P. Manuel Augusto Lopes Ferreira: “Un candelabro per questo Natale”

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Felice Natale
2020

Siamo nella tratta finale del nostro viaggio di preparazione per la celebrazione del Natale di Gesù. Ci auguriamo che la celebrazione della nascita di Cristo ci aiuti a vivere un momento di realizzazione delle nostre aspettative più personali e dei desideri più profondi – di bellezza, verità e bontà – di pace e di comunione con Dio e con gli altri, che il Natale cristiano proclama e offre a tutti.

Come preparazione immediata al Natale, il Vangelo di Luca (1, 39-56) ci propone un viaggio ad Ain Karim, il villaggio dove la tradizione cristiana colloca la residenza di Zaccaria e il luogo della visita che Maria fece a sua cugina Elisabetta. Chi può andarci, come chi non può, può ricostruire la scena leggendo il Vangelo. Prima di andarci, possiamo passare dalla sinagoga dell'ospedale di Hadassah, che si trova nella collina accanto, per contemplare le famose dodici vetrate di Marc Chagal: un'opera d'arte di grande bellezza che fa un memoriale delle benedizioni del patriarca Giacobbe a ciascuno dei suoi dodici figli, da Dio a un popolo. Andare lì, ci fa entrare in questo movimento di benedizione, di dono, di visita di Dio a un popolo, all'umanità. Un movimento in cui Dio esce da sé stesso, già iniziato nella creazione dell'universo, e che raggiunge la pienezza nella Sua nascita nella nostra umanità.  Da lì, si può camminare, lungo un sentiero nella collina, fino ad Ain Karim. La visita di Maria a sua cugina entra in questo movimento che Dio imprime all'universo e a chi lo accoglie: uscire da sé per incontrare l'Altro, che altro non è che Lui stesso.

Nella Chiesa della Visitazione si possono osservare i tratti e le caratteristiche dell'azione di Maria durante la sua visita a Elisabetta, rileggendo la narrativa di Luca, aiutati magari da qualche altro testo che portiamo con noi [io ho portato con me uno, che qualcuno aveva scritto con il suggestivo nome di "Menorah di Maria" (il noto candelabro ebraico a sette bracci), il candelabro natalizio di Maria con sette candele, i suoi atteggiamenti verso Elisabetta]. È questo testo che, qui riassunto, condivido brevemente con te, con un rinnovato augurio che questo Natale sia per tutti noi un tempo di visita e di incontro con Dio e con gli altri, illuminato dalle candele della Menorah di Maria:

1. La prima candela è "attenzione": intuire, percepire, vedere il bisogno dell'altro. Maria vedeva il bisogno di Elisabetta: "ubi amor, ibi oculos" (dove c'è amore, c'è uno sguardo attento!)

2.Una seconda è "intelligenza" dell'amore: la capacità di percepire e di ascoltare il mistero dell'altro; di percepire con il cuore perché "cuor ad cuor loquitur" (il cuore parla al cuore). Sì, perché "l'essenziale è invisibile agli occhi" e solo il cuore può vederlo!

3. La terza candela è "concretizzazione" in azione: essere sollecito e concreto nel rispondere alla situazione e ai bisogni degli altri. Maria fu concreta e sollecita nella sua risposta ad Elisabetta e andò a trovarla senza indugio per aiutarla.

4. Il quarto cero è la "gioia": i gesti di amore gratuito, spontaneo e non forzato (per senso del dovere o del galateo), fanno emergere e alimentano la gioia (niente ci dà più gioia di ciò che facciamo spontaneamente, di nascosto, liberamente). La gioia ha segnato l'incontro tra Maria ed Elisabetta.

5. La quinta candela è la "tenerezza": agire con gioia va oltre le distanze e avvicina chi vive lontano. Servire con tenerezza, come Maria serviva Elisabetta, nutre l'amore ed è fonte di gioia intima e duratura (l'amore è gioia per il bene dell'altro!).

6. La sesta candela è "il dono": un amore che viene dato, fatto dono senza chiedere nulla in cambio. Elisabetta e Maria si scambiano i loro doni. Entrambe sono incinte. Elisabetta, di Giovanni Battista che incarna millenni di attesa. Maria, di Cristo, il compimento che riempie questa aspettativa. Essi abbracciano, in uno scambio di doni, il mistero di un amore che li unisce e si irradia a tutti.

7. Il settimo cero è il "silenzio": una nuvola invisibile che copre gesti e azioni, esprime il primato dell'essere sul fare, della verità sull'apparenza; manifesta la sorpresa di fronte al mistero condiviso e apre il cuore e la bocca alla preghiera della lode. Maria recita il Magnificat. Elisabetta proclama la beatitudine di colui che ha creduto.

Buon Natale, dunque, in uscita, accendendo le candele del nostro candelabro alla misura e al ritmo che le circostanze della nostra vita suggeriscono, per arrivare a sperimentare la gioia dell'incontro con Cristo e con coloro che attendono la nostra visita e la nostra presenza.
P. Manuel Augusto Lopes Ferreira
Missionario comboniano
Roma