Venerdì 28 agosto 2020
“Perché una parrocchia ministerialmente organizzata funzioni bene è fondamentale poter contare su un consiglio parrocchiale che includa responsabili sia dei ministeri ordinati che di quelli laicali, affinché in comunione accompagnino il processo evangelizzatore, discernano i segni dei tempi per comprendere quali debbano essere le opzioni pastorali adatte al contesto e ai tempi attuali e quali i ministeri necessari per portare avanti il lavoro missionario”. (P. Fernando González)
PARROCCHIA MISSIONARIA
E MINISTERIALE
“La Chiesa peregrinante per sua natura è missionaria” (AG 2; cfr. Mt 28, 16-20; Mc 16, 15-20), ma per sua natura è anche ministeriale (cfr. Rom 12, 4-8). Ministerialità e missione sono profondamente unite perché la missione si concretizza e si realizza attraverso la diversità di ministeri. Un ministero è un servizio per il bene comune o per lo sviluppo della missione della Chiesa. Pertanto, possiamo dire che la Chiesa è missionaria in quanto sostanzialmente ministeriale, servitrice. Nel contesto dell’anno della ministerialità che stiamo vivendo nell’Istituto, in questo articolo, ci soffermeremo in particolare sull’aspetto ministeriale e carismatico della missione evangelizzatrice della Chiesa nella parrocchia.
Alla luce del Concilio Vaticano II sappiamo che ogni battezzato è chiamato ad essere evangelizzatore in quanto partecipa alle tre funzioni ministeriali di Cristo, Sacerdote, Profeta e Re, e ne condivide la missione (cfr. LG 30-38). I ministeri, in primo luogo, possono essere classificati in due grandi gruppi: Ministeri Laicali e Ministeri dell’Ordine Sacerdotale. Se si parte da una visione gerarchica della Chiesa e da una visione clericale della pastorale, i ministeri laicali vengono soffocati o ridotti a servizi di appoggio al sacerdote e alla sua missione. Di conseguenza, gli agenti pastorali diventano dei semplici collaboratori, degli aiutanti, dei “chierichetti del sacerdote” (altar boys) o, com’è successo in tante missioni, dei “mission boys”, sebbene si trattasse di adulti. Vi sono anche dei sacerdoti che dedicano gran parte del loro tempo ad attività proprie dei Fratelli o di altri ministeri laicali, lasciando poco tempo ai ministeri propri del loro sacerdozio.
Un’altra pratica diffusa è quella di dividere la parrocchia in zone pastorali, affidate, ciascuna, ad un sacerdote. Ognuno organizza e amministra la propria zona, la propria pastorale, la propria equipe, i propri progetti, la propria gente, la propria missione, il proprio denaro. Questa zona diventa un’area di sua proprietà, dove gli altri missionari non possono intervenire e sulla quale, a volte, nono possono neanche esprimere un’opinione. Ciascuno deve rispettare il territorio dell’altro. Il XVIII Capitolo Generale e la Evangelii Gaudium di Papa Francesco ci esortano ad entrare in un processo di conversione, per passare da modelli clericali e gerarchici della missione e della pastorale a modelli basati sui ministeri suscitati dallo Spirito Santo, a vivere lo spirito del Concilio Vaticano II. In virtù del battesimo tutti siamo uguali: discepoli di Gesù ma con diverse vocazioni e doni (cfr. LG 30). Utilizzando l’espressione creata dai vescovi latinoamericani ad Aparecida e utilizzata da Papa Francesco, affermiamo che siamo tutti discepoli missionari di Gesù Cristo (cfr. EG 119-121.130-131, Aparecida 184-224).
È importante sottolineare che il battezzato è, innanzitutto, un discepolo di Gesù Cristo e l’incontro con Gesù lo trasforma in missionario. Questo Gesù che lo ha affascinato, lo invia ad evangelizzare. “Ogni cristiano e ogni comunità discernerà quale sia il cammino che il Signore chiede, però tutti siamo invitati ad accettare questa chiamata: uscire dalla propria comodità e avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo” (EG 20). Ogni discepolo missionario dovrebbe far propria la passione di Paolo per la missione ed esclamare: “Guai a me se non predicassi il Vangelo!” (1 Cor 9,16). Evangelizzare non è solo un dovere, ma è soprattutto un diritto di ogni discepolo missionario di Gesù Cristo.
Oggi è fondamentale crescere nella pluralità e diversità ministeriale. I ministeri ordinati e laicali sono doni dello Spirito Santo, dati proprio perché siano complementari verso un fine comune: “Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l’utilità comune” (1 Cor 12, 4-7). La missione oggi richiede modelli pastorali ministeriali. Una parrocchia missionaria ministeriale è dinamica perché, mediante l’ascolto dello Spirito Santo e la lettura dei segni dei tempi, scopre, concepisce, crea e sviluppa nuovi ministeri e strategie pastorali.
Qui di seguito, propongo due schemi pastorali basati sui ministeri, già operanti in diverse parti del mondo.
Non faccio menzione dei ministeri ordinati perché insiti nella vocazione sacerdotale, ma pongo l’accento sui ministeri laicali.
Perché una parrocchia ministerialmente organizzata funzioni bene è fondamentale poter contare su un consiglio parrocchiale che includa responsabili sia dei ministeri ordinati che di quelli laicali, affinché in comunione accompagnino il processo evangelizzatore, discernano i segni dei tempi per comprendere quali debbano essere le opzioni pastorali adatte al contesto e ai tempi attuali e quali i ministeri necessari per portare avanti il lavoro missionario. È altresì importante contare su una spiritualità che aiuti tutti gli evangelizzatori a conoscere e ad amare di più la propria vocazione di discepoli missionari di Gesù Cristo.
P. Fernando Mal GatKuoth