Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza. (Gv 10,10)
1. Siamo grati al Signore per il prezioso dono delle vocazioni che ci consente di guardare al futuro con fiducia e ottimismo. Alla luce del cammino fatto nell’Istituto e tenendo presente l’analisi della realtà del mondo giovanile di oggi, cerchiamo di capire i giovani che sono chiamati alla vita missionaria, di accompagnarli e di discernere insieme a loro la volontà di Dio.
2. Consapevoli del fatto che formazione e missione sono in una relazione dinamica (il missionario si forma alla missione e la missione forma il missionario), proponiamo una formazione esperienziale e iniziatica attraverso un metodo educativo che sia rispettoso dell’individuo e secondo il carisma comboniano. Tutto ciò si concretizzerà in alcuni obiettivi e in un piano d’azione per migliorare la qualità della nostra formazione di base.
3. I giovani sono figli del loro tempo e si trovano a loro agio nel mondo della tecnologia e della comunicazione veloce. Sono sensibili, solidali e attenti ai temi della libertà, giustizia, pace, protezione dell’ambiente. Senza abbandonare totalmente le tradizioni con cui si identificano, sono aperti a nuove lingue e linguaggi, e capaci di adattarsi a situazioni nuove ed interculturali. Cercano ideali attraenti in tutti i campi, compreso quello religioso e accolgono i valori testimoniati con generosità. Sono disposti al sacrificio, purché motivato e giustificato da risultati visibili e raggiungibili a breve termine. In generale sono sinceri nella ricerca della verità e hanno una mentalità inquisitiva e critica. Chiedono di essere ascoltati e coinvolti maggiormente nelle decisioni che li riguardano.
4. I cambiamenti sociologici e culturali in atto hanno un forte influsso sulla mentalità e sensibilità dei giovani, presentando così nuove sfide alla formazione. I giovani si portano dentro anche i limiti del mondo contemporaneo. Sono molto esposti e vulnerabili ai rischi del secolarismo, relativismo, consumismo, edonismo e a varie forme d’insicurezza. Molti giovani evitano situazioni complesse, relazioni faticose ed esigenti, impegni e responsabilità a lungo termine. In una certa misura sono vittime dei controvalori della società in cui vivono.
5. Il Signore continua a chiamare i giovani di oggi, con le loro potenzialità e i loro limiti, e in molti di loro suscita risposte generose. Siamo convinti che la vocazione missionaria comboniana è un dono di fede, che nasce soprattutto nel contesto di un cammino di vita cristiana fatto in famiglia, in parrocchia, in comunità o gruppi vocazionali.
6. Constatiamo che l’impegno per la promozione vocazionale e la formazione nelle sue varie tappe è una priorità particolarmente sentita nelle Circoscrizioni comboniane. Si sente il bisogno di un impegno più deciso nella scelta e preparazione specifica dei promotori e dei formatori.
7. Ci preoccupano gli abbandoni, le situazioni particolari, la mediocrità e la fragilità delle motivazioni, l’incoerenza, lo squilibrio tra l’ideale e la vita, che rivelano come la prassi educativa non abbia ancora trovato l’incisività che il processo formativo intendeva ispirare e guidare. Si nota anche un divario tra la proposta formativa e la realtà concreta comboniana, dove certi nostri limiti (l’attivismo e individualismo apostolico, la debolezza della vita spirituale, lo stile di vita borghese, ecc.) sono contro-testimonianza che compromette seriamente il lavoro formativo.
8. L’ideale di missionario comboniano che desideriamo incarnare e proporre è una persona aperta e disponibile ad un cammino di crescita umano-spirituale integrata. Un missionario con una forte passione per Cristo e per la missione, come il Comboni, contento e ben identificato con la sua vocazione, che condivide con i confratelli in comunità, contribuendo così alla costruzione del “cenacolo di apostoli” sognato dal Fondatore. Il comboniano ama la gente e la cultura locale e sa vivere serenamente e collaborare con gli altri in un contesto multiculturale e pluralistico. È fedele nella quotidianità e assume uno stile di vita semplice. Si impegna ad una lettura critica ed evangelica della realtà ed è dedicato al servizio missionario dei più poveri, facendo causa comune con loro (cfr. RV 5).
9. La formazione è fare esperienza dei valori evangelici per una continua crescita umana e spirituale, coinvolgendo la totalità della persona (cfr. RF 208). L’assimilazione dei valori, infatti, è uno degli aspetti formativi su cui dobbiamo insistere maggiormente.
10. Le priorità proposte dall’Assemblea di Pesaro nel 1999 riassumono con chiarezza i valori di sequela del Signore Gesù, divenuti propri nell’esperienza carismatica comboniana e indicano le aree d’impegno perché ogni tappa, dal primo approccio vocazionale alla consacrazione definitiva, diventi momento di grazia che fa crescere il candidato: una forte esperienza di Dio, la sobrietà come esigenza dello stile di essere missionari, formare persone comunitarie, inculturazione della formazione e interculturalità, assimilazione personale dei valori.
11. In particolare, la dinamica culturale e cristiana dell’iniziazione riteniamo sia uno strumento indispensabile per la trasmissione e l’assimilazione dei valori: essa avviene attraverso una varietà di momenti, ritmi, iniziative che aiutano a percepire e interiorizzare, gustare e sperimentare, vivere e verificare quanto proposto (cfr. VdF 29). Questa dinamica trova nel modello educativo dell’integrazione, l’espressione più piena per la sua realizzazione.
12. In questi ultimi anni è cresciuta la nostra consapevolezza dello stretto legame tra formazione e vita reale dell’Istituto. Infatti “ci accorgiamo che ciò che i candidati osservano nella vita delle nostre comunità configura e condiziona buona parte del loro cammino formativo e il loro sereno inserimento nell’Istituto e nel servizio missionario” (Pesaro ’99, 11).
13. L’assimilazione graduale dei valori porta la persona del missionario, in formazione iniziale e permanente, a essere discepolo e testimone di Cristo attraverso il carisma comboniano e a diventare con le sue scelte evangeliche lievito nell’umanità e proposta di vita alternativa a quella degli pseudo-valori della società attuale.
14. La scelta del modello educativo dell’integrazione, confermata dai documenti degli ultimi decenni (RV, RF, Pesaro ’99, VdF), dal cammino della Chiesa e dall’accoglienza positiva dei candidati in formazione, sembra essere la risposta qualificata alle sfide della formazione: assimilazione dei valori, interculturalità dell’Istituto, contestualizzazione e trasmissione del carisma, formulazione di un progetto educativo comune, messa in pratica dei principi guida.
15. Il modello educativo dell’integrazione è un processo che porta a costruire la propria vita attorno ad un centro vitale e significativo che per noi è Gesù Cristo nel suo mistero pasquale, nel quale ritroviamo la nostra identità e verità, la possibilità di dar senso alla nostra storia e alla crescita della nostra persona. L’integrazione è un processo di apprendimento attraverso il quale il formando raccoglie tutta la propria storia per cogliere l’azione di Dio, a volte evidente a volte nascosta, ma comunque presente in ogni evento e affidata alla libertà e responsabilità della persona.
16. Obiettivo del modello educativo dell’integrazione è di formare alla missione, iniziando il candidato all’identità e spiritualità comboniana.
16.1 L’identità: durante l’accompagnamento personalizzato, si offre al candidato la possibilità di interrogarsi e chiarire a se stesso, attraverso la conoscenza di sé e del disegno di Dio su di lui, la sua vera vocazione costruita sull’unicità della sua identità che gli permette di identificarsi con il Signore Gesù e con la vocazione missionaria.
16.2 La spiritualità: il candidato, confrontandosi con i valori evangelici, si libera dai propri schemi, dal bisogno dell’auto-realizzazione e affermazione di sé, per raggiungere quella libertà interiore che lo aiuterà a diventare capace di compiere la volontà di Dio. La spiritualità purifica l’umano da quelle sovrastrutture che lo bloccano e dà energia al cammino di crescita.
16.3 La missione: il candidato si inserisce nella realtà concreta dove il missionario comboniano è chiamato a vivere e operare. La missione reale, diversa dai nostri desideri di sicurezza, di successo, di affermazione personale, stimola alla crescita a livello sia umano che spirituale.
17. Siamo consapevoli che il modello educativo dell’integrazione ha bisogno di un’accurata contestualizzazione nella realtà di ogni continente.
18. Questo modello educativo predispone l’individuo alla FP intesa come processo di crescita integrale della persona, nella vita quotidiana, discernendo la presenza e la voce di Dio. Si tratta di mettere la persona, fin dalla formazione di base, nel dinamismo di un costante processo di apprendimento, di trasformazione, conversione e crescita che dura tutta la vita, attraverso l’elaborazione del progetto personale di vita, l’accompagnamento spirituale personalizzato, il dialogo formativo.
19. “La formazione può essere intesa come un processo di discernimento che si caratterizza come attenzione ai movimenti dello Spirito nella persona, nella comunità e nei popoli per individuare i processi che si oppongono e i segni che lo indicano presente, per prendere le decisioni e assumere gli atteggiamenti corrispondenti” (RF 227).
20. Il primo responsabile del cammino di discernimento è la persona stessa del candidato che, in risposta alla chiamata del Signore, cerca nella docibilitas quotidiana di assumere ed esprimere i valori proposti dal Vangelo e dal carisma comboniano. In questo cammino è aiutato dai promotori vocazionali e formatori a verificare, purificare, incoraggiare e far crescere le motivazioni del dono di sé (RV 80, 81, 88).
21. Il discernimento vocazionale, oltre al normale coinvolgimento del candidato e dei suoi formatori, esige che i superiori di Circoscrizione con i loro Consigli garantiscano che il passaggio da una tappa formativa alla successiva avvenga in fedeltà ai criteri della RF con un’attenzione particolare alle valutazioni dei promotori e formatori e delle comunità comboniane e cristiane in cui il candidato ha potuto vivere le proprie esperienze pastorali.
22. I documenti comboniani offrono sufficienti criteri per il servizio dell’accompagnamento e del discernimento come riferimento qualificato nelle varie tappe e per una valutazione globale.
22.1 In particolare, è necessario un adeguato accompagnamento umano e spirituale durante il tempo della promozione vocazionale e del pre-postulato in modo da assicurare, per quanto possibile, la necessaria disponibilità ad iniziare il cammino formativo nel postulato.
22.2 Ci sia una valutazione psicodiagnostica dei candidati che permetta di raggiungere una visione della personalità che identifichi punti di forza e debolezze in vista del cammino di maturazione umana e spirituale.
22.3 Le situazioni di dubbio e incertezza non devono essere lasciate a lungo irrisolte o posticipate senza ragione: il candidato deve essere aiutato a fare per tempo una scelta consapevole e responsabile.
22.4 I passaggi da una tappa all’altra, soprattutto dal postulato al noviziato, devono essere valutati con grande chiarezza da parte dei formatori e CP per il bene della persona e della missione.
23. Un servizio così delicato non s’improvvisa. I corsi per i promotori e formatori proposti per i prossimi anni dovranno dare tempo e spazio per una preparazione adeguata da estendersi con formalità proprie anche a coloro che svolgono il servizio dell’autorità.
24. Il cammino di discernimento così vissuto durante il tempo della propria formazione di base rafforzerà il senso di appartenenza all’Istituto ed alla missione diventando garanzia di fedeltà.
25. Formare missionari con un’esperienza profonda di Gesù Cristo nel contesto della spiritualità, dell’identità e della missione comboniana, con uno stile di vita sobrio per vivere ed evangelizzare in comunità (cfr. RV 90.2), esige: porre la Parola di Dio al centro della vita missionaria, scoprire la presenza di Dio nella vita dei popoli, aprirsi alla condivisione, alla solidarietà, alla trasparenza e alla corresponsabilità nella vita fraterna in comunità.
26. Formare missionari capaci di mantenersi in un processo di FP comporta:
a. favorire la FP dei formatori, dei promotori e dei superiori di Circoscrizione;
b. formare con il modello educativo dell’integrazione in missione e per la missione;
c. programmare il personale e le specializzazioni per la formazione;
d. promuovere la formazione umana, culturale e intellettuale.
27. Formare persone capaci di vivere e fare missione in comunità internazionali, aperte al dialogo, all’interculturalità e disposte ad essere un dono per i più poveri e abbandonati richiede: formare al discernimento comunitario e attuare le decisioni del CG a riguardo della continentalità degli scolasticati, del servizio missionario e delle comunità d’inserzione.
28. Per raggiungere gli obiettivi proposti in tutte le fasi della formazione di base si educhi:
28.1 alla lectio divina: offrendo, in tutte le tappe formative, strumenti per conoscere la Parola di Dio e pregarla partendo dalla vita, dalla realtà e dalla storia della gente;
28.2 all’apostolato e all’inserzione: rendendo le case di formazione più sobrie, aperte alla gente, scegliendo contesti pastorali di povertà e situazioni di prima evangelizzazione;
28.3 al FCT: offrendo strumenti per la gestione comunitaria dei beni, l’uso responsabile del denaro e la trasparenza nel resoconto economico per uno stile di vita più evangelico.
29. Il modello educativo dell’integrazione sia ulteriormente applicato con competenza nel cammino formativo dei candidati e di FP di tutti i confratelli per crescere nell’identità, spiritualità e missionarietà comboniana.
29.1 Il CG, in collaborazione con il SGF e la CCFP, studi i modi appropriati per far sì che i confratelli si familiarizzino con il modello educativo dell’integrazione e lo pratichino nel cammino personale di crescita umana e spirituale a servizio della missione.
29.2 Negli incontri tra CG e SP si organizzino alcune giornate di studio sul modello educativo con particolare attenzione al discernimento vocazionale.
30. La FP dei formatori preveda l’applicazione del modello educativo dell’integrazione sia al formatore stesso che ai candidati. Nel prossimo triennio (2010/12):
30.1 Si organizzi per i promotori e i formatori che iniziano il loro servizio un corso di quattro mesi focalizzato sul modello formativo e sul carisma comboniano.
30.2 Ci si preoccupi che i formatori dei postulati siano formati specialmente nel campo dello sviluppo umano e della personalità; che i maestri dei novizi posseggano una buona conoscenza della spiritualità comboniana; che i formatori di scolasticato siano in grado di saper valutare la preparazione e l’esperienza pastorale dei candidati.
30.3 Ai promotori vocazionali venga offerto ogni due anni, a livello continentale, un corso di aggiornamento sulla cultura giovanile.
31. Il Capitolo sostiene le decisioni del CG in merito alla continentalità degli scolasticati, al periodo di servizio missionario e alle piccole comunità di scolastici inserite in realtà pastorali e di missione comboniana (cfr. Lettera, 8 aprile 2007).
Verifica all’Intercapitolare coordinata dal SGF.
31.1 Nella valutazione si tenga presente la disponibilità dei confratelli a operare in situazioni difficili e d’inserzione tra le realtà più povere. Il servizio missionario sia normalmente svolto nel contesto della pastorale diretta e della prima evangelizzazione.
31.2 Curare il dialogo tra i SP e i formatori.
32. Il CG, in collaborazione con il SGF e i SP, prepari un piano sessennale che preveda i formatori necessari per i noviziati e scolasticati/CIF e la loro preparazione ed eventuale specializzazione.
33. Il CG, in collaborazione con il SGF, riprenda il frutto del lavoro svolto prima del Capitolo dalla commissione tematica sulla formazione, per arrivare ad una attualizzazione della Ratio Fundamentalis che tenga conto dei cambiamenti e aggiornamenti suggeriti anche dai nuovi documenti, ecclesiali e comboniani, e dal cammino fatto nell’Istituto.
34. Il SP che accoglie lo scolastico o il fratello di voti temporanei per il servizio missionario, in dialogo con il CG, assicuri il loro accompagnamento. Inoltre, segua personalmente il confratello appena ordinato o il fratello nei suoi primi anni di voti perpetui (cfr. RF 523; RFIS 100-101).
35. FP dei promotori e formatori
35.1 I corsi di un mese per promotori vocazionali e formatori a livello continentale, iniziati nel triennio passato, continuino e siano organizzati con scadenza biennale, in collaborazione tra le Circoscrizioni del continente, SGF e CCFP.
35.2 La FP dei promotori e formatori favorirà la conoscenza del modello educativo dell’integrazione, offrendo la possibilità di farne esperienza personale, acquisendo strumenti e mezzi idonei per applicarlo nelle varie tappe educative.
36. Carte educative degli scolasticati, CIF e noviziati
36.1 Nel primo triennio post-capitolare, si realizzi la revisione di tutte le carte educative alla luce delle conclusioni capitolari, focalizzando maggiormente l’inculturazione e la contestualizzazione della nostra azione educativa.
36.2 Le carte educative degli scolasticati e CIF siano presentate al CG, attraverso il SGF, per l’approvazione finale.
36.3 Le carte educative dei noviziati interprovinciali siano il frutto di una riflessione comune che coinvolga oltre che i SP, i formatori dei postulati del continente.
37. Postulati
37.1 Considerando la riflessione sulle presenze comboniane nei vari continenti, si collabori a livello interprovinciale per assicurare e preparare i formatori necessari per i postulati.
37.2 Nei postulati, per quanto possibile, ci sia un numero di candidati che permetta le dinamiche di gruppo necessarie all’applicazione del modello educativo dell’integrazione.
37.3 L’accompagnamento nel contesto familiare sia fatto alla luce dei contenuti del modello educativo dell’integrazione.
38. I noviziati dell’Africa anglofona e francofona contemplino l’alternarsi dei corsi sullo stile già iniziato (cfr. Lusaka e Namugongo) in modo da assicurare un accompagnamento più focalizzato e meno dispersivo.
39. La contestualizzazione del cammino formativo in ogni continente avvenga secondo la linea formativa dell’Istituto nelle sue varie fasi.
40. Nel primo triennio post-capitolare, si rivedano le Carte Educative e di promozione vocazionale alla luce delle direttive capitolari, focalizzando maggiormente l’inculturazione e la contestualizzazione dell’azione educativa.
41. Nel piano delle Circoscrizioni il servizio della PV e FdB sia pensato, proposto e vissuto attraverso la creazione di comunità vocazionali e formative. Questo favorisce una “cultura vocazionale” dove ogni comunità e ogni singolo confratello si sentano responsabili della vocazione comboniana attraverso la testimonianza di vita personale e comunitaria, la preghiera e la collaborazione. Ricordiamo quattro possibili modalità:
41.1 Comunità vocazionali formative composte da promotori, formatori, altri confratelli e candidati, coinvolte nella promozione vocazionale comboniana, con un progetto ben definito.
41.2 Piccoli gruppi di scolastici inseriti in realtà pastorali e di missione comboniana.
41.3 OCPU come testimonianza della vocazione specifica dei fratelli.
41.4 Tutte le comunità che accolgono i candidati per un’esperienza missionaria durante il postulato, noviziato, scolasticato/CIF e il servizio missionario alla fine dello scolasticato.
42. La promozione vocazionale del fratello sia proposta e fatta conoscere meglio, studiandone forme e modi per affrontare con coraggio e fiducia il valore della ministerialità nella vita dell’Istituto.
42.1 Coinvolgere i fratelli nell’equipe di promozione vocazionale, specialmente nelle Circoscrizioni dove ci sono maggiori possibilità di vocazioni.
42.2 Un fratello, il cui nome appare sulle riviste e pagine web comboniane, sia la persona di riferimento per i candidati fratelli.
43. Il CP, in collaborazione con il Segretariato della Formazione, prepari un piano sessennale che preveda promotori vocazionali e formatori necessari per PV, pre-postulato e postulato, la loro preparazione ed eventuale specializzazione. È bene che il loro servizio sia prolungato nel tempo per garantire continuità all’azione educativa.