempre (pregandola a salutarmi tanto il Direttore del Sem.rio Vatic.o Melata)



Suo aff.mo amico

Daniele Comboni Prov.o Ap.co






666
Card. Alessandro Franchi
0
Verona
30. 9.1876
AL CARD. ALESSANDRO FRANCHI

AP SC Af.C., v. 8, f. 453



J.M.J.

Verona, Istituto Africano,

30 sett.e 1876

E.mo e R.mo Principe,
[4340]
Innanzi tratto me ne congratulo del suo felice ritorno dalla Tomba di O'Konnel e dal suo viaggio nel Regno Unito.

Ho l'onore di presentarle uno dei campioni dell'eroico Sacerdozio Germanico, il M. R. D. Martino Vosen Segretario di quella benemerita Società di Colonia, che mi diede per la Redenzione della Nigrizia quasi 200,000 (duecentomila) franchi. Egli brama di ossequiare V. Em. R.ma; e nel caso che non fosse stato ricevuto in udienza privata presso S. S., supplico V. E. ad ottenergliela.


[4341]
Il bel leoncino per S. S., sta per partire da Khartum col celebre viaggiatore dell'Africa Centrale Piaggia, e spero che nei primi mesi del prossimo anno giungerà sano e salvo a Roma. Fu preso nel testè conquistato impero di Darfur, regalatomi dall'antico agente di quel Sultano.

Colgo quest'occasione per baciarle la S. Porpora, dichiarandomi con eterno ossequio.



Di V. E. R.ma u.mo, ubb.mo d.mo figlio

Daniele Comboni

Provicario Apostolico dell'Africa Centrale



Il S. Padre non intende ricevere il leoncino.






667
Don Francesco Bricolo
0
Verona
24.10.1876
A DON FRANCESCO BRICOLO

ACR, A, c. 14/29



J.M.J.

Verona, Istituto Africano,

24 ottobre 1876

Mio caro D. Francesco,
[4342]
La Festa di S. Raffaele protettore dei vagabondi e viaggiatori son condannato al tavolino, e domani ho appuntamento col Vescovo al Grezzano. Una faraggine di occupazioni m'impedisce in questa settimana di venire a Vicenza ed al classico Schio. Sarete ora a Schio (ricevo la vostra lettera adesso 8 pom.e). Vi prego di avere la bontà di fare una visita per me all'eruditissimo e venerando Sig.r D.n Rossi D.r Giovanni, dalle cui labbra sgorgano parole di eterna vita nei Santi Esercizi che nel p.p. settembre ha dato al clero veronese, e ditegli che lo riverisco distintamente, e che non dimenticherò mai le sue istruzioni anche tra le sabbie infuocate dell'Africa Centrale. Parlò da sommo e cattolico oratore; istruì da perito maestro, e lasciò scolpita nei cuori incancellabile memoria di sé e della potenza della sua parola. Avrei desiderato di fargli una visita con voi: ma non posso: siate voi l'interprete dei sensi del mio ossequio e venerazione.


[4343]
Oggi ricevetti dal S. Padre Pio IX un amplissima benedizione per mezzo del mio venerato Cardinale. Mio padre è qui da un pezzo: vi saluta di cuore. Il caffè, i datteri, e l'ombrello sono pronti. Fui a Venezia la settimana scorsa: passando per Vicenza mi risovvenni della mia promessa: ma prima di S. Martino, e forse dei Morti verrò io con queste cose.

Mille ossequi a Monsig.r Vescovo di Vicenza, a Mgr. Dalla Vecchia; e ricordatevi del vostro aff.mo nel Sig.



Daniele Comboni

Prov.o Ap.lico

Salutatemi tanto D. Consolaro ed alios, con vostro padre e sorella.
668
Card. Alessandro Franchi
0
Roma
18.11.1876
AL CARD. ALESSANDRO FRANCHI
ACR, A, c. 13/26

Roma, 18 novembre 1876
R I S P O S T A
Del Pro-Vicario al Progetto di divisione del Vicariato
dell'Africa Centrale proposto dal P. Carcereri

E.mo e R.mo Principe,
[4344]
Invitato dall'Eminenza Vostra R.ma ad esporre il mio giudizio sulla proposta fatta dal P. Carcereri Prefetto della Casa Camilliana di Berber, di una divisione del mio Vicariato in due parti, cioè, in Orientale ed Occidentale coi limiti del Nilo e del Fiume Bianco, da affidarsi, l'una al mio Istituto di Verona, e l'altra all'Ordine Camilliano; eccomi pronto a coscienziosamente soddisfarla, sottomettendole subordinatamente il mio parere fondato sopra solidissimi motivi, e con profonda cognizione di causa.


[4345]
La proposta di una divisione dell'Africa Centrale fu concepita or sono 22 anni, e portata a cognizione dell'E.mo Card. Fransoni, ed a Sua Eminenza il Card. Barnabò allora Segretario; e fu ordinata, studiata e discussa dal 1855 al 1865, allorché si trattò di scompartire il Vicariato fra i Missionari tedeschi del Pro-Vicario Dr. Knoblecher e l'Istituto Mazza di Verona, di cui io era membro, e quando si proponeva nel 1865 di spartirlo fra il nominato Istituto Mazza e l'Ordine Francescano. In questo affare io presi la parte più attiva; e d'accordo col celeberrimo Istoriografo dell'Impero Austriaco il Consigliere Aulico de Hurter Presidente dell'Eccelso Comitato della Società di Maria in Vienna, e del chiarissimo Professore Mitterrutzner di Bressanone (che è il più erudito e profondo conoscitore delle missioni dell'Africa Centrale, di cui pubblicò due Dizionari nelle due lingue del Fiume Bianco, Dinka e Bari), i Pro-Vicari Apostolici miei predecessori, i più valenti miei compagni missionari, ed io, ci abbiamo studiato sopra con tutta diligenza e accuratezza.


[4346]
Noi studiammo la possibilità di una divisione del Vicariato in tutti i sensi, in Orientale ed Occidentale col limite del Nilo e del Fiume Bianco, secondo la suddetta proposta Carcereri, ed in Settentrionale e Meridionale col limite di Gebel Niemati al 12º. gr. L. N., giusta il parere del sullodato Prof. Mitterrutzner, come rilevasi dal mio Rapporto presentato all'E.mo Card. Barnabò nel 1865. Noi abbiamo preso in considerazione tutti i viaggi ed esplorazioni fatte nella parte Orientale del Vicariato dalla spedizione egiziana nel 1824, da quelle di Linant Bey de Beaufond e del Sig. D'Arnaud nel 1839-42, da Brun-Rollet e dal Sig. De-Malzac nel 1850-54, dal Sig. Penay nel 1852, che giunse per Fazogl fino a Fadassi.


[4347]
Non abbiamo tenuto conto dei viaggi del Sig. d'Abbadie, mio amico tuttora vivente a Parigi, che cita il Carcereri sul testo del Rorbacher, perché il d'Abbadie non visitò mai il Fiume Azzurro, né fu mai, né al Fazogl, né a Fadassi, né fra i Barta, né fra i Berta; ma esplorò diligentemente i regnicoli dell'Abissinia e le tribù dei Gallas, missioni affidate ai Lazzaristi e Cappuccini, di cui parla il d'Abbadie, e che nulla hanno a che fare col mio Vicariato. Sebbene i missionari nostri intrapresero allo scopo diverse laboriose esplorazioni su tutta la circonferenza settentrionale ed occidentale, ed in più luoghi delle tribù centrali del Vicariato Orientale.


[4348]
Il Pro-Vicario Knoblecher dal 1848 al 1857 visitò ben otto volte l'occidente del Vicariato Orientale fino al 3º. grado L. N.; e lo visitammo io, Monsig. Kirchner, Beltrame, Melotto, Überbacher, Mozgan, Kohl, Danninger, Lanz, Kauffmann, Morlang, ed altri miei compagni missionari prima del 1860. D. Gio. Beltrame mio compagno dell'Istituto di Verona nel 1855 in quattro mesi di viaggio visitò scrupolosamente tutto il Fiume Azzurro, Fazogl, Barta, Berta e Changalla fino sui confini dell'Abissinia. Io visitai nel 1859 con Melotto e Beltrame non solo il Fiume Sobat che sbocca nel Fiume Bianco al 9º. grado L. N., e penetrammo primi fra i missionari fin dove si può andare con piccolo battello; ma ancora l'interno dei Dinka fino agli Agnarquei. (1)


[4349]
E dopo studi profondissimi sul territorio, sulle tribù, e sulle lingue del Vicariato Orientale, si è conchiuso essere di prima necessità il punto di appoggio di Khartum per dominare sì il Vicariato Orientale che l'Occidentale, e che allora una divisione del Vicariato non era né utile né opportuna. Si è quindi giudicato necessario che un solo capo supremo può dirigere tutte le missioni dell'Africa Centrale, e ciò deve fare con un solo ed unico piano o sistema saggiamente concepito, tenendosi sempre fermo ed incrollabile nei suoi rapporti col Governo egiziano, il quale, benché nel Vicariato abbia possedimenti di una estensione come cinque volte tutta la Francia, e mediti altre conquiste, pure, dopo tentate mille divisioni e suddivisioni di amministrazione, mantiene sempre un Hoccomdar, o Governatore generale militare, che sorveglia tutte le province dal punto centrale di appoggio, che è la città di Khartum, ove deve pure fissare l'ordinaria sua residenza il capo supremo delle Missioni dell'Africa Centrale, fino a che saran costruite le strade ferrate del Sudan, e agevolate più che in oggi le comunicazioni.


[4350]
E' poi falso ciò che asseriscono i Camilliani, che nel Vicariato Orientale non vi sia alcuno stabilimento dei missionari secolari, e che tutte le attuali Stazioni sieno nella parte Occidentale; mentre nella parte Orientale esiste la casa di Scellal, quella di Berber da me fondata ed affidata per cinque anni ai Camilliani con obbligo di aver cura dei Cattolici delle Province di Taca e Suakin, che sono nella parte orientale del Vicariato, e che in due anni essi non hanno mai visitate. La Missione principale di Khartum è pure nella parte Orientale, come lo era l'antica Gondocoro.


[4351]
Per quanto è da me io presi cura diligentissima anche della parte Orientale; furono i Camilliani che non si curarono di coltivarla come era loro dovere.

Ora i motivi che militarono contro una divisione in passato, militano anche oggidì; quei motivi, che resero vani allo scopo di effettuare una divisione opportuna gli studi di molti anni e di molti personaggi. Per cui una divisione opportuna del Vicariato dell'Africa Centrale, considerata pure assolutamente, oggi non è possibile.


[4352]
La divisione poi, riguardata relativamente ai soggetti che distintamente dovrebbero occupare e governare le due parti, oggidì non solo non sarebbe più utile, ma sarebbe anzi dannosa. Difatti sarebbe più utile a) se i Camilliani, che domandano una parte del Vicariato, avutala, potessero disporre per questa di mezzi maggiori di quelli che per essa disporrebbero gl'Istituti di Verona; e ciò non appare, perché nell'atto che chiedono la metà del Vicariato, chiedono pure la metà delle risorse, cioè metà del denaro, ch'io con tanta fatica mi potei procurare presso i benefattori privati e le Società benefattrici: e intenderebbero pure che colla metà del Vicariato e delle risorse io cedessi loro quegli stabilimenti che, da me fondati con stenti, esistono in quella parte che loro venisse assegnata.


[4353]
Dunque sotto il riguardo di mezzi disponibili non sarebbe più utile una divisione del Vicariato. Nella parità di risorse una divisione sarebbe tuttavia più utile; b) se i Camilliani potessero disporre di soggetti più opportuni che i miei Istituti di Verona; ma se mi è dato di ciò giudicare da tutti quelli, fra i Camilliani, che lavorarono e lavorano meco in Missione e dallo scopo della loro istituzione, tosto asserisco che, se non impossibile, è almeno molto difficile che l'Ordine Camilliano dia soggetti alla Missione adatti più dei soggetti provenienti dai miei Istituti di Verona. Così nella parità di risorse e di opportuni soggetti, come nel possesso di maggiori e migliori mezzi da parte dei Camilliani, sarebbe più utile una divisione del Vicariato; c) solamente se potessero usare un sistema di Missione migliore di quello che tengono o possano tenere i miei Missionari secolari; ma un sistema migliore dell'attuale credo non si possa tenere: n'è scuola il passato; a questo riguardo tornerò in appresso parlando della sufficienza dei soggetti offerti dagl'Istituti di Verona.


[4354]
Una divisione adunque del Vicariato tra i miei Istituti di Verona e i Camilliani non sarebbe più utile, anzi oso dire sarebbe dannosa o almeno pericolosa; e ciò facilissimamente si può dedurre dalla condotta cui tennero con me. Hanno fatto essi tutti gli sforzi possibili, servendosi della menzogna, della calunnia, e di tutti i mezzi illeciti (benché senza alcun risultato) per sminuire e distruggere la mia influenza e credito, e quella dei membri del mio Istituto non solo presso i musulmani, eretici, cattolici, amici e nemici nel Vicariato; ma perfino in Europa, in Verona, presso le Società benefattrici e molte altre persone. La vicinanza adunque dei Camilliani sarebbe dannosa, o almeno pericolosa.


[4355]
Egli è quindi pur per non cagionare un danno od un pericolo alla mia Istituzione, che ho fondato con tanti sudori e stenti, e che oggi per grazia di Dio piglia solido fondamento, da perpetuare la stabilità della Missione nell'Africa Centrale; egli è pur per ciò ch'io in coscienza non posso dare, né darò mai il mio voto per una divisione del Vicariato fra il mio Istituto e i Camilliani, né per la cessione degli stabilimenti e delle risorse pure in parte. E poi come mai posso io credere che quei Camilliani, che non hanno saputo adempiere la Convenzione, che con essi ho stabilito nel 1874 per coltivare una piccola parte di Vicariato non più grande dell'Italia, potranno poi assumere e condurre coscienziosamente la metà del Vicariato, e senza buoni soggetti, senza mezzi pecuniari, e senza una casa propria di acclimatizzazione in Cairo, che è di assoluta necessità per sostenere stabilmente una missione nell'Africa Centrale?


[4356]
Non posso dare, né do il mio voto per la divisione del Vicariato, né per la cessione pur parziale degli stabilimenti da me coll'aiuto del Signore fondati, e delle risorse, che S. Giuseppe accordò a me e a' miei Istituti di Verona, per sviluppare la Missione a questi affidata.


[4357]
Non so come i Camilliani abbiano fatto credere, che io sono disposto a cedere loro la metà del Vicariato, e che loro ho promesso tal cosa, mentre nel 1874, ancor prima della Convenzione si era stabilito che saranno sempre in sussidio ed aiuto dei miei Missionari, come consta, e dalla Convenzione, e da molte lettere del medesimo P. Stanislao Carcereri. Questi p.e. così mi scriveva da Roma in data 7 aprile 1874: "... ecco i principali punti convenuti: che il P. Guardi ci darà altri Religiosi Sacerdoti Missionari... che i detti Religiosi potranno essere parroci e confessori di monache, e anche dirigere Stazioni di Missione, e venir occupati a servigio del Vicariato ad inchiesta di Lei e successori... insomma in adiutum... Però il P. Guardi chiede casa propria e non missione propria, affinché ivi i Religiosi possano di tanto in tanto ritirarsi per rinnovare lo spirito e abitarvi, quando non fossero obbligati altrove, per vivere regolarmente... Noi non saremo che in aiuto, come più volte si espresse il P. Generale, dove fossimo richiesti..."



Allegato I


[4358]
Ciò, e non più chiedeva il P. Carcereri nell'aprile 1874, dichiarando ch'egli non avrebbe mai aspirato co' suoi ad avere una missione indipendente, ma che co' suoi sarebbe sempre stato in aiuto de' miei Missionari secolari "che hanno il primo diritto alla Missione, mentre fu loro accordata".


[4359]
Tali sono pure i sentimenti, che il medesimo P. Carcereri rivelava a D. Bartolo Rolleri di Cairo con una sua da Roma in data 18 aprile 1874 aggiungendo che così convennesi pure in Propaganda: "... Per noi Camilliani tutto è pure convenuto così in Propaganda che col nostro Generale: domandasi al Pro-Vicario una casa con Chiesa, le spese del viaggio, di vitto e vestito; ogni Sacerdote è a disposizione di Monsig. Pro-Vicario, e in aiuto dei Missionari, con permesso di fare il Parroco, il Maestro, il Vicario Generale et similia. Io già ne scrissi al Pro-Vicario... ma Lei farà bene di ricordarglielo ancora."



Allegato J


[4360]
Ed io in questa condizione li accettai, e li installai a Berber, come chiaramente apparisce dala Convenzione. Quindi se la condotta tenuta dal P. Carcereri specialmente dal 1874 non avesse ragionevolmente originati in me gravi sospetti circa le sue aspirazioni, farei ora le più alte meraviglie delle proposta, cui ultimamente fece alla Propaganda, che si dividesse il Vicariato dell'Africa centrale in due parti, una delle quali si affidasse assolutamente al suo Ordine. Sennonché, note le sue intenzioni occulte, punto non mi meraviglio che ora le esterni, e ne chiegga pure l'adempimento. Vero è ben che il P. Carcereri, persuaso che, senza una sufficiente ragione la S. C. di Propaganda non torrebbe agl'Istituti miei di Verona neppure in parte i diritti loro, avrà fatto precedere, e anche accompagnato la domanda con ragioni. Ma secondo me le ragioni valevoli per la divisione non potrebbero essere se non tre; cioè: 1ª. o la inettezza mia, e di altri dell'Istituto di Verona a ben governare il Vicariato: 2ª. o la insufficienza dei soggetti provenienti dagl'Istituti di Verona: 3ª. o la violazione del contratto da me commessa, o il male trattamento che ingiustamente io avessi fatto di loro.


[4361]
Se per l'effettuazione della chiesta divisione esista la prima delle suaccennate ragioni, la quale senza richiamare la considerazione sulle fatiche da me per più di venti anni tollerate, sui pericoli superati, sui mezzi provveduti, sulle mortificazioni patite, richiama la mente solo all'esame degli atti da me emessi nel mio governo generale, credo tuttavia, senza ritener me il più adatto, che non esista. a) Nulla difatti precipitai, come si crede e come forse apparisce a chi considera le parole più che i fatti; ma tutto invece ho operato sempre dietro serio esame, non disprezzando pure l'altrui consiglio, mentre non sarebbe da passar sotto silenzio la inflessibilità del P. Carcereri pure in condizione di suddito: concepisce, e vuole ad ogni costo riuscirvi, benché le cose da lui concepite sieno rare volte rette, buone, e giuste. b) Col Governo civile trattai così, che, senz'essere rigido in parole, in effetto pure ottenni sempre il rispetto ai diritti della Missione ed il favore, costretto pur talvolta di riamicare colla Missione le autorità civili inasprite dal carattere del P. Carcereri, che urta ed offende e pretende abbattere direttamente quanto gli attraversa sul cammino.


[4362]
Ciò tutto si può, benché in piccola parte, rilevare dai Rapporti presentati. A tali dichiarazioni sul mio conto, e a tali confronti creda pure la S. C. ch'io discendo a malincuore. Non avrei mai creduto che, dopo di aver giurato di lavorare unicamente a gloria di Dio, fossi costretto a discendere a simili confessioni. Sennonché, provocato, il bene della Nigrizia e quindi la gloria di Dio, nonché la giustizia a ciò mi costringe: e mi eccita pure a far osservare. c) Che nessuna cosa d'inopportuno trovasi nelle prescritte disposizioni disciplinari esposte al mio Rapporto presentato nel p.p. giugno; come pure d) che nessuna disposizione meno che opportuna secondo le circostanze feci dei mezzi pecuniarii nei due anni 1874-1875 che tenni io l'amministrazione, mentre anche a questo riguardo molti e gravi rimarchi potrei fare sul P. Carcereri; il che in parte apparisce dal Rapporto suddetto da me presentato.


[4363]
E qui per amor di brevità credo di poter conchiudere, che se io non sono il più adatto pel governo della Missione, non ho tuttavia emesso mai un atto senza soda ragione; né mi consta d'avere emesso un atto, di cui debba ora rimproverarmi, se non la soverchia benignità che usai coi PP. Carcereri e Franceschini malgrado i loro demeriti; demeriti non bastantemente noti in principio, ma solo sospettati; demeriti che, senza punto esitare, mi fanno dire che qualunque degli attuali miei Missionari sarebbe per governare più capace, opportuno, e più retto di ciascuno di loro.


[4364]
Quanto alla 2ª. ragione che riguarderebbe la insufficienza dei soggetti provenienti dall'Istituto di Verona, dico che neppur questa esiste, perché questi sarebbero solamente insufficienti per quel sistema di Missione, che contro verità ammettesse utile ed effettuabile in Africa centrale la moltiplicazione di tante stazioncelle quante sono le città, i paesi e i villaggi, che scarsi di popolazione si trovano qua e là sparsi. Il sistema di Missione che tenni fino ad oggi, fu dapprima proposto alla Sacra Congregazione di Propaganda, e fu da questa approvato: procurai tosto di metterlo in esecuzione; e i risultati per la grazia del Signore seguirono oltre l'aspettazione, pure attraverso a mille difficoltà.


[4365]
Il costruire stazioni convenienti, il munirle di sufficienti Sacerdoti, laici operai, e monache, e scegliere per ciò i punti principali, dove ed è più numerosa la popolazione, ed affluiscono di quando in quando le genti degli scarsi villaggi qua e là sparsi, è secondo me il sistema non solo più economico, come tosto per sé apparisce; ma eziandio nell'Africa Centrale il più opportuno; giacché in tal modo essendo più riuniti insieme, è più facilmente provveduto nelle malattie ed ai pericoli fisici e morali, a cui sono altrimenti esposti i Missionari.


[4366]
Fra i sistemi possibili questo parmi pure il più utile, e perché fisse le stazioni nei punti principali si possono, come più rare, costruire con quel decoro che unico giova per guadagnare e conservare in mezzo a quei popoli materiali la influenza morale, e perché in tal modo è provveduto più facilmente alla stabilità, e perché più facilmente potendosi così disporre più Monache all'educazione completa del sesso femminile, e più operai all'educazione nelle arti necessarie per la conservazione della fede, e più Sacerdoti per ogni stazione, è il tal modo più facilmente, più perfettamente e più sicuramente provveduto al bene materiale e morale di ambo i sessi. Questo è il sistema che approvato dalla S. Congregazione di Propaganda, tenni fino ad ora; e per continuare questo sistema, gl'Istituti di Verona offrono ed offriranno il personale sufficiente.


[4367]
Offrono ed offriranno questi il personale sufficiente non solo per tenere e continuare la parte che a loro verrebbe accordata dividendo il Vicariato; ma eziandio per tenere e continuare quella parte che, dividendo il Vicariato passerebbe ai Camilliani. Egli è perciò pure ch'io non posso dare, né darò mai il mio voto per una divisione del Vicariato; non mi sento di cedere la parte orientale, mentre può essere opportunamente e utilmente tenuta dai miei Istituti di Verona, e gli stabilimenti in quella costruiti sono il frutto di tanti sudori da me sparsi; non mi sento di cedere la parte occidentale, perché dai miei Istituti di Verona può essere opportunamente e utilmente tenuta pur coll'orientale, e perché quella è il vero campo della Missione, il campo cioè, delle migliori speranze.


[4368]
Dopo ciò, credo che la S. Congregazione non vorrà devenire alla divisione del Vicariato per la terza ragione, la quale piuttosto di valere per effettuare la chiesta spartizione a favore dei RR. PP. Camilliani, varrebbe per allontanarli affatto dalla Missione. Non io loro, ma essi me trattaron male, e tentaron essi ogni mezzo per sobbalzar me dalla Missione. Che se pur essi in qualche cosa si sentirono da me offesi, ciò fu in causa della loro condotta; e gli atti miei tuttavia furon tutti giusti senz'esser né tanti, né quali avrebbero dovuto essere, né tanti né quali son da loro asseriti o creduti.


[4369]
Ciò tutto apparisce chiaramente dai Rapporti che io, da loro provocato, dovetti presentare alla S. Congregazione, nei quali esposi solamente ciò che di loro potei provare cogli stessi loro documenti; ma in coscienza avrei potuto dire assai di più sul conto non solo dei PP. Carcereri e Franceschini, ma eziandio degli altri Correligiosi Camilliani, che, non menzionati nei rapporti ultimamente presentati, mi cagionarono pure gravissimi dispiaceri.


[4370]
Io adunque fui l'ingiustamento offeso da quei Camilliani, che ho la coscienza di aver sempre trattato generosamente, ammettendoli da fratelli a divider meco le gioie e le pene nel sublime Apostolato dell'Africa Centrale, profondendo loro le più solerti cure e benefizi, confidando loro i carichi più onorevoli, a preferenza degli stessi Missionari del mio Istituto, che li avrebbero più meritati. Quindi è che mi sembra impossibile che a tanti demeriti dei Camilliani la S. Congregazione voglia accordare il premio non meritato di una Missione speciale, sottraendola al mio Istituto: nel qual caso apparirebbe retribuito il colpevole, e l'innocente punito.


[4371]
Ma giacché i Camilliani medesimi, dichiarando che in Missione resterebbero solo nell'ipotesi che venissi loro accordato una porzione del Vicariato, si posero sulla via per ritornare tutti in Europa, voglio sperare che la S. Congregazione accetterà la loro risoluzione, e li richiamerà tutti dalla Missione.

Ho l'onore di baciarle la Sacra Porpora, segnandomi con tutto il rispetto



Di V. E. Rev.ma d.mo obb.mo oss.mo figlio

Daniele Comboni

Pro-Vicario Apostolico dell'Africa Centrale.




[4372]
(1) Fino dal 21 agosto p.p. il mio Rappresentante, il Canonico Fiore, spedì da Khartum il mio Missionario D. Gennaro Martini con due altri, incaricato di visitare il Fiume Azzurro, i Barta, il Fazogl, il Cadaref, il Galabat, e la provincia di Taca, ove dimorano dei cattolici sinora trascurati dai Camilliani.






669
Don Francesco Bricolo
0
Roma
8.12.1876
A DON FRANCESCO BRICOLO

ACR, A, c. 14/30



J.M.J.

Roma, Piazza del Gesù Nº. 47,

8 dic. 1876

Mio caro D. Francesco,
[4373]
Ho ricevuto la cartolina postale da voi scrittami al 18 p.p., e poi la vostra 2 corr.te con unita la Petizione Vesc. al S. Padre per voi. Quando sarò un po' spiccio dagli affari gravissimi che tratto colla S. Sede, mi occuperò di queste mignògnole, come pure farò quel che potrò a favore di D. Costante, colla speranza ferma di riuscire.

Io non ho portata a Roma nessuna ombrella né la vostra, né la mia che ab immemorabili non ho, né uso. La vostra la vidi sempre nell'Ufficio o bureau di D. Ant.o Squaranti a sinistra di chi entra nel mio Collegio. Farò scrivere a D. Antonio su ciò, poiché parvemi una ombrella assai bella.


[4374]
Godo della amichevole entrevue con D. Beltrame. Misuro il vostro piacere dal mio, quando venne a trovarmi.

D. Paolo vi saluta di cuore: è già espertissimo diplomatico, e tratta bene un affare colla S. Sede.


[4375]
In confidenza e in tutta segretezza vi comunico le risoluzioni segrete prese dalla S. Sede sulla mia causa. Bisogna notare che i Camilliani, dopo avermi tanto calunniato alla S. Sede (s'intende per buttarmi a terra, distruggermi per sempre, e sostituire l'Ordine loro alla mia Opera), dopo avermi accusato in Propaganda di essere io reo di tutti i sette peccati capitali, e di aver peccato contro tutti i dieci Comandamenti del Decalogo e dei Precetti della Chiesa, veggendo che non potevano riuscirvi, hanno chiesto alla S. Sede la divisione del Vicariato in due parti, scegliendo per sé l'Orientale, al che io risposi alla S. Sede un no assoluto.


[4376]
Ai 27 ebbe luogo in Vaticano la Generale Cong.ne dei Cardinali, e dopo 4 ore di discussione decisero:

1º. Non si faccia la divisione del Vicariato dell'Af. C.le; ma uno solo ed unico ne sia il capo supremo, e questi Mgr. Comboni.

2º. Sono insussistenti e senza valore alcuno le accuse Camilliane; invece è valida e trionfante la difesa e le accuse di Mgr. Comboni contro i Camilliani.


[4377]
3º. Si espellano immediatamente dalla Missione i due Camilliani Stan. Carcereri e Franceschini.

4º. Si promuova all'Episcopato Mgr. Comboni; ma prima della sua nomina formale 1º. sia sentito il R.mo P. Generale dei Camilliani se intenda lasciare gli altri Camilliani in Missione, o se intenda ritirarli definitivamente tutti. 2º. Sia sentito Mgr. Comboni a quali patti accetterebbe i Camilliani superstiti e nuovi, qualora il P. Generale intendesse di lasciarli in Missione. 3º. Nel caso che Mgr. Comboni non volesse più Camilliani, o il Generale intendesse di ritirarli tutti, sia sentito Mgr. Comboni sul modo con cui organizzerebbe il Vicariato colle sole forze de' suoi Istituti senza l'aiuto de' Camilliani.


[4378]
La mia risposta sarà secca secca. Via tutti i Camilliani. Appena tutti saranno via, farò occupare da' miei missionari la Stazione Camilliana di Berber, aggiungendovi subito un Istituto di Suore francesi di S. Giuseppe, o delle Pie Madri della Nigrizia di Verona, che sono pronte.


[4379]
Credo di avere riportato un completo trionfo contro i miei avversari, benché avessero per Generale il R.mo P. Guardi Consultore delle S. Cong.ni dell'Indice, del S. Uffizio o Inquisizione, dei S. Riti, dei Vescovi e Regolari, della Disciplina Regolare, ed Esaminatore dei Vescovi, oltre ad essere da molt'anni Generale di un Ordine Religioso, e sia nato in Roma, ed abbia relazioni colossali intime col Papa, Cardinali e Prelati.


[4380]
Ma a Roma si tratta la giustizia. La mia Opera sortita illesa da questa furibonda tempesta e da questa colossale cospirazione tentata con tutti i mezzi diabolici su tutta la linea dal fondo dell'Africa sino a Colonia per abbattermi e distruggermi per sempre, risorgerà più forte e prosperosa, e continuerà il suo corso attraverso dei secoli, illuminando della luce del Vangelo la vasta Nigrizia, per arrestarsi al porto dell'eternità colla Chiesa gloriosa di Cristo. Ne sia lode a Gesù.


[4381]
Ecco quanto vi dico in confidenza, poiché anche io lo seppi in confidenza, e non ufficialmente, poiché pria di comunicarmelo ufficialmente, devono aver luogo i 3 punti della 4.a risoluzione della S. Cong.ne. Dunque vi scrivo questo in segreto, riservandomi a darvi fra breve altre notizie. Peccati mai più! Frati mai più! Io amo i frati che sono buoni: ma non amo i cattivi. Il mio detto Frati mai più, s'intende dei briganti. I miei saluti a D. Consolaro ed a miei conoscenti. Tuissimus



Daniele






670
Jean François des Garets
0
Roma
21.12.1876
A M. JEAN FRANÇOIS DES GARETS

APFL, 1876, Afr.C. 9



J.M.J.

Roma, 21 dicembre 1876

Piazza del Gesù 47 3.ème Et.

Signor Presidente,
[4382]
Ho l'onore di inviarle due copie del Quadro che lei ha avuto la bontà di inviarmi il luglio scorso. Dopo la festa dell'Epifania le invierò due copie di un Rapporto dettagliato sul mio caro e laborioso Vicariato.

Non ho parole per esprimerle la mia profonda riconoscenza per lei e per questa Opera divina della Propagazione della Fede che lei si degna presiedere, per i generosi assegni che ha accordato al mio Vicariato che dipende la sua vita da lei. Ah, è ben commovente il vedermi ogni anno così generosamente soccorso in modo che io possa fare fronte ai più grandi bisogni. La prego insistentemente, Signor Presidente, di continuare la sua protezione in favore dell'Africa Centrale e di aumentare quest'anno l'assegno per me, poiché i bisogni si moltiplicano e le nostre fatiche sono immense. Satana ha ben lavorato per impedire il bene, ma da tutte le croci e persecuzioni il Sacro Cuore di Gesù farà uscire un avvenire più brillante per questa Missione dell'Africa Centrale.


[4383]
La prego, Signor Presidente, di inviarmi qui a Roma, la prima parte dell'assegno annuale che l'Opera è abituata a distribuire in dicembre.

Roma è ben eterna, ma ha la saggezza dello Spirito Santo ed è alla luce di questa saggezza divina che rende giustizia alla verità. La bontà di Dio ci ha donato la Chiesa Cattolica. La S. C. di Propaganda ha tutta la saggezza per dirigere nell'ordine spirituale quattro parti e mezza dell'universo intero e i due Consigli Centrali di Lione e di Parigi hanno la saggezza dello Spirito Santo e a carità di Gesù Cristo per saper distribuire e per poter distribuire alle più importanti missioni della terra i soccorsi necessari per continuare la Missione del Figlio di Dio.

Io non saprò mai pregare per la Chiesa di Dio senza pregare per la Propagazione della Fede.


[4384]
Mi permetto di inviarle la preghiera per la conversione dei miei 100 milioni di infedeli, che sono nel mio Vicariato, alla quale Pio IX ha accordato delle indulgenze plenarie e parziali.

Si degni, Signor Presidente, gradire gli auguri più ardenti per le sante Feste e per il nuovo anno e i sentimenti della più profonda riconoscenza mentre ho l'onore di firmarmi nei Sacri Cuori di Gesù e di Maria



Suo dev.mo servitore

Daniele Comboni

Provicario Ap.lico dell'A. C.



Traduzione dal francese.