Giovedì 20 giugno 2024
Padre Valentino Saoncella, Casale di Scodosia, Padova, 1920-2011, missionario umile, ma attivo e creativo, che non sprecava parole e che parlava con la sua vita. Un suo pronipote con orgoglio ha detto: “Noi siamo stati sempre in missione con nostro zio e questo fine settimana siamo tornati in missione con lui”. [Vedi allegato]

Daniele Comboni scrisse che “Il passato è sempre una scuola per l’avvenire” (S. 1709). È vero. La storia di un istituto passa e si racconta guardando al passato attraverso la vita dei suoi missionari e missionarie. E così continua l’iniziativa, molto apprezzata, della comunità di Padova di ricordare e raccontare la vita dei confratelli per celebrare la missione, tutta la missione della Chiesa, con colore comboniano.

P. Teresino Serra (nella foto, parlando) ha presentato l’uomo, il missionario e i tre amori di P. Saoncella: Dio, la vocazione comboniana e la missione.

Il fine settimana del 14-16 di giugno 2024 è stata celebrata la figura carismatica di P. Valentino Saoncella nella sua parrocchia di Casale di Scodosia (PD). L’iniziativa è partita da P. Gaetano Montresor e hanno collaborato i famigliari di P. Valentino, la comunità parrocchiale col suo parroco don Claudio Bellotto e i compaesani, rappresentati anche dal Sindaco.

Il venerdì, P. Montresor ha introdotto la serata presentando le note biografiche più importanti di P. Saoncella. P Giuseppe Caramazza ha spiegato la mostra, da lui preparata, che illustra le tappe missionarie del nostro confratello. Padre Teresino Serra ha presentato l’uomo, il missionario e i tre amori di P. Saoncella: Dio, la vocazione comboniana e la missione.

È stato ricordato che P. Valentino era l’uomo delle relazioni umane spontanee e semplici. Era il missionario umile, ma attivo e creativo, che non sprecava parole e che parlava con la sua vita. Era il missionario che ha seguito il pensiero di Comboni che voleva che ogni suo missionario fosse come una pietra nascosta con altre pietre, che sostengono la costruzione dell’edificio del regno di Dio.  il missionario, in altre parole, lavora come docile strumento nelle mani di Dio e ripete, come ha insegnato Gesù: “Siamo operai inutili e abbiamo fatto quello che dovevamo fare”.

P. Valentino era anche, e soprattutto, un uomo di preghiera; seguiva le orme di Comboni che aveva insegnato ai suoi missionari che la preghiera è la via più sicura per riuscire nella missione (S. 2426); che preghiera è parlare con Dio della missione (S.3615)

Padre Serra ha poi parlato di una ferita al cuore di P. Valentino Saoncella, che ha sanguinato per molti anni, nonostante la sua fede in Dio. La ferita si chiama “6 marzo 1964”, l’anno in cui lui, con tutti i Comboniani e Comboniane, vennero espulsi dal Sudan. Si legge nel diario di missione, scritto da P. Ivo Ciccaci, suo grande amico e anche lui espulso:

«Stiamo per lasciare Wau per Khartoum. Cristiani e pagani, sfidando spie e polizia, ci hanno espresso il loro affetto.  Tra i partenti c’è anche suor Ines, quasi agonizzante. Lascia il Sudan dopo 33 anni di vita missionaria. Non si lamenta. Sorride. Il giorno dopo morirà a Khartoum, come desiderava lei. Questa sorella è la goccia più preziosa del calice amaro. Noi ci inginocchiamo nella polvere: mons. Ireneo Dud, nostro vescovo, alza la mano e ci benedice. Piange. È un sudanese, è nostro vescovo e nostro padre. Ci dice: “Grazie per aver amato la mia terra. Grazie per aver amato il mio popolo. Noi continueremo il vostro lavoro”. Ci allontaniamo e lui rimane lì, con la sua giovane comunità cristiana, smarrita, indifesa, in balia del nemico. Al momento dell’espulsione di tutti i missionari “stranieri” restavano in tutto il Sudan meridionale Mons. Ireneo Dud, primo vescovo sudanese e 28 sacerdoti; uno di loro, P. Barnaba Deng, verrà ucciso un anno dopo. Aveva 29 anni».

La commemorazione di P. Valentino ha continuato con la S. Messa concelebrata la domenica mattina. La partecipazione della cittadina è stata massiva, gioiosa e anche commovente. Pregare è fare missione; pregare è amare la missione, diceva Comboni e ripeteva P. Saoncella.

L’evento si è concluso con l’agape fraterno del pranzo, offerto e organizzato dal parroco e la sua comunità. È proprio vero che è una grazia incontrare un parroco col cuore missionario, che sa andare oltre i confini parrocchiali per scrutare orizzonti missionari ad gentes. La famiglia Saoncella è stata felice per le giornate dedicate al loro missionario: “Noi siamo stati sempre in missione con nostro zio e questo fine settimana siamo tornati in missione con lui”.