In Pace Christi

Dusi Pietro

Dusi Pietro
Data di nascita : 20/02/1933
Luogo di nascita : Mizzole/Italia
Voti temporanei : 08/12/1952
Voti perpetui : 08/12/1958
Data decesso : 12/09/2014
Luogo decesso : Verona/Italia

“Domenica 20 ottobre, giornata missionaria mondiale, il Papa ha elevato agli onori degli altari due giovanissimi catechisti africani uccisi in odio alla fede il 18 ottobre 1918. Fr. Pietro Dusi è stato uno degli organizzatori della festa, sia a Roma, come in Africa. Lo presentiamo. Quarant’anni d’Africa tra Sudan e Uganda e 50 come missionario comboniano, una famiglia di otto fratelli alle spalle, dalla quale il Signore ne scelse due: uno per la Congregazione dei Poveri Servi della Divina Provvidenza (San Giovanni Calabria) e un altro per i missionari del Beato Daniele Comboni. Gli africani lo chiamano Oriba (unione)” (dall’intervista di P. Lorenzo Gaiga a Fr. Pietro Dusi, ottobre 2002).

Brevi cenni biografici e partenza per la missione
Fr. Pietro era nato a Mizzole (Verona) il 20 febbraio 1933 da Carlo e Giuseppina Avesani. Nel 1947 entrò nella scuola apostolica di Trento (Fai) come studente e ne uscì dopo la seconda media, nel 1949. Nel 1950 chiese di entrare nell’Istituto come Fratello coadiutore “per sacrificare e spendere tutta la mia vita per la salvezza delle anime, per estendere col mio lavoro il regno di Cristo dove è ancora ignoto”, come scriveva nella lettera del maggio di quell’anno al Superiore Generale.

Fr. Pietro emise i primi voti l’8 dicembre 1952 e quelli perpetui nel 1958, mentre si trovava già da due anni in Sudan, dove era stato mandato a soli 23 anni. Vi rimase fino all’espulsione dei missionari nel 1964.

Il periodo italiano

Dopo tre anni in Spagna, fu destinato all’Uganda come addetto alla casa, nelle comunità di Nyapea e Paidha. Nel 1978 fu assegnato alla comunità di Messina (Italia), per lavorare nella promozione vocazionale di aspiranti Fratelli. Destinandolo alla provincia italiana, il Superiore Generale di allora, P. Tarcisio Agostoni, gli scriveva: “Ti ringrazio del buon lavoro che hai fatto in missione nei diversi posti in cui sei stato… sono sicuro che l’entusiasmo e la generosità che hai dimostrato si riveleranno ugualmente in Italia. So che facevi difficoltà perché tecnicamente non ti senti preparato al lavoro che la Provincia ti chiederà: io invece sono convinto che, più che di tecnici, abbiamo bisogno di testimoni, di persone autentiche che parlino con il cuore, che parlino per esperienza e che sappiano infondere l’amore per la consacrazione della vita alle missioni”.

Il ritorno di Oriba
Nel 1983 fece ritorno in Uganda, dove è rimasto per tutto il resto della sua vita missionaria, lavorando come addetto alle costruzioni, in diverse comunità: Angal, Parombo, Pakwach, Matany, Kalongo, Kiryandongo, Namalu, Bala, Alenga e Aliwang.

Per capire un po’ meglio la personalità di Fr. Pietro, riportiamo alcuni brevi brani dell’intervista, cui abbiamo già fatto riferimento, di P. Gaiga a Fr. Pietro, in occasione della beatificazione di Davide Okello e Gildo Irwa, il 20 ottobre 2002.

“La fama della loro vita santa e del loro martirio si tramandò nel tempo per cui tutti li ritenevano santi. La Chiesa ha dichiarato autentica questa fama beatificandoli” diceva Fr. Pietro e, alla domanda di P. Gaiga – E tu cosa hai fatto per loro? – rispondeva: “A pochi metri dalla terra bagnata dal sangue di Davide e Gildo abbiamo costruito un santuario a loro dedicato. Dico “abbiamo” perché con me hanno lavorato tutti i cristiani del posto. La chiesa misura m. 20x10 ed è alta quasi 12. È costruita in pietre di granito. Ma ora ci siamo accorti che dovremo aggiungere delle ali perché è troppo piccola e non riesce a contenere i cristiani. Davvero il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani… Anche tra i giovani africani c’è tanto coraggio nel testimoniare il Vangelo e dare la vita per il Signore e per il vero bene dei loro fratelli. Da parte nostra, dunque, c’è bisogno di un cambiamento di mentalità nei loro confronti”.

Ed ecco la sua risposta all’ultima domanda di P. Gaiga sul perché lo chiamassero Oriba: “Per mettere in pratica l’insegnamento di Comboni, salvare l’Africa con l’Africa, mi sono sforzato di lavorare non “per” loro (gli acholi, n.d.r.), ma “con” loro; per questo sono stato chiamato Oriba, cioè unione. Il nome mi è stato dato dal capo in una specie di cerimonia che ricorda vagamente il battesimo. Io ne sono fiero e spero che questo nome sia sempre un programma per me. Molte mamme a Paimol chiamano i loro bambini con il nome di Oriba, nella speranza che i loro figli siano uomini di pace, di unione, di concordia. E ce n’è bisogno nell’Uganda di oggi”.

Domeniche di missione
Fr. Dusi ricorda: “Sveglia alle 6.30, un po’ di colazione e poi si parte in moto... ogni domenica andavo nei villaggi a portare l’eucaristia ai cristiani. La gente mi accoglieva sempre con gioia... con loro leggevo la Parola di Dio, e la gente accorreva e ascoltava. Aveva sete di Gesù.

Qualcuno mi ha ammonito perché davo l’eucaristia a chi non era confessato, ma ricevere il corpo di Cristo era più importante, ne sono convinto. E vedevo la gioia che suscitava nella comunità.

Animavo poi le comunità cristiane a collaborare per costruire una cappella, un dispensario... Li stimolavo a prendere l’iniziativa, a procurare il materiale... Ho sempre cercato di fare per gli altri, con gli altri, perché sono convinto che i popoli africani debbano crescere camminando con le proprie gambe, in questo senso deve andare il nostro aiuto”.

Testimonianza di P. Guido Oliana
Ho conosciuto personalmente Fr. Pietro Dusi in Uganda quando ero provinciale. Lavorò molti anni in West Nile, specialmente tra gli Alur, quasi sempre nelle costruzioni. Diede il suo servizio anche a Kalongo tra gli Acholi, dove a Paimol costruì la chiesa in onore dei giovani martiri catechisti Davide Okello e Gildo Irwa. Prestò il suo servizio anche in Karamoja, a Naoi, per la riparazione della casa dei padri e a Matany, in vari lavori.

Due sono le caratteristiche emergenti di Fr. Dusi: era un grande lavoratore e aveva una grande passione pastorale. Era senz’altro un uomo di fede e voleva comunicarla a tutti i costi, anche quando non conosceva bene la lingua, come in Karamoja. Nelle costruzioni a volte preferiva fare lui stesso i vari lavori, invece che dirigere i suoi operai, forse quando questi erano pericolosi o quando non conosceva la lingua per spiegarsi. Lo si vedeva spesso sui tetti (la sua specialità, n.d.r.), tutto sudato, col martello in mano, ma sempre gioviale.

Quando rientrava in Italia per le vacanze si ingegnava a fare rosari con simboli particolari, come la croce con il continente africano sul retro, o l’immagine di Comboni o dei martiri di Paimol, tanto era grande il suo desiderio di animazione spirituale e missionaria.

Quando lo incontrai in Karamoja, a volte condivideva con me alcune situazioni di profonda sofferenza interiore che lo portavano ad una certa depressione, forse anche per alcune sofferte esperienze personali della fanciullezza, ma la sua fede e il suo entusiasmo lo facevano perseverare con coraggio e fiducia, mostrando poco i suoi conflitti interni.

Gli ultimi anni
Fr. Pietro ritornò in Italia nel 2010 e andò in cura a Verona, dove è rimasto fino alla sua morte, il 12 settembre 2014.

Vorremmo concludere questa sua breve biografia con alcuni suoi “ricordi” sulla vocazione, scritti nel dicembre del 2012, e qualche strofa di una sua poesia, scritta nel luglio del 2013. “Con i miei fratelli africani ho vissuto più di quarant’anni di vita missionaria. Ho sempre cercato di testimoniare il Vangelo agli africani con la preghiera, la carità e il lavoro, fianco a fianco, nella costruzione di chiese, scuole, manutenzione delle missioni… Ad ogni partenza per l’Africa, ricordo le lacrime di mia madre e il distacco da tante cose belle del mio paese. Mamma mi diceva sempre: ‘Piero, ricordati di essere fedele alle tue preghiere e fa sempre pulito! Il Signore ti benedirà e ti ripagherà’”.

Da Continua a seminare
Semina sempre…
nei passaggi della vita
quando sei giovane
e cerchi il tuo futuro
quando sei vecchio
e speri in un abbraccio.
Semina sempre
intorno a te ogni giorno…
Semina nella Chiesa
le parole del Vangelo
che diventi più povera
e contenta.
Semina la tenerezza…
Semina la giustizia…
Semina Pasqua
anche quando è inverno
semina sempre, anche
controvento…
Tu continua,
semina ancora
l’aurora nasce.
E il seme ormai matura…
Da Mccj Bulletin n. 262 suppl. In Memoriam, gennaio 2015, pp. 91-95.