Lunedì 14 novembre 2016
Ieri presso la Casa Generalizia dei Missionari Comboniani a Roma si è celebrata la festa dell’ordinazione diaconale del giovane comboniano zambiano, Justin Ndhlovu, che ha avuto la gioia di godere della presenza della sua mamma e di una sorella e di altri sacerdoti e amici, presenti a Roma. La Messa dell’ordinazione è stata presieduta dal comboniano mons. Miguel Angel Ayuso Guixot, segretario del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, e concelebrata dai comboniani mons. Paulino Lukudu Loro, arcivescovo di Juba (Sud Sudan), e padre Tesfaye Tadesse Gebresilasie, superiore generale, alla presenza di altri confratelli che prestano servizio o studiano a Roma, di sacerdoti, religiose e religiosi missionari, e di fedeli amici di Justin e dei Comboniani.

 

Qualità umane del diacono:
"l'accoglienza, la sobrietà,
la pazienza, la mitezza,
l'affidabilità, la bontà di cuore".

 

Nell’omelia, il vescovo Miguel Ayuso ha ricordato al pubblico che Justin è stato chiamato all’ordine del Diaconato per servire la Chiesa e la missione “nel ministero della parola, dell’altare e della carità, mettendosi al servizio di tutti i fratelli e sorelle”.

Ha ricordato anche a Justin: “Da oggi, con la grazia dell’ordinazione diaconale, partecipi in modo speciale alla missione della Chiesa e ti prepari al presbiterato”. E ha fatto riferimento a due verbi importanti nella missione della Chiesa, annunciare e servire, citando il discorso di papa Francesco ai diaconi, dello scorso 29 maggio in Piazza San Pietro: “apostolo e servitore, sono due termini che vanno insieme, non possono mai essere separati; sono come due facce di una stessa medaglia: chi annuncia Gesù è chiamato a servire e chi serve annuncia Gesù”.

Mons. Ayuso ha poi spiegato che al diacono è affidato un duplice compito – i due pilastri del diaconato – “quello della preghiera e quello del servizio”. Ha concluso la sua omelia ribadendo l’importanza di non trascurare la fede e la vita spirituale e sottolineando alcune qualità umane, citando un’altra frase del Santo Padre, pronunciata durante l’udienza generale del 12 novembre 2014: “Attraverso la fede e la vita spirituale, che non possono essere trascurate, San Paolo scrivendo a Timoteo e Tito, elenca alcune qualità squisitamente umane: l'accoglienza, la sobrietà, la pazienza, la mitezza, l'affidabilità, la bontà di cuore. È questo l'alfabeto, la grammatica di base di ogni ministero. Perché senza questa predisposizione bella e genuina a incontrare, a conoscere, a dialogare, ad apprezzare e a relazionarsi con i fratelli e le sorelle in modo rispettoso e sincero, non è possibile offrire un servizio e una testimonianza davvero gioiosi e credibili”.

Pubblichiamo qui di seguito estratti dell’omelia pronunciata da mons. Ayuso durante la Messa.


Omelia di Mons. Ayuso
nell’ordinazione diaconale
di
Justin Ndhlovu


Carissimi fratelli e sorelle,
Questo nostro fratello Justin ? stato chiamato all’ordine del Diaconato. Fortificato dallo Spirito Santo, sarà di aiuto al vescovo e al suo presbiterio nel ministero della parola, dell'altare e della carità, mettendosi al servizio di tutti i fratelli e sorelle. Questi compiti esigono una dedizione totale, perché il popolo di Dio lo riconosca vero discepolo del Cristo, che non è venuto per essere servito, ma per servire.

Carissimo confratello Justin,
Hai ascoltato nella tua vita la chiamata del Signore a servire la Chiesa. Generosamente hai corrisposto al Signore che ti ha guidato in questi anni di preghiera e di formazione per servire la Chiesa e servire la missione. Da oggi, con la grazia dell'ordinazione diaconale, partecipi in modo speciale alla missione della Chiesa e ti prepari al presbiterato.

Già Sant'Ignazio di Antiochia affermava: "Tutti rispettino i diaconi come lo stesso Gesù Cristo, e il Vescovo come l'immagine del Padre, e i presbiteri come senato di Dio e come collegio apostolico: senza di loro non c'è Chiesa" (Epistola Ad Trallianos, 3, q: SC 10bis, 96 - Funk 1, 244).

Una volta ancora, nella liturgia della Parola di questa Domenica, il Signore ci porta a riflettere sulle "cose ultime" che, proprio perché "ultime", sono così importanti. Che queste "cose ultime" siano strettamente legate al presente, è chiaro nel riferimento che Gesù fa alle vicende di questo mondo e alla presenza in esse dei suoi discepoli, chiamati a "dare testimonianza". Esse sono legate al presente. Da qui il nostro impegno e la nostra consacrazione a Lui, come "servitore di Cristo" (Gal 1,10) e come "apostolo", per volontà del Signore Gesù (cfr. Gal 1,1). In occasione del Giubileo Straordinario della Misericordia, Papa Francesco, incontrando i diaconi in Piazza San Pietro (29 maggio 2016), diceva che "apostolo e servitore", sono due termini che vanno assieme, non possono mai essere separati; sono come due facce di una stessa medaglia: chi annuncia Gesù è chiamato a servire e chi serve annuncia Gesù. Diceva un Padre della Chiesa che Gesù "si è fatto diacono di tutti" (Policarpo, Ad Phil. V, 2), per indicare la dedizione totale nell’annunciare il Regno di Dio e diventare servitore per la salvezza del mondo.

Con l'ordinazione diaconale, caro Justin, ti viene affidato un duplice compito: quello della preghiera e quello del servizio.

a) Preghiera, attraverso la recita dell'Ufficio Divino per unirti alla grande preghiera della Chiesa, perché il Signore ci vuole suoi intimi amici. Poi, attraverso l'assistenza all'altare, la distribuzione dell'Eucarestia, presiedendo i matrimoni, predicando, celebrando i funerali, come compiti che ti vengono affidati in questo Ordine del Diaconato che stai per ricevere.

b) Servizio che va fatto nella carità, ricordando che nessuno è escluso dall'amore di Dio e che la Chiesa manifesta attraverso un'opzione preferenziale per i poveri. Qui abbiamo il modello esemplare del nostro Fondatore, San Daniele Comboni, che immolò la sua vita per i più bisognosi e derelitti. Oggi assistiamo impotenti ad un mondo che si svuota di veri valori e ad un’umanità ferita che ha bisogno del balsamo della misericordia e del servizio ai poveri.

Per fare questo e rispondere alla vocazione ricevuta, bisogna tener conto di alcuni passi da realizzare nel nostro cammino quotidiano di preghiera e di servizio, i due pilastri del diaconato.

  1. Innanzi tutto, la disponibilità. Per diventare "servi buoni e fedeli", dobbiamo imparare ogni giorno a distaccarci dal disporre tutto per sé e di sé. Al contrario, dobbiamo quotidianamente imparare a donare la vita, a pensare che ogni giorno non è nostro, ma un dono che riceviamo dal Signore e che è destinato ad essere offerto agli altri.
  2. Oltre a questo, la mitezza, che è una delle virtù del diacono. Imitando Dio che è "mite e umile di cuore" (Mt 11,29). Dio infatti, che è amore, per amore si spinge persino a servirci: con noi è paziente, benevolo, sempre pronto e ben disposto, soffre per i nostri sbagli e cerca la via per aiutarci e renderci migliori. Questi sono i tratti miti e umili del servizio cristiano, che è "imitare Dio servendo gli altri". Caro Justin, ricorda che nella mitezza, maturerà la tua vocazione di ministro della carità.
  3. Infine, imitare Dio servendo gli altri, accogliendoli con amore paziente, comprendendoli senza stancarci, ma facendoli sentire accolti, a casa, nella comunità ecclesiale, dove non è grande chi comanda, ma chi serve (cfr. Lc 22,26).

La Liturgia della Parola di oggi ce lo ricorda, dobbiamo essere testimoni di Lui, senza pensare al come, al quando, al perché, ecc. Perché il Signore è presente nella nostra vita e nella nostra storia! L'importante è dare testimonianza della speranza che è in noi, come abbiamo sentito nella Seconda Lettura degli Atti degli Apostoli: "E ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio. A lui tutti i profeti danno questa testimonianza: chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome" (Atti 10,42-43).

Ecco Justin, la missione che ti viene oggi affidata nella Chiesa come diacono: il servizio nella carità. Oggi, non entri a far parte di un ordine professionale. Né diventi un semplice animatore di comunità o consigliere spirituale. Oggi ricevi un ministero e, col terzo grado del Sacramento dell'Ordine, sei segnato con un segno indelebile, e ricevi la grazia sacramentale, che concede la forza per servire il popolo di Dio nella liturgia e nella carità, in comunione con il Vescovo e il Presbiterio.

Attraverso la fede e la vita spirituale, che non possono essere trascurate, San Paolo scrivendo a Timoteo e Tito, elenca alcune qualità squisitamente umane: l'accoglienza, la sobrietà, la pazienza, la mitezza, l'affidabilità, la bontà di cuore. È questo l'alfabeto, la grammatica di base di ogni ministero! Perché senza questa predisposizione bella e genuina a incontrare, a conoscere, a dialogare, ad apprezzare e a relazionarsi con i fratelli e le sorelle in modo rispettoso e sincero, non è possibile offrire un servizio e una testimonianza davvero gioiosi e credibili (cfr. Papa Francesco, Udienza Generale, 12 novembre 2014).

Carissimo Justin, il Signore ti ha dato l'esempio, perché come egli ha fatto così faccia anche tu. Come ministro di Gesù Cristo, che in mezzo ai discepoli si mostrò come un servo, sii sempre pronto e disponibile a compiere la volontà di Dio e servi con gioia e generosità il Signore e i fratelli e le sorelle.

Noi lodiamo con te il Signore. Lui che vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.