Sabato 8 marzo 2025
In Sud Sudan sono tante le iniziative di preghiera spontanea e comunitaria per la salute di Papa Francesco. Ce ne parla monsignor Christian Carlassare [nella foto], vescovo di Bentiu, che in questi giorni ha diffuso anche un Messaggio per la Quaresima ispirato e ricco di impegni concreti per la pace, il dialogo e la tutela del creato.
“La popolazione sudsudanese è molto affezionata a Papa Francesco, soprattutto in seguito alla sua visita in Sud Sudan. Sappiamo che tutte le periferie del mondo e le periferie della storia sono nel suo cuore. La gente lo ricorda e prega per lui quotidianamente”. Il vescovo comboniano della diocesi di Bentiu Christian Carlassare, in Sud Sudan, ha invitato tutte le parrocchie ad organizzare iniziative di preghiera per la salute e la guarigione del Papa. “Ne sono state fatte diverse, tra cui un momento di adorazione e la preghiera del Rosario – dice –. Lo ricordiamo in questo momento di fatica e di malattia. Sentiamo che la sua presenza è comunque forte, nonostante la debolezza del corpo. È la forza e la luce di una persona spontanea, presente, che ama Cristo e la sua Chiesa. Una presenza di guida che porta anche comunione fra le Chiese”. Monsignor Carlassare ha scritto ai suoi fedeli un Messaggio per la Quaresima ispirato e concreto, che ci racconta.
Qual è il senso principale del suo Messaggio per la Quaresima?
Vogliamo camminare insieme nella speranza, creando un’unità basata sulla dignità di tutti come figli di Dio. Ciò significa camminare insieme, uno accanto all’altro, senza calpestarsi a vicenda, senza divisione, ipocrisia, gelosia. Senza permettere che qualcuno rimanga indietro o sia escluso. E quindi camminare tutti in una stessa direzione, con uno stesso obiettivo e attenzione agli uni e agli altri, nell’amore e nella pazienza, accettando anche le debolezze di qualcuno.
È stata lanciata una Campagna di Quaresima con l’impegno di creare comunione. Quali sono gli impegni concreti che propone?
Il primo impegno è di rafforzare la relazione con Dio attraverso la preghiera personale a casa e comunitaria in parrocchia. Il secondo è di aprirsi al perdono, curare le relazioni ferite attraverso il dialogo in famiglia, tra vicini o gruppi etnici diversi.
Ossia dare una possibilità all’unità e alla coesistenza pacifica. Se si condividono gli stessi problemi bisogna perdonarsi.
Un terzo impegno è quello di lavorare per la giustizia nelle relazioni, sostenere e promuovere soprattutto le persone più deboli. Un comportamento giusto a tutti i livelli della vita, in una situazione in cui ci sono tanti sfollati e rifugiati che vivono solamente grazie al sostegno umanitario e fanno fatica ad avviare un’attività economica a causa di una situazione di ingiustizia globale in cui l’economia premia solo i più potenti. Chi è debole dipende completamente da chi ha la forza, che sia il gruppo umanitario o il gruppo al potere. Quarto impegno è la promozione di attività di self reliance, ossia di autosufficienza e attiva partecipazione alla vita sociale ed economica. Si cerca di avviare piccole attività economiche per sostenere le famiglie attraverso l’agricoltura, anche in linea con la Laudato sì e la cura dell’ambiente. Questo è collegato all’ultimo impegno contro l’inquinamento e lo sfruttamento della terra, del petrolio, che causa degrado ambientale. Gli sfollati, non avendo un luogo vivibile che appartenga loro, sfruttano l’ambiente inquinandolo. Viviamo in un ambiente abbastanza disumanizzato, sporco, disordinato. Perciò un impegno della Quaresima sarà anche quello di pulire, recuperare l’ambiente in cui viviamo rendendolo più vivibile, partendo già dalle scuole, perché i bambini si rendano conto che un ambiente pulito e organizzato è più vivibile e più bello.
Quale sarà la caratteristica di questa Quaresima giubilare?
Una Quaresima che non sia tanto un tempo di penitenza ma di conversione; non tanto un tempo di mortificazione ma di nuova vita, di cambiamento, perché si possa vivere insieme tornando al Signore con tutto il cuore, come dice il profeta Gioele. Un viaggio spirituale per riscoprire sé stessi, la propria identità di persone, una dignità di figliolanza in relazione a Dio e di fratellanza, in relazione con i fratelli e le sorelle.
Quelli che invece spesso vengono chiamati nemici sono in realtà fratelli e sorelle da amare. Magari da correggere. O magari dobbiamo correggere noi stessi. Per vivere la fratellanza è questo il cammino della Quaresima: 40 giorni che rappresentano i 40 giorni del popolo d’Israele nel deserto, perché solo camminando nel deserto hanno imparato ad essere popolo e liberi dalla schiavitù.
È ora di vivere in pace, unificati e non divisi in tante piccole tribù.
Nel messaggio ho anche fatto notare i 40 giorni di Gesù nel deserto, dove vive in preghiera ma subisce le tentazioni del mondo come la ricchezza, il potere, l’onore. Le tre pratiche della Chiesa proposte durante la Quaresima sono proprio mezzi per vincere queste tentazioni: il digiuno, vivere la relazione giusta con le cose, contro ogni cupidigia; imparare che non è la ricchezza ma la povertà a renderci fratelli; la carità fraterna, ossia relazioni rinnovate con i fratelli, contro ogni egoismo. La Quaresima ci chiede poi di vivere le relazioni nella castità, nell’amore vero, nell’amore che si dona, anziché l’amore proposto dal mondo che cerca di ricevere e prendere. La terza pratica è la preghiera, ossia una rinnovata relazione con Dio, contro la falsa idea di essere dèi di noi stessi. Vivere quindi l’obbedienza e l’ascolto.
Patrizia Caiffa – SIR