Ricordando Padre Benito Amonini, il missionario della disponibilità e dell’accoglienza

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Sabato 4 febbraio 2023
Questa mattina, giovedì 2 febbraio, festa della Presentazione del Signore, abbiamo celebrato il funerale del nostro confratello P. Benito Amonini. Erano presenti alcuni confratelli di altre comunità e alcuni familiari e amici. P. Eliseo Tacchella ha presieduto la celebrazione, avendo come concelebranti all’altare P. Fabio Baldan (provinciale), P. Gaetano Montresor (Padova) e P. Romeo Ballan. P. Renzo Piazza, superiore della comunità, ha tenuto l’omelia, condivisa con altri confratelli che lo conoscevano. Nel pomeriggio, alle ore 15:00, ci fu la celebrazione al suo paese, presso Piateda-Sondrio.

P. Benito era tornato alla Casa del Padre il 30/01/2023, verso le 14:05 circa, presso questo nostro Centro Fr. Alfredo Fiorini di Castel d’Azzano (VR), all’età di 85 anni. Si è spento, serenamente nel sonno, mentre P. Pierluigi Cadè gli teneva la mano. P. Benito era stato ricoverato qualche settimana fa, per criticità emerse nel suo stato di salute, per poi rientrare a Castel d’Azzano. Si era ripreso un poco ma, ultimamente, mostrava segni di crescente debolezza.

Funerale del P. Benito Amonini

P. Benito Amonini

P. Benito è arrivato a Castel d’Azzano in condizioni di salute molto precarie, con difficoltà di udito e di parola. Non ha mai avuto l’occasione di raccontarsi, di condividere qualcosa della sua vita. E noi non abbiamo avuto occasioni per ascoltarlo. Ci sembra giusto oggi dare un po’ di spazio a lui. La sua storia di missionario è stata ricca, bella, evangelica. Ne tratteggiamo i capitoli più significativi.

Capitolo 1. I primi anni di sacerdozio: 1962-1972

Ho incontrato P. Benito per la prima volta nel luglio del 1962 durante il mese di prova ad Asiago, accompagnato dal P. Elio Benedetti: venivano a conoscere e incoraggiare i nuovi seminaristi di prima media. Il più anziano, Elio, lasciava il posto di vicerettore al neo ordinato. A Trento eravamo in 120: tra i prefetti, Guido Cellana e Pietro Settin. P. Benito era un vero educatore: creativo, esuberante, artista e aveva a cuore l’educazione dei ragazzi. Mi regalò un libro: il vangelo della vita, perché lo leggessi, a voce alta, vi trovassi dei contenuti su cui riflettere e mi esercitassi a leggere bene e chiaro in pubblico.

La morte di mio papà nel 63 fu l’occasione di conoscere meglio la mia famiglia, di cui divenne frequentatore abituale e amico fraterno.  Fraternità e amicizia che si estese a macchia d’olio a parenti e amici.  Gli eventi più importanti della famiglia furono marcati dalla sua presenza, dal matrimonio delle sorelle fino alla preparazione della mia ordinazione sacerdotale nel 77. Gli devo molto. 

Nel 64 fu destinato a Rebbio come promotore vocazionale e dopo qualche anno divenne formatore  e Superiore della comunità. Mi invitò per 4 anni a Angolo Terme come assistente dei ragazzi e per altri due anni partecipai alle vacanze dei seminaristi durante l’estate. Esperienze belle,  gioiose e formative, con una notevole partecipazione di amici e collaboratori. 

Dei campi di Angolo (alcuni fatti in collaborazione con il P. Ceriani) ricordo  che non erano vacanza allegra, ma occasione di formazione umana e spirituale. P. Benito non ci faceva sognare l’Africa, ma ci aiutava a stare con i piedi per terra e a crescere in responsabilità e rispetto nelle nostre relazioni. Ricordo la sua creatività nell’organizzare squadriglie con bandiere e foulard,  i canti, i falò, i gruppi, il diario, la valutazione della giornata… Ricordo le messe su per le montagne, con  omelie apparentemente improvvisate, che tenevano unita la terra e il cielo, il camminare e gli ideali della vita, la fatica e il premio, i canti a più voci in mezzo alla natura… Manteneva vivo l’interesse per la missione soprattutto attraverso la testimonianza dei confratelli che in missione c’erano stati e l’avevano vissuta intensamente: P. Zeziola, P. Bonfanti, P. Salvano… Per me è stata una scuola di vita e una preparazione remota ad impegni futuri.

Era molto attivo nel ministero fuori casa ed era attento al mondo dei malati e dei sofferenti, partecipando come animatore spirituale a numerosi pellegrinaggi con i malati a Lourdes.  Mi è rimasto in memoria un momento di tristezza quando un superiore gli scrisse invitandolo a moderare l’entusiasmo e a circoscrivere i suoi impegni.  

Dopo 10 anni di servizio in Italia, partì per la missione del Congo.

Capitolo 2. La prima missione: 1973-1984

Testimonianza di p. Romeo Ballan: «Ho vissuto 10 anni belli con P. Benito nello Zaire-Congo e sono lieto di ringraziare con lui il Signore per i suoi lunghi anni di fruttuosa vita missionaria. Benito era un uomo buono, trasparente, cuore grande, uomo di pace e di condivisione. Per dono di natura e di grazia, era una persona che portava serenità in comunità e con la gente; non conservava rancori, sorrideva e passava sopra ai piccoli contrasti della vita quotidiana. 

Si era creato una vasta rete di amici e benefattori, che gli inviavano offerte e altri aiuti; egli li gestiva non solo per la sua missione ma anche per altre persone. Era molto generoso nell’aiutare i più poveri; aiutava i confratelli e all’occorrenza alimentava la cassa provinciale prima che entrasse in funzione il Fondo comune. 

Ma soprattutto sapeva condividere la sua vita con grande disponibilità ogni volta che gli veniva chiesto un cambio di missione o di collaboratori; l’ho costatato personalmente, per esempio, quando gli proposi di lasciare la parrocchia di Ndedu per farsi carico del Centro diocesano di formazione dei catechisti a Nangazizi, dove investì il meglio di sé, con buoni risultati. 

Ricordo che quando ci incontrammo in Casa madre molti anni dopo, mi condivise a cuore aperto aspetti profondi della sua vita spirituale e della sua preghiera; mi diede così nuovi impulsi per la mia vita personale e per il ministero pastorale con la gente. Grazie, caro amico Benito. Dal Cielo continua ad aiutarci con la tua intercessione missionaria».

Capitolo 3. Quasi 30 anni di Congo: 1990-2018

Testimonianza: P. Eliseo Tacchella ha sottolineato anche lui la grande disponibilità di P. Benito. È stato lui ad aprire la missione di Bibwa, alla periferia di Kinshasa. Era molto accogliente verso tutti, confratelli, amici e congolesi. Sempre pronto a servire ed aiutare, col sorriso, era stimato da tutti. NON DICEVA MAI DI NO! P. Benito è stato un grande missionario!

Capitolo 4. L’addio alla missione: 2018

Ai confratelli del Congo scrisse così:

“Sento il dovere di salutarvi prima di lasciare il Congo con l’intenzione di non tornare. Questa decisione viene presa dopo diversi mesi di lavoro interiore e consultazioni. Dopo 56 anni di sacerdozio e 40 anni in Congo, vorrei preparare la mia ultima stazione che mi porterà all’INCONTRO con il Signore, cercando di imparare a riposare, rilassarmi, pregare, contemplare e comunicare con la missione, che mi ha sedotto dal seminario minore, che ho vissuto facendo tante cose, sbagliando anche, attraversando prove e cercando di amare.

Non sto fuggendo (ho vissuto paure e guerre in 10 anni a Kisangani, dal 1990 al 2000). Amo come posso il Congo e ognuno di voi. 

Dio sa l’ora dell’incontro. Quando sono uscito dal coma nel luglio 1988 a Kisangani, ho accettato la mia morte, e da allora ho mostrato gioia e a Lui dedico questo momento. A poco a poco mi preparo a lasciare questa terra ringraziando il Signore per quanto ha saputo operare in me e attraverso di me in questa missione. Staccarmi da questa realtà mi avvicinerà – spero – a voi e alle comunità servite nei 65 anni dal mio ingresso in questa famiglia ecclesiale, attraverso la ricerca più profonda della spiritualità, attraverso l’Eucaristia e l’intercessione.

Chiedo ai confratelli di Isiro, Kisangani, Yanonge, Bibwa di salutare per me le comunità che ho citato e, al mio ultimo cambio, un requiem.

Capitolo 5. Il crepuscolo: 28 febbraio 2021

Lasciamo ad una delle sue ultime lettere circolari la riflessione sulla vita che volge al tramonto.

“Perché ho dato anni per costruire chiese e cappelle, le scuole, i dispensari, i lebbrosari, pozzi, e i battesimi, le cresime, i matrimoni, le ordinazioni sacerdotali, i gruppi, le corali, le feste, i funerali, Il gruppo GAM, la corrispondenza con amici, benefattori, organismi? Perché ho creduto a quello che mi insegnava mamma Zaira? E ho creduto alla vocazione sacerdotale e missionaria? Perché ho scelto di lasciare il servizio alla missione in Congo con il desiderio di imparare a stare di più col Signore?

Perché rileggendo le mie lettere ho visto che l’amore di Dio mi ha accompagnato sempre e anche nei momenti di prova, e che quelli che ho incontrato da vicino, qui in Italia e in Congo, hanno condiviso la missione e sono stati e rimangono sempre segni della presenza operosa di Dio che guarda con misericordia a tutto quel che ci succede. 

Siamo fragilissimi “solo un soffio è ogni uomo che vive” ci avvisa il salmo 38, ma anche portatori del mistero di Dio che attraverso i secoli accompagna l’umanità verso il Regno, lo stare faccia a faccia con Lui per l’eternità. 

Stare faccia a faccia con lui per l’eternità è quanto ci ha detto l’apostolo Paolo: “Verremo rapiti nelle nubi, per andare incontro al Signore in alto, e così per sempre saremo con il Signore”. Questa è la nostra fede e la nostra speranza.

L’amore di Dio che ci accompagna sempre” è quanto ci è stato annunciato dal Vangelo di Giovanni, letto poco fa: “Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga”.  

Capitolo 6. L’addio: Un giovane di Butembo 31 gennaio 2023

Reverendo Padre, tu sei stato vicino ai bambini vulnerabili e abbandonati della nostra diocesi. Li hai serviti per amore come un padre attraverso i consigli, sei stata il loro infermiere nonostante il peso dell’età. Ti unisci a Fratello Ivan, oh Padre Benito! I tuoi sorrisi sulle tue labbra, la delicatezza dei tuoi passi, la tua calorosa accoglienza, Oh Padre Benito! Intercedi per questa gioventù vulnerabile che hai aiutato così tanto. Che il Creatore ti accompagni in paradiso. Addio Padre Benito, Addio Padre Benito!

comboni2000