Notiziario mensile dei Missionari Comboniani del Cuore di Gesù

DALLA DIREZIONE GENERALE

Consulta di marzo 2004


1.1 Introduzione
La Consulta di marzo, per tradizione la più impegnativa, ha occupato il Consiglio Generale (GC) nell’esaminare la situazione del personale e programmare le destinazioni. La consulta è iniziata con le relazioni e verbali delle assemblee continentali dei provinciali e delegati dell’Africa Francofona, dell’Africa Anglofoba e Mozambico, dell’America/Asia. La assemblea dell’Europa è programmata per maggio.
Già dalle assemblee continentali si nota il problema che si trascina da tempo: lo squilibrio tra impegni e personale, la situazione di emergenza in varie delle attività e, particolarmente, il problema della formazione e dei formatori. In generale lo stato d’emergenza si nota nella ricerca, da parte di tutti, di personale preparato e qualificato per portare avanti attività nei diversi settori.

1.2 Personale
Era da giugno dello scorso anno che non si toccava il personale, quindi programmare le rotazioni è stato lungo ed impegnativo.
La rotazione del personale ha chiesto a tutti il compito di rivedere le programmazioni provinciali e delle delegazioni, per poter agevolare la rotazione dei confratelli.
Abbiamo proposto e chiesto la rotazione a circa 180 confratelli e abbiamo notato la sproporzione abissale tra il personale richiesto e quello rilasciato. Per essere esatti, sono stati rilasciati circa 160 confratelli (inclusi gli ammalati/anziani) e ne sono stati richiesti 260.
Il CG, in pratica, si trova davanti alla situazione di elemosinare il personale per cercare di andare incontro alle esigenze ed emergenze presentate dai provinciali/delegati.
Il tema equilibrio personale ed impegni sarà un punto per l’incontro dei provinciali e delegati, che si terrà nei primi mesi del 2005.

1.3 Formazione
Ci sono situazioni di emergenza in vari postulati, noviziati e scolasticati. Sono emergenze riguardanti la rotazione dei formatori, l’affollamento degli scolasticati e soprattutto il discernimento in vista dei voti temporanei e perpetui.
Il tema della formazione sarà discusso nelle prossime Assemblee Continentali della Promozione Vocazionale (PV) e Formazione di Base (FdB). Questo tema sarà anche trattato nell’assemblea generale dei provinciali e delegati.

1.4 Studio della Lingua Araba
Siamo in dialogo con Dar Comboni e il PISAI sull’attuale prassi (un anno in Cairo e due a Roma) dello studio della lingua araba. Per il momento non possiamo arrivare ad una conclusione.
Per quest’anno però i nostri due confratelli che studiano al Dar Comboni, continueranno lo studio della lingua in Cairo, utilizzando una opzione già precedentemente prevista, ma mai messa in atto.

1.5 Nomina dei superiori provinciali e di delegazione
In questa Consulta il Consiglio Generale ha dato via al processo di consultazione (1 maggio 2004) per la nomina dei superiori provinciali/delegati e l’elezione dei loro consigli. Vi preghiamo di programmare e seguire questo processo con attenzione in un clima di discernimento motivato dalla fede.

1.6 Ratio Missionis
Considerando l’opinione della maggioranza delle province/delegazioni, P. Fernando Zolli, segretario generale per l’Evangelizzazione ha ricevuto luce verde per programmare l’assemblea generale a Roma dal 23 al 30 Maggio 2004.
Ricordiamo anche che non si tratta di fare la Ratio Missionis ma del come farla: Si tratta di partire insieme con criteri generali e comuni a tutti. La Ratio Missionis, dunque, richiederà in primo luogo un sforzo comune per fissare quei “principi generali” che in seguito devono ispirare e motivare i progetti di evangelizzazione continentali, nella linea della contestualizzazione e dell’inculturazione.

1.7 Programmazione
Ringraziamo le assemblee continentali dei provinciali e dei delegati dell’Africa ed America/Asia (quella dell’Europa sarà in maggio) che hanno presentato punti e priorità importanti per la programmazione del prossimo triennio/sessennio. Il CG sta preparando la sua programmazione che sarà condivisa nei prossimi mesi con tutti i consigli provinciali e di delegazione.


1.8 Nomine
P. Taneburgo Giovanni: è stata approvata la sua elezione a vice superiore della delegazione dell’Asia avvenuta il 03/03/2004
P. Villaseñor Gálvez José de Jesús è nominato socio del padre maestro a Venegono (I) dal 01/07/2004.
P. Sardella Michele (C) è nominato segretario personale del Superiore Generale dal 01/03/2004.
P. Frigerio Giuseppe (C) è nominato assistente del segretario personale del Superiore Generale dal 01/03/2004.


Abbonamenti gratuiti all’Osservatore Romano
L’OSSERVATORE ROMANO è messo a disposizione dei monasteri e delle case religiose di Istituti impegnati in aree economicamente disagiate. È il “Progetto Missioni”, ideato e realizzato dall’Ufficio Marketing e Diffusione dell’Osservatore Romano, con la mediazione di “SRI – Socially Responsible Italia SpA”, e l’aiuto finanziario delle imprese che hanno aderito alla campagna di abbonamento.
Attraverso quest’iniziativa, le varie edizioni dell’Osservatore Romano vengono inviate gratuitamente alle comunità di vita consacrata che sono attive in territori difficili dei cinque continenti. I primi abbonamenti gratuiti per l’anno 2004 sono già stati inviati agli Istituti Missionari in Africa, in Asia, nelle Americhe, in Oceania ed in Paesi dell’Europa Orientale. nelle edizioni settimanali in lingua francese, inglese, spagnola, portoghese e tedesca e nell’edizione mensile in polacco.
L’Osservatore Romano diviene così un valido punto di riferimento per i religiosi e i laici che si trovano in zone remote, dove la Chiesa è “piccolo gregge”, nel corso del loro difficoltoso cammino di evangelizzazione.
Per coloro che sono interessati contattare direttamente l’Osservatore Romano all’indirizzo: Marketing Diffusione e Abbonamenti, 00120 Città del Vaticano. Tel. 06.69899480, Fax 06 69882818, Posta elettronica: info@ossrom.va

BACHECA

Intenzioni di preghiera


Maggio - Perché San Daniele Comboni e Maria Santissima ci rendano più che mai convinti dell'aiuto da offrire alla donna, affinché prenda sempre più coscienza del ruolo fondamentale che ha nella "rigenerazione" della famiglia e della società umana. Preghiamo.

Giugno - Perché San Daniele Comboni ci aiuti a fare nostri i sentimenti di Cristo. Il suo Cuore Trafitto sia il centro di comunicazione tra noi, nelle nostre comunità, con le chiese locali e con i più poveri. Preghiamo.

Voti perpetui
Fr. Alberto Parise (I) Kariobangi (KE) 28.03.2004

Ordinazione sacerdotale
P. De Jesús García José (M) Chilpancingo (MEX) 17.04.2004


Calendario
Prossima Consulta: tutto il mese di giugno 2004.
Capitolo Generale delle Comboniane: 22 agosto – 30 settembre 2004.
Esercizi spirituali della Direzione Generale: 29/08 – 5/09 2004 a Pesaro.

DALLE PROVINCE

CONGO- Mons. Comboni contro la tratta dei neri

Kinshasa, 12 marzo 2004. Sul tema “Tratta orientale. Una pagina di storia da scoprire. Gli africani venduti schiavi sui mercati del Medio Oriente. La lotta di San Daniele Comboni” è stata tenuta una conferenza-dibattito animata da P. Nazareno Gaetano Contran, direttore di Afriquespoir, e dal professore Ernest Kiangu Sindani dell’Università di Kinshasa.
Si è trattato di una pagina poco conosciuta di quel crimine contro l’umanità che è la schiavitù, la tratta dei neri, degli africani sui mercati del Medio Oriente. Una pagina buia della storia di umiliazione e sfruttamento dei nostri fratelli e sorelle africani. Mons. Daniele Comboni, divenuto santo il 5 ottobre 2003, ha vissuto in quell’epoca, ha visto africani strappati al loro ambiente naturale, familiare e affettivo, venduti in piazza come animali, deportati, rivenduti o trasformati in bestie da soma e spesso uccisi.
Ciò che interessa i Comboniani e le Comboniane, in questa tragedia umana - hanno sottolineato i due oratori - è che il Fondatore dei loro Istituti, non sia rimasto uno spettatore passivo, rassegnato e fatalista della terribile e insopportabile tragedia dei nostri antenati del Sudan e dell’Africa Centrale.
Per rendere effettivo il trattato del 1856 che aboliva la tratta degli schiavi, ha rilevato il professor Ernest Kiangu, Comboni ha condotto una triplice azione: la predicazione del vangelo con la creazione di missioni cattoliche, la prudente collaborazione con il potere temporale e il dialogo interreligioso, cioè con l’Islam, poiché, secondo il Comboni, il Corano autorizzerebbe la schiavitù.
Secondo il professor Kiangu, Comboni ci permette di far luce sulle micro-storie di certi paesi africani; ci permette di elaborare un discorso sulla memoria del nostro passato, ossia la lotta contro il razzismo e le ineguaglianze sociali attuali; inoltre Comboni si rivela il teologo della coscienza storica. La lotta di Mons. Comboni contro la tratta dei neri ricorda, infine, che le pratiche che degradano e umiliano l’umanità devono essere estirpate.
In conclusione, la transizione congolese che attualmente viviamo attraverso le guerre ha tutto da guadagnare, secondo i due oratori, se si ispira a Mons. Comboni che è stato veramente il profeta della pace per l’Africa, per l’Africa del XIX secolo certamente, ma anche per l’Africa d’oggi.



Fiducia dei Missionari Comboniani nel futuro del Congo
I Missionari Comboniani che lavorano in Congo hanno espresso il loro ottimismo sul futuro del paese parlando, in occasione della chiusura dell’anno comboniano, nella parrocchia di San Mbaga, nel comune di Kimbanseke, Kinshasa.
In una dichiarazione, resa poi pubblica, hanno affermato di basare il loro ottimismo su alcuni segni concreti che stanno emergendo nella popolazione, quali il sentimento del perdono, la fede in Dio, il patriottismo come fattore determinante che ha sbarrato la strada al recente tentativo di balcanizzazione del paese e anche la maturità, la giustizia e l’amore per il prossimo: tutto ciò rende possibile la creazione di reali condizioni di riconciliazione, di riunificazione, di una vera democrazia e di un paese che rispetta la legge.


PROVINCIA DI LINGUA TEDESCA (DSP) - Firme per la causa del Nord Uganda
Il 29 febbraio, a Bamberg, nel contesto del lancio della “campagna quaresimale” sponsorizzata dalla Misereor, i comboniani e le comboniane hanno richiamato l’attenzione dei Tedeschi sulla terribile situazione del Nord Uganda. Con l’allestimento di una mostra hanno illustrato l’impegno delle Chiese nell’Uganda del nord per risolvere con mezzi pacifici i problemi creati soprattutto dalle atrocità dell’Esercito di Resistenza del Signore (LRA) e dall’esercito ugandese. Una rappresentazione teatrale ha presentato la situazione di sofferenza della popolazione e invitato gli spettatori a fare qualcosa. In segno di solidarietà, infatti, sono state raccolte firme e preparato una petizione da presentare al Ministro degli Affari Esteri della Germania, chiedendo di intervenire per cercare di risolvere la difficile situazione. La campagna continua. La morte di P. Luciano Fulvi ha contribuito a darle un nuovo impulso.

Programma per i prossimi anni
In un recente incontro del consiglio provinciale è emerso chiaramente che i vari segretariati provinciali sono seriamente impegnati nella riflessione sugli “Atti Capitolari”. E’ il primo passo verso l’aggiornamento del programma sessennale nello spirito dell’ultimo Capitolo Generale. Il segretariato dell’evangelizzazione ha già presentato una lista di propostexz. In particolare, vi sono suggerimenti riguardanti il vasto tema della “Missione in Europa Oggi” e sulla giustizia e pace.

I Laici Missionari Comboniani (LMC) celebrano 20 anni di vita

Nel 1983 la DSP ha preso la decisione di seguire l’esempio di altri Istituti Missionari in Germania, iniziando a preparare dei giovani, chiamati “Missionare auf Zeit” (MaZ), cioè missionari per un periodo di tempo. Sono i Laici Missionari Comboniani che affiancano i Missionari Comboniani, uniti nel carisma del Fondatore. Agli inizi del 1984 il primo Laico Missionario Comboniano, Johann Eigner, è partito per il Kenya, iniziando a lavorare nella parrocchia di Kariobangi a Nairobi. Più tardi Johann ha deciso di entrare nel nostro Istituto come Fratello. Da allora circa altri 90 laici missionari, uomini e donne, si sono impegnati per la causa missionaria e hanno lavorato all’estero da uno a tre anni o anche più. Per dare risalto a questi loro due decenni di lavoro missionario si è programmato in luglio il giubileo dei LMC.


ECUADOR- Incontro di tutti gli agenti della pastorale afro

Il 29 e 30 marzo, a Quito, nella casa provinciale, si è svolto un incontro di tutti i confratelli coinvolti nella Pastorale Afroecuadoriana che lavorano a Esmeraldas, a Guayaquil e a Quito.
Dopo un’analisi del documento del CELAM, “Linee Pastorali Afro-continentali”, sono state scelte le seguenti priorità di lavoro:
A nord di Esmeraldas la creazione di un Centro di Evangelizzazione e Formazione che, tra le altre cose, organizzi corsi biblici per leader e agenti di pastorale afro. Inoltre, in vista della celebrazione del cinquantesimo anniversario dell’arrivo in questa zona dei primi Missionari Comboniani, si è deciso di realizzare una settimana culturale afro.
Il Centro Culturale di Quito considera prioritario per il prossimo anno l’informatizzazione di tutto il materiale, per valorizzare meglio l’importante lavoro svolto in questi anni.
Il Centro Afro di Guayaquil considera prioritario continuare con la formazione dei missionari afro, affinché lavorino nei quartieri della città, con la scuola di formazione afro che si realizza nel Centro e con i corsi di pastorale afro che si tengono nelle varie parrocchie della città. Si continuerà anche con la produzione di opuscoletti biblici che cominciano ad essere utilizzati anche in altre diocesi.
Si è pensato di raccogliere in un video il materiale relativo all’impegno dei Comboniani in Ecuador, soprattutto fra gli afro e si è proposto di aprire una piccola comunità nel Chota per avere una presenza comboniana completa e significativa a livello di pastorale afro nazionale.

Celebrazioni dei 50 anni di presenza comboniana in Ecuador
Il 2 aprile 1955, i primi tre Missionari Comboniani, due sacerdoti e un Fratello, giunsero a Quito e il 13 aprile dello stesso anno entrarono per la prima volta a Esmeraldas.
In vista della solenne celebrazione del prossimo anno, la Provincia ha iniziato un anno commemorativo per ricordare i nostri primi missionari che, lasciata l’Africa, hanno avuto l’ardire di trapiantarsi nel contesto americano dell’Ecuador. In programma ci sono la pubblicazione di articoli sulle riviste, commemorazioni nelle varie comunità, settimane culturali afro e momenti di riflessione per ringraziare Dio per questo dono e per recuperare la memoria di questi anni e proiettarci con più zelo verso il futuro.


ITALIA - Manifestazione Nazionale Italiafrica

Le iniziative concordate con alcune comunità missionarie di Roma a nome degli Istituti Missionari Italiani, rappresentati da P. Venanzio Milani, hanno avuto una buona adesione, in particolare tra i mezzi di comunicazione. L'obiettivo della manifestazione, di presentare l'altra faccia (positiva) dell'Africa, pur con tutti i limiti, è stato sostanzialmente raggiunto.

ITALIA - Giovani in formazione

Dal 14 al 16 aprile si è svolto a Pesaro il “Convegno Giovani in Formazione” con lo scopo di condividere il cammino formativo tra tutti gli Istituti della Famiglia Comboniana e dare ai candidati e candidate la possibilità di incontrarsi. Partecipanti: 64 giovani (di tutte le tappe formative), 8 formatori e formatrici, P. Teresino Serra, superiore generale dei Comboniani, P. Francesco Antonini, superiore provinciale d’Italia e Sr. Margit Forster, consigliera generale delle Comboniane. È stato un momento significativo di animazione e di formazione comboniana.

ITALIA - Comboni e la Chiesa

È stato pubblicato il Sussidio/2 dei Laici Comboniani: “La Chiesa negli Scritti di Daniele Comboni”. Autore: Andrea Mazardo. Il lavoro percorre quattro grandi modelli ecclesiologici: storico-giuridico, sacramentale, carismatico ed ecumenico-missionario. Comboni vi emerge come un uomo di Chiesa fedele alla tradizione, ma anche proteso in avanti in maniera sorprendente.
Chi ne desidera copie, si rivolga a P. Raffaello Savoia, Verona.


KHARTOUM - Guerra nel Darfur

Il disastro umanitario nel Darfur, Sudan nord-occidentale, recentemente ha preso una piega per il peggioe. Come conseguenza, nelle zone rurali la popolazione è rimasta senza nessuna protezione. All’inizio della Settimana Santa un villaggio è stato attaccato e tutti gli abitanti cristiani (oltre 400 famiglie) hanno dovuto rifugiarsi a Nyala. Non sono loro gli obiettivi di questi attacchi: è piuttosto una lotta tra due tribù locali non arabe ed il governo. Purtroppo gli innocenti sono presi tra due fuochi, perché la strategia del governo è di bombardare qualsiasi villaggio dove gruppi armati appartenenti a queste due tribù sono penetrati per rubare e distruggere. I notiziari l’hanno nominata la campagna del terrore e della pulizia etnica. Alcuni osservatori internazionali nella zona hanno calcolato che più di mille persone muiono ogni settimana per la violenza. Nel vicino Chad sono iniziate le trattative di pace, ma con scarso successo, giacché nuovi attacchi vengono condotti quasi quotidianamente.
I profughi arrivano a Nyala in continuazione, anche se non più in massa. La maggioranza ha trovato rifugio in uno dei nostri centri di quartiere o in case private. I Missionari Comboniani hanno eretto delle baracche per proteggerli dal sole e dal caldo che arriva a oltre 40 gradi durante il giorno. Facciamo del nostro meglio per alleviare un po’ la situazione.
Le autorità locali si mostrano indifferenti al fenomeno e non muovono un dito. Se contattate, rispondono semplicemente che i profughi non avrebbero dovuto venire o che dovrebbero ritornare ai loro villaggi. La versione ufficiale è che non esiste nessuna emergenza.
Giornalmente riceviamo notizie che molte altre persone stanno abbandonando i loro villaggi e si spostano verso sud. Temiamo che. una volta che si potrà viaggiare con sicurezza lungo le strade, molti altri raggiungeranno i nostri centri.

KHARTOUM - 50° di fondazione delle Suore del Sacro Cuore

Il 25 marzo, 2004, la Chiesa del Sudan ha celebrato il 50° anniversario di fondazione del suo primo Istituto femminile: le Suore del Sacro Cuore (Sacred Heart Sisters).

Nel 1949 alcune ragazze della diocesi di Juba manifestarono al vescovo, Mons. Stephen Mlakic, il desiderio di consacrarsi a Dio nella vita religiosa. Il vescovo si mostrò interessato ma, costretto a lasciare Juba per malattia, non poté attuare il progetto che gli era stato prospettato. Fu compito del suo successore, Mons. Sisto Mazzoldi, riprenderlo e attuarlo. Con la collaborazione della Comboniana Sr. Donatilla Moroni, Mons. Mazzoldi diede vita all’Istituto delle Suore del Sacro Cuore. Le prime quattro ragazze ad emettere i voti religiosi di castità, povertà ed obbedienza sono state Barbara, Annetta, Angelina e Modesta. Era il 25 marzo 1954. Due di loro, Sr. Barbara Ihanga e Sr. Angelina Imina, sono ancora vive e hanno celebrato nello stesso tempo il loro cinquantesimo di vita consacrata e il giubileo d’oro del loro Istituto.
Il nuovo Istituto è nato per il servizio della Chiesa locale del Sudan, specialmente nel campo dell’educazione. Da qui il nome originario di “Teaching (Maestre) Sisters of the Sacred Heart”. Ben presto, però, il loro campo di lavoro si è esteso oltre i confini del Sudan.
L’espulsione di tutti i Comboniani (padri, fratelli e suore) dal Sud Sudan (1964) privò il giovane Istituto dei quadri formativi e la persecuzione messa in atto dal nuovo governo islamico di Khartoum costrinse le Suore del Sacro Cuore a cercare rifugio a Moyo, in Uganda, dove riorganizzarono il loro noviziato, la casa di formazione e il centro direttivo. Nel 1965 Mons. Mazzoldi, espulso dal Sudan, fu nominato vescovo di Moroto (Uganda) e, con il permesso della Santa Sede, si prese cura del giovane Istituto che ebbe uno rapido sviluppo di vocazioni provenienti dal Sudan, dall’Uganda e dal Kenya. Con la formazione alla vita religiosa, le Suore hanno ricevuto una buona preparazione alla vita professionale come maestre (a Gulu) e come infermiere e levatrici (negli ospedali di Kalongo, Gulu e Kitgum). Alcune di loro si sono specializzate, imparando anche l’alfabeto Braille, per la cura e l’insegnamento ai ciechi.
Ancora oggi le Suore del Sacro Cuore lavorano in Sudan, Kenya e Uganda come insegnanti, infermiere e levatrici. Si occupano di progetti di sviluppo delle donne, della gioventù, dei mass media, degli orfani (specialmente tra i profughi e i rifugiati), avendo sempre cura di vivere del proprio lavoro, affermando la loro indipendenza e autosufficienza.
Siamo riconoscenti al Signore perché la Chiesa del Sudan è stata benedetta non solo da questa, ma anche da altre successive fondazioni di Istituti religiosi maschili e femminili, come i St. Martin de Porres Brothers, gli Apostles of Jesus Missionaries for Africa, le Evangelizing Sisters of Mary e i Contemplative Fathers.


MEXICO - 50° anniversario dell’arrivo dei Missionari Comboniani a Sahuayo

Il 50° anniversario dell’arrivo dei Missionari Comboniani a Sahuayo è stato solennemente celebrato domenica 28 marzo.
La stampa, la radio, la televisione e una serie di conferenze e tavole rotonde hanno creato molto interesse in città attorno all’evento. Prima della Messa Solenne, il vescovo Mons. Carlos Suárez, e il sindaco di Sahuayo, José Eduardo Anaya Gómez, hanno scoperto una targa commemorativa: “La popolazione di Sahuayo e le autorità municipali esprimono il loro apprezzamento per l’opera di San Daniele Comboni nel 50° anniversario dell’arrivo dei Missionari Comboniani in questa città”.
È iniziata poi la processione per la Messa: danze di tahualiles e di aztechi precedevano i Cavalieri di Colombo in uniforme di gala, seguiti da 50 persone che portavano 50 candele commemorative, dagli accoliti e da 45 sacerdoti concelebranti.
Nell’omelia, il vescovo, riprendendo la frase di Giovanni Paolo II per cui “il vero missionario è il santo”, ha sottolineato che la canonizzazione di Daniele Comboni non è stata un premio per quello che ha fatto, ma proprio perché era santo, ha fatto quello che ha fatto. Ha ricordato inoltre che l’arrivo dei Missionari Comboniani a Sahuayo, nella regione e nella diocesi di Zamora, ha contribuito a creare nella gente uno spirito missionario, aprendo il loro cuore allo spirito universale della Chiesa.
All’offertorio sono stati portati all’altare 50 gigli, un grande cero, oggetti artigianali fabbricati a Sahuayo, frutti della terra, pane e vino.
Al termine della Messa, sono stati presentati i Comboniani P. Baltazar Zárate Quiros, P. Antonio Alvarez Gómez, P. Aurelio Cervantes Fajardo (tutti del primo gruppo di seminaristi che hanno studiato nel seminario comboniano) e P. Juan Manuel Valdovinos Valencia, primo Comboniano di Sahuayo. È stata letta la lettera che il Superiore Generale, P. Teresino Serra, ha inviato da Roma ringraziando la popolazione di Sahuayo per tutto ciò che ha fatto e continua a fare per il nostro seminario. È stato emozionante quando una bimba di un mese, Daniela Guadalupe, e Margarita Sandoval di 103 anni, una benefattrice comboniana che ha lavorato moltissimo per noi fin dall’inizio, si sono accostate per accendere un magnifico cero come simbolo di un passato che continua.

PERU-CHILE - Lima. Assemblea dei superiori locali

Il 20 e 21 aprile si è svolta l’assemblea provinciale dei superiori locali della provincia Perù-Cile. I rappresentanti delle quindici comunità della provincia, da Trujillo fino alle comunità di Santiago e Villa Alhué del Cile, si sono riuniti per riflettere sul compito di coordinare e animare i confratelli con cui vivono. Si è preso il quarto capitolo degli Atti Capitolari per trarne orientamenti e fissare obiettivi per vivere i valori a livello di Istituto missionario. È stato anche possibile uo scambio di informazioni sulla situazione delle singole comunità e proporre spazi per la formazione permanente.

25° anniversario di fondazione del postulato
Lima. Varie sono state le iniziative realizzate per celebrare le nozze d’argento della comunità del postulato. Il 18 aprile è stata celebrata l’Eucaristia, presieduta dal provinciale P. Conrado Franco Lorenzo, con la partecipazione di alcuni missionari peruviani,.
Il 20 aprile, tutti i superiori locali riuniti in assemblea si sono trasferiti nella sede del postulato per ringraziare Dio con una celebrazione eucaristica presieduta da P. Jaime Rodríguez Salazar, attuale amministratore diocesano di Huánuco. La riflessione è stata affidata a P. Máximo Huamán Inga, primo formatore peruviano, il quale ha parlato con grande entusiasmo e ha fatto memoria degli anni in cui ha lavorato in questa casa. Una nota curiosa: a questo momento di festa erano presenti gli ultimi quattro superiori provinciali nell’arco dei venticinque anni: P. Alois Weiss, P. Silvester Engl, P. Herbert Heinz Gimpl e P. Conrado Franco Lorenzo.

IN PACE CHRISTI

P. Luciano Fulvi (15.05.1928 – 30.03.2004)

P. Luciano Fulvi è stato ucciso da sconosciuti nella missione di Laybi, alla periferia di Gulu, nel nord Uganda, dove svolgeva il lavoro di cappellano del Laybi College, del centro vocazionale S. Daniele Comboni e dei giovani dell’arcidiocesi di Gulu.

Tutto è accaduto tra le 21 e le 21.45 del 30 marzo. Verso le 21, P. Luciano, dopo aver augurato la buona notte ai confratelli della comunità di Layibi si era recato nella sua stanza. Molto probabilmente lì si è trovato davanti i suoi uccisori che erano entrati con l’intento di rubare. O avevano altre intenzioni? Non sappiamo quello che è veramente accaduto in quei terribili 45 minuti.
Un confratello, passando davanti alla sua stanza verso le 22, trovò la porta semiaperta e la stanza al buio. Chiamò P. Luciano, ma senza ricevere risposta. Pensando che stesse dormendo, chiuse la porta. La mattina seguente, non vedendo apparire P. Luciano, mentre la sua bicicletta e la macchina erano allo stesso posto della sera precedente, i confratelli si sono impensieriti.
Sono entrati nella sua stanza e lo hanno trovato accanto al letto ancora vestito, ma senza vita e giacente in una pozza di sangue già rappreso.

P. Luciano era nato il 15 maggio 1928 a Uzzano, in Toscana. Dei suoi cinque fratelli, sopravvivono solo le due sorelle, una delle quali, Sr. Daniele, è missionaria comboniana e si trova in missione in Egitto.
P. Luciano, decise di entrare nei Missionari Comboniani nel 1946, mentre frequentava il seminario diocesano. Fu ordinato sacerdote il 30 maggio 1953. Passò tre anni in Inghilterra (1953-1956). Nel 1956 fu mandato in Uganda dove rimase fino al 1964, con l’incarico di cappellano nella scuola di Nyapea. Poi, per 25 anni (1965-1990) lavorò in Inghilterra, soprattutto come promotore vocazionale.
P. Luciano ritornò in Uganda nel 1990 e fu mandato nella diocesi di Arua, come cappellano dell’Ombaci College e come promotore vocazionale. Nel 1996, nonostante una grave operazione al cuore con 5 bay-pass, accettò generosamente di ritornare in Uganda, a Kampala, per riprendere il suo lavoro di promotore vocazionale e con i giovani. Nel gennaio 2002, venne nominato superiore della comunità di Layibi e cappellano del Layibi College.

Ha celebrato il suo cinquantesimo di ordinazione sacerdotale nel giugno del 2003, nella sua parrocchia natale, in Italia, presenti anche le sue sorelle. “Mio fratello, ricorda Sr. Daniela, era per me la persona più cara che avevo dopo il Signore. Nel 2003, dopo undici anni durante i quali non ci eravamo mai visti, abbiamo potuto finalmente incontrarci a casa in occasione del suo cinquantesimo anniversario di sacerdozio. In quei tre mesi di vacanza che ho passato con lui, sono stati i più belli della mia vita. P. Luciano era una persona meravigliosa. Era aperto, sorridente, gioviale e buono. Amava tutti… Ieri, prima di sapere della sua morte, mi sono alzata alle 4.30 del mattino e ho avuto l’impressione di sentire una voce, non so se dentro di me o da fuori, che diceva “l’amore e il sacrificio generano la vita”. Questo è quello che P Luciano ha fatto veramente nella sua vita: ha amato tutti e, per loro, ha dato se stesso”.
Sr. Daniela non riesce a capire “perché” P. Luciano sia stato brutalmente ucciso. Non lo capiamo neanche noi, come non lo capiscono le persone che sono state a contatto con lui.
In una lettera scritta ad un amico il 27 marzo, tre giorni prima di morire, P. Luciano aveva scritto: “Dio deve essere il Dio che permea tutta la mia vita, 24 ore al giorno… Quando lavoriamo con gli esseri umani e con i loro problemi ci occorre pazienza, che deve essere ‘divina’ e senza limiti di tempo… Una persona trova la pace solo in una relazione di amore personale con la persona di Cristo”.
Riferendosi alla situazione in Acholiland, ha scritto: “Qui le cose stanno peggiorando. Tutti sembrano aspettare qualche cosa … Non c’è limite alle atrocità e alle uccisioni; il futuro appare piuttosto cupo. Siamo nella mani di Dio”.
Per il cinquantesimo di ordinazione sacerdotale, P. Luciano aveva fatto stampare una preghiera: “Grazie, Gesù / perché mi hai amato / perché mi ami / e perché mi hai dato la possibilità di camminare con te nel mistero del tuo amore. / Con immensa gratitudine / ti ringrazio per coloro che con me hanno camminato”.

Con la morte di P. Luciano Fulvi, i Missionari Comboniani martiri in Uganda negli ultimi trent’anni sono arrivati a 15.
(P. Guido Oliana)

Testimonianza di Gianpaolo Romanato (Il Corriere del Veneto)
Con l’assassinio di P. Luciano Fulvi, avvenuto la settimana scorsa in Uganda, sono saliti a 25 i Missionari Comboniani uccisi nel mondo in quest’ultimo cinquantennio. Sono cifre che fanno pensare e che meritano qualche riflessione. Conoscevo bene P. Fulvi. Alcuni anni fa mi fece da guida per una settimana in un viaggio attraverso l’Uganda, da sud a nord, fino al confine con il Sudan. Ricordo benissimo la sua intelligenza, la sua straordinaria conoscenza del paese, delle lingue, delle popolazioni, il suo amore per gli africani e per l’Africa, dove ha voluto essere sepolto.
Nulla di men che evangelico inquinava il suo operato. Né nostalgie tardocolonialiste né indulgenze terzomondiste. Eppure l’hanno ammazzato. Come avevano ammazzato nel 1979 P. Adone Santi, sempre in Uganda. Come avevano assassinato in Brasile P. Marco Vedovato, trentottenne, e P. Ezechiele Ramin, a soli trentadue anni. La stessa sorte toccata a P. Dal Maso, colpito a morte, ancora in Uganda, nel 1979.
Che cosa fanno questi missionari? Evangelizzano, ma soprattutto svolgono attività sociale, educativa, sanitaria, assistono la popolazione vivendo loro stessi in condizioni che spesso sono allucinanti. Posso dirlo perché ho visto le missioni del Nord Uganda, dove operava P. Fulvi, come ho visto quelle dell’Amazzonia, dove è caduto in un’imboscata P. Ramin.
In questi anni poi la realtà dell’Uganda è ulteriormente degradata a causa della guerriglia scatenata dai ribelli della LRA. Tre quarti della popolazione ha dovuto lasciare le proprie case. Le missioni di sera si gonfiano di disperati che non sanno come e dove passare la notte, che non hanno chi li protegga. Imperversa la piaga infame dei bambini soldato, bollata recentemente con sdegno anche dal Papa. Non è escluso che P. Fulvi, che si occupava ultimamente della gioventù, possa essere caduto proprio per questo. E le missioni degli altri paesi africani, dal Congo al Sudan, non sono in condizioni migliori. Missionari e Suore in Uganda sanno di essere nel mirino della guerriglia, senza poter contare sull’aiuto delle forze governative. L’erigersi a presidio della popolazione li espone a vendette e ritorsioni. Cionondimeno hanno scelto di rimanere. Il Superiore Generale dei Comboniani mi confidava recentemente la sua angoscia. Ogni decisione può costare delle vite.
Il mondo è pieno di missioni umanitarie di pace condotte da militari, volontari, tecnici, organizzazioni non governative. Giustamente trepidiamo per la sorte di chi accetta di operare in situazioni rischiose. Ma non c’è una pari attenzione, mi sembra, per la missione di pace permanente condotta dai missionari, che operano, giova ricordarlo, senza stipendi e senza gratifiche, che assistono tutti, non facendo distinzioni di religione, razza, idee politiche. Vale la pena di segnalare la silenziosa dedizione di questa gente. È un esempio per tutti noi e meriterebbe, credo, un maggiore riconoscimento da parte delle pubbliche istituzioni.


P. Francesco Leali (08.03.1918 - 18.04.2004)

P. Francesco Leali, penultimo di dieci fratelli, dopo le elementari ha lasciato il paese natale, Sabbio Chiese, Brescia, ed è andato ad abitare a Mompiano, dove suo fratello Don Primo era curato. Il suo destino sembrava quello di diventare ragioniere o geometra presso l’Istituto Nicolò Tartaglia di Brescia, al quale si recava ogni mattina in bicicletta. Don Primo, però, aveva avuto la vocazione missionaria, ma per le insistenze della famiglia, dei superiori e del suo vescovo, dovette rinunciare. Ciò non gli impedì di riversare la sua passione per l’Africa sul fratellino. Nel 1931 papà Alessio, che si era sempre dichiarato contrario alla vocazione missionaria dei figli, morì. Tre mesi dopo, Don Primo accompagnò il fratello Francesco all’Istituto Comboni di Viale Venezia dicendo: “Questo mio fratello ha la vocazione missionaria”. E lo lasciò lì.

P. Francesco emise i voti temporanei il 7 ottobre 1939 e il 29 giugno 1945 venne ordinato sacerdote a Como. Dopo un anno di rodaggio in Italia, partì con i primi missionari che potevano imbarcarsi per l’Africa nel dopo guerra. Fu destinato al Sudan meridionale. Qui P. Francesco mostrò la sua tempra di autentico missionario. Lavorò con impegno e dedizione, fino quasi a logorare le sue forze per cui, dopo cinque anni, dovette ritornare in Italia per un periodo di riposo che utilizzò per dedicarsi all’animazione missionaria. Dopo due anni era nuovamente in Sudan e vi rimase fino all’espulsione del 1964.
Dopo un breve periodo in Spagna (1964-1965), fu inviato in Uganda (1965-1972), in Kenya (1972-1974, e ancora in Uganda, tra i Karimojong (1974-1999) che diventarono “il suo popolo di predilezione”. Caratteristica fondamentale di P. Francesco è stato l’amore per gli africani. Nel 1998 fu mandato in Italia per rimettersi in salute. Egli vide quell’ordine come un'espulsione dalla terra dove avrebbe voluto lasciare le ossa. “Non è l’età e neanche un po’ di debolezza fisica che possano impedire in modo assoluto il ritorno in missione. Credo che le qualità essenziali per un missionario siano l’amore ai nostri fratelli Neri e la voglia di portare loro il messaggio di Gesù Cristo”. Non era una espulsione. P. Francesco era veramente malato. Ultimamente si muoveva con la sedia a rotelle finché sorella morte è venuta a prenderselo per presentarlo al Signore. Era il 18 aprile 2004. (P. Lorenzo Gaiga)




Preghiamo per i nostri defunti

IL PADRE: Petro di P. Clement George Orango (C); Ettore di P. Lorenzo Schiavon (I); Antonino di P. Giuseppe Crea (I); Joaquim di P. Germano Joaquim dos Santos Serra (U).

LA MADRE: di P. Celestino Prevedello (KH).

IL FRATELLO: Alessandro di P. Mariano Prandi (CN); Carlo di Fr. Antonio Marchi (BS).

LA SORELLA: di P. Giampietro Baresi (BS); Yessi di P. Adjétey Louis Mawoulolo Koueyi (CN).

LE SUORE MISSIONARIE COMBONIANE: Sr. Osvalda Moro; Sr. Venanzia Larcher; Sr. Marcelinda Formenti; Sr. Gerardina Zadi; Sr. Cosima Pietrobelli.
Familia Comboniana n. 609