Lunedì 14 giugno 2021
Le comunità della Curia Generalizia dei Missionari Comboniani hanno celebrato lo scorso venerdì 11 giugno la solennità del Sacro Cuore, senza i soliti invitati, amici e benefattori, a causa ancora del coronavirus. C’erano soltanto quattro comboniane, due confratelli di San Pancrazio e qualche missionario di passaggio. La Messa è stata presieduta dal superiore generale, Padre Tesfaye Tadesse. Nell’occasione, i comboniani presenti hanno ringraziato il Signore per la loro vocazione missionaria e, affidandosi al Cuore di Gesù, hanno fatto anche la rinnovazione dei voti per devozione. Pubblichiamo qui di seguito alcuni passaggi dell’omelia proferita da Padre Tesfaye.
Omelia di Padre Tesfaye
Carissimi fratelli e sorelle, stasera, continuando il cammino che abbiamo fatto in questi giorni del Triduo, mi sento di invitarvi piuttosto a pregare per il dono di tre tipi di grazie di cui io personalmente ho bisogno e, penso siano un bisogno di molti fratelli e sorelle: la grazia di pregare dal nostro contesto di vita, la grazia di continuare a vivere del dono di salvezza offerta da Cristo e la grazia di diventare sempre di più missionario del Cuore di Gesù.
La grazia di pregare dal nostro contesto di vita. Tutti siamo invitati a riflettere sulla nostra vita e partendo dal nostro contesto personale, comunitario e mondiale. Preghiamo da dove siamo e non da dove pensiamo o immaginiamo di essere, ma dal nostro contesto reale. Nella seconda lettura incontriamo San Paolo nella preghiera, che ci parla nell’umiltà della sua vocazione e ci parla della grandezza dell’Amore di Dio. “Per questo io piego le ginocchia davanti al Padre… secondo la ricchezza della sua gloria, di essere potentemente rafforzati nell’uomo interiore mediante il suo Spirito”.
San Paolo ci presenta la sua intenzione di preghiera, piena di fede, ci fa capire come vede e mette Gesù al centro della sua vita. Parte nell’umiltà e ci dice chiaramente di aver ricevuto come dono la grazia di annunciare. Dopo si mette a pregare per ricevere la grazia per contemplare l’amore di Dio e capire la grandezza del cuore di Dio. Questo mi provoca a pregare per la grazia di contemplare Dio nella nostra realtà quotidiana.
Oggi nel nostro contesto attuale, in cui soffriamo per la pandemia a livello mondiale e vediamo quanta sofferenza umana esiste, si vive nell’isolamento, nella schiavitù delle diverse dipendenze, nelle guerre, conflitti e uccisioni in diverse parti del mondo, nella realtà triste dei rifugiati e sfollati, di donne e bambini che si muovono in cerca di una vita migliore, nella cronaca dei migranti che muoiono in mare e nel deserto, nella realtà del disastro naturale, nel contesto di grido dei poveri e della terra, e nella cruda verità delle comunità cristiane sofferenti nelle Chiese locali come quella della diocesi di Rumbek, dove il nostro confratello Mons. Christian è stato assaltato e ferito…
Che tipo di preghiera e di contemplazione di Dio del Cuore di Gesù stiamo facendo davanti a tutta questa situazione, in cui chiediamo al Signore di farci vedere il suo grande amore e la sua grande misericordia. Diciamo insieme: Dio, credo che tu sei presente e il tuo cuore batte ancora per me, per il mondo, per chi soffre, per l’umanità ferita e per tutta la creazione sofferente.
Gesù ha accettato di morire sulla croce come i grandi criminali ma il suo rimanere sulla croce come gli altri due crocifissi con lui, non è una cosa bella e dignitosa, nel giorno del Sabato di Pasqua, per questo i Giudei vogliono che si affretti la sua morte, mediante la frattura delle gambe, però Gesù era già morto, e infatti, come ci dice Mosè nel libro dell’Esodo, all’agnello pasquale: «Non spezzerete alcun osso» (Es 12,46).
Pensiamo a moltissimi nel nostro mondo di oggi, la cui morte è pianificata, organizzata, eseguita e affrettata. Il cuore di Gesù dalla croce batte per tutti noi, perché lui continuamente ci fa vedere come è il Cuore di Dio.
Nella prima lettura leggiamo. “Io li traevo con legami di bontà, con vincoli d’amore, ero per loro come chi solleva un bimbo alla sua guancia, mi chinavo su di lui per dargli da mangiare. Il mio cuore si commuove dentro di me, il mio intimo freme di compassione. Non darò sfogo all’ardore della mia ira”. Abbiamo bisogno della grazia di Dio per contemplare questo grande amore e questa solidarietà. Però la fede chiede: fino a quando soffriremo? Perché sembra che una preghiera sia ascoltata da Dio e un'altra non esaudita? Come dice San Paolo “Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun'altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore” (Rm 8,37-39).
La seconda grazia per cui prego oggi è quella grazia di continuare a vivere del dono della salvezza di Cristo. Tutti siamo chiamati ad accogliere continuamente il mistero della Salvezza offerta da Gesù che nel Vangelo di oggi ci è presentato morente sulla croce. Gesù è morto veramente. Come sappiamo, nella mentalità dell’antico testamento, tutti siamo metà acqua e metà sangue, però la prima comunità cristiana ci ha insegnato che, per il discepolo di Cristo, per chi crede che Cristo è nato, morto e risorto per tutta l’umanità, dal sangue e dall’acqua usciti da Cristo crocifisso vediamo la vita dei sacramenti che Gesù ci offre.
Come dice San Giovanni Crisostomo, «Carissimo, ho detto che quell’acqua e quel sangue sono simbolo del battesimo e dell’eucaristia. Ora la Chiesa è nata da questi due sacramenti, da questo bagno di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo per mezzo del battesimo e dell’eucaristia. E i simboli del battesimo e dell’eucaristia sono usciti dal costato. Quindi è dal suo costato che Cristo ha formato la Chiesa, come dal costato di Adamo fu formata Eva. Per il suo sangue nasciamo, con il suo sangue alimentiamo la nostra vita».
Dalle sue ferite ci viene offerto il dono del Battesimo, la purificazione, la chiamata alla conversione. Come è la mia vita di cristiano? Come vivo nella misericordia di Dio? Sto vincendo sempre di più il peccato? Il peccato a volte sta crescendo in me e nella mia comunità? Vivo secondo il battesimo ricevuto? Insomma, sono più cristiano o no? In questo momento della mia vita, di certo, avrò più conoscenza di cose, più esperienza di vita, responsabilità in vari servizi, sono conosciuto da moltissime persone, parlo più lingue, lavoro e servo da un ufficio molto importante, in tutto questo, il mio cuore sta crescendo nell’avere i sentimenti di Cristo?
Vedo che c’è la grande tentazione di fare il lavoro, di rendere il servizio ma non di crescere come cristiani e discepoli e seguaci di Cristo. Il sangue uscito dal cuore di Cristo ci ricorda l’eucaristia, il sacramento di comunione e di relazione che mi fa sempre di più fratello e ci fa sempre di più comunità. Stiamo crescendo nella fraternità con piccoli gesti quotidiani, il saluto, la fiducia reciproca, parole di apprezzamento e di gratitudine? L’eucaristia è il luogo dove il povero è coinvolto e dove la comunità si impegna nella diaconia, nel servizio di condivisone di solidarietà. Sono vicino al povero e condivido sempre di più?
La grazia di continuare a diventare missionario del Cuore di Gesù. Io, mi offro anche sulla croce per servire la missione di Dio nel mondo di oggi, come ha fatto Gesù, come ha fatto Comboni e come hanno fatto moltissime e moltissimi altri. Cercando di far crescere in me i sentimenti di Gesù, sono sempre di più missionario del Cuore di Gesù ad intra e ad extra?
Se sono profeta con la gente di fuori e con i poveri e ho difficoltà a salutare il mio confratello o a parlare con lui su qualcosa che non è tema di lavoro, è molto preoccupante e triste. Bisogna continuare a crescere nell’essere missionario del Cuore di Gesù, prima ad intra: cura del fratello, fiducia nel fratello, dare opportunità al fratello, dimenticare sé stessi invece di essere autoreferenziali, coraggio nella verità, sentimenti buoni, di umiltà e di verità, forza interiore. E poi ad extra: mi dono totalmente, nel nascondimento, alla missione di Dio, mi dono alla missione dove c’è sofferenza e degradazione dell’umanità e della natura. Dobbiamo riconoscere la tentazione che ci circonda di disinteressarci degli altri, specialmente dei più deboli, della precarietà e della povertà.
Come ci ricorda Papa Francesco nell’enciclica Fratelli tutti: “Diciamolo, siamo cresciuti in tanti aspetti ma siamo analfabeti nell’accompagnare, curare e sostenere i più fragili e deboli delle nostre società sviluppate. Ci siamo abituati a girare lo sguardo, a passare accanto, a ignorare le situazioni finché queste non ci toccano direttamente… siamo stati fatti per la pienezza che si raggiunge solo nell’amore. Vivere indifferenti davanti al dolore non è una scelta possibile; non possiamo lasciare che qualcuno rimanga “ai margini della vita”. Questo ci deve indignare, fino a farci scendere dalla nostra serenità per sconvolgerci con la sofferenza umana. Questo è dignità” (FT 64-68).
Ricordiamo ancora come la generosità e il coraggio di Comboni e dei suoi figli e delle sue figlie nacquero dalla contemplazione del Cuore di Gesù. “Avendo un estremo bisogno dell'aiuto del Sacro Cuore di Gesù, Sovrano dell'Africa Centrale e che è egli stesso la gioia, la speranza, la fortuna e il tutto dei suoi poveri Missionari, come sono felice di trascorrere una mezz'ora con lei, per raccomandare e confidare al Sacro Cuore gli interessi più preziosi della mia laboriosa e difficile Missione, alla quale ho votato tutta la mia anima, il mio corpo, il mio sangue e la mia vita!” (Scritti, 5255-5256, P. Henri Lamiere, Messager du Cœur de Jésus, 12/07/1878).
Ecco, la contemplazione del Cuore di Dio che batte per tutti noi è alla base della nostra vita di Missione e in questo incontro con Gesù, che ci guarisce, ci consola, ci incoraggia e ci rafforza.
Chiediamo questa grazia in questo momento in cui vogliamo rinnovare, anzi lasciar rinnovare dallo Spirito Santo, la nostra adesione e la nostra consacrazione alla missione. Che la preghiera e l’intercessione della nostra Madre Maria e di San Daniele Comboni, ci aiutino.
Buona Festa!