P. Gian Paolo Pezzi, da Butembo (Rd Congo): “Auguri di Buon Natale e Felice 2022”

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Giovedì 16 dicembre 2021
“Dopo tanto ‘vagabondare’ per i sentieri della missione secondo i vecchi e i nuovi parametri, forse come Israele sento il bisogno – dopo averle sperimentate soprattutto negli Stati Uniti – di abbandonare le false sicurezze, riprendere la vita dura e austera, rinunciare alle comodità che ti fanno pagare a un caro prezzo vivere nel tuo Egitto, e ritornare ad essere ‘sulla strada’, camminando per sola fede, senza fissa dimora”. Dalla lettera di P. Gian Paolo Pezzi che qui di seguito pubblichiamo. (Nella foto, p. Pezzi con un gruppo di bambini e adolescenti di strada insieme ai giovani che li accompagnano).

Carissim@,
Pace e bene a te da Butembo. Qualche riga perché tu possa continuare ad accompagnare il mio cammino missionario.

Sono arrivato a Butembo il 29 settembre 2021 dopo una sosta a Roma per il visto e una lunga attesa a Kinshasa. Prima lo sciopero del trasporto aereo da Kinshasa a Goma, poi quello da Goma a Butembo ancora in corso. Butembo, infatti, si trova nell’estremo est del paese e si raggiunge da Kinshasa che è all’estremo ovest passando per Goma, la città del vulcano Nyaragongo in eruzione pochi mesi fa.

Alla fine ho scelto di correre il rischio di fare in macchina il tragitto Goma-Butembo (360 km di pista) considerato pericoloso perché attraversa il Parco Virunga infestato da bande pseudo militari. Tutto è andato bene! È stato un viaggio tranquillo, in una splendida giornata, ridotto da circostanze felici a poco più di sette ore. La compagnia di taxi che ci stava portando, eravamo cinque comboniani, aveva noleggiato una seconda macchina a un colonnello dell'esercito che ci precedeva. Non abbiamo dovuto fare la cosiddetta carovana di protezione – che non protegge nessuno! – e siamo stati salvati dai soprusi dei militari che alle numerose barriere estorcono i viaggiatori. San Giuseppe a cui avevo affidato il viaggio si è comportato da “galantuomo”, direbbe Comboni, il nostro fondatore.

Durante il lungo viaggio tanti i pensieri mi hanno tenuto occupato in mezzo ai sobbalzi, le brusche frenate e le ruvide impennate quando abbiamo affrontato le montagne della catena Congo-Nilo. Mi accompagnava il ricordo di un amico, che mi confessò anni fa. Vivendo a Roma ho riscoperto il gusto per la missione, la voglia di uscire di nuovo per le strade del mondo. Mi starà succedendo la stessa cosa? Forse gli anni trascorsi negli Stati Uniti hanno smosso qualcosa nel profondo della mia anima… Dopo tanto “vagabondare” per i sentieri della missione secondo i vecchi e i nuovi parametri, forse come Israele sento il bisogno – dopo averle sperimentate soprattutto negli Stati Uniti – di abbandonare le false sicurezze, riprendere la vita dura e austera, rinunciare alle comodità che ti fanno pagare a un caro prezzo vivere nel tuo Egitto, e ritornare ad essere “sulla strada”, camminando per sola fede, senza fissa dimora. Dopo aver percorso le strade di tre continenti, in una dozzina di Paesi, pregandolo in una molteplicità di lingue e culture, forse non mi basta più un Dio ‘locale’, che protegga dai piccoli egoismi o a grandi ideali personali, ma cerco un Dio Signore dell’universo, presente in tutti gli angoli della terra, che rende liberi come gli uccelli dell’aria all’avvolgerti nella sua brezza soave.

Butembo è a 1850 m sul livello del mare e le piogge quotidiane portano freddo e umidità. Ritrovo però lo stesso fervore per il commercio, lo stesso verde che tutto domina, il lavoro assiduo della gente nei campi e un'effervescenza di vita che viene da una popolazione innumerevole di giovani e bambini. E, cosa nuova per me, un'invasione di motociclette – motards le chiamano –, un mezzo comune di trasporto cittadino visto che non ci sono bus o taxi-car. Trasportano di tutto, da intere famiglie di quattro persone a mezza dozzina di sacchi di riso, dalla legna da ardere per la cucina alle travi per gli edifici. La maggior parte delle auto, e ce ne sono e tutte private, hanno il volante a destra, segno evidente che Butembo per la sua vita economica è rivolta verso est, verso l'Uganda, piuttosto che verso la sua capitale Kinshasa a ovest.  

Ritrovare, rivivere? Sì, mi ritrovo un po' confuso. Butembo era una bella cittadina di 250 mila abitanti, quando venni qui per la prima volta nel 2001. Adesso dicono che raggiunge i 2 milioni e si estende a perdita d'occhio di collina in collina, che in realtà salgono a più di 2000 metri sopra il livello del mare. Altro che i sette colli di Roma!

Solo una strada, la Rue du Président è asfaltata. Gli altri sono sentieri di poto-poto, fangosi quando piove e polverosi quando il sole splende più di mezza giornata, il che è molto raro. Le strade secondarie si inerpicano così strette e ripide che solo i pedoni si arrischiano a percorrerle.

La prima volta venni qui per insegnare in quello che si chiamava Istituto di Formazione Religiosa e che ha preso il nome di Facoltà Africane Bakhita, la schiava del Sud Sudan morta in Italia, suora canossiana. Vi ero ritornato, per l’ordinazione del primo comboniano originario di Butembo, per sistemare l’acquisto del terreno dove ora sorge la propedeutica degli studenti comboniani, per dirigere un corso di esercizi e per costruire un paio di piccoli depositi in vista delle future opere. In uno di essi vissi un mese senza luce, senz’acqua, chiedendo prestati ad una vicina i sevizi igienici ed è ora il mio ufficio. Come gesto di buon vicinato avevo aiutato a costruire un’aula e ogni tanto ritrovo persone che si ricordano di “quel missionario” solitario.

Devo ricuperare il Swahili che quindici anni fa parlavo fluentemente, imparare un po’ di Kinande, così simile al Kirundi del Burundi, abituarmi a questo clima e a questa cultura sperando che la mia memoria e il mio corpo di vecchio missionario ci mettano la loro buona volontà.

Non mancherò, di tanto in tanto, di condividere qualche pagina del mio diario ormai digitale, a cominciare dalle mie attività che si vanno delineando poco alla volta. Il Vescovo mi ha incaricato di sostituire al comboniano p. Gaspare (Di Vincenzo Trasparano) nell'animazione missionaria di tutta la diocesi che conta circa 90 parrocchie, alcune delle quali nelle zone più conflittuali del Paese. Un’attività abbastanza ben definita, anche se ci sono molti aspetti da aggiornare: preparazione dei temi catechetici, traduzione in Swahili delle celebrazioni, canti missionari, ecc. Eventualmente darò una mano alla pastorale universitaria, un servizio tutto da vedere. È in corso anche un progetto nella linea della Laudato Si’ a livello diocesano e il Corso Biblico per giovani che iniziano il cammino comboniano. Il lavoro non manca e, ne sono sicuro, il Dio della vita che mi ha incoraggiato a voltare pagina mi conserverà il gusto della missione e la gioia del Vangelo nel ritmo quotidiano di queste attività.

Prossimamente sarà disponibile un archivio foto consultabile on line per condividere il mio cammino missionario.

Che il Signore della speranza vi conceda, nonostante tutto, un Natale felice ed un 2022 ricco di speranze, perché chi spera si propone di cambiare la storia.

Con l’amicizia di sempre,
p. Gian Paolo Pezzi, mccj
Butembo, dicembre 2021