Comboni, in questo giorno

Alla madre Julien superiora delle Suore di S. Giuseppe scrive (1872) da Roma:
È la prima volta al mondo che la Croce è stata elevata nel Cordofan, che la S. Messa è stata celebrata e che le suore andranno in questi paesi per diffondere il Vangelo.

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N° scritto
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Segn. (*)
Provenienza
Data
1051
Don Francesco Giulianelli
0
El-Obeid
13. 04. 1881

N. 1051; (1007) – A DON FRANCESCO GIULIANELLI

ACR, A, c. 15/26

El-Obeid, 13/4/81


Breve biglietto.

1052
Card. Giovanni Simeoni
0
Malbes
15. 04. 1881

N. 1052; (1008) – AL CARD. GIOVANNI SIMEONI

AP SC Afr. C., v. 9, ff. 127-130

Nº. 5.

Dalla Stazione di Malbes nel Regno di Cordofan

15 aprile 1881


E.mo e R.mo Principe,

[6605]

Accuso recezione della Circolare dell'E.mo Card. Vicario sull'abuso e commercio esecrabile delle Sacre Reliquie, che nel mio Vicariato non si conosce punto. Però la venerata circolare servirà di norma per me e pei miei successori, nel non lasciarci gabbare da chi s'attentasse di provocare il nostro concorso per acquistare Sante Reliquie per le nostre chiese. Ne la ringrazio di cuore.


[6606]

Aspetto con impazienza la stupenda Enciclica del Santo Padre, che ho già letta nei giornali, sul provvidenziale Giubileo, che per le Sacre Missioni è prolungato a tutto quest'anno, e che io stesso predicherò nelle diverse lingue in tutte le stazioni del mio faticoso Vicariato.

Da oltre un mese ho ricevuto in Khartum l'ossequiato foglio di V. E. 14 febbraio p.p., col quale m'invita dietro i desideri di Monsig. Ciurcia, a mettermi in relazione con questo prelato, per determinare i diritti che io intendo riservare al Vicariato Ap.lico dell'Egitto riguardo ai membri dei miei Istituti, e alle altre cose.


[6607]

Io tardai a rispondere a Vostra Eminenza, per non sapere cosa rispondere, e ciò per le seguenti ragioni: fino dal 1867 quando fondai quegli Istituti preparatori per le missioni dell'Africa Centrale fino al 1872 quando la S. Sede affidò al mio Istituto di Verona l'Africa Centrale, io fui in relazione con Monsig. Ciurcia come un figlio verso il suo padre, ed i miei Istituti ebbero con lui la stessa relazione che passa tra i frati di un convento col proprio Guardiano.


[6608]

Quando nel settembre del 1872 io tornai da Roma in Egitto come Pro-Vicario Ap.lico diretto per l'Africa Centrale, io raccomandai a Monsig.r Ciurcia di trattare i miei soggetti ed i miei Istituti, come fossero suoi, e come il Rettore di una casa di Gesuiti tratta coi suoi religiosi, avvertendo i membri dei miei Istituti di obbedire a Lui, ed al suo Rappresentante, il Parroco di Cairo Vecchio religioso francescano. Il che fu eseguito con reciproca soddisfazione.


[6609]

Nel 1873 Monsig.r Ciurcia, per mezzo del Superiore de' miei Istituti di Cairo, mi invitò a stendere un modus vivendi; ed io risposi a Lui, che avendo per base le norme dei sacri canoni, continuasse a far da padre e superiore immediato come prima, e che desse i suoi ordini, come meglio gli piaceva al superiore dei medesimi. Ma insistendo egli (sempre per mezzo del mio Rappresentante D. Rolleri) a domandarmi il modus vivendi, io lo stesi; e forse, eccitato dai religiosi Camilliani, che allora erano al servizio della Missione, io contro il mio sentimento domandai troppo, e tale convenzione io mandai a Mgr. Ciurcia, il quale, mi fu scritto, non l'approvò, ma mai egli me ne scrisse.


[6610]

Quando poi nel 1879 passai per l'Egitto, andai io stesso da lui, e lo pregai di permettere che io facessi una convenzione reciproca, e che ci accordassimo subito, mentre io era disposto a tutto, avendo in lui piena fiducia. Egli allora mi disse, che io domandassi più che poteva, ché egli mi avrebbe concesso meno che poteva.


[6611]

Allora io stesi una petizione in data del 2 maggio 1879, in cui esponeva in 3 articoli le mie dimande, e gliela presentai al 3 maggio dello stesso anno. Ma io non solo non ebbi risposta da Mons. Ciurcia della mia proposta Convenzione del 1873, né della mia petizione 2 maggio 1879, ma ad oltre venti lettere che io gli scrissi dal Vicariato o dall'Europa, Monsig.r Ciurcia mai non rispose una sillaba, mai, mai. Solo a quattro lettere che dal 1877 al 1880 io gli scrissi in Alessandria da Cairo o da Siut per facoltà di cresimare od altro, mi rispose quattro letterine. Ma dal 1872 al 1881 mai una volta egli rispose a più di 20 lettere che io gli scrissi o dall'Europa e dall'Africa Centrale.


[6612]

Ciò posto credo che sia perdere tempo per me lo scrivere a Monsig.r Ciurcia trattandosi di un argomento che è meglio trattare a voce, ed intendersela a voce, e poi stendere in iscritto il convenuto. Di più ora, finché domina e campeggia in Egitto il pernicioso monopolio francescano di quell'importantissimo apostolato che impedisce a tutte le altre Istituzioni di operare secondo la pienezza della propria forza (del che Mgr. Ciurcia non ha colpa), non si potrà mai in Egitto far molto bene, come tutte le Istituzioni attualmente esistenti potrebbero fare, non esclusa la mia. Per questo io lascio in Egitto i miei soggetti meno che posso, (vorrei dire delle verità... ma..); ed in questo momento non ho che un solo sacerdote, piissimo e abbastanza buon amministratore, il romano D. Francesco Giulianelli che conosce V. E., con tre fratelli laici che vi si acclimatizzano, e 4 Suore, che certo non dan nulla da fare a quel Vicario Ap.lico, e che ho segretamente raccomandato pei consigli a quei Padri Gesuiti, miei veri amici e benefattori.


[6613]

Di più ho la fortuna che il frate ora destinato da Mgr. Ciurcia per Confessore delle mie Suore etc. è un pio e santo uomo, di cui sono contentissimo, ed egli è contento di noi. Quindi io non domando né ho dimandato nulla di quanto accenna l'E. V. nell'ossequiato suo foglio sovraccitato; né la facoltà nei missionari di confessarsi a vicenda, anche perché ora desidero non averla, perché vi sono in Cairo i Gesuiti, che intervengono e dai missionari e dalle Suore per esercizi e confessori straordinari; né il diritto a quel Vic. Ap. d'intervenire, perché in ogni caso quel Prelato fu sempre pregato da me d'intervenire, ed il mio Rappresentante ha istruzione da me di ricorrere a lui etc. etc. etc.


[6614]

Io sono contento che Mgr. Ciurcia sia coi miei Istituti come un Vescovo è col suo seminario. Io sono lieto che tratti come padre Superiore immediato circa i miei stabilimenti, e ciò fino a che le Regole dei miei Istituti di Verona sieno sottoposte e sanzionate dalla S. C. di Propaganda, nella viva fiducia in Dio che la Sacra Cong.ne non tarderà molto a prendere sull'Egitto quei provvedimenti necessari per dare un maggiore sviluppo a quell'importantissimo apostolato.


[6615]

Io quindi, interpretando la volontà di Vostra Em.za, scriverò a Mgr. Ciurcia pregandolo a sorvegliare ed ad essere sempre il padre dei miei piccoli stabilimenti. E siccome tanto Mgr. Ciurcia, quanto Vostra Eminenza sono disposti a concedere ai miei Istituti di Cairo l'Indulto dell'Oratorio privato, che è, come mi scrisse, quanto fu fatto per Monsig.r Lavigerie in Tunisi, me lo accordi subito senz'altro, e gliene anticipo i miei ringraziamenti.


[6616]

Le scriverò poi con comodo perché finora ho sudato e lavorato e patito molto nei viaggi, e pella terribile sete del Cordofan, in cui (siamo in 95 persone che qui mangiamo e beviamo) mi ci vogliono dai 7 ai 10 scudi al giorno per comperare acqua sporca e salmastra, ed io, benché spesso ammalato per caldo e fatica, devo lavorare notte e giorno. Le scriverò della bella chiesa, che benedirò fra giorni, che sorge nella capitale del Cordofan, lunga più di 30 metri tutta coperta di lastre di ferro galvanizzate, che è la più grande dell'Africa Centrale e Equatoriale, e che forma la meraviglia di questi paesi.


[6617]

Le parlerò del felice movimento della mia Missione, benché senza paragone la più difficile e scabrosa dell'universo. Intanto le accludo qui un Documento, ossia Commendatizia rilasciatami da Rauf Pascià Governatore Generale del Sudan egiziano, cioè di un territorio più di cinque volte più vasto di tutta l'Italia, che si stende dal Tropico all'Equatore e dal Mar Rosso all'Waday. Le mando copia di questo Documento in arabo colla sua traduzione italiana, in cui l'E. V. scorgerà la potenza morale della mia Missione. Qui in Cordofan, ove il fanatismo musulmano ha molto combattuto la missione, ora tutti e Pascià, e Cadì, e Faqui, e arabi nomadi e tutti hanno una grande paura di me, e da questo Divano furono spediti ordini dappertutto di cessare la tratta degli schiavi, e di onorare il Vescovo di tutti i cristiani del Sudan. Vennero a trovarmi i più potenti negrieri, ciascuno dei quali ogni anno strappava migliaia di schiavi dalle loro tribù, fra i quali m'invitò a pranzo il potentissimo negoziante di schiavi Tefaala, che rubò Daniele Sorur alunno di Propaganda, e mi assicurò (??!) che d'ora innanzi non farà più spedizioni per rubar i neri. Io profitterò della mia posizione in pro della religione nostra e della distruzione della tratta degli schiavi.


[6618]

Ma avendole citato sopra dei provvedimenti per migliorare l'apostolato d'Egitto, avendone io grande interesse per l'Africa Centrale, bisogna che mi cavi una spina dal cuore, e che ne apra subordinatamente a V. E. il mio parere. Intanto baciandole la S. Porpora, sono umilmente



Di V. E. ubb. d.mo figlio

+ Daniele Comboni V. A.


1053
Società di Colonia
0
El-Obeid
15. 04. 1881

N. 1053; (1009) – ALLA SOCIETA' DI COLONIA

"Jahresbericht..." 29 (1881), pp. 31-34

El Obeid, 15 aprile 1881

Illustri Signori,

[6619]

Il 5 di questo mese sono arrivato in El Obeid capitale del Kordofan e sono rimasto non poco meravigliato nel vedere qui una chiesa più grande, vasta e bella del palazzo del governatore che, qui, vien considerato un monumento. Il tetto e la facciata sono quasi terminati; una parte della navata e delle mura laterali, a causa della mancanza di acqua, non sono state ancora imbiancate; la questione dell'acqua, miei cari signori, è una questione seria, che si ripete ogni anno, ogni giorno, e sovrasta sempre sui nostri capi. Con un po' di denaro si può sempre trovare qualche cosa da mangiare, ma per poter bere è necessario molto denaro ed in quest'anno tutti e due gli istituti sono stati costretti in alcuni giorni a soffrire la sete, sebbene avessero denaro a disposizione. Il calore è insopportabile, la sete è grande, e come saziarla se vi è solo pochissima quantità d'acqua e per di più a prezzi esorbitanti? In alcuni periodi dell'anno, il prezzo dell'acqua potabile ascende a quindici, venti e perfino venticinque franchi secondo il mese. Quanto più il sole diventa cocente, tanto più rara diventa l'acqua, ed il prezzo sale. Quale strazio, miei cari signori, sentirsi dire dalla superiora delle suore: "Non vi è più acqua per preparare i cibi ai ragazzi", oppure se un bambino grida: "Padre ho sete, non abbiamo più acqua".


[6620]

La necessità esige talvolta che il Superiore stesso vada dal governatore, per chiedere acqua, che deve pagare da 15 a 20 centesimi al litro. Difficilmente in Europa ci si può fare un'idea delle sofferenze che si devono sopportare in queste regioni calde ed assetate dell'Africa Centrale. Soprattutto non si è mai sperimentato che cosa significhi mancanza d'acqua, per poter farsene un'idea più precisa. Se qualche giorno mancasse dell'acqua, da dove la si può prendere per lavarsi il viso e le mani? Fortunati quei missionari e quelle suore che hanno conservato nelle loro catinelle l'acqua con cui si erano lavati il giorno prima. Talvolta si è costretti perfino a bere di quest'acqua che è già di per sè sporca.


[6621]

E se è proprio estremamente necessario lavare la biancheria dei missionari, delle suore, dei bambini, delle ragazze e dei ragazzi, allora le spese di quella settimana si raddoppiano; ma vi è ancora un altro motivo per cui è necessario spendere delle somme per procurarsi dell'acqua: cioè la costruzione ed il ripristino delle stanze in tutti e due gli Istituti.

Durante il periodo delle piogge, che dura tre mesi, i lavori di costruzione e riparazione sono impossibili, per questo è necessario che tutto venga terminato prima, dato che nel Cordofan tutte le abitazioni sono di terra e se il tetto non è ben saldo e i muri ben impastati di terra mischiata a letame, allora l'acqua riesce facilmente ad infiltrarsi e la casa rovina.


[6622]

L'anno scorso, quand'erano iniziati i lavori di costruzione della chiesa, era impossibile riparare le stanze dei due istituti e quando giunsero le piogge, si era costretti ad aprire nelle stanze gli ombrelli per proteggersi dall'acqua che scorreva giù e in grande quantità.

Ciò che non abbiamo potuto fare l'anno scorso, dobbiamo farlo quest'anno altrimenti dentro casa pioverà come sulle strade e l'acqua potrà far rovinare le case.

In tutte le missioni vi sono delle scuole. In El Obeid vi sono copti che desiderano mandare i loro bambini a scuola. Per questo dobbiamo costruire altre scuole, ma purtroppo l'acqua necessaria la si può acquistare solo a prezzi impossibili.


[6623]

Così al presente non si può fare nemmeno quest'opera indispensabile. Vi sarebbe però un mezzo per eliminare questi ostacoli e cioè la costruzione di pozzi o di una cisterna; sarebbe preferibile la cisterna, poiché i pozzi devono raggiungere per lo meno una profondità di 55 metri; inoltre ogni anno bisogna fare altri scavi per renderli più profondi, e a 35 m. di profondità si trova del granito che non si può far saltare se non colla polvere e strumenti adatti a ciò. Una cisterna che potesse dare ogni anno l'acqua necessaria per appagare la sete, per lavare la biancheria, e per le costruzioni necessarie, significherebbe .però una grave spesa. Per questo sarebbero necessari mattoni e cemento.


[6624]

I mattoni cotti vengono a costare 20 franchi al migliaio e il cemento 30 franchi al quintale. La cisterna dovrebbe contenere 300 mc. di acqua circa, per questo si richiederebbe da 50-60 mila mattoni e la quantità corrispondente di cemento senza contare il lavoro manuale.

Quale somma! ah! ma quale tormento se penso ai missionari, alle suore, e ai poveri bambini che in 9 mesi dell'anno soffrono più o meno la sete e negli altri tre mesi vengono sferzati dalla pioggia!

E quale consolazione riceverei, se avessi l'acqua necessaria per appagare la loro sete, e se sapessi che si trovano sotto un buon tetto.


[6625]

Anche ai nostri giorni vi è ancora miseria e sofferenza che noi dobbiamo cercare di mitigare. Vi sono però, ciò nonostante dei cuori compassionevoli ed a questi, miei cari signori, mi rivolgo attraverso la loro mediazione. Questi cuori possono sentire compassione di noi e comprendere le sofferenze dei miei missionari, delle suore e dei bambini; possa il buon Dio toccare il loro cuore; allora potrò io e potremmo noi tutti pregare il Salvatore, che non manca di premiare anche un solo bicchiere d'acqua dato ai poveri per amor suo e in suo nome, perché egli possa benedirli con benedizioni corrispondenti ai doni che ci hanno dato.

Ricevano, illustri signori, l'assicurazione della mia più profonda venerazione, loro devotissimo



+ Daniele Comboni

Vescovo di Claudiopoli

Vicario Apostolico dell'Africa C.le


Traduzione dal tedesco.


1054
P. Stanislao Laverriere
0
Cordofan
16. 04. 1881

N° 1054; (1010) - A STANISLAO LAVERRIERE

"Annali del Buon Pastore" 26 (1881), pp. 3-7

Cordofan, 16 aprile 1881

M. R. Sig. Direttore,

[6626]

Sono arrivato in El-Obeid, capitale del Kordofan, ai 5 corrente, ore 9 ant. Fui meravigliato nel trovare una novella chiesa più alta, più vasta, e più bella della casa del governatore che qui passa per un monumento. Il tetto e la facciata sono quasi terminati, ma una parte della navata all'interno e i muri all'esterno non sono ancora intonacati colla calce per mancanza dell'acqua.

La mancanza dell'acqua è la grave questione, questione annuale, questione tuttora da sciogliersi. Con del denaro si può in ogni tempo trovare qualche cosa da mangiare; ma per bere necessita molto denaro e in quest'anno medesimo i due stabilimenti della Missione han sofferto della sete. La spesa dell'acqua si eleva a 15, 20, 25 franchi per giorno secondo i mesi. Più il sole diviene cocente, più s'innalza il prezzo dell'acqua. Qual crepacuore quando la Superiora delle Suore viene a dire ai missionari: "Noi non possiamo preparare il nutrimento per le morette"; o quando un moretto grida: "Padre, io ho sete!" Fa d'uopo allora andare a trovare il Governatore per farsi dare un po' d'acqua che si paga quindici o venti centesimi al litro.


[6627]

Egli è difficile d'avere in Europa una giusta idea delle tribolazioni che devonsi sopportare in queste regioni aride e caldissime, bisogna averle prima provate per esserne del tutto convinti. Se in certi giorni manca l'acqua per bere, che sarà per lavarsi le mani e la faccia? Fortuna pei poveri moretti e morette se i missionari e le Suore hanno avuto l'acqua per lavarsi e l'han conservata nel bacile, questo servirà loro di gradita bevanda! E quando è necessario lavare la biancheria dei missionari e delle Suore, dei fanciulli e delle fanciulle, la spesa è doppia per una settimana.


[6628]

La costruzione e riparazione delle piccole case dei due stabilimenti aumentano ancora le spese. E' impossibile mettersi all'opera nella stagione delle piogge, che durano da due a tre mesi; bisogna che tutto sia bell'e fatto prima delle medesime, perché al Kordofan le case son fabbricate di terra sabbiosa, e se il tetto non è ben condizionato ed i muri intonacati di terra mescolata agli escrementi degli animali, l'acqua penetra e ruina la casa. L'anno passato, siccome la chiesa era in costruzione, non fu possibile occuparsi dei due stabilimenti, e quando caddero le piogge si dovette aprire il parapioggia anche nelle stanze. Ora, per non vedere andar tutto in rovina, dobbiamo pensare quest'anno a riparare le nostre case.


[6629]

In El-Obeid molti copti amerebbero confidarci i loro ragazzi, ma per questo si dovrebbero fabbricare delle scuole. Ora manca l'acqua e bisogna pagarla dei prezzi impossibili. In attesa, il bene non si fa. Vi avrebbe un mezzo per ovviare a tutti questi inconvenienti, la creazione cioè dei pozzi o meglio di cisterne. La cisterna è preferibile, perché i pozzi devono avere una profondità di 35 metri almeno e ogni anno bisogna approfondirli di nuovo. A 30 metri si trova un granito che non è possibile rompere, se non colla polvere.


[6630]

Una cisterna capace a fornire ogni anno l'acqua necessaria per estinguere la sete, preparare i cibi, lavare la biancheria e riparare le case, deve costare una somma considerevole. Infatti abbisognano dei mattoni cotti e della calce. Ora questi costano 20 franchi al mille, e questa 15 franchi al quintale. La cisterna, dovendo contenere all'incirca 300 metri cubi richiederebbe da 50 a 60 mila mattoni ed un certo numero di quintali di calce, senza contare la man d'opera. Quale somma!

Ah! qual pena io provo quando penso a' miei poveri missionari, suore e morette, che soffrono la sete per vari mesi e che sono travagliati dalle piogge e da altri malori nel resto dell'anno! Quale consolazione proverei invece, s'io vedessi qui finalmente una volta dell'acqua in quantità sufficiente!


[6631]

In questi tempi di desolazione sono sventuratamente troppe le sofferenze da dover alleviare, ma si trova pur sempre nella cara Francia dei cuori d'una carità inestinguibile. Possano aver pietà di noi e intenerirsi sui nostri patimenti!

+ Daniele Comboni


1055
Leopoldo II, Re del Belgio
0
El-Obeid
16. 04. 1881

N° 1055; (1227) - AL RE DEL BELGIO LEOPOLDO II

APRB, (Gabinetto del Re Leopoldo II, n. 1110)

El-Obeid, Cordofan, 16 aprile 1881

 

Maestà,

[6632]

E' con vergogna che mi presento a V. Maestà con questa lettera perché, dopo aver avuto la consolazione di aver la magnifica lettera dell'11 ottobre 1878, che V. Maestà mi ha fatto l'onore di indirizzarmi, e che io conservo sempre religiosamente con me come un prezioso monumento della Vostra bontà regale, del Vostro grande zelo per la civilizzazione africana, non avevo più scritto a V. Maestà come era mio desiderio.

La terribile carestia, la pestilenza, la fame, la mortalità che ha spopolato molte contrade; la morte del mio grande Vicario e di molti missionari e Suore e molti altri motivi e le mie malattie etc. etc. (che spiegherò a V. M. nella mia prossima lettera) e la speranza che avevo di poter aver l'onore di venire io stesso a Bruxelles e ottenere una udienza da V. M., sono state le cause del mio silenzio; e io sono sicuro che la generosa bontà di V. M. mi accorderà il più benevolo perdono. Dopo tutto, io mi trovo molto colpevole verso V. M. perché dovevo scrivere.


[6633]

Io devo comunicare le notizie sull'abolizione della schiavitù a V. M., e informarla anche dell'organizzazione delle mie Opere apostoliche. Ma quello che è più interessante, a mio avviso, sono i risultati positivi e solidi che l'opera ammirabile che V. M. ha fondato, e il grido di guerra che ha inaugurato contro la tratta dei neri, prodotti nell'Africa centrale dal Tropico all'Equatore, che è sotto la mia giurisdizione. Questo sarà l'oggetto delle mie prossime lettere. Ciò che mi preme di dire in questa lettera sono due grazie che imploro dalla bontà regale di V. M.


[6634]

La prima è che mi permetta di offrire a V. M. le mie felicitazioni le più sincere e i miei auguri più ardenti di prosperità e di felicità per le prossime nozze della Principessa Stefania Vostra cara figlia, con S. A. I. e R. l'Arciduca Rodolfo Principe ereditario della Corona austro-ungarica. Le stesse felicitazioni e auguri a S. A. I. e R. a Vostra figlia Stefania che io venererò un giorno come Imperatrice del glorioso impero degli Asburgo, che è il protettore del Vicariato dell'Africa Centrale.


[6635]

La seconda grazia che imploro dall'eminente bontà di V. M. è quella di degnarsi di leggere la lettera di felicitazioni che ho scritto al Vostro degno genero, S. A. I. e R. l'Arciduca Rodolfo, Principe ereditario, per l'occasione delle sue gloriose nozze, e più di avere la bontà di presentarle a lui a Vienna, quando egli verrà nella capitale per questa solenne circostanza delle sue feste nuziali.


[6636]

Ecco le due grazie che imploro da V. M.

Rinnovo a V. M. la preghiera di accordarmi un benevolo perdono per il mio silenzio: è indicibile ciò che ho sofferto e sopportato per la redenzione dell'Africa Centrale; ma io non mi piegherò giammai davanti a nessun ostacolo fino al mio ultimo respiro. Il mio grido di guerra sarà sempre: O Nigrizia o Morte!


[6637]

Vorrei qui aggiungere molte cose, ma il dromedario che porta il corriere parte. Una sola cosa cito a V. M. in una parola: la schiavitù ha ricevuto un colpo mortale e formidabile. V. M. ne ha un grande merito. Lo mostrerò nella mia prossima corrispondenza a V. M.

Che V. M. si degni di gradire i miei profondi omaggi e la mia viva riconoscenza, la mia eterna venerazione e il mio dévouement, con il quale ho l'onore di firmarmi per sempre e con tutto il cuore



di V. M. u.mo, rispettoso, devoto servo

+ Daniele Comboni

Vescovo di Claudiopoli i.p.i.

Vicario Ap.lico dell'Africa Centrale


[6638]

Il giorno delle nozze del Principe Imperiale con la Principessa Vostra figlia noi organizzeremo una bella festa a Khartum e qui nel Cordofan con il console d'Austria il Cav. Hansal. qui, dopo la Messa pontificale e il Te Deum, noi faremo una grande illuminazione con l'intervento del Pascià governatore del Cordofan e del Darfur.

Dal Tropico all'Equatore, dove si estendono le possessioni egiziane, la bandiera austro-ungarica è la bandiera della civilizzazione cristiana; la Missione cattolica è la potenza morale più solida in queste immense contrade.



Traduzione dal francese.


1056
P. Giuseppe Sembianti
0
El-Obeid
17. 04. 1881

N° 1056; (1011) - AL P. GIUSEPPE SEMBIANTI

ACR, A, c. 15/117

Nº. 15.

El-Obeid, 17 aprile 1881

Mio caro Padre,

[6639]

Impossibile mi è di rispondere a tutti i punti delle sue lettere, perché è caldo, ed ho molte occupazioni e lettere etc. Mi limiterò alle principali.

Circa l'ultima comunicazione espostami sulle attuali esigenze delle Peccati, ecco quanto devo dire in coscienza, ed è la pura ed assoluta verità. Badi Padre mio, che forse gatta ci cova, e forse è quel birbone e povero Parroco Grego che soffia, perché egli continua a scrivere anche a D. Bonomi eccitandolo a tornare a far il curato a Montorio, mentre se vi riuscisse (non vi riuscirà certo perché D. Luigi è solido e non si mena pel naso), mi si torrebbe dal fianco il braccio destro mio del Vicariato.


[6640]

Innanzi tutto una volta che la Sig.ra Luigia Zago sul calcolo di 10.000 lire domandò alla p.m. di D. Squaranti 6600 e tante messe da celebrarsi dopo la loro morte, e dopo che la sua proposta venne accettata da D. Squaranti, stando alla giustizia la benefattrice non può più reclamare le 10.000 lire, ma le sole messe: forse coll'onere di pagare 10.000 Lire né D. Squaranti né io avremmo accettato il benefizio; ma trattandosi di messe, e da celebrarsi in futuro sì, come è naturale. Le 6000 e tante messe furono ridotte da D. Squaranti alla metà, mediante lo stringente raziocinio che il medesimo sviluppò a quelle anime pie, cioè: "Come è possibile che Ella, Signora Luigia, che è vissuta sempre da santa, e che ha fatto tanto bene e tante carità al mondo, fino a spogliarsi quasi di tutto, possa andare al Purgatorio ed abbia bisogno di seimila e più messe per liberarsi da quelle pene etc. etc?" Allora furono ridotte alla metà.


[6641]

Io poi due mesi prima che la Sig.ra Luigia spinta dai preti m'intimasse ai tribunali di assicurarle la pensione annua di 2500 lire, ripetendo l'argomento di Squaranti, ed aggiungendovi che charitas operit multitudinem peccatorum, l'ho pregata a sciogliermi dall'obbligo di tante messe dopo la loro morte, e giuro davanti a Dio che ambedue acconsentirono dicendomi: "se il denaro delle messe è necessario per la missione, tralascino pure di dirle, perché l'elemosina alla missione è lo stesso, perché contribuendo a salvar anime, si salva la propria, e simili". Il fatto è che subito dopo ho fatto nota su più di un registro in Verona, che per le messe non v'è obbligo, ove abbisogni la missione; e dopo stabilito il tutto coll'E.mo Cardinal nostro Padre, cioè, la pensione a 2500 (io voleva 1400, ed esse 1600, e l'E.mo suggerì di tagliare il mal per mezzo), io scrissi pei miei successori non essere i miei eredi tenuti ad altro in coscienza obbligatoria verso le Peccati. Questa è la verità.


[6642]

Quanto poi al prometterci assistenza ove non bastassero le 2500 annue, oh! questo sì; io loro lo promisi più volte e a voce e in iscritto; e senz'altro, glielo ho loro promesso anche la settimana scorsa in risposta ad un'ottima lettera che mi scrisse Luigia ai 9 febbr. p.p.

E qui, mio caro Rettore, se anche altri rispettabili personaggi la pensassero altrimenti, le dico il vero che io inclino al mio sentire; e se anche le Zago abbisognassero di centomila franchi, viva Noè che metto in croce il nostro Beppo per farglieli trovare. Come? Le Peccati con tanta carità mi hanno assistito in un momento, in cui io aveva estremo bisogno per dotare l'Ist.o di Verona, affinché la S. Sede affidasse ad esso il Vicariato dell'Africa Centrale (e forse senza quelle due buon'anime io non avrei ottenuta la missione), ed io avrò paura a dare a loro anche centomila franchi?


[6643]

Stia sicuro che nella barba di S. Giuseppe vi sono milioni a nostra disposizione, e stia sicuro che le Peccati non abuseranno, anzi (se eterogenee influenze avessero anche a trionfare momentaneamente di loro) esse chiederanno meno del necessario; e perciò è bene che ella le prevenga, e andandole a trovare, sia ella il primo a chiedere a loro di dar loro soccorsi. Ella dia loro ciò che vogliono: si tratta di dovere di gratitudine. Esse hanno dato con tanta carità; e noi diamo loro con carità maggiore.


[6644]

Si tratta di Gesù: per Gesù esse hanno dato, e per Gesù diamo loro; e Gesù tiene conto di tutto, se anche noi avessimo a dar loro più di quello che abbiam ricevuto. Tutto esce dalla barba dell'Eterno Padre per mezzo di Beppetto, e Beppetto lo faremo saltare per le Peccati che tanto l'hanno venerato ed amato. Io poi sono in credito con Beppetto della chiesa del Cordofan, che è sinora la più grande di tutta l'Africa Centrale, cioè, 30 metri (senza il rotondo davanti) di lunghezza, e tutta coperta di ferro (ossia più di mezza coperta di lastre di ferro galvanizzate che ho fatto venire di Francia, ed il resto coperta di zinco). Vi pontificai Giovedì Santo e vi consacraii santi olii, e vi pontificai solennemente il giorno di Pasqua. Manderò il Disegno esterno ed interno, che mi ha tirato qui un abile pastore protestante, e ne litograferà pegli Annali. Credo di averdetto tutto sulla pendenza peccatiana. Me le saluti di cuore, e le benedico.


[6645]

L'Arcivescovo d'Algeri va stampando e strombazzando che i suoi confini sono al 10º grado, ed intanto si busca oltre a 300,000 franchi da Lione, in danno del mio Vicariato, di cui vorrebbe perfino cancellare il nome. Ma io coll'aiuto di S. Giuseppe ce la farò bella: l'ho pensata e meditata davanti a Dio, e l'ho manifestata solo ad uno; prego Dio che questo grande prelato faccia del bene; ma non ho fede, perché gli manca la poesia del vero spirito: riuscirà perché ha gran personale e gran mezzi; ma farà dei fiaschi; e se la attaccherà con me farà fiaschissimo, perché Dio è vindice della giustizia, e non ha esclusività. Vedremo. Ha ingannato molti, e ciò per ignoranza delle cose africane. Da tutto ciò ne uscirà gran gloria di Dio, e maggior bene all'Africa.


[6646]

Circa Sestri io non ho dato nessun ordine positivo di fabbricare: ho solo espresso, che se avessi denaro, farei la tal fattura, ma altro. Invece D. Angelo disse e scrisse più volte: "se io fo' fatture, se non sono approvate, pago io". Dunque stia tranquillo, e confidi in Dio, che esso stesso guida l'opera sua.

Il riso e candele da Montorio sono arrivate a Khartum. In sussidio delle Suore di Cairo, manderò con Callisto e D. Bortolo (che è deciso a tornare, benché stia bene.... gli manca affatto la carità di Cristo, e quindi non sarà mai buono a nulla, e sarà di peso agli altri; ma la carità l'avremo noi per lui) due nerborute more della nostra casa di Khartum, ma mai manderò Suore di qui. Piuttosto chiamo qui le Suore di là. E' questo il giudizio di tutte le Suore di qui, e specialmente di Suor Teresina, che è una donna all'altezza dell'ardua missione che ha, e che vede chiaro.


[6647]

Del resto quanto a Sestri, la mia opinione è di non spendere nulla in fabbriche, fuorché quello che Ella stessa ha dato in iscritto a Suor Metilde nello scorso autunno. Benedico e saluto Sestri le Suore, D. Angelo, il R.mo Arciprete ed il Sindaco, e Serluppi.

Colla prima occasione mi mandi 4 pacchi da 100 di carte senapate, e mezza dozzina di cristeri lunghi col gonfio in mezzo pei nostri Ospedali o infermerie etc. Il tutto troverà da Vincenzo Carettoni, a cui pagò il vino chinato, che vende a buon mercato.

Virginia cascò a Sestri nelle scale del bagno. A fare stare in letto Virginia e Suor Giuseppina Tabraui ch'era una santa prima mia Superiora non fu capace nemmeno la Madre Generale, e lo stesso Suor Germana. Le arabe sono così, e senza le arabe non si fa scuola né in Oriente né in Africa


[6648]

Ho combinato con gran fatica e fortuna un maestro arabo di Siria che è qui, giovane maronita: spese, vitto, e vestito, e 25 talleri (125 fr. in oro) al mese. E' una vera fortuna. Se trovassi due maestre alle stesse condizioni per Cordofan e Khartum, sarei felice: ma è impossibile.

Ringrazio l'Ist.o femminile e lei degli Auguri per Pasqua; contraccambio. Il Ch.co Neiss è un buon giovane e di talento, come m'assicurano i Gesuiti: non potè essere Gesuita, ma non so altro. Ella lo studi, e potrà dar retto giudizio. Lo esamini se oltre dal P. Boetman, fu in altri conventi. Per Walcher certo vi furono nemici. E Titz è a Verona o a Vienna?


[6649]

Scrivo a Propaganda pel moretto Pietro: intanto lo si istruisca per la 3ª. elem. e mezza prima latina, perché è l'estremo in Prop.da. Ella veda di metterlo in qualche scuola.

Circa il silenzio delle Monache di Salisburgo non vi badi né punto né poco: esse pensano, pregano, ed operano per l'Africa, ed amano alla follia la nostra Opera. Esse alle volte mi tempestano di lettere, ed io non rispondo. Il non rispondere è sistema tedesco: il tedesco fa, e non chiacchera. Alle volte ricevetti tre quattro cambiali in un anno senza una riga di avviso. Fa più il tedesco col silenzio, che cento italiani colle chiacchere.


[6650]

A mia cugina Stampais mandai la ricevuta di cui ella mi parlò.

Quegli oggetti, che io le lascia (d'antichità) per l'E.mo Card. di Canossa li ho tutti raccolti io stesso a Luxor Alto Egitto, cioè, nell'antica Tebe dalle Cento porte, patria dei 10.000 martiri Tebani S. Maurizio etc. Alessandro.

Del resto, ella continui fiducioso in Dio, e mi prepari degli ottimi soggetti d'ambo i sessi. Sono contento che non vi sia più Giorgio, che veramente ha perduto la grazia di Dio, che ben copiosa avea ricevuto. La preghiera e la carità lo richiameranno sulle vie della virtù in sua patria.


[6651]

Quanto a Virginia non divido io la stessa opinione con lei, né credo che sia tale quale ella me l'ha dipinta. Sono convinto che ella abbia parlato in coscienza e sia pieno di carità, e che ella sarebbe stata felice di vederla santa; ma ella sia altresì convinta che anch'io parlo in coscienza, che ho la vera carità di Cristo per lei, e che spero benedizioni del cielo per quello che ho fatto e farò per essa. Come si spiegano queste due cose che paiono contrarie? Ecco: Virginia non è al suo posto: trattare Virginia come una postulante di 14 anni, proibirle di parlare con suo fratello in arabo, essa che fu 18 anni in una comunità molto più pregevole della nostra, ecco la causa per cui Virginia in Verona è un pesce fuori dell'acqua. Virginia è provetta missionaria avvezza ad una vita attiva, Virginia si mortificò in 18 anni di convento e patì come una trappista e più. Perciò è bene e per Virginia e per l'Istituto di Verona, e per la responsabilità di Lei che lasci Verona. Vi penserà S. Giuseppe a cui l'ho raccomandata, e basta. Prima però di lasciar l'Europa voglio che faccia la cura, che non potrà fare fuori d'Italia, ed in ciò parli col D.r Baschera. Io ringrazio lei tanto di quanto ha fatto per Virginia. Spero da Gesù il Paradiso per quello che ho fatto per questa povera infelice, a cui darà certo il paradiso Iddio, perché faticò molto per Dio, ed ebbe la vera carità divina. L'Africa lo sa.

Benedico Lei e gli Ist.i, mille cose al P. Vignola, Tabarelli etc. e preghi tanto per me



+ Daniele Vescovo


1057
P. Giuseppe Sembianti
0
El-Obeid
20. 04. 1881

N° 1057; (1012) - AL P. GIUSEPPE SEMBIANTI

ACR, A, c. 15/118

Nº. 16

El-Obeid, 20/4/81

Mio caro Padre,

[6652]

Mi dimenticai sempre di pregarla a ritirare da Monsig. Stegagnini (mi dimenticai pure io di ritirarle a Verona, e Mons. Steg. si dimenticò di mandarmele a casa nostra) le diverse copie delle due Operette sul S. Cuore e su S. Gius. che compose e mi regalarono e mi mandarono appena uscite alla luce le sorelle Girelli di Brescia. Di più bramerei che ciascun missionario e ciascuna Suora dell'Africa C.le possedesse e si familiarizzasse bene con questi due stupendi libri (oltre il Kempis ed il Rodriguez) per conoscer bene le ricchezze del Cuore di G. C. e la poesia delle grandezze di S. Giuseppe.


[6653]

Questi due tesori uniti alla fervorosa divozione della gran Madre di Dio Imm.ta moglie del grande Patrono della Chiesa Universale e della Nigrizia, sono un talismano sicuro a chi è occupato degli interessi dell'anime nell'Africa Centrale qui in mezzo alle anime d'ambo i sessi di questi paesi, e danno il coraggio ed accendono la carità di trattare familiarmente e con disinvoltura per convertirle a Cristo ed alla Madonna. Modello della vera missionaria dell'Africa Centrale (questa sì che è come, o supera Sr. Giuseppina Tabraui maestra di Virginia, colla Madre Emilienne, che ricevette Virginia a 6 anni, e colle migliori Suore di S. Giuseppe), cioè, Sr. Teresa Grigolini, la quale (manifesto a lei il mio coscienzioso giudizio, che è diviso con altri e con Suor Vittoria) è il primo e più compiuto e perfetto soggetto della Congregazione delle Pie Madri della Nigrizia (lasciamo fuori la eminente santità, dico, santità di Suor Maria Gius. Scandola, che brilla troppo in un soggetto di eroica umiltà etc.): testa, capacità, carità, e pietà distinta: essa alle qualità d'una Figlia di S. Vincenzo de Paoli, accoppia una sublime vita interiore d'una Sacramentina e d'una Figlia della Visitazione.


[6654]

A ciò aggiunge una salute di ferro ed una attività sorprendente, e anche in arabo si difende abbastanza: ecco il tipo che intendo io: qui ed a Khartum ha tirato a Cristo ed alla pratica dei Sacramenti alcune anime, che io mai avrei creduto. Quando verrà il tempo che io pianterò una casa in Siria, in soli sei mesi son certo che Suor Grigolini riuscirà; ed allora la conoscerà a Verona, e vedrà il vero stampo della Suora dell'Africa Centrale. Ma per riuscire a questo, ossia perché ciascuna, o gran parte delle Suore riescano sicure missionarie dell'Africa Centrale, io convengo colla Grigolini (che non sogna neanche che io abbia tanta stima di lei, che anzi la batto), che bisogna educare le novizie, come si fa attualmente dalla nostra Madre di Verona sotto l'ispirazione stimmatina: e perché? perché spedite in Africa così umili, docili, schiette, e semplici, come furono mandate quelle che sono in Sudan, si modellano alla vita pratica, come si vuole.


[6655]

Dunque, quanto all'educazione religiosa ella continui come ha fatto sinora, e come intende di fare, perché io conosco bene e profondamente il suo spirito, e il suo intendimento: santi e capaci. L'uno senza dell'altro val poco per chi batte la carriera apostolica. Il missionario e la missionaria non possono andar soli in paradiso. Soli andranno all'inferno. Il missionario e la missionaria devono andare in paradiso accompagnati dalle anime salvate. Dunque primo santi, cioè, alieni affatto dal peccato ed offesa di Dio e umili: ma non basta: ci vuole carità che fa capaci i soggetti.


[6656]

Una missione sì ardua e laboriosa come la nostra non può vivere di patina, e di soggetti dal collo storto pieni di egoismo e di se stessi, che non curano come si deve la salute e conversione dell'anime. Bisogna accenderli di carità, che abbia la sua sorgente da Dio, e dall'amore di Cristo; e quando si ama davvero Cristo, allora sono dolcezze le privazioni, i patimenti, il martirio. Povero Gesù! quanto è poco amato da chi dovrebbe amarlo! Ed io sono fra questi. E qui in segreto di confessione (pel P. Vignola non vi sono segreti di confessione; a lui può dir tutto) le dico che tutte le nostre Suore di Verona hanno fatto qui ottima riuscita sotto la vigilante e brava Suor Grigolini. Ma se non vi fosse stata l'attività, la mano di ferro della Grigolini e di Suor Vittoria, forse, anzi senza il forse, io sarei stato costretto a ritirare in Verona Suor Marietta Caspi, la mia primogenita, ch'era serva del padre del Camilliano Franceschini e che si confessava dal Superiore dei Filippini il P. Dalla Chiara.


[6657]

Questa Suora era buona, obbediente, docilissima, e cara alla Sup.ra di Verona, e venne in Africa colle prime. Ma essa era piattera, cioè, figlia del peccato, illegittima (e dispiacque immensamente a Sr. Grigolini e Vittoria che nella biografia degli Annali si sia fatto trasparire ch'era illegittima: non fa buon senso a chi aspirasse al nostro Istituto), come è illegittima la novizia Augusta affidataci da D. Falezza. Ho sempre veduto per esperienza oculare che i figli e le figlie illegittime sono calde e piene di fuoco come chi le ha generate; e benché educate nella pietà e purezza, già all'occasione si accendono e s'innamorano facilmente. Marietta Caspi, se non fosse stata tenuta e custodita con una mano di ferro, sarebbe cascata nelle reti di un medico barabba e poi di un altro a Cordofan e a Berber: ella non intendeva di fare l'ombra di male, ma volea parlare e scrivere. Insomma in due epoche diverse, cioè nel 1878 (e là ci rimediai io con un colpo di mano simile a quello che ella ha fatto destramente con Giorgio, supponendo che la sorella se fosse stata avvertita non fosse riuscita a nulla... ed era da supporsi così) e nel 1880 col Dr. Zucchinetti che l'ha curata, ha fatto tribolare Suor Grigolini, la quale avea deciso, se Marietta fosse vissuta, di rimandarla e seppellirla in Verona, ove io v'avessi acconsentito. Però mai successe l'ombra di male, e morì da vera religiosa domandando perdono alle Sup.re ed a me (come Grigolini mi scrisse in Verona).


[6658]

Studiai questa cosa seriamente, e anche mi consigliai bene a Roma. I fondatori di Ordini e Cong.ni esclusero sempre dallo stato religioso (meno rare eccezioni) gli illegittimi; e qui veggo chiaro come l'O degli otto, che aveano buon naso. Dunque anche noi escludiamo dai due Istituti Africani gli illegittimi, o almeno non si mandino mai nell'Africa. Perciò ella non mandi nell'Africa Suor Augusta di D. Falezza, benché buona; ma anche dopo la professione la destini definitivamente in Verona, o in cucina o in altro ufficio; e sarebbe bene che divenisse brava cuoca, com'era Suor Marietta Caspi, affinché divenendo presidente stabile della cucina, insegni bene alle altre.


[6659]

Dunque silenzio perfetto sul fatto di Suor Marietta Caspi: non così della massima di escludere le illegittime, e di destinar sempre a Verona Augusta, almeno per alcuni anni finché passa la gioventù. Ogni regola patisce le sue eccezioni. Se si presentasse una illegittima con buoni numeri, bella dote, istruzione (unite sempre a buon spirito) etc. allora è un altro paio di maniche; allora... si allarga... perché i menchioni non vanno in paradiso.


[6660]

Del resto ella, mio caro Rettore, non si lasci abbattere da nessuna difficoltà: le opere di Dio sono sempre costate sangue, dolori, e morte, disturbi etc. Ma pensi che tutti i disturbi, pene, croci sono meritori, perché si lavora unicamente per Cristo, e per la gloria del suo nome, e per guadagnare le anime negre: è l'opera più difficile dell'Apostolato della Chiesa cattolica. Veda, per tacere di altre, le recenti missioni dell'Equatore, ove non si fa una rapa. Vegga la Missione dell'Alto Zambese affidata ai Gesuiti: è una missione in cui vi sono tanti bravi soggetti Gesuti, vi è un clima più sano del più sano d'Europa; i Gesuiti hanno portato macchine ed elementi stupendi etc. Eppure: finora non cavano una rapa: legga le Missioni Cattoliche di Milano, o le Missions Catholiques etc., e vedrà. Legga fra gli altri il fasc. Nº 9 venerdì 4 marzo 1881 pag. 97 Alto Zambese di Missione fondata e tenuta dai Gesuiti, etc., e ciò nelle Missioni Cattoliche di Milano (Rev. Scurati), e rimarchi a pag. 98-99 quanto scrive quel Superiore Gesuita, che fu 18 anni missionario a Calcutta e Bombay nelle Indie.


[6661]

"A quante difficoltà non dovremo andar incontro prima di abituare questo popolo alle idee e ai costumi del Vangelo!..... Esigere la pratica della legge morale, la restituzione, la rinunzia all'odio.... l'inviolabilità del matrimonio, la castità, la carità tutto questo è impossibile ad una natura decaduta! Come tocchiamo qui la necessità della grazia!...." Il solo pensiero che c'impedisce di non disperare, è la storia della Chiesa, che ci addita più di un popolo, barbaro quanto i nostri Cafri dell'Africa, essersi sottomesso al giogo di Cristo. Ecco cosa dice un gran Missionario Gesuita! Esperimentato da 20 anni di apostolato; e certi Cardinali di Propaganda che non hanno veduto che i saloni dorati di Parigi e Lisbona che non sanno la storia della Chiesa, e che non hanno mai sofferto e patito nulla (e che il nostro E.mo Padre e Vescovo conosce bene, l'E.mo Orelia di S. Stefano, Meglia e qualche altro), hanno detto.....


[6662]

Ma basta, perché anche questo è disposizione di Dio, che tutto ordina bene.... Questi Cardinali (e Mitterrutzner vi metterebbe dentro anche il Cardinal Simeoni) misurano e giudicano le missioni d'Africa col medesimo metro con cui si misurano quelle delle Indie della Cina e dell'America; e ciò è un grave errore, che io ho combattuto, combatto, e combatterò in Propaganda (ove ben intesi vi è tutto lo spirito di Dio, lo zelo apostolico, la rettitudine, e la giustizia: vi è solo un po' d'ignoranza.... che direi quasi colpevole); molti altri Vescovi e Patriarchi e Vicari Apostolici che la pensano come me, perché noi abbiamo l'esperienza, e la grazia di vocazione (posuit Ep.pos reggere Ecclesiam Dei), mormorano cogli altri (specialmente i frati), ma non dicono nulla in Propaganda: ma io scrivo liberamente (ben'intesi che obbedii sempre e obbedirò sempre a qualunque cenno, desiderio, ed ingiunzione di Propaganda, perchè luogotenente del Papa, e ciò ciecamente), e sferzo con tutta gentilezza e tenacità. A Roma si dà ascolto a tutte le canzoni, e si sente tutto.


[6663]

Ma sono certo che dopo cessata la poesia dei famosi 4 Vicariati dei Miss.ri di Algeri di Mgr, Lavigerie, e delle nuove Missioni affidate ai Gesuiti, Algerini, Missioni Africane di Lione, e Padri dello Spirito Santo del Vener. Libermann, in Propaganda si dovrà calcolare e giudicar veri e giusti i miei giudizi, e ci si convincerà che l'Istituto di Verona è pur riuscito a qualche cosa nella più difficile di tutte le opere dell'Apostolato cattolico, e che campeggia davvero la benedizione divina nella nostra Opera, e che detta nostra Opera è davvero opera di Dio. Perciò ella agisca bene e dritto a Verona; ed io taglierò le corna, resisterò, e taglierò le gambe a tutti quei mostri d'abisso, che tentano da molte parti, e con astuzia incredibile di annientarla o snervarla. Cristo è più fino e destro che il diavolo.


[6664]

Ella pensi che molti meriti acquisterà, e una gran truppa di apostoli, Vergini, e negri convertiti la accompagneranno trionfalmente in Paradiso; ma, ripeto, dovrà verificarsi in noi e compiersi il pati, contemni et mori pro te. Dovremo patire, essere disprezzati, calunniati (lei no, io sì), condannati forse, e morire... ma pel nostro caro Gesù! Pel mondo non ci do un centesimo, e nemmeno per l'opinione del mondo: ma per Cristo, è poco il sacrificio, il martirio. Insomma son più belle le nostre pene per Gesù, che tutte le glorie e splendore dello Zar, che morì ucciso dalle bombe nihiliste.

Perdoni che senza volerlo, chiaccherai troppo. Non dormo. Vale.


+ Daniele Vescovo


1058
Don Francesco Giulianelli
0
El-Obeid
23. 04. 1881

N° 1058; (1013) - A DON FRANCESCO GIULIANELLI

ACR, A, c. 15/27

Nº. 9

El-Obeid, Cordofan, 23 aprile 1881

Mio caro D. Francesco,

[6665]

Dalle lettere di mia cugina Suor Faustina tappabuchi delle Suore nostre di Cairo ho inteso della vostra mirabile, pronta e cieca obbedienza a' miei ordini circa le candele etc. etc. Quest'ordine ve l'ho dato in seguito all'aver io visto a Khartum l'enorme consumo delle vostre candele, che sono malfatte, e che vanno troppo giù e producono una spesa superiore alle nostre forze ed al denaro che Dio mi manda. Ora mi giunsero in Khartum due gran casse di candele che io comprai in Europa per oltre a 1400 franchi, per cui per due anni in Vicariato, calcolato ciò che abbiamo di antico e di nuovo, non abbiam più bisogno di candele, compreso il consumo che si farà nella bella e stupenda nuova chiesa di Cordofan tutta coperta di lastre di ferro galvanizzate e di zinco lunga più di 30 metri e che dedicherò a Nostra Signora del Sacro Cuore.


[6666]

Ma in Cairo? Povero il mio D. Francesco! non poter accender quante candele gli piace, e quando vuole per onorare il dolcissimo nostro SS.mo Cuore di Gesù, che è il più sublime tesoro che possediamo! Ah! no! ritiro affatto gli ordini dativi, e vi restituisco in piena libertà e facoltà di consumar quante candele volete, di far quante novene e funzioni ed esposizione dell'Aug.mo Sacramento che bramate, certo che col Cuor di Gesù e con la nostra Mamma Imm.ta non abbiamo nulla a perdere, ma tutto da guadagnare. Dunque state allegro, fate funzioni, novene, e bruciate candele come vi piace, e pregate Gesù che benedica all'ardua e laboriosa ed importante nostra missione. Saluto poi e benedico vostra madre, Suor Maria Teresa Ferro e Madri tutte Agostiniane e Priora di S. Cat. dei Funari in Roma. D. Gio. Dichtl e D. Gius. Ohrwalder sono missionari di primo ordine, di grande spirito di sacrifizio, veramente santi.


[6667]

D. Giovanni predica già in arabo nella Parrocchia di Khartum ogni 15 giorni. D. Paolo Rosignoli si conduce così così: non c'è malaccio. D. Bortolo già ristabilito vuol tornare in Europa, e partirà con Callisto a giugno. Il missionario più capace di tutto il Vicariato, e che abbia maggior abnegazione, e più abile come missionario, parroco, amministratore e solido e positivo, è D. Luigi Bonomi. Gli mancano affatto i bei modi e la gentilezza, per cui è avversato da molti anche dai consoli, ma è il più capace ed il più fermo e fedele: O Nigrizia, o Morte. Il Superiore di Khartum è D. Arturo Bouchard, quello del Cordofan è D. Gio. Batta Fraccaro, quello di Gebel-Nuba lo destinerò quando avrò compiuta la visita.


[6668]

Fra pochi giorni aspetto in Cordofan il telegrafo che mi annunzi i 6000 franchi, che ho chiesti al Sig.r Holz. Sono straordinariamente imbrogliato: ma confido nel Sacro Cuore ed in S. Giuseppe. La spesa giornaliera qui in El-Obeid, ove siamo 85 bocche larghe che mangiamo è straordinaria. Solo di acqua sporca spendiamo dai 7 agli 8 talleri o scudi al giorno. Mio caro Gesù, aiutami.


[6669]

Ritiro parimenti tutti gli altri ordini sulla spedizione del denaro che vi ho dati in un momento difficile (cioè, al riflesso che su 19.000 franchi da voi ricevuti non mi avete mandato un centesimo, mentre dovete tagliare il mal per mezzo, e se a Cairo vi son debiti urgenti, vi sono pure qui urgentissimi): io mi getto nelle braccia di Gesù e della Provvidenza, e mi fido completamente di voi, che mi spedirete più che potrete.


[6670]

Quanto ai 3100 litri di vino da spedire è affatto inutile. Noi qui siam provveduti per tutto l'anno; ed è una pazzia spendere denaro per spedire vino, mentre qui abbiamo estremo bisogno di denaro. Il vino lo spedirete a poco a poco con comodo, per es. a mille litri circa al colpo; ma non mandar nessuno dei laici ad accompagnarlo prima del Kharif, cioè, di settembre. Fra i laici il primo che spedirete, e che voglio che venga in Sudan colla prima spedizione (sempre dopo il Kharif) è Battista Felici, a cui ho preparato l'ufficio a Khartum.


[6671]

Del resto voglio sapere 1º chi ha ordinato a voi di comprare tanto vino, mentre abbiamo tanto bisogno del denaro in Vicariato. 2º d'ora innanzi a Santorino per mezzo dei frati non ordinerete mai più di una sola botte all'anno, e mai di più; e ciò fino a nuovo ordine. Noi quasi tutti qui, ed io il primo, beviamo la merissa del paese, che fanno in casa le nostre more, e poco uso facciamo di vino. 3º Vi ordino di spedirmi i conti di amministrazione ogni mese, o almeno ogni due mesi, perché bisogna che faccia i miei calcoli. 4º A che segno è la nuova chiesa, e la casa maschile? Ho piacere che abbiate fatto fare la nuova cucina. 5º Ho ordinato a Khartum di spedire a Cairo con Callisto due nerborute more nostre per aiutare le suore di Cairo nella cucina, bucato, e lavori grossi.


[6672]

Dopo che voi avete letto questa lettera a voi diretta, fatemi il piacere, se non avete difficoltà, di passarla a mia cugina Sr. Faustina, perché non ho tempo di scriverle. Vi ringrazio della premura che avete avuto per le Suore malate. Pregate, e fate pregare per noi, ché romperemo sì le corna al diavolo, e lo caccieremo di qui coll'aiuto di Gesù.

Ho spedito al Superiore dei Gesuiti una cambiale di Monaco di 2.475 fr. e 54 cent.mi e ciò ai 12 febbr. p.p., e nello stesso giorno scrissi a Monaco di Baviera annunciando la cosa. Dalla Baviera ebbi risposta, e dal Sup.re dei Gesuiti a Cairo, no. Forse la cambiale andò smarrita, e non fu ricevuta dai Gesuiti? Io l'assicurai con ricevuta. Andate da quel Superiore, ed informatevene, e scrivetemi.


[6673]

Sono poi contento oltremodo dello spirito di Dio che regna fra le nostre Suore, e delle eminenti virtù della Superiora Provinciale dell'Africa C.le Suor Teresa Grigolini. E' una santa alla lettera, brava, e come un angelo. Pregate per essa e per le 4 case di Suore che abbiamo in Vicariato.

Saluti i P. Gesuiti, i Frères, Holz, P. Pietro e Francescani, P. Germano Confessore, e sono nel Cuor di Gesù



V.o aff.mo nel Signore

+ Daniele Vescovo e Vic. Ap.lico


1059
Suo Padre
0
Malbes
24. 04. 1881

N° 1059; (1014) - A SUO PADRE

BQB, Autografi, cart. 380, fasc. II, 2


Dalla nostra Colonia agricola di Malbes

24 aprile 1881

 

Mio carissimo Padre,

[6674]

Vi scrivo da una novella piccola cristianità, che noi abbiamo fondata nel regno di Cordofan in luogo di alcuni pozzi chiamato Malbes, ove noi abbiamo creata una piccola cristianità (che diverrà grande a poco a poco), poiché qui abbiamo confinato giovani e ragazze maritati insieme dopo avere ricevuta la educazione cristiana nei nostri stabilimenti di El-Obeid, assegnando a ciascuno un pezzo di terreno, del cui prodotto devono vivere, come vivono, e comprando a ciascuno un asino. Questa cristianità è sotto la condotta del moretto D. Antonio Dobale, che voi conoscete da Verona e Limone, e anche per cambiar aria, essendo qui più sano (ma caldo) vi mando spesso due Suore. Ora devo pensare, che crescendo le bambine, per bene allevarle cristianamente, vi stabilisco una casa di Suore.


[6675]

Ma indovinate. A 14 di queste novelle famiglie non nacque nemmeno un maschio, ma tutte femmine!!! In El-Obeid restai stupito della bella chiesa, ove ho fatto gli olii santi al Giovedì Santo, e vi pontificai il dì di Pasqua, che benedirò fra pochi giorni, e che è bella, tutta coperta di lastre di ferro galvanizzato fatto venire di Francia (il zinco che ho spedito da Milano val poco). Si spesero 800 talleri di acqua comperata. Essa è lunga 31 metri (qui non vi sono né pietre, né calce) e mezzo, ed è la più bella e più grande dell'Africa C.le, ed è la meraviglia di questi paesi. I cristiani di El-Obeid offrirono 1900 talleri in contanti, molti oggetti in natura, legni etc., vi lavorarono (ad eccezione di un capo mastro del paese) i giovani e le giovani dei nostri stabilimenti, ed il bravo muratore Angelo Composta di Negrar, che voi vedeste in Verona; vi sudò come un facchino D. Fraccaro; io vi aggiunsi parecchi migliaia di talleri per supplire al denaro che mancava; ma il maggior merito di questa fabbrica, dei bei ornamenti, stucchi etc. è del giovane sacerdote napoletano D. Vincenzo Marzano, che io ho ordinato prete a Khartum nell'aprile del 1878, il quale ha fatto mirabilia e fu famoso nel batter cassa dai nostri cristiani buoni e cattivi, e anche dai concubinari. E' la meraviglia del paese. Non volendo la città di Khartum stare indietro da El-Obeid, il Console francese di Khartum, come mi scrisse oggi, mi propose di farne una più grande a Khartum; e senz'altro profittando dell'entusiasmo del momento, sto preparando gli ordini a quel Superiore, che è D. Arturo Bouchard americano, che avrete conosciuto a Verona, perché si dia mano subito a quell'Opera.


[6676]

In 15 giorni partirò per Gebel Nuba per fondarvi la nuova Stazione di Golfan fra tribù tutte nude da capo a fondo. Ho molte cose consolanti da scrivervi: ma non ho tempo. Qui trovai la mia Superiora Provinciale dell'Africa C.le, Suor Teresa Grigolini, che è il vero tipo di Suora, che intendo io, e che è un vero angelo per attività, bontà, disinvoltura e capacità. E' questo il modello della vera figlia di carità. Dopo aver ben sistemato il Vicariato, darò un Rapporto generale, che farà rallegrare i buoni. Trovai nel Vicariato molto più di bene di quello che i calunniatori hanno spacciato in Egitto, in Roma ed in Francia e a Verona. Lo stesso D. Rolleri (primo a dir male) restò meravigliato in Khartum, e va dicendo ora che l'hanno informato male, e che ora ci vede fondata speranza. E sì che egli non vide che un po' (sta sempre in camera) Khartum. Egli si mise in viaggio colla carovana dei missionari e delle suore; ma all'arrivo della febbre dopo due giorni di cammino verso Cordofan tornò a Khartum; e siccome crede di non aver salute sufficiente, ha deciso dietro il mio consenso, di tornare in Egitto ed in Europa (forse mi verrà buono per Sestri), e partirà da Khartum alla metà di maggio prossimo con Callisto Legnani di Como, il cui fratello vedeste in Verona.


[6677]

Leggerete sull'Unità Cattolica e sugli Annali del B. Pastore una bella Commendatizia fattami da un fanatico musulmano, cioè Rauf Pascià Governatore Generale del Sudan, che è un territorio vasto più di cinque volte tutta l'Italia, e che è pure sotto la mia giurisdizione tutto. Se ho la pazienza, ve lo trascrivo a vostra consolazione, e a confusione dei re e potentati cattolici d'Europa, che ingiustamente avversano e perseguitano il Papa, i Vescovi, la Religione. Che questi imparino da un turco. Eccolo, ve lo trascrivo in fretta.

(Traduzione dall'arabo)


[6678]

A Sua Ecc. Mohammed Saïd Pascià Governatore del Cordofan, e Procuratore degli affari di Darfur (già impero).

"Siccome Sua Eccellenza Monsignor Comboni Vescovo di tutte le chiese cattoliche del Sudan, nostro amico, è persona che merita tutta la venerazione, rispetto, ed onore, e che fra due giorni da oggi partirà di qui alla volta del Cordofan e Gebel Nuba per visitare le chiese colà esistenti; perciò al suo arrivo nelle parti vostre ricevetelo come si conviene alla sua dignità secondo le regole di onore e rispetto, e dimostrategli bella la vostra amicizia al suo alto grado come noi stessi gli tributiamo particolarmente, poiché egli è una delle alte dignità della sua Religione, che noi dobbiamo onorare, e perché è considerato nel mondo personaggio sapiente e stimato da tutti, e fate in guisa che Egli sia soddisfatto di voi.


[6679]

E quando vorrà partire pei monti di Nuba, con tutto il vostro impegno procurategli i mezzi necessari per arrivarvi, e per tornarsene quando a Lui piacerà con tutto il suo comodo, e che dappertutto e da tutti sia ricevuto con ogni onore, affinché quando ritornerà a noi, possa accertarci della sua piena soddisfazione.

Khartum, 28 marzo 1881



(L.S.) Il Governatore generale del Sudan

Rauf Pascià



Benedico Voi, Teresa, parenti, amici

+ Daniele Vescovo


Qui pascià, generali, fachì, etc. hanno gran paura di me, e sanno che ho pieni poteri per impedire la tratta degli schiavi.


1060
Don Francesco Giulianelli
0
04.1881

N. 1060; (1015) – A DON FRANCESCO GIULIANELLI

ACR, A, c.15/25


Aprile 1881


Breve biglietto.