Roma, martedì 10 aprile 2012
Rosanna Braglia, nata a Pegognaga (Italia) nel 1959, ci offre tutta la ricchezza della sua esperienza di Laica Missionaria Comboniana a Mongoumba (Repubblica Centrafricana) nel suo libro intitolato “L’Africa a due mani: non c’è missione senza cooperazione – Sdegno e passione di una missionaria laica”. Cento pagine di sentimenti, idee, immagini, progetti e fatti vissuti in mezzo a un popolo che Rosanna non riesce a dimenticare.
Padre Léonard Ndjadi Ndjate, Comboniano, nella presentazione del libro definisce Rosanna come “una donna dalla forte personalità e appassionata dell’Africa” e la ringrazia per quello che è stata per l’Africa con le seguenti parole: “una madre, una sorella, una missionaria devota, una donna del Vangelo, coraggiosa, libera e onesta”. Ecco due passaggi tratti dal diario di Rosanna, la donna “coraggiosa, dall’animo tenero e capace di sacrificio”.
1. “È difficile per me raccontare un’esperienza che ancora si agita nel mio cuore, fatta di storie, di vite e di speranze così lontane da noi qui, che sembrano appartenere ad un’altra dimensione. Eppure bastano poche ore d’aereo per esservi catapultati dentro e la mente si ritrova ancora più confusa di fronte al contrasto fra una città che cerca di essere tale e la miseria della sua gente abbandonata a se stessa che, in un qualche modo, cerca di sopravvivere.
Queste, le prime impressioni al mio arrivo a Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana. Una città che, secondo i ricordi dei missionari che vivono qui da molti anni, un tempo aveva conosciuto l’impulso dello sviluppo, della fioritura e della speranza di una tranquillità che avrebbe dovuto lasciare ai suoi giovani lo spazio per istruirsi, crescere e costruire la propria storia nella dignità umana.
Ma la realtà che ho conosciuto è quella di un popolo angosciato e sfinito da un’economia che non ha retto a questo alternarsi di dittature. C’è un estremo bisogno di aiuto non solo sanitario, ma anche morale, giuridico e religioso”.
2. “Mongoumba, Repubblica Centrafricana!
In un piccolo fazzoletto di terra, tra fiume e foresta ai confini col Congo Brazzaville e il Congo Kinshasa, viviamo noi: la comunità internazionale dei Laici Missionari Comboniani. In questo caso, meglio dire delle laiche (perché da dieci anni la comunità è tutta al femminile) che donano vita, cuore ed energie, in favore della popolazione più povera di questo Paese, i pigmei!
Dapprima Spagna e Italia con Teresa, Carmen, Rosa ed io, Rosanna, uscita da un cammino di formazione nel gruppo di Firenze. Poi Italia e Portogallo.
Con me, sono arrivate Susana, M. Augusta e, per ultima, Marcia, tutte portoghesi, e insieme continuiamo l’opera di promozione umana per favorire un processo di sviluppo.
Insieme al nostro parroco, p. Luigi Mattiazzo, formiamo la comunità apostolica che coordina le attività parrocchiali e le attività dei vari gruppi.
Anche se questo processo evolutivo è molto lento, vediamo dei segnali positivi e una consapevolezza crescente che ci incoraggia a investire le nostre energie a favore della vita. Nel campo dell’educazione, della salute, dei diritti umani e delle diverse commissioni, come quella di “giustizia e pace”, si informa e si cerca di sradicare, attraverso la sinergia di questo lavoro, i fantasmi maledettamente distruttivi della stregoneria, di cui spesso sono vittima i bambini e gli anziani abbandonati.
La stregoneria è un fenomeno che in quest’ultimo anno anche in Centrafrica sta superando pericolosamente i livelli di guardia, trascinando il Paese in un oscurantismo nel quale la gente ha iniziato a farsi giustizia da sola, uccidendo nei modi più primitivi e disumani i sospettati autori di decessi segnalati da presunti veggenti o stregoni.
In effetti, questo problema preoccupante è stato preso in considerazione anche dall’ultimo consiglio della Conferenza Episcopale Centrafricana, evidenziando le priorità assolute che la Chiesa locale deve esercitare, cioè: educazione, salute, formazione e informazione nell’evangelizzazione.
Anche il Papa, nel suo viaggio in Camerun e Angola, ha posto l’accento sulla gravità di questo problema e invitato apertamente tutti quelli che fanno ricorso a queste pratiche, a rivolgere il loro sguardo a Cristo, che non toglie nessun potere, ma al contrario, dà molto potere in più a chi cammina nella via della fede.
Nel nostro piccolo, a Mongoumba, anche noi cerchiamo di difendere la causa dei più deboli, i bambini orfani e gli anziani soli, che spesso vengono presi di mira da presunti guaritori e veggenti che li accusano, esponendoli al rischio di questa giustizia popolare che ha perso il lume della ragione e della fede.
Allo stesso tempo, le nostre attività si articolano in diverse direzioni. Nel campo sanitario, abbiamo un dispensario dove cerchiamo di curare ed educare questa popolazione che vive nella foresta e che è discriminata dalla popolazione stessa del villaggio.
Per i bambini pigmei, nelle scuole, abbiamo un programma educativo specifico, ‘il metodo ORA’, che parte dagli elementi conosciuti da questi bambini attraverso il loro habitat, come gli alberi, gli uccelli, i serpenti, le farfalle, i frutti, ecc., per fare i primi passi verso l’apprendimento dell’alfabeto. Oggi le classi sono sette e, in tutto, contiamo 520 bambini, un quarto dei quali sono di etnia bantu, ossia del villaggio, per avviare un processo di convivenza e di rispetto, che parta dalla scuola.
Abbiamo delle attività, nella nostra Caritas parrocchiale, che sviluppano progetti che vengono dalla Francia con Secours Catholique e Enfance Missionnaire, dall’Italia con Coopi, dall’Olanda con Cordaid. Inoltre, nel nostro Centro Caritas, il cui direttore è il signor Hilaire, ospitiamo formazioni per maestri e maestre d’asilo, per i gruppi parrocchiali, per le autorità, sul tema dei “Diritti umani” e le feste, come quelle di fine anno scolastico.
Abbiamo un deposito sub-prefettorale che rifornisce 11 ambulatori sparsi nei piccoli agglomerati di case, lontani dal villaggio, e un negozietto per favorire gli acquisti di comune utilizzo, a prezzi bassi, in modo da aiutare la popolazione nelle sue necessità.
La povertà qui è ancora forte e l’instabilità del paese non favorisce certo il decollo di un’economia i cui beneficiari sono sempre quelli che stanno in cima alla piramide. Abusi di potere ed esecuzioni sommarie, che ancora sono attuate dalla polizia nei poligoni di tiro, alimentano un malessere e uno scoraggiamento nella popolazione che frena questo lento processo di sviluppo. Pur avendo miniere di diamanti, cotone, caffè, argento, legnami come ebano, mogano e legni bianchi esportati in tutto il mondo e, ora, anche una vena di petrolio, il Centrafrica rimane uno dei paesi più poveri e a fascia rossa (escludendo naturalmente quelli in guerra).
Quello che ci commuove però e ci entusiasma sono gli occhi e il sorriso dei bambini, che sanno giocare con niente e hanno nei loro sguardi la speranza del futuro, una speranza che solo gli adulti possono dare ma che non sanno ancora riconoscere. Noi lottiamo per loro, per i loro diritti e per il loro futuro, per dare a quel sorriso il diritto di crescere, studiare, essere curati, per dare anima e corpo alla profezia di san Daniele Comboni: ‘Salvare l’Africa con l’Africa’.
A tutti voi, un abbraccio da Rosanna”.