Lunedì 21 settembre 2020
Questa breve biografia divulgativa sul Servo di Dio, mons. Antonio Maria Roveggio, ha il merito di voler mettere a contatto del grande pubblico una delle figure dimenticate, e pur tuttavia più luminose, che hanno seguito le orme di Daniele Comboni e che, come meteora, alla fine tra il 1800 e il 1900 hanno solcato il cielo infuocato della missione dell’Africa Centrale. La meteora ti abbaglia, vorresti per un attimo ancora riempire gli occhi della sua luminosità, ma … è già scomparsa! [
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Missione senza sconti
Mons. Antonio Roveggio

missionario Comboniano
Vicario Apostolico dell’Africa Centrale

Lorenzo Gaiga

Presentazione

La memoria ha il gran merito di conservare i ricordi. Un deposito prezioso dunque, in cui ciò che è sepolto, è sempre maggiore di ciò che è inconsciamente selezionato o riesce ad affiorare alla superficie. Da qui, vien naturale procedere con una certa sommarietà e speditezza, e considerare definitivamente perduto o addirittura insignificante ciò che non riesce a emergere dalla spessa coltre del disinteresse e della noncuranza con cui liquidiamo il passato. Purtroppo succede spesso e questo, indifferentemente, sia in campo profano che religioso.

Invece questa breve biografia divulgativa sul Servo di Dio, mons. Antonio Maria Roveggio, ha il merito di voler mettere a contatto del grande pubblico una delle figure dimenticate, e pur tuttavia più luminose, che hanno seguito le orme di Daniele Comboni e che, come meteora, alla fine tra il 1800 e il 1900 hanno solcato il cielo infuocato della missione dell’Africa Centrale. La meteora ti abbaglia, vorresti per un attimo ancora riempire gli occhi della sua luminosità, ma … è già scomparsa!

Per il nostro personaggio, il vescovo del Vicariato dell’Africa Centrale, mons. Antonio Maria Roveggio (1858-1902), non è stato così. Non si è perso nel nulla di una limpida notte africana, ma ha lasciato una traccia che obbliga i suoi confratelli comboniani a riprenderne in mano le fila, lasciate cadere una cinquantina d’anni fa. Infatti la Causa di Beatificazione e Canonizzazione di mons. Roveggio terminava il 28 novembre del 1954 ed era depositata nell’allora Congregazione dei Riti, oggi Congregazione per la cause dei Santi, il16 dicembre dello stesso anno. Il 25 gennaio poi del 1969, la stessa Congregazione consegnava al Postulatore dei missionari comboniani tutta la documentazione raccolta e autenticata. Da allora si sono frapposti 25 anni di quasi totale silenzio. Oggi si riprende.

Il 20 aprile prossimo, in Diocesi di Verona, e più tardi nell’Arcidiocesi di Khartoum, si aprirà il Processo sulla Continuata Fama di Santità, che intende provare come in questo lasso di tempo non si è perduta nella comunità cristiana la memoria del Roveggio. Inoltre, sempre dal vescovo di Verona, è stata costituita una Commissione Storica, che raccoglierà tutta la documentazione per poter ricostruire la vita e le virtù eroiche, esercitate dal Servo di Dio nel breve tempo del suo servizio missionario in Egitto e Sudan (morirà a soli 44 anni).

Ciò che impressiona nelle deposizioni del Processo del 1952-54 è l’alto concetto che i confratelli, le suore e i sudanesi avevano di lui. Un uomo dall’alto profilo spirituale, che fu capace non solo di essere umilmente e affabilmente uno di loro, ma al quale si riconobbe il ruolo di guida spirituale di una Congregazione ancora agli inizi del suo sviluppo. Un vescovo poi, dalla riconosciuta passione e progettualità missionaria, in un tempo che aveva segnato la completa distruzione della missione e in cui bisognava aprire un varco verso il centro dell’Africa. Il brevissimo tempo trascorso fra il suo ritorno a Khartoum e la sua morte, due anni e qualche mese, fu vissuto senza risparmi di energie e senza presunzione: alla stregua di uno che si spende come se avesse davanti tutta una lunga vita e che, allo stesso tempo, avverte l’urgenza di essere chiamato a preparare il terreno perchè altri possano raccogliere a piene mani.

Per questo mons. Roveggio fu uomo di Chiesa. Guardò con speranza in avanti e accettò dalla Provvidenza l’arduo compito di preparare il futuro della missione. Non poteva essere altrimenti per chi tanta ammirazione aveva suscitato nella diocesi di Vicenza, sua Chiesa di origine, e lasciato tanto rimpianto per la sua prematura scomparsa, sia al Cairo come a Khartoum. Monsignor Munaretto cosÌ si esprimeva al Processo del 1954: “Verso mons. Roveggio nutrivamo tutti un sentimento di così profonda venerazione che due anni dopo la sua morte, per unanime desiderio della popolazione di Porcelli (ora S. Sebastiano) fu inaugurato il busto marmoreo che ancora oggi si può ammirare … Fra noi sacerdoti vicentini che lo abbiamo conosciuto e anche tra i fedeli ci è rimasto di lui vivo e morto il concetto non solo di un vero missionario, ma di un apostolo santo, Pieno di zelo per la salvezza delle anime”. Oggi, la stessa ammirazione e la stessa gioia, per la ripresa della Causa, sono espresse dalla Conferenza episcopale sudanese. Laggiù, il Roveggio, è ancora un nome che continua a richiamare il tempo dell’inizio di una fede solida, trasmessa con vita intemerata e somma benevolenza.

Lo scetticismo di qualcuno, abituato ad accatastare documenti, speriamo possa essere smentito da chi, con ponderazione e precisione critica, sarà incaricato di esaminare tutta la copiosa documentazione che sta per essere raccolta.

Nel frattempo ringraziamo p. Lorenzo Gaiga, comboniano e noto pubblicista, che si è sobbarcato la fatica di preparare questo agile libretto per evidenziare la ripresa di una Causa che non può non rallegrare il cuore dei comboniani.

P. Arnaldo Baritussio
Postulatore Generale

Mons. Antonio Maria Roveggio

Cronologia di mons. Antonio Maria Roveggio

1858, 23 settembre: nasce a Cologna Veneta, frazione Porcetti, terzo di cinque figli, da famiglia contadina.
Il 28 dello stesso mese riceve il battesimo nella chiesa di Porcetti.

1869, il 17 settembre è cresimato ad Asigliano Veneto da mons. Farina, vescovo di Vicenza.

1872, novembre: entra nel seminario di Vicenza.

1884, 29 marzo: è ordinato sacerdote a Vicenza.
4 dicembre: entra nell’Istituto Missioni Africane di Verona.

1885, 28 ottobre: incomincia il noviziato per diventare religioso.

1887, 28 ottobre: emette i Voti nella Congregazione.
7 dicembre: parte per il Cairo dove passa i primi anni di ministero come direttore spirituale dei Religiosi.

1890-1895 Direttore della Colonia Antischiavista Leon e XIII alla Gesira presso il Cairo.

1895, 8 febbraio: decreto di nomina a Vicario apostolico.
21 aprile: consacrazione episcopale a Verona
Fine luglio: parte per il Cairo quindi procede per Assuan dove fonda la missione e lavora fino al 1898.

1899 primavera ed estate: propaganda in Europa per l’acquisto del battello Redemptor;
partecipazione al primo Capitolo Generale della Congregazione.
29 dicembre: parte da Assuan per Omdurman.

1900, 4 gennaio: giunge ad Omdurman dove aprire una casa che serve da base per le spedizioni all’interno.
13 dicembre: parte da Omdurman per la fondazione di LuI tra gli Scilluk.

1901, aprile: ritorna da Lul ad Omdurman e poi va al Cairo a preparare la seconda spedizione.
12 dicembre: lascia Omdurman per la seconda spedizione con la quale giunge a Fort Berkeley, ai confini dell’Uganda.

1902, 8 marzo: giunge ad Omdurman di ritorno da Fort Berkeley.
2 maggio: muore a Berber nel viaggio di ritorno al Cairo.

1904, 25 maggio: ricognizione della salma e nuova tumulazione nella chiesa di Assuan.

1936 nuova ricognizione della salma ad Assuan.

1954-1956 processi diocesani di Informazione a Verona, Cairo e Khartoum.

1957 trasporto dei resti mortali a Verona nella Cappella della Casa Madre dell’Istituto Missioni Africane.

1996 marzo: i resti vengono portati nella Cappella Comboni di Verona