[1600]
Nell'annunciare all'E. V. R.ma il gran piacere che ho provato nel ricevere il suo preziosissimo foglio 22 p.p., godo sommamente di esternarle i sensi della mia gratitudine, e di assicurarla che non mi permetterò mai di fare alcuna cosa di qualche rilievo, senza dipendere interamente dall'unico legittimo Rappresentante della S. Sede in Egitto e nell'Africa centrale, il nostro veneratissimo Mgr. Vic.o Ap.co, convinto, che, solamente così operando, potrò aspettarmi le benedizioni del cielo nel lavorare a prò dell'opera santissima per la conversione dei negri.
Avendo dal medesimo Mgr. Vic.o Ap.co ottenuto il permesso di occuparmi nella ricerca dell'anime appartenenti alla stirpe negra per guadagnarle a Gesù Cristo, sempre colla condizione sottintesa che ciò faccia con tutta la prudenza possibile, senza comprometterci, e quando vi sia la morale certezza che possano perseverare nella fede nella condizione in cui si trovano, sono in grado di annunciare all'E. V. R.ma che ne ho trovato moltissime presso diverse famiglie cattoliche stabilite in Egitto; anime, che, o sono ancora pagane, o hanno già abbracciato l'Islamismo.
[1601]
Il motivo di questa piaga che qui nell'Oriente colpisce l'infelice razza dei neri, è la tradizionale negligenza dei cattolici padroni, i quali generalmente, o non si curano punto della salvezza della loro servitù etiope, o non vogliono assolutamente che essa diventi cattolica pel folle timore, che, coll'abbracciare la nostra fede, cessa di essere schiava, e quindi può avvenire che essa abbia a sottrarsi dappoi alla loro assoluta dominazione, non riflettendo gli stolti che una tale servitù colla grazia della fede di G. C. diventa assai più fedele e subordinata ai propri padroni, come insegna tuttodì l'esperienza. Non cercando io, benché miserabilissimo sotto ogni rapporto, che la gloria di Dio e la salute dell'anime, mi sento obbligato a ripetere all'E. V. R.ma quale incaricato da Dio di tutte le missioni della terra, ciò che mi sono permesso per l'amore di G. C. di affermare confidentemente al nostro degnissimo Vic.o e Deleg.o Ap.co; cioè, che il motivo per cui tante migliaia di anime negre vanno perdute, è perché i missionari o sacerdoti dei diversi riti cattolici nell'Egitto non hanno certamente inculcato e non inculcano con calore ai capi e alle madri delle rispettive famiglie cattoliche l'obbligo sacrosanto di osservare il IV precetto del Decalogo, che contiene fra gli altri l'assoluto dovere di procurare il vero bene della propria servitù, che è la salvezza dell'anima.
[1602]
E' la cosa più facile del mondo per un capo di famiglia cattolico il guadagnare alla vera fede gli schiavi e le schiave da lui comperate; perché tale dovere dei padroni è una cosa riconosciuta come un diritto e dagli stessi schiavi, e dallo stesso governo musulmano, che in tali circostanze, qualora se ne accorga, non mette mai ostacolo di sorta.
[1603]
Avrei molto a che dirle sulla maniera da usarsi nel compiere questa parte importante dell'apostolato egiziano, che potrebbe costituire il compito secondario degli Istituti dei Neri, e sulle difficoltà superabili che s'incontrano da diversi lati, non escluso qualche sacro ministro. Ma per non essere troppo lungo mi limito ad esternarle, che tutte le osservazioni che potrò fare in proposito, non che tutto ciò che mi verrà fatto di scorgere di opportuno pel bene della nostra santa religione (exceptis excipiendis, perché la sua posizione (del V.o A.o) è delicatissima, appartenendo egli pure all'ordine Serafico), esporrò sommessamente all'amatissimo nostro Mgr. Vicario Ap.lico.
[1604]
Venendo ora a toccare particolarmente alcun che dei frutti dell'Opera nostra, sono lieto di annunziare all'E. V. R.ma che ai 2 del p.p. aprile volò al cielo un moro di 20 anni, Girolamo Rihhan, che fino dal p.p. dicembre io aveva accolto già tisico nell'Ist.o, nella ferma fiducia di vederlo morire nel seno della santa Chiesa, come difatti avvenne, e salvarsi l'anima. Ai 26 di aprile, domenica consacrata al B. Pastore, previo l'accordo del degno Parroco francescano di Cairo vecchio che assistè alla sacra cerimonia, abbiamo conferito nella nostra cappella, il Battesimo ad un'altra mora di 18 anni della tribù dei Denka, la quale conoscendo la sua lingua materna assai meglio che l'araba, era stata prima bene istruita sotto la mia direzione da una delle nostre morette della stessa tribù, e le diedi il nome di Maria Clelia. Dessa ora vive colla sua buona padrona; e noi siamo lieti di ammirare in quest'anima predestinata i veri portenti della grazia.
[1605]
Parimenti stiamo istruendo nella fede una moretta sedicenne battezzata in una città dell'oriente un mese prima, dopo aver soltanto imparato macchinalmente il Pater, Ave, e Credo in una lingua affatto sconosciuta alla giovanetta, che trovammo affatto ignara della nozione della SS. Trinità e di Cristo.
Dopo aver constatato ogni cosa, e soprattutto il motivo per cui questa moretta fu scacciata a percosse dall'Ist.o cattolico che l'avea pochi dì prima ammessa al battesimo, esponendola a perdersi fra i musulmani, ne renderò avvertito per lettera il rispettivo Capo della Missione. Mi tornò impossibile finora di ridurre alla pratica del cattolicesimo un abissinese di 17 anni affidatomi dal V. Console del Belgio in Cairo, che io reclamai dal medesimo Console come per fargli il favore di guarirlo da malattia, ma collo scopo di chiamarlo alla fede. Questo moretto, che io visitai in letto, benché assai infermo digiunava il Ramadan de' musulmani. Il Console me lo accordò volentieri, dicendomi che lo curassi, che appartiene alla nostra santa religione. Il fatto è che non conosce né segno di croce, né la Trinità, né mai udì il nome di Cristo.
[1606]
Constatai che appena comprato da un greco cattolico, fu condotto alla chiesa greca cattolica, e solennemente battezzato. In seguito, come avviene ai poveri schiavi, il giovanetto fu abbandonato in preda al dispotismo della servitù musulmana. Questo fatto è in contraddizione con quest'altro. In una buona famiglia greca catt.a ho rinvenuto due morette, ancor pagane, le quali avendo poscia veduto le nostre morette, si gettarono a' miei piedi, e colle lagrime mi chiesero il battesimo, dicendo esser questo un desiderio da molto tempo. La pia padrona che conosceva bene la bontà delle due schiave, avea consentito a cedermele alternativamente l'una dopo l'altra pel tempo necessario per un'opportuna istruzione: ma si è dovuto protrarre a più tardi questo affare, perché il rispettivo Parroco greco giudicò che è troppo presto e che sono troppo giovani (ha ciascuna 16 anni).
Confido però di riuscire a persuadere questo Parroco (che è molto stimato dalla sua nazione), che intanto è opportuno istruire le due catecumene che non sono troppo giovani, e dopo una conveniente istruzione, non è troppo presto il battezzarle, potendo esse conservarsi bene sotto gli sguardi della pia padrona e della buona famiglia che le tiene in conto di figlie. Di più, dietro il concorso del zelantissimo Vic.o Ap.co dei copti, ho potuto raccogliere e ricevere nell'Ist.o masch. un eccellente giovane del Regno Amarico di 19 anni appartenente agli eretici di Abissinia, che nello spazio di un mese, dacché beve fra noi con singolare avidità la cristiana istruzione, ci porge belle speranze di ammirare fra non molto in lui un fervido cattolico, ed un abile catechista.
[1607]
Finalmente con un aiuto speciale della nostra cara Mamma Maria agli 8 di questo suo mese noi abbiamo potuto impedire che un impiegato cattolico di un rito orient.le vendesse a dei turchi, per ingordigia d'una buona somma di denaro, una grandissima nera Denka diciottenne di forme rare e ricercatissime dai barabbe di qui. Questa mora, dopo che vide la sua amica Maria Clelia (che battezzammo il dì del B. Pastore) istruirsi fra noi, mi supplicò di darle il battesimo; e fin da quei primi giorni osserva rigoroso digiuno, ed è l'esempio di tutte l'altre. Il fatto è che per una provvidenziale serie di cose che non so spiegare, quel padrone diede a me la negra, contento solo che il nostro Ist.o s'incarichi di istruire un'altra abissinese, che egli comprerà, e di insegnarle quel che sanno le nostre morette, perché serva di aiuto e compagnia a sua moglie. Io affidai ad una pia signora maronita la moretta; nella prossima festa dell'Ascensione entrerà nel nostro Ist.o per essere istruita e battezzata; e poi ritornerà dalla predetta signora a vivere nella pratica osservanza della legge di Dio, come fa la padrona.
[1608]
Ecco il nonnulla di frutti, che finora s'è potuto cogliere per l'Opera dei due nascenti Ist.i dei Negri in Egitto. Confido che essi, malgrado tutte le difficoltà, progrediranno di questo passo anche in avvenire, e che potranno far entrare nell'ovile di Cristo parecchie fra le centinaia di negre che io ho veduto, visitato, e esortato, e che dimorano al servizio di famiglie cattoliche dei diversi riti. Da tutto questo l'E. V. rileverà la saggezza del n.o Vic.o Ap.co nel raccomandar prudenza.
Fino ad ora toccai delle gioie: un'altra volta parlerò delle spine. La bacio la S. Porp., e mi dico pieno di gratitudine ed ossequio
di V. E. R. um.o dev.o osseq.o figlio
D. Daniele Comboni