Notiziario mensile dei Missionari Comboniani del Cuore di Gesù
DIREZIONE GENERALE
Soppressione di comunità
Il CG ha deciso la soppressione delle seguenti comunità comboniane:
Rungu - Paroisse (CN): dal 23 giugno 2009.
Namokora - Parish (U): dal 1° agosto 2009.
Fode - Parish (ER): dal 13 dicembre 2009.
Nova Venécia - Paróquia (BS): dal 21 febbraio 2010.
Itupiranga - Paróquia (BNE): da Pasqua 2010.
Ordinazioni sacerdotali
P. Pacheco Z. Mario Alberto S. Francisco Uruapan(M) 05.12.2009
P. Pulido Alvarado Luis Alfredo Genezano(CO) 06.12.2009
P. Galicia Sandoval Francisco San Luis Potosí (M) 19.12.2009
P. Everaldo de Souza Alves Minas Gerais (BS) 19.12.2009
Opera del Redentore
Febbraio 01 – 15 BS 16 – 28 CA
Marzo 01 – 07 DCA 08 – 15 EG 16 – 31 EC
Intenzioni di preghiera
Febbraio - Perché sappiamo far causa comune con quanti vivono la situazione dell’immigrazione, con la passione e l’audacia di San Daniele Comboni che ci spinge a promuovere, nella società d’oggi, accoglienza, dialogo e rispetto. Preghiamo.
Marzo - Perché, sull’esempio e per intercessione di San Giuseppe, i Fratelli Missionari Comboniani siano testimoni audaci di santità e di fraternità nel compimento dei loro ministeri, per la crescita del Regno. Preghiamo.
Pubblicazioni
P. Reinhold Baumann, mccj: “Geschichte der Deutschsprachigen Comboni-Missionare” (Storia dei Missionari Comboniani della Provincia di lingua tedesca), pubblicato in dicembre 2009, 447 pagine. Il libro ripercorre la storia della DSP dall’erezione del Vicariato dell’Africa Centrale nel 1847 al 1923 (prima parte), dal 1923 alla riunione dei due Istituti nel 1979 (seconda parte), dal 1979 ai nostri giorni (terza parte).
Un compendio dell’opera, in lingua inglese, già pubblicato su Archivio Comboniano (87, 88, 89), uscirà presto in formato libro.
P. Antonio Furioli: sul sito “www.comboni.org” è disponibile la versione francese, italiana, spagnola e tedesca del suo articolo “Daniele Comboni. La notte apostolica”, già pubblicato in inglese sul numero doppio 90-91 di Archivio Comboniano.
ECUADOR
Premio alla memoria di P. Alberto Ferri
In occasione del concerto di Natale organizzato a Bergamo, in cattedrale, dal Centro Missionario, è stato assegnato il premio Giovanni XXIII alla memoria di P. Alberto Ferri, Missionario Comboniano deceduto il 16 ottobre 2009. Il premio è stato consegnato al presidente del Gruppo Missionario di Cologno al Serio, paese natale di P. Alberto, con la seguente motivazione: “Dal lontano 1963, P. Alberto si è sempre battuto per i diritti delle popolazioni locali e in 46 anni di vita missionaria ha fondato sei parrocchie in due diocesi della costa ecuadoriana, Esmeraldas e Manabí. Ha costruito scuole, chiese, cappelle, ha contribuito alla realizzazione di cooperative di pescatori e falegnami e di laboratori professionali affinché la gente del posto imparasse ad autogestirsi. Nella diocesi di Portoviejo e in particolare nella parrocchia La Catorce – El Paraíso ha fondato per i contadini una cooperativa di microcredito, per la semina dei prodotti della terra a ciclo breve. Morto all’età di 74 anni per un male incurabile, desiderava tornare tra la sua gente per continuare ad annunciare con la parola e le opere di carità il Vangelo di Gesù”.
La provincia comboniana dell’Ecuador desidera ringraziare la mamma (ultracentenaria) e tutta la famiglia per l’attenzione prestata in occasione della malattia di P. Alberto, che ha voluto passare gli ultimi mesi in famiglia. Per desiderio espresso dell’arcivescovo e del clero di Portoviejo, la salma di P. Alberto è ritornata nella prima chiesa da lui fondata a Honorato Vazquez dove è sepolto nella navata centrale.
I Comboniani dell’Ecuador di fronte al dramma di Haiti
Da alcuni anni P. José Barranco Ramírez presenta alla radio cattolica nazionale e su alcune emittenti televisive ecuadoriane, programmi settimanali di animazione missionaria, che il pubblico gradisce e segue con interesse.
Qualche mese fa P. José si era recato ad Haiti per preparare una serie di servizi a carattere missionario, intervistando e filmando numerose persone di vari continenti impegnate nell’evangelizzazione e promozione umana. Haiti è il paese più povero di tutto il continente americano. Dimenticato dalle nazioni del Nord del mondo, vive una situazione di indigenza estrema e di abbandono. Nelle sue trasmissioni, P. José sottolineava l’opera di alcuni Istituti Missionari, impegnati seriamente nel campo sociale, educativo e religioso, in particolare dei Salesiani.
In questi ultimi giorni si è occupato della tragedia del terremoto e le sue trasmissioni hanno avuto grande risonanza nel cuore della gente. Il 16 gennaio, a pochi giorni dalla tragedia che ha colpito questa povera nazione, nella nostra casa provinciale a Quito, 150 haitiani si sono radunati per una celebrazione eucaristica in ricordo delle vittime e per offrire solidarietà agli immigrati che soffrono per i loro parenti.
Numerose stazioni televisive, compresa la CNN, hanno trasmesso il messaggio di speranza e di solidarietà di P. José e molti hanno risposto con generosità straordinaria.
Ricordiamo che “Vida Misionera” realizza documentari che potrebbero essere utili anche ad altre province del nostro Istituto.
ERITREA
Consegna della missione di Fode
In conformità alla decisione del Consiglio Generale, il 13 dicembre 2009 la missione di Fode è stata consegnata all’Eparchia di Barentu. Il vescovo, Mons. Tomas Osman, non ha potuto essere presente alla cerimonia ma ha inviato il vicario generale Abba Andemariam Tesfamicael a presiedere la celebrazione eucaristica. Alla cerimonia hanno partecipato P. Sebhatleab Ayele Tesemma, delegato dell’Eritrea, P. Tesfamariam Ghebrecristos Woldeghebriel, le Comboniane di Tokombia, il consiglio pastorale e la comunità cristiana della chiesa principale di Fode. I cristiani hanno ringraziato i comboniani P. Mussie Abraham Keflezghi, P. Merke Zemicael Tesfazion e gli altri undici confratelli che hanno lavorato a Fode, ricordando in modo particolare il defunto P. José Luís Lizalde Zueco. Hanno espresso il loro apprezzamento per l’impegno e la costanza del metodo pastorale dei missionari.
Sanzioni imposte all’Eritrea
Il 23 dicembre 2009 il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, con 13 voti su 15, ha imposto gravi sanzioni all’Eritrea. La Libia ha votato contro, mentre la Cina si è astenuta. Il documento era stato preparato dall’Uganda, ma aveva già ricevuto l’appoggio delle nazioni dell’IGAD e dell’Unione Africana.
Le ragioni di queste sanzioni sono l’appoggio militare, logistico ed economico dell’Eritrea ai ribelli di Al Shabab, musulmani fondamentalisti, in Somalia, diventando così, già da diversi anni, il principale agente di destabilizzazione. Un’altra delle ragioni è il rifiuto dell’Eritrea di ritirarsi dal territorio occupato a Djibouti durante gli scontri alla frontiera, nel giugno 2008. L’ONU ha dato alle due nazioni cinque settimane per ritornare allo status quo antecedente al conflitto. Djibouti ha aderito alla proposta, ma l’Eritrea occupa ancora la regione di Ras Dumera.
Le sanzioni riguardano: embargo di armi per e dall’Eritrea, divieto e restrizione di viaggi per i leader governativi e militari, congelamento dei conti dei leader governativi e militari all’estero. Alcuni le chiamano “sanzioni intelligenti” perché rivolte a determinate persone e non imposte a tutta la popolazione. Possono continuare a circolare i prodotti alimentari, le medicine e le compagnie commerciali, basta che non siano affiliate al governo.
Il governo eritreo, da parte sua, ha dichiarato che le sanzioni sono illegali, infondate e vergognose e chiede delle prove. Inoltre accusa gli USA, l’Uganda e l’Etiopia di essere la mente-guida delle sanzioni.
La popolazione manifesta sentimenti contrastanti: quelli che sono a favore del governo, le condannano; la maggioranza, invece, crede che la situazione del paese abbia finalmente ottenuto l’attenzione della comunità internazionale. Forse le ragioni addotte non sono quelle vere o, come ha detto qualche esperto dell’Onu, le sanzioni sono “una decisione giusta con motivazioni sbagliate”. Le ragioni vere sono la totale violazione dei diritti umani nel paese, inflitta a cittadini innocenti. Ancora non si sa quali saranno le implicazioni di queste sanzioni per la nazione e per la popolazione. Ad ogni modo, sono state un duro colpo per il governo.
KENYA
Seminario di Vivat International
I rappresentanti degli otto Istituti Missionari che formano Vivat International e lavorano nell’Africa orientale, Egitto e Medio Oriente, hanno tenuto un seminario a Nairobi dall’11 al 15 gennaio per spiegare la natura e lo scopo di VIVAT e individuare modi di cooperazione fra tutti coloro che lavorano nel campo missionario e l’equipe dell’esecutivo centrale di New York e Ginevra.
I partecipanti, divisi in gruppi, hanno preparato una breve relazione sulla situazione e le sfide specifiche che devono affrontare nelle nazioni in cui operano. In assemblea è stata preparata una breve lista di problemi urgenti e dei tentativi di risposta. Il triste quadro che è emerso dalle relazioni è stato seguito da una lettura sulla “spiritualità di Giustizia e Pace e Integrità del Creato (GPIC)” come delineata nell’Enciclica Caritas in Veritate e da un excursus sulle attività e sfide del dipartimento di coordinamento di GPIC di Vivat International. È stato posto l’accento sull’importanza del networking e della collaborazione fra i suoi membri. VIVAT è nata proprio per dare una risposta a questa esigenza.
Vivat International, come spiegato nello Statuto, è una ONG basata sulla fede, fondata dalla Società del Verbo Divino (SVD) e dalle Suore Missionarie Serve dello Spirito Santo (SSpS) ai quali si sono poi aggiunti altri sei istituti missionari tra cui i MCCJ e le SMC.
Il nome “Vivat” (dal latino “vivere”) esprime il profondo desiderio che tutti, ogni persona e il creato, possano esistere. L’obiettivo è quello di impegnarsi nel fare pressione e lobbying sui problemi legati ai diritti umani e a Giustizia e Pace presso le Nazioni Unite, promuovere il networking e la consapevolezza dei suoi membri, raccogliere le esperienze della base e le intuizioni dei membri e portarle all’attenzione di tutti, in particolare delle Nazioni Unite, creando una rete e una collaborazione con altre agenzie e ONG. “La forza e il potere di Vivat – è stato detto durante il seminario – sta nei membri della base”, la cui pressione è in grado di influenzare le decisioni a livello di Istituto e perfino alle Nazioni Unite: “facciamo tutti parte della soluzione ai problemi che ci circondano”.
Il seminario si è concluso con alcune raccomandazioni: 1) identificare i problemi di GPIC più urgenti nelle rispettive aree di lavoro e inoltrarle alla persona di contatto della locale GPIC; 2) chiedere ai responsabili degli Istituti dell’Africa orientale, Egitto e Medio Oriente di prendere iniziative che assicurino la collaborazione con Vivat e di inoltrare gli stessi problemi ai coordinatori di GPIC a livello di Istituto; 3) mantenere contatti regolari con l’equipe di Vivat inoltrando ad essa relazioni sulle attività di GPIC e diffondere le informazioni fra i membri; 4) stabilire un forum a livello locale per lavorare assieme con Vivat.
Il seminario è stato seguito da un open day, sabato 16 gennaio, rivolto ai giovani membri in formazione degli Istituti presenti a Nairobi che aderiscono a Vivat, per introdurli alla storia, al funzionamento e alle sfide di Vivat alla ricerca di possibili soluzioni ai problemi relativi ai temi di GPIC nelle nazioni in cui operiamo come missionari.
KHARTOUM
Incontro dei vescovi comboniani
Dal 7 al 14 gennaio 2010, dieci vescovi comboniani si sono incontrati a Khartoum: Mons. Paolino Lukudu, arcivescovo di Juba, Sudan; Mons. Antonio Menegazzo, amministratore apostolico di El Obeid, Sudan; Mons. Cesare Mazzolari, vescovo di Rumbek, Sudan; Mons. Lorenzo Ceresoli, vicario apostolico emerito di Awasa, Etiopia; Mons. Giovanni Migliorati, vicario apostolico di Awasa, Etiopia; Mons. Sebastián Martínez Miguel Angel, vescovo di Laï, Ciad; Mons. Michele Russo, vescovo di Doba, Ciad; Mons. Rodríguez Salazar Jaime, vescovo di Huánuco, Perù; Mons. Giuseppe Franzelli, vescovo di Lira, Uganda; Mons. Camillo Ballin, vicario apostolico di Kuwait, Kuwait. Aveva dato la sua adesione anche Mons. Vittorino Girardi il quale però, all’ultimo momento ha dovuto rinunciare. L’incontro è stato coordinato da Mons. Camillo Ballin; ha partecipato, a nome della Direzione Generale, P. Arnaldo Baritussio.
L’incontro è stato caratterizzato da quattro momenti.
a) Un momento di condivisione tra i vescovi, in cui ciascuno ha delineato la situazione innanzitutto della propria diocesi e poi del paese in cui opera. La condivisione è stata molto ricca e molto apprezzata tanto che qualche vescovo avrebbe voluto che vi si dedicasse più tempo.
b) Una riflessione su quattro temi specifici. 1. Il Secondo Sinodo dei Vescovi sull’Africa. Ha introdotto il tema Mons. Giuseppe Franzelli che aveva partecipato al Sinodo, riportandone un’impressione molto positiva. Ha sottolineato che se i contenuti emersi durante il Sinodo saranno presi sul serio a livello di Chiese locali, si possono prevedere frutti abbondanti. 2. Il XVII Capitolo Generale. Il tema è stato introdotto da P. Angelo Giorgetti e P. Salvatore Pacifico, delegati del Sudan al Capitolo. È intervenuto anche Mons. Ballin, rappresentante dei Vescovi comboniani al Capitolo. 3. La conferenza di Aparecida e Comla. Ne ha parlato Mons. Rodríguez Salazar, unico vescovo presente del Sud America, dando un quadro molto interessante non solo della conferenza di Aparecida, ma anche della situazione della Chiesa in America Latina. Nella condivisione che è seguita, si è parlato soprattutto della missione ad gentes nelle Chiese di questo continente. 4. Un aggiornamento su norme recenti da tenere presente nel trattare casi di sacerdoti che vivono in situazioni irregolari. Un aggiornamento sul lavoro della postulazione e, in particolare, sulla causa di Mons. Roveggio. A parlarne è stato P. Baritussio, che si fermerà a Khartoum fino al 5 febbraio proprio per lavorare alla causa di Roveggio.
c) Contatto con la realtà della Chiesa locale. È stato questo, il terzo aspetto che ha caratterizzato il raduno. L’arrivo dei vescovi ha coinciso con la conclusione del consiglio presbiterale dell’arcidiocesi di Khartoum e l’incontro annuale del Cardinale con il personale ecclesiastico. Così, i vescovi hanno avuto l’opportunità di incontrare non solo il Cardinale ma anche sacerdoti, religiosi, religiose e laici impegnati nei vari uffici diocesani.
Al mattino della domenica, si sono recati in varie comunità cristiane di Khartoum, Khartoum North e Omdurman per celebrare l’Eucaristia. Hanno avuto poi la visita al seminario nazionale e al segretariato della conferenza episcopale, oltre che un incontro molto cordiale con il Nunzio.
d) Contatto con la realtà comboniana. I vescovi hanno visitato le varie comunità comboniane oltre che alcuni luoghi significativi e rilevanti siti storici. Particolarmente emozionanti sono state la visita e la preghiera nella stanza dove san Daniele Comboni morì il 10 ottobre 1881, la visita al cimitero di St. Francis, dove riposano molti confratelli e consorelle, e alla zona di Omdurman dove i cristiani vissero durante la Mahdia e da dove ripartirono per ricominciare la missione. Un altro momento importante è stato l’incontro con tutta la famiglia comboniana presente a Khartoum, una sessantina tra vescovi, sacerdoti, fratelli e suore, per un momento di preghiera e di condivisione. La serata si è conclusa con una cena fraterna.
Conclusione: l’incontro è stato un momento di grazia sia per i vescovi che per la provincia. Siamo grati al Signore e siamo grati ai vescovi e a P. Baritussio. Comboni avrà gioito. I vescovi si sono sentiti a casa. Hanno molto apprezzato l’accoglienza fraterna e calorosa e hanno sottolineato a più riprese la significatività di trovarsi nei luoghi comboniani per eccellenza. Hanno espresso l’auspicio che la prossima volta possa essere presente anche la Direzione Generale sia dei Comboniani che delle Comboniane e che tutti i vescovi comboniani, 19 attualmente, possano partecipare. Hanno deciso di incontrarsi di nuovo l’anno prossimo, a Gerusalemme. Coordinatore sarà ancora Mons. Ballin.
PORTUGAL
Lotta al traffico di persone
Nel contesto della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, si è tenuto a Fatima il X Incontro degli Agenti socio-pastorali delle Migrazioni. “Il ruolo degli agenti religiosi nella prevenzione, accompagnamento e lotta al traffico di persone” è stato il tema dell’incontro, svoltosi dal 15 al 17 gennaio 2010, con la partecipazione di circa 100 persone, provenienti in gran parte dalle diocesi del Portogallo.
Intervenendo all’incontro, il Presidente della Confederazione degli Istituti Religiosi del Portogallo, P. Manuel Barbosa, ha sottolineato con forza la necessità di “andare oltre la preoccupazione per questi problemi” e di…“occuparsene!”. P. Manuel ha suggerito il lavoro in rete con strutture della Chiesa locale, diocesana, attraverso segretariati diocesani la cui attività è legata alla promozione sociale non solo di tutte le persone ma anche delle strutture parrocchiali, che sono maggiormente a conoscenza delle realtà concrete.
UGANDA
Consacrazione episcopale di Mons. Giuseppe Filippi
Il 19 dicembre 2009 è stato consacrato vescovo di Kotido Mons. Giuseppe Filippi, secondo vescovo di questa diocesi. È stata una celebrazione molto sentita, alla quale ha partecipato una numerosa folla di cristiani venuti dalle varie parrocchie della diocesi e dalla vicina diocesi di Moroto.
La diocesi di Trento (di cui Mons. Filippi è originario) era rappresentata da Don Lamberto Agostini, Don Ruggero Zuccali e altri tre sacerdoti. Erano venuti anche degli amici e alcuni membri della sua famiglia: la sorella Giuliana, la nipote Claudia Failo e il cognato Italo Poli.
Alla consacrazione hanno partecipato quasi tutti i membri della Conferenza Episcopale Ugandese, guidati dal consacrante principale, Mons. Cyprian Kizito Lwanga, arcivescovo di Kampala (che, tra l’altro, è stato compagno di classe di Mons. Filippi negli anni di teologia al seminario maggiore nazionale di Gaba) assistito da Mons. Denis Kiwanuka Lote, arcivescovo di Tororo, e Mons. Giuseppe Franzelli, vescovo di Lira. C’erano anche più di cento sacerdoti e molti religiosi e religiose. La celebrazione è stata caratterizzata da un clima festoso, di gioia ed entusiasmo. Per noi Comboniani, in particolare per Mons. Filippi, è stata un segno dell’amore della gente per i missionari e un indice della disponibilità a cooperare con gli annunciatori del Vangelo. Il nunzio apostolico, Mons. Paul Tschang In-Nam, ha ringraziato l’Istituto Comboniano per aver permesso a Mons. Filippi di accettare di diventare il pastore della popolazione di Kotido, estendendo la sua gratitudine al Consiglio Generale.
La diocesi di Kotido è una diocesi recente. Era stata eretta nel 1991 e amministrata ultimamente da P. Bernard C. Phelan, missionario di Mill Hill. Conta ventuno sacerdoti diocesani, sedici dei quali lavorano nella diocesi. Vi sono anche nove sacerdoti religiosi: cinque Comboniani e quattro di Mill Hill.
Congratulazioni e assicurazioni di preghiere a Mons. Filippi.
IL PADRE: José, di P. Ignacio López Toro (M).
LA MADRE: Adelaide, di Fr. Emilio Prevedello (I); Maria, di Mons. Franco Masserdotti (†).
IL FRATELLO: Engracio, di P. Juan de Dios Martínez González (M); James, di P. Samuel Mbambi Muanda (CN); Mario, di P. Luigi Crotti (I).
LA SORELLA: Gisela, di P. Hubert Unterberger (DSP).
LE SUORE MISSIONARIE COMBONIANE: Sr. M. Valentina Borgato, Sr. Agnese Canale, Sr. M. Michelina Bertuzzi, Sr. M. Bona Pezzotti, Sr. Rita Lucia Guarda, Sr. M. Camilla Bertocchi.