Sabato 29 gennaio 2022
Una gradita sorpresa. La scoperta di un itinerario che parte da Khartoum e arriva a Kalongo nel cuore della savana nell’East-Acholi. Da questo percorso si capisce come l’essere missione, anche oggi, non potrà mai essere la celebrazione delle gesta di un uomo isolato, anche se illustre. C’è un filo rosso che connette la figura di padre Giuseppe Ambrosoli con una storia pregressa, così che la sua epopea non potrà mai essere solo quella di una leggendaria figura individuale. Infatti un itinerario unisce territorio, persone e opera. Stupisce ancora di più che questo itinerario sia un itinerario di santità, non fuori dalla storia quindi, ma profondamente radicato in essa. [Nella foto: La statua di P. Giuseppe Ambrosoli nel recinto dell’ospedale a Kalongo]

La cartina che qui collochiamo vuole semplicemente essere la visualizzazione dell’itinerario che il Vangelo ha compiuto quando si è voluto radicare nel cuore dei popoli a cui il missionario è stato inviato. Qui, per noi, si tratta del Sudan e dell’Uganda, spazi africani molto cari ai comboniani. In questa trama di persone, idee e fatiche deve essere oggi collocata la figura del comboniano, padre dott. Giuseppe Ambrosoli. La cartina, perciò, indica il luogo della morte delle persone coinvolte in questo cammino di missione e di santità che da Khartoum (Comboni) si snoda fino a Kalongo-Paimol (Ambrosoli e martiri di Paimol).

La cartina evidenzia i luoghi e le figure che hanno contrassegnano questo itinerario di Vangelo donato.

Khartoum (San. Daniele Comboni)
Lul (Ven. Maria Giuseppa Scandola)
Wau (Servo di Dio Giosuè dei Cas)
Fort Berkley-Berber (Servo di Dio Antonio M. Roveggio)
Arua (Ven. Bernardo Sartori)
Gulu (Servo di Dio Angelo Negri)
Kalongo (Beato Giuseppe Ambrosoli)
Paimol (Beati Davide Okelo e Gildo Irwa)

From Khartoum to Paimol
Cammino di missione – cammino di santità

Un percorso cromatico o qualcosa di più?

Padre Giuseppe Ambrosoli (25-07-1923, Ronago CO/Italia – 27-03-1987, Lira / Uganda)

L’azzurro del Nilo e il verde della foresta ugandese coronati dalla scura sagoma di un masso basaltico e da una corona collinare, sfumata all’orizzonte, verso il Karamoja. Non avremmo mai pensato a una simile immagine senza una provvidenziale coincidenza antropica. della santità- Alla faccia di coloro che sono ancora convinti che dichiarare un santo significa automaticamente privarlo della sua concreta umanità! Un tragitto geografico che può ben rappresentare un cammino della trasmissione della fede, in quello che può essere designato il luogo missionario per eccellenza dell’epopea evangelizzatrice dei missionari comboniani: Sudan e Uganda assieme.

Un tempo, il missionario percorreva il maestoso e sinuoso corso del Nilo a scendere da Khartoum in Uganda e, molto prima che si immettesse nel lago Alberto, svoltava a sinistra, lo attraversava all’altezza di Rhino Camp, e percorreva la strada fino a Gulu per poi proseguire verso l’East Acholi fino a Kalongo e si arrestava sulle colline di Paimol al confine del Karamoja. Un nastro d’argento che percorreva a ritroso verso le sue sorgenti snodandosi attraverso le sabbie e le paludi del Sud Sudan e le strettoie dell’Uganda per poi lasciarlo e immergersi nel verde intenso della foresta e arrestarsi nella savana contrassegnata dal masso basaltico di Kalongo e sfumare poi verso le colline di Paimol.

Mi sembra di vederli ancora i pionieri avanzare tra mille difficoltà, eppure certi della fede che riscaldava i loro cuori. In questo tragitto alcuni di loro emergono, volti cotti dal sole, eppur bagnati di luce. Uno stuolo di uomini e donne che hanno perdutamente amato quei popoli e quelle contrade a loro assegnate. Vi hanno investito tutte le loro migliori convinzioni, i loro arditi progetti, le loro innegabili qualità morali e umane. I luoghi li conosciamo tutti, o almeno come comboniani li dovremmo conoscere, fanno parte della nostra mappa geografica del cuore: Khartoum, Lul, Kormalan, Fort Bekley-Berber, Arua, Gulu, Kalongo e Paimol. Geografia e antropologia si richiamano evocando per sempre almeno un nome in ambito comboniano: Khartoum-San Daniele Comboni, Fort Berkley-Berber-Servo di Dio Antonio Maria Roveggio, Lul-Venerabile Maria Giuseppa Scandola, Kormalan-Servo di Dio Giosuè dei Cas, Arua-Venerabile Sartori Bernardo, Gulu-Servo di Dio Angelo Negri, Kalongo-Beato Giuseppe Ambrosoli, Paimol-Beati Davide e Jildo. Un vero tragitto di missione e di santità.

Dove la fine coincide con il progetto di una vita. Il loro nomi sono tutto un programma per una maniera unica e peculiare di fare missione. Il carisma comboniano ha continuato e continuerà con le future generazioni. Valori che, pur realizzati creativamente secondo culture e sensibilità differenti, dovranno essere per sempre connotati come valori carismatici. Così a volo di uccello, sinteticamente li segnaliamo: Comboni, profeta dell’Africa: “salvare l’Africa con l’Africa” (credere nell’uomo africano); Roveggio, testimone della “fedeltà alla missione” (aprire sempre nuovi orizzonti, sempre più in là); Scandola, umile e radicale donna del Vangelo (sorella e madre); Giosuè dei Cas, testimone della “solidarietà tra i popoli e le etnie” (lebbroso tra i lebbrosi); Sartori, testimone del “centro gravitazionale” della missione.  (un’esperienza spirituale che dà senso a tutto); Angelo Negri, pastore appassionato di una chiesa africana (Congregazione locale, investire per il futuro una Congregazione locale-; Ambrosoli, testimone di “vita totale” (corpo e spirito inseparabili); Davide e Jildo, giovani catechisti (la “parola” più forte della morte).

La celebrazione di Kalongo. È in questa cornice di memoria, di appartenenza e di responsabilità che pensiamo si debba celebrare la beatificazione del padre dott. Giuseppe Ambrosoli. Benché la data sia ancora incerta, dovuta al Covid 19, stiamo preparando sussidi che vanno dall’oggettistica ai contenuti. A livello di celebrazione ci sarà la cerimonia di beatificazione a Kalongo, in fedeltà al legato ricevuto da padre Giuseppe. In seguito, si terrà un’altra commemorazione ufficiale a Como, per tutti i membri degli Istituti comboniani e per la Chiesa di origine. Per l’oggettistica si stanno preparando i reliquiari, le teche con frammenti “ex ossibus”, rosari personalizzati. Inoltre segnaliamo una significativa e leggerissima icona di padre Ambrosoli. Posta sulla scrivania, potrebbe trasmetterci la sua grande serenità pari alla sua capacità di programmare e portare sempre a compimento ciò che lui si era prefissato.

Importanti ci sembrano anche alcuni sussidi di contenuto che potranno essere utili per incontri (sempre covid-19 permettendo). Anzitutto un libretto in inglese, esclusivamente per la cerimonia che si terrà a Kalongo. Poi un libretto strenna, in italiano, inglese e acholi dal titolo: “Padre Giuseppe Ambrosoli. Un Testimone del Vangelo della Carità (libro di carattere divulgativo per tutti e per tutte, da tenere con sé come un ricordo immediato, con dati biografici, pensieri tratti dalle lettere e anche il percorso per giungere alla beatificazione). Infine anche un libro di maggiori dimensioni e un po’ più pretenzioso. Ci sembra possa essere utile per noi missionari e anche per qualche serata culturale sul messaggio di padre Ambrosoli. Il titolo è ancora interlocutorio: “Un uomo tra laicità e testimonianza missionaria. Sottotitolo: Il medico missionario comboniano padre Giuseppe Ambrosoli: contesti storici-socio-politici e missionari.

Oltre, a quanto sopra progettato, si pensa di poter organizzare anche alcuni eventi pubblici con la presenza delle suore comboniane e di qualche medico che ha lavorato con padre Giuseppe a Kalongo.

Per concludere, ricordo che la scrittura non si esaurisce con lo scrivente, ma rimane aperta per suggerimenti concreti, sia per la preparazione di qualche video, sia per come essere presenti sui “social” ecc. Spero che qualcuno possa essere invogliato a leggere almeno la Positio e offrire la propria disponibilità…

Arrivederci a Kalongo, per lo meno in desiderio
p. Arnaldo Baritussio