Venerdì 3 dicembre 2021
Il silenzio di Dio è stata un'esperienza di coloro che procedono nel cammino della fede. Il libro sul silenzio di Dio nella vita di Madre Teresa di Calcutta ha ispirato alcune riflessioni a Papa Benedetto XVI. In questo articolo Padre Antonio Furioli, missionario comboniano, analizza questa esperienza come parte di ogni vita apostolica, prendendo come esempio, tra gli altri, San Daniele Comboni (1831-1881). [Per scaricare il testo completo, clicca qui]
LA NOTTE APOSTOLICA
Avanzare come Abramo nel silenzio e nella solitudine della notte
I mistici cristiani non hanno ottenuto il privilegio del martirio, tuttavia hanno imitato in tutto e da molto vicino la passione del Signore. Cristo Gesù è il modello unico, l’archetipo sia della contemplazione sia della missione. È questa la cifra della mistica cristiana, che la contraddistingue dalle mistiche delle altre grandi religioni dell’umanità, rendendola unica, singolare e irripetibile.
In realtà gli itinerari mistici mettono in evidenza la molteplicità, la complementarietà, ma anche la grande diversità dei carismi, insigni doni dello Spirito Santo elargiti ai singoli credenti per l’edificazione del popolo santo di Dio. Questi doni così ricchi e diversi servono da supporto a grazie ancora più straordinarie ed elevate. Ideale della vita mistica è quello di giungere all’unione trasformante con Dio per mezzo d’una vita di contemplazione, di agápe e di umile diakonía dei poveri, autentica epifania di Cristo sulla terra, poiché “da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà” (2 Cor. 8, 9).
Solo i mistici sono stati abilitati dallo Spirito Santo a introdurci in quel “secretum” o in quell’ “absconditum”, in quell’ “intus” [“Ambulare cum Deo intus.” (De lætitia bonæ conscientiæ, in De imitatione Christi, lib. II, cap. 6, § 4)] che noi abbiamo osato violare con filiale e confidente fiducia nel Padre Celeste, che vive nel segreto (cf. Mt. 6, 6). Fin da quaggiù siamo in grado di percepire un’anticipazione delle gioie soprannaturali, vedere l’invisibile, ascoltare il mormorio impercettibile di Dio che si propone alla nostra ricerca, ma solo i mistici vedono l’invisibile, che si differenzia da tutte le realtà create per la sua capacità di saziare l’inquieto e tormentato cuore dell’uomo. Essi solo percepiscono la flebile voce di Dio, che non ascolta più il frastuono e il chiacchiericcio petulante dei nostri inutili discorsi e finanche delle nostre preghiere interessate e monotone: “perché noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili. Le cose visibili sono d’un momento, quelle invisibili sono eterne” (2 Cor. 4, 18).
P. Antonio Furioli,
Missionario comboniano