Mercoledì 12 febbraio 2025
Dal 2002, un gruppo di missionari comboniani, a richiesta del Segretariato dell’animazione missionaria e dei superiori provinciali di Europa, si riunisce per condividere i risultati della propria ricerca, allo scopo di contestualizzare la presenza missionaria comboniana nel Continente e definire un paradigma di riferimento per rispondere alle sfide che ci vengono poste dalla realtà che è in un continuo cambiamento. Questo gruppo è conosciuto come il Gruppo europeo di riflessione teologica e pastorale (Gert) e, nel tempo, si è aperto a tutte i rami della Famiglia comboniana.
Dal 4 al 7 febbraio 2025, il Gert si è riunito a Madrid, Spagna, per l’annuale momento di condivisione. Il Gruppo ha seguito l’orario della comunità della sede provinciale di Madrid per i pasti e le celebrazioni liturgiche. Grande e calorosa è stata l’accoglienza dei confratelli, ai quali va il ringraziamento di tutto il Gert.
Il primo giorno, i partecipanti hanno condiviso la situazione socio-religiosa dei paesi di provenienza, con uno sguardo particolare alla realtà comboniana. Ne è uscito un quadro a tinte fosche, ma non negativo. In realtà, si deve tener conto del progressivo invecchiamento del personale, che apre le porte a una maggior internazionalizzazione delle comunità comboniane. Infatti, le nuove leve provengono per lo più da paesi africani e portano con sé nuovi modi di percepire la realtà e di rispondere alle sfide del nostro tempo.
Molte comunità in Europa sono impegnate nell’accoglienza e accompagnamento dei migranti. Si tratta di un servizio svolto in una società che va via via chiudendosi agli stranieri e fa scelte politiche di destra. Cresce anche l’impegno per una conversione verso la ecologica integrale, nell’ascolto del grido della terra e dei poveri.
I temi dei migranti, dell’intercultura e delle sfide rivolte alla Chiesa europea hanno fatto da filo conduttore degli interventi e delle discussioni del secondo giorno. Il gruppo ha, dapprima, condiviso il tema dello straniero nel Primo Testamento, notando come la fede nell’unico Dio si sia formata lentamente in Israele, grazie anche agli apporti offerti dalle culture vicine. L’immagine di un Israele monolitico e separato dai popoli vicini è, in verità, un artificio letterario. In realtà, non si sarebbe giunti a una comprensione più alta di Dio e della sua presenza nel mondo, senza l’apporto di altre culture. Israele ha sempre vissuto in una situazione di multiculturalità.
Sulla stessa linea anche il secondo intervento sulle modalità che ci consentono di passare dalla mera accoglienza all’integrazione degli stranieri in Europa. Il relatore, partendo dall’icona biblica dell’incontro di Gesù con la samaritana al pozzo di Giacobbe, ha sviluppato l’idea di una missione comboniana verso i migranti che sia di difesa dei loro diritti, ma anche di chiara evangelizzazione. Si deve lavorare per rendere i migranti coprotagonisti della nostra missione tra di loro, in linea con l’idea di Comboni “Salvare l’Africa con l’Africa”.
Il rapporto tra cristianesimo e cultura è stato affrontato da una interessante ricerca sulla secolarizzazione, che non va vista in senso antireligioso e negativo, ma come frutto di un cammino religioso inteso come “terreno comune” per il dialogo interreligioso. In questa prospettiva, l’interculturalità viene compresa come un “movimento di reinterpretazione” delle culture e, quindi, anche della fede. Si creerebbe, così, lo spazio per costruire una società dove tutti, a partire dalla propria tradizione rinnovata, possano contribuire in modo positivo. Il rispetto dei diritti umani dovrebbe essere il primo passo per un vero dialogo sociale. Non si tratta solo di integrarsi nella cultura ospite, ma di fare un “salto di qualità” per consentire alle varie culture di camminare alla pari.
Un ultimo contributo è stato quello sulla “ricerca dell’identità”. Un tema importante in questo momento storico di transizione, dove la “perdita di identità” è un pericolo reale, avvertito talvol come una minaccia da chi è insicuro sulla propria identità sociale e religiosa. Il nostro cammino in cerca della propria identità non può prescindere dalla comunità (spazio all’alterità) e rimanere attento alla tentazione dell’intimismo (l’io che determina tutta la realtà).
Questi lavori saranno inoltrati a tutte le comunità della Famiglia comboniana in Europa, attraverso le iniziative di formazione permanente.
Per dare continuità al servizio del Gert, sono stati proposti alcuni temi da approfondire e da portare all’attenzione di tutto circa la presenza missionaria in Europa alla luce dei processi socioculturali in atto. Si prevede lo sviluppo di questo tema da vari punti di vista: quello delle comunità interculturali (padre Fernando Domingues), l’impegno politico (padre Giuseppe Caramazza), la violenza sociale (padre Moses Otii Alir), la difficoltà di trovare nuovi paradigmi interpretativi (padre Paolo Latorre), l’apporto degli anziani (si cerca un confratello), lo sviluppo della missione nell’ultimo Capitolo Generale dei missionari comboniani (Segretariato generale della missione).
I partecipanti a questo incontro hanno ringraziato padre Fernando Zolli per i molti anni di servizio resi al Gert come coordinatore. Padre Zolli è ora in partenza per il Congo. Si dovrà pertanto riorganizzare la leadership del gruppo che, con l’attiva partecipazione di tutti i membri del Gert, saprà dare continuità a questo servizio. Il Gert si incontrerà on line nel pomeriggio del 5 maggio prossimo.
Padre Giuseppe Caramazza e padre Fernando Zolli