Ha sempre saputo inserirsi nelle nuove realtà con passione e coraggio. Un esempio di missionario autentico, entusiasta della sua vocazione.

Nato a Gardone Val Trompia, Brescia nel 1884, dopo aver lavorato qualche tempo come apprendista in un’officina, è entrato nel seminario diocesano per diventare sacerdote. Della terra natia conserverà il carattere forte e volitivo, non di rado impetuoso e testardo, ma soprattutto la generosità nel votarsi ad un ideale altissimo. È stato l’incontro casuale con mons. Roveggio che ha determinato in lui il proposito di farsi comboniano. “Se il Signore vi chiamasse – aveva detto il santo vescovo in una conferenza ai seminaristi – non chiudete il vostro cuore, ma ascoltate con generosità la sua voce”.
Nell’agosto del 1909 Zambonardi è stato ordinato sacerdote a Verona e mandato subito a Sidcup, in Inghilterra, per un perfezionamento nella lingua inglese. Ha cominciato in quel periodo il suo diario giornaliero che porterà avanti fino agli ultimi giorni della sua vita. Le sue “Memorie”, infatti, sono contenute in 14 volumi dattiloscritti di grande formato, corredati di fotografie, cartine e note varie. Il 5 aprile 1965, terminato il suo lavoro, scriveva su un semplice foglio: “Chiudo oggi questa valigia contenente i 14 volumi di Memorie da conservare nell’Archivio della Curia della Congregazione per ogni occorrenza futura. Ai miei manoscritti buona fortuna. Per Dio li ho scritti, Dio li conservi”.

Prefetto Apostolico

Alla fine del 1911 p. Zambonardi s’imbarcava per l’Uganda ed è stato uno dei fondatori della missione di Arua. Nel 1919 è passato in Sudan come superiore della missione di Gondokoro e, nel 1923, è stato nominato superiore religioso di tutto il Nilo equatoriale.
Nel dicembre 1927 Propaganda Fide erigeva la nuova Prefettura apostolica del Bahr el Gebel, smembrandola dal Nilo equatoriale, e mons. Zambonardi ne divenne il primo Prefetto Apostolico. Era il febbraio 1928. Di quella carica egli portava solo il peso. Schivo degli onori e della pubblicità non era raro il caso di vederlo sporco di unto, sotto il camioncino in panne, prima di apparire in “finimenti” prelatizi (come egli amava definirli, celiando) davanti alle folle di cristiani che l’attendevano per la visita pastorale o per le cresime.
Missionario nato, lavoratore infaticabile, in dieci anni ha trasformato il suo territorio in una missione rigogliosa. A lui va il merito dell’apertura di quattro nuove missioni, del seminario di Okaru, l’organizzazione dell’Azione Cattolica, la fondazione della scuola magistrale e artigianale di Torit.
Nel 1938, dato che la prefettura confinava con l’Etiopia, allora occupata dagli italiani, gli inglesi hanno obbligato Zambonardi a dare le dimissioni. È stato un colpo durissimo per lui, ma non si è perso d’animo. Dopo una breve vacanza in Italia è andato in Etiopia, a Gondar, a lavorare come semplice missionario Ha saputo inserirsi nella nuova realtà con l’entusiasmo di un novellino. Alla caduta della città, assediata dalle truppe inglesi, è stato fatto prigioniero. Liberato, è andato a Khartoum e poi è stato superiore provinciale in Egitto.

Fondatore in Mozambico

Nel 1946 è accaduto un fatto strano. Il primo cardinale eletto del Mozambico, mons. Teodosio de Gouveja, mentre si recava a Roma per ricevere il cappello cardinalizio, è stato costretto ad una sosta forzata a Khartoum. L’imprevista conoscenza con i missionari comboniani lo hanno convinto a chiedere la loro collaborazione nella diocesi di Nampula, in Mozambico.
I superiori non hanno trovato di meglio che affidare a p. Zambonardi l’incarico della nuova fondazione. Così ha trascorso altri sette anni di lavoro pesante, dando uno sviluppo determinante alle missioni comboniane del Mozambico. Nonostante i suoi 62 anni ha imparato nuove lingue, ha appreso nuovi usi e costumi, ha affrontato tante incognite. E quando le missioni erano ben avviate, è tornato in Egitto come responsabile dei missionari presenti in quella nazione.
Nel 1959 è rientrato in Italia per il Capitolo generale dell’Istituto. Questa volta è stato costretto a fermarsi a causa della salute che non lo reggeva più. Cinquant’anni di apostolato africano avevano avuto ragione delle sue forze fisiche, non però del suo entusiasmo.
Ha trascorso l’ultimo decennio della vita nel seminario comboniano di Carraia, presso Lucca, dedicandosi alla direzione spirituale degli studenti comboniani e al ministero, per quanto le forze glielo concedessero. Nel 1969 è stato trasportato a Verona e poi ad Arco dove è morto il 5 giugno 1970, all’età di 86 anni. Ora riposa nel cimitero di Gardone Val Trompia.
Mons. Zambonardi è stato uno dei grandi missionari dell’Istituto comboniano. Il suo coraggio, il suo zelo, la sua disponibilità a ricominciare sempre, anche dopo le umiliazioni più brucianti, sono un esempio meraviglioso di missionario autentico, entusiasta della sua vocazione, rotto ad ogni fatica e privazione quando si trattava di lavorare per il Signore e per la Chiesa.

(P. Lorenzo Gaiga)
La capacità di ricominciare sempre (1884-1970)