Roma, mercoledì 17 aprile 2013
Fr. Daniele Giusti, membro del Consiglio Generale dei Missionari Comboniani, è in visita di solidarietà alla provincia comboniana del Centrafrica dall’8 al 18 aprile. Fr. Giusti ha potuto partecipare, domenica 14 aprile, alla celebrazione eucaristica conclusiva della settimana di preghiera per la pace indetta dalla Conferenza Episcopale Centrafricana. La S. Messa è stata presieduta da Mons. Nestor Désiré Nongo Asuabia (foto), Vescovo di Bossangoa. Pubblichiamo in allegato il testo dell’omelia del presule in francese.
Mons. Nestor Désiré Nongo Asuabia ha presieduto la Messa nella parrocchia comboniana di Notre Dame de Fatima, centro di uno dei tre decanati della capitale. Il presule è uno dei quattro vescovi bloccati a Bangui nell’impossibilità di raggiungere le rispettive sedi a causa della paralisi dei trasporti che continua dopo la caduta dell’ex Presidente Bozize.
Mons. Nestor Désiré, a nome di tutti i vescovi, ha invitato i cristiani a rimanere saldi nella fede e a non cedere allo scoraggiamento davanti alle vessazioni di cui continuano ad essere vittima. La notizia dell’ultima violenza, in ordine di tempo, perpetrata contro la Chiesa cattolica, è arrivata qualche minuto prima dell’inizio della celebrazione eucaristica, e si riferiva al saccheggio del monastero delle Beatitudini che si trova nella capitale.
Nonostante il recente annuncio della nomina di Michel Djotodia a Presidente della Repubblica da parte del Comitato Nazionale di Transizione, fatto che ristabilisce nel Paese un’autorità legale, le varie fazioni che costituiscono l’Alleanza (Seleka) che ha preso il potere, non rispondono all’autorità centrale e continuano a mettere sotto attacco obiettivi civili come le istituzioni religiose – soprattutto cattoliche e cristiane in generale –, le istituzioni statali, villaggi interi e case della capitale, saccheggiando tutto quanto abbia un minimo di valore, dalle sementi ai raccolti di caffè, alle suppellettili e infine ai veicoli che possono essere messi su strada, avviando spesso il tutto oltre il confine con il Ciad e il Sudan. Questo comportamento da esercito d’occupazione, assieme al fatto che molti dei componenti delle milizie dell’Alleanza parlano arabo piuttosto che la lingua nazionale Sango, fa fortemente dubitare della genuina caratteristica nazionale della ribellione. “Ormai più di tre settimane sono trascorse dalla caduta della capitale e dalla fuga del precedente Presidente e non si sono fin qui registrati episodi di resistenza che giustifichino la violenza della Seleka sulla popolazione inerme, né il saccheggio sistematico ancora in atto. Si teme poi che la situazione di perdurante e incontrollata violenza renda impossibile la seminagione che dovrebbe già essere cominciata grazie all’inizio della stagione delle piogge. Questo grave fatto fa presagire un’incombente crisi alimentare nei mesi a venire. In questa situazione i Pastori continuano a sostenere la speranza del popolo, esortandolo all’apertura alla riconciliazione pur senza cedere alla passività. Un equilibrio che solo la Grazia di Dio, richiesta e implorata ripetutamente, può ottenere”, ha detto Fr. Giusti.