Roma, martedì 15 novembre 2011
Fr. Daniele G. Giusti, assistente generale, visita ufficialmente la Provincia comboniana del Tchad dal 1 al 20 novembre 2011. La Repubblica del Tchad confina con altri sei Stati (Libia, Sudan, Camerun, Nigeria, Niger e Repubblica Centrafricana) e ha una popolazione di circa undici milioni abitanti, fra cui più di 800 mila vivono nella capitale N’Djaména. In tutto i cattolici non arrivano a un milione. I Comboniani hanno una lunga storia in Tchad che risale ai tempi del fondatore san Daniele Comboni. Oggi, nel paese ci sono 28 missionari comboniani – 2 vescovi, 2 fratelli, e 24 sacerdoti – presenti in quattro diocesi e otto comunità.
In prima persona Fr. Daniele ci racconta il suo diario di viaggio che va dall’arrivo alla capitale N’Djaména, il primo novembre, alle visite alle missioni dove lavorano i Missionari Comboniani:
“Dopo una breve sosta a N’Djaména, dove ho incontrato i confratelli e visitato la Tenda di Abramo (iniziativa per il dialogo interreligioso), ho avuto l’opportunità di rendere omaggio a Mons. Matias Ngarteri, Arcivescovo di N’Djamena.
Poi è cominciata la discesa al sud del paese con una prima sosta a Laï, dove ho potuto visitare le nostre due comunità di Laï e di Dono Manga e salutare il Vescovo nostro confratello Mons. Miguel Sebastián.
Ho proseguito poi per la diocesi di Doba dove ho visitato la missione di Bendoné. Qui, oltre all’incontro con i nostri confratelli, ho potuto assistere al commovente momento dell’invio di 12 famiglie cristiane ai loro villaggi, dopo aver completato l’anno di formazione presso il Centro Catechetico di Bendoné. Alla cerimonia, presieduta dal Vescovo di Doba, il comboniano Mons. Michele Russo (foto sotto), ha partecipato anche l’incaricato d’affari della Nunziatura di N’Djaména, Mons. Ruben Ruiz Mainardi
Dopo la missione di Bendoné la visita ha toccato Doba, centro della diocesi, e la missione di Bodo, dove vivono i confratelli P. Abel Torres, P. João Rodrigues da Costa ed l’ultimo arrivato, P. Sebastian Chmiel, dalla Polonia. Nel viaggio tra Bodo e la missione successiva, Moissala, ho potuto visitare brevemente la nostra antica missione di Bedjondo, dove si trovano oggi le suore comboniane. Qui ho potuto rendere omaggio e pregare sulla tomba di P. Francesco Tomasoni, morto in questa missione nel 1991.
La visita successiva è stata Moissala, la prima missione comboniana in Tchad. In uno dei settori più lontani di questa parrocchia, ha avuto luogo la prima messa di P. Filippo Ivardi Ganapini (foto sotto), da poco ritornato a Moissala come sacerdote, dopo il suo periodo di servizio missionario. Inutile cercare di descrivere l’atmosfera che ha dominato la cerimonia: i cristiani del settore non hanno potuto contenere la loro gioia per quello che hanno considerato un privilegio raro per un’area di solito dimenticata da tutti… ma non da Gesù e dai suoi missionari”.
Piccola storia della presenza comboniana nel Tchad
In un primo momento, una volta eretto il Vicariato dell’Africa Centrale nel 1846, qualcuno pensa di arrivarci attraversando la Libia e il Tchad. Poi invece si sceglie la via più “facile”, che dall’Egitto risale il corso del Nilo. È il percorso fatto da Comboni, al cui Vicariato appartiene anche il territorio del Tchad. Sottratto alla sua giurisdizione nel 1878, il Tchad viene restituito al giovane Istituto comboniano agli inizi del 1900. I Figli del Sacro Cuore di Gesù ad un certo punto chiedono di stabilirsi nella parte centrale del paese. Il governo locale risponde di non avere obiezioni, purché i missionari siano… francesi! Non ce ne sono, e così non se ne fa nulla.
Mezzo secolo più tardi, nel 1973, sono le suore comboniane a varcare per prime i confini del Tchad. Cominciano a Djoli, nella diocesi di Sarh, nel sud del paese. Nel 1974 vanno a Danamadji. Si dedicano all’animazione parrocchiale, azione cattolica, catechesi, servizio sanitario nei villaggi. Nel frattempo, il gruppo dei comboniani in Centrafrica appoggia la richiesta di qualche vescovo che li vorrebbe a lavorare in Tchad. L’instabilità sociale e politica dell’Africa, la minaccia di espulsioni in Uganda e la prospettiva di collaborazione con altre forze missionarie consigliano all’Istituto una strategia di presenze in gruppi numericamente ridotti ma distribuiti in più paesi africani.
Nel 1975 il Capitolo Generale autorizza l’espansione comboniana in Tchad. È il 1977 quando i comboniani arrivano a Moissala. L’anno seguente sono a Bedjondo, dove verranno raggiunti dalle suore comboniane. Poco dopo vanno a Doba. Kassai e Bégou, due zone di periferia della città di Sarh accolgono i comboniani nel 1983 e 1984. La metà degli anni ottanta è particolarmente dura per il paese, colpito dalla carestia e sconvolto dalla guerra civile. In varie località i missionari si trovano in difficoltà, condannano i massacri e sono minacciati di espulsione. Padri, fratelli e suore restano a fianco della gente, segno di speranza e sostegno per tutti, senza distinzione di credo religioso.
A Bedjondo, nel 1984, la situazione è tale che le suore devono abbandonare la missione. Poi tocca ai padri, di notte, su un carretto. Tornano dopo quasi due anni. La carestia ha fatto circa 3.500 vittime, ma si riprende daccapo, con coraggio, ad aiutare tutti. All’assistenza infermieristica, le suore aggiungono la guida di una scuola di economia domestica, quanto mai utile e preziosa. L’ultimo decennio vede le suore stabilirsi a Bebedja (1993), Sarh (1999) e Deressia (2003), mentre i comboniani aprono Bodo (1997) e Bendoné (2001), estendono il loro raggio d’azione a Laï-Deressia (2000) e danno inizio al postulato di Sarh (2000). Nella nuova diocesi di Laï, retta come quella di Doba da un vescovo comboniano, viene aperta nel 2003 la comunità di Dono-Manga. Quasi contemporaneamente, una nuova presenza in un quartiere musulmano della capitale N’djaména (2002) cerca di favorire l’incontro e il dialogo fra cristiani e musulmani.
Giuridicamente, il gruppo comboniano in Tchad è rimasto unito al Centrafrica fino al luglio del 1989, divenendo in seguito Delegazione e quindi, nel 2002, Provincia autonoma. Oggi, nel paese ci sono 28 missionari comboniani – 2 vescovi, 2 fratelli, e 24 sacerdoti – presenti in quattro diocesi e otto comunità.