Martedì 15 aprile 2025
La parrocchia di Fontaniva (Padova) e il gruppo degli animatori missionari della diocesi di Padova [nella foto] sono saliti a Limone sul Garda ed hanno fatto memoria dei loro missionari: mons. Camillo Ballin, vicario apostolico dell’Arabia del Nord, a cinque anni dalla morte e p. Ezechiele Ramin nel 40° anniversario del martirio in Brasile.
La casa natale di san Daniele Comboni a Limone sul Garda, illuminata dal sole, tra il verde intenso degli ulivi, la corona di rocce, l’azzurro scuro del lago e il monte Baldo con la cima ricoperta di neve, ha destato in tutti i pellegrini meraviglia e gioia per la sua bellezza e la spiritualità che da essa sgorga.
Così si può riassumere l’esperienza vissuta, nei giorni 5 e 6 aprile 2025, da due gruppi di pellegrini che qui sono arrivati dalla parrocchia di Fontaniva, diocesi di Vicenza e provincia di Padova, per ricordare il vescovo comboniano, mons. Camillo Ballin, nel quinto anniversario della morte, (Roma 12 aprile 2020, a 75 anni); e dalla diocesi di Padova, con gli animatori missionari, organizzati dall’Ufficio per la pastorale missionaria, per vivere una giornata di spiritualità nel ricordo di padre Ezechiele Ramin, nel 40° anniversario della sua uccisione, a Cacoal (Brasile) il 24 luglio 1985.
Mons Camillo Ballin, missionario nelle terre arabo-musulmane, Egitto, Sudan, il sogno della sua giovinezza, e, in seguito, Vicario Apostolico dell’Arabia del Nord: Bahrain (dove risiedeva), Kuwait, Qatar e Arabia Saudita. Uomo intellettualmente molto dotato, capace di relazioni belle e fraterne con tutti, profondo conoscitore della lingua araba, della cultura e storia del mondo arabo-musulmano, ha organizzato scuole per un’alta formazione.
È stato vescovo, apprezzato per la sua umanità e accoglienza, da comunità cristiane le più diverse, sia come origine dei fedeli cattolici, ognuno con la propria lingua, quasi tutti immigrati nei Paesi arabi, sia per i diversi riti religiosi cristiani praticati nella liturgia. La sua è stata una missione difficile, vissuta con molta pazienza, nel rispetto di ogni diversità.
Ha fatto causa comune, a imitazione di san Daniele Comboni, negli stessi luoghi dove Comboni ha vissuto, con il popolo arabo e con i tanti migranti che in quei paesi si recavano in cerca di un lavoro che assicurasse una vita migliore alle loro famiglie.
P. Ezechiele Ramin, giovane missionario comboniano pado-vano in Brasile, dal gennaio 1983 al 24 luglio 1985. In comunione con i vescovi latino-americani, p. Ezechiele ha fatto la scelta preferenziale per i poveri: vivere e operare principalmente per loro; e questo nel nome di Gesù.
Lo descrivono alcune sue frasi: ‘Chi porta Gesù, porta la gioia’. ‘Qui molta gente aveva terra, è stata venduta. Aveva casa è stata distrutta. Aveva figli, sono stati uccisi. A queste persone io ho già dato la mia risposta: un abbraccio’. ‘Amo molto tutti voi e amo la giustizia. Non approviamo la violenza, malgrado riceviamo violenza. Il padre che vi sta parlando ha ricevuto minacce di morte. Caro fratello, se la mia vita ti appartiene, ti apparterrà pure la mia morte’. ‘Ciò che patisce la semente lo patisce il seminatore. Il seminatore usci e non dice che è ritornato’. ‘Dopo che Cristo è morto vittima di ingiustizia, ogni ingiustizia sfida il cristiano’. Sto camminando con una fede che crea, come l'inverno, la primavera’. ‘La vita è bella e sono contento di donarla’.
Nel gennaio 1983 partì per Cacoal, nello stato brasiliano di Rondonia, dove si rese presto conto dei soprusi a cui erano sottoposti contadini e indigeni, espropriati delle loro terre e prese a far comune con loro. Il 24 luglio 1985, di ritorno da una missione pacificatrice tra contadini e proprietari terrieri, cadde in un’imboscata: morì crivellato di colpi d’arma da fuoco, perdonando i suoi aggressori. Aveva appena trentadue anni. Alla notizia dell’assassinio di Ezechiele, disse suo papà, che aveva visto lontano: ‘Perdoniamo. Ezechiele parlerà più da morto che da vivo. Perché Ezechiele non è nostro, appartiene alla Chiesa, al popolo e alla sua memoria’. Da quel giorno vive nella memoria generativa della Chiesa brasiliana e della Chiesa padovana. Giovanni Paolo II ha definito Ezechiele Ramin "martire della carità". La Chiesa lo riconosce come Servo di Dio.
In questi due missionari i pellegrini hanno riconosciuto la santità e la bellezza della vocazione e della missione di san Daniele Comboni, spesso definito il Profeta dell’Africa, l’amico dell’Africa e degli Africani, il pastore secondo il cuore trafitto di Cristo crocifisso. Dall’omelia di Comboni, nel 1873 nella cattedrale di Karthoum: ‘Io ritorno fra voi per non mai più cessare d'essere vostro, e tutto al maggior vostro bene consacrato per sempre. Il giorno e la notte, il sole e la pioggia, mi troveranno egualmente e sempre pronto ai vostri spirituali bisogni: il ricco e il povero, il sano e l'infermo, il giovane e il vecchio, il padrone e il servo avranno sempre eguale accesso al mio cuore. Il vostro bene sarà il mio, e le vostre pene saranno pure le mie. Io prendo a far causa comune con ognuno di voi, e il più felice de' miei giorni sarà quello, in cui potrò dare la vita per voi.
Questo è lo stile di missione di Comboni, e così lo hanno vissuto, padre Ezechiele Ramin, in Brasile e mons. Camillo Ballin nelle stesse terre arabe-musulmane dove anche Comboni aveva vissuto.
Padre Gaetano Montresor