Lunedì 1 dicembre 2014
Lo scolastico comboniano congolese Anatole Mughendi Muengulo Moki, 32 anni, è stato ordinato diacono ieri pomeriggio dalle mani di Mons. Matteo Maria Zuppi, vescovo ausiliare della diocesi di Roma. La celebrazione si è realizzata nella cappella della Curia generalizia dei Missionari Comboniani. Oltre ai confratelli e ad alcune comboniane, alla festa di Anatole hanno voluto partecipare diversi sacerdoti, tre diaconi e amici congolesi.
Diac. Anatole Mughendi,
Mons. Matteo Zuppi,
e P. Enrique Sánchez,
superiore generale
dei Missionari
Comboniani.
Anatole Mughendi Mwengulo è nato il 25 agosto 1982 a Kasando (Butembo), nella Repubblica Democratica del Congo. È il quarto di sette figli. Il suo papa è notaio nella pubblica amministrazione di Butembo. Anatole è entrato dai comboniani a 23 anni di età. Dopo due anni (2007-2009) di noviziato a Cotonou, in Benin, ha fatto i primi voti il 3 maggio 2009. Ha seguito gli studi propedeutici e teologici a Kisangani e a Kinshasa. Il 10 ottobre scorso ha fatto la professione perpetua a Roma, dove si trova da due anni per la licenza in Spiritualità con specializzazione in Formazione alla vita sacerdotale e consacrata, in vista di un futuro impegno nella formazione dei candidati alla vita missionaria comboniana in Congo.
Mons. Matteo Maria Zuppi, durante l’omelia, ha sottolineato le tre “P”, ricordando le recenti parole di Papa Francesco: Parola, Poveri e Pace.
Per un diacono – ha detto – come per tutti quelli che servono nella Chiesa “è essenziale l’ascolto della Parola di Dio, il servizio ai più poveri e la promozione della pace”, soprattutto “in un paese come il Congo, terra di Anatole, dove da anni c’è la guerra e lo sfruttamento delle risorse naturali fa arricchire alcuni a spese della povertà e del sangue di tanti congolesi”.
Alla domanda sul perché si è fatto missionario comboniano, Anatole ha risposto:
“Sono stato attratto da san Daniele Comboni. Fin dall’infanzia ho sentito il desiderio di diventare sacerdote. Sarei andato nella mia diocesi di origine, Butembo-Beni. Ma Daniele Comboni mi ha attratto: tutto si è giocato nel mio primo incontro con lui attraverso le Suore Comboniane che lavorano nella mia diocesi”.
Dei dieci giovani entrati assieme ad Anatole, nel 2003, nel seminario comboniano di Butembo, ne rimangono cinque, la metà. Una buona percentuale. Attualmente i candidati congolesi alla vita missionaria comboniana sono circa quaranta nel propedeutico, 15 nel noviziato (6 a Kinshasa-RDC, e 9 a Cotonou, Benin) e 23 nei vari scolasticati internazionali.
Oggi, la maggior parte delle vocazioni comboniane sono africane. In totale, i postulanti nell’Istituto sono 226, 184 dell’Africa, 33 dell’America, 6 dell’Europa e 3 dell’Asia; i novizi 73, 61 dell’Africa, 10 dell’America e 2 dell’Europa e gli scolastici 111, 95 dell’Africa, 8 dell’America, 6 dell’Europa e 2 dell’Asia.
La Chiesa congolese è attualmente una delle Chiese africane con più candidati alla vita sacerdotale, religiosa e missionaria. Anatole spiega quest’abbondanza di vocazioni nel suo paese. “Le ragioni sono varie: dobbiamo prima di tutto riconoscere che questo è opera di Dio, perché è Lui che chiama a sé chi vuole. Poi credo che la famiglia congolese continui ad offrire ai giovani lo spazio per vivere i valori del Vangelo. Essi hanno la possibilità di confrontarsi con i loro genitori per discernere sulla propria vita e scoprire la volontà di Dio. Alla famiglia, dobbiamo aggiungere la comunità ecclesiale. La pastorale giovanile attraverso i movimenti di Azione cattolica nella Chiesa congolese è un altro fattore che giustifica l'abbondanza di vocazioni. C’è anche l’attività di animazione missionaria che si fa regolarmente in alcune zone del paese e che apre le menti alla dimensione universale della Chiesa e della sua missione. Infine, la situazione politica in Congo, che è ancora drammatica, non lascia indifferenti i cuori di tanti giovani che si sentono pronti e disponibili a offrire la loro vita per alleviare le afflizioni di quanti soffrono. Il Signore fa leva su questa disponibilità per conquistarli a lui e alla sua missione di annunciare la Parola laddove vengono inviati”.