Studioso dell'Islam, grande animatore missionario, iniziatore della causa di canonizzazione del Comboni. Da padre generale sviluppò l'Istituto in Italia e in Africa.
Uomo di carattere assai deciso e forte, era dotato di una formidabile preparazione intellettuale e aveva qualità organizzative non comuni. Era nato il 15 gennaio 1873 a Vill’Albese, provincia di Como e diocesi di Milano. Dopo aver studiato nel seminario di Milano, nel 1896 è entrato tra i Comboniani e nel 1899 è stato ordinato sacerdote.
Quando si è trattato di dare inizio al seminario comboniano di Brescia, il superiore generale p. Colombaroli ha guardato a lui, anche se era sacerdote da pochi mesi. P. Meroni ha lavorato così bene che in pochi anni ha portato a termine il grande seminario intitolato a Mons. Comboni e la chiesa-santuario dedicata al Cuore di Gesù. La devozione a Comboni e al Sacro Cuore saranno le caratteristiche di tutta la sua vita.
Dopo la morte del vescovo Roveggio (1902), Meroni è passato in Africa, prima in Egitto e poi in Sudan dove è rimasto fino allo scoppio della guerra (1915). A soli 29 anni è stato nominato superiore regionale del Vicariato apostolico del Sudan, una vastissima missione che, dopo la rivoluzione del Mahdi, era in gran parte da rifondare.
Stando a Khartoum ha capito l’importanza del dialogo con i musulmani. Per questo ha fatto uno studio approfondito sul Corano individuando i punti di contatto con il cristianesimo. Egli era sicuro che tra le due religioni, che erano la base di due civiltà, si potessero trovare degli accordi, superando l’incomprensione che esisteva tra cristiani e musulmani.
Ha dimostrato il suo temperamento e la sua intelligenza durante il naufragio della nave su cui viaggiava nel Mediterraneo, silurata durante la prima guerra mondiale mentre si dirigeva verso l’Egitto. Grazie alle sue conoscenze astronomiche, seppe guidare la scialuppa di naufraghi verso la salvezza. In quella circostanza andarono perse i suoi studi sul Corano e anche altre ricerche che aveva fatte a Khartoum
Superiore generale
P. Meroni è stato Superiore Generale per 12 anni, 1919-1931, perché eletto nel terzo Capitolo della Congregazione e rieletto nel quarto.
Ha sviluppato l’Istituto in Italia e in Africa. In Italia ha fondato le case di Venegono che è diventato il noviziato della Congregazione ed ha rappresentato la pupilla dei suoi occhi. Poi è stata la volta di Thiene per preparare i Fratelli, di Trento, di Sulmona, di Troia, di Riccione, di Padova, di Carraia… Ha adattato le Costituzioni al nuovo Codice e alle istruzioni di Propaganda Fide. Ha tentato di redimere le controversie tra comboniani italiani e comboniani tedeschi che volevano una loro indipendenza. Quando ha visto che era impossibile un accordo, ha patrocinato la divisione della Congregazione in due rami: quello tedesco e quello italiano. Questo strappo gli è costato sangue ed è stato visto come una macchia nella sua vita, ma lo ha fatto per il bene di entrambe le parti, ferite e lacerate dalla recente guerra. Nel 1979 questa lacerazione è stata ricucita e i due Istituti sono ritornati nell’unico alveo comboniano.
P. Meroni ha iniziato il Bollettino della Congregazione nel 1927, ha dato impulso all’animazione, alla stampa missionaria e alle associazioni missionarie di aiuto alle missioni. In undici lettere circolari ha difeso a tutto spiano la vita religiosa e la vita spirituale come mezzo di apostolato, ha incrementato la carità fraterna e il senso di appartenenza all’Istituto mediante l’osservanza delle regole. Ai suoi missionari raccomandava: “Lavoriamo solo per il Signore, altrimenti è meglio andare a letto, che risparmieremo le scarpe”.
Un merito speciale
P. Meroni ha un merito speciale nella storia della causa di canonizzazione di mons. Comboni che chiamava “il nostro santo fondatore”. Non solo ha dedicato a Comboni il primo seminario comboniano di Brescia (Istituto Comboni), ma sul Bollettino ha voluto che fossero pubblicati brani di lettere del Fondatore, anticipando la raccolta degli Scritti del Comboni.
Nel 1928 ha introdotto la causa di canonizzazione di Comboni che egli considerava “nostro primo fondatore, modello di virtù eroiche e specialmente di quelle che sono il fondamento della vita religiosa e apostolica”.
In quel tempo era uscito un volume denigratorio della figura di Comboni; libro che aveva tutta la parvenza di serietà storica, tanto che i missionari erano rimasti profondamente perplessi. P. Meroni non si è minimamente impressionato ed è riuscito ad individuare le menzogne che si nascondevano tra le righe di quel documento.
Questo Generale lombardo, il primo non veneto, ha saputo preparare una squadra di Fratelli che avrebbero costruito le cattedrali in Africa. È morto a Verona dopo una vecchiaia precoce il 17 febbraio 1939. Aveva 66 anni. San Giovanni Calabria lo ha definito: infaticabile operaio del Regno di Dio.
(P. Lorenzo Gaiga)