Sono apparse con chiarezza alcune cose:
- Le riviste sono in calo costante. Non abbiamo divulgatori, è venuto a mancare anche il sostegno che abitualmente veniva dalle comunità e i numeri cominciano a preoccupare. Nel 2016 erano 7.558 gli abbonati per Nigrizia; nel 2017 sono scesi a 7.234 e a settembre 2018 sono a 6.475. La tiratura attuale è di 9.700 copie. Scendono gli abbonati e diminuiscono le entrate cosicché, senza iniezioni esterne, non riuscirebbe a mantenersi.
- PM ha una tiratura di 8.000 copie. Erano 8.900 un anno fa. La caduta è quindi ancor più accentuata che Nigrizia.
- Azione Missionaria, il nostro giornale di collegamento con i benefattori, è passato da 14.900 nel 2017 a 12.945 nello stesso periodo del 2018.
- I siti hanno una discreta visibilità. Il sito di Nigrizia è visitato da più di 10 mila utenti al mese. Anche su Facebook e Twitter siamo abbastanza attivi. Ma non possiamo dire che compensino le perdite che abbiamo nel cartaceo.
- La prima cosa che ci si domanda, in questi casi, è: di chi è la colpa? Abbiamo provato a rispondere. C’è indubbiamente una crisi forte, che investe il cartaceo e tutto il mondo editoriale. Anche noi ne siamo coinvolti. Ma c’è anche dell’altro, che ci riguarda. Tutto questo lavoro e investimento (che si completa con la produzione di altro materiale di animazione missionaria come Mondiario, 30 mila copie, azione missionaria, il calendario, la strenna, ecc. e che richiede investimenti di varie centinaia di migliaia di euro l’anno) non trovano riscontro nelle comunità: perché l’animazione missionaria sta scomparendo quasi dappertutto. Alcune comunità chiedono di non ricevere più le riviste, sono solo un costo. Nemmeno nelle nostre parrocchie/rettorie si riesce a promuoverle. E nelle comunità i confratelli che potrebbero dedicarsi a questo preferiscono entrare nel ministero normale trascurando l’animazione missionaria, allegando spesso che la chiesa non è più recettiva. La conseguenza è semplice: non c’è più divulgazione delle riviste, non si incontrano nuovi benefattori, si perde il contatto con i vecchi e ci si allontana sempre più dai temi che ci dovrebbero unire e identificare.
- Così CCM, invece di essere il motore dell’animazione missionaria nella provincia, è qualcosa di lontano, che fa cose belle ma che non riguardano più di tanto i confratelli e le attività delle comunità.
- Nell’incontro si è detto che, se non si riuscirà a modificare questo quadro, le riviste non avranno vita lunga. Che fare? La comunità del CCM chiede che la provincia si impegni e che le comunità rispondano di più. Chiedono al provinciale e al CP di essere più attivi, di scuotere, di motivare, di richiamare; e alla provincia di investire.
- E le comunità cosa dicono? Che si è creata una distanza che non facilita il coinvolgimento e la collaborazione.
Il segretariato della Missione dovrà riflettere seriamente questi punti e indicare strade da percorrere. Mai come in questo momento la missione ha avuto bisogno di persone capaci di confrontarsi, di ascoltarsi, di collaborare e di camminare insieme.
[Missionari Comboniani in Italia]